Cast: Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Justin Theroux, Luke Evans, Édgar Ramírez, Laura Prepon, Allison Janney, Lisa Kudrow
Tutti i giorni prendo il treno dei pendolari che porta da Milano a Torino e viceversa. Non è perché abbia un lavoro o debba andare da qualche parte. È solo che mi piace viaggiare con Trenitalia. Mi piace guardare le persone e immaginare le loro vite. Mi piace anche guardare dei film, durante il viaggio. Sì, anche d'inverno senza il riscaldamento oppure d'estate con quel piacevole odore di sudore che sembra di stare in una palestra delle elementari dopo 5 ore di fila di sfide di palla avvelenata. È un po' come essere al cinema. C'è gente che tossisce in continuazione, tipi che smanettano tutto il tempo con gli smart phone senza mai alzare lo sguardo e persino persone che ti spoilerano il finale della pellicola che stai guardando.
Cast: Sharlto Copley, Haley Bennett, Danila Kozlovsky, Tim Roth
Genere: videogammaro
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Oppure gioca a: Grand Theft Auto e Doom
Io non ho mai visto un film girato tutto come Hardcore!. Io ho giocato a qualche videogame, soprattutto gli sparatutto alla Doom o quelli criminali alla Grande Theft Auto, che hanno questo stile. Anche se io non è che sono tutto 'sto appassionato di videogame. Io lo ero. Quando io ero un ragazzino, io lo ero. Io adesso non dico che i videogiochi siano roba da poppanti. Io non lo penso. Io penso solo che, personalmente, la mia passione nei loro confronti è andata scemando. Io ho anche il problema del tempo. Quando io mi dedico a una cosa, io lo faccio con tutto me stesso. Io attualmente ho tempo giusto per vedere qualche film, guardare qualche – diciamo anche molte – serie tv, e ascoltare un bel po' di dischi. Io però non riesco più a trovare il tempo di dedicarmi – e intendo in maniera seria – anche ai videogiochi. Io quando giocavo a ISS Pro ad esempio non mi accontentavo di farlo come passatempo e basta. Io volevo diventare un fottuto campione di ISS Pro. E io lo ero, più o meno. È per questo che adesso io & i videogame siamo due mondi separati, è tutta colpa del maledetto tempo.
Cast: Haley Bennett, Ashley Greene, Lucas Till, Mathew St. Patrick, James Ransone
Genere: survival-horror
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Finalmente solo. Tutti sono andati via dal campus universitario per il Giorno del Ringraziamento. Non so bene perché, visto che siamo in Italia e il Giorno del Ringraziamento da noi mica viene festeggiato, però è così.
Adesso che non ho più nessun rompiscatole in mezzo ai piedi, posso fare quello che tutti fanno quando sono a casa da soli, o in questo caso al campus da soli: comportarsi esattamente come Macaulay Culkin in Mamma ho perso l'aereo, ovvero vedere film proibiti mangiando schifezze e andarsene in giro urlando a squarciagola. Senza dimenticare di lanciarsi giù dalle scale con uno slittino.
Una volta finite tutte le schifezze di cui cibarmi, me ne vado al supermercato a fare un nuovo rifornimento: Fonzies, Yonkers, Pringles, M&M's e porcherie varie, venite a me! C'è però qualcosa di strano. Non bastava il campus che sembra essersi trasformato nell'Overlook Hotel. Pure il minimarket è parecchio deserto e minaccioso. A quanto pare quest'anno in Italia hanno deciso tutti di festeggiare 'sto cacchio di Giorno del Ringraziamento e l'unica persona che mi becco è Ashley Greene.
Che uno dice: “Sti cazzi!” e di solito lo direi anch'io, solo che è una Ashley Greene parecchio inquietante. Che le è successo? Si è fatta una maratona di tutti i film della saga di Twilight che ha girato e, vergognandosene, adesso se ne va in giro così per non farsi riconoscere?
Se tutti i film avessero titoli fichi come questo, non dovrei nemmeno sforzarmi di trovarne di nuovi per i miei post. Per fortuna non è così, altrimenti andrebbe a mancare una delle parti più divertenti in fase di scrittura. Per questo post avevo anche pensato come titolo alternativo “Boom shakalaka”, ma direi che l’originale rende meglio ed è più potente, perchè questo film è una pura botta in vena. Kaboom!
Kaboom
(USA, Francia 2010)
Regia: Gregg Araki
Cast: Thomas Dekker, Haley Bennett, Juno Temple, Roxane Mesquida, James Duval, Chris Zylka, Andy Fisher-Price, Brandy Futch, Nicola LaLiberte, Kelly Lynch
Genere: nonsense
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“I sogni sono quello che il tuo cervello butta nel cesso alla fine della giornata.Non significano niente.”
Trama semiseria
Smith è un ragazzo gay che impazzisce per il suo compagno di stanza, un surfista palestrato, ma finisce a letto con una tipa. La sua migliore amica è etero però finisce a letto pure lei con una tipa, che però si rivelerà essere una strega. Una strega vera. Poi qualcuno va ancora a letto con qualcun altro, si consumano droghe, si finisce vittima di paranoie, misteriosi rapimenti e sparizioni, complotti segreti orditi alle spalle di tutti. Realtà o allucinazione? Cosa importa? L’unica cosa che conta è che all’università si fa tutto fuorché studiare.
Recensione cannibale
Si può cercare una spiegazione, per un film come Kaboom. Si può passare intere giornate a cercare un filo logico che colleghi tutte le parti e non riuscire a trovarlo. Oppure con l’ausilio di qualche sostanza dopante si può anche riuscire nell’impresa. Ma il punto di un film come questo non è tanto razionalizzare, spiegare e fare tutte queste cose noiose. L’unica cosa che bisogna fare con un film come Kaboom è guardare e godere.
