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mercoledì 7 ottobre 2015

Straight Outta Casale






Straight Outta Compton
(USA 2015)
Regia: F. Gary Gray
Sceneggiatura: Jonathan Herman, Andrea Berloff
Cast: O'Shea Jackson Jr., Corey Hawkins, Jason Mitchell, Paul Giamatti, Aldis Hodge, Neil Brown Jr., R. Marcos Taylor, Keith Powers, Alexandra Shipp, Elena Goode, Carra Patterson, Lisa Renee Pitts, Keith Stanfield, Marcc Rose
Genere: hip-hop
Se ti piace guarda anche: Empire, 8 Mile, Hustle & Flow - Il colore della musica




ATTENZIONE

venerdì 10 ottobre 2014

22 JUMP STREET, IL SEQUEL FOTOCOPIA





22 Jump Street
(USA 2014)
Regia: Phil Lord, Christopher Miller
Sceneggiatura: Michael Bacall, Oren Uziel, Rodney Rothman
Cast: Jonah Hill, Channing Tatum, Ice Cube, Amber Stevens, Wyatt Russell, Peter Stormare, Jillian Bell, Dave Franco, Nick Offerman, Patton Oswalt, Queen Latifah, Craig Roberts, Diplo, Anna Faris, Bill Hader, Seth Rogen, Richard Grieco
Genere: college di polizia
Se ti piace guarda anche: Mai stata baciata, Una spia non basta, Scuola di polizia, 21 Jump Street (la serie)

Il primo fatto che salta agli occhi di questo 22 Jump Street non è il Jonah Hill sempre più dimagrito, ormai ce ne siamo già abituati mentre lui intanto forse è ingrassato di nuovo. A jumpare subito in maniera evidente alla vista è il fatto che sia un film tratto da un film che a sua volta era già tratto da un vecchio telefilm.

In tal senso, i precedenti non è che siano stati dei più positivi: Charlie’s Angels, Starsky & Hutch, Hazzard, A-Team… tutti filmetti davvero poco degni di nota. E pure di rispetto, quindi dico BLEAH, che schifo!
Tutte operazioni, o meglio tentativi, di aggiornare all’epoca moderna vecchie storie da piccolo schermo con risultati in bilico tra il ridicolo e il tragico. Senza però risultare tragicamente divertenti. Soltanto delle minchiatone. Qualcuno citerà allora la saga di Mission: Impossible tomcruisizzata. E va bene, in quel caso la resa cinematografica, seppure altalenante, è stata decente. Però certo che, se anche non l’avessero fatta, io non avrei sentito un grosso vuoto dentro la mia anima.

Con tali precedenti non certo esaltanti alle spalle, le premesse erano tragiche per questo 22 Jump Street, che peraltro è il sequel della versione cinematografica della serie tv. Mi viene infatti in mente Charlie's Angels 2, che era peggio, e molto, persino del già modestissimo primo film.
Quanto alla serie cui si ispira, 21 Jump Street è stato un telefilm 80s andato in onda negli Usa tra il 1987 e il 1991 per ben cinque stagioni, con un buon successo in patria. In Italia il serial è stato invece trasmesso da Italia 1 con il titolo I quattro della scuola di polizia ma non mi risulta sia diventato un fenomeno di massa né di culto. Dalle nostre parti, la serie risulta vagamente conosciuta soprattutto per aver lanciato la carriera del giovane Johnny Depp, che già pochi anni addietro aveva esordito nel primissimo mitico A Nightmare on Elm Street. Dove non faceva una bella fine, se non ricordo male… Qualche anno più tardi Depp mani di forbice avrebbe però preso spunto per le unghie affilate proprio da Freddy Krueger. Chissà, probabilmente all’epoca i due si facevano la manicure nello stesso posto.

