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sabato 14 dicembre 2013

COTTA ADOLESCENZIALE 2013 – N. 4 SCARLETT JOHANSSON



Scarlett Johansson
Genere: starlett
Il suo 2013: ha fatto - benissimo - la figa di legno in Don Jon di Joseph Gordon-Levitt, è stata accoltellata da Hitchcock nel biopic in cui ha (s)vestito i panni di Janet Leigh, ha fatto l'aliena nuda in Under the Skin, presentato a Venezia ma che nei cinema italiani vedremo (si spera) il prossimo anno, insieme a Her di Spike Jonze, cui ha prestato solo la sua sexy voce. Perché 'sta santa ragazza è sexy anche quando non si fa vedere.
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Imogen Poots, Amber Heard, Kayla Ewell, Janet Leigh
È in classifica: perché, per quanto in Don Jon facesse la parte della figa di legno, resta sempre una figa stellare.
Il suo discorso di ringraziamento: vedi foto sotto


Dicono di lei su
tetter
Bill Murray @billmurray
@starlett_johansson84 lo so che sono passati dieci anni, ma ti ricordi quello che ti ho detto quel giorno a Tokyo?


Scarlett Johansson @starlett_johansson84
@billmurray smettila di stalkerarmi! E comunque manco io ho mai sentito che cazzo mi hai detto quel giorno!



martedì 13 agosto 2013

ALFRED HITCHCOCK EVENING




Good evening, oggi è l’Alfred Hitchcock Day, anzi questa sera è l’Alfred Hitchcock Evening.
Per celebrare l’anniversario della nascita del grande maestro del brivido inglese (e mondiale), Pensieri Cannibali a causa del clima vacanziero non vi propone una rece fresca, perché fa troppo caldo e nun glia’ fa, però non rinuncia del tutto a partecipare alle celebrazioni della sua nascita, avvenuta nel lontano 13 agosto del 1899. E così Pensieri Cannibali vi ricicla i post passati dedicati al regista, proponendovi qui di seguito qualche stralcio dedicato ad alcune delle più grandi hit di Hitchcock.

La finestra sul cortile
Una volta, quando non c’erano la tv satellitare o lo scaricamento selvaggio di film e serie tv, i videogame così come gli smart phone, la gente doveva arrangiarsi come poteva, per divertirsi. Si doveva inventare dei passatempi con quello che gli passava il convento. James Stewart, fotoreporter costretto temporaneamente sulla sedia a rotelle con una gamba ingessata, si ritrova così tutto il giorno seduto di fronte alla finestra a spiare, pardon a guardare ciò che fanno i suoi vicini di casa. Voyeur, maniaco, guardone… chiamatelo come volete, la sostanza non cambia.
In effetti però, come dargli torto? Le vite dei suoi vicini vanno a comporre un palinsesto più variegato di quello stitico di Canale 5: c’è la commedia romantica con la single alla Bridget Jones, ci sono i servizi sugli animali come quelli della nuova imperdibile (si fa per dire) rubrica di Studio Aperto Colpo di coda, c’è il canale soft porno con l’affascinante vicina in reggiseno (oh, siamo pur sempre negli anni ’50, epoca di molto pre-Colpo grosso), c’è la rete musicale antenata di Mtv con i musicisti jazz anziché le popstar e i rapper, e poi naturalmente c’è la parte thriller.

Psyco
Cos’ha tanto di speciale, questo Psyco? Me lo chiedeva sempre mio figlio. Poi l’ha finalmente visto e l’ha capito. È una pellicola straordinaria. Rispetto ad altri film già notevoli di Hitchcock, possiede una tensione ancora maggiore e costante. L’unica illusione di tranquillità è nella prima scena, in cui la macchina da presa ci accompagna dentro una stanza di un hotel. Non una camera inquietante come la numero 1 del Bates Motel, bensì una stanza in cui Marion incontra il suo innamorato. Oh, che teneri. Poi basta.
È solo un’illusione. Subito dopo Hitchcock comincia a macinare le sue trame gialle. Inizialmente con la fuga di Marion, la bionda Marion. Com’è che gli uomini amano tanto le bionde, ma poi si sposano le more? Boh, sarà che siamo più affidabili, comunque meglio per noi more. Fatto sta che, laddove molte altre pellicole del regista cicciobombo, e diciamolo che magrolino certo non era, sono a tratti attraversate da vicende romantiche e toni da commedia leggera, qui a parte la citata concessione iniziale si viaggia a mille. E così Marion prende e va via in auto. Oh, quanto piacerebbe farlo anche a me. Scappare via dalla mia famiglia, almeno ogni tanto. Andare via da tutti. Peccato che sì ho la patente, ma è da così tanto tempo che non guido oramai che mi sono dimenticata come si fa. E l’auto, poi? Mio figlio non mi darebbe mai la sua. Maledetto Kid. Ma ci si può chiamare Cannibal Kid? A l’è propi ‘n drugà!

Gli uccelli
Vi piacciono gli uccelli? O preferite le passere?
Qualunque sia la risposta, sono fatti vostri. In ogni caso, però, a tutti piacciono i volatili. Sono un simbolo di libertà. Hanno le ali, senza nemmeno bisogno di bere Red Bull, e possono volare via ovunque vogliano. L’uomo ha sempre voluto volare oh oh nel blu dipinto di blu, a volte si è persino scottato nel farlo. Icaro, ne sai qualcosa?
Insomma, gli uomini hanno da sempre invidiato gli uccelli, soprattutto quelli di grosse dimensioni, ma non ne hanno mai avuto paura. Oddio, forse pure in questo caso di quelli di enormi dimensione un pochino sì, però gli animali spaventosi sono altri. Spielberg ad esempio ha avuto gioco facile con Lo squalo e con i dinosauri di Jurassic Park. Semplice creare tensione, con delle bestie del genere. Capaci tutti.
La missione di Alfred Hitchcock sembra invece essere un’altra. Dopo averci costretti con Psyco a fare la doccia in fretta e furia e con un braccio sempre pronto a ripararci da eventuali pugnalate in arrivo, con la sua pellicola successiva ha continuato nella sua opera di demolizione di tutte le nostre certezze e ci ha messi di fronte a un nuovo incubo. Gli uccelli ci ha costretti ad andare in giro con lo sguardo all’insù preoccupati che una minaccia possa pioverci addosso dal cielo. Gli uccelli, creature pacifiche di cui al massimo potevamo temere per qualche scagazzata in testa, sono diventati dei mostri da temere. Grazie Alfred, terrorista del cinema.

