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mercoledì 22 marzo 2017

Loving: più che un amore, una corsa a ostacoli





Loving
Regia: Jeff Nichols
Cast: Ruth Negga, Joel Edgerton, Alano Miller, Will Dalton, Marton Csokas, Michael Shannon


Ci sono grandi amori che vengono ostacolati. Pensate al caso forse più celebre, quello di Romeo & Giulietta. Le loro famiglie sono storicamente rivali. Perché lo sono?
Non ho idea del perché Montecchi e Capuleti si odiano. È un po' come la rivalità tra Roma e Lazio, o tra Coca-Cola e Pepsi, o tra Tom & Jerry, o tra il sottoscritto Cannibal Kid e Mr. James Ford. Non c'è una vera spiegazione. È così e basta.

Un altro grande amore ostacolato è quello tra me e Jennifer Lawrence...

martedì 22 ottobre 2013

IN THE MOOD FOR MUD




Mud
(USA 2012)
Regia: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols
Cast: Tye Sheridan, Jacob Lofland, Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Michael Shannon, Ray McKinnon, Sarah Paulson, Sam Shepard, Bonnie Sturdivant, Joe Don Baker, Paul Sparks
Genere: country
Se ti piace guarda anche: Un mondo perfetto, Stand by Me, Take Shelter, Broken


Boy, tu tudun tun tun, you’ll be a man, soon

"Chi di voi due ragazzini si chiama Nek che gli do subito una mano di botte?"
Mud è una storia di formazione. Il racconto di un quattordicenne che diventa uomo, proprio davanti ai nostri occhi. Il giovane Ellis (l’attore rivelazione di The Tree of Life Tye Sheridan) vive in una cittadina, la classica cittadina di provincia del Sud degli Stati Uniti, una versione reality di quelle cittadine perfettine che si vedono di solito nelle serie tv teen americane, e i suoi genitori sono sul punto di divorziare.
Un giorno, insieme al suo amico Neckbone (Jacob Lofland), soprannominato Nek o anche Filippo Neviani, mentre vaga in giro su un’isoletta lì vicino si imbatte in una barchetta piantata sopra un’albero e, soprattutto, si imbatte in un misterioso e losco figuro, un tale che si fa chiamare Mud e ha le fattezze di Matthew McConaughey, non esattamente il solito barbone che si può incontrare nella vita di tutti i giorni.
Tra McConaughey e i due ragazzini si instaura un rapporto particolare…
No! Non un rapporto di tipo pedofilo. Che genere di film immaginate questo sia?
Matthew McConaughey è interessato alla bella del paese Reese Witherspoon, mentre il giovane Ellis si innamora di May Pearl (l’attrice esordiente Bonnie Sturdivant), una ragazza giovane pure lei ma più grande di lui.
Al di là degli intrecci romantici, pur presenti, questa però come detto è una piccola storia di formazione. Una piccola ma grande storia di formazione non solo e non tanto sentimentale, quanto esistenziale.

"Mi chiamo Nek, ma per farmi perdonare ho messo una t-shirt dei Fugazi."
"Sti gazi!"
Scritto e diretto dal buon Jeff Nichols, autore dell’acerbo Shotgun Stories e del notevolissimo Take Shelter, Mud cattura con il suo spirito intimo, con il suo tocco confidenziale, con le parlate Southern dei suoi attori, con le sue atmosfere country a cavallo tra Una storia vera di David Lynch e una pellicola a caso di Terrence Malick.
E, dopo Killer Joe, Matthew McConaughey azzecca un altro film in cui la trama non rappresenta qualcosa di nuovo o di mai sentito, ma un film che sa raccontare, sa raccontare bene e sa far vivere i suoi personaggi fino in fondo, come fossero di carne e non di celluloide. Forse a livello di sceneggiatura gli manca il colpo da K.O. finale come Take Shelter e forse a livello registico gli manca la scena madre in grado di far gridare al capolavoro, però va bene così. Jeff Nichols non punta a sorprendere lo spettatore, non cerca di fotterlo con qualche trovata particolare. Jeff Nichols ha “semplicemente” realizzato un film genuino, vero, essenziale. Un film bello.
(voto 8/10)



venerdì 20 aprile 2012

Un gran can Can(nes)

