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martedì 2 maggio 2017

Split, un film ricco di personalità. Pure troppe





Split

Regia: M. Night Shyamalan
Cast: James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Haley Lu Richardson, Jessica Sula, Betty Buckley, Izzie Coffey, Sebastian Arcelus, Brad William Henke




Io James McAvoy lo rapirei. Lo rapirei e poi lo terrei in uno scantinato per farlo recitare solo per me. 23 personaggi differenti messi in scena solo per me. O forse sono 24?
Non lo so. Non l'ho capito. Credo non l'abbia capito nemmeno M. Night Shyamalan, che il film Split l'ha scritto e diretto. Solo che ha creato un personaggio con 23 o 24 personalità, e poi ne ha messe in scena giusto 7 o 8. E allora perché non dire che James McAvoy ha 7 o 8 personalità, invece di 23 o 24? Perché? Solo per fare il solito esagerato, M. Night?
(voto 4/10)

venerdì 24 aprile 2015

LA SCOMPARSA DI JESSICA CHASTAIN





La scomparsa di Eleanor Rigby - Loro
(USA 2014)
Titolo originale: The Disappearance of Eleanor Rigby: Them
Regia: Ted Benson
Sceneggiatura: Ted Benson
Cast: Jessica Chastain, James McAvoy, Viola Davis, Bill Hader, Jess Weixler, Ciaran Hinds, Isabelle Huppert, William Hurt, Nina Arianda
Genere: desaparecido
Se ti piace guarda anche: The Affair, Blue Valentine, Alabama Monroe, La guerra è dichiarata

Dov'è finita la Jessica?
Dove l'hanno nascosta?
Non lo so, non la vedo!
Negli ultimi mesi ha avuto tre film fuori, uno da protagonista, questo La scomparsa di Eleanor Rigby, e altri due da non protagonista, Interstellar e A Most Violent Year, e quelli dell'Academy hanno deciso di ignorarla. Farla sparire del tutto, dopo che negli anni passata l'avevano (giustamente) candidata due volte, per The Help e Zero Dark Thirty, sebbene in entrambi i casi (ingiustamente) non abbia vinto. Quest'anno invece niente. Perché? Perché dovevano dare la 129esima nomination a Meryl Streep, tra l'altro per un film orripilante?

venerdì 5 settembre 2014

XXX-WOMEN – SELFIE DI UN FUTURO PASSATO





X-Men - Giorni di un futuro passato
(USA, UK 2014)
Titolo originale: X-Men: Days of Future Past
Regia: Bryan Singer
Sceneggiatura: Simon Kinberg
Cast: Hugh Jackman, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Peter Dinklage, Nicholas Hoult, Ellen Page, Evan Peters, Ian McKellen, Patrick Stewart, Josh Helman, Halle Berry, Anna Paquin, Famke Janssen, Shawn Ashmore, Lucas Till, James Marsden, Booboo Stewart
Genere: mutande mutante
Se ti piace guarda anche: gli altri film sugli X-Men

Nel 2023 il mondo è avvolto dalle tenebre, dilaniato da una guerra senza fine tra due fazioni opposte.
Il motivo del conflitto?
Tutto è cominciato il primo settembre 2014, quando un hacker ha pubblicato in rete gli scatti osé e senza veli di varie attrici, cantanti e celebrità come Ariana Grande (1 metro e 50 cm di sesso concentrato), Kate Upton (che roba esagerata!), Kirsten Dunst (non certo nuova a mostrarsi come mammà l’ha fatta), Teresa Palmer (stesso discorso di Kirsten) e soprattutto lei, Jennifer Lawrence.

"Volete vedere le foto in cui sono nuda?
Perché, davvero non le avete ancora viste?

