Visualizzazione post con etichetta jeremy irons. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta jeremy irons. Mostra tutti i post

mercoledì 18 maggio 2016

La corrispondenza, uno stalker dall'Aldilà





Jeremy Irons
Ciao mio dolce Cannibal, amore della mia vita.
Se stai leggendo queste righe, purtroppo significa che sono morto.

Lo so, lo so. In questo momento starai piangendo fiumi di lacrime e sarai inconsolabile. Però ho anche una buona notizia per te. Nonostante ormai sia fisicamente deceduto, ho ideato un sofisticato metodo informatico per poterti tenere compagnia a lungo, fino a che lo vorrai. Posso infatti prevedere tutto ciò che farai e ciò che scriverai con relativa certezza.

mercoledì 12 giugno 2013

BEAUTIFUL (CREATURES, NON LA SOAP OPERA)


Beautiful Creatures - La sedicesima luna
(USA 2013)
Titolo originale: Beautiful Creatures
Regia: Richard LaGravenese
Sceneggiatura: Richard LaGravenese
Tratto dal romanzo: La sedicesima luna di Kami Garcia e Margaret Stohl
Cast: Alden Ehrenreich, Alice Englert, Jeremy Irons, Emmy Rossum, Thomas Mann, Emma Thompson, Viola Davis, Margo Martindale, Eileen Atkins, Zoey Deutch, Kyle Gallner
Genere: teen fantasy
Se ti piace guarda anche: The Secret Circle, Le streghe di Eastwick, Kiki - Consegne a domicilio

Grazie. Per una volta grazie ai titolisti italiani, per non aver trasformato Beautiful Creatures in una citazione di Gianna Nannini. Grazie.
Grazie perché così la posso utilizzare io!
Anzi no, meravigliose creature sarebbe troppo scontato. Inoltre, sono riuscito a pensare a un titolo di post uno ancora più stupido: Beautiful (Creatures, non la soap opera).
Terribile, vero?
Pensandoci bene, credo di aver trovato la mia professione ideale: il titolista di pellicole straniere in uscita in Italia. Credete davvero non potrei fare peggio di quelli che hanno trasformato Eternal Sunshine of the Spotless Mind in Se mi lasci ti cancello? Non sottovalutatemi.
E poi il titolo Meravigliose creature non sarebbe stato del tutto appropriato al post, visto che questo film non è che sia così meraviglioso. Ma procediamo con ordine.

"Ammazza, che mattone. Che è, la versione completa della saga di Twilight?"
Beautiful Creatures è una di quelle pellicole che hanno cercato di venderci come il “nuovo Twilight”. Non si sa bene perché, visto che la maggior parte del pubblico al solo sentir parlare di Twilght sbianca più di Edward Cullen. Fatto sta che la saga pseudo vampiresca è stata una miniera d’oro a livello commerciale e quindi a Hollywood cercano di trovarne un erede. Si è parlato allora di Hunger Games, The Host, Warm Bodies e di questo Beautiful Creatures. Tutti film molto diversi tra loro e a loro volta piuttosto distanti da Twilight, accomunati più che altro dal fatto di essere tratti da romanzi teen all’incirca fantasy. Se Hunger Games si è rivelato un successo almeno negli USA persino superiore ai virginali vampirelli, agli altri due l’etichetta di “nuovo Twilight” ha portato più sfiga di quella di “nuovo Lost”. Quando una serie è stata definita il “nuovo Lost”, i risultati sono stati disastrosi. Menziono giusto FlashForward, The Event e Terra Nova. E ai “nuovi Twilight” non è andata meglio. Se Warm Bodies non ha sfondato e The Host si è rivelato un flop commerciale, Beautiful Creatures ha fatto persino peggio. In tutti i casi ci troviamo di fronte a filmetti teen senza grosse pretese, ma in tutti i casi almeno si evita di scadere nel ridicolo totale come per la saga con Robert Pattinson e Kristen Stewart.

