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mercoledì 7 agosto 2013

SUCA, MI PIACE TUO PADRE




"Io un DILF? Ma se sembro un malato terminale
che manco il Dr. House può curare..."
Scusa, mi piace tuo padre
(USA 2011)
Titolo originale: The Oranges
Regia: Julian Farino
Sceneggiatura: Ian Helfer, Jay Reiss
Cast: Alia Shawkat, Leighton Meester, Hugh Laurie, Oliver Platt, Allison Janney, Catherine Keener, Sam Rosen, Adam Brody, Aya Cash, Tim Guinee, Hoon Lee
Genere: commediola
Se ti piace guarda anche: The Joneses, Questioni di famiglia (The Family Tree), Quello che so sull’amore

Scusa, abbiamo fatto un film. Non avremmo dovuto, ma l’abbiamo fatto. È la solita commediola americana famigliare sulla crisi di mezza età e sulla ricerca della felicità. Perché la ricerca della felicità è un diritto garantito dalla Costituzione degli Stati Uniti e perché l’ha detto pure Gabriele Muccino e allora, se l’ha detto lui, siamo a posto.

"Uff, ma quando esce la recensione cannibale dei Power Rangers,
volevo dire di Pacific Rim?"
Scusa, per rendere più appetibile la nostra banale storiella abbiamo chiamato un cast super telefilmico. La narratrice e vera protagonista della pellicola è Alia Shawkat, quella di Arrested Development, solo che non essendo abbastanza famosa e/o gnocca, abbiamo preferito concentrarci sugli altri attori del cast. Leighton Meester, la Blair Waldorf di Gossip Girl, che ancora una volta se la cava bene nella parte della ragazzetta stronzetta, e poi Hugh Laurie. Lui, il dottore superstar del piccolo schermo, il Dr. House. Ex Dr. House. Tanto appariva idolesco e anche fenomenale a recitare in quel ruolo, tanto qua appare anonimo e inverosimile nella parte del daddy, daddy cool. Hugh Laurie qui è un vero e proprio DILF (Daddy I’d Like to Fuck), variante al maschile delle MILF, che con il suo fascino magnetico (ma dove?) riesce a conquistare la giovine Leighton Meester. Alla faccia del suo figlioletto, Adam Brody, ex mitico Seth Cohen di The O.C. la cui carriera non è mai decollata. Il cast non è quindi malaccio, peccato sia parecchio svogliato.

Scusa, il cast è svogliato.

Scusa, abbiamo fatto una pellicola ambientata durante il periodo natalizio e sappiamo benissimo quanto vedere una pellicola natalizia sia uno strazio, soprattutto vederla non nel periodo natalizio. Soprattutto vederla d’estate.

"Mi devo fare il Dr. House? Bleah, ma quello sembra mio nonno, non mio padre!"
Scusa, questo film è una commedia, ma non riderai mai. Abbiamo provato a inserire un paio di battute sboccate tanto per cercare di rianimare la situazione, con il risultato di far apparire il tutto ancora più triste.

Scusa se per una pellicola intitolata in originale The Oranges abbiamo scelto di farlo uscire in italia come Scusa, mi piace tuo padre, un titolo perfetto per una moccianata. Che poi in fin dei conti il film non è proprio una moccianata, però poco ci manca. Più che altro è una muccinata. Scusa, ma l’avevamo menzionato in apertura mica per caso.

Scusa, perché pure questa recensione non è che sia uscita un granché.

Scusa, ma non ti piacerà questo film e, nel caso ti piaccia: scusa, ma sei scemo?
(voto 4,5/10)



giovedì 24 maggio 2012

Dr. House at the end of the street

Dr. House – Medical Division
(serie tv, stagioni 1-8)
Titolo originale: House M.D.
Rete americana: Fox
Reti italiane: Fox, Italia 1, Canale 5
Creata da: David Shore
Cast: Hugh Laurie, Robert Sean Leonard, Omar Epps, Jennifer Morrison, Jesse Spencer, Lisa Edelstein, Olivia Wilde, Peter Jacobson, Kal Penn, Amber Tamblyn, Odette Annable Yustman, Anne Dudek, Charlyne Yi, Sela Ward, Jennifer Crystal Foley, Cynthia Watros, David Morse, Chi McBride
Genere: Dr. House music
Se ti piace guarda anche: Lie to me, Life, Scrubs, Shark

Fine della musica. Fine della House music.
Con un episodio conclusivo intitolato "Everybody Dies", che fa il verso al suo celebre motto “everybody lies”, il Dr. Gregory House, anche conosciuto come Lo zoppo per gli amici, sarà morto oppure no?
"Sono un genio, ma chissà perché nessuno ci crede..."
Facciamo un passo indietro.
Un passo gigante, visto che torniamo al 2004.

