Visualizzazione post con etichetta january jones. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta january jones. Mostra tutti i post

martedì 26 maggio 2015

MAD MEN - LIVIN' LA VIDA COCA





Mad Men
(serie tv, stagione 7, episodio 14 “Person to Person”)

Quando ho guardato Mad Men per la prima volta, ormai tanti tanti anni fa, non sapevo davvero cosa aspettarmi. La oltreoceano tanto esaltata e premiata serie ambientata negli anni '60 si sarebbe rivelata il solito sguardo nostalgico e artefatto di quel decennio, come facevano i film e i programmi tv più amati dai miei genitori?
È bastato il solo episodio pilota per capire che no, Mad Men non era quel genere di ritratto stereotipato degli anni '60. Non lo era e non lo sarebbe mai stato. Mad Man ha offerto una fotografia più cinica, più realistica di un decennio che è stato sì ricco di cruciali mutamenti sociali, politici, storici e culturali, ma è anche stato un periodo ricco di contraddizioni, di tensioni razziali, di una parità tra uomini e donne che ancora appariva come un'utopia. Se la serie creata da Matthew Weiner ha sempre guardato a quel decennio con grande rispetto, e con una cura maniacale al più piccolo dettaglio nelle ricostruzioni di ambientazioni, abiti e acconciature, allo stesso tempo non l'ha mai mitizzato. Più che esaltare gli anni '60, ha cercato di capire gli anni '60. Proprio come il protagonista della serie, Don Draper, l'uomo più figo di sempre.
Non intendo l'attore Jon Hamm, che l'ha interpretato in maniera favolosa per sette indimenticabili stagioni, ma che quando non è in Mad Men perde un buon 90% del suo fascino. Intendo proprio Don Draper il personaggio. Un puzzle misterioso e indecifrabile. Un uomo che pare a suo agio in ogni situazione e in realtà non lo è mai. Un pubblicitario considerato da tutti geniale e non si capisce nemmeno troppo bene il perché, visto che in sette stagioni sono più le occasioni in cui in ufficio lo vediamo fumare, bere, ciulare, persino dormire piuttosto che lavorare. Questo fino all'ultimo episodio in cui capiamo che sì, è davvero un genio.

martedì 26 agosto 2014

EMMY BANALITY AWARDS 2014





È andato tutto come doveva andare, o meglio come ci si aspettava sarebbe andata. Agli Emmy Awards 2014 c'è stato il trionfo di Breaking Bad e dei suoi ultimi episodi. Un trionfo meritatissimo, però la serie, che io adoro, era già stata ampiamente premiata in passato e io avrei preferito una vittoria a sorpresa di True Detective, la novità dell'anno, che invece si è dovuta accontentare appena di un premio alla (strepitosa) regia. Con tutto il rispetto per il grandioso Bryan Cranston, quest'anno il premio di miglior attore doveva poi andare solo e soltanto a Matthew McConaughey.
Ma agli Emmy e alle cerimonie di premiazione in generale le sorprese non piacciono, quindi è stato tutto all'insegna della prevedibilità e della noia. In ambito comedy, i premi a Modern Family e Jim Parsons di Big Bang Theory che ormai si ripetono da anni hanno strastufato. Scandalosa poi la vittoria della good wife Julianna Margulies nella categoria di miglior attrice in una serie drammatica, quando la vera vincitrice morale è la multipla Tatiana Maslany di Orphan Black, nemmeno finita in nomination.
L'unica novità premiata in pratica è stata la “folle” Uzo Aduba di Orange Is the New Black e mi ha stupito anche il doppio premio alla bravissima Allison Janney per i suoi ruoli in Mom e Masters of Sex.
Per il resto sono contento per i premi a Julia Louis-Dreyfus, a Fargo tra le miniserie e a The Normal Heart tra i film tv, ma di certo le delusioni sono state maggiori delle soddisfazioni. E gli sbadigli sono stati superiori agli applausi.
Terminato il mio sermone, vi lascio in compagnia di tutti i (prevedibili) vincitori degli Emmy Awards 2014.

I premi

"Mi stai guardando la scollatura, Bryan?"
"Sgamato!"
Outstanding Drama Series
Winner: "Breaking Bad" (2008)

Outstanding Comedy Series
Winner: "Modern Family" (2009)

Outstanding Lead Actor in a Drama Series
Winner: Bryan Cranston for "Breaking Bad" (2008)

Outstanding Lead Actress in a Drama Series
Winner: Julianna Margulies for "The Good Wife" (2009)

Outstanding Writing for a Drama Series
Winner: "Breaking Bad" (2008) - Moira Walley-Beckett ("Ozymandias")

Outstanding Supporting Actress in a Drama Series
Winner: Anna Gunn for "Breaking Bad" (2008)