"Sono bello, intelligente, sensibile, simpatico e non mi interessano le altre."
"Sì, ma un difetto ce l'avrai pure. Funziona tutto bene, lì sotto?"
Beautiful Creatures parte anche in maniera quasi beautiful. Sottolineo quasi. La sua dote maggiore è una notevole dose di humour volontario. Sottolineo volontario, come humour, non come quello esilarante ma del tutto involontario presente in dosi massicce in Twilight.
La prima parte del film scivola leggera come una teen comedy dalle tinte romanticheggianti. Il protagonista è il tipico ragazzo che nella realtà non esiste, ma può vivere soltanto nella mente (malata) di una donna. In questo caso, addirittura di 2 donne. La pellicola è infatti tratta da La sedicesima luna, prima parte della saga di The Caster Chronicles, scritta a 4 mani da Kami Garcia e Margaret Stohl. Il protagonista è bello, ma più che bello fascinoso, in più è simpatico, sensibile, non è superficiale e non pensa solo al sesso, è intelligente, acculturato, legge Kurt Vonnegut e Charles Bukowski, quando scopre che la tipa che frequenta è una strega, potenzialmente anche una strega cattiva, non dà di matto, non scappa a gambe levate ma se ne innamora ancora di più.
Sul fatto che le streghe esistano o meno nella realtà si può anche discuterne, però di certo un ragazzo di 18 anni del genere NON esiste da nessuna parte. Toglietevelo dalla testa. Manco nel mondo più fantasy possibile.

"Se i miei fratelli di Shameless mi vedono conciata così, me menano!"
Il film parte quindi da un personaggio del tutto di fantasia. L’umano, più ancora che la giovane streghetta. La giovane streghetta ha un destino simile a quello di Kiki nel film di Miyazaki di recente tornato nelle sale italiane. Soltanto che il suo noviziato non inizia a 13 anni, bensì a 16 quando scopre il suo futuro destino, ovvero se diventerà una strega buona o una strega cattiva come sua madre. Dopo una prima parte leggera e anche piuttosto frizzante, il film nella seconda parte si dirige quindi in territori dark e fantasy, perdendo ritmo, umorismo e precipitando nella noia. Peccato, perché con qualche sforbiciata qua e là, qualche personaggio secondario poco riuscito fatto fuori e una minore serietà nella parte conclusiva, ci saremmo potuti trovare di fronte a qualcosa di più avvincente.

Resta comunque una pellicolina teen fantasy guardabile, sebbene con un po’ troppa melassa mocciosa qua e là, e impreziosita da un cast nient’affatto malvagio. Ma se i nomoni importanti  Jeremy Irons, Emma Thompson e Viola Davis si limitano a svolgere il compitino, ed Emmy Rossum all’infuori della serie Shameless US dove è bravissima oltre che nudissima non riesce a trovare la parte giusta (si veda l’orripilante Dragonball Evolution), i più convinti e convincenti sono i due giovani protagonisti. Lei, l’australiana Alice Englert, con quel suo fascino da darkona non sembra la tipica sciacquetta alla Kristen Stewart, somiglia piuttosto a Mia Wasikowska, e in futuro potremmo ancora tornare a parlare di lei.

"Vieni cara, andiamo ad appendere un lucchetto come simbolo del nostro amore."
"Vuoi essere subito trasformato in un rospo?"
Il numero uno è però lui, il protagonista maschile. Quello che nella realtà non esiste, però Alden Ehrenreich invece esiste ed è talmente calato nella parte che ci fa quasi credere che qualcuno del genere possa esserci per davvero. Anche se di certo no, ragazze, mettetevi pure il cuore in pace. Alden Ehrenreich è il nuovo cocco di Francis Ford Coppola, che l’ha lanciato in Tetro - Segreti di famiglia e rilanciato in Twixt, e a breve anche in Stoker di Chan-wook Park a fianco di Nicole Kidman e della citata Mia Wasikowska. Insomma, se c’è un nome di un attore su cui puntare per il futuro, io faccio il suo, Alden Ehrenreich, anche se non ho la più vaga idea di come si pronunci.
Quanto al film, non sarà la meravigliosa creatura promessa dal titolo, ma non è nemmeno la merdavigliosa creatura che l’etichetta portasfiga di “nuovo Twilight” sembrava destinata ad appioppargli. Possiamo già gioirne.
Hurrah!
Beh, gioirne, ma con minore entusiasmo...
Hurrah!
(voto 6-/10)



