Under the Skin
(UK, USA, Svizzera 2013)
Regia: Jonathan Glazer
Sceneggiatura: Walter Campbell, Jonathan Glazer
Ispirato al romanzo: Sotto la pelle di Michel Faber
Cast: Scarlett Johansson, Jeremy McWilliams, Lynsey Taylor Mackay, Paul Brannigan, Dougie McConnell, Kevin McAlinden
Genere: spaziale
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Se una figa spaziale, e con figa spaziale intendo proprio una figa giunta dallo spazio profondo, vi offre un passaggio, non illudetevi. Le cose per voi non potranno andare a finire bene. Proprio no.
La storia raccontata in Under the Skin fondamentalmente è questa. Scarlett Johansson è un’aliena che va in giro su un furgoncino per dei paesini sperduti della Scozia a rimorchiare dei tipi, apparentemente fortunelli. Ma quello che è il sogno di qualunque uomo sulla faccia della Terra, ben presto rischia di tramutarsi in un incubo.
La trama di questa pellicola è semplicissima e allo stesso tempo non si capisce un tubo. Under the Skin è un film criptico, visionario, un sogno/incubo a occhi aperti. Cinema puro. Una visione destinata a spaccare in due il pubblico, tra chi assisterà estasiato e chi griderà alla boiata pazzesca. A qualcuno spaccherà anche le palle, certo non a me. Pur non essendo magari un capolavoro assoluto, Under the Skin è un film che mi è rimasto sotto pelle. Perché?
Difficile spiegare il perché.
Anzi no. È semplicissimo: Scarlett Johansson in versione aliena nuda. Enough said. Serve altro?
In realtà c’è dell’altro. Non che fosse necessario, quando si ha già a disposizione una Scarlett Johansson aliena nuda, ma c’è. Se la bella attrice tira fuori tutte le sue doti migliori, sia fisiche che recitative, lo stesso fa il regista Jonathan Glazer che, dopo i suoi due lungometraggi Sexy Beast e Birth – Io sono Sean che ancora non ho visto, tira fuori tutto il suo enorme talento visivo. Quello già mostrato in alcuni strepitosi videoclip da lui diretti. Cito “Karmacoma” e “Live With Me” dei Massive Attack, “Street Spirit (Fade Out”) e il capolavorissimo “Karma Police” dei Radiohead, il pazzesco “Rabbit in Your Headlights” degli UNKLE feat. Thom Yorke, il kubrickiano “The Universal” dei Blur e lo spettacoloso “Virtual Insanity” dei Jamiroquai.
"Smettetela di ridere! Sono figa anche mentre scivolo su una buccia di banana." |
Tutto questo immaginario visivo viene riposto da Glazer all’interno di una storia dai vaghi contorni sci-fi ispirata al romanzo Sotto la pelle dello scrittore olandese Michel Faber, costruita con una tensione palpabile quasi da thriller-horror, grazie anche al contributo sonoro di Mica Levi, la leader del gruppo indie-rock sperimentale Micachu & the Shapes che ha realizzato una delle migliori e più angoscianti soundtrack dai tempi di Twin Peaks.
Under the Skin avvolge a sé con un’atmosfera unica. Ci possono essere richiami a un’estetica da 2001: Odissea nello spazio nella scena iniziale, così come vaghi riferimenti al cinema visionario di David Cronenberg e David Lynch, non a caso uno dei tizi rimorchiati dalla Johansson è un tipo alla Elephant Man, eppure Jonathan Glazer attinge dallo stile dei suoi videoclip per realizzare un’opera estremamente originale e personale, lontana anni luce da qualunque altra pellicola a tematica aliena in circolazione. E questo nonostante una trama che, a prima vista, pare ricordare il trash scult movie anni novanta Specie mortale con Natasha Henstridge.
"In questo post Cannibal non ha messo manco una foto di me nuda? Sono shockata! Potete però consolarvi con i selfie di Jennifer Lawrence nuda..." |
La cosa più impressionante che emerge, oltre al compartimento visivo e sonoro di primissimo livello, e oltre naturalmente al corpo altrettanto di primissimo livello di Scarlett, è però un’altra: l’incredibile umanità di questo film. Per gran parte della sua durata, Under the Skin appare come un glaciale monolito, fino a che a un certo punto scatta qualcosa. Scarlett prende la mano dell’Elephant Man e prova una sensazione di freddezza. La stessa che si prova nei confronti della prima parte della pellicola. Da lì in poi però le cose cambiano. L’aliena comincia a sentirsi umana e allo stesso tempo il film apre il suo cuore. Cosa che non implica il trasformarsi in una romcom, tutt’altro, solo il lasciarsi andare alle emozioni. O almeno giusto un pochino, visto che la pellicola più che al cuore mira al cervello.
Più che un film sugli alieni, Under the Skin diventa allora una riflessione sulla solitudine umana, e non solo umana, e su come la nostra intera razza possa essere annientata in un battibaleno. Come?
Con il potere della figa.
Si possono cercare tante spiegazioni più o meno filosofiche per una pellicola enigmatica quanto affascinante come questa, però il suo messaggio fondamentale è semplice: sulla faccia della Terra non c’è niente di più forte del potere della figa.
(voto 8/10)