BONUS TRACKS
Spazio infine anche ai due recenti film biopic a lui dedicati.

The Girl
Alfred Hitchcock era un maniaco?
Non lo sappiamo, almeno io non lo so, ma il film The Girl fa venire un pochino il dubbio.
Alfred Hitchcock era un guardone, o se preferite un voyeur e anche un mezzo stalker?
Questo è parecchio probabile. I suoi film sono pieni di indizi in tal senso. Molti dei suoi più grandi capolavori sono infatti giocati sullo spiare, sul guardare, sull’osservare in silenzio, dal Norman Bates di Psyco fino persino ai pennuti stalker de Gli uccelli, per non dire poi del caso più clamoroso, quello de La finestra sul cortile, una vera e propria celebrazione del voyeurismo.

Hitckcock
Più che un filmone di per sé, questo Hitchcock è una chiccheria ricca di aneddoti e curiosità, da poter poi sfoggiare con gli amici per fare i fighi e quelli che la sanno lunga sulla lavorazione di uno dei film cardine del cinema. Allo stesso tempo è anche un modo, non riuscito fino in fondo, per provare a penetrare nella mente del regista e avvicinarsi a un personaggio davvero singolare, egotomane e imponente, fisicamente e non solo, interpretato da un ottimo Anthony Hopkins. L’attore diventa Hitch. Non offre solo un’imitazione come quella di Beppe Fiorello alle prese con Domenico Modugno nella fiction Volare. Certo che anche io, andare a paragonare un’interpretazione di Sir Anthony Hopkins a una di Beppe Fiorello… Che ci volete fare? Pure a me come a Hitchcock piace shockare e sorprendere il pubblico. E cosa c’è di più spaventoso di Beppe Fiorello che recita?
Adesso andate a dormire e fate sogni d’oro, se ci riuscite.
Good evening.


Partecipano all'Alfred Hitchcock Day anche i seguenti magnifici blogs:

Movies Maniac
Director's cult
In Central Perk
Scrivenny
Montecristo


domenica 14 aprile 2013

GLI HITCHCOCK PREFERISCONO LE BIONDE


"Mi piacciono gli uccelli.
E non pensate subito male..."
The Girl
(UK, Sud Africa, USA 2012)
Regia: Julian Jarrold
Sceneggiatura: Gwyneth Hughes
Tratto dal libro: Spellbound by Beauty: Alfred Hitchcock and His Leading Ladies di Donald Spoto
Cast: Sienna Miller, Toby Jones, Imelda Staunton, Conrad Kemp, Penelope Wilton
Genere: famo un film
Se ti piace guarda anche: Hitchcock, Gli uccelli, Marnie, Factory Girl, Marilyn

Alfred Hitchcock era un maniaco?
Non lo sappiamo, almeno io non lo so, ma il film The Girl fa venire un pochino il dubbio.
Alfred Hitchcock era un guardone, o se preferite un voyeur e anche un mezzo stalker?
Questo è parecchio probabile. I suoi film sono pieni di indizi in tal senso. Molti dei suoi più grandi capolavori sono infatti giocati sullo spiare, sul guardare, sull’osservare in silenzio, dal Norman Bates di Psyco fino persino ai pennuti stalker de Gli uccelli, per non dire poi del caso più clamoroso, quello de La finestra sul cortile, una vera e propria celebrazione del voyeurismo.

"Se te lo stai chiedendo: sì, c'ho messo del roipnol."
Più che un film biografico sul grande regista, The Girl è il resoconto del suo rapporto di amore-odio malato nei confronti delle bionde dei suoi film e in particolare è la storia della sua ossessione per Tippi Hedren, la protagonista de Gli uccelli e di Marnie. Segnalata dalla moglie di Hitch, questa bionda dalle esperienze cinematografiche pressoché inesistenti ha subito folgorato il regista, affascinato dall’idea di prendere una completa sconosciuta per il film che doveva seguire al grande successo di Psyco. In tale modo, i veri protagonisti assoluti erano loro, gli uccelli.
Modella di origini campagnole, Tippi Hedren si è ritrovata così catapultata al centro di una grossa produzione hollywoodiana, tra le mani del più grosso (in tutti i sensi) regista hollywoodiano dell’epoca. E forse non solo dell’epoca.

Laddove nell'altrettanto recente film Hitchcock abbiamo una visione più benevola del regista, in questo film tv prodotto da HBO troviamo un suo ritratto più inquietante. Il cattivo, il mostro di The Girl è proprio lui, Hitchcock. È questa l’idea più intrigante di una produzione televisiva di livello cinematografico che si avvale dell’interpretazione di due ottimi attori. Personalmente ho trovato più adatto al ruolo del regista Anthony Hopkins, per età e per “mole” fisica, ma a livello attoriale il piccolo Toby Jones ha svolto pure lui un lavoro impressionante. L’attore 46enne, minuto e piccolino, non ha il physique du role, se così vogliamo dire, del grosso cineasta britannico, ed è troppo giovane per fare Hitch quando questi era già oltre i 60 anni. Eppure la sua interpretazione è così convinta da farci quasi dimenticare questi aspetti.
Perfetta nella parte di Tippi Hadren è una notevole Sienna Miller, attrice dotata di una classe molto 60s già mostrata in Factory Girl, in cui interpretava Edie Sedgwick, una delle muse di Andy Warhol. Vedendo Gli uccelli, l’attrice contemporanea che più mi ha ricordato Tippi Hadren è stata però Naomi Watts, ma comunque anche la Miller le somiglia molto e qui è parecchio convincente.
Naomi Watts avrebbe dovuto prendere invece la parte che fu della Hadren nel vociferato remake de Gli uccelli in preparazione pochi anni fa. Quello che, come accennavo ieri, doveva realizzare Michael Bay ma che ora è in stand-by.