venerdì 8 febbraio 2013

THE WORDS: LA COPIA DELLA COPIA DELLA COPIA

The Words, film d'esordio degli sceneggiatori Brian Klugman e Lee Sternthal, è un dramma intrigante intorno al tema della narrazione, una riflessione sull'arte di raccontare storie, o più propriamente sul bisogno di farlo. Al punto di rubare un manoscritto per farsi scorrere tra le dita il piacere delle parole o di ripudiare la propria consorte per averle perdute. Storia dentro un'altra storia che diventa Storia, The Words è affollato di personaggi col vizio della scrittura: chi lo fa per mestiere, chi ha un romanzo nel cassetto, chi ha perduto il libro della vita insieme alla propria vita. Tutti registrano un'urgenza di comunicare, di esplorare e di esplorarsi, di dare uno sfogo alla tristezza e una forma alla vita, di ritrovare quello che si è sprecato, di scoprire quello che non si è mai avuto. La cornice del film è un reading letterario, letteralmente narrante, dove non è nemmeno sempre chiaro cosa è vero e cosa no, chi è chi, chi ha scritto cosa, chi ha inventato chi. Klugman e Sternthal confondono impercettibilmente i piani del reale e della finzione, dove i sogni e i desideri hanno la stessa nitidezza del momento presente. Alla maniera di una scatola cinese, Clay Hammond racconta Rory Jansen che plagia un vecchio uomo che romanza un amore conosciuto e poi smarrito come le pagine del suo libro. 
Voto 5,5. Ok, le parole di questa recensione non sono mie, ma di Marzia Gandolfi del celebre sito cinematografico Mymovies
Oltre al copia e incolla della recensione non modificata neanche di una virgola, ma tagliata per esigenze di copione, a dire il vero non so neanche se questa idea sia del tutto originale o già attuata da altri.
Il perchè di tutta questa operazione è semplice e va riscontrato nella pellicola The Words. Si tratta di un film che ha il suo fulcro nel falso d'autore, nell'arte del copiare per emergere.
Rory Jansen (Bradley Cooper) è uno scrittore emergente o meglio un'aspirante scrittore. Come tutti gli esordienti si trova a camminare su un campo minato, un terreno instabile in cui le porte più che aprirsi si chiudono.
Il sogno dello scrittore lascia il tempo che trova cedendo il passo prima ad un breve vagabondaggio e poi ad un lavoro di routine semplice. Ma si sa l'occasione fa l'uomo ladro e Rory non se la lascia scappare.
Durante il suo viaggio di nozze con l'amata Dora (Zoe Saldana), ritrova in una valigetta 24 ore, un romanzo dattiloscritto. Le parole vere, sincere ed emozionanti vengono riportate fedelmente da Rory sul suo moderno pc.
Dora nota la storia e spinge Rory a rivolgersi nuovamente ad un editore. Questa volta il romanzo merita e diventa un vero successo editoriale.
L'unica nota stonata di questo periodo per Rory, sarà il vero autore dell'opera che si presenterà dal nulla. Si tratta di un vecchio (Jeremy Irons) che attraverso le sue parole ha raccontato tutta la sua vita, violata per motivi narcisistici e di successo da Rory.
Il bello di tutta questa storia di scrittori e falsi scrittori è che si tratta di una vicenda narrata e verosimile.

The Words di Brian Klugman e Lee Sternthal, è un film fatto di più strati che contengono al loro interno una storia narrata dai diversi protagonisti.
La storia di Rory, contenuta all'interno del libro The Words, ad esempio ci viene raccontata da Clay Hammond (Dennis Quaid).
Il libro di Rory racconta la storia del vecchio, il quale la narrerà e la mostrerà con immagini sbiadite allo spettatore. Si tratterà della sua vita da ragazzo fatta di sogni e grossi rimpianti. Ad interpretare Jeremy Irons da giovane sarà Ben Barnes.

In sintesi, The Words è un film il cui raffinato intarsio narrativo - in cui si intrecciano, seguendo un intricato gioco di parallelismi e corrispondenze, il presente con il passato, la fiction con la realtà - rappresenta il cardine su cui ruota l'architettura filmica di The Words, costituendo paradossalmente il principale pregio del film, ma anche il suo insormontabile limite. Perché Klugman e Sternthal elaborano una struttura talmente ricercata e complessa da risultare eccessivamente cerebrale e lambiccata, lasciando così venir meno l'empatia per i personaggi e la partecipazione nei confronti degli eventi raccontati.
Oops, I did it again, questa volta da Roberto Castrogiovanni di Movieplayer...