È uscito il menu del Festival di Cannes 2012, che si terrà dal 16 al 27 maggio.
Ricco, abbondante, gustoso, godurioso… si preannuncia una bella abbuffata di gran cinema, anche se ripetere l’edizione dell’anno scorso sarà davvero dura. Nel 2011 sono passati in rassegna in pratica tutti i grandi film dell’annata, dalla meritata Palma d’Oro The Tree of Life al premio Oscar The Artist, dal cult Drive all’ottimo Polisse fino ad arrivare al controverso Melancholia, con tanto di Lars Von Trier show e cartellino rosso sventolatogli dall’organizzazione.
Quest’anno il Festival riuscirà a essere all’altezza di un’edizione così pazzesca?
Difficile, però gli spunti interessanti non mancheranno.
A partire dall’apertura con il nuovo di Wes AndersonMoonrise Kingdom, che fin dal trailer promette di essere un gioiellino.


Attesa enorme per il nuovo film del sempre sorprendente Michael Haneke dopo quel capolavoro de Il nastro bianco. Questa volta presenta Amour (Love). Che titolo scontato, penserà qualcuno. Considerando però il gran bastardo che è Haneke, difficilmente si rivelerà una pellicola tutta orsetti e cuoricini…

Visto il grande periodo di forma del cinema francese, attenzione a De rouille et d’os con Marion Cotillard, al nuovo del quasi 90enne Alain Resnais e a Holy Motors con Eva Mendes e Kylie Minogue (!).


Tra gli ammericani, quello su cui punto di più è Jeff Nichols, il regista del fantasmagorico Take Shelter che adesso propone il suo nuovo Mud con Reese Witherspoon, Matthew McCounaghey e il suo attore feticcio Michael Shannon.
Lee Daniels ritorna dopo Precious con The Paperboy: cast molto variegato (Zac Efron, Nicole Kidman, Matthew McCounaghey, John Cusack) e risultato che è una grande incognita.
Il neozelandese “fordiano” Andrew Dominik dopo Chopper e L’assassinio di Jesse James torna con Killing Them Softly, supercast annesso (Brad Pitt + Casey Affleck + Sam Rockwell + Javier Bardem + Mark Ruffalo).
Super mega cast esagerato pure per John Hillcoat, il regista di The Road. Per il suo Lawless, sceneggiato da Nick Cave, ci sono solo: Tom Hardy, Jessica Chastain, Shia LaBeouf, Gary Oldman, Guy Pearce e Mia Wasikowska…
E poi ancora ci sono il danese Thomas Vinterberg (in conferenza stampa farà il Von Trier della situazione?), l’inglese Ken Loach, l’iraniano Abbas Kiarostami, il rumeno Cristian Mungiu, il messicano Carlos Reygadas, ecc. ecc.

E l’Italia? L’Italia? L’Italia?
Di Italia in Concorso non ce ne sarà tantissima, d’altra parte il momento per il nostro cinema è catatonico, però un titolo ci sarà: Reality, il nuovo di Matteo Garrone di rientro dopo Gomorra. La sua riflessione particolare sul grande sogno di partecipare al Grande Fratello si rivelerà interessante oppure adesso, con i reality-show che ormai stanno messi peggio del cinema italiano, arriva fuori tempo massimo?
Fuori concorso tornano pure Bernardo Bertolucci a quasi una decade dall’ultimo The Dreamers con l’adolescenziale Io e te e Dario Argento: il suo Dracula 3D promette di far tremare sì, però questa volta non per la paura…
Comunque vada, e mi sa che con Dracula 3D andrà veramente male, vedi trailer) a tenere alta la bandiera italiana ci penserà almeno il Nanni Moretti presidente di giuria.


E poi, che altro ci sarà?
La coppia di Twilight che scoppia? Kristen Stewart e Robert Pattinson saranno infatti in gara uno contro l’altro: lei in On the Road, l’atteso quanto pericoloso adattamento del libro cult di Jack Kerouac, lui invece è all’esordio con il cinema d’autore in Cosmopolis di David Cronenberg.
David Cronenberg? Figata!
Sì, peccato che l’ultimo atroce A Dangerous Method abbia dimostrato che pure lui può cadere in basso. Molto in basso. Però Cosmopolis, almeno dal trailer, sembra un ritorno a dimensioni eXistenZiali a lui più consone rispetto alle analisi anal-freudiane.
Speriamo bene...