Outstanding Directing for a Drama Series
Winner: "True Detective" (2014) - Cary Fukunaga ("Who Goes There")

Outstanding Writing for a Variety Special
Winner: Sarah Silverman for Sarah Silverman: We Are Miracles (2013)

Outstanding Supporting Actor in a Drama Series
Winner: Aaron Paul for "Breaking Bad" (2008)

Outstanding Directing For A Variety Special
Winner: Glenn Weiss for The 67th Annual Tony Awards (2013)

Outstanding Variety, Music Or Comedy Series
Winner: "The Colbert Report" (2005)

Outstanding Television Movie
Winner: The Normal Heart (2014)

Outstanding Miniseries
Winner: "Fargo" (2014)

Outstanding Lead Actress in a Miniseries or Movie
Winner: Jessica Lange for "American Horror Story" (2011)

Outstanding Lead Actor in a Miniseries or Movie
Winner: Benedict Cumberbatch for "Sherlock: His Last Vow (#3.3)" (2014)

Outstanding Directing for a Miniseries, Movie or a Dramatic Special
Winner: "Fargo" (2014) - Colin Bucksey

Outstanding Supporting Actor in a Miniseries or Movie
Winner: Martin Freeman for "Sherlock: His Last Vow (#3.3)" (2014)

Outstanding Supporting Actress in a Miniseries or Movie
Winner: Kathy Bates for "American Horror Story" (2011)

Outstanding Writing for a Miniseries, Movie or a Dramatic Special
Winner: "Sherlock: His Last Vow (#3.3)" (2014) - Steven Moffat

Outstanding Reality Competition Program
Winner: "The Amazing Race" (2001)

Outstanding Lead Actress in a Comedy Series
Winner: Julia Louis-Dreyfus for "Veep" (2012)

Outstanding Lead Actor in a Comedy Series
Winner: Jim Parsons for "The Big Bang Theory" (2007)

Outstanding Directing for a Comedy Series
Winner: "Modern Family" (2009) - Gail Mancuso ("Vegas")

Outstanding Supporting Actress in a Comedy Series
Winner: Allison Janney for "Mom" (2013)

Outstanding Writing for a Comedy Series
Winner: "Louie" (2010) - Louis C.K.("So Did the Fat Lady")

Outstanding Supporting Actor in a Comedy Series
Winner: Ty Burrell for "Modern Family" (2009)

Outstanding Writing for a Variety Series
Winner: "The Colbert Report" (2005)

Outstanding Host for a Reality or Reality-Competition Program
Winner: Jane Lynch for "Hollywood Game Night" (2013)

Outstanding Directing for a Variety Series
Winner: "Saturday Night Live" (1975) - Don Roy King

Outstanding Guest Actress in a Comedy Series
Winner: Uzo Aduba for "Orange Is the New Black" (2013)

Outstanding Guest Actor in a Comedy Series
Winner: Jimmy Fallon for "Saturday Night Live" (1975)

Outstanding Guest Actress in a Drama Series
Winner: Allison Janney for "Masters of Sex" (2013)

Outstanding Guest Actor in a Drama Series
Winner: Joe Morton for "Scandal" (2012)

"Matthew, non hai vinto come miglior attore. Che ti è successo?"
"Mi sa che sono stato colto dalla Sindrome di DiCaprio, uahahah."


E ora, sbrigati gli awards, spazio alla parte più interessante della serata: il Red Porchet.

Il Red Porchet

Kerry Washington
Il diavolo veste Prada. E pure Kerry Washington.
Ma tanto addosso alla stilosissima protagonista di Scandal starebbe bene anche un sacco della monnezza.
(voto 7,5/10)

Zooey Deschanel
Questa sarebbe Zooey Deschanel??
Sempre meno indie girl e sempre più traditional girl. La stiamo perdendo.
(voto 6-/10)

Gwen Stefani
Tim Burton probabilmente apprezzerà il nuovo cadaverico look della cantante dei No Doubt. Io no.
(voto 5/10)

Hayden Panettiere
Il forno della Panettiere è stato riempito. E si vede.
(voto 6 politico)

Lizzy Caplan
Hai capito la master of sex, che stile.
(voto 7,5/10)

Julia Roberts
Più invecchia e più diventa bona.
Il MILF award quest'anno è tutto suo.
(voto 7,5/10)

Anna Gunn
Hai capito, la moglie di Walt White.
Subito dopo la Roberts per il MILF award c'è lei.
(voto 7+/10)

Allison Williams
La più affascinante tra le Girls ha scelto di indossare un abito antistupro, ma io le voglio bene lo stesso.
(voto 6+/10)

Lena Dunham
Grande!
Inguardabile, però va apprezzato il suo coraggio.
(voto 8/10)

