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venerdì 13 novembre 2015

Operazione bella Z.I.A.





Operazione U.N.C.L.E.
(UK, USA 2015)
Titolo originale: The Man from U.N.C.L.E.
Regia: Guy Ritchie
Sceneggiatura: Guy Ritchie, Lionel Wigram
Cast: Henry Cavill, Armie Hammer, Alicia Vikander, Elizabeth Debicki, Hugh Grant, Jared Harris, Luca Calvani, David Beckham
Genere: C.O.O.L.
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Se vi stavate chiedendo come potrebbe essere una pellicola di James Bond girata da Guy Ritchie, smettetela subito!
Innanzitutto perché nella vita ci sono cose più importanti da chiedersi, come ad esempio: “Come sarebbe una pellicola di James Bond girata da Quentin Tarantino?”.
E poi perché Guy Ritchie il suo film bondiano l'ha appena realizzato, solo che non è un film bondiano ufficiale. È più un omaggio... ok, se volete chiamatelo pure un tarocco, siete autorizzati a farlo.

lunedì 6 luglio 2015

Porchergeist





"Gimme five!"
Poltergeist
(USA, Canada 2015)
Regia: Gil Kenan
Sceneggiatura: David Lindsay-Abaire
Ispirato al film: Poltergeist - Demoniache presenze
Cast: Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Saxon Sharbino, Kyle Catlett, Kennedi Clements, Jared Harris, Jane Adams, Nicholas Braun, Susan Heyward
Genere: infestato impestato
Se ti piace guarda anche: Poltergeist - Demoniache presenze, Insidious, Dark Skies

Hanno fatto un remake di Poltergeist.
Sì, lo sapevamo già. Si chiama Insidious, è uscito nel 2010 e ha anche già avuto due seguiti.
No?
Insidious non era un remake di Poltergeist?
Sembrava proprio di sì. Comunque adesso ne hanno fatto veramente uno. Uno ufficiale, intendo. Si chiama Poltergeist, più scopiazzato ufficiale di così.

lunedì 7 luglio 2014

LE ORIGINI DEL MALE, UN ESPERIMENTO DESTINATO A FINIRE… MALE





Le origini del male
(USA, UK 2014)
Titolo originale: The Quiet Ones
Regia: John Pogue
Sceneggiatura: Craig Rosenberg, Oren Moverman, John Pogue
Cast: Jared Harris, Olivia Cooke, Sam Claflin, Erin Richards, Rory Fleck-Byrne, Laurie Calvert, Aldo Maland
Genere: malefico
Se ti piace guarda anche: The Conjuring, Poltergeist, Insidious



Oxford, 1974
Joseph Coupland, un professore universitario esperto non si capisce bene in quale materia, conduce un esperimento alquanto particolare e pericoloso: ha in cura come paziente una ragazza posseduta da un demone. Quando l’università di Oxford scopre che cosa diavolo sta facendo, gli taglia i fondi per la ricerca con la scusa che c’è crisi e tutti devono fare sacrifici. Se li fanno i poveri impiegati Rai, devono farli anche i professoroni universitari psicopatici alle prese con assurdi esperimenti. Il professore non si fa però scoraggiare e, insieme a uno sparuto gruppetto di suoi studenti adepti, fonda una setta che qualche anno più tardi sarà conosciuta come Movimento 5 Stelle.
Perché il professorone fa tutto questo?
La scusa è quella di dimostrare che non esistono fenomeni paranormali, che la sua paziente non è davvero posseduta da un’entità malefica, ma dietro a tutto c’è sempre una spiegazione razionale. Ufficialmente, lo fa quindi in nome della scienza.
In realtà, come lui stesso afferma, dietro a tutto c’è sempre una spiegazione razionale e la vera ragione per cui lo fa è per ciularsi una sua studentessa che altrimenti non se lo filerebbe manco di striscio. Questa biondazza qua.


Le cose naturalmente gli sfuggiranno di mano e l’esperimento si trasformerà in un horror. Un horror di pessima qualità.



