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martedì 3 gennaio 2012

I MEGLIO FILM CANNIBALI 2011: N. 30 - 21


Nuova rassegna cinematografica fica con il meglio passato sugli schermi cannibali nel corso del 2011. Dopo le posizioni dalla 40 alla 31 tocca a una serie di pellicole tanto variegate quanto ognuna a suo modo interessante… Ecco la decina di film, anzi la sporca dozzina (un paio di posizioni sono infatti state raddoppiate per magia, yatta!)

"Ok, basta fare il cannaiolo capellone comunista aspirante scrittore,
prendo l'NZT e sono pronto a scrivere pure per Feltri!"
30. Limitless
Regia: Neil Burger
Genere: drogato
Parla di: una droga che se la prendi ti fa usare il cervello al 100% anziché al solito 20% come per il resto dell’umanità o allo 0% come la maggior parte della popolazione italiana.
Pregi: un film fico, esaltante, adrenalinico, che ti fa venire voglia di prendere la cocaina l’NZT. Una vera botta.
Difetti: partendo da uno spunto geniale, la sceneggiatura poteva svilupparsi in una maniera un pochino più imprevedibile e profonda. E il pur valido protagonista Bradley Cooper come nuovo divo hollywoodiano non mi sembra ancora prontissimo…
Droga cult: NZT
Leggi la mia RECENSIONE



"Mmm... la prossima volta niente grigliata e famo du' spaghi?"
29. Hesher
Regia: Spencer Susser
Genere: metal
Parla di: un metallaro psicopatico di nome Hesher occupa la casa di un ragazzino che vive con il madre vedovo e la nonna. A sorpresa, cambierà la vita di tutti loro. E non necessariamente in peggio…
Pregi: interpretato da uno scatenato Joseph Gordon-Levitt, Hesher è un personaggio geniale e favoloso, oltre a risultare una delle più efficaci e divertenti rappresentazioni del mondo metal mai viste. Il regista Spencer Susser con il suo stile indie è poi un nome da tenere d’occhio e la sua storia oltre a far ridere rivela anche dei risvolti inaspettati e direi heavy.
Difetti: Natalie Portman ha solo un piccolo ruolo e si è pure imbruttita per la parte. Però sì: è pur sempre magnifica.
Personaggio cult: Hesher (Joseph Gordon-Levitt)
Leggi la mia RECENSIONE
(in Italia dovrebbe finalmente uscire il 27 gennaio con il titolo Hesher è stato qui)

"Anche se sei povero in canna, ti faccio pagare sta separazione
più che a Mel Gibson!"
28. Una separazione
Regia: Ashgar Farhadi
Genere: separatista
Parla di: a un primo livello, parla di un uomo e una donna iraniani che si vogliono separare; lei infatti vuole espatriare insieme alla figlia mentre lui vuole restare per occuparsi del padre con l’Alzheimer. A un secondo livello, analizza in maniera profonda la società attuale dell’Iran.
Pregi: è un film che sa essere uno, nessuno e centomila. Uno come dramma famigliare incentrato sulle vicissitudini di una famiglia alle prese con un divorzio. Nessuno agli occhi del regime iraniano con cui la sceneggiatura ha dovuto destreggiarsi per evitare la censura. E centomila perché sa essere molto di più di ciò che sembra in superficie e attraverso uno dei (piccoli) casi thriller più avvincenti dell’anno ci racconta le contraddizioni del vivere in Iran oggi, tra voglia di scappare e voglia di restare.
Difetti: ha una partenza un poco macchinosa e il film non entra subito nel vivo.
Scena cult: la telefonata della badante per sapere se può cambiare un uomo ottantenne.
Recensione prossimamente…

"Chi ha corretto il ponch?"
27. Carnage
Regia: Roman Polanski
Genere: carneficina borghese
Parla di: i figli di due famiglie borghesi si sono presi a botte, o meglio uno ha “sfigurato” l’altro. Ma la battaglia tra genitori si rivelerà molto più spietata di quella dei bambini…
Pregi: un cast in notevole forma, tra una Jodie Foster borghese no-global fissata con l’Africa, un John C. Reilly tipico marito banderuola, un Christoph Waltz adorabile basterdo sempre al cellulare e una Kate Winslet che ogni tanto non sa cosa fare e allora sbocca! Un quadro grottesco esilarante per una commedia-non commedia a sorpresa tra le più divertenti dell’anno.
Difetti: un impianto troppo teatrale e una storia che avrebbe potuto essere tirata ad ancor più estreme conseguenze a livello di cattiveria.
Scena cult: Kate Winslet che vomita su un prezioso libro d’arte.
Recensione prossimamente…