La causa scatenante della guerra è stata lei, Jennifer Lawrence, l’interprete di film come Hunger Games, Il lato positivo, Un gelido inverno e X-Men - Giorni di un futuro passato. Quest’ultimo è un prodotto di intrattenimento supereroico decente, che parte dall'ottimo spunto iniziale di usare i viaggi nel tempo alla Ritorno al futuro per poi spegnersi poco a poco, cercando di infilare in mezzo a combattimenti ed effetti speciali vari anche un poco convincente discorso socio-politico-storico. Una pellicola guardicchiabile ma in fin dei conti senza senso: cioè, prendi Jennifer Lawrence e le dai la parte della mutante mutaforme, cosa che significa che nelle sue splendide sembianze comparirà per appena pochi minuti delle eccessive due ore e passa di durata, mentre per il resto del tempo è conciata come una na’vi di Avatar?
Ciò non ha alcuna spiegazione!

"Volevate uno scatto di me nuda?
Vi piace, questo?"

Una volta postate online le foto di Jennifer Lawrence, la mutante in mutande, c’è stato un periodo di grande calma in cui tutti gli uomini del mondo si sono chiusi in bagno attrezzati di smart phone, iPhone, iPad e portatili vari per “studiare” per bene tali scatti. Una volta terminato questo periodo di pace, il mondo si è diviso in due categorie.
Da una parte quelli che difendevano il diritto alla privacy della divina Jennifer Lawrence e si opponevano alla divulgazione delle sue foto intime, sebbene fossero i primi ad averle consultate a dovere. Più e più volte.
Dall’altra parte c’erano quelli che osannavano l’hacker che ha trafugato e rese pubbliche tali immagini.
Le due posizioni sono tutt’oggi inconciliabili e la guerra tra le due parti prosegue senza sosta. Per cercare di fermare il conflitto, un gruppo di esperti in immagini erotiche chiamati XXX-Men ha trovato una soluzione. Mandare qualcuno indietro nel tempo, nel momento in cui Jennifer Lawrence ha scattato i suoi primi sexy selfie e li ha sbadatamente caricati in rete, in modo da impedire così l’inizio della battaglia.
Per prima cosa, è stato fatto un tentativo con Marty McFly, spedito a bordo della sua DeLorean, ma non ha mai più fatto ritorno, nessuno sa il perché, e la missione è stata considerata un fallimento. Si è provato allora a mandare un certo Donnie Darko nel passato, solo che nemmeno lui ha mai fatto ritorno nel presente, cioè nel futuro, ovvero il 2023, e così la guerra è proseguita.
A questo punto, l’unica speranza che restava per l’umanità era fare un terzo tentativo, spedendo nel passato Wolverine, l’unico oltre a Marty McFly e Donnie Darko a poter reggere un viaggio nel tempo, considerata la capacità del suo cervello di rigenerarsi anche dopo uno stress simile.
Quello che molti scienziati si sono chiesti a questo punto è stato: “Ma perché, Wolverine ha un cervello?”.
Qualunque fosse la risposta a questo dubbio amletico, Wolverine sembrava in ogni caso quello giusto da spedire nel 2014 per fermare Jennifer Lawrence e, già che c’era, per scoprire cosa fosse successo a McFly e Darko.

Mandato indietro nel 2014, giusto per fare il figo e perdere del tempo anziché concentrarsi sulla sua missione, Wolverine si è svegliato a letto con una tipa, quindi ha fatto a botte con degli scagnozzi che gli stavano alle calcagna, quindi ha fatto una rimpatriata con i suoi vecchi amici degli XXX-Men e poi, solo una volta che si era stufato di fare tutto queste cose che entusiasmeranno i fan dei film fumettistici e meno gli altri, si è ricordato il motivo per cui l’avevano mandato a quel tempo. Doveva trovare Jennifer Lawrence. Sì, ma come fare?

"Hey tu, sai dove si nasconde Jennifer Lawrence? Non riesco a trovarla."
"Hai provato a casa sua, Wolverine?"
"Uh, no. Ottima idea, non mi sarebbe mai venuta in mente."

Per trovare una celebrità nell’anno 2014, bastava andare sul sito di gossip TMZ che segnalava la posizione di tutti i VIPs in tempo reale e il gioco era fatto.
Dov’era Jennifer Lawrence?

"Dimmi dov'è Jennifer Lawrence se no ti infilzo!"
"E' a casa sua! Come dobbiamo dirtelo?"
"Ah già."