Premettendo che non ho mai visto la suddetta serie tv 21 Jump Street, mi sembra comunque che in questo sequel del remake non si sia tentata tanto un’operazione nostalgia, ma si sia preso semplicemente spunto dalla trama del telefilm per creare qualcosa che parli di oggi.
L’idea della serie è quella di reclutare degli agenti di polizia giovani e infiltrarli in un college spacciandoli per studenti normali in modo da catturare degli spacciatori di droga (e nel telefilm immagino anche per altri crimini di natura varia). La storia dell’infiltrato funziona sempre, da Point Break a Fast & Furious, perché è un modo efficace per raccontare un determinato mondo, dal surf alle auto truzzate, attraverso il punto di vista di un esterno che però fa il doppiogioco e poi finirà immancabilmente per farsi catturare anche lui dal fascino di quel determinato mondo e scusate se vi ho spoilerato sia Point Break che Fast & Furious.
Anche se il film che mi ha ricordato di più questo 22 Jump Street è Mai stata baciata, commedia romantica in cui Drew Barrymore per scrivere un articolo sui giovani si finge una studentessa e torna al liceo, rivivendo gioie e soprattutto dolori dell’epoca.

Anche applicato al tema adolescenziale, questo è un espediente narrativo parecchio comune. Non quello del poliziotto infiltrato, ma dell’esterno in generale. Capitava ad esempio in Beverly Hills 90210 a Brandon & Brenda, due gemelli montanari provenienti dal Minnesota che da un giorno all’altro si ritrovano a trasferirsi sotto il sole glamour di L.A. e a dover cambiare il loro stile di vita in maniera radicale in quattro e quattr’otto. E ben felici di farlo. Così come succedeva in The O.C., dove Ryan Atwood (il Ben McKenzie oggi detective di Gotham), giovane criminale che fotteva le auto radio nel quartiere del Chino, veniva pure lui catapultato all’improvviso al sole della California a vivere in una villa con piscina mega-sborroneria per ricconi.

Senza andare a trovare ulteriori collegamenti con serie varie, torniamo sulla retta via di 22 Jump Street. Nel film c'è un breve cameo di uno dei protagonisti del telefilm originale, Richard Grieco, mentre questa volta Johnny Depp non si degna manco di apparire. Per il resto, il film è assolutamente indipendente dalla serie tv e quindi godibile da tutti, anche da chi non ha visto il primo film, riassunto in maniera veloce ed esilarante all'inizio, e infatti la pellicola ha ottenuto un successo enorme negli USA portando nelle sale anche chi il telefilm manco l'aveva mai sentito nominare. Chissà allora a questo punto che non facciano anche un vero terzo capitolo, dopo quelli fittizi dei titoli di coda. In Italia invece l'hanno proposto praticamente senza promozione in una manciata di salette nel periodo estivo e, così come già con l'episodio precedente, non se l'è filato quasi nessuno. Complimenti.

22 Jump Street - il film è un film con venature action e poliziesche leggere. Ma soprattutto, è una comedy molto jump around, jump around, jump around, jump up jump up and get down! Le scene più d’azione infatti lasciano il tempo che trovano. A convincere è soprattutto la parte comica, il bel susseguirsi di battute e di momenti folli e divertenti. Alcuni persino deliranti, come quando i due protagonisti si drogano. Funziona poi molto bene l’alchimia tra i due protagonisti, i diversissimi Jonah Hill e Channing Tatum...

Hey, un momento...
Avete per caso avuto una sensazione di deja vu? Questo post vi suona stranamente famigliare? Vi sembra di averlo già letto prima?
Beh, probabilmente perché l'avevate già letto, nel giugno 2012. Quella che avete trovato sopra è infatti la recensione che avevo scritto di 21 Jump Street, giusto un minimo riadattata.