"Hey, per curiosità: ma voi che state guardando?"
"Niente, è solo che nei film prodotti da Spielberg ci devono essere almeno
una decina di scene con i personaggi imbambolati a fissare il vuoto..."
26. Super 8
Regia: J.J. Abrams
Genere: Spielberg 2.0
Parla di: un gruppo di ragazzetti aspiranti registi (Dawson, ti fischiano le orecchie?) si ritrova in mezzo a un’invasione aliena ma, anche se potrebbe sembrare, non è una vecchia pellicola anni ’80.
Pregi: un tuffo nel fantastico cinema fantastico fanciullesco di fine ’70/primi ’80, in grado di stupirci come se fossimo rimasti bambini. O forse siamo davvero rimasti sempre bambini, solo che ogni tanto ce ne dimentichiamo.
Difetti: Spielberg l’ha già fatto!
Personaggio cult: il bambino fissato con le esplosioni Cary (Ryan Lee)
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"Sì, in questo film ho un figlio pazzo. Ma sempre meglio di quella
secchiona tritapalle di Rory Gilmore!"
25. 5 giorni fuori - It’s kind of a funny story
Regia: Anna Boden, Ryan Fleck
Genere: indie pop
Parla di: un ragazzino aspirante suicida viene ricoverato nel reparto psichiatrico di un ospedale, ma essendo chiuso quello per ragazzi finisce in quello per adulti…
Pregi: ha il sapore del piccolo cult indie americano, con la spruzzata di un po’ di sana follia che non guasta (anche a livello visivo). Qualcuno volò sul nido del cuculo in versione indie-comedy.
Difetti: una scenetta musicale alla Glee evitabile, più qualche ingenuità di sceneggiatura che comunque nella sua imperfezione lo rende solo più adorabile.
Canzone cult: The XX “Intro”
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"Mannaggia, non hanno ancora inventato il PC e mi tocca
scrivere con la macchina da scrivere come Mr. Ford!"

24. The Help
Regia: Tate Taylor
Genere: anti-razzista
Parla di: una giovane giornalista decide di dare voce a chi una voce mai l’ha avuta, non negli anni ’60 almeno, ovvero un gruppo di domestiche di colore che lavorano per le ricche e razziste signore del Sud degli USA.
Pregi: un cast all-femminile enorme, dalle rosse Emma Stone, Bryce Dallas Howard e Jessica Chastain (quest’ultima però qui in versione biondo Marilyn) e dalle black Viola Davis e Octavia Spencer, protagoniste di una storia di quelle forti, toccanti ed emozionanti.
Difetti: un film un po’ ruffianetto ruffianello di quelli che tanto piacciono all’Academy Award, però la storia è talmente bella da aver “fregato” per una volta anche me.
Personaggio cult: Minny Jackson (Octavia Spencer)
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"Certo che le didascalie di Pensieri Cannibali a 'sto giro
fanno persino più pena del solito!"
23. Crime d’amour
Regia: Alain Corneau