È su loro due, sui due protagonisti, che l’intera pellicola è costruita. Sul loro rapporto controverso che, più che a una storia d’amore, somiglia a quello tra Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix in The Master di Paul Thomas Anderson.
Per il resto, The Girl offre anche qualche retroscena interessante riguardo alla lavorazione de Gli uccelli e poi anche di Marnie, l’altro film girato insieme dalla coppia non-coppia Hitch/Hedren. Da questo punto di vista, il film Hitchcock risulta più interessante, sarà perché la preparazione di Psyco è più mitologica, mentre sul piano della costruzione dei personaggi la figura del regista viene qui trattata in maniera più coraggiosa. Come detto, ne esce un suo ritratto parecchio spaventoso.
Alfred Hitchcok, il maestro del brivido?
No. Alfred Hitchcock, un uomo da brividi.
(voto 6+/10)



sabato 13 aprile 2013

VI PIACCIONO GLI UCCELLI?


"Aaah, sono appena uscita dalla parrucchiera e questi vogliono
scagazzarmi in testa!"
Gli uccelli
(USA 1963)
Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: Evan Hunter
Tratto dal racconto: Gli uccelli di Daphne du Maurier
Cast: Tippi Hedren, Rod Taylor, Suzanne Pleshette, Jessica Tandy, Veronica Cartwright, Ethel Griffies, Charles McGraw, Karl Swenson
Genere: volatile
Se ti piace guarda anche: The Girl, Psyco, Lo squalo

Vi piacciono gli uccelli? O preferite le passere?
Qualunque sia la risposta, sono fatti vostri. In ogni caso, però, a tutti piacciono i volatili. Sono un simbolo di libertà. Hanno le ali, senza nemmeno bisogno di bere Red Bull, e possono volare via ovunque vogliano. L’uomo ha sempre voluto volare oh oh nel blu dipinto di blu, a volte si è persino scottato nel farlo. Icaro, ne sai qualcosa?
Insomma, gli uomini hanno da sempre invidiato gli uccelli, soprattutto quelli di grosse dimensioni, ma non ne hanno mai avuto paura. Oddio, forse pure in questo caso di quelli di enormi dimensione un pochino sì, però gli animali spaventosi sono altri. Spielberg ad esempio ha avuto gioco facile con Lo squalo e con i dinosauri di Jurassic Park. Semplice creare tensione, con delle bestie del genere. Capaci tutti.
La missione di Alfred Hitchcock sembra invece essere un’altra. Dopo averci costretti con Psyco a fare la doccia in fretta e furia e con un braccio sempre pronto a ripararci da eventuali pugnalate in arrivo, con la sua pellicola successiva ha continuato nella sua opera di demolizione di tutte le nostre certezze e ci ha messi di fronte a un nuovo incubo. Gli uccelli ci ha costretti ad andare in giro con lo sguardo all’insù preoccupati che una minaccia possa pioverci addosso dal cielo. Gli uccelli, creature pacifiche di cui al massimo potevamo temere per qualche scagazzata in testa, sono diventati dei mostri da temere. Grazie Alfred, terrorista del cinema.

"Com'è grosso il suo uccello."
"Eh, grazie. Me lo dicono tutte. E tutti."
Oltre che un concentrato di paura, Gli uccelli è l’ennesima lezione di cinema tenuta dal Maestro Hitch. Tutto è concentrato intorno alla presenza dei volatili, dall’inizio alla fine. In mezzo ci infila dentro anche una storia romantica, certo, ma il focus dell’opera sono sempre loro, i pennuti. Fin dalla prima sequenza, ambientata all’interno di un negozio di uccelli. Ed è qui che, secondo me, si può intravedere una chiave di lettura del film: gli uccelli, considerati animali ornamentali e intrappolati dall’uomo, a sorpresa si ribellano e diventano pericolosi, segno che il male può arrivare da ovunque, anche da dove meno ce lo aspettavamo. Anche da un composto omone inglese apparentemente innocuo e invece riuscito a diventare il maestro mondiale della suspance.
In questo film, Hitch dà ulteriore conferma di questa maestria: la prima parte è lenta, giocata sui toni della commedia romantica, con il classico gioco del boy meets girl: lui incontra lei, lui le sta inizialmente antipatico, lei però è affascinata dalla sua attitudine bastarda al punto da raggiungerlo in una cittadina di campagna. Una tranquilla cittadina in cui però si scatenerà l’inferno…

"Che situazione micidiale: proprio ora la batteria dell'iPhone doveva abbandonarmi?"
La potenza di un film come Gli uccelli sta nella libertà di interpretazioni che possiamo vedere, dalla chiave religiosa, con i volatili che si scagliano contro l’uomo come punizione divina, in maniera analoga a quanto succederà con la pioggia di rane di Magnolia, o in chiave socio-politica, per via dei timori dell'epoca nei confronti della bomba atomica.
Al di là delle molteplici letture possibili, Gli uccelli è anche e soprattutto un grandissimo film di paura, di terrore. Magistrale è poi il non uso della musica. Nella pellicola è quasi del tutto assente una colonna sonora musicale, ma quasi non ce ne accorgiamo. A essere ben presenti sono infatti gli inquietanti effetti sonori, una soundtrack costituita per lo più dai suoni dei volatili. È dalla cura in dettagli, che poi non sono solo dettagli, come questo che si nota la differenza tra un semplice film e un grande film.
Spettacolare il crescendo di tensione tipicamente hitchcockiano cui assistiamo. Prima una partenza tranquilla in cui affiorano qua e là degli elementi inquietanti. Poi via via il livello di tensione sale, con i primi attacchi dei pennuti e i loro angoscianti assembramenti che infine si fanno sempre più violenti e prepotenti. Il loro è un odio apparentemente senza ragioni. I loro attacchi partono all’improvviso, dopo fasi di quiete.
La domanda che lo spettatore si pone è: perché lo fanno?
La stessa domanda che ci possiamo fare è: perché l’uomo ogni tanto sente il bisogno di attaccare gli altri, di odiare, di fare la guerra?
È un comportamento senza senso, la cui assurdità ci viene sbattuta in faccia quando gli animali cominciano a comportarsi come gli uomini. Un’allegoria non nuova, vedi La fattoria degli animali di George Orwell, ma che mai su grande schermo aveva trovato un’applicazione tanto potente, con il volo degli uccelli che riecheggia i raid aerei della seconda guerra mondiale.

