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mercoledì 28 marzo 2018

Benvenuti nel Jumanji





Jumanji - Benvenuti nella giungla
Regia: Jake Kasdan
Cast: Dwayne Johnson, Jack Black, Kevin Hart, Karen Gillan, Nick Jonas, Bobby Cannavale, Alex Wolff, Madison Iseman, Ser'Darius Blain, Morgan Turner




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The Rock

Punti di forza: forza, muscoli, steroidi
Debolezze: è un wrestler e ha solo due espressioni: una col sopracciglio sollevato e una col sopracciglio più o meno normale

venerdì 19 aprile 2013

ALTA FEDELTA’... ALLE CLASSIFICHE


Alta fedeltà
(UK, USA 2000)
Regia: Stephen Frears
Sceneggiatura: D.V. DeVincentis, Steve Pink, John Cusack, Scott Rosenberg
Tratto dal romanzo: Alta fedeltà di Nick Hornby
Cast: John Cusack, Iben Hjejle, Todd Louiso, Jack Black, Lisa Bonet, Catherine Zeta-Jones, Tim Robbins, Lily Taylor, Joan Cusack, Joelle Carter, Natasha Gregson Wagner, Drake Bell, Bruce Springsteen, Sara Gilbert
Genere: musicalesistenziale
Se ti piace guarda anche: About a Boy - Un ragazzo, L’amore in gioco, Non mi scaricare, School of Rock, Be Kind Rewind, Non per soldi… ma per amore

Dovete sapere che la creazione di una grande compilation richiede più fatica di quanto sembri. Devi iniziare alla grande, catturare l'attenzione! Allo stesso livello metti il secondo brano, e poi devi risparmiare cartucce inserendo brani di minore intensità. Eh... sono tante le regole.
Rob Gordon/John Cusack (Alta fedeltà)

La creazione di una recensione segue all’incirca le stesse regole di quelle di una compilation. L’attacco dev’essere qualcosa che attira subito l’attenzione, e cosa meglio di una bella citazione pronta e servita su un piatto d’argento?
Alta fedeltà è fatto apposta per essere citato. Il libro ancora più del film. Che poi va sempre così. Il libro è meglio del film e anche questo è il caso. Però, per quanto il romanzo originale di Nick Hornby sia ancora più mitico, la trasposizione cinematografica è davvero ottima e rimane anche a distanza di qualche annetto una delle commedie più scoppiettanti e divertenti del nuovo millennio. L’ambientazione è passata da Londra a Chicago, si è americanizzato il tutto, alcune cose sono state semplificate ma per me resta un buonissimo esempio di come adattare un romanzo cult in una pellicola cult allo stesso livello o quasi.

Top 5 delle trasposizioni cinematografiche da libri che ho letto
1) Le regole dell’attrazione da Bret Easton Ellis
2) Il giardino delle vergini suicide da Jeffrey Eugenides
3) Il silenzio degli innocenti da Thomas Harris
4) Fight Club da Chuck Palahniuk
5) Trainspotting da Irvine Welsh

Per il protagonista di Alta fedeltà, Rob Gordon nel film/Rob Fleming nel libro, una compilation deve riuscire a parlare di te stesso, sfruttando però l’arte creata da altri. Ed è anch’essa un’arte. Una cosa valida per le canzoni, così come pure per i film. Se dovessi fare una top 5 dei film che parlano in qualche modo di me, ci metterei sicuramente dentro Alta fedeltà per la passione musicale dei vari personaggi e per la mania maniacale del protagonista di fare liste. Ancora di più mi ritrovo però nel protagonista di un altro romanzo di Nick Hornby, About a Boy - Un ragazzo, anch’esso trasposto in una pellicola americanizzata ma comunque godibile, nonostante l’attualizzazione della vicenda agli Anni Zero abbia eliminato i riferimenti a Kurt Cobain che rendevano il romanzo ancora più memorabile.

Top 5 dei film con cui in qualche modo mi identifico con i protagonisti
1) About a Boy
2) Alta fedeltà
3) (500) giorni insieme
4) Drive
5) Noi siamo infinito

"No, il nuovo dei One Direction non ce l'abbiamo. Ma sai dove puoi trovarlo?
Nella spazzatura, ecco dove."
Tornando fedeli ad Alta fedeltà, tra l’altro titolo geniale, è una pellicola ovviamente ad altissimo tasso di musicalità. Con dei personaggi del genere, d’altra parte, non poteva essere altrimenti. Per chi non lo sapesse, Rob/John Cusack è infatti un ex dj proprietario di un negozio di dischi, assistito da due altri geek musicali non da meno: il timido Todd Louiso, di recente riciclatosi come regista ma con risultati decisamente pessimi (vedi Un microfono per due), e lo scatenato Jack Black, il cui successivo School of Rock sembra quasi uno spinoff ritagliato sul suo personaggio in Alta fedeltà.