Genere: scontro tra donne
Parla di: Ludivine Sagnier, vittima del mobbing della sua capa stronza Kristin Scott Thomas, si vendica a modo tutto suo…
Pregi: interpretazione maiuscola di una Ludivine Sagnier attrice strepitosa oltre che gnocca strepitosa, per uno dei thriller più avvicenti e convincenti dell’anno. O magari sono solo io che quest’anno mi sono preso bene con i thriller francesì, vedi l'altro film qui sotto...
Difetti: eccessivo lo “spiegone” della parte finale. E io non li voglio, gli spiegoni.
Attrice cult: Ludivine Sagnier
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Miglior thriller francese dell'anno ex aequo con
"Volevo farmi tatuare la scritta "Tutti dentro senza chiedere",
però Heaven era decisamente più corto..."
23. L’autre monde - Black Heaven
Regia: Gilles Marchand
Genere: thriller franscesé
Parla di: due ragazzi che non avendo niente di meglio da fare si fanno i fatti una misteriosa biondazza, finendo invischiati nella realtà di un inquietante gioco di ruolo chiamato Black Hole.
Pregi: un’atmosfera noir dannatamente affascinante, con tanto di immancabile bionda femme fatale e passaggi lynchiani, più una spettacolare colonna sonora firmata M83.
Difetti: nella parte finale la risoluzione della storia fa perdere, come accade in molti thriller, il fascino misterioso della prima parte.
Canzone cult: M83 “Farewell - Goodbye”
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"Ridete, ridete. Però se una molletta tra i capelli se la metteva
Kate Middleton, tutte (e tutti) lì a copiarla!"
22. Arrietty
Regia: Hirosama Yonebayashi
Genere: ragazzo incontra ragazza (ma lei è alta 10 cm)
Parla di: un ragazzino gravemente malato va a trascorrere l’estate nella casa di campagna della madre e qui farà conoscenza di una piccola creatura…
Pregi: uno dei pochi (insieme all’altro qui sotto) film d’animazione che quest’anno meritava davvero di essere visto, gustato e amato, è una splendida piccola/grande storia di amicizia e di crescita. Incantato come solo le migliori pellicole dello Studio Ghibli sanno essere.
Difetti: la componente umoristica poteva essere maggiormente accentuata.
Personaggio cult: Arrietty
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"Sembra di stare sul Torino-Milano! E anche l'odore..."
Miglior film d’animazione dell’anno ex aequo con
22. Summer Wars
(film entrato all’ultimo, anzi al primo dell’anno, ripescato grazie ai fenomenali Chicken Broccoli Awards 2011)
Regia: Mamoru Hosoda
Genere: anime geniale
Parla di: un ragazzo timidone viene presentato da un’amica sventolona alla sua (numerosissima) famiglia nelle vesti di suo… boyfriend ufficiale. Nel frattempo però sul social network Oz (una specie di Facebook all’ennesima potenza) si scatena l’inferno e pare sia tutta colpa sua!
Pregi: anime scoppiettante, visivamente godurioso e ricco di trovate esilaranti e geniali. Oltre a essere maledettamente divertente come solo i giapponesi nei loro momenti più folli sanno essere, rivela all’occorrenza anche un lato profondo e sentimentale, oltre a parlare in maniera molto efficace dei social network e degli avatar (altroché quella porcheria di Avatar!).
Difetti: la battaglia finale è eccessivamente lunga, ma è solo che io odio le battaglie (tranne le Blog Wars contro il mio blogger enemy Mr. Ford).
Personaggio cult: il giovane Kazuma Ikezawa
Recensione prossimamente…

"Basta, mi butto perché in questo 2012 Cannibal non ha ancora
tirato fuori una didascalia decente!"
21. The Future
Regia: Miranda July
Genere: scoppia la coppia
Parla di: una coppia di indie-nerd fa il grande passo. Matrimonio? No. Bambino? Nemmeno? E allora cosa? Decidono di prendere in affidamento un gatto malato, ma prima di poterlo portare a casa deve stare un mese dal veterinario…
Pregi: dopo l’acclamato esordio con Me and you and everyone we know, l’opera seconda della regista/sceneggiatrice/attrice Miranda July (sorta di strano incrocio tra Zooey Deschanel e la cantante St. Vincent) è stata clamorosamente e ingiustamente snobbata da tutti, persino all’interno dei circoli indie. Faccio mea culpa visto che nemmeno io ne ho ancora parlato, ma solo perché l’ho visto da poco e la mia recensione completa deve ancora arrivare. Comunque è un piccolo gioiellino di cinema indie originale, personale e ispirato persino superiore al suo già interessante debutto.
Difetti: il film paga qualche debito nei confronti del cinema di Spike Jonze e di film come Se mi lasci ti cancello e (500) giorni insieme. Però la July ha personalità sufficiente per non essere troppo derivativa.
Personaggio cult: il gatto Paw-Paw
Recensione prossimamente…


mercoledì 9 febbraio 2011

It's kind of a funny story: tipo una sorta di cult

It's kind of a funny story
(USA 2010)
Regia: Anna Boden, Ryan Fleck
Cast: Keir Gilchrist, Zach Galifianakis, Emma Roberts, Lauren Graham, Zoë Kravitz, Aasif Mandvi, Jim Gaffigan, Viola Davis, Thomas Mann, Jeremy Davies
Genere: matti da slegare
Se ti piace guarda anche: Qualcuno volò sul nido del cuculo, Si può fare, Youth in Revolt, Charlie Bartlett, Wonder Boys
Uscita italiana: ?

