Se ti piace guarda anche: Detention, Hard Times – Tempi duri per RJ Berger, Fatti, strafatti e strafighe, American Pie
È sempre il momento di fare una commedia, diceva una volta un tizio saggio, Nanni Moretti. Ed è sempre il momento di guardarla.
Ci sono giornate lunghe, interminabili, in cui tutto quello che deve andare storto va storto. Al termine di quelle giornate, un film ti può far star meglio. Non importa che cinematograficamente sia irrilevante, che la sceneggiatura sia un pastrocchio di proporzioni clamorose o che, a essere ancora generosi, sia definibile come una porcatona incredibile.
Ho visto Comportamenti molto... cattivi alla fine di una di quelle giornate, una di quelle proprio pessime, e mi ha fatto dimenticare per un'ora e mezza tutti i miei problemi, che anch'essi sono piuttosto irrilevanti, perlomeno se paragonati ad esempio a quanto capita ai protagonisti di Colpa delle stelle. Però sono quelle situazioni fastidiose che ti fanno comunque girare le palle, che ti consumano da dentro e tu non sai che fare per porvi rimedio e continui a rimuginarci sopra. Poi ti guardi una robetta come questo film e, almeno per un po', dimentichi tutto e ti senti più leggero.
Comportamenti molto... cattivi è un film molto... cattivo. Nel senso che è di pessima qualità. Su IMDb ha una media voto del 4.3, la critica americana l'ha sberleffato, il pubblico l'ha perlopiù ignorato, i colleghi blogger che avranno il coraggio di vederlo ne diranno peste e corna.
Nonostante tutto questo, io non posso parlarne male. Mi ha tirato su in una giornata giù e quindi io gli voglio bene.
Si può volere bene a un film?
Sì, si può.
Non è amore, perché questa è comunque una pellicola penosa, lo ammetto senza problemi. Però gli voglio bene come a un amico che ti dice che tutto andrà bene. Everything's gonna be alright. Non importa che ciò sia vero o meno, anche perché alla fine everything's never gonna be alright. L'importante è che te lo dica comunque.
Questo film è una supercazzola. Al suo interno mescola in maniera casuale varie cose: una base teen, una spruzzata di scene sessuali alla American Pie/RJ Berger, un bel po' di demenziale alla Fatti, strafatti e strafighe e Scemo & più scemo, un tocco leggero di crime story, ovviamente paradossale e buttato lì nel mezzo alla cazzo di cane, un misto di situazioni da 90s movie con una colonna sonora orientata verso gli 80s e pure una storiella sentimentale da romcom classica.
Tutti questi variegati elementi sono messi insieme alla rinfusa, senza troppa cognizione di causa. A volte si tenta la strada della pellicola goliardica e caciarona, ma senza mai spingere troppo sul pedale dell'eccesso, purtroppo. Altre volte si prova a imboccare la via della commedia anni Ottanta alla John Hughes, ma senza mai raggiungerne i livelli neanche da lontano, purtroppo di nuovo.
Discorso simile per il cast, che mescola giovani promesse come il protagonista Nat Wolff, già visto nel ben più notevole Palo Alto di Gia Coppola e nel già citato Colpa delle stelle, e Selena Gomez, poco espressiva ma bona, con MILF come Elisabeth Shue, Heather Graham e Mary-Louise Parker, con vecchie glorie come Gary Busey e Cary Elwes, più un'auto ironica apparizione di Justin Bieber. Tutti insieme casualmente, più che appassionatamente.
"Beccati questo, Justin Bieber!"
"Hey Selena, ma chi è quello lì?"
Niente insomma in questo film funziona come dovrebbe. Tutto quello che deve andare storto va storto. Come in una giornata da dimenticare. E pure questo sarebbe un film da dimenticare. La combinazione: giornata disastrosa + film disastroso alla fine può però dare a sorpresa un risultato positivo. Una robaccia come Comportamenti molto... cattivi vista in un momento normale può sembrare una merda, e probabilmente lo è davvero, ma se riesce a risollevarti il morale dopo una giornata di merda, vuol dire che il suo porco lavoro l'ha fatto. Niente male, per uno schifo di film.
Cast: Ashley Hinshaw, Dev Patel, James Franco, Lily Taylor, Heather Graham, Diane Farr, Vincent Palo, Jonny Weston, Maya Raines, Lorelei Lee, K. Lee, Princess Donna, Sensi Pearl, Megan Boone
Genere: soft indie
Se ti piace guarda anche: Guilty of Romance, Sleeping Beauty, Boogie Nights
Dura la vita, per Angelina (Ashley Hinshaw, attrice vista in Chronicle e LOL). Ha un lavoro di merda, zero soldi, una madre alcolizzata che le sbocca in casa, un patrigno che sembra sempre intenzionato a stuprarla. Praticamente la sua vita assomiglia a quella di Precious. Con la differenza che lei è una bianca bionda strafiga e quando va in giro la gente le dice cose tipo: “Sei la ragazza più bella che abbia mai visto,” mentre a Precious urlavano cose un po’ diverse.