Top 5 interpretazioni di Jack Black
1) Alta fedeltà
2) School of Rock
3) Be Kind Rewind
4) Amore a prima svista
5) King Kong

Anche io da ragazzino sognavo di lavorare un giorno in un negozio di dischi. Poi sono arrivati Napster e la crisi dell’industria musicale e oggi aprire un negozio di dischi appare un’idea furba tanto quanto mettere su un Blockbuster. Tanto per dire, il proprietario del record store della mia cittadina in cui andavo a comprare i CD da teenager adesso s’è messo a fare il becchino, fatto che trovo particolarmente simbolico e ironic, come canterebbe Alanis Morissette. O, come canterebbe Bob Dylan, the times they are a-changin’…

"Ford, te lo devo proprio confessare: preferisco nettamente
Pensieri Cannibali a WhiteRussian!"
Top 5 dei miei lavori ideali
1) Marito mantenuto di Jennifer Lawrence
2) Selezionatore di musiche per spot pubblicitari
3) Fare il terzo Daft Punk
4) Assaggiatore di birra Guinness
5) Recensore cinematografico pagato profumatamente

Tre malati di musica le cui vite nel negozio di dischi e fuori sono accompagnate da una colonna sonora che passa da Marvin Gaye ai Belle and Sebastian, da Elton John a Bruce Springsteen (presente anche in un cameo che avrà fatto avere un attacco di cuore al mio blogger rivale Ford), passando per Joan Jett, Katrina & the Waves, Chemical Brothers, Goldie, Velvet Underground, Bob Dylan, Stereolab e un sacco di altri.

Top 5 canzoni del film
1) Jack Black nella cover di “Let’s Get It On” di Marvin Gaye
2) Beta Band “Dry the Rain”
3) Lisa Bonet nella cover di “Baby I Love Your Way” di Peter Frampton
4) Belle and Sebastian “Seymour Stain”
5) Stevie Wonder “I Believe (When I Fall in Love It Will Be Forever)”

Oltre a quei tre disgraziati dei personaggi maschili, sfilano anche la tipa presente e le ex di Rob/John Cusack. Una galleria di donne molto variegata in cui spiccano una Catherine Zeta Jones spumeggiante e una bona Lisa Bonet, mentre più in ombra resta la protagonista femminile vera e propria, l’impronunciabile danese Iben Hjejle, che dopo questa pellicola non stupisce sia tornata abbastanza nell’oblio.

Top 5 donne di Alta fedeltà
1) Catherine Zeta Jones
2) Lisa Bonet
3) Natasha Gregson Wagner (la giornalista musicale)
4) Iben Hjejle
5) Joelle Carter

Musica, donne, risate, qualche momento più introspettivo ma non troppo, una serie di personaggi fantastici… difficile chiedere di più a una commedia. Spiace averla tradita con altri film negli ultimi anni, ma a ritrovarla Alta fedeltà è ancora in splendida forma e una botta gliela si dà di nuovo più che volentieri. Anche più di una. Fino a che non capiterà di innamorarsi di nuovo.
(voto 8+/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con il nuovo minimal poster creato da C(h)erotto.


domenica 5 agosto 2012

Uomini che amano gli uccelli





"Ecco a voi uno sguardo alla Hansel di Zoolander."
Un anno da leoni
(USA 2011)
Titolo originale: The Big Year
Regia: David Frankel
Cast: Jack Black, Steve Martin, Owen Wilson, Rashida Jones, Rosamund Pike, Anjelica Huston, Brian Dennehy, Dianne Wiest, Tim Blake Nelson, Jim Parsons
Genere: volatile
Se ti piace guarda anche: Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Quell’idiota di nostro fratello, Wacky Races - Le corse pazze, le Blog Wars

C’è qualcosa di più stupido e noioso del fare bird-watching?
Un film su della gente che fa bird-watching!
Ebbene sì. Certo che a Hollywood di soldi da buttare ne hanno a bizzeffe. Alla faccia della crisi, questi hanno investito $41milioni come fossero 41 noccioline per realizzare un film su degli uomini che si sfidano a chi guarda più uccelli in un anno!
Non c’è da stupirsi se poi la pellicola in questione di milioni di dollari negli Usa ne ha riportati a casa appena 7. Quello che invece fa stupire è che il film, per quanto inutile e del tutto dimenticabile, non sia nemmeno tanto malaccio. Per essere un film su degli uomini cui piace guardare degli uccelli, per lo meno.
Cos’ha di bello, o se non altro di decente, Un anno da leoni?
Al di là del fatto che abbiano compiuto la scelta, assai discutibile, di fare del gran bird-watching, i protagonisti nella loro vita sono mossi da una reale passione. Una passione enorme in questo caso per gli uccelli, ma pur sempre di una passione più o meno rispettabile si tratta.