Claire Danes
Se ieri Kim Kardashian per gli Mtv Video Music Awards aveva fregato dalla home(land) di Kanye West i tappeti del bagno, Claire Danes oggi mi sa che gli ha ciulato le tende.
Povero Kanye, tra un po' rimane senza niente.
(voto 5/10)

Heidi Klum
Finalmente ho trovato qualcuno che si fa più lampade di Carlo Conti!
(voto 6,5/10)

Taylor Schilling
Orange is the new black e tu ti presenti vestita in bianco, e per di più con decorazioni da centrotavola sopra?
In prigione le altre detenute sono pronte a farti la festa, cara Taylor.
(voto 6/10)

Lea DeLaria
Molto elegante l'attore di Orange is the New Black.
Ah, è un'attrice?
(voto 4/10)

Laverne Cox
Tutti a trans!
(voto 6,5/10)

Dascha Polanco
Respira, Dascha Polanco di Orange is the New Black.
Se il tuo abito te lo permette, respira.
(voto 5/10)

Aaron Paul
Il mistero della serata: che è successo alla fronte di Aaron Paul di Breaking Bad?
È diventata enorme.
Per il resto elegantissimo, ma quella fronte non si spiega.
(voto 7/10)

Kate Mara
Kate Mara di House of Cards mi fa sesso qualunque vestito indossi. O non indossi.
Per me sempre promossessissima.
(voto 8/10)

Best of the night
January Jones
Look mad & red per January, che sta alla grande pure in August.
(voto 8+/10)

Worst of the night
Sarah Paulson
Questo abito entra di diritto nella American Fashion Horror Story.
(voto 2/10)

In chiusura, il momento più toccante della serata: l'omaggio di Billy Crystal all'amico Robin Williams.

lunedì 25 giugno 2012

Mad Men, pazzi gli uomini (e le donne) che non lo guardano

Mad Men
(serie tv, stagione 5)
Rete americana: AMC
Reti italiane: Rai 4, Fox, FX, Cult
Creato da: Matthew Weiner
Cast: Jon Hamm, Jessica Paré, John Slattery, Vincent Kartheiser, Christina Hendricks, Elisabeth Moss, January Jones, Kiernan Shipka, Jared Harris, Rich Sommer, Aaron Staton, Robert Morse, Ben Feldman, Jay R. Ferguson, Alexis Bledel, Alison Brie, Christine Estabrook, Julia Ormond, Christopher Stanley, Peyton List, Michael Gladis, Joel Murray, Marten Holden Weiner
Genere: retrò
Se ti piace guarda anche: The Hour, Mildred Pierce, Revolutionary Road

“Come disse una volta una persona saggia: l’unica cosa peggiore di non ottenere ciò che desideri, è vedere qualcun altro che la ottiene.”
Roger Sterling (John Slattery)

Spiegare la grandezza di Mad Men a un profano, a chi magari ne ha visto giusto mezzo episodio o appena qualche minuto, è come spiegare l’esistenza di Dio a un ateo.
Tanto per continuare nella non richiesta metafora religiosa, Dio è nei dettagli, così come il diavolo. Lo stesso discorso vale anche per Mad Men. Sono i dettagli di classe, sono i lampi improvvisi di genio, sono gli scarti dalla norma del tutto inattesi a rendere la serie qualcosa all’infuori e all’insopra del resto del panorama. Televisivo quanto cinematografico.

La maggior parte delle serie tv raggiunge il suo picco nel corso delle prime stagioni, poi quasi inevitabilmente va incontro a un declino, più o meno rapido. Ci sono anche alcuni telefilm che il meglio l’hanno dato in là con gli anni: Buffy, ad esempio, ha raggiunto il suo picco di creatività, ironia e genialità solo nel corso della season 6. Ma Mad Men resta un caso a parte. La qualità si è mantenuta paurosamente alta. Sempre. Come mai mi era capitato di vedere in alcuna altra serie. A una prima stagione folgorante, piovuta dal cielo come un meteorite destinato a polverizzare ogni altra cosa fosse in onda in quel momento in tv, sono seguite due stagioni con qualche lievissimo calo fisiologico, ma limitato giusto a una manciata di episodi. La quarta stagione aveva quindi rappresentato una ventata di aria fresca per la serie, una rimescolata a uno show che sembrava vivere di vita nuova. Poteva bastare così? No, perché la quinta stagione si è spinta ulteriormente oltre.