Ebbene sì, ragazzuoli miei. Anche per le fanciulle belle belle in modo assurdo le cose possono essere difficili e così Angelina decide di dare una svolta alla sua vitaccia. Per sbarcare il lunario, decide di posare come modella… nuda. Con i soldi una volta fatti, prende e va via, verso San Francisco, con il suo amico gay (Dev Patel, quello di The Millionaire e Skins).
Un momento… Non è gay. Si è voluto trasferire a San Francisco, città nota per la sua fervente comunità omosessuale, dorme con Angelina e riesce persino a prendere sonno senza avere erezioni ed eiaculazioni continue, ma non è gay. Siamo sicuri???
Questo non è assolutamente un film porno.
Angelina nella nuova città va a lavorare in uno strip club, però come semplice cameriera. In pratica, serve i clienti ma non si spoglia.
Stiamo scherzando?
È come avere Lionel Messi a disposizione e metterlo in porta.
È come avere Quentin Tarantino e metterlo davanti alla macchina da presa anziché dietro. Mi spiace, Quentino, ma lo sanno tutti che recitare non è il mestiere che ti riesce meglio.
O, ancora, è come avere Adele e non farla cantare:
“Zitta Adele, no.”
“Ma io volevo solo cantare una cos…”
“No, zitta. Chiudi quella dannata bocca!”
Questo non è per niente un film porno.
Rendendosi conto che mostrando il suo corpo potrebbe fare più soldi, oltre che fare un favore all’umanità, Angelina decide di darsi al porno. Il mondo è in festa!
Avrebbe avuto più senso cominciare per gradi, lavorare prima come stripper nel locale in cui faceva la cameriera, ad esempio, però lei decide di passare subito al porno. Ma la ragazza è una timidona, una puritana direi quasi, e allora almeno all’inizio preferisce girare solo cose soft, tipo spogliarelli e al massimo qualche scena di masturbazione. Niente di troppo hardcore o estremo. Niente anal, bondage, squirting o cose del genere. Anche il film è così. Vuole raccontare il mondo del porno e ci mette dentro pure un po’ di droga che non fa mai male (intendo a livello cinematografico, non fisico), soprattutto attraverso il personaggio di James Franco, il boyfriend tossico di Angelina.
Porno, droga, scene di nudo, James Franco… Ci sarebbero tutte le premesse per un film trasgressivo e scandaloso. Invece no.
Per fortuna o purtroppo?
"Sicura sicura non sia un film porno? Ahahahah!"
Le sequenze in cui la splendida Ashley Hinshaw si mostra come mammà l’ha fatta sono abbastanza di classe, non c’è niente di troppo volgare. L’ambiente del porno viene inoltre ritratto in questo film in una maniera persino troppo patinata e buonista. La società per cui la ragazza va a lavorare è completamente gestita da donne e funziona tutto in maniera tranquilla e pulita. Sarà davvero così, nel fantastico mondo del porno reale? Non si poteva mostrare anche il lato oscuro di queste produzioni?
Sì, si poteva, soprattutto considerando che la sceneggiatura è co-firmata da una vera pornostar, Lorelei Lee, ma About Cherry preferisce invece non spingere il pedale fino in fondo. Preferisce viaggiare in maniera tranquilla. Persino i conflitti all’interno del film di Angelina con la madre, con la sorellina, con il boyfriend, con l’amico gay che in realtà non è gay ma è innamorato di lei, sembrano lì lì sul punto di esplodere, ma alla fine vengono tutti spenti prima che le fiamme divampino. Quanto al finale, boh. Pure questo appare troppo positivo e innocuo.
About Cherry è un film così. Assomiglia a una versione annacquata di una pellicola di Larry Clark o Harmony Korine. Sta al cinema indie come un soft porno sta a un porno hardcore. About Cherry è allora un soft indie. Si lascia vedere, soprattutto Ashley Hinshaw si lascia mooolto vedere, ma non va fino in fondo e non mostra tutto.
No, nemmeno la patatina della Hinshaw.
Fottuti soft porno. E fottuti soft indie.
(voto 5,5/10)
"Oh, ma uffa. Non ci credo manco io quando cerco di spiegare che questo NON è un film porno."