La bella attrice se ne stava nella sua casetta a Los Angeles a farsi degli autoscatti provocanti da mandare a Chris Martin dei Coldplay, il quale ai tempi aveva appena rotto con Gwyneth Paltrow.
Chris Martin???
La Lawrence poteva farsi qualunque uomo, donna, animale, XXX-Man o XXX-Woman sulla faccia della Terra e aveva deciso di farsi Chris Martin, il cantante più lagnoso di quell’epoca?
Certe cose non hanno davvero una spiegazione. Ciò che invece si poteva spiegare era il mistero relativo a Marty McFly e Donnie Darko. Quei due se ne stavano alla finestra dell’appartamento di Jennifer Lawrence e sbavavano alla visione di lei che si faceva le foto mezza nuda. Ecco perché non erano mai tornati. Non erano riusciti a fermarla e se ne stavano lì impalati ad ammirarla.
Wolverine però doveva essere più forte di loro. Doveva andare lì, prenderle il suo cellulare e buttarlo. Gettare via quelle preziose, splendide foto per sempre.
Ce l’ha fatta?

Vi posso dire che no, non c’è riuscito. Nel 2023 la guerra sta ancora andando avanti e la nuova idea che è venuta agli XXX-Men per fermare Jennifer Lawrence e per salvare così l’umanità dal baratro è rispedire indietro nel tempo una donna. Soltanto una donna potrebbe riuscire a restare immune al fascino di Jennifer Lawrence nuda e portare a termine la missione con successo. La candidata più accreditata al momento pare essere Ellen Page
Ehm. XXX-Men, per un compito del genere siete sicuri sia proprio lei la scelta più saggia?
(voto 6-/10)

martedì 18 marzo 2014

IL LERCIO. E NIENTE, IL TITOLO È GIÀ BELLO COSÌ




"Benvenuti su Pensieri Cannibali!"
Filth - Il lercio
(UK 2013)
Titolo originale: Filth
Regia: Jon S. Baird
Sceneggiatura: Jon S. Baird
Tratto dal romanzo: Il lercio di Irvine Welsh
Cast: James McAvoy, Shauna Macdonald, Eddie Marsan, Shirley Henderson, Imogen Poots, Jamie Bell, Joanne Froggatt, Kate Dickie, Iain De Caestecker, Pollyanna McIntosh, Natasha O’Keeffe
Genere: sporco
Se ti piace guarda anche: Trainspotting, Un poliziotto da happy hour, In Bruges, The Acid House, American Psycho, The Wolf of Wall Street

Irvine Welsh. Sono cresciuto con Irvine Welsh. Non è che siamo andati a scuola insieme o altro. Sono cresciuto con lui nel senso che il suo Trainspotting è stata una lettura per me fondamentale. Un po’ come la Bibbia per un cristiano. Per me è un Libro Sacro che ha influenzato il mio modo di scrivere e anche di vedere il mondo. Ma no, non mi ha inizato all’eroina.
Ho frequentato altri libri di Welsh, di recente mi sono ri-innamorato del suo stile grazie a Porno, il sequel proprio di quel fenomenale Trainspotting, mentre invece non ho letto Il lercio. Per colmare questa lacuna arriva in mio soccorso ora la sua versione cinematografica, quarto adattamento per il grande schermo di un lavoro welshiano dopo il cult tossico Trainspotting girato da Danny Boyle, il non troppo riuscito The Acid House e l’inedito dalle nostre parti Irvine Welsh’s Ecstasy.
Nonostante sia diretto dall’ancora un po’ acerbo Jon S. Baird, Il lercio è un film in qualche modo debitore dello stile di Danny Boyle, il Boyle dei tempi migliori e non quello bollito del recente fallimentare In Trance. Un Boyle richiamato attraverso un montaggio adrenalinico e un ritmo sfrenato, oltre a un bell’uso della colonna sonora. Soprattutto è una pellicola debitrice dello stile di Welsh, per quanto riguarda dialoghi espliciti, personaggi più stronzi inside che buoni outside e situazioni al confine tra grottesco e farsesco.

