Cast: Céline Sallette, Clotilde Hesme, Ana Girardot, Swann Nambotin, Frédéric Pierrot, Anne Consigny, Yara Pilartz, Jenna Thiam, Michaël Abiteboul, Guillaume Gouix, Grégory Gadebois, Pierre Perrier, Laurent Lucas, Ernst Umhauer
Genere: (noia) mortale
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Avete presente quella ragazza di cui eravate innamorati ai tempi del liceo? Dico liceo, ma se avete fatto le magistrali o ragioneria o un istituto professionale va bene lo stesso, non sentitevi esclusi. Parlo della più bella della scuola. Quella per cui tutti sbavavano, ma di cui voi avevate già visto il potenziale prima degli altri. Quella per cui valeva la pena sorbirsi cinque infinite ore di lezioni su cose inutili come latino o fisica o trigonometria - che ancora adesso non ho capito cosa sia -, soltanto per poterla vedere passare nei corridoi per cinque secondi.
Ecco, può capitare che quella ragazza così bella ai tempi del liceo, poi la rivedi per strada, qualche anno dopo, e ti chiedi: “Ma è proprio lei?”. E non è più così bella. È invecchiata, si è lasciata andare, si è inchiattita, e non è più la più bella del reame. È una tipa a malapena così così e tutte le certezze che avevi nel mondo cominciano a vacillare. Ti domandi se all'epoca non l'avessi magari sopravvalutata. Se non l'avessi idealizzata e in realtà, vista in maniera obiettiva, non era poi tutto 'sto granché già allora.
Qualcosa del genere m'è capitato adesso con la serie tv francese Les Revenants. La serie più bella qui su Pensieri Cannibali del 2013. Dopo un'attesa di 3 anni (in patria avevano cominciato a trasmetterla a fine 2012), ecco che sono arrivati i nuovi episodi. Il tanto sospirato ritorno dei “ritornati” dopo la prima folgorante stagione. E come sono?
Cast: Yara Pilartz, Jenna Thiam, Pierre Perrier, Céline Sallette, Frédéric Pierrot, Anne Consigny, Samir Guesmi, Guillaume Gouix, Clotilde Hesme, Ana Girardot
Genere: a volte ritornano
Se ti piace guarda anche: Lasciami entrare, Amabili resti, The Killing, Twin Peaks
Gesù Cristo, le persone possono resuscitare?
Ok, la tua risposta - di parte - sarà sicuramente sì, Gesù.
Allora mi correggo. Ho sbagliato la punteggiatura. Intendevo: Gesù Cristo, le persone possono resuscitare!
È proprio quanto capita in questa serie rivelazione: Les Revenants. E io lo sapevo. Io lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. Dopo la strepitosa annata cinematografica avuta, la classifica dei film cannibali del 2012 sta a testimoniarlo, i francesi hanno spinto le loro mire coloniali anche al piccolo schermo.
Risultato?
Ce l’hanno fatta. Di nuovo. Pure qui hanno ottime possibilità di primeggiare. Maledetti. Li si odia, li si invidia, ma alla fine non si può non inchinarsi di fronte allo stato di grazia cinematografico e a questo punto pure televisivo in cui si trovano. Tutto questo mentre il cinema italiano versa in uno stato alquanto malconcio e, se provi solo ad accendere la tv anche solo per un istante, perdi i sensi.
"Hey, sei tu quello che chiamano il Cannibale?"
"No, non ho mica un blog sfigato di cinema, io..."
I francesi hanno tirato fuori una serie splendidamente realizzata, emozionante, tesa, misteriosa, di quelle che creano dipendenza e affezione. Les Revenants si ispira al film del 2004 Les Revenants - Quelli che ritornano di Robin Compillo, pellicola passata piuttosto inosservata, almeno dalle nostre parti. Per le sue atmosfere, si vede che il creatore Fabrice Gobert si è però ispirato e ha preso appunti anche dalle serie americane, Twin Peaks su tutte. Eppure, nonostante qualche richiamo ai telefilm d’Oltreoceano, Les Revenants emerge con una personalità francese, europea, vagamente dalle parti delle atmosfere dall’alternative horror svedese Lasciami entrare. Soprattutto, con una personalità sua. I colpi di scena ci sono, eccome, però non c’è la voglia di stupire a tutti i costi tipica di molte produzioni americane. Niente effetti e niente effetti speciali, solo affetti.
