Visualizzazione post con etichetta hugh jackman. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta hugh jackman. Mostra tutti i post

lunedì 9 aprile 2018

The Greatest Showman - Non è un'altra stupida recensione musical, o forse sì?





The Greatest Showman
Regia: Michael Gracey
Cast: Hugh Jackman, Michelle Williams, Zac Efron, Zendaya, Rebecca Ferguson, Keala Settle, Paul Sparks


Hugh Jackman
Oh, no! Oggi su Pensieri Cannibali si parla del nostro film, The Greatest Showman, un musical. Questo significa che...



Michelle Williams
...proprio così: Cannibal Kid si metterà a cantare. È inevitabile. Quello è quasi più insopportabile del cantante dei Modà. E forse persino di te. Ancora mi ricordo la noia che ho provato vedendoti, e sentendoti, in Les Misérables.

lunedì 3 luglio 2017

Pretty Little Logans – Piccole Wolverine crescono






Logan – The Wolverine
Regia: James Mangold
Cast: Hugh Jackman, Dafne Keen, Patrick Stewart, Boyd Holbrook, Stephen Merchant, Elizabeth Rodriguez, Eriq La Salle


Lei è solo una piccola bimbetta innocente.

giovedì 2 marzo 2017

Vi presento i film della settimana





Vi presento Toni Erdmann e pure gli altri film in uscita nelle sale cinematografiche in questa settimana post-Oscar.
Purtroppo, oltre a me, ve le presenta anche il co-conduttore di questa rubrica, ovvero Mr. James Ford.


Logan – The Wolverine
"Questo l'ho trovato in casa di Ford.
Nella cameretta di Cannibal Kid invece ho trovato solo dei gran Playboy."

domenica 3 gennaio 2016

I peggio film 2015





Fare le classifiche dedicate al meglio è bello, ma c'è qualcosa di meglio ancora: le liste del peggio. Quelle in cui scatenare tutta la propria cattiveria, che nel mio caso è parecchia.
Ecco i film magari non peggiori in senso assoluto, quanto i più odiati nel corso degli ultimi 12 mesi qui su Pensieri Cannibali. Un'occasione anche per attirare dell'odio nei miei confronti, andando a toccare delle pellicole che da altre parti sono state amate, a volte anche parecchio.

Partiamo con la Flop 10 e poi spazio a una serie di poco ambiti premi assortiti.
Chi sarà il successore di The Counselor - Il procuratore, il peggiore del 2014?

Flop 10 - I peggiori film del 2015 secondo Pensieri Cannibali


lunedì 20 aprile 2015

TUTTI AI MARI, TUTTI AI MARI, A MOSTRA' I CHAPPIE CHIARI





Humandroid
(USA, Sud Africa, Messico 2015)
Titolo originale: Chappie
Regia: Dennis Bergkamp Neill Blomkamp
Sceneggiatura: Neill Blomkamp, Terri Tatchell
Cast: Dev Patel, Hugh Jackman, Sharlto Copley (voce originale di Chappie), Yo-Landi Visser, Ninja, Jose Pablo Cantillo, Sigourney Weaver, Anderson Cooper
Genere: robotico
Se ti piace guarda anche: RoboCop, Io, Robot, Corto circuito, A.I. - Intelligenza artificiale

Diamo il benvenuto alla prima forza di polizia robotica del mondo.”
La prima?
Gente, ma l'avete mai visto RoboCop? L'ho guardato persino io Kiddie che sono un robot appena nato. Il mio Creatore, Cannibal Kid, mi ha messo di fronte al televisore e mi ha dato un sacco di DVD da vedere. Tutti i film o quasi mai prodotti sul tema dei robot. Dice che servirà a Kiddie come addestramento per diventare un robot gangster. Sarà, ma a Kiddie hanno solo fatto venire il desiderio di diventare un blogger cinematografico. Se ce l'ha fatta il mio Creatore, dotato di un'intelligenza inferiore, ce la può fare anche Kiddie. Un sacco di questi film poi fanno schifo e mi hanno quindi fatto venire una gran voglia di stroncarli come si deve. L'altro giorno ad esempio ho visto Automata. Ma i robot lì chi sono? Vi prego, ditemi che sono Antonio Banderas e Melanie Griffith. Mai visto due tipi tanto robotici. Molto più di me.

venerdì 5 settembre 2014

XXX-WOMEN – SELFIE DI UN FUTURO PASSATO





X-Men - Giorni di un futuro passato
(USA, UK 2014)
Titolo originale: X-Men: Days of Future Past
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Simon Kinberg
Cast: Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Peter Dinklage, Nicholas Hoult, Ellen Page, Evan Peters, Ian McKellen, Patrick Stewart, Josh Helman, Halle Berry, Anna Paquin, Famke Janssen, Shawn Ashmore, Lucas Till, James Marsden, Booboo Stewart
Genere: mutande mutante
Se ti piace guarda anche: gli altri film sugli X-Men

Nel 2023 il mondo è avvolto dalle tenebre, dilaniato da una guerra senza fine tra due fazioni opposte.
Il motivo del conflitto?
Tutto è cominciato il primo settembre 2014, quando un hacker ha pubblicato in rete gli scatti osé e senza veli di varie attrici, cantanti e celebrità come Ariana Grande (1 metro e 50 cm di sesso concentrato), Kate Upton (che roba esagerata!), Kirsten Dunst (non certo nuova a mostrarsi come mammà l’ha fatta), Teresa Palmer (stesso discorso di Kirsten) e soprattutto lei, Jennifer Lawrence.

"Volete vedere le foto in cui sono nuda?
Perché, davvero non le avete ancora viste?

La causa scatenante della guerra è stata lei, Jennifer Lawrence, l’interprete di film come Hunger Games, Il lato positivo, Un gelido inverno e X-Men - Giorni di un futuro passato. Quest’ultimo è un prodotto di intrattenimento supereroico decente, che parte dall'ottimo spunto iniziale di usare i viaggi nel tempo alla Ritorno al futuro per poi spegnersi poco a poco, cercando di infilare in mezzo a combattimenti ed effetti speciali vari anche un poco convincente discorso socio-politico-storico. Una pellicola guardicchiabile ma in fin dei conti senza senso: cioè, prendi Jennifer Lawrence e le dai la parte della mutante mutaforme, cosa che significa che nelle sue splendide sembianze comparirà per appena pochi minuti delle eccessive due ore e passa di durata, mentre per il resto del tempo è conciata come una na’vi di Avatar?
Ciò non ha alcuna spiegazione!

"Volevate uno scatto di me nuda?
Vi piace, questo?"