Cast: Zach Galifianakis, Bradley Cooper, Ed Helms, Justin Bartha, Ken Jeong, John Goodman, Melissa McCarthy, Heather Graham, Sasha Barrese, Jamie Chung, Gillian Vigman, Jeffrey Tambor, Sondra Currie, Oliver Cooper
Genere: analcolico
Se ti piace guarda anche: gli altri Una notte da leoni
"Bravo Cannibal, anche io odio Liam Neeson!"
Ci sono cose che mi fanno incazzare a prescindere: i film sui supereroi, le pellicole con Liam Neeson e i sequel. Pensate un po’ quindi quanto possa essermi piaciuto Taken 2 – La vendetta, seguito del già pessimo di suo Io vi troverò in cui Liam Neeson si comporta come un supereroe.
Con Una notte da leoni 3 per fortuna non mi sono trovato alle prese con un film sui supereroi, Liam Neeson non è presente, però si tratta di un sequel. Di più, del terzo e, se Dio ce la manda buona, conclusivo capitolo di una trilogia. Che poi non doveva essere una trilogia. Una notte da leoni era un film unico e tale doveva restare, era uno spasso totale, una commedia a suo modo originale e con dei personaggi esilaranti e particolari, su tutti il folle (nel senso proprio di malato di mente) Alan, interpretato da un folgorante Zach Galifianakis, per cui si sono subito scomodati paragoni con John Belushi e che probabilmente invece farà la fine dell’altro “nuovo John Belushi”, ovvero Jack Black. Che comunque è pur sempre una fine migliore di quella del vero povero John Belushi.
Considerato il clamoroso successo di quel primo episodio, a Hollywood hanno sentito l’esigenza di farne un secondo, che si limitava ad essere una brutta, stantia e ridicola (ma non divertente) copia carbone del primo, soltanto ambientata a Bangkok anziché a Las Vegas.
"MMMbop, questo Justin Bieber non mi convince. Meglio gli Hanson."
Dopo quel disastroso episodio, ero già intenzionato a mettere una pietra sopra a questa saga, che non doveva essere una saga. L’avventura numero 3 non mi ha fatto certo cambiare idea, ma se non altro va dato atto agli autori un minimo di coraggio in più rispetto al numero 2. Se quello era uno scopiazzamento senza vergogna, in pieno Zucchero style, qui almeno si cerca di variare un minimo la formula.
Attenzione però, perché il cambiamento è più apparente che reale. Questa volta l’avventura non parte con il solito hangover, con i tre protagonisti che si risvegliano in uno stato pietoso dopo una notte di bagordi. Cosa positiva, perché così si evita di fare una copia della copia del primo episodio. Cosa negativa, perché si perde un po’ l’identità e il senso della serie, che si chiama in italiano Una notte da leoni e in originale The Hangover.
In Una notte da leoni 3 non c’è né una notte da leoni, né un hangover, e allora questo film che ca**o l’avete fatto a fare?
Bella domanda, a cui non ho ancora trovato una risposta.
"Cannibal, io pel vendetta svaligiale tua casa."
Todd Phillips a questo giro ha allora avuto le palle di provare a fare qualcosa di diverso? Come detto, apparentemente sì. La prima parte della pellicola promette quasi bene. Sembra concentrarsi soprattutto sulla figura di Alan, quello psicopatico di Alan, l’unico personaggio davvero interessante di questa serie, visto che Mr. Chow (Ken Jeong) non lo si regge più e si spera per tutto il tempo che venga fatto fuori in maniera brutale. I will let you down, I will make you hurt.
A morire è invece il padre di Alan e ciò sembra portare una maggiore introspezione al film. Ci troviamo forse dentro una versione più matura delle altre due notti da leoni?
No. È solo un’illusione. Dopo i primi minuti, Una notte da leoni diventa la solita notte da leoni, solo senza droghe, alcool, figa, deliri, tatuaggi e insomma mica tanto una notte da leoni. Una versione annacquata, analcolica di Una notte da leoni. La struttura narritava sembra cambiata, ma non lo è molto. Come al solito, ci ritroviamo con Bradley Cooper, Ed Helms e Zach Galifianakis chiamati a salvare il loro amico sfigato Justin Bieber Bartha. E pure qui a non mancare è la solita razione di avventure più o meno criminali, con John Goodman chiamato questa volta nella parte del cattivone di turno. In pratica, in questo terzo capitolo manca il meglio del primo episodio, ma non manca il peggio del secondo. Per fortuna almeno le scenette con gli animali questa volta sono contenute al minimo, giusto nella primissima evitabile scena di decapitazione di una giraffa, ma almeno non c’è più la scimmietta cagaminkia della notte in Thailandia. Baby steps. Piccoli progressi.
"Dici che lo vinciamo il Cannibal Award per la scena più sexy dell'anno?"