La razione di Scarlett Johansson quotidiana.
È un male inspiegabile e senza ragioni, messo in scena successivamente anche dal già citato Steven Spielberg nel suo Duel. La pellicola è pure uno dei primi e più grandi esempi di disaster/survival movie. Genere che poi sarebbe degenerato parecchio nella mani di registi come Roland Emmerich o Michael Bay.
Spazio curiosità: qualche anno fa si era vociferato della possibile realizzazione di un remake de Gli uccelli e come regista si era fatto il nome - orrore! - proprio di Michael Bay. Per fortuna, il progetto sembra per il momento essere stato accantonato, in attesa che come i pennuti del film riprenda quota e ritorni all’attacco. Fine dello spazio curiosità.

Gli uccelli volano alti ancora oggi. A 50 anni di distanza gli effetti speciali appaiono per forza di cose superati, anche se non sono invecchiati nemmeno troppo male, e pure oggi fanno il loro “effetto” sullo spettatore più di tutti i maledetti 3D di tutti i maledetti James Cameron di questo maledetto mondo. L’insieme è poi ancora tremendamente efficace. Sia per ricchezza di significati che per efficacia cinematografica, non ha pari tra gli altri survival/disaster movie prodotti in seguito. Anche perché definirlo un semplice survival/disaster movie appare assai limitante. Con rivali del calibro de La donna che visse due volte e Psyco, Gli uccelli non è forse il miglior film in assoluto del Maestro del brivido, però è probabilmente quello più ambizioso e dalla maggiore valenza simbolica. Quello che vola più in alto di tutti.
Nota di merito infine per la protagonista, la praticamente esordiente modella Tippi Hedren. Ma di lei avremo modo di parlare domani.
E ora, come direbbe un mio noto collega cannibale: vola vola vola… vola vola vola…
(voto 9/10)

Post pubblicato anche su The Movie Shelter.


mercoledì 10 aprile 2013

HITCHCOCK, BRITISH PSYCHO


Hitchcock
(USA 2012)
Regia: Sacha Gervasi
Sceneggiatura: John J. McLaughlin
Tratto dal saggio: Come Hitchcock ha realizzato Psycho di Stephen Rebello
Cast: Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, James D’Arcy, Jessica Biel, Michael Wincott, Danny Huston, Toni Collette, Michael Stuhlbarg, Kurtwood Smith, Ralph Macchio
Genere: famo un film
Se ti piace guarda anche: Psyco, Ed Wood, Episodes


Good evening.



Oppure, se state leggendo in altro momento della giornata diverso dalla sera: good morning, good afternoon o good night.
Questa sera, o quest'oggi se preferite, vi parlerò di Hitchcock. Hitchcock è un film su Alfred Hitchcock.
MA VAAA?

"Era dai tempi di Bianca come il latte, rossa come il sangue
che non leggevo qualcosa di tanto terrificante."
A dispetto del titolo, non è però un film su tutta la vita del grande cineasta britannico. Più nello specifico, si concentra sulla mitologica lavorazione di quello che è probabilmente il suo film più celebre: Psyco (o se preferite il titolo originale con la H di Horror, Psycho). Uno dei massimi capolavori nella storia del cinema, uno dei capisaldi del genere thriller horror, uno dei film più tesi e spaventosi mai girati, oggi tra l'altro tornato più che mai attuale grazie anche alla serie tv Bates Motel. Per chi è appassionato di cinema, questo Hitchcock è quindi una visione da non perdere. A livello cinematografico non è un film strabordante, d’altra parte il regista mica è Hitchcock ma è tale Sacha Gervasi chiiiiiiiiiiiiiiii?
Se il livello cinematografico non è eccelso, ma è comunque piuttosto buono, chi ama il mondo del cinema si trova in ogni caso di fronte a una vicenda tra le più intriganti, avvincenti e ricche di aneddoti che il mondo dei dietro le quinte ricordi. La lavorazione di Psyco è stata infatti parecchio travagliata. Uno pensa al film e immagina che tutto sia andato liscio, che i produttori non potevano far altro che innamorarsi di un progetto del genere, che tutti avrebbero dato carta bianca al regista, che pure era già uno dei più importanti del mondo, e invece le cose non sono andate in maniera così liscia. Non sono andate per niente, in maniera liscia.
Dopo il flop (ebbene sì) di La donna che visse due volte – Vertigo, in seguito riconosciuto come uno dei sommi capolavori della settima arte, e il successo di Intrigo internazionale, Alfred Hitchcock era alla ricerca di una nuova stimolante sfida. Girare un film su un certo agente 007? Nah. Meglio rischiare con un thriller ispirato alla figura del serial killer Ed Gein in cui la protagonista viene fatta fuori a sorpresa nella prima parte.

"Congratulazioni per la gravidanza, Mister Hitchcock.
Sarà un maschio o una femmina?"
"Grrr! Congratulazioni a te, mi hai appena fatto
venire l'ispirazione per la scena della doccia."
Siamo nel 1959 e il progetto di un thriller, che oggi apparirebbe piuttosto nella norma, era qualcosa per l’epoca di davvero assurdo. Hitchcock sentiva però che era quello che doveva fare, a quel punto della sua carriera. Ce l’avrà fatta?
La risposta ovviamente la conosciamo già, ma è davvero affascinante assistere alla nascita e alla lavorazione di Psyco, attraverso tutte le sue fasi. Dall’indecisione iniziale da parte della moglie di Hitch, la come al solito impeccabile Helen Mirren, alla scelta del cast, con Scarlett Johansson ottima Janet Leigh e Jessica Biel che ci regala una odiosa Vera Miles. Quindi ci sono i problemi con la censura dell’epoca, che non vedeva di buon occhio alcune scene, in particolare quella della doccia. Ed è qui che la pellicola offre uno dei momenti più curiosi: ci fa vedere com’è stata girata la storica sequenza. Tutto merito di quel genio di Hitchcock?
Non esattamente, visto che un ruolo decisivo lo giocano pure le musiche di Bernard Herrmann che il regista all’inizio manco voleva inserire in quella sequenza…
E, se ve lo state chiedendo, e so che ve lo state chiedendo: no, non si intravede manco mezza tetta di Scarlett Johansson. Ma tanto, grazie all’hacker martire Christopher Chaney, avevamo già potuto ammirare le sue grazie in tutto il suo splendore.