Una volta postate online le foto di Jennifer Lawrence, la mutante in mutande, c’è stato un periodo di grande calma in cui tutti gli uomini del mondo si sono chiusi in bagno attrezzati di smart phone, iPhone, iPad e portatili vari per “studiare” per bene tali scatti. Una volta terminato questo periodo di pace, il mondo si è diviso in due categorie.
Da una parte quelli che difendevano il diritto alla privacy della divina Jennifer Lawrence e si opponevano alla divulgazione delle sue foto intime, sebbene fossero i primi ad averle consultate a dovere. Più e più volte.
Dall’altra parte c’erano quelli che osannavano l’hacker che ha trafugato e rese pubbliche tali immagini.
Le due posizioni sono tutt’oggi inconciliabili e la guerra tra le due parti prosegue senza sosta. Per cercare di fermare il conflitto, un gruppo di esperti in immagini erotiche chiamati XXX-Men ha trovato una soluzione. Mandare qualcuno indietro nel tempo, nel momento in cui Jennifer Lawrence ha scattato i suoi primi sexy selfie e li ha sbadatamente caricati in rete, in modo da impedire così l’inizio della battaglia.
Per prima cosa, è stato fatto un tentativo con Marty McFly, spedito a bordo della sua DeLorean, ma non ha mai più fatto ritorno, nessuno sa il perché, e la missione è stata considerata un fallimento. Si è provato allora a mandare un certo Donnie Darko nel passato, solo che nemmeno lui ha mai fatto ritorno nel presente, cioè nel futuro, ovvero il 2023, e così la guerra è proseguita.
A questo punto, l’unica speranza che restava per l’umanità era fare un terzo tentativo, spedendo nel passato Wolverine, l’unico oltre a Marty McFly e Donnie Darko a poter reggere un viaggio nel tempo, considerata la capacità del suo cervello di rigenerarsi anche dopo uno stress simile.
Quello che molti scienziati si sono chiesti a questo punto è stato: “Ma perché, Wolverine ha un cervello?”.
Qualunque fosse la risposta a questo dubbio amletico, Wolverine sembrava in ogni caso quello giusto da spedire nel 2014 per fermare Jennifer Lawrence e, già che c’era, per scoprire cosa fosse successo a McFly e Darko.

Mandato indietro nel 2014, giusto per fare il figo e perdere del tempo anziché concentrarsi sulla sua missione, Wolverine si è svegliato a letto con una tipa, quindi ha fatto a botte con degli scagnozzi che gli stavano alle calcagna, quindi ha fatto una rimpatriata con i suoi vecchi amici degli XXX-Men e poi, solo una volta che si era stufato di fare tutto queste cose che entusiasmeranno i fan dei film fumettistici e meno gli altri, si è ricordato il motivo per cui l’avevano mandato a quel tempo. Doveva trovare Jennifer Lawrence. Sì, ma come fare?

"Hey tu, sai dove si nasconde Jennifer Lawrence? Non riesco a trovarla."
"Hai provato a casa sua, Wolverine?"
"Uh, no. Ottima idea, non mi sarebbe mai venuta in mente."

Per trovare una celebrità nell’anno 2014, bastava andare sul sito di gossip TMZ che segnalava la posizione di tutti i VIPs in tempo reale e il gioco era fatto.
Dov’era Jennifer Lawrence?

"Dimmi dov'è Jennifer Lawrence se no ti infilzo!"
"E' a casa sua! Come dobbiamo dirtelo?"
"Ah già."

La bella attrice se ne stava nella sua casetta a Los Angeles a farsi degli autoscatti provocanti da mandare a Chris Martin dei Coldplay, il quale ai tempi aveva appena rotto con Gwyneth Paltrow.
Chris Martin???
La Lawrence poteva farsi qualunque uomo, donna, animale, XXX-Man o XXX-Woman sulla faccia della Terra e aveva deciso di farsi Chris Martin, il cantante più lagnoso di quell’epoca?
Certe cose non hanno davvero una spiegazione. Ciò che invece si poteva spiegare era il mistero relativo a Marty McFly e Donnie Darko. Quei due se ne stavano alla finestra dell’appartamento di Jennifer Lawrence e sbavavano alla visione di lei che si faceva le foto mezza nuda. Ecco perché non erano mai tornati. Non erano riusciti a fermarla e se ne stavano lì impalati ad ammirarla.
Wolverine però doveva essere più forte di loro. Doveva andare lì, prenderle il suo cellulare e buttarlo. Gettare via quelle preziose, splendide foto per sempre.
Ce l’ha fatta?

Vi posso dire che no, non c’è riuscito. Nel 2023 la guerra sta ancora andando avanti e la nuova idea che è venuta agli XXX-Men per fermare Jennifer Lawrence e per salvare così l’umanità dal baratro è rispedire indietro nel tempo una donna. Soltanto una donna potrebbe riuscire a restare immune al fascino di Jennifer Lawrence nuda e portare a termine la missione con successo. La candidata più accreditata al momento pare essere Ellen Page
Ehm. XXX-Men, per un compito del genere siete sicuri sia proprio lei la scelta più saggia?
(voto 6-/10)

venerdì 15 novembre 2013

PRISONERS, PRIGIONIERI E PRIGIONOGGI




Prisoners
(USA 2013)
Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura: Aaron Guzikowski
Cast: Jake Gyllenhaal, Hugh Jackman, Maria Bello, Terrence Howard, Viola Davis, Paul Dano, Melissa Leo, Dylan Minnette, Zoe Borde, Erin Gerasimovich, Kyla Drew Simmons, Wayne Duvall, David Dastmalchian
Genere: labirintico
Se ti piace guarda anche: A History of Violence, Mystic River, Amabili resti, The Village, The Killing, Broadchurch

Prisoners, prigionieri, non lo siamo forse un po’ tutti?
Prigionieri delle convenzioni sociali. Prigionieri dello Stato. Prigionieri di Equitalia (evvai di populismo!). Prigionieri nel rapporto con gli altri. Prigionieri di quello che le persone si aspettano da noi. Prigionieri del personaggio che ci siamo creati. Chi può dire di essere davvero libero?
Io ad esempio mi ritrovo quasi costretto moralmente a scrivere stupidaggini e cacchiate, perché è questo a cui il personaggio Cannibal Kid ha ormai abituato il suo (esiguo) pubblico. Ma adesso basta. Oggi cercherò di scrivere una recensione seria. Forse.

ATTENZIONE: C’E’ QUALCHE SPOILER QUA E LA’. NIENTE DI CLAMOROSO, MA QUALCHE SPOILERINO POTRESTE BECCARVELO, QUINDI SE NON AVETE ANCORA VISTO IL FILM OCIO!


Come detto, chi più, chi meno siamo tutti prigionieri. Tra i “chi più” ci sono i personaggi di Prisoners. Da un film con un titolo del genere, cos’altro vi aspettavate?
Nei sobborghi di una cittadina della Pennsylvania, la tipica cittadina inquietante americana, due tipiche famiglie americane, una black e una white, passano insieme il Giorno del Ringraziamento, la festa americana più americana che ci sia. La giornata passa in maniera piacevole e tranquilla e molto americana, i grandi stanno tra grandi a fare cose da grandi, i piccoli stanno tra piccoli a fare cose da piccoli. Tipo sparire nel nulla. Solo che non è nascondino. Passano le ore, viene sera e le due bambinette delle due famiglie non si trovano più. Dove sono finite? Voi le avete viste? Io no. Chi potrebbe saperne qualcosa è il tizio che stava sul furgone parcheggiato nella via dove le bimbe sono sparite. Forse.

