Tratto dal libro: Seven Deadly Sins: My Pursuit of Lance Armstrong di David Walsh
Cast: Ben Foster, Chris O'Dowd, Guillaume Canet, Jesse Plemons, Lee Pace, Dustin Hoffman, Elaine Cassidy, Laura Donnelly, Denis Ménochet, Bryan Greenberg
Genere: (anti)sportivo
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C'è stato un periodo, un sacco di tempo fa, in cui seguivo il ciclismo. È una di quelle cose che non me le so spiegare, io. Oggi come oggi non riuscirei a immaginare qualcosa di più noioso del seguire una gara ciclistica. Forse giusto rivedere Macbeth.
Quando ero un ragazzetto, invece, il ciclismo mi piaceva. Lo seguivo proprio. È stato un periodo di tempo breve, per fortuna. Per fortuna anche per voi splendidi lettori, perché se non mi fosse passata quella fissa magari oggi Pensieri Cannibali parlerebbe di Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta, anziché di Festival di Venezia, Cannes e Vulva. L'avreste letto lo stesso?
A sua volta ispirato al romanzo: Deux freres, un flic, un truand di Bruno Papet e Michel Papet
Cast: Clive Owen, Billy Crudup, Marion Cotillard, Mila Kunis, Zoe Saldana, James Caan, Matthias Schoenaerts, Noah Emmerich, Lily Taylor, Griffin Dunne, Eve Hewson
Genere: 70s
Se ti piace guarda anche: American Hustle, The Paperboy, Romanzo criminale, Vallanzasca, Carlito’s Way
Blood Ties è il classico grande film mancato. Le premesse perché ne uscisse un capolavoro, un quasi capolavoro o comunque un cult c’erano tutte. Innanzitutto un cast internazionale fenomenale che va dall’inglese Clive Owen alla francese Marion Cotillard, dalla topa qui meno topa del solito ucraina Mila Kunis all’americano Billy Crudup, attore eternamente destinato a rimanere nel limbo degli almost famous come il titolo del suo film più famoso, più una serie di comprimari di prestigio, da James Caan a Lily Taylor, dall’attore rivelazione di Un sapore di ruggine e ossa, il belga Matthias Schoenaerts, al Noah Emmerich della serie The Americans, per arrivare a Zoe Saldana, una che qui dimostra di non essere nemmeno male a recitare, peccato che, dal terrificante Avatar al noiosissimo Out of the Furnace, non azzecchi un film manco per sbaglio.
"Devi smetterla di dire che sono almost famous!"
"Ah sì, scusa. Ormai dovrei dire che sei almost unknown."
In più, Blood Ties porta la firma di un promettente giovane regista francese come Guillaume Canet, il fortunato maritino della Marion Cotillard, qui su Pensieri Cannibali già parecchio apprezzato per i suoi precedenti Non dirlo a nessuno e Piccole bugie tra amici. Metteteci dentro inoltre una bella storiona criminale, degli intensi intrecci famigliari preannunciati fin dal titolo, un’ambientazione anni ’70 molto American Hustle e una colonna sonora notevole e avrete un grande film assicurato, giusto?
Peccato che non sempre le cose vadano come annunciato dalle premesse. Peccato, o meglio così, altrimenti il mondo sarebbe una gran noia. Prendete il Barcellona, per esempio. Quest’anno avrebbe dovuto vincere la Champions League a occhi chiusi, e invece è uscito ai quarti di finale. Allo stesso modo, questo Blood Ties avrebbe dovuto lanciare Guillaume Canet nell’Olimpo dei registi più ricercati di Hollywood, avrebbe dovuto rilanciare la carriera ormai appannata di Clive Owen e Billy Crudup, vincere festival cinematografici e Oscar e invece… invece questo film non se l’è filato nessuno, per ora in Italia non ha manco trovato una distribuzione e a livello qualitativo il risultato non è certo da Oscar. Perché? Difficile spiegare il perché. Come detto, c’erano ottime premesse e buonissime intenzioni, eppure il film non funziona.
"Ciao bella, quanto prendi?"
"Ma guarda che è Marion Cotillard che ha la parte della battona, mica io!"