IMMAGINE CENSURATA (oh, non voglio mica finire in galera per dieci anni pure io)

"Piaciuta la mia foto nuda, brutti pervertiti?

"La Thatcher è morta? Oh, no! Ora mi tocca sorbirmela pure quassù..."
Più che un filmone di per sé, questo Hitchcock è allora una chiccheria ricca di aneddoti e curiosità, da poter poi sfoggiare con gli amici per fare i fighi e quelli che la sanno lunga sulla lavorazione di uno dei film cardine del cinema. Allo stesso tempo è anche un modo, non riuscito fino in fondo, per provare a penetrare nella mente del regista e avvicinarsi a un personaggio davvero singolare, egotomane e imponente, fisicamente e non solo, interpretato da un ottimo Anthony Hopkins. L’attore diventa Hitch. Non offre solo un’imitazione come quella di Beppe Fiorello alle prese con Domenico Modugno nella fiction Volare. Certo che anche io, andare a paragonare un’interpretazione di Sir Anthony Hopkins a una di Beppe Fiorello… Che ci volete fare? Pure a me come a Hitchcock piace shockare e sorprendere il pubblico. E cosa c’è di più spaventoso di Beppe Fiorello che recita?
Adesso andate a dormire e fate sogni d’oro, se ci riuscite.
Good evening.
(voto 6,5/10)

Post pubblicato anche su The Movie Shelter.


lunedì 8 aprile 2013

PSYCO, IL FILM PER CUI LE DONNE SMISERO DI FARE LA DOCCIA


Psyco
(USA 1960)
Titolo originale: Psycho
Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: Joseph Stefano
Tratto dal romanzo: Psycho (inizialmente intitolato in Italia Il passato che urla) di Robert Bloch
Cast: Janet Leigh, Anthony Perkins, John Gavin, Vera Miles, John McIntire, Martin Balsam, Simon Oakland
Genere: psycopatico
Se ti piace guarda anche: American Psycho, Hitchcock, Bates Motel, Gli uccelli

Qual è il film più, come dite voi giovani?, cool del momento?
Il grande e potente Oz? The Host? Spring Breakers?
No, no e ancora no, cari i miei giovincelli cresciuti da madri distratte. Il film più attuale oggi è Psyco. Sì, quel Psyco. Quello del 1960 girato dal fu Alfred Hitchcock. Ne avrete sentito parlare di sicuro, a meno che non siate stati proprio tirati su da delle mamme, come le chiamerebbero i francesi?, ah sì: les incompétents.
Psyco è attuale più che mai perché negli USA è appena stata lanciata una nuova serie tv, Bates Motel, che è un prequel della storica pellicola thriller, in cui i panni del giovane Norman Bates sono vestiti da Freddie Highmore. Scelta quanto mai azzeccata: Freddie Highmore è stato qualche anno fa il tenero bambino dello strappalacrime Neverland, oh quanto m’ha fatto piangere quel film, e il suo volto innocente è quindi quanto mai perfetto per trasformarsi in una maschera d’inquietudine. Stessa scelta optata dal grande Hitchcock quando scelse un Anthony Perkins giovane quanto me ai tempi, un attore fino ad allora conosciuto principalmente come volto rassicurante in pellicole romantiche.

Turista fai da te? No Alpitour?
No vacancy.
La novella serie tv Bates Motel va a rinverdire il filone dei serial killer che sta vivendo una grande stagione quest’anno sul piccolo schermo, grazie al social killer di The Following, di cui il mio caro (nel senso che mi fa spendere un sacco di soldi) figliolo vi avrà di sicuro già parlato, e grazie anche al ritorno di un altro dei più celebri maniaci di fiction di sempre: Hannibal The Cannibal Lecter nella serie NBC Hannibal, interpretato questa volta da quel bell'uomo danese Mads Mikkelsen. ‘Sti cannibali però io comincio a non reggerli più. Vi rendete conto di cosa si prova ad avere un figlio che per nome d’arte o, com’è che dite voi giovani?, nickname, s’è scelto Cannibal Kid? Non ve ne rendete mica conto, no. Comunque di questa rivisitazione dalle tinte teen e in chiave moderna del personaggio avrà modo di parlarvene meglio mio figlio nei prossimi giorni.
Io aggiungo solo che il mito di Psyco rivive pure sul grande schermo in Hitchcock, pellicola uscita questo weekend nelle sale italiane. Un film da non perdere per ogni appassionato del regista inglese e del cinema in generale, ricco di aneddoti sulla lavorazione della pellicola. E poi ci sono pure lo spot delle cicche ambientato in un simil-Bates Motel e quello dei cereali Choco Krave che cita la celebre scena della doccia…



Queste sono le ragioni per cui Psyco sta ritornando prepotentemente alla ribalta nella cultura popolare odierna, ma l’attualità della pellicola non è solo dovuta a questo pluri ripescaggio. Psyco è un film ancora oggi, a più di 50 anni dalla sua uscita, di un’estrema modernità, per tematiche e per realizzazione, oltre che sempre una visione di sconvolgente tensione, superiore alla totalità o quasi dei thrillerucoli usciti nel frattempo. Mi piace immaginarmi un po’ come questo film. Non intendo che sono inquietante allo stesso modo. Non è quello che volevo dire. Ciò che intendevo è che mi piace pensare di essere invecchiata bene proprio come questa pellicola. Si possono vedere le rughe, senza lifting è difficile non ci siano, però i nostri anni li portiamo bene.