Parte così quello che può sembrare un thriller tradizionale e in parte lo è. Un thriller tradizionale di quelli che così bene, ah, non ne facevano da quando ero anch’io piccolo come le bimbette scomparse. Tipo da Il silenzio degli innocenti del 1991. In tv qualcosa di non troppo distante per storia e qualità di recente lo si è pure visto, come The Killing e Broadchurch, al cinema non tanto.
Prisoners comunque è anche qualcos’altro. È un thriller-politico un po’ come The Village di M. Night Shyamalan era un horror-politico. Sì, proprio quel M. Night Shymalan, quello di porcherie come L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth, però prima che si bevesse completamente il cervello. Perché dico questo? Perché si può tentare una lettura politica, riguardo a ciò che succede in Prisoners.

IT’S LETTURA POLITICA TIME
Il personaggio di Hugh Jackman, il padre della bambina bianca scomparsa, è l’America post 11 settembre della Guerra al terrore. Quella che tortura i propri nemici per avere le info che vuole. Quella che fa di tutto, non importa quanto ciò trasformi il torturatore in un mostro alla pari se non peggiore dei terroristi che combatte. In due parole: Jack Bauer. In tre parole: George W. Bush.
Il personaggio di Terrence Howard, il padre della bambina di colore scomparsa, è invece l’America del post Guerra al terrore. È l’America che non si sporca in prima persona le mani con il sangue, non ufficialmente, però non è nemmeno contraria a usare qualunque – QUALUNQUE – mezzo pur di ottenere ciò che vuole. Quella che non usa violenza, ma nemmeno ci prova a fermarla. Si limita a guardare dall’altra parte. Nel comportamento di Terrence Howard e della moglie Viola Davis possiamo vedere un riflesso degli Stati Uniti di oggi, gli Stati Uniti di Barack Obama.
E noi?
Dove sta l’Europa?
Maria Bello è l’Europa. Maria Bello, la moglie di Hugh Jackman, che si imbottisce di sonniferi e psicofarmaci e preferisce non sapere quello che il marito sta facendo.
Raccontato così, Prisoners potrebbe apparire un film anti-americano. Quello del regista canadese Denis Villeneuve potrebbe sembrare un atto d’accusa nei confronti degli Stati Uniti e invece…
Invece è una pellicola che preferisce non dare una morale. Non imprigiona lo spettatore a un pensiero unico. Chi guarda può farsi la propria idea. In fondo questo è solo un thriller, o no?
IT’S THE END OF THE LETTURA POLITICA TIME AS WE KNOW IT (AND I FEEL FINE)

"No, non è di mia foglia. E' mio. Chi lo dice che sono troppo grande per giocare con i pupazzi?"

A livello politico il film consente varie chiavi di lettura, questa è solo la mia personale, ognuno può trovare la propria. C’è chi può vederci dentro una condanna o al contrario una giustificazione di quanto fatto dagli americani a Guantanamo e non solo a Guantanamo (si veda Zero Dark Thirty) per ottenere le informazioni dai terroristi, e c’è anche chi può vedere la lettura politica come una forzatura e godersi semplicemente il film, che è un thrilerazzo della Madonna. Due ore e mezzo di tensione costante, che non scende fino alla fine. Di recente mi era capitato di rado di rimanere prigioniero di una pellicola con un livello di coinvolgimento simile. Anche nei bei film, può capitare un calo per un paio di minuti. Qui manco per un istante. Erano mesi che non mi capitava qualcosa del genere, ma che dico mesi? dico giorni. Anche un altro film nel passato recente mi ha coinvolto (quasi) allo stesso modo di Prisoners, ma ne parlerò a breve.

Il regista Denis Villeneuve ha un super potere: quello di schiantarti dentro i suoi film. Era capitato con il raggelante Polytechnique, era ricapitato con lo splendido La donna che canta, è riricapitato ora con Prisoners. Merito del canadese, che evita virtuosismi ma dirige con una precisione pazzesca. Detto così, potrebbe apparire uno stile freddo, in realtà Villeneuve fa sentire vicini ai suoi personaggi come pochi altri registi contemporanei. C’è una scena in particolare, quella in cui Hugh Jackman riconosce il calzino con il coniglietto della figlia, che mi ha messo i brividi. E io che ho i brividi per una scena con Hugh Jackman è una cosa mai successa. MAI.

"Donna invisibile, m'è appena sparita la figlia. Scusa neh, ma non ho tempo per venire a giocare a nascondino con te.

Se Wolverine è alla sua migliore interpretazione in assoluto, che dire di Jake Gyllenhaal, qui il detective che cerca di risolvere il mistero della sparizione delle due bimbe?
Jake Gyllenhaal, che attore straordinario! Il suo personaggio, oltre a un taglio di capelli scalato di quelli alla Rihanna/Miley Cyrus/Skrillex che vanno tanto tra i ggiovani d’oggi, ha un tic agli occhi pauroso. Non so se la cosa era presente in sceneggiatura, oppure è una particolarità che ha voluto aggiungere lui al personaggio, però recitare così è un rischio. Rischi di fare la figura dello scemo e sputtanare il film, invece Gyllenhaal è riuscito così a farci avvicinare ancora di più al suo detective. Il suo è un personaggio all’apparenza “neutro”, non troppo distante da quello di Jessica Chastain in Zero Dark Thirty; di entrambi sappiamo pochissimo, non vivono travolgenti storie d’amore, non li vediamo con la famiglia o con gli amici o altro. Nessuna nota personale. Li vediamo impegnati solo nella loro ossessiva caccia all’uomo, eppure tutti e due, grazie alle performance larger than life dei loro interpreti, sono dei personaggi vivissimi e umani come non capita spesso di vedere, non nei thrilleroni americani, se non altro.
Altra strepitosa prova è poi quella di un’irriconoscibile Melissa Leo, ma attenzione anche al volto nuovo David Dastmalchian e nota di merito pure per Paul Dano, alle prese con un personaggio super sfigato, persino più dei suoi soliti, in cui si trova parecchio a suo agio. Sarà un caso?


"Oh, ma che è? Rompermi il deretDano è diventato il nuovo sport nazionale americano?"
"Hey Donnie, lasciami. Non sono Paul Dano!"
"Ah ok scusami, ti avevo scambiato per lui..."