Di cosa parla, Il lercio?
Ve lo dico anche, di cosa parla, però non prestateci troppa attenzione. Come spesso accade, non è tanto importante cosa si racconta ma come la si racconta.
La trama sa di già sentito. Ci troviamo di fronte a un caso di omicidio abbastanza banale. Un ragazzo viene ucciso in un sottopassaggio da una gang di teppisti davanti agli occhi di una testimone. Sull’assassinio indaga un team di investigatori che comprende Bruce Robertson, il lercio del titolo, interpretato da un James McAvoy finalmente brutto, sporco e cattivo. Brutto per quanto McAvoy possa esserlo, ma sporco e cattivo, quello sì. Bruce è un pezzo di merda. È sposato e ha una figlia, ma scopa in giro, beve e si droga, maltratta tutti quelli che gli capitano sotto il naso e il suo unico scopo nella vita pare quello di avere la promozione a ispettore capo.

"Davvero piacevole la tua musica! Quasi quanto quella di Antonella Ruggiero..."
Questa è la trama a grosse linee, non è un granché, ve l’ho detto, ma alla pellicola non interessa raccontare tanto le indagini o il caso da risolvere in sé, come la maggior parte delle pellicole thriller banali farebbero. Qui si racconta più che altro la discesa negli inferi personali del protagonista, nella sua vita dissoluta, passando attraverso i suoi demoni interiori, i suoi intrallazzi, le sue deliranti (dis)avventure, le sue visioni lerce. Siamo dalle parti del Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street, solo in versione scozzese, economicamente più modesta e con un’ambientazione poliziesca anziché nell’alta finanza… sì, in pratica i due film non c’entrano una mazza l’uno con l’altro, se non per lo sprofondare nel delirio esistenziale dei loro protagonisti e soprattutto per l’effetto tossico che provocano. Entrambe le visioni fanno l’effetto di una droga. Stai attaccato tutto il tempo a vederli, con un misto di euforia e disgusto, eccitazione e repulsione. Il lercio non riesce a raggiungere gli stessi vertici cinematografici e dopanti del recente capolavoro di Scorsese, questo no, eppure riesce a creare un effetto parecchio travolgente. Inoltre, com’è tradizione con le pellicole made in Britain, sono garantiti i soliti elevati standard recitativi, grazie a un validissimo cast che, oltre a un McAvoy imbastardito, sfoggia il caratterista fuoriclasse Eddie Marsan, più Jamie Bell ex Billy Elliot e prossima Cosa dei Fantastici 4, la simil-Scarlett Johansson Imogen Poots, la trainspottinghiana Shirley Henderson, l’affascinante Joanne Froggatt prelevata da quella menata di Downton Abbey, il giovane Iain De Caestecker (The Fades e Agents of S.H.I.E.L.D.) e il sempre bravo Martin Compston (Sweet Sixteen, La scomparsa di Alice Creed, Sister, etc).
Se cercate un classico thriller, non è questa la scelta ideale. Se invece siete alla ricerca di qualcosa di zozzo, malato, deviato, qualcosa di lercio insomma, non lasciatevelo sfuggire. È folle, alcuni passaggi non sono del tutto azzeccati, il finale può lasciare piuttosto spiazzati, ma è una bella botta.
(voto 7+/10)

P.S. Come al solito il film si trova in lingua originale con sottotitoli, mentre non vi sono ancora notizie riguardo a una sua eventuale distribuzione italiana.


