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mercoledì 30 giugno 2010

Sesso, handicap e rock'n'roll

Sex & Drugs & Rock & Roll
(UK, 2010)
Regia: Mat Whitecross
Cast: Andy Serkis, Naomie Harris, Olivia Williams, Ray Winstone, Mackenzie Crook, Toy Jones, Bill Milner

In un tempo lontano lontano (un paio di giorni fa) vi ho parlato del film sulle rockers anni ’70 Runaways e ora è tempo di aggiornarvi con un nuovo biopic musicale ambientato all’incirca in quel periodo, ma stavolta dedicato a Ian Dury, strambo personaggio famoso soprattutto in Gran Bretagna, autore con i suoi Blockheads di un paio di grandi hit come Hit me with your rhythm stick e soprattutto il pezzo che dà anche il titolo al film: Sex and drugs and rock and roll.
Oh yes.

Colpito da poliomielite in tenera età, Ian rimane storpio a vita, ma questo non gli impedisce di prendere la vita di petto, salire su un palco e diventare un grande intrattenitore. Perché di questo si tratta, lui stesso non si definisce un cantante (le sue doti canore non è che siano proprio eccelse, d’altra parte) però è un entertainer notevole e, soprattutto, un funambolo della parola, un giocoliere che si destreggia in rime e assonanze pazzesche. Il suo è uno stile very davvery british che influenzerà parecchia musica successiva (i Blur degli anni 90 o gli Arctic Monkeys, soprattutto per il modo di raccontare storie, ma anche The Streets e molti rapper made in England).
A vestire i panni di questo singolare personaggio (una sorta di folle incrocio tra Johnny Rotten e il Dr. House) c’è Andy “tessssoro” Serkis, nientepocodimenoche il Gollum nella trilogia de Il signore degli anelli.
La diversità viene però gestita da Dury in maniera ironica (vedi il pezzo “Spacticus Autisticus”); la tematica principale su cui il film si sofferma non è dunque questa quanto il controverso rapporto di Dury con il padre e con il figlio. Sullo sfondo ci sono anche le due donne della sua vita, interpretate peraltro da due ottime attrici: la glaciale Olivia Williams (vista nella serie tv Dollhouse) e l’afroamericana Naomie Harris.


Il regista Mat Whitecross adotta uno stile videoclip pop velocissimo alternato a momenti più lenti e riflessivi, eppure non convince al 100%. Anche perché alla fine si ha come la sensazione di aver “vissuto” un’esistenza molto interessante, ma è come mancasse un tassello per dare al racconto un valore superiore, così come i pezzi di Dury sono interessanti (e splendidi a livello di lyrics) ma musicalmente non eccelsi. Manca qualcosa, insomma. Come dice però lo stesso Ian Dury: “E la morale della storia è… non andate a cercare morali nelle storie. Se volete un messaggio, levatevi dalle palle e andate all’ufficio postale.”
(voto 7)

Considerata la non enorme popolarità del personaggio in Italia, non so se questo film arriverà da noi tanto presto. La versione in lingua originale per fortuna è QUI, con i sottotitoli italiani QUI.

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