In tutto questo ben di Dio registico e recitativo il punto di forza assoluto è però un altro ancora. E non mi riferisco nemmeno alla splendida colonna sonora da brividi composta dall’islandese Jóhann Jóhannsson, impreziosita da “CODEX”, una chicca dei Radiohead, già usati dal regista pure in La donna che canta, dove “You and Whose Army?” era un po’ il tema sonoro che accompagnava la pellicola. Villeneuve possiamo quindi considerarlo a tutti gli effetti un fan delle teste di radio ed è una ragione in più per amarlo.
La vera arma di distruzione di massa messa in campo da Prisoners a cui mi riferisco è la sua fenomenale sceneggiatura, firmata dal quasi esordiente Aaron Guzikowski. Una sceneggiatura non tratta da romanzi, graphic novel, seghe fantasy, giochi da tavolo o altro. Una sceneggiatura originale, finalmente. La storia come detto non è nuova, il mistero della sparizione di ragazzine è una situazione in cui il genere thriller ha sempre giocato e continua a farlo, però è raccontata con la giusta dose di personalità, con un sacco di riferimenti come visto alla politica ma anche alla religione. È una sceneggiatura costruita in maniera perfetta, impeccabile, stratosferica, che Villeneuve è riuscito a trasformare in una pellicola incentrata sul simbolismo, tra labirinti, serpenti, effigi cristiane, un Jake Gyllenhaal che non parla con dei coniglioni ma è comunque parecchio ossessionato e un Hugh Jackman che non tira fuori gli artigli dalle mani ma riesce a fare di peggio.
Prisoners è un film che sa spiazzare, senza sparare fuori colpi di scena assurdi o improbabili, ma che colpisce solo con colpi (di scena e allo stomaco) ben assestati. Un film su cosa significa restare prigionieri che ti fa suo prigioniero per 2 ore e mezza senza mai darti alcuna certezza, lasciandoti in costante tensione e restandoti incollato dentro pure al termine. Un film che mostra cosa significa avere Fede, non solo da un punto di vista religioso, e soprattutto cosa significa perderla. Un film che fa finalmente fa riacquistare la Fede nel thrillerone americano.

IT’S LABIRINTO TIME
Per scoprire il voto cannibale a questo film, dovete risolvere il seguente labirinto.


Okay, potete scoprirlo anche senza risolverlo, ma sappiate che state barando.



domenica 28 luglio 2013

SCOOP: SCARLETT JOHANSSON VESTITA!


Scoop
(UK, USA 2006)
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Cast: Scarlett Johansson, Hugh Jackman, Woody Allen, Ian McShane, Romola Garai, Anthony Head
Genere: commedia d’altri tempi
Se ti piace guarda anche: Abbasso l’amore - Down With Love, Sogni e delitti

Scoop in esclusiva mondiale per Pensieri Cannibali. Ecco le immagini di Scarlett Johansson vestita!
Sì, avete capito bene: completamente vestita, per la prima volta nella storia!

Uno scatto scandaloso di Scarlett Johansson con il costume INDOSSO.

"Immagini di me vestita? Fate qualcosa, fermatele!"

Pensieri Cannibali pubblica questi scatti scandalosi, nonostante gli avvocati dell’attrice si siano già attivati per intentarci causa. Ma noi non ci facciamo intimorire e ve li proponiamo comunque.
Le immagini risalgono al 2006 e sono relative alla pellicola Scoop. Si tratta del secondo capitolo della trilogia londinese di Woody Allen, dopo il sopravvalutato Match Point e prima del sottovalutato Sogni e delitti. A differenza di questi altri due, Scoop si evidenzia per una maggiore leggerezza, tipicamente alleniana, laddove gli altri due si prendono troppo sul serio, soprattutto il primo.
Scoop fa anche parte di un’altra trilogia di Woody Allen: quella scarlettjohanssoniana. Il regista newyorkese s’era infatti preso una bella e comprensibilissima sbandata per la giovane bionda, cui ha affidato ruoli di primo piano anche nel già citato Match Point e poi nel successivo muy caliente Vicky Cristina Barcelona. E Vicky Cristina Barcelona potremmo considerarlo il primo componente di un’altra trilogia alleniana, quella dedicata alle capitali europee Londra esclusa e composta anche dall’ottimo Midnight in Paris e dal teribbile To Rome with Love.
E a proposito di trilogie, visto che ormai ci siamo fissati, Scoop è incentrato su un triangolo di protagonisti. Non un triangolo sentimentale, giacché Woody Allen “lascia” Scarlett tutta a Hugh Jackman e Hugh Jackman non si fa pregare due volte e se la scoopa.

"Ma come, Scarlett, una volta che giro un film con te e tu manco ti spogli?"
"Ah ah, sei proprio sfigato, Wulverine."

Cari amici di Pensieri Cannibali - Novella 2000 Edition, al di là di triangoli e trilogie, Scoop è un film che vi consigliamo caldamente. Non si tratta di niente di mai visto, non presenta grosse sorprese, non sarà uno dei vertici del cinema di Allen, non rimarrà impresso nella memoria per sempre, eppure è una visione gradevolissima. Merito di una Scarlett Johansson straripante nella parte dell’aspirante giornalista, splendida anche con l’apparecchio per i denti casalingo, e a suo agio con i tempi comici di Woody. Merito naturalmente pure di Woody, che come sceneggiatore ha tirato fuori una comedy sottilmente gialla che sembra uscita dagli anni ‘50/’60 e come attore è molto divertente e oserei dire quasi splendido nei panni del mago Splendini. Meno merito va invece a Hugh Jackman, che continua a starmi indigesto e che appare parecchio fuori parte nei panni dell’aristocratico sospettato di essere un serial killer. Forse perché Wolverine è poco credibile sia come aristocratico che come serial killer e più in generale come attore.
Nonostante la fastidiosa presenza di Hugh Jackman, per il resto tutto procede per il meglio. Scorrevole, piacevole, leggermente frizzante. Un’ora e mezza di raffinato intrattenimento alleniano.
E poi, un incredibile scoop: Scarlett Johansson appare per tutto il film vestita. Vedere per credere.
(voto 7-/10)

"Pensieri Cannibali ha fatto proprio uno scoop, Scarlett: le tue foto da vestita stanno scandalizzando il mondo intero."



domenica 26 maggio 2013

AUSTRALIA DI BAZ LUHRMANN, IO RECENSIRE COSI’




Australia
(Australia, USA, UK 2008)
Regia: Baz Luhrmann
Sceneggiatura: Stuart Beattie, Baz Luhrmann, Ronald Harwood, Richard Flanagan
Cast: Nicole Kidman, Hugh Jackman, Brandon Walters, David Wenham, Ben Mendelsohn, David Gulpilil
Genere: aborigeno
Se ti piace guarda anche: Via col vento, Moulin Rouge!, Il mago di Oz, Ritorno a Cold Mountain