"Gente, questo pirletti qua si crede di essere un pericoloso serial killer!"
"Ridi, ridi. Intanto vado a prepararti la doccia, stronzetta!"
Cos’ha tanto di speciale, questo Psyco? Me lo chiedeva sempre mio figlio. Poi l’ha finalmente visto e l’ha capito. È una pellicola straordinaria. Rispetto ad altri film già notevoli di Hitchcock, possiede una tensione ancora maggiore e costante. L’unica illusione di tranquillità è nella prima scena, in cui la macchina da presa ci accompagna dentro una stanza di un hotel. Non una camera inquietante come la numero 1 del Bates Motel, bensì una stanza in cui Marion incontra il suo innamorato. Oh, che teneri. Poi basta.
È solo un’illusione, ve l’ho detto. Subito dopo Hitchcock comincia a macinare le sue trame gialle. Inizialmente con la fuga di Marion, la bionda Marion. Com’è che gli uomini amano tanto le bionde, ma poi si sposano le more? Boh, sarà che siamo più affidabili, comunque meglio per noi more. Fatto sta che, laddove molte altre pellicole del regista cicciobombo, e diciamolo che magrolino certo non era, sono a tratti attraversate da vicende romantiche e toni da commedia leggera, qui a parte la citata concessione iniziale si viaggia a mille. E così Marion prende e va via in auto. Oh, quanto piacerebbe farlo anche a me. Scappare via dalla mia famiglia, almeno ogni tanto. Andare via da tutti. Peccato che sì ho la patente, ma è da così tanto tempo che non guido oramai che mi sono dimenticata come si fa. E l’auto, poi? Mio figlio non mi darebbe mai la sua. Maledetto Kid. Ma si può chiamarsi Cannibal Kid? A l’è propi ‘n drugà!

Quella con Marion che scappa via da tutto e da tutti è una parte tesa già di suo, ma non è che soltanto l’inizio di quello che rapidamente si trasformerà in un incubo. Io sono una romantica, a me piacciono le grandi storie d’amore, i film di paura di solito cerco di evitarli, sono più una roba per quel drugà di mio figlio, però Psyco è Psyco. E Norman Bates è Norman Bates.
Voi spettatori di oggi siete già preparati, ma noi che siamo andati a vederlo al cinema negli anni Sessanta eravamo del tutto inconsapevoli di ciò cui stavamo per assistere. Anthony Perkins, come detto, era un volto tenerone delle pellicole sentimentali che tanto piacevano a me. Non avrei mai sospettato che fosse capace di fare qualcosa di male, con quel bel visino lì. Sì, questo benedetto maledetto Bates Motel aveva un che di sinistro, però quello che succede dopo non ce lo potevamo mica immaginare, all’epoca.
La scena della doccia è stata uno shock pazzesco. La volete sapere una cosa? Da allora non ho mai più fatto una doccia in vita mia. Da allora in poi ho sempre preferito fare il bagno nella vasca. Lo trovo molto più rilassante. Sarà per colpa del dannato Hitchcock?
Comunque non sono la sola.
Anche loro con la doccia hanno smesso...





Cannibal Kid o sua mamma?
ATTENZIONE CHE VI RIVELO COSA SUCCEDE NEL FINALE O, COM’E’ CHE SI DICE?: ATTENZIONE SPOILER
Il resto della vicenda non è da meno. È persino più preoccupante. Il finale presenta un colpo di scena tanto clamoroso che, per non far perdere l’effetto sorpresa, Hitchcock cercò di acquistare tutte le copie del romanzo di Robert Bloch da cui ha tratto il film per impedire alla gente di scoprirlo. E cosa scopriamo? Scopriamo che la mamma era morta e Norman Bates aveva preso le sue sembianze. Vi sembra una cosa normale? Come se uno scrivesse un, come si chiama?, un post su, come si chiama?, su un blog e lo firmasse a nome della madre. E guardate come tocca a me firmare questo post: come la mamma di Cannibal Kid. Ma dico, con tutti i nomi che poteva scegliersi, proprio uno così?
Io non farei mai del male a una mosca, ma due sculacciate questa sera prima di andare a dormire a quel debosciato di mio figlio non gliele leva nessuno.
La mamma di Cannibal Kid
(voto 10/10)



Post pubblicato anche su L'OraBlù con tanto di minimal poster realizzato da C(h)erotto.


domenica 7 aprile 2013

GUARDONE? CHIAMATEMI VOYEUR, ANZI DETECTIVE

La finestra sul cortile
(USA 1954)
Titolo originale: Rear Window
Regia: Alfred Hitchcock
Sceneggiatura: John Michael Hayes
Tratto dal racconto: It Had To Be Murder di Cornell Woolrich (scritto con lo pseudonimo William Irish)
Cast: James Stewart, Grace Kelly, Thelma Ritter, Wendell Corey, Raymond Burr, Judith Evelyn, Georgine Darcy
Genere: guardone
Se ti piace guarda (non necessariamente con il binocolo) anche: Omicidio a luci rosse, Le vite degli altri, Disturbia

"Pronto? No, non voglio abbonarmi a Sky.
Vedo già tutto quel che c'è da vedere dalla mia finestra..."
Una volta, quando non c’erano la tv satellitare o lo scaricamento selvaggio di film e serie tv, i videogame così come gli smart phone, la gente doveva arrangiarsi come poteva, per divertirsi. Si doveva inventare dei passatempi con quello che gli passava il convento. James Stewart, fotoreporter costretto temporaneamente sulla sedia a rotelle con una gamba ingessata, si ritrova così tutto il giorno seduto di fronte alla finestra a spiare, pardon a guardare ciò che fanno i suoi vicini di casa. Voyeur, maniaco, guardone… chiamatelo come volete, la sostanza non cambia.
In effetti però, come dargli torto? Le vite dei suoi vicini vanno a comporre un palinsesto più variegato di quello stitico di Canale 5: c’è la commedia romantica con la single alla Bridget Jones, ci sono i servizi sugli animali come quelli della nuova imperdibile (si fa per dire) rubrica di Studio Aperto Colpo di coda, c’è il canale soft porno con l’affascinante vicina in reggiseno (oh, siamo pur sempre negli anni ’50, epoca di molto pre-Colpo grosso), c’è la rete musicale antenata di Mtv con i musicisti jazz anziché le popstar e i rapper, e poi naturalmente c’è la parte thriller. Essendo dentro un film di Alfred Hitchcock, è questa a fungere da vero motore di tutta la pellicola.
Il caso thrilla è avvincente e molto ben costruito, ma il vero grande fascino della pellicola sta nella sua riflessione sul guardare, sull’essere visti e sul cinema.