Perché vi ho tirato questo scherzetto?
Perché, oltre al fatto che sono un bastardo, in pratica è quanto fa anche 22 Jump Street. La missione in cui sono coinvolti i due agenti protagonisti Jonah Hill e Channing Tatum è praticamente identica a quella precedente, con l'unica variante dell'ambientazione del college anziché quella del liceo. 22 Jump Street non cerca quindi di fare come tanti sequel che fingono di essere differenti dal primo capitolo quando non lo sono. 22 Jump Street è uguale a 21 Jump Street e non fa niente per nasconderlo. Squadra che vince non si cambia. Film che vince non si cambia. Il primo funzionava e, per quanto affiori una sensazione di deja vu, funziona pure questo secondo.
Com'è possibile che funzioni e com'è possibile che a me sia piaciuto, visto che io i sequel li critico sempre e comunque? Non avendo ancora (colpevolmente) mai visto Il padrino - Parte II, l'unico seguito che credo di aver apprezzato quanto (e forse un pochino di più) dell'originale è stato Ritorno al futuro - Parte II. Tutti gli altri mi hanno immancabilmente deluso, o annoiato, o fatto incazzare, o tutte queste cose messe insieme, benché alcuni non fossero troppo male. Mi viene in mente giusto Scream 2 e non è un caso. In quello, così come in questo 22 Jump Street, si ironizza sul concetto stesso di sequel. Da subito si mette in luce il fatto che il numero 2 non sarà mai al livello dell'1 e così, mettendo in chiaro questo aspetto, ne esce una pellicola che può avere una sua dignità.

22 Jump Street ridicolizza l'idea di seguito e la ripetizione all'infinito di una stessa idea (si vedano i titoli di coda) ed è questa la sua arma vincente. Oltre a ciò, la sua ironia prende di mira in maniera ancora più estrema i classici buddy movie polizieschi alla 48 Ore, Tango & Cash e numerosissima compagnia varia. Come il primo episodio, più del primo episodio. Il rapporto tra Jonah Hill e Channing Tatum viene qui presentato come quello tra due fidanzatini, portando il bromance tipico di questo genere di film a livelli mai toccati prima.
Fondamentalmente è tutto come nel precedente capitolo, citazionismo compreso, che qui va a toccare tra le altre cose Arma letale, Spring Breakers e pure il videogame Grand Theft Auto, il primo mitico GTA, nella scena con ripresa dall'alto. Oltre a una trama pressoché invariata, vengono riprese quasi pari pari pure numerose scene, come quella in cui i due protagonisti si drogano e hanno le visioni, o il sacrificio di uno che si prende un proiettile per salvare l'altro.
Il colpo di genio di questa pellicola sta proprio in questo: fare una copia spudorata ed esplicita del primo film. Prendere di nuovo dalle tasche del pubblico i soldi del biglietto con una pellicola identica all'altra, senza l'ipocrisia di tanti seguiti in circolazione. 22 Jump Street è un sequel fotocopia, ma se non altro lo dichiara e non lo tiene nascosto. Io questa la chiamo onestà intellettuale...
Va beh, considerando il livello della comicità del film, intellettuale mica tanto. Diciamo solo onestà e basta.
(voto 6+/10)

mercoledì 28 maggio 2014

POLIZIOTTO (E FILM) IN PROVA




Poliziotto in prova
(USA 2014)
Titolo originale: Ride Along
Regia: Tim Story
Sceneggiatura: Greg Coolidge, Jason Mantzoukas, Phil Hay, Matt Manfredi
Cast: Ice Cube, Kevin Hart, Tika Sumpter, John Leguizamo, Bryan Callen, Bruce McGill, Jay Pharoah, Angie Stone, Laurence Fishburne
Genere: buddy film
Se ti piace guarda anche: Arma letale, 48 ore, L’ultimo boy scout

L’altro giorno ho visto un gran bel film.
No, non era Poliziotto in prova. Era così, tanto per dire. Poliziotto in prova invece l’ho visto come film in prova. Ho iniziato a guardare i primi minuti e poi, se non era troppo una minchiatona, avrei deciso se andare avanti o meno.
La prima scena non è stata delle più incoraggianti e mi ha messo a dura prova. C’è infatti soprattutto una cosa che non sopporto in una pellicola.