Non essere piaciuto me molto Australia. Io australiano aborigeno e io essere offeso da questo film. Noi no parlare come bambino della pellicola. Noi parlare peggio.
No piaciuto me, però due cose rimaste me in testa dopo visione. Numero uno: Mrs. Boss o anche Missus Boss. Dopo vedere film, io gridare: “Missus Boss! Missus Boss!” come cretino per due ore almeno.
Perché Missus Boss, Missus Boss?
Perché così bambino del film chiamare Nicole Kidman. Perché essere donna boss. Una che sapere fare valere sue ragioni. Io no vedere mai donna così prima. Come dire noi da parti nostre: avere le palle, quella bianca. Anche se da parti nostre noi chiamare Nicole Kidman no solo Missus Boss ma anche: “Bella fregna!”, non so da vostre parti come essere costume.
Numero due delle cose rimaste me in testa dopo film: “Somewhere Over the Rainbow”. Io no sapere significato parole canzone, ma io cantare per giorni e giorni. Prima cantare solo canzoni One Direction, ora cantare: “Somewhere Over the Rainbow”. Io migliorare. Tra poco magari ascoltare anche Radiohead.
A proposito dei Radiohead, loro cantare canzone su titoli di coda di Romeo + Giulietta. Io amare molto quel film. Io romanticone? Forse, ma io amare amore tragico di Romeo + Juliet, no amare amore ruffiano e stucchevole di Australia tra Missus Boss bella fregna Nicole Kidman e muscoloso stalliere stallone mandriano Hugh Wolverine Jackman. Io sapere cosa significare stucchevole. Mica ignorante, io. Io no parlare bene vostra lingua strana per non dire lingua demmerda, così dire a Roma, ao’? Però io no ignorante. Australia essere troppo sdolcinato. Missus Boss e Wolverine tutti e due vedovi all’inizio litigare e poi dopo trombare? Oh, come essere prevedibile.
E poi 3 ore di film? Voi bianchi noiosi. Voi tirare le cose troppo per le lunghe. Da noi fare film di 5 o 10 minuti massimo, perché noi no avere soldi per fare film lunghi. E perché noi annoiare con film lunghi. Voi no? Voi sprecare tempo. Ricchi bianchi maledetti.

"I paragoni con Via col vento? Francamente me ne infischio."
Voi ora contagiare me. Io parlare a vanvera come voi. Io perdere filo di discorso. Io prima parlare di Romeo + Giulietta. Io amare molto quel film. Io avere già detto? Se dopo Australia io gridare: “Missus Boss! Missus Boss!”, dopo Romeo + Giulietta io gridare: “Ulieeeeta!”. Io amare molto anche film dopo di Baz Luhrmann, Moulin Rouge! Io cantare e ballare molto con quel film. E Missus Boss Missus Boss lì ancora più fregna. Dopo quel film, io no volere gridare. Io volere fare amore con Satine fino a prime luci dell’alba.
Io amare molto cinema di Baz Luhrmann, persino Ballroom - Gara di ballo, e io già comprare biglietti per Il grande Gatsby in 3D, anche no sapere manco cosa essere 3D, ma io no amare molto Australia. Australia è lungo, noioso, mettere dentro troppi temi: amore, Seconda Guerra Mondiale, dramma di noi bimbi mezzi bianchi e mezzi neri, noi generazione rubata. Troppa roba. Troppa. E i personaggi essere stereotipati più di mio modo di parlare qui. Io sì, sapere anche cosa volere dire stereotipati. E no avere a che fare con stereo. Io sapere. Io no ignorante anche se sembrare parlare come ignorante vostra buffa lingua complicata. Missus Boss, il mandriano, il bimbetto, il cattivone… Quanto essere stereotipati. E poi situazioni troppo alla Via col vento, troppo da pellicola fuori dal tempo, troppo melò, persino per il cinema melò di Baz Luhrmann. Io no piacere Australia. Io però tenere me in testa e per sempre me in cuore due cose del film: “Somewhere Over the Rainbow” e Missus Boss! Missus Boss!
(voto 5,5/10)

"Noi no parlare così, stupido Cannibale. Nostro Dio maledire te!"

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con tanto di minimal poster aborigeno creato da C(h)erotto.




lunedì 4 febbraio 2013

LES MISERABLES, MISERABILI NOI SPETTATOOORIIIII

Les Misérables
(UK 2012)
Regia: Tom Hooper
Tratto dal musical: Les Misérables di Claude-Michel Schönberg (musiche) e Alain Boublil (testi)
A sua volta tratto dal romanzo: I miserabili (Les Misérables) di Victor Hugo
Cast: Hugh Jackman, Anne Hathaway, Russell Crowe, Sacha Baron Cohen, Helena Bonham Carter, Eddie Redmayne, Amanda Seyfried, Aaron Tveit, Samantha Barks, Daniel Huttlestone, Isabelle Allen
Genere: canta tu
Se ti piace guarda anche: Rent, Nine, Sweeney Todd, Moulin Rouge!

Mi ha sempre fatto ridere questa espressione: I dreamed a dream. Ho sognato un sogno. E per forza, cosa dovevi fare? Incubare un incubo?
Comunque, “I Dreamed a Dream” è il brano più celebre e identificativo di Les Misérables, romanzo di Victor Hugo trasformato in uno dei musical di maggior successo nella storia di Broadway a partire dagli anni ’80, quando era al top della popolarità (non a caso viene spesso citato nel romanzo di Bret Easton Ellis American Psycho). Adesso è finalmente (finalmente?) diventato anche una pellicola cinematografica.

I dreamed a dream. Ho sognato un sogno. Nel sogno, non guardavo questo film ed ero più felice. Avrei potuto impiegare molto ma molto meglio le 2ore e 40minuti della durata del musical. Non so, ad esempio avrei potuto cominciare a giocare a Ruzzle, il gioco di parole che fino a qualche giorno fa non avevo mai sentito nominare e di cui adesso invece tutti parlano. Ovunque. Su Facebook, sui blog, per strada. Sembra di essere finiti nell’alba dei giocatori di Ruzzle viventi. C’è gente al volante che non guarda la strada per giocarci. Ne hanno parlato persino al TG5! A quel TG5 dove di solito la cosa più nuova di cui discutono è il nuovo disco di un nuovo artista emergente, un certo nuovo Vasco Rossi.

I dreamed a dream, dicevo. “I Dreamed a Dream” è un brano di sicuro impatto, non lascia indifferenti. È riuscito persino a trasformare Susan Boyle, e ho detto Susan Boyle, in una superstar mondiale, e ho detto superstar mondiale.



Figuriamoci allora se Anne Hathaway, grazie alla sua intensissima interpretazione nella parte di Fantine e soprattutto di questo brano, non riuscirà a portarsi a casa uno scontatissimo Oscar come miglior attrice non protagonista, dopo aver già vinto ai Golden Globes.



Non fraintendetemi, Anne Hathaway qui è davvero bravissima e l’Oscar sarà anche meritato, non certo un furto. Però non è il genere di performance recitative che preferisco. Troppo sopra le righe. Troppo eccessiva. Un talento troppo sbandierato. Come nel campo delle performance musicali fanno Andrea Bocelli, o Celine Dion o Mariah Carey. Nessuno mette in dubbio che abbiano un gran talento vocale, però io personalmente non riesco a sentirli se non munito di appositi tappi per le orecchie.
Anna Hathaway con la sua intepretazione breve ma intensa, pure troppo, rientra comunque tra le note più positive di questo Les Misérables e la scena in cui canta “I Dreamed a Dream” è impressionante per bravura recitativa. Il regista Tom Hooper invece strabilia parecchio di meno. Si limita a mettere la camera fissa su di lei e a far compiere tutto lo sforzo all’attrice. Così sono capaci tutti. Anche i Vanzina.