"Arrivederci da Pensieri Cannibali!"

martedì 3 settembre 2013

ROSARIO DAWSON E’ UN TRANS, VOLEVO DIRE E' IN TRANCE




In Trance
(UK 2013)
Titolo originale: Trance
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Joe Ahearne, John Hodge
Cast: James McAvoy, Rosario Dawson, Vincent Cassel, Danny Sapani, Tuppence Middleton, Wahab Sheikh, Mark Poltimore
Genere: ingarbugliato
Se ti piace guarda anche: La migliore offerta, L’ipnotista, Inception, Stay - Nel labirinto della mente, Se mi lasci ti cancello

Ritmo. Se c’è una cosa che Danny Boyle riesce a fare è dare subito a una pellicola un ritmo incalzante. È come uno di quei deejay producer cool che prende un pezzo tranquillo, lo remixa e lo rende una bomba. Ci sono registi rock, come Cameron Crowe, registi jazz come Clint Eastwood, registi indie pop come Harmony Korine e registi electro. Danny Boyle è un regista electro. Unz unz unz unz unz unz.
Con Trance conferma questa teoria. Almeno nella prima parte. Come spesso accade, i suoi film cominciano a bomba e, proprio come delle bombe, capita che a volte esplodano. Non intendo in senso positivo. Succedeva ad esempio con i comunque sottovalutatissimi Una vita esagerata e The Beach, pellicole che iniziavano alla grande e poi lungo il tragitto si perdevano un po’, rimanendo pur sempre delle visioni più che interessanti, nonostante il primo sia stato largamente ignorato e il secondo sia stato ampiamente sbeffeggiato dalla critica, forse come punizione nei confronti di Leonardo DiCaprio e del suo enorme successo a bordo del Titanic. Accadeva anche con l’invece sopravvalutato 28 giorni dopo, che può vantare una prima parte notevole, soprattutto le scene ambientate in una Londra deserta, ma che nella seconda si trasforma in uno zombie movie piuttosto convenzionale. Discorso analogo si può fare con The Millionaire e 127 ore, film che pure mi sono piaciucchiati abbastanza, ma pure loro discontinui e non fenomenali soprattutto nella seconda parte.
Con Trance le cose procedono alla stesso modo, con la differenza che la qualità del copione del film è inferiore a quella delle sue opere precedenti. In Trance parte allora col piede giusto, tiene un ritmo frenetico, indiavolato, persino troppo, considerando come poi inevitabilmente freni, fino a rallentare in maniera preoccupante.

"Parla pure, Rosario. Hai la mia più completa attenzione... ZZZZZZZ."
All’inizio, Danny Boyle ci scaraventa subito dentro la storia, una trama thriller che vede James McAvoy nei panni di un banditore d’aste. La mente corre subito all’italiano La migliore offerta, l’ultimo acclamato e sopravvalutato di Giuseppe Tornatore. McAvoy ha un ruolo simile a quello di Geoffrey Rush, con la differenza che fisicamente somiglia di più a Jim Sturgess. Non so perché, sarà perché forse si somigliano realmente, ma io James McAvoy e Jim Sturgess li confondo sempre. In più, sembrano seguire lo stesso destino: erano due attori britannici promettenti, che però fino ad ora le promesse di film come Espiazione e Across the Universe non le hanno mantenute. Per niente.
Comunque, lo Sturgess, intendevo dire il McAvoy Royale, si ritrova suo malgrado dentro un complicato intreccio criminale. Durante un’asta da lui condotta, un prestigioso e costosissimo quadro sparisce misteriosamente. L’ha fregato lui? L’ha fregato quel delinquentello di Vincent Cassel? L’ha fregato lui per quel delinquentello di Vincent Cassel?

"Zitto, Cannibal. Macché trans, ormai sono operata e sono una donna al 100%."
Non lo sappiamo. Nemmeno lui lo sa. Dopo il furto, James McAvoy ha avuto un incidente e non ricorda più dove ha messo il quadro. Per ritrovarlo, Vincent Cassel, nonostante il divorzio in forma recitativa più bellucciana del solito, lo costringe allora a farsi ipnotizzare per recuperare la memoria e andare a sgamare il quadro. Qui entra in gioco Rosario Dawson. Ecco, l’unica parte in cui io vedrei bene Rosario Dawson è quella del trans brasiliano. Come ipnotista invece no. Davvero no. Non si può vedere. Dove ha imparato a recitare? All’Angelina Jolie School of Acting?
Per i fan della Rosario Dawson’s Creek, segnalo che qui appare tutta nuda.
Per i non fan della Rosario Dawson’s, dico che la suddetta scena del tutto gratuita (e io che mi lamento di una scena di nudo femminile è un inedito assoluto) fanno solo sbandare il film nei pericolosi sentieri del thrillerino trash soft erotico alla Basic Instinct 2, manco alla Basic Insinct 1.