No, non Tom Hanks!



No, nemmeno Angelina Jolie!



No, sbagliato ancora. Non mi riferisco neppure a Jennifer Lopez!

Sto parlando degli inseguimenti. Io odio gli inseguimenti. Salvo rare eccezioni (nel film The Town di Ben Affleck ad esempio ne ricordo uno notevole), sono la morte della creatività cinematografica. Più inseguimenti ci sono in un film e più so che lo sceneggiatore è una scarpa. Oppure non aveva voglia di lavorare. Quando uno sceneggiatore non sa come riempire tre o quattro pagine di script, ci mette dentro un bell’(bell’ si fa per dire) inseguimento e il problema è risolto. Può anche chiudere il foglio Word, smettere di lavorare e mettersi a giocare ai videogame, tanto sa che i produttori saranno contenti. I produttori adorano gli inseguimenti. Sanno che piacciono ai bambini e ciò che piace ai bambini fa stare zitti i bambini e ciò che fa stare zitti i bambini fa contenti i genitori, quindi al multisala sono tutti felici e contenti e i produttori possono contare i dollaroni incassati felici e contenti pure loro.

"Facciamo un bell'inseguimento?"
"Sì dai, così quel Cannibal Kid si incazza per bene!"

Tutto questo pippotto per dire che Poliziotto in prova inizia con un inseguimento, girato per altro malissimo dal modesto regista Tim Story, quello dei poco fantastici film sui Fantastici 4. D’altra parte una persona che decide di dare a Jessica Alba la parte della Donna Invisibile tanto a posto non può essere.
Sopravvissuto non so come al lungo scenone di inseguimento iniziale (che poi forse non era nemmeno così lungo, ma a me è sembrato durare un’eternità), un po’ come voi siete sopravvissuti a questa mia lunga e inutile intro, sono stoicamente andato avanti. Per fortuna poi il film migliora. Non che si potesse fare di peggio. Il post invece non so se migliora.

"Cannibal ha visto questo filmetto e non ancora il nuovo di Wes Anderson?"
"Ma è scemo?"
A questo punto entra in scena Kevin Hart, comico di colore che fa parte della cricca di Judd Apatow e che negli USA sta vivendo un momento di grande popolarità. Potrebbe essere l’erede di Eddie Murphy?
Nah, mi sa di no, però a suo modo riesce a risultare piuttosto simpatico, sarà per la sua bassa statura o per la sua facia da pirla o per queste due cose combinate insieme, e riesce a rendere gradevole la visione della pellicola. Per il resto, il film è la classica commedia action giocata su un’accoppiata di sbirri uno l’opposto dell’altro. Kevin Hart ha la parte della sprovveduta matricola che è appena stata accettata all’accademia di polizia, un tipo che ha più confidenza con le armi nei videogiochi che non quelle reali. Per il suo giorno di addestramento, un vero e proprio training day, si ritrova a fianco il Denzel Washington della situazione. Essendo una comedy americana commerciale, si tratta del classico duro dal cuore tenero. A interpretarlo c’è Ice Cube, uno che è meglio come rapper che come attore, su questo non ci sono dubbi. Nonostante la sua limitata espressività, il ruolo gli calza a pennello. In fondo lui è un duro passato dal gangsta-rap alle commedie per tutta la famiglia, quindi gli si addice alla perfezione la parte del poliziotto incazzoso che però allo stesso tempo è più umano di quanto vorrebbe far credere e tiene molto alla sua sorellina. La sua sorellina che è una bella sventolona (Fika Tika Sumpter già intravista in Gossip Girl) e che sta insieme proprio a Kevin Hart. Per la gioia del povero Ice Cube.

