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venerdì 21 settembre 2018

Jurassic World - Il film distrutto da Pensieri Cannibali





Jurassic World - Il regno distrutto
Titolo originale: Jurassic World: Fallen Kingdom
Regia: J.A. Bayona
Cast: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Justice Smith, Daniella Pineda, Rafe Spall, James Cromwell, Toby Jones, Geraldine Chaplin, BD Wong, Isabella Sermon, Jeff Goldblum


A sorpresa il precedente Jurassic World mi era piaciuto parecchio, al punto da aver intitolato il mio post “Jurassic Wow”.
Hey, wow! Sul serio ho fatto una cosa del genere? Dovevo essere ubriaco. Quando ho visto il sequel Jurassic World - Il regno distrutto purtroppo invece ero sobrio. Troppo terribilmente sobrio. Il film non sono quindi riuscito a godermelo per niente. Quando succedono cose del genere mi chiedo se il problema sono io, o sono le persone che considerano questo genere di film “cinema d'intrattenimento”. Sul serio considerate un buon intrattenimento due ore e passa di effetti speciali, inseguimenti, urla e ancora altri inseguimenti senza fine e urla?

sabato 27 aprile 2013

IO E ALLEN


Io e Annie
(U-U-USA 1977)
Titolo originale: Annie Hall
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen, Marshall Brickman
Cast: Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts, Carol Kane, Paul Simon, Shelley Duvall, Jeff Goldblum, Christopher Walken, John Glover, Beverly D’Angelo, Sigourney Weaver, Marshall McLuhan
Genere: woo-woo-woodyallen
Se ti piace guarda anche: Louie, Girls, Alta fedeltà, un altro film di Woody Allen a caso

I-i-io, be-beh ho un rapporto conflittuale con con… con chi? Co-con Woody Allen. Amato e odiato, sopravvalutato e sottovalutato, genio e ciarlatano, comico e drammatico, irresistibile e noioso, prova cose differenti e gira sempre lo stesso film, ba-ba-balbetta ma parla un sacco, fa un sacco di pellicole fondamentali e allo stesso tempo ne fa un sacco di inutili. Tutto e niente, questo è Woody Allen e be-be-beh io non ancora capito se più mi piace o più non mi piace e alla fine però i-i-io o-o-ogni tanto se-sento che de-devo vedere un suo film, ma non è che de-devo, è più che vo-vo-voglio cioè ho voglia di vedere un suo film.

Il mio rapporto con Allen è conflittuale anche perché trovo pa-pa-parecchio sopravvalutati suoi film osannati come capolavori assoluti come Manhattan e Match Point, no-no-nostante la presenza della mia Scarlett preferita, mentre altri sono un pochetto sottovalutati, come il grande Harry a pezzi o l’affascinante Sogni e delitti, o Vicky Cristina Barcelona e Scoop, sempre con la mia Scarlett preferita, e poi perché anche in tempi recenti è capace sia di piccole meraviglie come Midnight in Paris che grandi schifezze come To Rome With Love e poi pe-pe-perché gira tro-tro-troppi film. E-ecco, io questa cosa beh-beh, non la reggo. Io preferisco i registi che fanno un film ogni morte (o dimissione) di Papa e lo fanno aspettando il progetto giusto e curando tutti i dettagli in maniera maniacale, quelli che hanno una filmografia snella. Woody quanti film ha girato? Una cinquantina. Ma chi è che li ha visti tutti? Lui? Nemmeno lui, probabilmente.

"Ma-ma-ma quanto eravamo hipster già negli anni '70, Diane?"
I-i-io beh a-adesso ho voluto recuperarmi alla buon ora uno dei suoi più celebri lavori, I-Io e A-A-Annie che oh-oh-oh, non l’avevo ancora mai visto perché come ho detto ne ha fatti troppi e quando uno fa troppi film poi rischia che il pubblico non guardi quelli fondamentali e guardi quelli sbagliati tipo cioè io mi immagino le nuove generazioni che sentono parlare di questo grande autore newyorkese Woody Allen che insomma è una figura fondamentale del cinema e della scrittura cinematografica e come scrive monologhi e dialoghi lui be-be-beh ce ne sono pochi in giro e magari qualche giovincello non ha mai visto un suo film e pensa: “Oh, mi guardo l’ultimo di Allen!” e si becca To Rome With Love con la Mastronardi e resta con gli occhi sbarrati e pensa che non vedrà mai più un altro lavoro di Allen in vita sua e sono queste le cose che capitano quando uno gira troppi film e si fa trascinare dagli eventi ed esce con una pellicola all’anno tanto per tanto pe-pe-perché così ormai ha preso l’abitudine e allora sono anche cavoli suoi cioè a me che mi frega se si sputtana così la carriera? che poi di solito 1 su 2 tra i suoi ultimi film è interessante e allora se invece di un film all’anno ne girasse uno ogni due anni sfornerebbe solo ottima roba oppure al contrario girerebbe solo quelli schifosi?