Per capire cosa c’è che non va in questo Blood Ties, più di tante parole, basta vedere una scena. Clive Owen e Mila Kunis escono insieme, si piacciono e si baciano romanticamente sulle note della splendida “Crimson and Clover” di Tommy James and the Shondells. Vi immaginate una scena sexy e poetica, una sequenza cult di quelle che rimarranno impresse nella storia del cinema? Io sì, sinceramente me l’aspettavo, e invece tra i due attori non c’è la minima chimica e la scena appare del tutto anonima. Questo momento può valere come simbolo di tutto ciò che non va nel film. È tecnicamente ben girato, professionalmente ben interpretato, eppure neanche una singola scena può essere davvero considerata Grande Cinema.
Gli attori fanno il loro dovere da buoni professionisti, ma non riescono a brillare. Clive Owen ormai sembra la versione giusto un pochetto più espressiva di Nicolas Cage, e non è un gran complimento, mentre Billy Crudup dai tempi di Quasi famosi non riesce a lasciare il segno e ormai credo non lo farà mai più.
"Parlavate di me?"
Mila Kunis, con tutto il bene che le voglio, ed è parecchio, non è minimamente in parte, l’interpretazione di Matthias Schoenaerts non ha un gran sapore di ruggine e ossa, Marion Cotillard fa sempre la sua figura, ma il personaggio della prostituta di origini italiane che interpreta non riesce a ritagliarsi lo spazio che avrebbe meritato e la più convincente del cast pare allora Zoe Saldana. E questo non è bene.
La parte più carente è però la storia. Vista da lontano, sembra anch’essa di ottimo livello, con il suo incrocio di trame che combinano drammi personali con risvolti da thriller poliziesco. Da una parte abbiamo il poliziotto Billy Crudup, dall’altra sua fratello, un criminale appena uscito di prigione. Uno spunto che lascia pregustare un grande conflitto famigliare e che invece non esplode mai e presto affoga nella noia. Il problema del film sembra allora quest’ultimo. Ci si annoia perché la vicenda non cresce mai veramente. Dopo una (lunga) introduzione dei personaggi e delle loro storie, non si ha mai un cambio di passo. Nonostante una colonna sonora super retrò 70s di ottimo livello, Blood Ties non ha ritmo. Sono stato tutto il tempo a guardarlo in attesa che a un certo punto scattasse la scintilla, che succedesse qualcosa in grado di catturarmi, di farmi entrare dentro la pellicola, invece niente. Due ore e passa di attesa per niente.
Non ci si può nemmeno incazzare troppo, perché Blood Ties non si può definire un film brutto. È solo piatto, sa di già visto, anche se è il remake franco-americano di una pellicola francese di qualche anno fa che non ho visto. Soprattutto, c’è una cosa che non va: manca di passione. È una di quelle pellicola che vanno avanti in maniera impeccabile, senza però riuscire a travolgerti. Blood Ties è il classico grande film mancato.
(voto 5,5/10)
Questo post partecipa al That's 70’s Day organizzato dal solito gruppo di blogger cinematografici di cui faccio parte. Una giornata dedicata a film recenti ambientati però negli scintillanti anni ’70.
Qui di seguito trovate l'elenco di tutti i blog che oggi si sono dati al revival.
"Hey, se trovi Ford ti pago bene. Lo riconosci facilmente: è più tamarro di te!"
Non dirlo a nessuno
(Francia 2006)
Titolo originale: Ne le dis à personne
Regia: Guillaume Canet
Cast: François Cluzet, Marie-Josée Croze, André Dussollier, Kristin Scott Thomas, François Berléand, Nathalie Baye, Jean Rochefort, Marina Hands, Gilles Lellouche, Guillaume Canet, Thierry Neuvic
Che il cinema francese è in uno stato di forma di gran lunga superiore a quello italiano.
Lo sanno già tutti.
Non dirlo a nessuno allora che il cinema francese sta messo meglio pure di quello americano.
Sanno già tutti pure questo.
Non dirlo a nessuno allora che mi stai rovinando il post. E dammi un attimo di tregua.
Lo sanno già tutti anche questo. Tutti sanno già tutto di tutto.
E allora in tal caso non dirò a nessuno che questo Ne le dis à personne è un gran bel thriller. Non è un capolavoro, non è perfetto, è troppo prolisso soprattutto nella parte finale, eppure riesce a dimostrarsi una delle pellicole più interessanti all’interno del genere degli ultimi tempi.
"E tu, per caso l'hai visto?"