"Oddio, ma come ti sei vestito?"
"Perché tu, invece?"
13 episodi fenomenali, uno più bello dell’altro, in grado di costruire un corpus unico e allo stesso tempo di regalare a ognuno (o quasi) dei personaggi principali il suo momento personale di epifania joyciana. Senza dubbio alcuno, una delle stagioni migliori mai viste di una qualsiasi serie tv e probabilmente la migliore in assoluto per lo stesso Mad Men. Nel complesso persino meglio di quel miracolo di stagione 1. Non pensavo sarebbe potuto succedere e a questo punto mi aspetto una season 6 ancora più incredibile. Perché la sesta sarà anche l’ultima. Scriverà la parola fine a una delle più belle narrazioni di sempre, non solo in campo televisivo ma prendendo in considerazione anche letteratura e cinema e qualunque altra cosa.
Mad Men con la scusa di parlare di un gruppo di pubblicitari ha ridisegnato un decennio, levando via un sacco di stereotipi e di miti sui favolosi anni Sessanta e ha ridisegnato il significato stesso della parola “stile”. In più, ci ha regalato una serie di personaggi meravigliosi, complessi, mutevoli, indecifrabili e proprio per questo umani come raramente è capitato di vedere. Mad Men è come il tonno. Insuperabile.

Per una riflessione più ampia sull’importanza storica avuta da Mad Men nel rivedere oggi il passato (si veda in proposito l’influenza non solo estetica su produzioni come The Help o Mildred Pierce) ci sarà tempo con la stagione finale, per il momento concentriamoci sulla season 5. Una mad season che ha tenuto fede al titolo della serie.

"I dilemmi della vita: sono più gnocca o più brava a recitare o a cantare?"
ATTENZIONE SPOILER
La partenza è stata grandiosa. La doppia prima puntata, season chicken premiere double burger, è stata una lezione autentica di scrittura televisiva. A un occhio mad-men-ateo, sarà potuto sembrare un episodio in cui nulla succede. A me è sembrato un episodio dalla struttura quasi da thriller. L’attesa di un qualcosa che sta per succedere. Tutta la puntata è incentrata su una festa, a casa di Don Draper. Tutta la festa e le discussioni post-festa sono incentrate su un singolo momento, la performance sorprendente e incredibile della neo signora Draper, la francesina Megan, interpretata da una Jessica Paré bomba sexy a livello fisico e da Emmy immediato a livello recitativo. Zou Bisou Bisou, canta Megan/Jessica riecheggiando Gillian Hills e la nostra Sophia Loren, e tutto il resto del mondo scompare. Un momento musicale che da solo vale 3 intere stagioni di Glee.


Il bello di Mad Men è anche quello di saper affrontare tematiche tipiche degli anni ’60, senza per forza voler sviscerare tutto l’argomento con triti e ritriti sermoni. Mad Men preferisce suggerire, offrire spunti. In questa stagione 5 è stata quindi introdotta la tematica dell’integrazione razziale, con le prime segretarie di colore assunte da Draper e soci, si è intravista la fascinazione per le religioni orientali, con il ritorno da guest-star di Paul Kinsey (Michael Gladis) in versione santone, e poi c’è stato il rock’n’roll, con un episodio in cui Don e Harry (Rich Sommer) vanno dietro le quinte di un concerto dei Rolling Stones.
Al proposito, è fondamentale l’uso delle musiche in Mad Men. Le canzoni sono usate con grande parsimonia, in genere una ad episodio, non di più, ma sempre in maniera ma-gi-stra-le. La scena in cui Don Draper ascolta “Tomorrow Never Knows”, probabilmente il pezzo più avanti dell’intera discografia dei Beatles, e poi la toglie dal giradischi prima che finisca la dice lunga, dice tutto, su un uomo d’altri tempi che non riesce ad adattarsi alla modernità e non riesce a cambiare. Il dilemma fondamentale intorno a cui ruota la serie intera è proprio questo: riuscirà mai a cambiare, Don Draper? L’ultimissima inquadratura del season finale ci suggerisce che probabilmente la risposta è un no. Ma staremo a vedere…

"Cosa essere questo?"
Tornando in campo musicale, un altro esempio di quanto bastino poche note per cambiare tutto ce l’ha dato l’episodio in cui Peggy (Elisabeth Moss) abbandona definitivamente la società e si appresta a prendere l’ascensore. È triste perché si lascia alle spalle un pezzo importante della sua vita. Poi partono le note di “You Really Got Me” dei Kinks e la sua espressione cambia improvvisamente, come se davanti a sé vedesse un futuro nuovo ed eccitante, indipendente e molto rock’n’roll.

Che dire poi dell’esaltante stagione vissuta da Roger Sterling (John Slattery)? Scatenato, dirompente, ironico ancor più che in passato, annoiato dalla sua vecchia vita e pronto a lasciarsi l’amarezza del passato alle spalle grazie a una passione tutta nuova: l’LSD. E così Mad Men per un episodio è diventato più visionario del solito, quasi un Twin Peaks Sixties. Una scena grandiosa, quella di Roger sotto LSD, che fa il paio con un momento onirico e thriller con protagonista un Don Draper in versione American Psycho ante litteram.