Da qui in poi, come potete facilmente immaginare, si sviluppano una serie di gag più o meno simpatiche che ci mostrano come i due sbirri poco a poco cominceranno ad avvicinarsi e a rispettarsi a vicenda. Il solito buddy film su un’amicizia tra uomini in stile Arma letale/48 ore e compagnia bella brutta, con una variante; questa volta non ci sono il poliziotto nero e il poliziotto bianco come di consueto, ma due sbirri tutt’e due di colore. Una versione all blacks di un buddy movie che in pratica è uguale a un buddy movie qualunque. Fondamentalmente, niente di più e niente di meno di questo. La trama poliziesca è scontatissima, ma la visione l'ho continuata grazie alle risate, o più che altro ai sorrisini, che Kevin Hart riesce qua e là a regalare. Il segreto del suo incredibile successo americano ($130 milioni a fronte di una spesa di “appena” $25) sta soprattutto nella simpatia del comico, che fa procedere bene quest’action comedy tradizionale ed è riuscito ad accompagnarmi fino ai titoli di coda di questa visione in prova. Anche perché – grazie a Dio – dopo la prima scena non ci sono altri odiosi inseguimenti. Non troppi, almeno.
(voto 5+/10)

martedì 12 novembre 2013

RAMPA-PA-PAPA RAMPART, UN FILM SU UN POVERO STRONZO




Rampart
(USA 2011)
Regia: Oren Moverman
Sceneggiatura: James Ellroy, Oren Moverman
Cast: Woody Harrelson, Robin Wright, Ben Foster, Cynthia Nixon, Anne Heche, Brie Larson, Jon Bernthal, Jon Foster, Audra McDonald, Sigourney Weaver, Steve Buscemi, Francis Capra, Ice Cube
Genere: bad cop
Se ti piace guarda anche: End of Watch – Tolleranza zero, Training Day, Il cattivo tenente, Southland

A un film che si apre sul faccione di Woody Harrelson non posso voler male. Così come un film che comincia con un primo piano delle chiappe di Scarlett Johansson come Lost in Translation non posso fare a meno di adorarlo. Vedete? Non è una questione sessuale, è una questione di icone cinematografiche. Woody e Scarlett sono mie due icone cinematografiche assolute. Che poi Scarlett sia anche una bella topolona, quello non importa. Oddio, è un di più non da poco, però non è l’unica cosa che conta.
Io Woody Harrelson l’ho sempre adorato, un po’ come Tom Hanks invece l’ho sempre odiato. Non so neanche spiegare bene il perché, è una sensazione, una cosa che senti a pelle. Non è qualcosa di razionale. Anche se, razionalmente parlando, Woody Harrelson è un attore della Madonna, mentre Tom Hanks è bravo solo a fare la parte dello scemo. Ma vabbè.

Il film Rampart è l’ennesima testimonianza della bravura di Woody Harrelson.
Per confermarlo, chiamo al banco dei testimoni Rampart.

Rampart: “Lo giuro davanti a Dio. Woody Harrelson è bravissimo.

"Hey Ben Foster, ma che fai?
Ti spacci per disabile per vincere un Oscar facile come Tom Hanks?"
Se non vi fidate della mia parola, potete fidarvi di questa testimonianza, no? E se non vi fidate manco di questa testimonianza, andate a ciucciarvi un film con Tom "Handicap" Hanks e non rompetemi le palle.
Perché quest’oggi sono così scontroso e irritabile?
Perché mi sono fatto contagiare dal personaggio di Woody Harrelson proprio in questo Rampart. Woody qui è un poliziotto corrotto, stronzo, violento, che si crede all’insopra della legge e pure di Dio. Non solo un bad cop, ma anche un uomo di merda: sbruffone, razzista, misogino, misantropo, un figlio di puttana come pochi. Il film ci ritrae questo personaggio in maniera cruda, senza cercare di farcelo stare simpatico, eppure allo stesso tempo senza evitare di mostrarci qualche suo lampo di umanità, soprattutto nel rapporto con le figlie. Perché uno può essere un poliziotto di merda, una versione più bastarda di Denzel “King Kong non è un cazzo in confronto a me” Washington in Training Day, e pure un uomo di merda, ma comunque un briciolo di umanità gli resta e Woody Harrelson è ancora una volta fenomenale nel portare in scena un personaggio così conflittuale e scomodo. Non siamo ai livelli delle sue migliori interpretazioni, come quelle in Larry Flynt – Oltre lo scandalo, Assassini nati – Natural Born Killers, Benvenuti a Zombieland od Oltre le regole – The Messenger, però ci siamo quasi.