Ne le dis à personne, arrivato in Italia credo solo in DVD, è l’opera seconda da regista di Guillaume Canet, attore di The Beach, Last Night e Amami se hai coraggio, e sul set di quest’ultimo film ha pure incontrato la sua bella mogliettina Marion Cotillard. Canet per altro attualmente nelle sale italiane (miracolo di Pasqua, altroché la Resurrezione) con il suo nuovo (almeno da noi) Piccole bugie tra amici.
In questo Non dirlo a nessuno, il Canet dimostra di non essere affatto un regista cane, ma anzi di avere una buona padronanza del mezzo filmico e di saper come raccontare una storia. Gli manca giusto un tocco stilistico distintivo più marcato, però già dimostra di possedere una buona personalità.
La vicenda, piuttosto hitchcockiana, è quella di un uomo che si ritrova in un incubo, e da ben 8 anni. Tanto tempo è passato da quando la moglie è stata trovata morta e il suo omicidio da allora non è ancora stato chiarito, impedendo all’uomo di andare avanti con la propria vita. O con ciò che di essa gli rimane. In seguito al ritrovamento di altri due cadaveri nella stessa zona, il caso viene però riaperto. Buona notizia? No, perché il protagonista diventerà proprio il sospettato numero 1…
"Meglio chiedere aiuto a Cannibal Kid, ne sa sempre una più del diavolo!"
Basata sull’omonimo romanzo dell’americano Harlan Coben, quella di Non dirlo a nessuno si rivela una storia a tinte thriller affascinante, eppure la pellicola di Canet si gioca le sue carte migliori su altri territori. La parte “gialla” è infatti persino troppo contorta e la spiegazione finale, il classico “spiegone” risulta un po’ troppo didascalico. Perfetto probabilmente sulle pagine del romanzo, meno da un punto di vista cinematografico. La tensione poi per gran parte della visione è molto lieve, non è uno di quei thriller tesi come la corda di un violino. E allora, cos’ha di tanto speciale?
A convincere di più è il contorno, è la vicenda umana, è il dramma del protagonista portato in scena da François Cluzet, attore oggi popolarissimo grazie a Quasi amici. Uno che con quella faccia un po’ così, un po’ Dustin Hoffman un po’ Renato Pozzetto, non gli daresti due franchi, invece è un ottimo attore.
La pellicola non è solo gialla, ma è anche rosa, una storia romantica melodrammatica e disperata. Inoltre, riesce a inserire bene la sua vicenda thriller all’interno del contesto sociale, con alcune efficaci scene ambientate nelle banlieue, come negli ultimi tempi (solo?) ai francesi riesce davvero benissimo, sia che facciano commedie o drammi o thrilla.
"Aaah, aiuto! Ma perché lo stavo cercando? Meglio fuggire, è spaventoso!"
Una nota di merito va alla colonna sonora, che riesce almeno in un caso a farsi anche colonna portante: capita con l’uso stupendo di “Lilac Wine” di Jeff Buckley. Non basta prendere una bella canzone e metterla come sottofondo alle immagini per avere un effetto riuscito. Canet usa la canzone perfetta nel momento perfetto per una sequenza ricca di significati. Insomma, non utilizza un pezzo di Jeff Buckley così solo per fare il figo, ma riesce a valorizzare il brano all’interno del giusto contesto.
È da queste (neanche) tanto piccole cose che si nota un talento registico che vedremo se avrà sviluppato o meno parlando del successivo Piccole bugie tra amici. Tutto a suo tempo.
Guillaume Canet stesso fa una brevissima apparizione, nei panni di un cavallerizzo deceduto che compare in un video tributo. Un macabro cameo per un personaggio che comunque rivelerà una sua importanza all’interno del film…
Adesso però non voglio svelarvi troppo. In fondo si tratta pur sempre di un thriller, anche se non è solo un thriller e, soprattutto, non è il solito ennessimo thrillerino inutile. Qualche difetto ce l’ha, è troppo lungo e cerca di condensare al suo interno troppi aspetti diversi, però è una visione stimolante. Cosa che non capita spesso di dire, soprattutto con i gialli recenti realizzati in serie peggio degli omicidi di un serial killer.
Non dirlo a nessuno.
Cosa?
Che Guillaume Canet è un fortunato fils de pute. Però è anche così bravo in tutto ciò che fa, che come fai a volergli male? E poi non dirlo a nessuno...