Sì, perché Kaboom è praticamente un soft-porno girato da Dio (sì, proprio lui sotto le mentite spoglie di Gregg Araki), con un cast di attori e attrici bellissimi e pure bravi, una trama nonsense che frulla teen drama, lampi horror, fantasy visionario, teorie complottistiche e apocalittiche con qualunque altra idea figa vi possa passare per la mente, il tutto condito da dosi massicccccce di droghe, visioni e sogni vari, tipi mascherati da animali, abbondante e completa libertà sessuale, atmosfere da romanzo di Bret Easton Ellis, una spruzzata di occultismo e di paranormale, più una colonna sonora da incanto con Horrors, Yeah Yeah Yeahs, Pains of Being Pure at Heart, Ladytron, Placebo eccetera. Cosa chiedere di più? Io davvero niente.
Il cast è ripieno di future star: Thomas Dekker è il ragazzino più o meno emo ma non scemo già visto in Heroes, nella serie tv di Terminator e prossimamente in Secret Circle, il The Vampire Diaries ambientato nel mondo stregonesco. E a proposito, nella parte della strega in questo film troviamo una splendida più che mai Roxane Mesquida, francesina già vista in A mia sorella! e nel recente, discusso e geniale Rubber. Nella parte del surfista che si chiama Thor c’è Chris Zylka, un tizio che sembra l’into the wild Emile Hirsch solo più fisicato, nella parte del Messiah (avete capito bene), Araki tira invece fuori il suo attore feticcio: James Duval, noto anche come l’uomo mascherato da coniglio in Donnie Darko. E poi due bionde che se non diventano delle dive di Hollywood il mondo gira proprio al contrario: la notevole Haley Bennett (The Hole 3D, The Haunting of Molly Hartley, Io & Marley) e Juno Temple, vista accanto a Jared Leto in Mr. Nobody e destinata davvero a grandi cose, tanto che Christopher Nolan per non sbagliare l’ha già scritturata per il prossimo Batman (anche se solo in una parte minore).
Il regista Gregg Araki è tornato quindi qui alle atmosfere fuori di testa e apocalittiche di Doom Generation ed Ectasy Generation. L’ha fatto alla grande e con rinnovata ispirazione, dopo la parentesi comunque più che felice del poetico Mysterious Skin, e ha tirato fuori la sua pellicola più fresca e tirata. Una storia veloce e inebriante come uno shooterino che giunge alla volata finale con “The Bitter End” dei Placebo sparata a mille, in una scena da super delirio cosmico in bilico tra genialità e ricovero immediato al reparto neuro. Vi potrà sembrare o una minchiata totale, un modo facile facile per far terminare la pellicola, oppure il perfetto finale con il Boom (anzi, il Kaboom). Provate un po’ ad indovinare da che parte sto io?
Un film del genere ha senso? Forse no, ma perché rovinare tutto cercando sempre una spiegazione, un filo logico alle cose? Prendete e godetene tutti. Non era questo, in fondo in fondo, il succo del discorso di Gesù Cristo?
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Joe Dante era un grande regista. E dal fatto che abbia usato il passato, quelli tra voi attenti al lessico saranno subito giunti alle più drammatiche conclusioni su questo suo ultimo lavoro. Ma andiamo con ordine.
Il protagonista di questo The Hole in 3D (che però non ho visto in 3D) è il classico teenager come lo può immaginare una persona di una certa età: maglietta dei Killers, taglio di capelli a metà strada tra un emo e un Kakà, look che lo fa sembrare uscito da una puntata di The Vampire Diaries, atteggiamento negativo e ostile per via del trasferimento con la madre divorziata da Brooklyn a una città di provincia, cuffiette sempre nelle orecchie con musica pseudo-rock sparata a tutto volume. Chissà, forse i teenagers di oggi sono davvero così. Fatto sta che in questa galleria di stereotipi ti aspetti solo che da un momento all’altro saltino fuori anche Hannah Montana e Justin Bieber e poi siamo a posto.
Tra le citazioni ggiovani ci dobbiamo invece accontentare di una battuta divertente sui Jonas Brothers e dell’Eric Cartman (South Park) pupazzo tirato giù nella botola. Tra le citazioni meno ggiovani c’è invece la teenager protagonista femminile (Haley Bennett, da tenere d’occhio) che legge (Joe) Dante Alighieri e uno svitato che somiglia a Doc Brown di Ritorno al futuro.
Esaurita la parte di stereotipi adolescenziali, il ragazzo protagonista insieme al suo pestifero fratellino e a una vicina bonazza scoprono nello scantinato una botola, un misterioso buco apparentemente senza fine. Per la prima mezz’ora sembra un film della Disney, con i tempi dei perfidi Gremlins che sembrano davvero lontani per Joe Dante.
Però attenzione, perché a un certo punto la pellicola si trasforma in horror, con una escalation non da poco di lampi inquietanti che vanno a scavare tra le paure più nascoste e profonde (come un buco nero) dei personaggi: la scena nel bagno con una bambina spaventosa, un clow pupazzo very creepy, visioni da incubo continue, una bambina che potrebbe essere la sorella della Samara di The Ring e altre mostruosità uscite direttamente dal bucio in cantina.
E allora ti rendi conto che Joe Dante probabilmente non è più un grande regista. Però è ancora un regista perlomeno valido e questo è un horror adolescenziale godibile. E a tratti un pochino, giusto un pochino, spaventoso.
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