A proposito di Oltre le regole – The Messenger, il regista di Rampart è lo stesso: Oren Moverman, un buon talento, secondo me però non ancora messo del tutto a fuoco e che in futuro potrà fare ancora meglio. Qui Moverman ci regala qualche scena notevole, come quella nel locale sulle note della devastante “Let There Be Light” dei Justice, mentre per il resto della pellicola sembra viaggiare quasi sempre con il freno a mano tirato. Perché?
Boh, chiedetelo a lui.

"Two sigarett is megl che one."
La sceneggiatura, piuttosto minimal e focalizzata soprattutto su quello stronzo del protagonista, è curata dallo stesso Moverman insieme a James Ellroy, scusate se è poco. Dopo la scomparsa di Elmore Leonard, Ellroy è quello che oggi possiamo forse considerare il più grande re del noir vivente.
I due sono impegnati a riportare in vita uno scandalo che aveva scosso parecchio l’opinione pubblica americana tra fine Anni Novanta e primi Anni Zero, lo scandalo Rampart, ovvero vari episodi di violenza e corruzione che avevano visto protagonista in negativo la divisione Rampart del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. È da qui che i due hanno preso ispirazione ma, più che ricostruire tutti i vari casi, alcuni agenti della Rampart pare ad esempio siano stati coinvolti nella morte del rapper Notorious B.I.G., le loro attenzioni sono tutte rivolte sul personaggio di Woody Harrelson. Forse è per questo che il film è passato parecchio inosservato negli USA. Perché qui non si cerca una ricostruzione storica di quegli eventi. Qui non si cerca di fare un film cronachistico. Qui non si cerca di fare un servizio alla Studio Aperto o alla Quarto Grado. Qui si racconta di un uomo. Di uno stronzo. Non uno stronzo di quelli talmente stronzi da risultare alla fine simpatici. Un povero stronzo e basta. E se alla fine si riesce quasi a volergli un poco di bene, è tutta colpa di Woody Harrelson. Così come alla pellicola in generale.
Con a disposizione un regista promettente, uno sceneggiatore che ‘sti cazzi, un cast di buon livello che comprende tra gli altri Ben Foster, Brie Larson, Steve Buscemi, Anne Heche, Ice Cube e Robin Wright, più una colonna sonora niente male, ci si sarebbe potuti aspettare un capolavoro o quasi e invece così non è. Rampart è un film incompiuto, sospeso, un noir dal buon potenziale che non si può dire del tutto riuscito e che, dopo un ottimo avvio, non ce la fa a decollare del tutto. Eppure non riesco a voler male a un film del genere. Tutta colpa di Woody Harrelson, ‘sto maledetto stronzo.
(voto 6,5/10)



mercoledì 20 giugno 2012

21 Jump on Elm Street

"Il tuo ultimo disco non era un granché, beccati questa Eminem!"
"Hey, ma io non sono il vero Eminem, non si vede?"
21 Jump Street
(USA 2012)
Regia: Phil Lord, Chris Miller
Cast: Jonah Hill, Channing Tatum, Brie Larson, Dave Franco, Rob Riggle, Ice Cube, Dax Flame, Ellie Kemper, Peter DeLuise, Richard Grieco, Johnny Depp
Genere: liceo di polizia
Se ti piace guarda anche: Mai stata baciata, Una spia non basta, Scuola di polizia, 21 Jump Street (la serie)

Il primo fatto che salta agli occhi di questo 21 Jump Street non è il Jonah Hill sempre più dimagrito, ormai ce ne siamo già abituati mentre lui intanto forse è ingrassato di nuovo. A jumpare subito in maniera evidente alla vista è il fatto che sia un film tratto da un vecchio telefilm.