Oltre al concorso principale, attenzione anche alla sezione A Certain Regaird, dove debutterà con Antiviral Brandon Cronenberg, proprio il figlioletto (raccomandato) di David.
Tra i film della rassegna parallela A Certain Regaird, il nome su cui punto tutti i miei franchi (lo so che non ci sono più, però io li punto lo stesso) comunque è Xavier Dolan, giovane fenomeno canadese autore dello splendido Les Amours Imaginaires e che ora presenta Laurence Anyways.


Di seguito, giusto per fare i siti di cinema seri e completi, l’elenco con tutti i film presentati. In attesa di qualche sorpresa e aggiunta dell’ultimo minuto. The Master di Paul Thomas Anderson, per esempio?

Concorso
Moonrise Kingdom (Dir. Wes Anderson)
De Rouille et d’Os (Dir. Jacques Audiard)
Holy Motors (Dir. Leos Carax)
Cosmopolis (Dir. David Cronenberg)
The Paperboy (Dir. Lee Daniels)
Killing Them Softly (Dir. Andrew Dominik)
Reality (Dir. Matteo Garrone)
Amour (Love) (Dir. Michael Haneke)
Lawless (Dir. John Hillcoat)
Da-Reun Na-Ra-e-Suh (In Another Country) (Dir. Hong Sangsoo)
Do-Nui Mat (The Taste of Money) (Dir. Im Sang-soo)
Like Someone in Love (Dir. Abbas Kiarostami)
The Angels’ Share (Dir. Ken Loach)
V Tumane (In the Fog) (Dir. Sergei Loznitsa)
Beyond the Hills (Dir. Cristian Mungiu)
Baad el Mawkeaa (After the Battle) (Dir. Yousry Nasrallah)
Mud (Dir. Jeff Nichols)
Vous n’avez encore rien vu (Dir. Alain Resnais)
Post Tenebras Lux (Dir. Carlos Reygadas)
On the Road (Sur la Route) (Dir. Walter Salles)
Paradies: Liebe (Paradise: Love) (Dir. Ulrich Seidl)
Jagten (The Hunt) (Dir. Thomas Vinterberg)

Un Certain Regard
Miss Lovely (Dir. Ashim Ahluwalia)
La Playa (Dir. Juan Andrés Arango)
Les Chevaux de Dieu (God’s Horses) (Dir. Nabil Ayouch)
Trois Monde (Dir. Catherine Corsini)
Antiviral (Dir. Brandon Cronenberg)
7 Dias en la Habana (Dir. Benicio Del Toro, Pablo Trapero, Julio Medem, Elia Suleiman, Juan Carlos Tabio, Gaspard Noé, and Laurent Cantet)
Le Grand Soir (Dir. Benoit Delépine and Gustave Kervern)
Laurence Anyways (Dir. Xavier Dolan)
Después de Lucia (Dir. Michel Franco)
Aimer à perdre la raison (Dir. Joachim Lafosse)
Student (Dir. Darezhan Omirbayev)
La Pirogue (The Pirogue) (Dir. Moussa Toure)
Elefante Blanco (White Elephant) (Dir. Pablo Trapero)
Confession of a Child of the Century (Dir. Sylvie Verheyde)
Mystery (Dir. You Le)
Beasts of the Southern Wild (Dir. Benh Zeitlin)

Fuori concorso
Thérèse Desqueyroux (Dir. Claude Miller)
Io e Te (Me and You) (Dir. Bernardo Bertolucci)
Madagascar 3: Europe’s Most Wanted (Dir. Eric Darnell and Tom McGrath)
Hemingway & Gellhorn (Dir. Philip Kaufman)

Proiezioni di mezzanotte
Dario Argento’s Dracula (Dir. Dario Argento)
Ai to Makoto (Dir. Takashi Miike)

65th Birthday
Une journée particulière (Dir. Gilles Jacob and Samuel Faure)