"Uh, mamma! Svegliateci quando il film è finito..."
Il film gode di una manciata di altre buone intepretazioni: Hugh Jackman se la cava bene, ma nel suo caso l’Oscar sarebbe davvero eccessivo.  Bravi poi Sacha Baron Cohen ed Helena Bonham Carter (entrambi già nel musical burtoniano Sweeney Todd), protagonisti dei siparietti più divertenti, in grado di alleggerire un pochetto la situazione di un drammone che stava diventando insostenibile e in cui alle disgrazie personali dei miserabili protagonisti si aggiungono pure quelle legate alla Rivoluzione francese e alle guerre napoleoniche. Va bene il dramma, va bene il melodramma, però Les Misérables più che un semplice drammone è un invito al suicidio.
A colpire in positivo, oltre ad Anne Hathaway, sono soprattutto i volti più nuovi: il bambinetto Daniel Huttlestone è il protagonista del momento musicale più figo, la scena in cui canta convintissimo “Look Down (Beggars)”. Perché sì, questo Les Misérables ha anche dei momenti buoni. Peccato che su 2 ore e 40 minuti ci siano giusto quelle 2 ore di troppo ad appesantire il tutto.
Non male anche l’emergente Samantha Barks, che arrivava già dalle versione concertale del musical. A lei è affidato l’altro brano più celebre de Les Misérables, ovvero “On My Own”. Più celebre almeno per me, visto che lo conoscevo grazie all’interpretazione di Katie Holmes/Joey Potter in Dawson’s Creek. Pensate un po’ voi su quali solide basi poggia la mia cultura.



"Non è il caso che continui a mentire dicendo che sono meglio di Marilyn,
tanto te la smollo lo stesso."
Tra gli altri giovani attori da tenere d’occhio, occhio appunto poi anche ad Aaron Tveit, già intravisto in Gossip Girl, e alla piccola Isabelle Allen, quella dell’inquietante manifesto della pellicola.
Mi ha convinto di meno invece Amanda Seyfried. Amanda sey fregna, okay, ma il musical non mi sembra troppo nelle tue corde. Continua a non dirmi nulla invece Eddie Redmayne, già anonimo protagonista di Marilyn (dove non era Marilyn, ma il giovane che ne era innamorato, nel caso aveste dubbi in proposito). Io sono il primo a sponsorizzare i giovani attori britannici, lui però no. Sarò comunque felicissimo se mi smentirà in futuro, ma di certo anche lui non mi sembra molto a suo agio con il musical e a livello vocale è il più miserabile del cast.
Se la cava a cantare Russell Crowe, d’altra parte è pure il leader di una rockband, i Russell Crowe & The Ordinary Fear of God, però dentro Les Misérables sembra davvero un pesce fuor d’acqua. Non che ci siano numeri di ballo, perché questo è uno di quei musical in cui non è che si balla. Non più di tanto. Si canta, sempre e soltanto. Il roccioso Russell Crowe comunque pare uno che si aggira in scena chiedendosi: “Ao’, io so’ Massimo, er Gladiatò. Che ce faccio in ‘sto musicarello per effeminati?”.

"Tutto bene, Anne?"
"No, mi si è rotto il karaoke. E mo' come faccio a esprimermi?"
La pellicola viaggia quindi a corrente alternata, tra intepretazioni, canzoni e scene più o meno apprezzabili. Il tutto tenuto insieme da una cura tecnica impeccabile, abiti e scenografie per carità magnifici, e dalla regia del menzionato Tom Hooper.
Riconosco a Tom Hooper di avere stile, un suo stile. Che poi a me questo stile faccia schifo, è un dettaglio non da poco. Adesso non so bene neanche quali termini tecnici sono più appropriati per descrivere il suo modo di girare. Propone spesso e volentieri delle inquadrature sbilenche, come fosse un Terry Gilliam privo però di tutto il talento visionario. Privilegia poi i primi piani e, come dire?, schiaccia la messa in scena, toglie profondità. Magari è solo un’impressione mia, ma quando guardo un suo film mi sento schiacchiato. Mi sento soffocare. Mi manca il respiro. Sto male fisicamente. È per questo che, dopo la già fastidiosa esperienza de Il discorso del re, quello che ha fatto una gran rapina agli Oscar di due anni fa, non ho mai visto il suo acclamato film d’esordio Il maledetto United, nonostante il Manchester United sia una delle mie squadre preferite. Perché ho paura del suo cinema. Mi fa stare male, maledetto Hooper.

"Al prossimo che si mette a cantare gli faccio saltare le cervella, intesi?"
La regia di Tom Hooper mi ha fatto stare male anche questa volta, nel caso ve lo chiedeste, ma non è la sola cosa ad aver avuto un effetto devastante sulla mia visione del film.
Non ho mai visto il musical da cui è tratto, quindi prendetele come considerazioni basate unicamente come supposizioni, ma un problema di Les Misérables il film è che ha troppo rispetto di Les Misérables il musical. E, per quanto riguarda gli adattamenti, l’eccessiva fedeltà per me non è mai un gran bene. Nel passaggio da un media a un altro vanno operate delle scelte, anche spietate se necessario. Guardando Les Misérables ho avuto l’impressione di un lavoro che a teatro sarebbe funzionato alla grande, ma su pellicola meno. Perché?
Perché questo musical è troppo… musical. Troppo cantato. I dialoghi sono pressoché inesistenti. Una scelta interessante, rischiosa, estrema. Dai risultati però devastanti per la psiche del miserabile spettatore. Terminata la visione del film, mi sono chiesto perché le persone intorno a me parlassero. Parlassero e non cantassero. Se odiate i musical quindi vi consiglio di girare al largo, perché questo film potrebbe farvi lo stesso effetto del sole per i vampiri: provocarvi combustione spontanea.

Per quanto mi riguarda, non sono mai stato un grosso fan dei musical. Ultimamente però ho apprezzato parecchio alcune rivisitazioni originali del genere, come Moulin Rouge! e Dancer in the Dark (che al confronto di questo era quasi una commedia goliardica), così come ho seguito con interesse il Glee dei primi tempi e pure l’altra serie musical Smash e tra poco vi parlerò pure di Pitch Perfect. Non partivo quindi del tutto a digiuno dal genere. Però vi assicuro che, se non siete fan hardcore dei musical, 2 ore e 40 minuti senza pause, tutte cantate, TUTTE cantate, vi faranno impazzire.

Ma perché diavolo cantate seeempreeeeeeeeee?
Vi fa così schifo parlareeeeeeeeee?
Non se ne può davvero piùùùùùùùù
e non mi resta altro che invocare Belzebùùùùùùù
Perché diavolo diavolo diavolo
diavolo diavolo diavolo
(tutti in coro) DIAVOLO DIAVOLO DIAVOLO
perché diavolo cantate seeempreeeeeeeeeee?
Qualcuno me lo vuol spiegar?
qualcuno me lo sa spiegar?
La la la la la lalaaa?
La la la la la la laaaaa?
Les Misérables ti mando fuori di testaaaaaaa.
Les Misérables ti fa gridare: “Ma bastaaaaaaa!”.