Dr. House è partito del tutto in sordina. Con E.R. – Medici in prima linea che cominciava a perdere smalto nonché seguito e in attesa dell’arrivo, di lì a poco, degli scopamici di Grey’s Anatomy, la gente bramava una nuova serie medica da cui farsi curare. Fin dagli anni ’60, quello medico è uno dei filoni seriali più fortunati. La soap General Hospital è partita nel 1963 e, pensate un po’, va avanti ancora oggi, giunta alla 49esima stagione. Se c’è qualcuno che ha visto tutti ma dico proprio tutti i suoi oltre 12.000 episodi, gli vado a stringere la mano. Pensate un po’ che onore. E pensate che io invece di episodi di General Hospital non ne ho visto nemmeno uno.
Il filone medico ha quindi da sempre, o perlomeno da quando c’è la televisione, tirato parecchio. House ha però rappresentato un caso a parte. Se la forza delle serie mediche, almeno credo visto che non sono un grande appassionato del genere, è quella di presentare le molteplici storie concatenate di svariati medici e pazienti, la forza di House M.D. la serie è stata invece nel suo protagonista unico e indiscutibile.

"Un'orgia con House? Scommetto che questa
scena è stata aggiunta da Hugh Laurie..."
Gregory House è il Mourinho, lo Special One dei medici. Di quelli televisivi, almeno.
Scorbutico, egocentrico o meglio egotomane, sicuro di avere una risposta a ogni quesito, geniale, drogato di Vicodin e non solo, puttaniere, misogino ma più che altro misantropo. House odia tutto e tutti. Si prende gioco in maniera ironica di qualunque malcapitato gli (mal)capiti a tiro. Tutto l’opposto del medico rassicurante che ti prende per la manina e ti dice che “Tutto andrà bene”.
House è uno stronzo. Inutile girarci tanto intorno. Lo so io, lo sa lui, lo sapete voi. Però è uno stronzo in grado di salvare delle vite. Il mondo quindi è un posto migliore, grazie a persone come lui. La verità, sconcertante, è questa. Quindi: viva gli stronzi!

Parlando a un livello più tecnicamente televisivo, House è uno dei personaggi più fenomenali venuti fuori negli ultimi 10 anni. E questo nemmeno solo a livello televisivo. Non è la prima volta che un pezzo di merda diventa il protagonista per cui, bene o male, fare il tifo. Basta solo menzionare l’Ebenezer Scrooge del Canto di Natale di Dickens, tra l’altro apertamente citato proprio nel finale della serie. Però rappresenta forse il primo esempio di protagonista del genere nel panorama seriale, visto che ad esempio il Dr. Cox in Scrubs è "solo" l’antagonista di J.D..
Un telefilm deve farci affezionare al suo protagonista per molti episodi, a volte per molte stagioni. Deve quindi essere qualcuno con cui poter empatizzare. In un altro periodo probabilmente un medico del genere non avrebbe funzionato. Gregory House è però arrivato al momento giusto, quando il mondo si era stufato dei soliti personaggi positivi ed era pronto per un (anti, ma molto anti)eroe come lui. House è stato un personaggio rivoluzionario per la tv. Uno stronzo di rivoluzionario. Un fottuto bastardo cui non ho potuto fare a meno di voler bene fin da subito.

House è partito in sordina, dicevamo poc’anzi. I primi episodi hanno funzionato da rodaggio e da noi è stato lanciato buttato addirittura nel palinsesto estivo di Italia 1. Poco a poco, il dottore più fuori di testa della tv è però diventato un fenomeno sociale, è entrato nella pop culture, nei linguaggi di tutti i giorni e la sua serie per un certo periodo è finita per essere una delle più seguite di sempre. In Italia è passata persino su Canale 5, dove era tipo dai tempi di Twin Peaks che non trasmettevano una serie americana in prima serata, è arrivata a conquistare milioni di telespettatori come non se ne vedano dai tempi di Dallas, e si è guadagnata pure una parodia a Mai dire gol (a dirla tutta a Mai dire martedì, però a me piace chiamarlo sempre Mai dire gol).