"Ma ti pare che ho cominciato la carriera con un preservativo in testa?"
"E allora? Eri pur sempre meno ridicolo che in The Tourist o in Alice..."
In tal senso, i precedenti non è che siano stati dei più positivi: Charlie’s Angels, Starsky & Hutch, Hazzard, A-Team… tutti filmetti davvero poco degni di nota. E pure di rispetto, quindi dico BLEAH, che schifo!
Tutte operazioni, o meglio tentativi, di aggiornare all’epoca moderna vecchie storie da piccolo schermo con risultati in bilico tra il ridicolo e il tragico. Senza però risultare tragicamente divertenti. Soltanto delle minchiatone. Qualcuno citerà allora la saga di Mission: Impossible tomcruisizzata. E va bene, in quel caso la resa cinematografica, seppure altalenante, è stata decente. Però certo che se anche non l’avessero fatta, io non avrei sentito una grossa mancanza dentro di me.

Con tali precedenti non certo esaltanti alle spalle, le premesse per questo 21 Jump Street non erano delle migliori. 21 Jump Street è stato un telefilm 80s andato in onda negli Usa tra il 1987 e il 1991 per ben cinque stagioni, con un buon successo in patria. In Italia il serial è stato invece trasmesso da Italia 1 con il titolo I quattro della scuola di polizia ma non mi risulta sia diventato un fenomeno di massa né di culto. Dalle nostre parti, la serie risulta vagamente conosciuta soprattutto per aver lanciato la carriera del giovane Johnny Depp, che già pochi anni addietro aveva esordito nel primissimo mitico A Nightmare on Elm Street. Dove non faceva una bella fine, se non ricordo male… Qualche anno più tardi Depp mani di forbice avrebbe però preso spunto per le unghie affilate proprio da Freddy Krueger. Chissà, probabilmente all’epoca i due si facevano la manicure nello stesso posto.

Premettendo che non ho mai visto la suddetta serie tv 21 Jump Street in questione, mi sembra comunque che in questo film non si sia tentata tanto un’operazione nostalgia, ma si sia preso semplicemente spunto dalla trama del telefilm per creare qualcosa che parli di oggi.
L’idea, ottima, della serie è quella di reclutare degli agenti di polizia giovani e infiltrarli in un liceo spacciandoli per studenti normali in modo da catturare degli spacciatori di droga (e nel telefilm immagino anche per altri crimini di natura varia). La storia dell’infiltrato funziona sempre, da Point Break a Fast & Furious, perché è un modo efficace per raccontare un determinato mondo, dal surf alle auto truzzate, attraverso il punto di vista di un esterno che però fa il doppiogioco e poi finirà per farsi catturare anche lui dal fascino di quel determinato mondo e scusate se vi ho spoilerato sia Point Break che Fast & Furious.
Anche se il film che mi ha ricordato di più questo 21 Jump Street è Mai stata baciata, commedia romantica in cui Drew Barrymore per scrivere un articolo sui giovani si finge una studentessa e torna al liceo, rivivendo gioie e soprattutto dolori dell’epoca.

Anche applicato al tema liceale, questo è un espediente narrativo parecchio comune. Non quello del poliziotto infiltrato, ma dell’esterno in generale. Capitava ad esempio in Beverly Hills 90210 a Brandon & Brenda, due gemelli montanari provenienti dal Minnesota che da un giorno all’altro si ritrovano catapultati al sole glamour di L.A. e a dover cambiare il loro stile di vita in maniera radicale in quattro e quattr’otto. E ben felici di farlo. Così come succedeva in The O.C., dove Ryan Atwood, ligera che fotteva le auto radio nel quartiere del Chino, veniva pure lui catapultato all’improvviso al sole della California e a vivere in una villa con piscina mega-sborroneria per ricconi.