"Perché ce so' stata poco in 'sta stagione? Ero troppo impegnata a magnà!"
Un po’ sacrificato in questa stagione invece il personaggio di Betty, l’ex signora Draper ora (in)felicemente sposata con un altro uomo e alle prese con dei per lei inediti problemi di peso e di insicurezza fisica. Per la Grace Kelly dei nostri giorni un cambiamento di look radicale, quasi un I Used To Be Fat di Mtv al contrario, coinciso tra l’altro con la gravidanza dell’attrice January Jones.
Betty si è comunque ritagliata un episodio da protagonista ma per il resto, per quanto lo dica con un velo di tristezza, la sua assenza non si è fatta certo sentire più di tanto. Troppo dirompente la nuova Megan per far sentire la mancanza di qualcun altro.
Oltre al numero musicale di cui abbiamo parlato sopra, è stata lei il personaggio in più, la quinta marcia inserita nella Jaguar guidata questa stagione dal creatore Matthew Weiner e dal suo formidabile team di sceneggiatori.
La vitalità  di Megan, la sua gioventù, anche le sue idee a livello creativo, hanno in qualche modo provato a dare una scossa a quel gran musone di Don. Riuscendoci anche, sebbene solo in parte. Rappresentando il nuovo che avanza e che Don fa così tanto fatica ad accettare ma con lei al suo fianco sembra almeno sforzarsi di fare un tentativo.

Il nuovo è rappresentato anche dal novello creativo assunto da Peggy: si tratta di Michael Ginsberg (Ben Feldman), un personaggio di quelli che per ora rimangono tra le belle speranze non ancora pienamente espresse e che magari troveranno un maggiore spazio nella stagione finale.
Chi ha avuto un maggiore risalto, suo malgrado, è stato Lane Pryce (Jared Harris), l’economista, il Tremonti dello studio pubblicitario, protagonista della svolta più drammatica e traumatica dell’intera storia della serie.

Tra i personaggi femminili più spazio anche per la prosperosa rossa Joan (Christina Hendricks), ora nelle vesti di nuova socia della compagnia e pure di madre single. E ricordo che siamo sempre negli anni ’60 e non è che allora fosse una cosa così comune e socialmente accettata. Forse nemmeno oggi lo è ancora.

L’altro grande personaggio femminile venuto fuori sempre più in questa stagione è Sally Draper, la figlioletta di Don ormai diventata una piccola donna che sta cominciando ad accettare il divorzio dei genitori. A interpretarla troviamo una Kiernan Shipka giovanissima fenomena che se continua così si candida al titolo di prossima Kirsten Dunst, piccola star ai tempi di Intervista col vampiro e Jumanji poi maturata alla grande come vergine suicida, o di nuova Natalie Portman, bimba prodigio all’epoca di Leon e poi trasformatasi in un cigno (nero). Sperando invece che non faccia la fine tossica di Lindsay Lohan o di Macaulay Culkin o caschi nel dimenticatoio come Haley Joel Osment.
Haley Joel chiii?
Piccolo spazio curiosità: l’altro figlio di Don, Bobby, è stato interpretato nelle precedenti stagioni da Jared Gilmore, che adesso è diventato l’(insopportabile) Henry di Once Upon a Time. Fine piccolo spazio curiosità. L’ho detto che era piccolo.

"No, non la voglio conoscere tua mamma Lorelai. Quella non tace un secondo!"
E chiudiamo questa lunga quanto meritata disamina dell’universo Mad Men con il mio personaggio preferito, enorme Don Draper escluso: Pete Campbell (Vincent Kartheiser). Opportunista, insensibile, spesso bastardo in passato, nei nuovi episodi ha trovato una nuova e inedita dimensione umana, grazie all’amore. Per quanto si tratti di amore adultero, altrimenti non sarebbe il vero Pete Campbell. Molto bella e tragica la relazione con Alexis Bledel, figlia per amica di Una mamma per amica, qui nelle vesti di tentatrice e Mad Woman nel senso letterale del termine, visto il suo ricovero in manicomio. Le fanno pure l’elettroshock. Anche qui, la serie ci ricorda che siamo negli anni ’60 e queste cose allora le facevano. Che le facciano pure oggi?
Nemmeno un trattamento con elettroshock può farci comunque guarire da una passione folle. Quella per Mad Men. Già in passato serie fenomenale, adesso diventata una serie mastodontica.
E infine, tanto per chiudere con una citazione pubblicitaria di quelle che avrebbe potuto tirare fuori un Don Draper: che mondo sarebbe, senza Mad Men?
(voto alla stagione: 9,5/10)


domenica 25 marzo 2012

Wait men


Don is back.
Betty is back.
Joan is back.
Roger is back.
Peggy is back.
Pete is back.
Mad Men (and Mad Women) are back!

