Vincere alla lotteria, vincere al Lotto, vincere al casinò. Vincere, vincere, vincere. È così importante vincere? Non è più importante vivere, anche perdendo, anche perdendo spesso? La vita è una lunga serie di sconfitte, che termina con la sconfitta definitiva. La morte. Game over. Non si può vincere. Mai nessuno ha vinto contro la morte. Gesù Cristo, forse, e soltanto per qualche tempo. Alla fin fine però non ha perso pure lui? Nessuno esce da questa vita vincitore. Siamo un esercito di perdenti, altroché esercito del selfie.
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Film non (ancora) uscito in Italia
Oh, finalmente un film con un sacco di pu**ane.
È vero, ce ne sono parecchi, in giro, con attrici cagne. Allora specifichiamo: finalmente un bel film con un sacco di pu**ane.
La storia di questa pellicola, molto ben sponsorizzata dall’amico blogger Rumplestils Kin di Overexposed, è infatti tutta ambientata all’interno di un bordello parigino a cavallo tra gli scorsi secoli, fine 1899 e inizio 1900. Un’epoca molto bohèmienne ripresa e ricreata alla grande dal film.
Nonostante l’ambientazione quasi unica (a eccezione di un’uscita in esterna) dentro il bordello, non si tratta però di una visione opprimente o claustrofobica. Sarà che il bordello è sempre un bel luogo in cui stare. Non lo dico per esperienza personale.
Un film ambientato in un bordello. L’uomo medio a questo punto penserà: “Min**ia, che sturia! Passeranno tutto il tempo a sc*pare! Bravo coso che finalmente ci consigli un film d’autore giusto!”.
Il lettore medio di Pensieri Cannibali, intellettualmente molto più elevato dell’uomo medio, invece penserà: “Min**ia, che sturia! Passeranno tutto il tempo a sc*pare! Bravo Cannibal che finalmente ci consigli un film d’autore giusto!”.
E invece no. Non passano tutto il tempo a sc*pare. Il sesso c’è. È pur sempre una casa chiusa, mica un convento. Sebbene pure lì, il sesso non credo che manchi. Ma non vado a spalancare porte polemiche che è meglio mantenere chiuse perché non voglio fare la fine del Corvo. Parlo di Brandon Lee, mica di Vaticanleaks.
Dentro L’Apollonide c’è il sesso, c’è qualche sc*pata, ci sono alcune (anzi, parecchie) scene di nudo. Però nessuna volgarità. Ci sono stranezze, richieste molto particolari di alcuni clienti, eppure nessuna patetica scenetta da Bunga Bunga party. Non che sia mai stato a un Bunga Bunga Party.
L’Apollonide è una pellicola incentrata sulla figura della pu**ana, o della prostituta se vogliamo fare i politically correct, roba che nel 1899 mica esisteva. Che brutta invenzione della modernità, il politically correct. Figura della pu**ana che qui ha una sua assoluta dignità. Far parte del gogol bordello significa appartenere a una famiglia allargata, a un team, a una squadra di lavoro come possono essere le cameriere di Hooters(probabilmente più zocc*le ancora) o ai celerini di A.C.A.B., soltanto che qui a differenza del film italiano si viene immersi davvero dentro l’ambiente, dentro la professione, persino dentro un’altra epoca. È per questo che sto meditando di guardare d’ora innanzi SOLO film francesi. Hanno una classe, un’eleganza, una raffinatezza uniche, persino quando parlano di puttane. L’avessero fatto in Italia, un film del genere, ne sarebbe uscita una porcheria buonista piena di squallore e degrado e le protagoniste ne sarebbero uscite come delle mignotte. Invece qui sono Puttane con la P maiuscola. Sanno fare il loro lavoro, hanno il loro giro di clienti affezionati, sono delle vere Professioniste.
E chi le interpreta, queste Professioniste del settore intrattenimento per adulti? Un cast femminile superbo, composto perlopiù da bellezze burrose e anti-anoressiche in cui spiccano la splendida bionda Adèle Haenel, Esther Garrel, figlia di Philippe e sorellina di Louis già vista in 17 ragazze, e la nostra Jasmine Trinca, una che per trovare parti interessanti e lontane dallo stereotipo di tipa problematica che le si sono incollate addosso dopo La meglio gioventù è dovuta andare in Francia. E ha fatto bene. Tra tutte, rimane però impressa in mente soprattutto l’esordiente Alice Barnole, con quel suo volto trasformato in maschera davvero difficile da dimenticare.
La pellicola è piacevolmente retrò, ma sa mantenere anche uno sguardo sul presente. Lo ieri per riflettere sull’oggi. Sulle analogie, sulle differenze. Una riflessione antimoralista sulla prostituzione e sui rapporti quasi “famigliari” che si possono instaurare all’interno di una casa chiusa. Una magia di pellicola diretta con classe da Bertand Bordello Bonello, autore anche di Le pornographe (ma allora sta proprio in fissa con il sesso!), che oltre ad avere uno sguardo esteticamente magnifico ha anche un orecchio sopraffino (splendida la colonna sonora che spazia dalla classicità di Boheme e Mozart al 60s sound di Moody Blues e Mighty Hannibal).
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