Proiezioni speciali
Der Müll im Garten Eden (Polluting Paradise) (Dir. Fatih Akin)
Roman Polanski: A Film Memoir (Dir. Laurent Bouzereau)
The Central Park Five (Dir. Ken Burns, Sarah Burns, and David McMahon)
Les Invisibles (Dir. Sébastien Lifshitz)
Journal de France (Dir. Claudine Nougaret and Raymond Depardon)
A Musica Segundo Tom Jobim (Dir. Nelson Pereira dos Santos)
Villegas (Dir. Gonzalo Tobal)
Mekong Hotel (Dir. Apichatpong Weerasethakul)

martedì 7 febbraio 2012

Take Shelter: la follia prima della tempesta

Take Shelter
(USA 2011)
Regia: Jeff Nichols
Cast: Michael Shannon, Jessica Chastain, Tova Stewart, Katy Mixon, Shea Whigham
Genere: questa è la follia
Se ti piace guarda anche: Another Earth, Donnie Darko, Melancholia, Il mago di Oz

Cosa sarebbe successo se Donnie Darko non fosse rimasto intrappolato per sempre nell’ottobre 1988?
Forse crescendo sarebbe diventato un po’ come il protagonista di questo Take Shelter. Non so se avrebbe sposato Jessica Chastain (ma sarebbe stato un bel colpo!) e non so se avrebbe avuto una figlia sordomuta o lavorato in una compagnia di scavatrici. Queste cose probabilmente non le avrebbe fatte, preferendo diventare un ciclista o un sonnambulo professionista. Però a livello mentale credo sarebbe stato messo un po’ come il Michael Shannon di questo film.
Che cosa fa costui per essere paragonato a un Donnie Darko cresciutello?
È fuori di testa. O forse no, forse è un visionario e ha ragione lui.
Pazzo o Nostradamus? O tutt’e due, come Donnie?

"Acciderbolina... mi sa che qui la situazione si fa un filino più grave che a Roma con i suoi 5cm di neve..."

"Parlo pure il linguaggio dei segni...
Chi mi devo scopare per far nominare questo film agli Oscar? Meryl Streep"
Michael Shannon è il tipo giusto per una parte del genere, specializzato com’è con quella faccia lì a fare il tipo fuori di testa, come nella sua interpretazione da nomination all’Oscar in Revolutionary Road.
E avendo nominato gli Oscar, non ce la faccio a trattenermi e mi chiedo come facciano ad aver ignorato del tutto un gioiellino come questo o come 50/50 per candidare merda di cavallo secca come War Horse. La spiegazione va ricercata in questioni politiche e di potere, credo, perché altrimenti la verità impietosa sarebbe semplicemente che quelli dell’Academy Awards di cinema non ne capiscono una cippa.
E sì che in un film come questo ce ne sarebbe da nominare: attore protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura originale, musiche… Invece zero nomination. Vabbè.

Tornando a parlare della pellicola ed evitando di incazzarmi ulteriormente per gli Oscar, il protagonista è un tizio dalla vita piuttosto normale che però all’improvviso comincia a fare strani sogni. Sogni, o meglio incubi apocalittici che gli risucchiano sempre di più il cervello ed entrano anche a far parte della sua ordinaria quotidianità. Il tipo sta talmente in fissa che si convince dell’arrivo imminente di un terribile uragano che spazzerà via tutto e per questo si mette a costruire un rifugio sotterraneo per sé e per la famiglia. Questa ossessione influirà inevitabilmente nel rapporto con la moglie e la figlioletta, con il suo lavoro, con i suoi amici, con la percezione che hanno di lui le altre persone.

"Super Alemanno, proteggici tu!"
Il rapporto tra fine del mondo e psiche malaticcia fa venire in mente il già citato Donnie Darko capostipite di questa sorta di psycho sotto genere, ma pure Melancholia di Lars Von Trier, of course, solo che per fortuna Michael Shannon evita di spogliarsi come Kirsten Dunst, ché non sarebbe lo stesso spettacolo. Per stile cinematografico non siamo invece poi molto lontani dalle atmosfere intimiste di quell’altra poco conosciuta perla Another Earth (ma in uscita in Italia, se tutto va bene, il 18 maggio).
Il film però ha dalla sua una dosa sufficiente di personalità per essere una storia a parte, per raccontarci queste tematiche in una chiave ancora diversa, con un ruolo importante ricoperto dalla famiglia e un’attenzione particolare ai risvolti psicologici del protagonista.