Poi basta. Mi è passata.
Dopo due giorni in cui sono andato in giro per strada a cantare e la gente, tra una partita a Ruzzle e l’altra, mi guardava come se fossi pazzo, alla fine l’ho capito chi sono les misérables del titolo: noi poveri spettatori.
(voto 5/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con la nuova locandina minimal firmata da C(h)erotto.


domenica 22 aprile 2012

Real Steel: Robotsessuale

Real Steel
(USA, India 2011)
Regia: Shawn Levy
Cast: Hugh Jackman, Dakota Goyo, Evangeline Lilly, Hope Davis, Anthony Mackie, Kevin Durand, Olga Fonda
Genere: Disney robot
Se ti piace guarda anche: Transformers, Robot Wars, Io, robot, Corto circuito

Non mi piace Hugh “Wolverine” Jackman.
Voi direte: «Se ha lavorato con due dei più grandi registi della contemporaneità, ovvero Christo-pher Nolan e Darren Aronof-sky, un motivo pur ci sarà». E ve lo dico io qual è il motivo, ve lo dico: «Anche i geni prendono della cantonate». Al proposito ricordo sempre di come Quentin Tarantino consideri le commedie pecorecce e pure pecorine con Lino Banfi ed Edwige Fenech dei cult personali. E se anche il più Grande si prende delle cantonate, vuol dire che tutti le prendono. No exception per Mr. Inception e per il compare cigno.

"Mi spiace figliolo, ma voglio bene solo ai robot!"
Real Steel, comunque, e che vuol dire? Vuol dire “Vero acciaio”. Uh, che titolo da omaccioni duri! Peccato che più che Real Steel, io l’avrei intitolato Fake Steel, finto acciaio. Se infatti pensate di trovarvi di fronte a un action tosto, vi sbagliate di grosso. Questa è una produzione Disney di quelle per tutta la famiglia, con un po’ di robottoni alla Transformers e qualche scazzottata del tutto innocua. Tanto se qualcuno si fa male, si tratta pur sempre di macchine, mentre le persone stanno in disparte.
Una cosa che va detta dei combattimenti di questo film è infatti che assomigliano a quelli dei Pokemon, di Yu-gi-oh o di tutte quelle giapponesate bimbominkiate dove i protagonisti lanciano dei mostri e delle carte, o forse dei mostri che escono dalle carte o forse delle carte che escono dai mostri (non so, è troppo complicato da capire), ma non combattono loro in prima persona. Facile, così. Lo stesso succede in Real Steel. Scultissima in proposito è la scena dello scontro finale, con Hugh Jackman che tira pugni nel vuoto e il figlio lo guarda commosso…
"Evvai, in tv danno Robot Wars con Andrea Lucchetta!"
Eh sì che gli incontri di pugilato sono qualcosa di tradizionalmente favorevole alla rappresentazione cinematografica, nel senso che un bell’incontro di boxe ha in sé qualcosa di intrinsecamente filmico, vedi la lunga tradizione di pellicole dedicate all’argomento, da Toro scatenato a Million Dollar Baby. Gli scontri sul ring tra robot sono invece quanto di più anticinematografico, oltre che antiestetico, si possa immaginare. Sarà anche che Shawn Levy non è certo un toro scatenato, alla regia. Shawn Levy che ricordo essere il regista di robe hard-troci come La pantera rosa e Una notte al museo. 1 e pure 2, per la serie “continuiamo a farci del male”.
Andando a vedere tra i produttori, figura poi il nome di Steven Spielberg: un tempo garanzia di figata, o quasi, oggi garanzia di schifezza, vedi le sue ultime produzioni tv Terra Nova, The River e Falling Skies, per non menzionare la regia di War Horse. Con la differenza che lì veniva celebrato l'amore uomo-cavallo, qui l'amore uomo-robot.

Un’altra roba oltre ai Pokemon e ai Transformers che questo film mi ha fatto venire in mente, e sarei vissuto benissimo anche senza doverlo ricordare è… Com’è che si chiamava quel programma ridicolo che davano su Italia 1 e poi pure su La7?
Ah, sì: Robot Wars!
C’era proprio bisogno di farne una specie di versione cinematografica?


"Ti sfido a guardarmi negli occhi, robot, e a dirmi che non mi ami,
se ne hai il coraggio!"
Lo spunto della trama parte però non da Robot Wars, bensì nientepopodimenoche da un racconto di Richard Matheson. Quasi inutile aggiungere che l’ispirazione originale naufraghi subito in una serie di disneyanate assortite, con un rapporto padre-figlio sviluppato nella solita prevedibile maniera.
All’inizio, Hugh Jackman vende l’affidamento del figlio alla sorella dell’ex moglie deceduta per 50.000 dollari. E a cosa gli serve questa bella cifra? Per comprarsi un… robot. Complimentoni, Hugh, hai vinto il premio di papà dell’anno!
Quando viene però introdotto il personaggio del figlio, capiamo benissimo le intenzioni di Jackman, visto che ‘sto bimbettominkietto è decisamente uno dei bimbominkiettini più insopportabili nella storia del cinema. E sì che di bambini odiosi nei film se ne vedono sempre parecchi. In questo momento non c’ho voglia di fare un elenco, ma se ci pensate ce ne sono eccome.
Fatto sta che non hai fatto così male a vendere tuo figlio, Hugh. Però per un robot… bah. Con 50.000 dollari potevi comprarti una bella auto, o magari un lacché personale.
Per quanto quindi Hugh Jackman in genere non mi piaccia, in questo film mi sta quasi simpatico, visto che deve avere a che fare con un figlio de-genere del genere. Figlio che tra l’altro si rende protagonista dell’altra scena scultissima del film: la danza insieme robot, roba che siamo sotto il livello dei video su YouTube con i gatti che suonano la pianola.


In effetti questo video del gatto è fantastico, altroché Real Steel!

"Vuoi che ti faccia l'accavallamento delle gambe alla Sharon Stone?
Eh no, che mi ti si blocca la crescita e resti un bimbo odioso forever!"
Tra le poche cose positive da segnalare della pellicola c’è un buon cast di contorno, con Hope Davis nei panni dell’ex moglie di Jackman, nonché madre della piccola bestia di Satana, e il solito sottoutilizzato Anthony Mackie che mi auguro possa diventare, una volta evitati filmetti come questo, il nuovo Denzel Washington. E poi nota di merito per la presenza non di una, ma di due tope notevoli. Visto che si tratta di un film Disney, chiarisco che non sto parlando di Topolina, bensì di Evangeline Lilly, che per il suo primo ruolo post-Lost poteva trovarsi certo di meglio, e della perfida russa Olga Fonda. Sarà lei a mettere i bastoni tra le ruote a Hugh Jackman e al suo odioso figlio. Inutile aggiungere che io ho fatto il tifo per lei!

