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lunedì 22 aprile 2013

LE STREGHE DI JACK NICHOLSON


"Cannibal Kid esperto di cinema?
AAAH AAAH AAAAAAH!"
Il fascino del maligno. Ecco qual è l’arma segreta di Jack Nicholson. Vabbè, segreta ormai mica più tanto…
Jack Nicholson ha lo sguardo del pazzo, del maniaco, di quello che a un certo punto potrebbe fare qualcosa di del tutto inaspettato. Il ghigno da malato di mente è il suo pezzo forte, il suo cavallo di battaglia, quello che l’ha portato a interpretazioni memorabili, da Qualcuno volò sul nido del cuculo a Shining, da Le streghe di Eastwick al Joker di Batman. Contemporaneamente, è anche il suo principale limite ed è ciò che ha rischiato di incasellarlo e intrappolarlo in ruoli troppo simili. Un pericolo scongiurato solo in parte, ma comunque quella di Jack Nicholson è una carriera strepitosa, ricca di cult movies e pellicole importanti, oltre ai sopra citati menziono anche Easy Rider, Chinatown, Professione: Reporter, Il postino suona sempre due volte, Voglia di tenerezza, Mars Attack! e poi Qualcosa è cambiato, in cui è un adorabile cinico figlio di pu… buona donna, in pratica una delle parti in cui l’ho amato di più.
Negli ultimi anni si è concesso con grande parsimonia, e secondo me fa bene, anziché accettare qualunque roba gli venga proposta come ad esempio, tanto per non fare nomi, Robert De Niro. E ha dimostrato di saper fare ridere alla grande, con il sottovalutato Terapia d’urto a fianco di Adam Sandler, e di avere ancora un carisma come pochi altri colleghi in The Departed.

Jack Nicholson è un attore che mi è sempre piaciuto parecchio e paradossalmente, ma forse nemmeno troppo, l’ho amato soprattutto da ragazzino. Se gli altri bambini erano in fissa con i supereroi, io da bravo Megamind preferivo i cattivi come il suo Joker, benché un paio di decenni dopo Heath Ledger sarebbe riuscito a fare ancora di meglio, portando il personaggio su un altro livello. Sono poi stati cult malati della mia infanzia soprattutto due suoi ruoli: Jack Torrance di Shining, il volto che più ha segnato la fine della mia innocenza, Bob di Twin Peaks a parte, e poi Daryl Van Horne di Le streghe di Eastwick, la pellicola con cui ho scelto di celebrare questo Jack Nicholson Day, che si festeggia oggi in occasione del suo 76esimo compleanno.
Buon compleanno Jack, e grazie per aver abbattuto per sempre la mia infanzia a colpi di ascia.

Le streghe di Eastwick
(USA 1987)
Titolo originale: The Witches of Eastwick
Regia: George Miller
Sceneggiatura: Michael Cristofer
Ispirato al romanzo: Le streghe di Eastwick di John Updike
Cast: Jack Nicholson, Cher, Susan Sarandon, Michelle Pfeiffer, Veronica Cartwright, Richard Jenkins, Keith Jochim, Carel Struycken
Genere: satanista
Se ti piace guarda anche: La morte ti fa bella, She-Devil - Lei, il diavolo, Sospesi nel tempo, Streghe, Eastwick

Ormai l’ho capito a cosa servono queste celebrazioni degli attori che il gruppo di blogger cinefili di cui faccio parte organizza ogni mese: a far sbiadire l’aura di magia di alcuni cult della mia infanzia/adolescenza. Se il mese scorso per il Bruce Willis Day recuperavo Trappola di cristallo, che non mi faceva più l’effetto adrenalinico di un tempo, qualcosa di analogo è successo anche questa volta con Le streghe di Eastwick. Un film super anni Ottanta che da bambino era per me un autentico cult. Mi sembrava qualcosa di fighissimo, estremo, coraggioso, dark, inquietante e persino satanista. Tutte cose che è ancora oggi, in qualche parte, però in maniera minore. Il tutto appare un po’ troppo kitsch, non privo di un suo sinistro fascino, eppure anche irrimediabilmente sorpassato. Alcune situazioni appaiono assurde e prive di una spiegazione persino all’interno di un contesto fantasy e i personaggi sono dipinti in maniera approssimativa e superficiale. Come intrattenimento, comunque, Le streghe di Eastwick sanno ancora ammaliare.

"Il bunga bunga? L'ho inventato io!"
Le streghe di Eastwick fa parte di quelle commedie un po’ fantasy, un po’ grottesche, un po’ (molto poco) horror, condite da una notevole dose di humour nero in cui rientrano altri semi-cult del periodo come La morte ti fa bella o She-Devil – Lei, il diavolo. Pellicole che flirtano con il lato oscuro, con il maligno, con il peccato e lo fanno in una maniera piacevolmente fuori dal politically correct in cui sono finite molte pellicole hollywoodiane odierne. Sono film che non si fanno troppi problemi a usare un linguaggio volgare ed esplicito più difficile da trovare oggi nelle produzioni mainstream. Allo stesso tempo sono film che a livello di scrittura mostrano qualche limite in una eccesiva esemplificazione e stereotipizzazione dei personaggi, però anche questo è il loro bello.