"Di-Di-Diane, comincio a pensare che senza di noi gli hipster non sarebbero
mai esistiti. Abbiamo creato dei mostri!"
I-I-Io e A-A-Annie dicevo, beh sì dovevo vederlo perché ancora mi mancava e mi è piaciuto sì mi è piaciuto però ancora non è riuscito a risolvere il mio dubbio esistenziale se Woody Allen più mi piace o più non mi piace perché sì è un ottimo film ma allo stesso tempo a livello emotivo non l’ho amato completamente.
Il mio problema con Allen è che mi sta simpatico, alcune sue battute mi fanno morire, alcune trovate le trovo geniali eppure come emozioni un suo film non mi travolge del tutto forse perché è proprio lui che è fatto così, lui non si innamora, lui si infatua, passa da una donna all’altra da un progetto all’altro da un film all’altro salta di fiore in fiore in maniera rapida eppure alla fi-fi-fine si infatua sempre della stessa donna e realizza sempre la stessa pellicola con lo stesso protagonista: lui.
E-e-ecco, lui parla sempre di se stesso. Credo che l’unico che possa amare davvero e completamente i suoi film al ce-ce-cento per ce-ce-cento sia lui stesso. I-I-Io e A-A-Annie? No! Io e basta. E il titolo italiano è anche più giusto di quello originale: Annie Hall. Annie Hall? No, non è un film su Annie Hall, una spumeggiante Diane Keaton, è un film su Alvy, ma chiamiamolo pure con il suo vero nome: Woody Allen. Un po’ tutti i film di Woody Allen dovrebbero essere intitolati: Woody Allen. Questo è il loro principale limite. Meno ti ritrovi in lui, meno ti piaceranno. Contemporaneamente è anche il loro principale pregio perché Woody Allen è un personaggio magnifico, che resiste alla prova del tempo e che riesce a dire sempre qualcosa di arguto e interessante, riesce a essere intellettuale ma pure terra e terra, dallo spirito antico ma comunque moderno. I protagonisti di due delle migliori serie comedy degli ultimi anni come Louie e Girls non sono altro che variazioni personali su questo modo di raccontarsi. Louie alias Louis C.K. non a caso apparirà nel prossimo film di Woody Allen di rientro a New York e Girls più che una versione indie di Sex and the City è il diario personale di Lena Dunham, una Woody Allen al femminile, e pure loro sono egocentrici ed egotomani e pure loro sono newyorkesi, ci sarà qualcosa nell’aria o sarà che tutti i più egocentrici ed egotomani vanno a vivere lì e chi-chi-chissà forse mi dovrei trasferire lì anche io ma mi sa che non sono egocentrico ed egotomane abbastanza non ai livelli di Woody, Louie e Lena comunque no. O forse sì?