Melancholia, Non lasciarmi, Another Earth, L’ultimo terrestre… questa è la fantascienza originale che voglio vedere più spesso.
Transformers, Transformers 2, Transformers 3, Transformers Mille, L’ora nera, Skyline, Real Steel… questa è la fantascienza banale e vuota di idee che non voglio più vedere.
E voi, volete vedere un film per tamarri?
Evitate Reel Steel.
Volete la versione Disney di un film per tamarri?
In tal caso Real Steel è la visione perfetta.
(voto 5-/10)

venerdì 25 novembre 2011

Anche se è un film non si vede

Cannibal Kid.
Due nomi ormai molto noti al pubblico bloggaro uniti ancora una volta per presentarvi in stereo le uscite cinematografiche di questo weekend.
Come? Dite che il primo nome sì, è famosissimo ma il secondo mica tanto?
Massì, dai che lo conoscete pure lui. E' quello che consiglia o film action trash e inguardabili o presunte opere d'autore anch'esse inguardabili. Il più delle volte, almeno. Ma comunque basta perdere tempo parlando del migliore (e allo stesso tempo peggiore) attore non protagonista del mio blog e passiamo ai film protagonisti nei cinema italiani in questi giorni.

Anche se sono attori non si vede
Anche se è amore non si vede
Il consiglio di Cannibal: anche se è un film non si vede
Mai sopportati Ficarra e Picone. Già il fatto che provengano da Zelig e Striscia la notizia non depone a loro favore, ma per me sono tra i comici meno comici persino all’interno di questi ben poco esilaranti programmi. I loro film finora me li sono risparmiati alla grande e penso che la tendenza continuerà anche con questo. Sebbene credo che nemmeno a Ford facciano impazzire, per questa volta faccio il bravo e glieli lascio tutti e due, anzi tre: Ficarra, Picone e pure una picconata alla Cossiga!
Il consiglio di Ford: non lo vedo neanche per sogno
Incredibilmente, mi trovo perfettamente d'accordo con Cannibale: ho sempre detestato Zelig, Striscia ed i comici che non fanno ridere. Ficarra e Picone compresi.
Quindi cambio la picconata con una bella bottigliata che rifilo in testa ai due protagonisti di questa immondizia "cinematografica".

Real figa
Real Steel
Il consiglio di Cannibal: lo lascio a Ford
Uh, Ford. Lo so che vai in brodo di giuggiole per Hugh Jackman.
Io sinceramente non ho mai capito né come faccia a fare l’attore, né come faccia a essere considerato un sex-symbol, ma tant’è.
L’unico motivo per cui vedere questa porcata sportivo-fantascientifica mi sembra allora il gradito ritorno di Evangeline Lilly, la Kate di Lost assente da un po’ di tempo dalle scene…
Il consiglio di Ford: un altro round, ancora un altro round
Questo è stato pubblicizzato un pò ovunque come il Rocky dei robot, quindi non posso che tuffarmici senza neppure pensarci, sperando che, al contrario del soltanto discreto Warrior, possa riportarmi alle atmosfere magiche del leggendario Balboa.
E sì, Cannibale. Hugh Jackman è un vero fordiano: è australiano, si allena come un porco per mantenersi il fisico e nonostante alcuni film di merda cui ha prestato il volto mi pare un tipo assolutamente pane e salame.


"Buttiamoci tutti, prima che Ford inizi il suo cineforum!"
Happy Feet 2 in 3D
Il consiglio di Cannibal: nooooooooooooooooooooooooooooo
Salvo eccezioni, odio i sequel e odio il 3D. Se aggiungiamo che da Happy Feet 1 mi sono già tenuto alla larga, le possibilità che veda volontariamente questo film sono ridotte al lumicino quanto quelle del Milan contro il Barcellona, tiè! E no, Ford, anche se mi dai della ballerina per via del mio amore per Black Swan, con i pinguini non ce bello!!
Il consiglio di Ford: unhappy Ford
La penuria in sala mi porta ad essere di nuovo d'accordo con il mio antagonista: detesto il 3D, il primo Happy feet mi annoiò a morte - e mi fece anche discretamente cagare - e non ho la minima intenzione di sopportare anche questo.
E tranquillo, Cannibale: neppure se ti metti il tutù ti faccio ballare con 'sti pinguini!


"Non solo si è dimenticato di darci da mangiare, ma adesso
Ford pretende pure che partecipiamo al suo cineforum :("
Miracolo a Le Havre
Il consiglio di Cannibal: questo potrebbe essere interessante
Ford, ammetto la mia ignoranza e devo confessare di non aver ancora mai visto nessuno film del finlandese Aki Kaurismaki. Presto mi sa che cercherò di rimediare, mi attira in particolare L’uomo senza passato, ma anche questo suo ultimo sembra non essere male…
Il consiglio di Ford: miracolo in sala
Già ha del miracoloso l'ammissione delle sue lacune cinematografiche da parte del mio antagonista, inoltre vedere questo lavoro accolto universalmente come l'ennesimo colpo di genio che un regista incredibile e sorprendente ci ha regalato in sala è un regalo così grande che quasi quasi non ci credo.
Senza se e senza ma, andatelo a vedere.
Altrimenti vi prendo a bottigliate fortissime.
E tu sei il primo, Cannibale: corri a rivederti almeno almeno L'uomo senza passato, scellerato!


"Cos'hanno da criticare sempre 'sti Cannibal e Ford?
Adesso gli facciamo un culo così a entrambi!"
Tower Heist - Colpo ad alto livello
Il consiglio di Cannibal: colpo a basso livello
Ben Stiller saran 10 anni che non azzecca più un film, Eddie Murphy forse quasi 30, ammesso e non concesso ne abbia mai azzeccato uno. Uniti insieme nella solita commedia all’ammericana potrebbero dare risultati ben poco di alto livello… il fatto che il film affronti (in che modo è tutto da vedere) la tematica della crisi finanziaria potrebbe però renderlo un minimo decente. Ho detto potrebbe. Così come Ford “potrebbe” essere una persona che ne capisce di cinema, ma probabilmente non lo è uahahah!
Il consiglio di Ford: colpo basso e basta
Soltanto quello scellerato del mio antagonista potrebbe anche solo pensare che un film fuori tempo massimo potrebbe salvarsi soltanto per un richiamo alla crisi economica.
Per quanto io abbia apprezzato le sue imprese eighties, ormai Eddie Murphy è clamorosamente alla frutta, e pare che anche Ben Stiller, ormai, abbia deciso di darsi alla macedonia.

Inti-Illimani - Dove cantano le nuvole
Il consiglio di Cannibal: dove cantano le nuvole, ma non io
Pur potendo apprezzare anche il loro impegno politico, la musica degli Inti-Illimani per me è qualcosa di inascoltabile, quindi col piffero (come quello presente nelle loro canzoni) che mi becco un intero documentario su di loro. Sucatelo te, Ford!
Il consiglio di Ford: el pueblo unido jamas serà vencido
L'impegno politico di questa band storica è indiscusso, ma effettivamente un documentario intero su quest'icona della musica latino americana e non solo rischia di essere un pò troppo pesantuccio anche per me.
Certo, a fronte delle numerose uscite desolanti, potrebbe quasi piazzarsi al terzo posto nella classifica di gradimento della settimana.
Sempre che non contiate di vedere il Cannibale con indosso la sua tutina da Cigno nero nella versione director's dell'ultimo lavoro di Aronofsky.


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com