Stasera ricomincia Mad Men, stagione 5. Sulla tv americana, almeno. Cosa che significa che domani apparirà per magia anche su internette.
In attesa che questa spasmodica attesa, durata ben 17 mesi, finisca, potete partecipare al simpatico test sul sito del network AMC: scopri che personaggio di Mad Men sei…
Il mio risultato? Quello che mi aspettavo: Pete Campbell.
Ma adesso basta con test telematici, Internet e mondo moderno.
Tutti indietro negli anni Sessanta.
Sugli schermi dei nostri PC, tablet, iPad, laptop, notebook eccetera, naturalmente.

giovedì 21 luglio 2011

Gli ometti speciali con l’X-Factor

X-Men - L’inizio
(USA 2011)
Titolo originale: X-Men: First Class
Regia: Matthew Vaughn
Cast: James McAvoy, Michael Fassbender, Kevin Bacon, Rose Byrne, January Jones, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Zoë Kravitz, Lucas Till, Edi Gathegi, Oliver Platt, James Remar, Ray Wise, Sasha Pieterse, Brendan Fehr, Michael Ironside, Hugh Jackman, Rebecca Romijn
Genere: supereroi contro la municipale
Se ti piace guarda anche: Watchmen, gli altri X-Men


Mi piacevano gli X-Men, da ragazzino. Che chiamandomi Cannibal Kid ragazzino lo sono ancora, però non così tanto, non come una volta. Allora leggevo i loro fumetti e seguivo i cartoni, così quando è arrivato finalmente il film live-action avevo aspettative piuttosto alte. E invece X-Men di Bryan Singer è stato una cocente delusione. Non un film terribile, solo uno mediocre e con un Hugh Jackman che ho trovato insopportabile nei panni di Wolverine. Quanto al secondo episodio, questo sì è stato davvero terribile e così mi sono risparmiato il terzo film della serie e puro lo spinoff tutto dedicato al mio tanto odiato Jackman/Wolverine. E ringrazio il cielo che il genio Darren Aronofsky abbia abbandonato il progetto di una nuova pellicola dedicata al personaggio…
A parte questi dettagli personali piuttosto irrilevanti, eccoci arrivati ad oggi, a X-Men - L’inizio. O meglio il nuovo inizio che inizia esattamente come il primo film di Singer, in un campo di concentramento. Stessa spiaggia (si fa per dire), stesso mare? Non proprio. Nella scena successiva sembra infatti soffiare un’aria nuova, sulla saga degli ometti speciali (come li definirebbe Marge Simpson) o con l’X-Factor (come li definirebbe Mara Maionchi), grazie a una scena notevole con un giovane Magneto che degenera alla grande e spacca tutto. Ci troviamo così finalmente di fronte alla prima trasposizione cinematografica decente degli X-Men? Andiamoci piano, perché il film non si rivelerà poi niente di così eclatante.

L’ambientazione anni Sessanta chiama in causa direttamente degli altri Men, quelli di Mad Men, e risulta una variante piacevole ai soliti comic movies odierni. Allo stesso tempo però non è sfruttata a dovere, né attraverso le musiche, né attraverso le atmosfere, e quindi a parte qualche sporadica scena e qualche riferimento politico, non è poi così cruciale. Il fascino dei Sixties insomma poteva regalare molto di più.
Il regista Matthew Vaughn (tra l’altro marito di Claudia Schiffer che mica fa schifo) dopo l’ottimo Kick-Ass qui si limita a svolgere il compitino, confezionando un blockbusterone efficace ma allo stesso tempo non troppo divertente, visto che soprattutto nella parte finale la pellicola eccede in logorrea, esagerando in combattimenti che fino a quel momento erano stati tenuti bene a bada.
La storia ci fa scoprire le origini di Professor X e Magneto, così come di diversi altri loro x-compari. Con mia somma gioia c’è invece solo un cameo per Wolverine, peraltro in una scenetta ridicola degna di uno spot di qualche compagnia telefonica nostrana che potevano anche risparmiarsi per gli extra del DVD o, meglio, risparmiarsela proprio e basta.