Il valore aggiunto di questa splendida visione è poi Jessica Chastain, nella parte della moglie del folle (?) protagonista. Tralasciando l’elemento fantascientifico di come una come la Chastain possa essersi sposata con quella faccia da manicomio criminale dello Shannon, che nella pellicola per di più manco è ricco o famoso, la sua presenza fa già partire avvantaggiata la pellicola. Ora come ora, averla in un film è come schierare Lionel Messi in squadra, con la differenza che Jessica Chastain è una spilungona ed è anche un bel pezzo di fregna.
"Che faccio, accetto la proposta di matrimonio di Cannibal o vado giù
nel bunker con quel pazzo di mio marito? Vado giù nel bunker!"
C’è una scena, in Take Shelter, in cui il marito ha un attacco pubblico di follia. Lei lo guarda prima disgustata dal suo comportamento, quindi arrabbiata, quindi prova una grande pietà per lui, quindi prova una gran pena per lei e per la sua famiglia. Tutto questo in 5 secondi appena. Jessica Chastain. Che attrice. Che donna. Anche se non è una cantante e non fa tournée, vorrei andare a un suo concerto solo per lanciarle un orsacchiotto di peluche con la domanda: “Will you marry me, Jessica?”


"Senti anche tu puzza di stronzata?"
"Sì, Alemanno dev'essere passato da queste parti..."
L’altra cosa notevole di Take Shelter è come riesca a costruire la tensione. L’inquietudine da fine del mondo che vive il protagonista nella sua testa, la viviamo anche noi. Dall’inizio alla fine la pellicola sa catturare con i suoi ritmi lenti, le sue accelerazioni visionarie, i suoi momenti onirici strepitosi accoppiati a una realtà realistica eppur minuto dopo minuto sempre più surreale.Al contrario di chi scrive questo post, il tocco del regista è quello di chi sa cosa sta facendo. Di chi sa cosa sta raccontando e dove vuole arrivare. Jeff Nichols dimostra una gran padronanza del mezzo cinematografico, sapendo alternare vita vera e vita sognata con una naturalezza impressionante, e la sceneggiatura di cui è autore regge senza flessioni. Una grande sicurezza, eppure è appena al suo secondo film. Il suo esordio Shotgun Stories, con protagonista lo stesso Michael Shannon, sarebbe un bel recupero da fare, anche se ovviamente in Italia non è mai arrivato. Un po’ come questo strepitoso Take Shelter, che non ha ancora una distribuzione nostrana e chissà se mai l’avrà. A questo punto cresce comunque la curiosità di vedere l’opera terza di Nichols, Mud, con Reese Witherspoon, Matthew McCounaghey e ancora una volta il suo feticcio Shannon. In arrivo nel 2013 negli USA e chissà se e quando da noi.

"Oh, non si può parlare male di un fasc...ehm, di uno del Pdl,
che ti staccano subito la luce!"
Impreziosito da una colonna sonora semplice quanto efficace, di quelle un po’ American Beauty e un po' Goblin delle soundtrack per Dario Argento, attraversato da una dose di fenomenale costante e crescente tensione, reso grande da una regia impressionante nel suo alternare visioni e realtà, baciato da due prove attoriali gigantesche, evito di aggiungere ulteriori giri di parole e altre cazzate miste per dire semplicemente: Take Shelter è un grandissimo film. Procuratevelo in qualche modo (suggerimento: in rete con i sottotitoli) e guardatelo, altrimenti arriva un tornado a spazzarvi via la casa.
D’oh! Lo sapevo che non riuscivo a evitare di dire una stronzata finale…
E se il tornado dovesse arrivare comunque, cosa che in questo periodo tra terremoti, nevicate record e catastrofi varie mica è da escludere del tutto, Take Shelter sarebbe davvero perfetto come ultimo film da vedere.
(voto 9/10)

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