Casale Monferrato, 2014
Cannibal Kid, un blogger esperto non si capisce bene in quale materia, conduce un esperimento alquanto particolare e pericoloso: sottopone ai suoi lettori la visione di un horror. L’ennesimo horror. Negli ultimi tempi ne ha visti e fatti vedere parecchi, ma nessuno davvero degno di nota. Le cose andranno diversamente questa volta?
Il film in questione si intitola The Quiet Ones, diventato in Italia Le origini del male, titolo già usato (Hannibal Lecter – Le origini del male) e che riecheggia pure quello di un altro horror molto recente come La stirpe del male. Se il titolo italiano non lascia presagire niente di buono, più interessante sembra essere il contesto in cui la pellicola è ambientata, ovvero l’Università di Oxford negli anni Settanta. Quella di collocare storie di paura nei decenni passati è una moda dell’ultimo periodo, lanciata nel cinema underground da Ti West con il suo The House of the Devil ambientato negli anni ’80 e in tv dalla serie American Horror Story: Asylum piazzata nei 60s. Una moda continuata al cinema con il successo commerciale di L’evocazione – The Conjuring che riprende gli anni ‘70. Anche in questo caso, Le origini del male non pare essere niente di nuovo, ma se non altro l’ambientazione vintage ha sempre il suo buon sapore. In questo caso pare poi esserci una buona cura nella ricreazione di costumi, pettinature e colonna sonora. Il leitmotiv musicale usato è “Cum on Feel the Noize”, pezzone fichissimo degli Slade, e quello di usare un brano ricorrente è un espediente solitamente inquietante in un horror.



"Non credi di essere troppo vecchia per giocare ancora con le bambole?"
"E tu non credi di essere troppo vecchio per provarci con me, pervertito?"
A ciò aggiungiamo un cast valido, capitanato dal Jared Harris di Mad Men nei panni del professore protagonista che conduce un esperimento su una ragazza in apparenza posseduta da un’entità malefica interpretata da Olivia Cooke, la ragazza con la bombola d’ossigeno della serie tv Bates Motel che qui si conferma stramba e affascinante allo stesso tempo. Insieme a loro ci sono quindi Sam Claflin, il Finnick degli Hunger Games, e la biondazza Erin Richards. Insomma, bene così. Per essere l’ennesimo horror, le premesse non sono malaccio e i primi minuti procedono in maniera buona.

A inizio pellicola, i numerosi e splendidi lettori cannibali coinvolti nell’esperimento sembrano apprezzare parecchio la pellicola selezionata da Cannibal Kid. Man mano che la visione procede, diventa però chiaro a tutti che l’unico trucchetto usato dal film per far spaventare gli spettatori è quello di alternare scene silenziose e quiete a improvvisi lampi di rumore e riprese che si fanno traballanti e confuse. A questo punto, qualche spettatore si chiede chi ci sia dietro a una pellicola del genere. Scoprendo che il regista è tale John Pogue, uno che finora aveva diretto solo Quarantena 2, un sacco di lettori cannibali abbandonano la visione.
Cannibal Kid cerca di tamponare l’emorragia di spettatori dicendo che tra gli sceneggiatori della pellicola c’è Oren Moverman, che è il regista di Oltre le regole – The Messenger e Rampart, quindi non proprio uno sprovveduto. Grazie a tale affermazione, qualche lettore prosegue nella visione. Non l’avesse mai fatto. Il film continua infatti nella maniera più prevedibile possibile, con una sceneggiatura banalissima che fa acqua da tutte le parti, oltre che con una nuova serie di rumori, urla ed effettacci visivi di bassa lega che infastidiscono Cannibal Kid ancor più dei suoi lettori.
Arrivato al termine della visione stremato, Cannibal Kid ha confessato di aver organizzato quell’esperimento non perché credesse davvero di aver trovato finalmente un horror decente, ma solo perché voleva rimorchiare qualche sua affascinante lettrice. Impresa pure quella miseramente fallita. Dopo questa disfatta su tutta la linea, Cannibal Kid ha deciso di smetterla per sempre con i film horror e di aprire un nuovo blog. Un blog di cucina. Con quello sì che si cucca un casino!
(voto 4,5/10)

martedì 20 maggio 2014

OGGI POMPEI, DOMANI POMPE










  
















