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sabato 24 maggio 2014

CAN-CAN CANNES




Il vero vincitore del Festival di Cannes 2014?
Il labrador Hagen, che si è portato a casa l’ambito Palm Dog grazie alla sua interpretazione nel film ungherese White God di Kornel Mundruczo, presentato nella sezione Un Certain Regard.


Hagen ha battuto una concorrenza davvero inferocita che comprendeva il meticcio del nuovo film di Jean Luc Godard Adieu au langage, così come anche i cani presenti in Saint Laurent e in Maps to the Stars (e non mi riferisco a Robert Pattinson). Sconfitto pure il quotatissimo Gabriel Garko, presente a Cannes in Incompresa di Asia Argento.
Al di là della Palm Dog, White God (Fehèr Isten) dell'ungherese Kornèl Mundruczò ha pure vinto la categoria Un Certain Regard. Nella sezione Quinzaine des Rèalisateurs c’è stato invece il trionfo del francese Les Combattants dell’esordiente Thomas Cailley.

Passiamo ora più veloci della luce a vedere i premi nella categoria più importante, il Concorso ufficiale.
La Palma d’Oro, consegnata da un sempre più drogato scatenato Quentin Tarantino e da una sempre affascinante Uma Thurman, è finita nelle mani del turco Nuri Bilge Ceylan per Winter Sleep (Kış Uykusu). Considerando che è il regista del soporifero C’era una volta in Anatolia, si preannuncia un mattonazzo di proporzioni epiche.


Il secondo premio più importante, il Gran premio speciale della giuria, è invece stato tutto all’insegna del tricolore. Sophia Loren l’ha consegnato ad Alice Rohrwacher per Le meraviglie. Considerando quanto il suo film precedente Corpo celeste non mi avesse certo entusiasmato, e considerando come il premio alla regia sia andato all’americano Bennett Miller, già autore dei poco fenomenali Truman Capote e Moneyball, i premi assegnati quest’anno dalla giuria capitanata da Jane Campion non è che siano molto in linea con i miei gusti.
Più interessante, per quanto mi riguarda, il premio della giuria andato ex aequo al grande passato (Jean-Luc Godard) e al promettente futuro (Xavier Dolan) del cinema mondiale. Il prix di migliore attore se l’è poi aggiudicato Timothy Spall per Mr. Turner di Mike Leigh e quello di migliore attrice è finito a Julianne Moore per Maps to the Stars.
Premi meritati o meno?
In attesa che questi film passino anche sugli schermi di Pensieri Cannibali, per il momento sono contento giusto per Xavier Dolan, per il resto vi lascio con un dubbioso MAH!

Ah già, quasi dimenticavo. Vi lascio poi pure con l’elenco di tutti i premi.

Concorso ufficiale
Palma d'oro: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
Grand Prix: Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Migliore Regia: Bennett Miller per Foxcatcher
Premio della Giuria (ex aequo): Mommy di Xavier Dolan e Adieu au langage di Jean-Luc Godard
Migliore attore: Timothy Spall per Mr. Turner
Migliore attrice: Julianne Moore per Maps to the Stars
Migliore sceneggiatura: Andrey Zvyagintsev e Oleg Negin per Leviathan
Palma d'oro per il miglior cortometraggio: Leidi di Simón Mesa Soto
Camera d'or (migliore opera prima): Party Girl di Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli

Un Certain Regard
Premio Un certain regard: Fehér Isten (White God) di Kornél Mundruczó
Premio della giuria: Force majeure (Turist) di Ruben Östlund
Premio speciale Un Certain Regard: The Salt of the Earth di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado
Premio "d'ensemble": Party Girl di Claire Burger, Samuel Theis e Marie Amachoukeli
Migliore attore: David Gulpilil per Charlie's Country di Rolf de Heer

Semaine Internationale de la Critique
Gran Premio: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy
Premio SACD: Hope di Boris Lojkine
France 4 Visionary Award: The Tribe di Myroslav Slaboshpytskkiy