"Bello questo quadro. Molto... profondo!"
Se la partenza a mille fa ben sperare, lo sviluppo non è quindi dei migliori. Il film si incarta su stesso, annoia fino al punto da far cadere quasi lo spettatore – o almeno me – in trance, e qui va riconosciuto a Boyle se non altro di avergli affibiato un titolo premonitore. Verso la fine, si mette poi a inanellare colponi di scena e rivelazioni una in fila all’altra e cerca soluzioni assurde manco fossimo in una puntata di Pretty Little Liars, solo meno divertente.
Tra viaggi nella mente che si confondono alla realtà, Trance vorrebbe forse essere un lontano parente di Inception, o addirittura di Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind). A voler essere generosi e a considerarlo tale, potremmo definirlo un cugino scemo di decimo grado dei film di Nolan e Gondry. A voler fare degli accostamenti più adatti alla qualità di questo film, invece, siamo dalle parti di Stay – Nel labirinto della mente, però meno affascinante, o dello svedese L’ipnotista, però meno soporifero, o ancora del già citato La migliore offerta. Con la pellicola italiana condivide la vaga tematica artistica di fondo, una buona partenza, un triangolo sentimental-mentale, e una risoluzione finale beffarda quanto poco convincente.

"Che mal di testa m'è venuto!
Chissà perché?"
Un mezzo passo falso allora per il buon Danny Boyle, che comunque anche qui dimostra di possedere una tecnica cinematografica notevole. Un po’ come capitato all’ultimo Park Chan-wook di Stoker, i problemi non sono da attribuire tanto a loro, quanto alla scelta di sceneggiature improbabili, sessualmente vagamente pruriginose e con personaggi abbozzati, che non coinvolgono mai veramente.
Trance si perde tra le sue mille trame, nella sua voglia di stupire a tutti i costi, nelle sue svolte continue che anziché disorientare o sorprendere finiscono per dare sui nervi. Danny Boyle ci prova a tenere su il ritmo, lui che è un maestro nel pompare, ma questa volta nemmeno lui può niente di fronte a un thriller che puzza di già visto e non offre niente di nuovo, né all’interno del genere, né all’interno della filmografia del talentuoso regista inglese. Il classico filmetto di passaggio, in attesa che il qui bollito Boyle sforni finalmente l’atteso, attesissimo Porno, il sequel di Trainspotting. Sono sicuro che allora il ritmo tornerà a salire e non scenderà più, unz unz unz unz unz unz.
(voto 5,5/10)



giovedì 21 luglio 2011

Gli ometti speciali con l’X-Factor

X-Men - L’inizio
(USA 2011)
Titolo originale: X-Men: First Class
Regia: Matthew Vaughn
Cast: James McAvoy, Michael Fassbender, Kevin Bacon, Rose Byrne, January Jones, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Zoë Kravitz, Lucas Till, Edi Gathegi, Oliver Platt, James Remar, Ray Wise, Sasha Pieterse, Brendan Fehr, Michael Ironside, Hugh Jackman, Rebecca Romijn
Genere: supereroi contro la municipale
Se ti piace guarda anche: Watchmen, gli altri X-Men