Pompei
(Canada, Germania 2014)
Titolo originale: Pompeii
Regia: Paul W.S. Anderson
Sceneggiatura: Jason Scott Batchler, Lee Batchler, Michael Robert Johnson
Cast: Kit Harington, Emily Browning, Kiefer Sutherland, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Jessica Lucas, Jared Harris, Carrie-Anne Moss, Currie Graham
Genere: trash storico
Se ti piace guarda anche: Il gladiatore, Titanic, Spartacus, 300

È girato malamente dall’Anderson scarso, Paul W.S., è recitato così così dai tre protagonisti Kit “Jon Snow” Harington, Emily “bella gnocca addormentata” Browning e Kiefer “Jack Bauer” Sutherland in versione cattivone, la ricostruzione storica è degna di una serie della The CW, la trama sembra un mix alla buona tra Il gladiatore e Titanic ma, per le tette di Giunone, Pompei è uno dei film più (involontariamente?) divertenti dell’anno!
(voto 6+/10)

sabato 6 ottobre 2012

Turn the Bettie Page

La scandalosa vita di Bettie Page
(USA 2005)
Titolo originale: The Notorious Bettie Page
Regia: Mary Harron
Cast: Gretchen Mol, Jared Harris, Sarah Paulson, David Strathairn, Lily Taylor, Chris Bauer, Norman Reedus, Cara Seymour
Genere: biopic
Se ti piace guarda anche: Larry Flynt - Oltre lo scandalo, Ho sparato a Andy Warhol, Marilyn

Prima cosa: che figa che era Bettie Page.
Seconda cosa: che figa che è Gretchen Mol nella parte di Bettie Page.

Per quanto riguarda la prima cosa: chi è Bettie Page?
Come, chi è Bettie Page? Capisco che se non avete 150 anni non abbiate vissuto in prima persona il periodo in cui è assurta a notorietà, però andiamo, è un’icona che avrete già visto sicuramente o quasi da qualche parte.


Bettie Page è la pin-up per eccellenza. I più sporcaccioni e deviati tra di voi cari lettori cannibali sapranno che è anche un’icona del genere fetish e del sadomaso, per via dei suoi scatti più piccanti e provocatori. Quelli che hanno fatto gridare “Oooh” dallo scandalo gli americani. Che comunque non ci va niente per far gridare “Oooh” dallo scandalo gli americani, perlomeno se consideriamo gli americani come una popolazione composta da una miriade di famiglie Camden (quelli della fu serie Settimo Cielo) replicati in massa pronti a gridare "Mitt Romney hurrah, salvaci tu dall'uomo nero!"
Per fortuna non è così, non in tutte le parti degli United States of America e non tutta la popolazione, almeno, però quando Bettie Page realizza i suoi scatti siamo negli anni Cinquanta e la società americana è ancora più bigotta di oggi. Ma nemmeno troppo più di oggi, comunque.

L’aspetto più interessante della figura di Bettie Page, se non consideriamo la sua splendida figura fisica, bensì la sua figura chiamiamola “personale e psicologica”, è il conflitto dentro di lei tra la voglia di apparire, mettersi in mostra e trasgredire, e la sua anima più conservatrice e religiosa. In lei c’è un duello profondo tra le fotografie “peccaminose” per cui posa, e per cui è felice di posare visto che lo vede come il suo dono nei confronti dell’umanità, e una vocina che le dice che ciò che sta facendo potrebbe essere sbagliato.
Questa lotta personale è un aspetto su cui il film si concentra, ma forse si sarebbe potuto fare qualcosa di più per rendere la complessità di questa figura. O forse no, perché Bettie Page era sì combattuta, ma magari non era una figura così complicata. Magari era solo un’ingenua ragazza degli anni ’50 cresciuta con una mentalità strettamente cattolica dentro un corpo esplosivo.