Quinzaine des Réalisateurs
Art Cinema Award: Les Combattants di Thomas Cailley
Premio SACD: Les Combattants di Thomas Cailley
Label Europa Cinema: Les Combattants di Thomas Cailley
Premio Illy per il miglior cortometraggio: Sem coração di Nara Normande e Tião
Menzione speciale: Trece si prin perete di Radu Jude

Premi vari
Palma Queer: Pride di Matthew Warchus
Palma Dog: Fehér Isten (White God) di Kornél Mundruczó
Premio della Giuria Ecumenica: Timbuktu di Abderrahmane Sissako
Premio FIPRESCI (Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) - Concorso internazionale: Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
Premio FIPRESCI - Un Certain Regard: Jauja di Lisandro Alonso
Premio FIPRESCI - Sezioni parallele: Love at First Fight di Thomas Cailley

giovedì 17 aprile 2014

FESTIVAL DI CANNIBAL 2014




È uscito il programma del Festival di Cannes 2014. Di sicuro, almeno una cosa bellissima c’è già. Il poster.
Voto: 8 ½ tendente al 10.


Voto al programma sulla carta, invece, per quanto mi riguarda è uno striminzito 6,5. C’è qualche pellicola promettente, però non condivido l’entusiasmo assoluto dei primi commenti che ho letto. In rete c’è chi parla di grandissimi nomi in concorso come Jean-Luc Godard e l’italiana Alice Rohrwacher.
Quanto al primo, io per primo adoro i suoi film degli anni Sessanta, però il regista ormai ultraottantenne da quant’è che non realizza una pellicola davvero rilevante? Da una quarantina d’anni?
Quanto all’unica presenza del nostro paese nel concorso ufficiale, ma l’avete visto voi il suo primo film Corpo celeste? È una cacata finto autoriale clamorosa. Il suo nuovo lavoro si chiama Le meraviglie, ma io dubito fortemente che sia qualcosa di così meraviglioso come il titolo preannuncia. Comunque spero che la sorella dell’insopportabile Alba Rohrwacher (guarda caso protagonista del film insieme a quell’altra “attriciona” di Monica Bellucci) sappia smentirmi.

Le meraviglie è l’unica pellicola italiana in concorso, ma la presenza nazionale non termina qui. Nella sezione Un certain regard sarà presente Asia Argento con il suo nuovo film da regista Incompresa. Incompresa è il titolo della pellicola, ma vale anche come definizione perfetta per l’autrice. Se delle Rohrwacher ho parlato male, la tanto criticata Argento jr. invece mi piace. Non sempre attrice fenomenale, è vero, però come regista ha del potenziale e il suo Ingannevole è il cuore più di ogni cosa non era niente male. Il suo nuovo film quindi promette bene…
Hey, ma è vero che nel cast c’è Gabriel Garko?
Allora come non detto.

"Pensieri Cannibali mi ha dato 4, come voto per le mie capacità da attore."
"4? Hai letto male, Gabriel. Mi sa che non t'ha dato più di zero."

Sempre nella sezione Un certain regard c’è poi da segnalare il curioso esordio alla regia dell’attore Ryan Gosling, Lost River, oltre a Eleanor Rigby con la Dea Jessica Chastain. Fuori concorso, l’apertura del Festival sarà invece affidato all’atteso (ma da chi?) Grace of Monaco con Nicole Cannibal Kidman.
Per il resto, cos'altro c’è?