"Mitch Buchannon, t'ho fregato!"
La svolta? Secondo me c’è stata alla fine della prima stagione. L’episodio 21 della season 1 “Il caso House (Three Stories)” è stata una figata assoluta, una delle puntate migliori di sempre di una serie tv. Tanto di cappello allo sceneggiatore dell’episodio nonché autore della serie tutta David Shore. Attraverso le tre storie del titolo, tra cui una che vedeva coinvolta Carmen Electra (!), si scopriva il passato di Greg House e di come fosse diventato uno zoppo. Anzi, non uno zoppo qualunque, bensì Lo zoppo più famoso della tv.
Da lì in poi, House è entrato nel mito. Il punto di forza principale della serie è lui e solo lui, c’è poco da girarci intorno.

Come serie, House M.D. ha però comunque qualche altra carta da giocarsi. In particolare, il suo spunto vincente è quello di aver applicato ai casi medici un modello di indagine di tipo poliziesco, a metà strada tra il vecchio Sherlock Holmes e il “nuovo” (almeno ai tempi) CSI. La malattia trattata come un omicidio da risolvere. Un puzzle da decifrare in cui il Dr. House è uno specialista assoluto. Ci sono i ginecologi, i pediatri, i chirurghi plastici e così via. Gregory House è invece specializzato nel risolvere i casi più assurdi, a trovare malattie che spesso sono provocate dal suo stesso team.

"Andiamo, Wilson, non fare il timido. Se alla fine pure
Mulder & Scully si sono fatti, perché noi no?"
Il team è l’altro elemento cruciale della serie anche se, a differenza della gran parte delle serie mediche corali, il Dr. House resta sempre il centro assoluto. Ad accompagnarlo e ad aiutarlo nel trovare una risposta agli enigmi medici, che comunque il più delle volte risolve lui grazie a una geniale quanto folle intuizione, ci sono una serie di giovani medici promettenti. Il problema è che sono un semplice contorno. Chase, Cameron, 13, Foreman… sono tutti personaggi validi, ma quasi mai determinanti per gli esiti della serie.
L’unico in grado di tenere testa a quello psicopatico di protagonista è quindi Wilson (interpretato da Robert Sean Leonard, visto prima di allora ne L’attimo fuggente), il Watson dello Sherlock House. Il loro rapporto bromantico è la vera costante delle 8 stagioni, laddove invece gli assistenti possono anche cambiare, ché tanto la loro presenza/assenza non si farà sentire più di tanto.




"Scegli, House: puoi avere una sola gnocca a stagione...
E no: il tizio a sinistra non è una possibile scelta."
Con un bello scossone, la serie a partire dalla quarta stagione ha deciso di cambiare team/cast, inserendo vari nuovi personaggi come quelli interpretati da Kal Penn, che per me comunque rimarrà sempre il fumatissimo Kumar di American Trip, o dalla gnocca Olivia Wilde andata a sostituire once upon a Cameron, la gnocca originaria Jennifer Morrison, e che a sua volta verrà poi sostituita dalla nuova gnocca di ricambio Odette Yustman. Se oggi, da Skins a Game of Thrones, il “sacrificio” di alcuni personaggi in favore di altri è diventato di moda, allora era una mossa ancora parecchio inaspettata e coraggiosa.
Un difetto di House la serie è stato quello di non aver creato dei personaggi di contorno davvero forti, Wilson a parte. Però quando ci si trova davanti un protagonistone come Dr. House, non è che ci si possa lamentare troppo. E mi rendo conto solo ora di non aver ancora menzionato l’interpretazione di Hugh Laurie. Stavo per fare un post sulle 8 stagioni di Dr. House senza nemmeno parlare di Hugh Laurie. Forse perché mi sembra quasi superfluo. Il Dr. House è lui. Non si può immaginare questa serie con un altro attore. È stato fenomenale, a dir poco. Chissà adesso cosa combinerà, dopo un ruolo tanto iconico, lo Hugh Laurie? Le possibilità certo non gli mancano, visto che è anche scrittore, musicista, cantante (non un granché come cantante, a dirla tutta), ha anche un grande talento come attore comico e quindi ha solo l’imbarazzo della scelta.
Ma ora veniamo al gran finale.