Nello splendido thriller argentino Il segreto dei suoi occhi, si diceva: “Un uomo può cambiare qualsiasi cosa. Il suo volto, la sua casa, la sua famiglia, la sua ragazza, la sua religione, il suo Dio. Ma c’è una cosa che non può cambiare. Non può cambiare la sua passione.”

Una grande verità di cui questo Un anno da leoni ci dà una rappresentazione estrema. Il filmetto di per sé non è certo estremo, anzi è la classica commediola americana girata senza velleità artistiche e con una notevole dose di zucchero e buoni sentimenti infilati al suo interno. Ad essere estrema è la passione dei tre protagonisti, tre uomini che in pratica rinunciano al loro lavoro, alle loro mogli, fidanzati, famiglie, persino alla loro vita pur di seguire la loro passione. Gli uccelli.
A tante donne piacciono gli uccelli. E a tanti uomini piacciono gli uccelli. Ma a loro piacciono in una maniera maniacale, al punto che per osservare più specie possibili si prendono un intero anno, il The Big Year del titolo originale.

"Ma in questo film non facciamo altro che guardare degli uccelli?"
Apriamo la parentesi sul titolo italiano?
E apriamola.
In principio fu Un mercoledì da leoni, che in originale si intitolava Big Wednesday. Prendete quest’informazione e mettetela da parte.
Poi venne Una notte da leoni, che in originale era The Hangover. Mettete anche quest’informazione in un angolino.
Adesso, addirittura, si è arrivati a Un anno da leoni. Il prossimo passo quale sarà: Un millennio da leoni?
Attenzione, però, perché dietro a un titolo del genere c’è della genialità e una maggiore elaborazione di quanto possa sembrare a prima vista. Se andiamo a vedere più da vicino, con un binocolo come fanno i protagonisti del film, possiamo notare come i titolisti italiani hanno citato Un mercoledì da leoni, per via del titolo The Big Year che richiama Big Wednesday, e hanno deciso di fonderlo con una delle commedie americane di maggior successo degli ultimi tempi, Una notte da leoni. Il risultato? Un anno da leoni. Semplice… logico… non credete?

"Guardare uccelli suonava come una cosa troppo gay,
quindi abbiamo deciso di fare qualcosa di molto più virile,
tipo saltarci in groppa cantando YMCA."
Chiusa la parentesi sul titolo italiano, l’altra cosa interessante della pellicola è la competizione. Volendo fare un discorso sessista, le donne possono essere parecchio competitive tra loro, però nulla batte la competizione maschile. Persino per delle stro**ate totali come questa del Big Year, ovvero una sfida a chi guarda più specie di uccelli nel corso di un anno. Vi rendete conto su cosa possano arrivare a sfidarsi gli uomini? Non solo a chi ha l’uccello più lungo, ma anche a chi guarda più uccelli.
Una competizione a tutto campo che mi ha ricordato le Blog Wars assurde e infinite tra me e il mio blogger rivale Mr. James Ford. Una competizione talmente pazzesca che alla fine provoca un sorriso, benché la pellicola non faccia MAI ridere. Davvero, neanche una volta. Ci sono film peggiori di questo, però commedie così prive di battute e scene divertenti è davvero raro trovarne. E sì che i tre protagonisti sarebbero dei campioni di risate, almeno sulla carta. Steve Martin in America è uno dei comici tipo più popolari di sempre, ma a me non ha mai fatto impazzire. Owen Wilson invece mi piace, però non so perché mi mette malinconia piuttosto che farmi scompisciare dalle risate. E poi c’è Jack Black. Per un brevissimo periodo, ai tempi di School of Rock, era stato definito l’erede di John Belushi. Sembrava dovesse essere il Salvatore della comicità americana. Dopo di ché si è messo a fare un film di me**a dietro l’altro, con picco nell’orrido e per nulla fantastico I fantastici viaggi di Gulliver, e il suo nome è diventato sinonimo di porcheria. Sorprende così che Un anno da leoni, pur come detto non trascendentale, non sia nemmeno tanto male e risulti il suo film più decente degli ultimi tempi.