A livello di risate, siamo lontani dal primo episodio e le cose vanno giusto un cicinin meglio rispetto all’Hangover II. A livello di figa, qui siamo messi invece peggio, visto che Jamie Chung compare in appena mezza scena per circa cinque secondi. Io comunque non ho ancora capito dai tempi del precedente capitolo come fa Ed Helms a stare con Jamie Chung. Capirei stesse con Bradley Cooper, ma con lui no.
A rendere questo terzo episodio un filo migliore del secondo è allora il tentativo, seppure solo abbozzato, di variare un minimo la formula, oltre al fatto di dare maggiore spazio ad Alan e al ritornare sui passi del primo episodio, apparizione di Heather Graham compresa, riuscendo a dare una chiusura al cerchio sulle note di “Dark Fantasy” di Kanye West. Il + del voto se lo merita però + che altro per la divertente partecipazione di Melissa McCarthy, la cui carriera era iniziata come personaggio minore nella serie Una mamma per amica e oggi dopo Le amiche della sposa è una delle attrici comiche più lanciate di Hollywood.
Questo Una notte da leoni 3 è allora un film perfettamente inutile, che non cambia niente. Continuo a pensare che la prima pellicola dovesse rimanere un unico da non replicare, e le cose che mi fanno incazzare a prescindere rimangono le stesse di sempre: i film sui supereroi, le pellicole con Liam Neeson e naturalmente i sequel.
(voto 5+/10)
P.S. Grazie alla scena dopo i titoli di coda il voto cambia. In peggio.
Cast: Corey Haim, Corey Feldman, Heather Graham, Carol Kane, Richard Masur, Nina Siemaszko, Michael Manasseri
Genere: teen 80s
Se ti piace guarda anche: Weird Science, Weekend con il morto, La rivincita dei Nerds, Voglia di vincere, Io e zio Buck
Visione leggera leggera per l’estate, come se fosse arrivata dritta da una mattinata di Italia 1 di una quindicina d’anni fa. Quando Italia 1 era ancora un canale televisivo guardabile.
Licenza di guida è una di quelle commedie anni ’80 che riviste oggi sono ancora in grado di strappare qualche piacevole risata e purtroppo anche qualche momento di malinconia. È infatti parecchio triste pensare che il protagonista della pellicola, quel ragazzetto combinaguai di Corey Haim, non ci sia già più; l’attore è infatti scomparso l’anno scorso, sembra per una overdose.
"Abbella, quanto prendi?"
Lasciando da parte tristezza & malinconia, il film è una corsa folle e divertente nella giornata di un ragazzotto la cui vita sta per cambiare: sta infatti per prendere la patente e tutto per lui cambierà con il passaggio alla fase adulta. O che forse potrebbe cambiare, visto che naturalmente si metteranno in mezzo delle complicazioni che gli impediranno di guadagnarsi con facilità il documento di guida tanto desiderato. Mentre la sorella secchiona e no global riesce infatti a superare l’esame senza problemi, lui prima canna le domande e quindi manda in tilt tutti i computer su cui si svolgevano. Da notare come io abbia dato l’esame della patente nel 2001 ancora su un pezzo di carta stropicciato, mentre negli Stati Uniti già nel 1988 la facevano su PC: troppo avanti!
Nonostante il “piccolo” inconveniente di essere stato bocciato all’esame, il nostro compianto Corey Haim finge di aver preso la patente comunque e da qui iniziano una serie di disavventure e uno spassoso tutto in una notte, tra un appuntamento non proprio da sogno con la sua ragazza dei sogni Heather Graham (una che, almeno lei, ancora oggi si mantiene in splendida forma), portandola via a una specie di yuppie sosia di Piersilvio Berlusconi, e una scorazzata a combinare guai insieme all’inseparabile Corey Feldman, attore ma che dico attore? dico mito dei Goonies, Gremlins, Ragazzi perduti e di Stand by me nonché compare abituale di sventure sia cinematografiche che di vita di Corey Haim, con cui negli anni ’80 formava un duo di teen idols insuperabile. Altroché Jonas Brothers di oggi. Anzi di ieri, visto che sono già strapassati di moda in favore di Justin Biberon e Selenona de Puta Gomez.
Tra l’altro Licenza di guida, pur non essendo cinematograficamente eccelso, non è comunque nemmeno un film girato male e c’è anzi ad esempio una ripresa da dentro il cofano dell’automobile che in epoca pre-Tarantino non era affatto scontata.
Comunque se siete in vena di un po’ di 80s nostalgia, ma soprattutto di una visione disimpegnata e fresca perfetta per l’estate, mettetevi allo schermo e godetevi il viaggio.
(voto 7+)
Questo post è dedicato a Mr. James Ford che, alla veneranda età di 85 anni suonati, è finalmente riuscito anche lui a prendere l'agognata patente.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com