"Tutta questa fila per il nuovo film in 3D di James Cameron?
Mi-mi-mi state pigliando per il culo, vero?"
I-i-io volevo parlare di I-I-Io e A-A-Annie e invece non l’ho ancora fatto e tanto beh tanto l’avete già visto tutti e anche se non l’avete visto potete immaginarvelo perché è il solito Woody, solo all’ennesima potenza e in forma creativa strepitosa, in questo film è un fiume in piena di parole di dialoghi di monologhi ed è tutto un grande flusso di coscienza in cui il suo rapporto con tale Annie Hall guidatrice pazza è giusto un pretesto per parlare come al solito di se se se stesso e mostrare le sue fisse e manie, il suo autismo/newyorkismo/egocentrismo estremo e qui lo fa con un dispiego di mezzi davvero creativo tra split-screen, cartoni animati, rottura della quarta parete e questo forse è un po’ il suo Amarcord, non a caso Fellini viene citato da un tizio saputello in fila al cinema, o forse tutti i suoi film sono un po’ i suoi Amarcord o meglio sono le pagine del suo diario e il bello così come il brutto delle sue pellicole è che c’è lui lui lui solo lui e non c’è spazio per altro anche se qui fa comparire persino il guru della comunicazione Marshall McLuhan e in brevi cameo ci sono pure Christopher Walken, Jeff Goldblum e Sigourney Weaver ma non hanno tanta importanza perché la riuscita di un suo film dipende fondamentalmente solo dal su-su-suo sta-sta-stato di forma e in I-I-Io & A-A-Annie Woody è in formissima è un vulcano di idee e creatività e comunque alla fine sì se devo scegliere se più mi piace o più non mi piace dico che Woo-woo-woody più mi-mi-mi piace, woo-woo!
(voto 8-/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù. E si, con tanto di immancabile po-po-poster griffato C(h)e-c(h)e-c(h)erotto.




sabato 9 giugno 2012

La mosca sul tetto che scotta

Spazio cult movie leggibile anche sul blog L'orablu.


Argomento del temino: La mosca.
Svolgimento: La mosca è un animale. No, che dico? È un insetto. Ma poi gli insetti possono essere considerati animali o sono una categoria a parte? Comunque diciamo che è un animaletto insetto piuttosto repellente alla vista e fastidioso all’udito. Quando ne senti una che ti vola vicino, provi il fortissimo impulso di prendere una ciabatta, la prima ciabatta che ti passa lì accanto, per spiaccicarla violentemente contro un muro. Oppure ti viene voglia di prenderla con delle bacchette cinesi, appena prima di ricordarti che non sarai mai capace a farlo come Daniel San.


La mosca comunque dicevamo che è un insetto volante e parecchio fastidioso. Tra le sue passioni principali c’è la merda. La mosca è ghiotta di merda. Per questo aspetto, è simile a molti esseri umani. Anche a tante persone piace la merda. Ma avete sentito che musica ascoltano? In testa alla classifica dei dischi più venduti in Italia c’è Alessandra Amoroso, devo aggiungere altro?

Come, signora maestra? Il tema che mi ha assegnato non è sulla mosca intesa come insetto?
Ah, ma allora intende Maurizio Mosca, il giornalista sportivo scomparso qualche tempo fa. Quello del pendolino.
Signora maestra, dice che se continuo così il pendolino penderà di certo verso la mia bocciatura?
E va bene, signora anzi signorina maestra. La conosce quella canzone di Tricarico? Sì? Non vuole che gliela canticchi?
No? Sicura?
Allora le parlo di Mosca, la città o meglio la capitale della Russia. Città bellissima, anche se non ci sono mai stato ma così dicono, nota per l’alta concentrazione di figa presente, per il Cremlino e per Tom Cruise che fugge da un’esplosione del Cremlino in Mission: Impossible 4.
Signora maestra, dice che non è nemmeno su quello che doveva essere il temino?
Doveva essere su La mosca, la pellicola del 1986 di David Cronenberg?
Embé? Lo vede che ci stavo arrivando. Tom Cruise… Mission: Impossible 4… cinema…
Prima che si scaldi, cara maestra, veniamo allora a La mosca il film, il vero tema del temino.

"Sarà solo un brufolo, oppure mi starò trasformando in una mosca?"
La mosca
(USA 1986)
Titolo originale: The Fly
Regia: David Cronenberg
Cast: Jeff Goldblum, Geena Davis, John Getz, George Chuvalo, David Cronenberg
Genere: transgender
Se ti piace guarda anche: Inseparabili, Videodrome, Il pasto nudo, Il cigno nero, Splice

Forse La mosca è il film più rappresentativo e anche quello più noto di David Cronenberg.
Lo so che aprire con un forse non è una cosa professionale, signorina maestra, però la verità è che di niente si può essere certi, in questo mondo, quindi tutte le frasi dovrebbero cominciare con un forse.
Forse.