Nel concorso ufficiale arrivano il nuovo di David Cronenberg, Maps to the Stars, con ancora una volta il suo anemico pupillo Robert Pattinson, e l’ottimo giovincello Xavier Dolan che, dopo aver gareggiato in passato nell’Un certain regard con Les amours imaginaires e Laurence Anyways, quest’anno entra a far parte della competizione di serie A con il suo Mommy. Ci sono poi registi che non amo particolarmente come Ken Loach e Bennett Miller (quello di Moneyball), insieme ad altri che a volte mi piaciucchiano, senza però convincermi troppo, come Mike Leigh, Atom Egoyan, i fratelli Dardenne e Olivier Assayas.
Manca invece un regista capace di entusiasmarmi del tutto, il Lars von Trier di turno, e allora i nomi su cui punto con maggiore fiducia, oltre a Cronenberg e Dolan, sono quelli dei francesi Bertrand Bonello, autore del notevole L’Apollonide, e Michel Hazanavicius, atteso alla prova del nove: con The Artist gli è capitata la classica botta di culo, oppure è un regista davvero da tenere d’occhio?

A decidere il vincitore di questa 67esima edizione del Festival di Cannes, che si terrà dal 14 al 25 maggio e il dove lo potete immaginare, sarà una giuria presieduta dalla regista Jane Campion. Io, alla faccia del campanilismo, non terrò certo all’Italia.

E forza Francia,
è tempo di credere.
Dai forza Francia,
che siamo tantissimi.
Forza Francia con noi!


Concorso ufficiale
Adieu au langage di Jean-Luc Godard
Captives di Atom Egoyan
Deux jours, une nuit di Jean-Pierre e Luc Dardenne
Foxcatcher di Bennett Miller
Futatsume no mado (Due finestre) di Naomi Kawase
Jimmy`s hall di Ken Loach
Kis Uykusu (Sonno d'inverno) di Nuri Bilge Ceylan
Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Leviathan di Andrey Zvyagintsev
Maps to the stars di David Cronenberg
Mommy di Xavier Dolan
Mr Turner di Mike Leigh
Relatos salvajes (Wild Tales) di Damian Szifron
Saint Laurent di Bertrand Bonello
Sils Maria di Olivier Assayas
The homesman di Tommy Lee Jones
The search di Michel Hazanavicius
Timbuktu di Abderrahmane Sissako

Un Certain Regard
Amour Fou di Jessica Hausner
Bird People di Pascale Ferran
The Blue Room di Mathieu Amalric
Charlie's Country di Rolf De Heer
Eleanor Rigby di Ned Benson
Fantasia di Wang Chao
A Girl At My Door di July Jung
Harcheck mi Headro di Keren Yedaya
Jauja di Lisandro Alonso
Lost River di Ryan Gosling
Incompresa di Asia Argento
Party Girl di Marie Amachoukeli, Claire Burger and Samuel Theis
Run di Philippe Lacote
Salt Of The Earth di Wim Wenders & Juliano Ribeiro Salgado
Snow In Paradise di Andrew Hulme
Titli di Kanu Behl
Tourist di Ruben Ostlund
Unhappy Youth di Jaime Rosales
Xenia di Panos Koutras

Film d'apertura
Grace Of Monaco di Olivier Dahan

Fuori concorso
Coming Home di Zhang Yimou
How To Train Your Dragon 2 di Dean DeBlois

Proiezioni di mezzanotte
The Rover di David Michod
The Salvation di Kristian Levring
The Target di Chang

Proiezioni speciali
Bridges Of Sarajevo (anthology film)
Caricaturists: Fantasies Of Democracy di Stephanie Valloatto
Eau Argentee di Mohammed Ossana
Les Gens Du Monde di Yves Yeuland
Maidan di Sergei Loznitsa
Red Army di Polsky Gabe

mercoledì 26 gennaio 2011

Bright Star: la strana vita delle stelle

Bright star
(UK, Australia, Francia 2009)
Regia: Jane Campion
Cast: Abbie Cornish, Ben Whishaw, Paul Schneider, Thomas Sangster, Kerry Fox, Roger Ashton-Griffiths, Antonia Campbell-Hughes
Genere: romantico Romanticismo
Se ti piace guarda anche: Orgoglio e pregiudizio, An Education, Espiazione, Wilde