Ma veniamo all’abbondante capitolo attori, la parte sicuramente più riuscita e in grado di alzare il livello complessivo oltre la media di altre ammericanate del genere. James McAvoy sembra più a suo agio in film intimisti come Espiazione, però qui nei panni di un Professor X ancora in grado di camminare e con tutti i capelli in testa se la cava e riesce a far dimenticare quella porcata di Wanted al fianco dell’Angelina “credo di essere l’attrice migliore del mondo invece sono una scarpa” Jolie. Grandissimo poi Michael Fassbender, attore crucco ormai diventato una garanzia a livello mondiale e un nome sicuro su cui puntare i propri risparmi anche per i prossimi anni, e Kevin Bacon nei panni del cattivone finalmente torna convincente come non lo si vedeva da tempo.
Spettacolare la parte femminile del cast, che non punta solo sulla bellezza (peraltro di livello straordinario) delle interpreti, come invece capita spesso nelle altre produzionone supereroiche, e tira fuori un tris di regine da applausi: Rose Byrne non so quando finirò di esaltarla, credo mai, ma è una delle attrici più versatili in circolazione, in grado di svettare sia che si trovi nei panni di avvocato come nella serie Damages, alle prese con l’horror come in Insidious o con la commedia come In viaggio con una rock star. January Jones conferma come gli autori di questo X-Men abbiano guardato con grande apprezzamento Mad Men, conferma come in costumini anni Sessanta si trovi davvero a suo agio e conferma l’esistenza di Dio. La più giovine è invece Jennifer Lawrence, rivelazione di Un gelido inverno - Winter’s Bone e a sorpresa ottima anche qui in panni del tutto differenti; la sua storiella d’amore con Nicholas Hoult (l’idolo delle prime 2 stagioni di Skins) aggiunge poi un tocco romantico alla storia, seppure sia un elemento accantonato quando Hoult diventa… Bestia (letteralmente).

Ci troviamo allora di fronte alla prima versione cinematografica con l’X-Factor degli X-Men?
È un blockbusterone con un’anima che tenta senza troppo successo di instaurare anche un discorso politico, gli attori sono azzeccati e c’è del potenziale su cui lavorare, però per ora: “Per me è NO.”
(voto 6+)

mercoledì 8 giugno 2011

Unknown - Una roba senza identità

Unknown - Senza identità
(USA 2011)
Regia: Jaume Collet-Serra
Cast: Liam Neeson, January Jones, Diane Kruger, Frank Langella, Sebastian Koch, Aidan Quinn, Bruno Ganz
Genere: thrillerone
Se ti piace guarda anche: Frantic, The Net - Intrappolata nella rete, Il sesto giorno

Trama semiseria
Un biotecnologo americano con le sembianze di Liam Neeson atterra a Parigi per partecipare a un prestigioso convegno. Lasciata la moglie in hotel, Neeson prende un taxi guidato da Diane Kruger, una chiaramente troppo gnocca per potersi guadagnare da vivere facendo la taxista, e infatti non è certo un fenomeno alla guida e i due fanno un pauroso incidente stradale. Tempo pochi secondi e l’efficiente ambulanza tedesca e già arrivata a soccorrerli. Se il film fosse stato ambientato in Italia non so se i due sarebbero ancora vivi… Risvegliatosi dal coma dopo 4 giorni, i ricordi di Neeson sono confusi: “Davvero una volta sono stato nominato agli Oscar?” si chiede incredulo. Tornato in hotel, è la moglie a non riconoscerlo e il suo posto, sia nella vita privata che nel lavoro, è stato preso da un altro uomo.
Cosa sarà successo? È lui oppure ètutto il resto del mondo a essere finito in coma? E soprattutto: January Jones l’avevamo lasciata sposata al mitico Don Draper di Mad Men e qui la ritroviamo moglie di Liam Neeson? Ma per favore…

"Sono davvero sposato con January Jones!"
"Sì sì, bravo Liam Neeson: chissà perché ma nessuno ti crede..."
Recensione cannibale
Liam Neeson è proprio un attore che non capisco. Anzi, non capisco come faccia a fare l’attore, visto che ha una faccia di pietra che di più impassibile ci sono solo gli eroi action degli anni ’80. Qualcuno dirà che ha fatto Schindler’s List, però sono passati quasi 20 anni e lui su quella pellicola ci sta ancora campando di rendita alla grande. Non è poi quello il film che Lars Von Trier ha accusato di apologia anti-nazista? Mmm… credo di sì.
Non sopportando Liam Neeson, i motivi per cui mi sono avvicinato a questo film sono due: il primo è quello cui avvennavo prima ed è ovviamente la magnifica January Jones proveniente dalla serie Mad Men, che qui se la cava pur non scrollandosi di dosso del tutto la parte di Betty Draper, il secondo è l’ambientazione berlinese, città che adoro e che - ho immaginato - potrebbe rendere l’atmosfera del film differente dai soliti thrilleroni americani. Avrò pensato bene?