"Attento a quello che dici su di noi, Cannibale!"
Le tre protagoniste del film sono una perfetta rappresentazione di ciò: la bionda, la mora e la rossa, ognuna rappresentante di una categoria di donna diversa, manco fossimo in una puntata dei futuri Sex and the City e Desperate Housewives. C’è la bionda mamma chioccia (Michelle Pfeiffer), la mora più indipendente e libertina interpratata da Cher e la rossa precisina e musicista secchiona che invece non può avere figli (Susan Sarandon), una anticipatrice della Bree Van de Kamp delle citate Desperate.

Ho fatto riferimento a due celebri telefilms e non è che l’ho fatto a caso. Spesso dico cose a caso, ma non è questo il caso. Non posso infatti sostenere che Le streghe di Eastwick abbia cambiato la storia del cinema, però a livello televisivo l’ha sua buona influenza ce l’ha avuta. Sono infatti parecchie le serie che negli anni successivi avrebbero mescolato la componente fantasy e inquietante con le storie romantiche con un gusto non troppo distante da quello del film, da Streghe fino a Eastwick, serie tv ispirata proprio alla pellicola che però ha avuto vita breve. Il difetto di quella serie? Io ho visto solo le primissime puntate, credo di essere arrivato al massimo alla seconda, e le protagoniste femminili funzionavano anche. Il problema era però un altro: Jack Nicholson è insostituibile. A meno che non sei Heath Ledger e ti inventi un Joker personale tutto tuo in grado di stravolgere le regole tradizionali dei film di supereroi. Ma questa è un’altra storia. Nella serie tv Eastwick il protagonista maschile era tale Paul Gross chiiiiiiiii? che, inutile dirlo, non reggeva la parte. C’è poco da fare, il personaggio del luciferino Daryl Van Horne sembra essere scritto apposta per lui, il nostro eroe di giornata: Jack Nicholson. Per lui e per quel suo sguardo da satanasso assatanato.

"Perché tutti quelli che incontro mi suggeriscono di farmi una doccia?"
Le tre desperate housewives divorziate Pfeiffer, Sarandon e Cher, non sapendo che altro fare, si inventano un uomo di fantasia. Le tre aspiranti streghette lo pensano tutt’e tre così intensamente che questi si materializza. E chi è?
In altri tempi, cioè oggi, sarebbe potuto essere un Ryan Gosling o, ancor meglio, un Michael Fassbender. Nel 1987 la fantasia sessuale che si materializzava era invece Jack Nicholson. Non un bellone, ma un uomo con quel fascino del maligno di cui parlavo in apertura.
Jack Nicholson rappresenta un ideale di uomo diverso per ognuna delle tre donne che riesce a conquistare con un solo appuntamento. Se fosse un concorrente di Uomini e Donne, sarebbe il migliore tronista della Storia, altroché Costantino Vitagliano. La prima parte della pellicola scorre così, con tre appuntamenti che sembrano tre “esterne” del programma di Maria de Filippi, solo più malate e fantasy.
No, mi correggo: meno malate e fantasy delle esterne medie di Uomini e Donne.
La sceneggiatura è molto basic ed elementare, quanto allo stesso tempo funzionale. Alla prima parte in cui vengono presentate le tre donne al cospetto di Jack Nicholson il seduttore, si procede quindi a una parte in cui assistiamo al crescendo di malignità di Jack Nicholson il satanasso, a cui le tre donne risponderanno per le rime nella conclusione. Peccato per una sequenza finale buttata lì in maniera un po’ stupidotta e che non convince per nulla.

Le streghe di Eastwick resta un mio piccolo cult personale, sebbene ormai legato più che altro all’infanzia. Va notato però che se anziché un regista come George Miller, uno che nella sua carriera è passato da Interceptor a Happy Feet, ci fosse stato al comando un Tim Burton, e intendo il migliore Tim Burton, ne sarebbe potuto uscire anche un vero capolavoro, o quasi. Resta “solo” una commedia dark tanto ma tanto Ottanta ma ancora oggi godibile, con un tema musicale firmato dall’amichetto di Spielberg John Williams di quelli che restano in testa, una piccola parte per Carel Struycken, futuro gigante di Twin Peaks e futuro Lerch della Famiglia Addams, un’inquietantissima Veronica Cartwright che sembra posseduta da Satana per davvero, tre protagoniste femminili che, benché non mi abbiano mai esaltato del tutto, qui sono all’apice della loro forma recitativa e fisica e soprattutto lui lui lui. Jack Nicholson. Jack Nicholson e quella sua magnifica faccia da pazzo.
(voto 7+/10)

Partecipano al Jack Nicholson Day anche i seguenti (quasi tutti) magnifici blog:
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