Trama semiseria
Un ragazzino di 16 anni arriva in ospedale annunciando di essere sul punto del suicidio. L’infermiera gli ribatte: “Cavolo, eppure mi sembra che il Festival di Sanremo non sia nemmeno ancora iniziato…” e il ragazzo risponde: “Già, però prova tu ad avere come mamma una mamma per amica e poi mi dirai”. Fatto sta che lo internano nel reparto psichiatrico dell’ospedale per adulti (il reparto minori è momentaneamente chiuso: hanno rinchiuso troppe fan stalker di Justin Bieber) e lì dentro farà amicizia con un sacco di persone interessanti e conoscerà pure una gran bella tipa. Insomma gente, basta con i villaggi vacanze: quest’estate si va tutti in manicomio!

Recensione cannibale
Questi sono i miei film. Una pellicola indie girata con non troppi soldi, ma nemmeno con troppo pochi soldi, una storia più o meno adolescenziale con un protagonista più o meno fuori di testa e più o meno con manie suicide. Una colonna sonora supercool con XX, Drums, “Where is my mind?” dei Pixies suonata al piano e musiche originali dei Broken Social Scene. Una regia che ogni tanto devia dalla routine per aggiungere animazioni e trovate alla (500) giorni insieme. Un film moderno per concezione e realizzazione. E soprattutto con un pizzico di follia inside che non guasta mai.

Il protagonista di questa funny story, anzi questa sorta di funny story, è il ragazzino gay della serie tv United States of Tara, quella in cui sua madre Toni Collette è una pazza totale con un sacco di personalità multiple. Questa volta è invece lui ad avere disordini mentali, ma poi nemmeno niente di così grave: è solo un adolescente sotto stress per le prove di ammissione nei college più esclusivi degli statiunitidamerica che sta vivendo un periodo di depressione. Tutto qua. Non ha subito particolari abusi sessuali quand’era piccolo, la sua famiglia è pressappoco normale, è leggermente sfigato, va bene, ma nemmeno sopra la norma. Allora cosa c’è che non va in lui? C’è solo una sorta di mal de vivre tipicamente contemporaneo e che non ha una precisa spiegazione. C’è solo che il mondo certe volte sembra un posto così strano e malato da viverci che anche noi ci sentiamo così. Strani e malati.

Paradossalmente, la cosa migliore per capire questo mondo fuori di testa è andare a vivere insieme a dei malati di mente: in questa funny story il nostro giovane protagonista finisce così praticamente internato nel braccio folle di un ospedale ed è qui che fa amicizia con lo squinternato Zach Galifianakis, sì proprio il simpatico cicciobombo cannoniere non dei Take That bensì di Una notte da leoni, Parto col folle e della serie tv Bored to Death. Sì, ecco il nuovo Jack Black solo con il cognome greco e un successo al botteghino decisamente superiore, visto che Black a parte School of Rock non ne ha più azzeccata una e il suo nuovo I viaggi di Gulliver ho davvero una gran paura a vederlo ma presto o tardi mi sacrificherò per voi e lo guarderò.

Tornando sui sentieri normali del post, cioè tornando alla follia del film, il ragazzino pazzo (ma non pazzo pazzo come Donnie Darko o come Natalie Portman ne Il cigno nero, solo un tizio moderatamente fuori) fa conoscenza anche con una sua affascinante coetanea suicide girl interpretata da Emma Roberts. Il cognome forse vi farà scattare un campanello d’allarme, visto che Emma è la nipotina non di Mr. Neutro Roberts, ma di Miss Julia Roberts. Ok, penserete che è la solita raccomandata e forse all'inizio è stata anche così e l’ha agevolata nella gavetta, però la ragazzetta dimostra di avere una personalità tutta sua e da qui in avanti può benissimo camminare con le sue gambe senza aiuti famigliari alla Checco Zalone. E a proposito di parenti dei famosi, nel film c’è anche la figlia di Lenny, Zoë Kravitz, niente male pure lei.

Forse non tutto in questa pellicola funziona al meglio, altrimenti staremmo a parlare di mio cult personale totale: c’è qualche trovata un po’ facile in fase di sceneggiatura, qualche personaggio di contorno schizzato è piuttosto stereotipato e il momento musicale sulle note di “Under Pressure” vorrebbe essere una figata ma perde il confronto con una scena qualsiasi di Glee.
Nel complesso però è un mio chiamiamolo mezzo-cult. Insomma, una sorta di funny story e insomma anche tipo una sorta di mio cult. Kind of.
(voto 7,5)

Canzoni cult: Maxence Cyrin "Where is my mind?", The XX "Intro"

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