L’altro elemento cardine della pellicola è quello della censura. Come visto anche in Larry Flynt - Oltre lo scandalo di Milos Forman, al termine della seconda guerra mondiale gli americani hanno combattuto due battaglie principali: una contro il comunismo, l’altra contro la pornografia. Messo da parte lo spettro nazista, sono stati questi i due grandi nemici degli U.S.A., prima dell’arrivo di Saddam Hussein e Osama Bin Laden.
Gli scatti di Bettie Page che non solo posa nuda, ma viene spesso fotografata in pose bondage, ovviamente scatena lo sdegno dell’opinione pubblica e gli istinti più brutalmente censori. E pure qua il film avrebbe potuto offrire di più: il conflitto tra la professione scandalo di Bettie non scatena una vera e propria lotta nella sua famiglia, cosa che avrebbe potuto dare una maggiore spinta drammatica alla visione. Le parti processuali legate alla volontà di censurare le immagini offrono qualche spunto interessante (i feticisti vengono visti come degli psicopatici da curare, più pericolosi dei tossicodipendenti), ma niente più.
Il film sulla scandalosa Bettie Page avrebbe quindi potuto rischiare di più, spingersi in territori più piccanti e politically incorrect. La via scelta dalla regista Mary Harron sembra però essere stata un’altra e non affatto disprezzabile, quella di realizzare sostanzialmente una commedia, in cui gli episodi più drammatici (lo stupro di gruppo ai danni della povera Bettie; il processo) non acquistano mai una parte preponderante, preferendo tenere un’atmosfera più leggera e pop, giocata a livello visivo a metà strada tra colore e b/n.
Mary Harron si conferma regista valida e dotata di un tocco mai troppo pesante. Dopo gli anni 60s di Ho sparato a Andy Warhol e gli 80s di American Psycho, è passata a confrontarsi con i 50s di Bettie Page. Realizzando un’altra opera ricca di spunti di interesse, eppure non riuscita fino in fondo.

A impreziosire la confezione di questo biopic convincente, sebbene solo a metà, ci pensa la solida produzione HBO Films e un cast telefilmico di primissimo livello.
Si intravedono il sempre bravissimo Jared Harris di Mad Men e Norman Reedus di The Walking Dead, oltre a due nomi che non a caso verranno poi ripescati nel circuito delle serie targate HBO: lo sceriffo di True Blood Chris Bauer, e poi lei, la protagonista, la meravigliosa Gretchen Mol di Boardwalk Empire.

Due parole su quest’attrice bisogna pur dirle. E qui veniamo finalmente alla seconda cosa di cui parlavamo a inizio post. Gretchen Mol ha una dote impressionante come trasformista. Ogni volta che la vedo, sembra una persona diversa. Una donna completamente differente. Una dote preziosissima e molto rara per un’interprete. Dalla biondina tardo 90s di film come Donnie Brasco, Il giocatore - Rounders e Il tredicesimo piano alla rossiccia giovanissima madre di Michael Pitt nella serie Boardwalk Empire fino alla mora Bettina Page, difficile riconoscere la stessa attrice. E invece è sempre lei e se la cava sempre più alla grande. Ancora troppo poco utilizzata, ha un potenziale davvero notevole, espresso pienamente in una interpretazione di Bettie Page clamorosamente immersa nella parte e clamorosamente ignorata dai grandi premi Oscar, Golden Globes etc.
È lei l’anima e (hard)core di questo biopic. Scandaloso? Nah, fondamentalmente ingenuo e naif, almeno come possono apparire oggi gli scatti della sempre Notorious and gorgeous Bettie Page.
(voto 7/10)

Post pubblicato anche su L'orablu.
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