Trama semiseria
Il poeta romantico John Keats vive un romantico love affair con la sua vicina di casa e con “romantico love affair” intendo che i due non scopano e ci mettono circa un’ora di film per darsi un bacetto. Roba che al confronto Dawson con Joey era uno sveglio. Per fortuna a vivacizzare il tutto ci pensa il Pacey della situazione, il collega poeta Charles Brown (uno strepitoso Paul Schneider), che mette il bastone tra le ruote della loro relazione e mette incinta una. Ah, se non siete ancora convinti di vederlo, sappiate inoltre che nel film vengono lette un sacco di poesie e se siete uomini durante la visione potreste avere seri impulsi di correre a vedere un action con Bruce Willis che fugge da un’esplosione e spara a qualcuno tanto per il gusto di farlo.

Recensione cannibale
La luce di artisti come John Keats è proprio come quella delle stelle: le vediamo su nel cielo, eppure magari sono già morte. Fa davvero uno strano effetto pensare a come un nome che oggi vediamo presente su tutte le antologie dei più grandi poeti della storia, in vita non se lo sia praticamente filato nessuno. Fa male vedere che oggi gente come i Sonohra ci sia qualcuno che se li fili e siano pure in vita. Nel senso che c’è gente che li ascolta e non prova il desiderio di ammazzarli, ve ne rendete conto? Fa capire che le cose erano profondamente ingiuste anche nell’Ottocento, ancor prima della nascita di Silvio Berlusconi. Lo so, sono cose che si fa fatica ad accettare, ma il mondo non ha cominciato a girare al contrario solo da qualche tempo: la verità sconvolgente è che il mondo ha sempre girato al contrario.

Il film è incentrato sulla storia d’amore senza speranza tra una ragazza affamata di poesia interpretata da Abbie Cornish, un’attrice con il volto simile a Charlize Theron però più brava a recitare, e il poeta squattrinato John Keats interpretato da Ben Whishaw, un attore con il volto simile a James Franco però meno bravo a recitare.
Chi è John Keats? Se non vi siete mai interessati alla scena romantic dell’Ottocento ma solo ai new-romantic degli anni Ottanta come i Duran Duran o gli Spandau Ballet, per vostra info è quello che ha scritto gli immortali versi:

Beauty is truth, truth beauty, - that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.

Lo so che ha scritto molto altro è che è una esemplificazione eccessiva, come dire che Rino Gaetano è quello di “ma il cielo è seeeeeeempre più blu” e Kurt Cobain quello del tadada-tata taddada di chitarra nell'attacco di “Smells like teen spirit”, però è giusto per far capire a tutti di chi stiamo parlando, anche a chi come me Keats l’ha approcciato, prima di questo film, giusto solo durante le interessanti (oh God più o meno) lezioni di letteratura inglese liceali.

Da buon profano dei film in costume, la prima parte della pellicola non mi ha avvinto subito e anzi l’ho trovata un pochino noiosetta. A un certo punto scatta però qualcosa, una magia accecante e il film si illumina d’immenso, la poesia dei versi si trasforma in poesia visiva, l’amore tra i due piccioncini finalmente sboccia. Jane Campion ha il gran merito di riuscire a descrivere l’innamoramento in maniera meravigliosa e travolgente, con immagini che fanno raggiungere alla pellicola vertici difficili da descrivere a parole, se non con quelle di Keats:

Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo appena 3 giorni d'estate, 3 giorni così con te li colmerei di tali delizie che cinquant'anni comuni non potrebbero mai contenere.

La bellezza viene spazzata via dall’amarezza della parte finale, però vi avevo avvisato: il globo gira all’incontrario e le cose non vanno mai come dovrebbero. Berlusconi non andrà mai in galera e John Keats non avrà mai una vita felice e di successo. That’s just the way it is ed è così che andrà sempre. Se comunque volete trovare ancora un po’ di speranza, amore e poesia vi consiglio di vedere Bright Star, una stella luminosa in grado di illuminare le tenebre di un mondo crudele.
(voto 7,5)

Scena cult: l'atmosfera sospesa del post primo bacio tra i due protagonisti

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