Cos’altro?
Non dirlo a nessuno di vedere questo film. Dillo a tutti.
Keira Knightley e Sam Worthington sono la giovane coppia sposata protagonista del film. Perché Keira si mette insieme all’Avatar umano (o più o meno umano)? Non lo so, me lo sto chiedendo ancora pure io, ma quando lui finalmente si leva dalle palle per un viaggio di lavoro insieme alla collega Eva Mendes, una gran puta, Keira si rivede con l’ex francese Guillaume Canet. Esatto, una coppia alle prese con due tentazioni esterne al loro matrimonio: chi cederà? Lo scopriremo tutto in una notte.
Fosse per loro sarebbe un piccolo gioiellino di film...
Recensione cannibale
Last Night è un film notturno, e questo lo capivate dal titolo anche senza la mia illuminante recensione, ma a parte questo è anche una di quelle pellicole tutte giocate sulla recitazione dei suoi pochi personaggi principali, in cui i dialoghi rivestono un ruolo fondamentale.
Come siamo messi allora ad attori? Guardando questo film ho avuto una serie di conferme:
Keira Knightley è una grande, grandissima attrice
Sam Worthington ed Eva Mendes sono dei pessimi, pessimissimi attori
Keira Knightley nonostante sia più piatta e scheletrica di un ragazzino maschio del Biafra è dannatamente sexy
Eva Mendes non è dannatamente sexy come dicono e sembra la sorella maggiore di Belen Rodriguez, solo che recita anche peggio
...peccato ci siano anche 'sti due storditi qua
Riguardo a Sam Worthington, l’Avatar umano è talmente poco espressivo che avrei preferito vedere in questo ruolo Steven Seagal (e io odio Steven Seagal quasi quanto odio Al Bano). Riguardo alla mentirosa Mendes chiamatemi razzista ma io non sopporto praticamente tutte le cose latino-americane (se solo sento due note di rumba o di salsa o di quelle cose lì comincio a incazzarmi) e quindi escuchame Eva ma anche tu rientri nella categoria, comprendes? Qualcuno sa poi spiegarmi perché è famosa? Il suo film più memorabile è Hitch e con ciò penso di aver detto tutto sulla sua brillante carriera.
Rientrando a parlare di Last Night, il confronto tra i due protagonisti Knightley/Worthington è impari: Keira riesce a cambiare espressione 3 o 4 volte nella stessa inquadratura, Sam nemmeno in un 1ora emmezza di film riesce a fare 1 espressione che sia 1. Che poi non ho nulla di particolare contro Sam Worthington: è un bel ragazzo, per carità, e come modello potrebbe anche fare la sua figura, ma come attore non c’è. Non esiste proprio. La Sfinge riesce ad esprimere una gamma di emozioni più vasta di lui.
Per fortuna allora che quando calano le tenebre Keira lascia la faccia catatonica di Sam e si incontra con Guillaume Canet, ottimo attore e regista francese visto nel delizioso Amami se hai coraggio dove ha conosciuto Marion Cotillard e i due adesso stanno aspettando un bambino (parentesi gossip aperta e chiusa).
Da una parte abbiamo quindi la storia molto interessante Knightley/Canet, dall’altra quello zero gusto Worthington/Mendes: la disparità si palesa quando la regista impietosa si ostina a fare primi piani su questi ultimi e la situazione diventa disarmante.
Dicevamo dunque che per un film del genere gli attori rivestono un ruolo fondamentale e in questo caso 2 su 4 fanno il loro lavoro. Stesso discorso per i dialoghi: per lo più sono banalotti ma ogni tanto si accendono con qualche fiammata interessante. Per il resto non si segnala certo una colonna sonora pianistica anonima e un montaggio che io con Premiere lo so fare (quasi) meglio.
Visto che la notte volge al termine, concludo dicendo che il film si fa guardare con interesse, con la curiosità di scoprire chi dei due cadrà in tentazione e se la coppia scoppierà. Soprattutto però è un film che va visto per la performance di Keira Knightley, davvero strepitosa e in grado di accendere la luce in un film di routine. A questo punto l’aspetto solo alla prova del fuoco con un ruolo bello estremo: come allenamento questi filmetti vanno anche bene, ma ora mi sembra pronta per il grande salto e la trasformazione in uno splendido cigno nero.
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