ATTENZIONE SPOILER
Come già successo pochi giorni fa con Desperate Housewives, altra serie storica partita in quell’incredibile (almeno per la tv americana) 2004, anche House era una serie che avevo abbandonato da un po’ di tempo. Pure in questo caso verso la quinta stagione, tanto che si potrebbe parlare di crisi del quinto anno. Ho smesso di seguirlo in parte per un fisiologico calo di interesse da parte mia, in parte per una ripetitività delle situazioni, che si facevano sempre più assurde e improbabili. Fatto sta che il caro vecchio stronzo Gregory House l’avevo messo da parte. L’avevo trascurato. L'avevo mandato in casa di riposo.
Riprendendo gli ultimi 2 episodi mi sono di nuovo ritrovato con estremo piacere davanti al doc più idolesco di tutti i tempi. Le sue battute, la sua cattiveria, la sua perfida ironia. Tutto intatto, per fortuna. Soltanto, con un velo di malinconia indosso più accentuato. Sarà che il suo inseparabile amico Wilson sta per morire di cancro, ma anche House sembrava destinato ad andare incontro verso un finale buonista e strappalacrime.
Invece no.

"La Cuddy mi sa che abbiamo fatto male a non chiamarla..."
Per fortuna, c’è stato un finale in tipico stile House. Con questo non intendo sia stato prevedibile. Intendo che è stata la chiusa ideale, perfetta, che rappresenta in pieno tutto ciò che House è stato. Una conclusione emozionante, però non facilmente ruffiana.
L’ultimo episodio è stato costruito con visioni e comparsate dei vecchi personaggi, in una sorta di remix house del Canto di Natale, come menzionavamo (ma perché parlo al plurale?) prima. Da Jennifer Morrison alla ex Sela Ward, compaiono tutti i personaggi storici della serie tranne la Cuddy (Lisa Edelstein) che proprio non s’è vista. Why?
Il resto?
Scopritevelo da soli.


"Addio babbei!"
Non lo dico tanto per il gusto di fare il bastardo della situazione come Gregory in da House. Un po’ anche per quello, ma soprattutto perché l’episodio finale merita davvero di essere visto. Anche da chi, come me, aveva lasciato la serie da qualche tempo. Non è un series finale campato lì per aria velocemente e malamente così tanto per fare come quello delle Desperate Housewives. È lo splendido, toccante, più che degno traguardo di un percorso lungo 8 anni.

Tutti muoiono. Tutti mentono. Tutti cambiano.
E il Dr. House?
No, lui è sempre lo stesso stronzo. Per fortuna.
(voto alla serie 7,5/10
voto all’episodio finale 8/10)

venerdì 1 luglio 2011

Dr. House mi curi: m'ha spaccato i timpani

Hugh Laurie “Let Them Talk”
Genere: jazz blues
Provenienza: Dr. House
Se ti piace ascolta anche: Raphael Gualazzi o gente a caso che si improvvisa cantante

Come forse qualcuno di voi già saprà, Hugh Laurie, l’attore che interpreta il famigerato Dr. House televisivo, è anche uno scrittore e pure un musicista. Spesso nella serie lo vediamo (o meglio lo vedete, visto che a me negli ultimi tempi ha rotto parecchio) intento a suonare, ma adesso ha deciso di pubblicare persino un album blues.
E io ho deciso di ascoltarlo.
Non l’avessi mai fatto… Ci sarà anche di peggio in giro, e va bene, ma certo è che se quest’uomo non fosse il Dr. House un disco non glielo avrebbero mai fatto incidere. Ma mai e poi. E invece ha un contratto con Warner Bros e nel Regno Unito ha persino raggiunto i primi posti della classifica!
L’atmosfera è quella di un localino jazz di quelli fumosi in cui se lo senti suonare magari gli fai anche un applauso. Però beccarsi 15 canzoni anonime da uno che come attore sarà anche ottimo, ma che come cantante è così così e come musicista è privo di personalità, è davvero troppo. Sembra di sentire Raphael Gualazzi. E non è certo un complimento.
Dopo averlo ascoltato per intero, vado a ricoverarmi. Da uno bravo.
Non da Meredith Grey, ho da detto uno bravo!
(voto 4)


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