La finestra sul cortile è una finestra aperta sul mondo del cinema ma che oggi, in epoca post grandefratelliana, può essere tranquillamente estesa ancora di più al mondo della reality tv. Soffermandoci sul cinema, il film ci mostra come il punto di vista sia sempre parziale. La percezione di una storia dipende da dove la guardiamo.
La finestra sul cortile è una celebrazione della ripresa soggettiva, così come una celebrazione del ruolo del regista. Noi spettatori siamo come James Stewart, seduti nelle nostre poltrone (si spera con le gambe non ingessate) e costretti a vedere solo ciò che il metteur en scène decide di mostrarci. Il ruolo dello spettatore non è però passivo. A un certo punto, James Stewart interviene direttamente nella storia, con l’aiuto delle sue due “aiutanti”, la sua girlfriend Grace Kelly e la sua infermiera e massaggiatrice (solo massaggiatrice, specifico) Thelma Ritter. Quindi Hitch ci suggerisce che lo spettatore con il suo punto di vista e con la sua percezione è fondamentale nel cucire assieme gli stimoli da lui proposti. Un’ipotesi poi confermata da quella che è probabilmente la scena più celebre diretta dal regista britannico, la sequenza dell’omicidio nella doccia di Psyco. Qui Hitchcock infatti non ci mostra direttamente la violenza. Non ci fa vedere la lama che affonda nella carne. Il collegamento viene fatto dallo spettatore.

"Certo che la tua finestra è meglio di YouPorn, amico mio."
Uno dei grandi pregi del suo cinema sta quindi nel non trattare i suoi spettatori come degli idioti, o come degli strumenti di fruizione passiva, ma di stimolare in loro, in noi, una riflessione. Come in un gioco enigmistico, lui ci mette i puntini, poi sta a noi unirli. Se è il maestro della suspense è anche per questo. Non solo perché è un mostro nel far salire la tensione, costruendo storie che spesso e volentieri partono lente, non disdegnano i toni della commedia romantica, e poi si fanno sempre più avvolgenti. L’arma in più che tiene tra le mani è quella della partecipazione attiva dello spettatore.
In un buon thriller, chi guarda vuole essere trascinato dentro la vicenda. Vuole diventare il detective dell’indagine. Hitchcock gli permette di esserlo, ed è questo ciò che rende i suoi film tanto riusciti. Poi vabbè, c’è anche dentro la sua maestria nel muovere la macchina da presa che comunque non è mai fine a se stessa, ma è appunto usata per svelarci qualcosa.

"I try to be like Grace Kelly, but all her looks were too sad...
Hey, ma vaffanculo Mika! Triste ci sarai tu!"
Da applausi in tal senso è il finale della pellicola. Non mi riferisco alla parte thriller. Parlo dell’ultimissima scena, in cui non abbiamo una celebrazione del matrimonio come ci si potrebbe attendere da una pellicola hollywoodiana anni ’50. I due protagonisti stanno ancora insieme, lui ha smesso di essere ossessionato dalla vita degli altri e ha finalmente girato la sedia a rotelle dall’altra parte, mentre sembra che Grace Kelly abbia rinunciato ai suoi propositi nuziali, almeno per il momento, e si gode semplicemente il ruolo della fidanzata. La ragazza asseconda le passioni di James Stewart, mentre fa finta di leggere una guida avventurosa sull’Himalaya, e allo stesso tempo si dedica pure a se stessa, con la lettura della rivista di moda Bazaar. Una coppia di fatto che rende ancora più moderna una pellicola che porta (quasi) 60 anni benissimo.
Io ora credo di aver detto tutto quello che avevo da dire sul film. E voi, sempre qui? Che avete ancora da guardare?
(voto 8,5/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con tanto di minimal poster realizzato dal mio grafico di fiducia C(h)erotto.


giovedì 4 aprile 2013

FILM IN ARRIVO COME FULMINI, ANZI COME UN TUONO


Cominciano a scorgersi raggi di sole tra le nuvole in tempesta. Si sente un tuono tra i fulmini. Non parlo del tempo. Non solo del tempo. Dopo alcune settimane piuttosto deprimenti, approdano nei cinema italiani un paio di pellicole che potrebbero ravvivare il clima, reso ancora più triste e angosciante dagli spenti commenti del mio blogger rivale Mr. Jimmy Ford, anche noto come il Paolo Mereghetti del wrestling. Poi ovviamente non tutti i film in arrivo sono così fenomenali, tutt’altro, e non tutto è oro colato. A parte i miei preziosissimi conigli… volevo dire consigli.
Eccoli.

"Calmati Fordino, ora sei al sicuro lontano da quel bruto di Ford."
Come un tuono di Derek Cianfrance
Il consiglio di Cannibal: da vedere a tuono
Ryan Gosling ritorna sui grandi schermi dopo la grande annata vissuta nel 2011. Quest’anno dovremmo vederlo abbastanza, ma non fateci troppo l’abitudine che l’attore ha già annunciato un periodo sabbatico distante dal cinema. Oltre al Gosling, ci sono pure l’informissima Bradley Cooper, la grande Rose Byrne, Eva Mendes che m’ha convinto giusto in Holy Motors dove faceva giusto la bella statuina, più una soundtrack curata da Mike Patton dei Faith No More e la regia di Derek Cianfrance, già dietro l’interessante Blue Valentine. Quindi premesse più che buone, no?
Ford, se con i tuoi giudizi corri come un fulmine, ti schianti come un tuono contro l’immenso parere cannibale.
Il consiglio di Ford: le bottigliate di Ford colpiranno la testa del Cannibale con la potenza di un tuono.
Non ho ancora avuto modo di vedere Blue Valentine, ma il trailer di questo Come un tuono mi ha esaltato fin dalla prima visione, senza contare che il protagonista assoluto è uno degli idoli fordiani di nuova generazione, il buon Ryan Gosling che mette d'accordo ometti e donzelle così come un cowboy del mio stampo ed un pusillanime come Peppa Kid.
Dunque, per una volta, tutti d'accordo sull'idea di puntare su questo come titolo della settimana.

