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martedì 15 marzo 2011

Chatta con me

I segreti della mente - Chatroom
(UK 2010)
Regia: Hideo Nakata
Cast: Aaron Johnson, Imogen Poots, Matthew Bear, Hannah Murray, Daniel Kaluuya, Megan Dodds, Nicholas Gleaves, Ophelia Lovibond
Genere: thriller online
Se ti piace guarda anche: Chain Letter, Dread, L’onda, 4.3.2.1

Trama semiseria
Cinque tipi si incontrano in una chat chiamata Chelsea Teens! (ovvero gli adolescenti del quartiere londinese di Chelsea, nessun riferimento invece alle escort dei calciatori del Chelsea), e diventano amiconi in rete. Si scatenano in una tipica commedia teen alla American Pie o si smaciullano per divertimento come nel più classico degli horror? In verità nessuna delle due, anche se siamo più dalle parti della seconda opzione, visto che il protagonista cercherà di spingere gentilmente i suoi nuovi amichetti verso il sucidio. Ce la farà in questo suo nobile intento?

Recensione cannibale
Le nuove tecnologie sono una gran ficata, c’hanno cambiato la vita e hanno rivoluzionato il mondo (ve le immaginate le rivoluzioni nel Nord Africa senza social network e dunque senza un Mark Zuckerberg?). Le nuove tecnologie hanno però dato anche vita a un mostro, un nuovo e pericoloso sottogenere cinematografico: il thriller horror online. Tra le pellicole che hanno iniziato il genere, oltre al solito rivoluzionario Tron, spinto però più sul versante fantascientifico, ci sono stati il pessimo Il tagliaerbe tratto da Stephen King e l’interessante The Net – Intrappolata nella rete con Sandrona Bullock, ma da lì in poi negli ultimi anni siamo stati travolti da tutta una serie di film e più che altro filmetti che ci mettevano in allerta sui pericoli della rete, quasi che il cinema fosse spaventato da Internet e volesse provare a farcelo sembrare un posto oscuro e pericoloso. Ma a parte le migliaia, forse milioni, di fan scatenate di Twilight che circolano, la rete non è poi così minacciosa. Non più di certi quartieri di Torino o Milano (o aggiungi città a tua scelta) di notte.

Questo Ch@troom si prospetta quindi come la solita americanata horror sulle nuove tecnologie? La risposta è un no, sebbene con riserve. Dietro la macchina da presa del film innanzitutto ritroviamo il giapponese Hideo Nakata, non parente dell’ex calciatore di Perugia, Roma e Parma bensì il regista dell’originale e imitatissimo Ringu (l’horror più copiato degli ultimi 10 e passa anni?). La pellicola evita quindi il pericolo sia con il tocco del regista nipponico  sia grazie alla produzione inglese, con riprese in quel di Londra. La prima ora di visione viaggia poi su coordinate distanti dal solito film di paura, andando a cercare più che altro una rappresentazione realistica del mondo giovanile di oggi. Nakata ci mostra infatti i protagonisti unendo la loro vita nel mondo reale con quella nel mondo virtuale della rete. La fusione tra i due piani è ben realizzata e il film sembra andare in una direzione inconsueta. L’incontro tra i protagonisti, 3 ragazzi e 2 ragazze che si conoscono per la prima volta grazie a una chatroom, ricorda poi vagamente i Misfits della mitica serie tv, peccato che al film manchi lo stesso marcato senso dell’umorismo.

La pellicola procede dunque nella prima parte in maniera molto interessante, con una riflessione sui rapporti e le amicizie che si possono instaurare in un luogo virtuale, quale può essere anche un blog come questi dannati Pensieri Cannibali, e sugli effetti e le ricadute che possono poi avere anche nella vita reale, con una commistione tra online e offline che ormai è diventata per un sacco di persone, noi blogger compresi, sempre più totale.
Peccato che nell’ultima mezz’ora il film prenda i binari piuttosto prevedibili del thriller (senza sfociare in quelli dell’horror, come da Nakata ci si potrebbe aspettare) e il film perde una buona parte delle sue buone intenzioni iniziali. Un buon decollo insomma, ma un atterraggio così così. Al ché io mi chiedo: ma perché certe storie devono per forza andare a parare sempre e comunque nel thriller? Lo so che è la via più facile per portare una vicenda alle sue estreme conseguenze, però non si potrebbe azzardare un’altra via più inaspettata e magari sorprendente?

Buona la colonna sonora, anche se purtroppo relegata più che altro a un suono di sottofondo, e niente male il cast british della pellicola, capitanato da un Aaron Johnson ormai sempre più lanciato dopo l’anti-eroe sfigato di Kick-Ass, il giovane Lennon di Nowhere Boy e il balletto nel video di “Uberlin” dei R.E.M.; il giovane idolo qui si può scatenare finalmente in una parte da cattivo ragazzo e va detto che il ruolo gli è molto congeniale. Sebbene a breve lo vedremo ancora in Kick-Ass 2 come buono, che il suo futuro sia da villain? Lo spero.
Bene anche Imogen Poots, biondina già notata accanto a Jesse Eisenberg e Michael Douglas nell’ottimo e sottovalutato Solitary Man e il timido personaggio interpretato da Matthew Beard. Meno sviluppati e dunque costretti al ruolo di riempitivi gli altri due personaggi, un tipo di 17 anni che teme di essere un pedofilo perché gli piace una bimbetta di 11 anni, e una disadattata interpretata da Hannah Murray, già tra le protagoniste delle prime due indimenticabili stagioni di Skins in cui era Cassie, una delle più tipe fulminate nell’intera storia delle serie televisive.

Presentato nella sezione Un Certain Regard a Cannes 2010, lanciato con una certa indifferenza in Gran Bretagna, il film dovrebbe uscire in Giappone (nonostante quello che sapete...) questo weekend mentre in Italia non è previsto ma, se mai arriverà, probabilmente filerà dritto in home-video. Non un capolavoro, certo, piuttosto un film attuale che prova a dire qualcosa sul mondo di oggi. Una grande ambizione, non del tutto riuscita, per una pellicola che si lascia guardare e lascia aperta qualche riflessione sulle nostre vite sia al di qua che al di là dello schermo di un pc.
(voto 6,5)

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