Senza andare a trovare ulteriori collegamenti con serie varie, torniamo sulla retta via di 21 Jump Street. Nel film ci sono i brevi cameo di alcuni protagonisti del telefilm originale: Peter DeLuise, Richard Grieco e naturalmente Johnny Depp, in quella che, per quanto brevissima, è forse una delle sue migliori interpretazioni recenti. Per il resto, il film è assolutamente indipendente dalla serie tv e quindi godibile da tutti, grandi e piccini e infatti la pellicola ha ottenuto un successo enorme negli Usa e un sequel è già in preparazione. In Italia invece l'hanno proposto praticamente senza promozione in una manciata di salette nel periodo estivo e non se lo sta filando quasi nessuno. Complimenti.

21 Jump Street - il film è un film con venature action e poliziesche leggere. Ma soprattutto, è una comedy molto jump around, jump around, jump around, jump up jump up and get down! Le scene più d’azione infatti lasciano il tempo che trovano. A convincere è soprattutto la parte comica, il bel susseguirsi di battute e di momenti folli e divertenti. Alcuni persino deliranti, come quando i due protagonisti sono “costretti” a calarsi una pasta.
Funziona poi molto l’alchimia tra i due protagonisti, i diversissimi Jonah Hill e Channing Tatum. È proprio nella diversità e nel contrasto tra loro due che la pellicola fa quel salto ulteriore da semplice piacevole cazzata da serata cine & popcorn a storia che ha anche qualcosa, almeno qualcosina, da dire. Sulla generazione dei giovani d’oggi in confronto a chi è cresciuto giusto una manciata d’anni prima.

Jonah e Channing, la strana coppia, hanno vissuto il liceo in maniera profondamente diversa: uno era uno studioso sfigato, l’altro era uno sportivo figaccione. Indovinate un po’ chi era chi.
Dopo di ché i due entrano in polizia, a sorpresa si stanno simpatici e diventano amiconi. Quando entrambi vengono infiltrati in un liceo per un’operazione antidroga, in pochi anni notano che le cose sembrano essere cambiate davvero parecchio. Gli sportivi non sono più così cool, mentre nerd is the new black. I bulletti non dominano più la high-school e ad esempio prendere per il culo i gay è diventato davvero out. Qualcuno vada a spiegarlo a Cassano…
Il liceo è cambiato radicalmente, pare a causa di Glee, e quindi Tatum si sentirà un po’ fuori posto. Anche perché con quel fisico ben poco riesce a confondersi con gli altri 16enni rachitici e brufolosi. Hill non Terrence bensì Jonah ci sguazza invece alla grande in questa high-school rivoluziona e finalmente vede un’opportunità di riscatto sociale e personale, facendo amicizia con il ragazzo cool, interpretato dal fratellino di James Franco ovvero Dave Franco, e magari facendosi anche la bella del liceo, interpretata da Brie Larson, reginetta del cinema indie già mitica nella serie United States of Tara e vista pure in Scott Pilgrim vs. the World.
E a proposito… lo sceneggiatore della pellicola è Michael Bacall, sorta di versione maschile di Diablo Cody o di novello Kevin Williamson che ha firmato anche gli script di Project X e del citato Scott Pilgrim e che quindi si conferma sempre più l’uomo giusto per ridare fiato al genere teen americano, negli ultimi tempi un po’ a corto di ossigeno.

Il punto forte di 21 Jump Street di certo è l’intrattenimento, è vero. Però allo stesso tempo riesce anche a essere una (pur minima) riflessione sui meccanismi della popolarità e sui cambiamenti dell’attuale generazione hipster. Le cose probabilmente nei licei americani e pure italiani di oggi non stanno davvero così, però almeno un minimo i Bill Gates, i Mark Zuckerberg e pure i Jonah Hill della situazione hanno contribuito alla nerdizzazione del mondo. Perché ormai, con buona pace dei Channing Tatum, nerd is the new black.
(voto 7/10)

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