Certo o meno certo che sia, La mosca può essere comunque considerata un’opera pienamente rappresentativa del Cronenberg-style, un’opera contenente tutte le ossessioni del regista canadese passate, presenti e future. Quella per gli insetti, innanzitutto. Non ricomincerò a interrogarmi sull’annosa questione se gli insetti possano essere considerati animali o meno, d’altra parte anche l’uomo può essere considerato un animale? Dirò semplicemente che il Cronenberg se ne sta parecchio in fissa per gli insetti, come si vedrà pure con il disinfestatore kafkiano de Il pasto nudo o con l’uomo chiamato Spider. C’è quindi il rapporto malato tra carne e tecnologia, le mutazioni corporee che sono il tema sovrano di molti sogni-incubi-visioni cronenberghiane, il rapporto malato con le tecnologie e le macchine, da quello con lo schermo di Videodrome agli impianti di eXistenZ, dall’accoppiamento altrettanto malato uomo + auto di Crash alla limo di Cosmopolis. E poi c’è il tema del doppio (Inseparabili), e poi c'è un pizzico di splatter (Scanners) e poi c’è il sesso (A Dangerous Method, ancora Crash) della mosca più infoiata dei conigli e poi c’è lo sprofondare del protagonista, trascinato sempre più giù dalle proprie perversioni, come un po’ in tutti i suoi film.

La mosca è al contempo anche una delle pellicole più universalmente conosciute del Cronenberg. Quando dici il suo nome, a qualcuno, ai più alcolizzati, verrà subito in mente la birra Kronenbourg. Agli altri, quelli più appassionati di cinema che di birra, verrà invece in mente “il regista de La mosca”. Un po’ perché rappresenta uno dei suoi maggiori successi commerciali. Non un campione di incassi totale, però è andato particolarmente bene per un regista che non è mai stato un grosso trionfatore al box-office. E poi perché è un film entrato nell’immaginario collettivo, con il progressivo “moschizzarsi” di Jeff Goldblum che non può lasciare indifferente nessuno, al punto che è stato citato persino dai Simpson nell’episodio La Paura fa novanta VIII, con Bart che si fonde con una mosca. E, si sa, quando vieni citato dai Simpson significa che sei entrato a far parte della pop-culture.


"Per l'ennesima volta: no, non ero nel video Thriller di Michael Jackson!"
La mosca è poi tra i film più accessibili del perverso per non dire pervertito regista. La partenza è quasi da tipico film anni ’80, quelle cagate simpatiche vagamente fantascientifiche tipo Corto Circuito, con in più due grosse star dell’epoca del calibro di Jeff Goldblum e Geena Davis. Se Goldblum tra apparizioni tv (persino Glee) e commedie (Il buongiorno del mattino, Le avventure acquatiche di Steve Zissou) ogni tanto lo si vede ancora in giro, che fine ha fatto invece la Geena Davis? Lo chiedo a lei, signorina maestra, visto che avrà più o meno la sua età e magari lo sa.
La storia del film è nota, signorina maestra, non mi faccia perdere troppo tempo a ricordarla: un uomo, Jeff Goldblum, inventa una macchina per il teletrasporto, una donna, una giornalista, la desaparecida Geena Davis, documenta le ultime fasi di preparazione di questa sconvolgente invenzione, quand’ecco che succede l’imprevisto di turno che cambia tutto. Dopodiché non voglio svelare altro, per non rivelare particolari spoiler a chi non avesse ancora visto questa pietra miliare. Dico solo che il simpatico film 80s degenera, muta insieme al suo protagonista e diventa una cosa splatterosa e folle ben lontana dal cinema mainstream dell’epoca. E, prorio come una mosca, mantiene un fascino deviato e inafferrabile. A meno che non sei Daniel San.
Fine dello svolgimento.

P.S. Perché ho scritto un temino su La mosca?
Innanzitutto perché me lo ha chiesto lei, cara maestra, e poi perché questo è uno dei primi film di cui ho un vago ricordo. La prima volta che l’ho visto avrò fatto le elementari, magari le medie, e ora mi sembrava il momento di rispolverare fuori questo super classico. Infine, in attesa di avere un voto da parte sua a questo mio temino che spero apprezzerà tanto, signorina maestra, ne do io uno al film…
(voto 8/10)

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