Per quanto le premesse non fossero delle migliori, alla fine la sensazione è che sarebbe potuto essere persino meglio. Questo Un anno da leoni assomiglia a un film di Wes Anderson, in particolare Le avventure acquatiche di Steve Zissou, ha un cast molto alla Wes Anderson (Owen Wilson e Anjelica Huston), solo è del tutto privo del tocco magico e particolarissimo di Wes Anderson. La regia è infatti curata dal mestierante David Frankel (Il diavolo veste Prada, Io & Marley), che regala al tutto una buona cura e una discreta guardabilità, ma allo stesso tempo non riesce a rendere tutta la stralunatezza che un argomento del genere avrebbe meritato.
A sorpresa non è terribile, però è comunque un film del ca… volevo dire un film dell’uccello!
(voto 6-/10)

sabato 12 febbraio 2011

I poco fantastici viaggi di Jack Black

I fantastici viaggi di Gulliver
(USA 2010)
Titolo originale: Gulliver’s Travels
Regia: Rob Letterman
Cast: Jack Black, Jason Segel, Emily Blunt, Amanda Peet, Chris O’Dowd, Billy Connolly, Catherine Tate
Genere: avventura finita male
Se ti piace guarda anche: Una notte al museo, Super Nacho, Anno uno
Attualmente nei cinema italiani

Trama semiseria
I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift in versione Jack Black. Se pensate ci sia da ridere, vi sbagliate di grosso. Se pensate ci sia da piangere, c’avete invece preso in pieno.

Recensione cannibale
L’idea era scarsa già in partenza e dimostrava come a Hollywood siano davvero arrivati alla frutta: prendiamo un classico della narrativa avventurosa come I viaggi di Gulliver e riadattiamolo in chiave moderna con l’umorismo di Jack Black e, massì, mettiamoci pure il 3D che così ci facciamo più soldi. Il risultato va però ben al di là delle più catastrofiche previsioni.
Il film parte con una breve premessa nella New York City dei giorni nostri: Jack Black (nella sua solita parte da cazzone scansafatiche) è un addetto alla posta all’interno di un giornale che un giorno si finge reporter esperto di viaggi per conquistare il cuore della sua amata Amanda Peet (attrice specializzata in film brutti come FBI: Protezione testimoni 1 & 2). Dire le bugie però ti fa finire in un sacco di guai, non lo sapevi Jack? E così ecco che poco sorprendentemente si ritrova in mezzo ai nanetti lillipuziani e da lì in poi è tutta una serie di gag inverosimili, inguardabili ma soprattutto per nulla divertenti.

Jack Black sembra essere diventato la parodia di se stesso. Una volta veniva paragonato a John Belushi, ai tempi del suo (unico) successo School of Rock, quindi aveva tentato pure la via della recitazione drammatica con il discreto King Kong di Peter Jackson. All’interno della categoria dei comici ciccio-fattoni, negli ultimi tempi era però stato superato sia a sinistra che a destra da Zach Galifianakis e da Seth Rogen e questo superflop di proporzioni gulliveriane potrebbe rappresentare una pietra tombale sulla sua breve carriera. Da qui in poi temo infatti che al massimo potrà essere accostato a Jim Belushi.

Costati 112 milioni di dollari, buttati non si sa dove, negli USA questi “fantastici” viaggi di Gulliver ne hanno incassati solo 40 (ed è già tantissimo per codesto schifo). Se gli sceneggiatori navigano spaesati non sapendo davvero che pesci pigliare, per sfruttare malamente Jack Black hanno allora deciso di regalargli (e regalarci) diversi momenti musicali pseudo rock che vorrebbero essere cult e invece si rivelano quanto di più scult si sia visto negli ultimi tempi,  come un’allucinante (e non in senso buono) reinterpretazione di “War” di Edwin Starr (che si sta rivoltando nella tomba): in teoria è un inno alla pace, peccato faccia invece venire solo una gran voglia di dichiarare guerra a chi ha prodotto un’atrocità di film del genere. Ma c'è anche con una penosa dichiarazione d'amore sulle note di "Kiss" di Prince (che non è morto, ma si sta comunque rivoltando nella tomba).

Da segnalare per bruttezza anche e soprattutto la regia di tale Rob Letterman, già autore dei cartoon Shark Tale e Mostri contro alieni. Con le sue riprese vertiginose vorrebbe rendere la grandezza di Gulliver in mezzo ai lillipuziani, peccato che non sia né Steven Spielberg né il già menzionato Peter Jackson e finisca per ottenere l’effetto opposto, realizzando un film piccolo piccolo. Dai, adesso sinceramente: ma come si fa a mettere uno così dietro la macchina da presa di un film da oltre 100 milioni di dollari? Il mondo è sempre più governato da forze irrazionali, c’è poco da fare.
I fantastici viaggi di Gulliver tenta in tutti i modi di far ridere e intrattenere senza mai riuscirci e questo è quanto di più triste si possa immaginare per un film del genere. Se poi vogliamo dare pure una lettura politica a questo ammasso di stronzate, Jack Black con la sua ingombrante presenza cerca di convertire il piccolo mondo di Lilliput a sua completa immagine e somiglianza; parlando di persone dalle dimensioni lillipuziane, non vi ricorda per caso quanto fatto da qualcuno in Italia negli ultimi 30 anni?
(voto 0,5)

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