Mi piacevano gli X-Men, da ragazzino. Che chiamandomi Cannibal Kid ragazzino lo sono ancora, però non così tanto, non come una volta. Allora leggevo i loro fumetti e seguivo i cartoni, così quando è arrivato finalmente il film live-action avevo aspettative piuttosto alte. E invece X-Men di Bryan Singer è stato una cocente delusione. Non un film terribile, solo uno mediocre e con un Hugh Jackman che ho trovato insopportabile nei panni di Wolverine. Quanto al secondo episodio, questo sì è stato davvero terribile e così mi sono risparmiato il terzo film della serie e puro lo spinoff tutto dedicato al mio tanto odiato Jackman/Wolverine. E ringrazio il cielo che il genio Darren Aronofsky abbia abbandonato il progetto di una nuova pellicola dedicata al personaggio…
A parte questi dettagli personali piuttosto irrilevanti, eccoci arrivati ad oggi, a X-Men - L’inizio. O meglio il nuovo inizio che inizia esattamente come il primo film di Singer, in un campo di concentramento. Stessa spiaggia (si fa per dire), stesso mare? Non proprio. Nella scena successiva sembra infatti soffiare un’aria nuova, sulla saga degli ometti speciali (come li definirebbe Marge Simpson) o con l’X-Factor (come li definirebbe Mara Maionchi), grazie a una scena notevole con un giovane Magneto che degenera alla grande e spacca tutto. Ci troviamo così finalmente di fronte alla prima trasposizione cinematografica decente degli X-Men? Andiamoci piano, perché il film non si rivelerà poi niente di così eclatante.

L’ambientazione anni Sessanta chiama in causa direttamente degli altri Men, quelli di Mad Men, e risulta una variante piacevole ai soliti comic movies odierni. Allo stesso tempo però non è sfruttata a dovere, né attraverso le musiche, né attraverso le atmosfere, e quindi a parte qualche sporadica scena e qualche riferimento politico, non è poi così cruciale. Il fascino dei Sixties insomma poteva regalare molto di più.
Il regista Matthew Vaughn (tra l’altro marito di Claudia Schiffer che mica fa schifo) dopo l’ottimo Kick-Ass qui si limita a svolgere il compitino, confezionando un blockbusterone efficace ma allo stesso tempo non troppo divertente, visto che soprattutto nella parte finale la pellicola eccede in logorrea, esagerando in combattimenti che fino a quel momento erano stati tenuti bene a bada.
La storia ci fa scoprire le origini di Professor X e Magneto, così come di diversi altri loro x-compari. Con mia somma gioia c’è invece solo un cameo per Wolverine, peraltro in una scenetta ridicola degna di uno spot di qualche compagnia telefonica nostrana che potevano anche risparmiarsi per gli extra del DVD o, meglio, risparmiarsela proprio e basta.

Ma veniamo all’abbondante capitolo attori, la parte sicuramente più riuscita e in grado di alzare il livello complessivo oltre la media di altre ammericanate del genere. James McAvoy sembra più a suo agio in film intimisti come Espiazione, però qui nei panni di un Professor X ancora in grado di camminare e con tutti i capelli in testa se la cava e riesce a far dimenticare quella porcata di Wanted al fianco dell’Angelina “credo di essere l’attrice migliore del mondo invece sono una scarpa” Jolie. Grandissimo poi Michael Fassbender, attore crucco ormai diventato una garanzia a livello mondiale e un nome sicuro su cui puntare i propri risparmi anche per i prossimi anni, e Kevin Bacon nei panni del cattivone finalmente torna convincente come non lo si vedeva da tempo.
Spettacolare la parte femminile del cast, che non punta solo sulla bellezza (peraltro di livello straordinario) delle interpreti, come invece capita spesso nelle altre produzionone supereroiche, e tira fuori un tris di regine da applausi: Rose Byrne non so quando finirò di esaltarla, credo mai, ma è una delle attrici più versatili in circolazione, in grado di svettare sia che si trovi nei panni di avvocato come nella serie Damages, alle prese con l’horror come in Insidious o con la commedia come In viaggio con una rock star. January Jones conferma come gli autori di questo X-Men abbiano guardato con grande apprezzamento Mad Men, conferma come in costumini anni Sessanta si trovi davvero a suo agio e conferma l’esistenza di Dio. La più giovine è invece Jennifer Lawrence, rivelazione di Un gelido inverno - Winter’s Bone e a sorpresa ottima anche qui in panni del tutto differenti; la sua storiella d’amore con Nicholas Hoult (l’idolo delle prime 2 stagioni di Skins) aggiunge poi un tocco romantico alla storia, seppure sia un elemento accantonato quando Hoult diventa… Bestia (letteralmente).