La rappresentazione è del tutto naturale e realistica, nonostante lo spunto di partenza mystery/fantasy non lo sia affatto. Lo spunto è infatti quello che vi anticipavo in apertura: delle persone che resuscitano. Non sotto forma di fantasmi, ritornano in carne e ossa. Sarà perché, come cantano i Baustelle, la morte non esiste più? Questi revenants non sono nemmeno zombie. Non propriamente. Non ancora. Hanno sempre una gran fame, ma non mangiano gli altri esseri umani. Per il momento.
A dirla tutta, un personaggio cannibale c’è anche, un assassino detto il Cannibale appunto, però cannibale lui forse lo era già prima di morire…
Les Revenants non è quindi una risposta francese a The Walking Dead, come qualcuno ha cercato di venderlo. È qualcosa di altro e qualcosa di più. Una serie molto umana lei, come direbbe Fracchia la belva umana. È una serie dai risvolti mystery, però è molto concentrata sui suoi personaggi, splendidamente sviluppati e ottimamente intepretati.
Ci sono due gemelline dai capelli rossi: Camille (Yara Pilartz, vista in 17 ragazze) è morta in un incidente sullo scuolabus, mentre Lena (Jenna Thiam) è cresciuta ed è diventata una teenager ribelle. C’è l’infermiera lesbica Julie (Céline Sallette, già negli splendidi Un sapore di ruggine e ossa e L’Apollonide) che è stata aggredita in un sottopassaggio mentre era vestita da Catwoman. C’è Simon (Pierre Perrier), giovane morto proprio il giorno del suo matrimonio e c'è Lucy Clarsen (Ana Girardot) che è una medium che comunica con i morti mentre fa sesso e ce ne sono altri, di revenants…
"Catwoman, guarda che se ti metti a cantare pure te come Anne Hathaway,
ti faccio fuori!"
In questa cittadina francese inquieta che fa apparire Twin Peaks o Sunnydale come dei luoghi normali in cui vivere, i morti ritornano in vita, un pazzo assassino cannibale è tornato ad aggredire, uccidere e mangiare le sue vittime, e in più ci sono degli animali ritrovati misteriosamente morti in un lago. Misteri su misteri che si intrecciano in maniera delicata, non sensazionalistica, mettendo sempre al centro le vicende e gli stati d’animo dei personaggi, più che cercando di shockare il pubblico.
La tensione per la voglia di saperne di più, per la voglia di scoprire cosa succede in questa cittadina è costante, e una parte del merito va alla colonna sonora eccellente dei Mogwai, gruppo scozzese post-rock che nel nome omaggia il film I Gremlins e che non è nuovo alle soundtracks francesi, avendo già realizzato le musiche per il documentario Zidane, A 21st Century Portrait. Una band che realizza cose notevoli fin dagli anni ’90, ma che con questa colonna sonora ha realizzato forse la soundtrack per una serie tv più bella sentita dai tempi di… Twin Peaks. Il già citato Twin Peaks. E se continuo a nominarlo, vuol dire che un motivo c’è e l’unica altra cosa che posso dirvi è quindi quella di non perdervi questa serie per niente al mondo.
In Francia sta avendo un notevole successo e prima o poi magari arriverà anche in Italia. Nel frattempo ve la potete già godere in lingua originale con sottotitoli realizzati sia da Italiansubs che da Subsfactory.
C’è poco da fare. I francesi non si può fare a meno di amarli, in questo periodo. Amarli e invidiarli.
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