"Brindiamo al grande cinema e a Pensieri Cannibali. Che poi sono sinonimi..."
Hitchcock di Sacha Gervasi
Il consiglio di Cannibal: good evening
Film da non perdere per tutti gli amanti di Hitchcock e per tutti gli appassionati di cinema in generale. Ford, quindi tu te lo puoi anche perdere e guardarti il tuo Stallone.
Non si tratta di un capolavoro cinematografico, ma di una pellicola che riserva parecchi spunti interessanti e che ci porta dietro le quinte della lavorazione del capolavoro Psyco. Vi sembra poco?
Recensione cannibale coming soon, insieme a qualche altra recensioncina hitchcockiana. Pure queste da non perdere.
Il consiglio di Ford: una serata con Cannibale? Meglio dare la buonanotte e andarsene a dormire!
Film che ho nel cassetto da un po’ di tempo ma che, pur essendo un grande fan del Maestro, continuo a rimandare per il rischio di trovarmi di fronte uno di quei polpettoni in stile The iron lady che potranno emozionare le ladies in lavender come Katniss Kid ma che non fanno proprio per il sottoscritto. Può essere che decida di vederlo giusto per onor di recensione, ma le speranze che nutro sono decisamente pochine.

Un altro tranquillo weekend a casa Ford.
Jimmy Bobo - Bullet to the Head di Walter Hill
Il consiglio di Cannibal: Jimmy Ford - Bullet to his head
Walter Hill è il regista dei grandi Guerrieri della notte. Quel film risale però al 1979 e negli ultimi anni il Hill non ha certo combinato cose grandiose… Questo Jimmy Bobo, già rivelatosi un mega floppone negli USA, a segno dell’ormai evidente declino degli action heroes anni ’80 tanto amati da Ford e tanto odiati da me, non si preannuncia certo come un ritorno alla grande. Già dal pessimo trailer, che sembra lo spot riuscito male di un videogame picchiaduro, Stallone appare ormai fuori tempo massimo per fare ancora queste parti d’azione. Jimmy Bobo dovrebbe allora seguire l’esempio di Jimmy Ford e ritirarsi a vita privata.
Il consiglio di Ford: Sly, spara un bullet in quella head vuota del Cannibale!
Filmone trash, tamarro ed action della settimana, del mese e forse addirittura del primo semestre 2013: Sly, sempre in grande spolvero e fior fior di botulino, affiancato da Jason Momoa - il Drogo di Game of thrones - porta sullo schermo un action old school come ormai tutti si sono dimenticati di girare, degno della grande tradizione di un mito come Walter Hill.
Non date ascolto ai fighettini senza spina dorsale come il mio antagonista, e correte a godervelo dall'inizio alla fine con birra e rutto liberissimo.

"Le rosse trecce gli occhi azzurri e poi..."
"Hey, ferma. Ma è le bionde trecce."
"Oh cioè, ma ke ne so? Io cioè conosco solo le kanzoni di Kekko dei Modà."
Bianca come il latte, rossa come il sangue di Giacomo Campiotti
Il consiglio di Cannibal: rosso come il sangue di Ford che scorre mentre mi bevo un latte bianco
Tratto dall’omonimo romanzo di Cristina Alessandro D’Avenia, un best seller cult tra i bimbiminkia, e con la colonna sonora firmata dal gruppo preferito di Ford, i Modà, questo filmetto potrebbe subire un massacro cannibale di quelli che non si vedevano dai tempi dell’ultima recensione di una “pellicola” di Moccia.
Lì sì che scorrerà del rosso come il sangue. E a leggerla il regista insieme a D’Avenia rimarranno bianchi come cadaveri.
Il consiglio di Ford: bianco come il Coniglione sempre chiuso nella sua cameretta, rosso come il sangue che sgorgherà dalla sua testolina una volta presa di mira dalle bottigliate del sottoscritto.
A parte il fatto che questo rischia di essere uno dei film peggiori non solo dell'anno, ma del decennio, credo non potrei decidere di vederlo di mia spontanea volontà neppure se Peppa Kid decidesse di cedermi tutti i suoi risparmi, la casa a Casale e anche quella al mare, e prodigarsi per mantenermi a vita con un mensile di un certo livello.
Beh, forse in questo caso potrei anche farci un pensierino.

"Resisti Zarafa, se il Cucciolo Eroico e l'animalesco Ford non sono più in uno zoo,
prima o poi libereranno anche te..."
Le avventure di Zarafa - Giraffa giramondo di Rémi Bezançon e Jean-Christophe Lie
Il consiglio di Cannibal: potete girare tutto il mondo, piuttosto che guardare questo film
Ho come l’impressione che il cinema francese stia continuando a sfornare ottimi film, ma in Italia i nostri mitici distributori preferiscono importare robette una dietro l’altra. Dopo il Marsupilami di settimana scorsa, ecco per la gioia di Ford & Son una nuova bambinata clamorosa. Una roba che io mi risparmio tranquillamente, anche perché se cose come Bianca come il latte meritano di essere massacrate, questo film mi sembra invece troppo innocuo per suscitare reazioni furibonde. Un po’ come il troppo pacifico e spento Ford degli ultimi tempi…
Il consiglio di Ford: giro tutto il mondo, ma a Casale proprio non ci metto piede. Se non per picchiare un po’ il mio rivale.
Proprio la scorsa settimana con il terrificante Marsupilami pensavo che il Cinema francese, tanto osannato la scorsa stagione, stesse mostrando il fianco ai pessimi distributori italiani toccando il fondo almeno per quello che riguarda gli ultimi mesi, quand'ecco sopraggiungere questo Le avventure di Zarafa, che promette di avere un hype anche più basso di Bianca come il latte, rossa come il sangue. Fate voi.

"Coraggio uccellino, presto o tardi libererò anche te.
E ti infilerò dentro una padella uah ah ah!"
Sodoma - L’altra faccia di Gomorra di Vincenzo Pirozzi
Il consiglio di Cannibal: Ford - L’altra faccia di Saviano
Un Gomorra comico?
Cos’è, un pesce d’aprile in ritardo o l’hanno girato veramente?
L’ha realizzato Ford per prendere per i fondelli il suo acerrimo nemico (forse più di me) Saviano, in questi giorni in uscita con il suo nuovo libro che il mio blogger rivale ha già prenotato in libreria?
Dal trailer sembra proprio una roba da ammazzarsi. E non dalle risate.
Il consiglio di Ford: l'altra faccia del buon Cinema, Pensieri cannibali.
Con tutta l'antipatia che provo per Saviano, devo dire che una roba ridicola - e non nel senso buono - come questa rischia di fare solo male al nostro Cinema - semmai ne fosse rimasta traccia - e a qualsiasi sventurato decida di cimentarsi nella visione.
Pensate, non la consiglierei neppure al mio rivale, che è dire tutto.

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