Ci troviamo allora di fronte alla prima versione cinematografica con l’X-Factor degli X-Men?
È un blockbusterone con un’anima che tenta senza troppo successo di instaurare anche un discorso politico, gli attori sono azzeccati e c’è del potenziale su cui lavorare, però per ora: “Per me è NO.”
(voto 6+)

mercoledì 22 settembre 2010

Back to the 80s

Il quiz dell’amore – Starter for 10
(UK, USA 2006)
Regia: Tom Vaughan
Cast: James McAvoy, Alice Eve, Rebecca Hall, Dominic Cooper, Simon Woods
Link: imdb

Ci sono due tipi di film di cui sono particolarmente contento di parlare calcando l’inchiostro virtuale su queste pagine. I primi sono quelli brutti, modesti, ridicoli che mi diverto a massacrare in allegria e magari qualche volta anche con un pizzico di cattiveria. Nonostante questa sadica gioia, le soddisfazioni maggiori arrivano però quando posso segnalarvi un film piccolo e sconosciuto, una gemma (non ho detto una Gemma del Sud) persa tra gli scaffali delle videoteche (se ne esistono ancora…) che però merita di essere conosciuta, vista, amata.
È questo secondo, per fortuna, il caso di Starter for 10, film inglese del 2006 uscito in Italia con l’imbarazzante titolo Il quiz dell’amore, ma reperibile in rete anche in lingua originale con sottotitoli italiani.

Ancor più dei film degli anni ’80, amo le pellicole ambientate negli anni ’80 (vedi il mio preferito Donnie Darko) e si dà il caso che questo Starter for 10 stia temporalmente a cavallo tra il 1985 e il 1986. Protagonista della storia è James McAvoy (visto anche nell’ottimo Espiazione e nel mediocre Wanted), un ragazzo di un piccolo paesino di provincia che ha sete di conoscenza ed ha l’opportunità di placarla quando entra a far parte di un prestigioso college britannico. Qui, da perfetto sfigato, entrerà a far parte della squadra di quiz con cui finirà persino in tv (in un quiz show che assomiglia a quello di Magnolia) ma soprattutto conoscerà due ragazze: la bionda e la mora. Non sono le Veline: la Blondie è molto sexy ma è pure provvista di un cervello, la mora è la studentessa militante, inkazzata e politicamente attiva. Di quale delle due si innamorerà, secondo voi?
I panni della bionda sono splendidamente indossati dalla bona Alice Eve, attrice piuttosto lanciata molto più affascinante qui che non nella recente commedia-boiata Lei è troppo per me; la mora niente male è invece Rebecca Hall, attrice ancora più lanciata tra Vicky Cristina Barcelona, The Prestige, Frost/Nixon e il nuovo hit americano The Town di Ben Affleck.

Il film è tratto dal libro Le domande di Brian di David Nicholls, che ne ha curato anche la sceneggiatura e che credo mi andrò a cercare al più presto in biblioteca. Tra l’altro il Nicholls è ora sulla cresta dell’onda grazie al suo nuovo romanzo Un giorno, che è diventato anche una pellicola con Anne Hathaway e di cui sono appena state terminate le riprese.

Ciò che più convince di Starter for 10 è la sua innocenza quasi naïf, una semplicità che non va alla ricerca di svolte sorprendenti o scene inserite giusto per creare scandalo. Elementi che lo fanno sembrare non solo ambientato negli anni ‘80 ma proprio uscito dallo scaffale di una vecchia videoteca (ho controllato e sì: ne esistono ancora anche oggi).
Spettacolare, assolutamente spettacolare la colonna sonora, quasi un greatest hits dei Cure (e un film che parte sulle note dolciamare di “Boys don’t cry” non può non essere quantomeno bello), più qualche altra chicca del periodo come “Situation” degli Yazoo o "Ever Fallen In Love" dei Buzzcocks, più Tears For Fears, Smiths, Style Council ecc ecc...
Un tuffo negli anni Ottanta, un personaggio in cui immedesimarsi, un film piccolo e poco noto da conoscere, guardare, amare.
(voto 8)

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