Gnocca al volante, pericolo costante!
La risposta è un sì poco convinto, oppure un no ehm... pure questo non del tutto convinto. Da una parte è infatti un thrillerone ben congegnato, di quelli che - nonostante Liam “no expression” Neeson – all’inizio coinvolgono e catturano l'attenzione e che, dopo una prima parte dal buon ritmo e dalle buone premesse, inevitabilmente si perdono per strada. Per fortuna comunque non finendo nel disastro totale come l'odioso The next three days con l’altro granitico Russell Crowe: in maniera piuttosto curiosa, quello era il remake del film francese Anything for her - Pour elle con Diane Kruger, attrice tedesca che ritroviamo proprio qui. E l'atmosfera “euro” di questo Unknown - Senza identità entra qui in gioco in maniera prepotente (o quasi). L'attacco sembra infatti riportarci dalle parti di Frantic, il grandioso thriller di Polanski ambientato a Parigi, solo che qui siamo nella fascinosa Berlino: è sempre un piacere rivedere, sebbene solo su schermo, alcuni siti della city, ma a fare i soliti pignoli la location poteva essere sfruttata un po' meglio.
Non contenti di conquistare trionfi in qualunque disciplina sportiva, gli spagnoli adesso vanno anche alla conquista di Hollywood, o almeno a provarci è il regista spagnolo Jaume Collet-Serra, che non è un fenomeno (non ancora, almeno) ma ha dimostrato con i precedenti Orphan e La maschera di cera di possedere perlomeno uno sguardo visivo decente, pure qui confermato.
A rendere il tutto ancora un po' più euro ci pensa qualche vaga citazione a Le vite degli altri e la presenza nel cast di Bruno Ganz, attore svizzero de Il cielo sopra Berlino nonché interprete di Adolf Hitler in La caduta, ruolo che lo rende un candidato ideale per uno dei prossimi film di Lars Von Trier, sì ancora lui.

Questo film è quindi il solito thrillerone americano? Ed è un buon film? La risposta è Unknown: ci troviamo di fronte a un ibrido euro-americano che ha una partenza accattivante, ma che poi fa scemare l'interesse nei suoi confronti. Guardabile, ma certo che a prendere un altro attore al posto di Liam Neeson non avrebbero fatto un brutto affare...
(voto 5/6)

domenica 25 luglio 2010

Mad Men are coming into town

Mad Men
Network Usa: AMC
In Italia: Cult, Rai 4
Creatore: Matthew Weiner
Cast: Jon Hamm, January Jones, John Slattery, Elisabeth Moss, Christina Hendricks, Vincent Kartheiser, Aaron Staton, Michael Gladis, Rich Sommer


“Goditi il mondo così come com’è. Lo cambieranno, senza darti nemmeno una ragione.”

Sulle mille sigarette fumate da Don Draper e dagli altri pubblicitari protagonisti di Mad Men ci potrei scrivere una tesi di laurea. Probabilmente non è vero, ma mi piaceva dirlo. Una delle cose più belle di questa serie è vederli fumare dappertutto: al ristorante, in aereo, sul posto di lavoro… ma ci pensate? Il mondo una volta era davvero così. Ma l’enorme, infinita bellezza di una serie come Mad Men sta anche nelle stilosissime ambientazioni 60s, in dialoghi di rara raffinatezza, in un American Dream che era appena agli inizi e già mostrava delle crepe enormi.

Negli USA Mad Men è un vero e proprio fenomeno pop: la sigla d'apertura dallo show come potete vedere in alto è stata parodiata persino dai Simpson, il Presidente Barack Obama in persona, dopo essersi sparato la terza stagione in DVD, ha scritto una lettera all'autore della serie Matthew Weiner per congratularsi con lui della figata che è riuscito a creare, molti degli attori rappresentano il brillante futuro di Hollywood: Jon Hamm, che interpreta Don Draper, uno dei personaggi più enigmatici e spettacolari di tutti i tempi, ha un volto e un portamento classici da novello Gary Cooper, la bionda January Jones possiede la stessa grazia di Grace Kelly, Christina Hendricks è la rossa burrosa che non si vedeva dai tempi di Jessica Rabbit, Vincent Kartheiser ha una faccia da schiaffi da cattivo d'altri tempi, il "bianco" John Slattery potrebbe diventare il nuovo Clooney e sposarsi una velina italiana. O anche no.

La prima stagione di Mad Men è secondo me tra le cose migliori viste nell’ultimo decennio su piccolo schermo e non (voto 9,5), mentre la seconda cercava nuovi snodi narrativi, andandosi a concentrare maggiormente sulle “mad women”, con identica classe però con una minora convinzione (voto 8). Con la terza stagione si è invece recuperata intatta tutta quell’atmosfera da American Dream abortito dei primi episodi (voto 8/9), con una parte finale che, tra omicidio di Kennedy, divorzi e nuove agenzie pubblicitarie, apre tutta una nuova era, per gli Stati Uniti così come per i Mad Men. La quarta stagione va in onda negli USA a partire da stasera. Non sto più nella pelle.

“Questa non è la fine. È un nuovo inizio.”

Trovate le prime tre stagioni QUI

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com