James Blunt “Some kind of trouble”
Il buon giorno si vede dal mattino. Quello cattivo si vede dalla notte. “Stay the night”, il primo singolo che apre il nuovo album di James Blunt, è un’imbarazzante copia di “Hey Soul Sister” dei Train, che a sua volta già era liberamente ispirata da “I’m yours” di Jason Mraz, la quale a sua volta forse plagiava qualcos altro. Una copia della copia della copia dal sapore estivo (anche nel video) di cui davvero non si sentiva il bisogno in questi giorni in cui penso non smetterà mai di piovere, checché ne dica Il Corvo.
Appurata tutta l’inutilità e il fastidio di questa prima canzone, vediamo se il resto del programma prevede qualcosa di più gradevole. Non dico una nuova “You’re beautiful”, ma almeno un pezzo decente.
La successiva “Dangerous” sembra una versione bluntiana di “She’s a maniac” del film Flashdance, con la differenza che dice “She is dangerous” invece di “She’s a maniac” e non ha un ritmo ballabile. Che James con tutte queste “ispirazioni” stia cercando di diventare lo Zucchero inglese? Comunque il pezzo non è malaccio (e una volta giunto alla fine direi che è di gran lunga la canzone migliore dell’album, fate vobis).
Quindi “Best laid plans” è il più classico dei lentoni strappalacrime di Blunt. Non uno dei suoi migliori, però certo uno dei più stracciaMaroni.
“So far gone” è un pezzone epico, pure questo poco riuscito. Finora questo album è un vero stress. Al quinto pezzo “No tears” penso già di abbandonare. E pensare che invece il suo esordio “Back to Bedlam” era un album davvero piacevole.
Stoicamente resisto e vado avanti, giusto per constatare quanto in basso sia caduto quest’uomo. “Superstar” ricorda sospettosamente “Times like these” dei Foo Fighters nella melodia, mentre il testo che vorrebbe forse essere una critica ai reality-show recita: “He says times like these I don’t want to be a superstar, Cause reality tv killed them all in America”. E senza vergogna ci ha messo pure “times like these” nel testo. Almeno Zucchero le parole fa lo sforzo di cambiarle...
James, mi spiace dirlo, ma questo disco è davvero una ciofeca. In passato ti è andata bene, hai scritto un’ottima canzone (“You’re beautiful”), ormai però non ne azzecchi più una che sia una (hai persino duettato con la Pausini, mannaggia a te!). Comincia allora a dare il buon esempio e ritirati, please. Sai mai che pure Silvio segua il tuo esempio.
Comunque un bel premio te lo meriti: disco da suicidio dell’anno 2010.
(voto 3)