USCITA CINEMA: 
GENERE: Drammatico, Thriller
REGIA: Brian Klugman, Lee Sternthal
SCENEGGIATURA: Brian Klugman, Lee Sternthal
ATTORI: Bradley Cooper, Zoe Saldana, Olivia Wilde, Dennis Quaid, Jeremy Irons, J.K. Simmons, Ben Barnes, John Hannah, Michael McKean, Zeljko Ivanek, Ron Rifkin, Nora Arnezeder, Liz Stauber
>

ATTENZIONE!
Questo post, in omaggio al protagonista del film The Words e in omaggio pure a Zucchero Sugar Fornaciari è stato copiato, parola per parola, immagine per immagine, dal blog 50/50 Thriller.
(voto cannibale 5,5/10, pure questo copiato)

martedì 6 dicembre 2011

Crisi economica? Ora saprete chi ringraziare

Oddio. Ci becchiamo le notizie economiche già su giornali e telegiornali (a parte Studio Aperto che parla solo di omicidi brutali alternati a immagini di cani, gatti & topa), e adesso dobbiamo sorbirci pure quell’esaltato del Cannibal Kid?
Quasi quasi lo preferiamo quando parla di Justin Bieber

E invece oggi vi tocca. Lezione di economia. In cattedra non 3monti, bensì una persona che (forse) ne capisce ancora meno: il prof. Cannibal “The Economist” Kid.

Margin Call
(USA 2011)
Regia: J.C. Chandor
Cast: Kevin Spacey, Paul Bettany, Zachary Quinto, Penn Badgley, Stanley Tucci, Simon Baker, Jeremy Irons, Demi Moore, Mary McDonnell, Aasif Mandvi
Genere: new economy, new cinema
Se ti piace guarda anche: Wall Street, Wall Street 2, Too big to fail, Inside Job, Tra le nuvole, In Good Company, Collateral

Margin Call è il film di oggi. Perché oggi per una volta non parleremo di teen, di lupi mannari o vampiri.
Hey, un momento. Forse di teen sì, visto che tra i protagonisti c’è Penn Badgley finalmente fuoriuscito da Gossip Girl. Ed hey, forse anche di vampiri. Di vampiri che invece del sangue ci succhiano i soldi. E forse pure di lupi.
Tra le prime scene, ce n’è infatti una cruciale in cui un giovane broker si infila le cuffie nelle orecchie e si ascolta una canzone chiamata “Wolves” dei Phosphorescent, il cui testo è decisamente simbolico e la musica diventa parte della narrazione filmica, in maniera analoga a quanto avviene alle canzoni di Aimee Mann in Magnolia.

mama there's wolves in the house
mama they won't let me out
mama they're mating at night
mama they wont make nice


trad.
mamma, ci sono i lupi alla porta
mamma, non mi faranno uscire
mamma, si accoppiano di notte
mamma, non sarà una cosa piacevole


Torniamo al film. Anzi, torniamo all’economia.
Per prima cosa: cos’è il “margin call”?
Certo che siete ignoranti come le capre, direbbe un certo Vittorio Sgarbi. Anch’io devo ammettere che prima di vedere questo film non lo sapevo. Adesso che ho visto il film non credo che le mie finanze ne beneficeranno più di tanto, però almeno mi sono fatto una mezza cultura in materia e la prossima volta non impedirò che qualche broker o banchiere me lo ficchi in culo, ma almeno saprò in che modo me lo ficca in culo.
La definizione economica di Margin Call comunque è la seguente:
"È la richiesta fatta all'investitore, da parte dell'intermediario in titoli, di integrare il quantitativo di contante o titoli di Stato depositato in garanzia presso lo stesso intermediario. Questa richiesta viene avanzata quando il variare delle condizioni di mercato rende insufficiente il margine disponibile a tutelare l'intermediario dalle perdite."

Ok. Anch’io non c’ho capito niente. Però il film in qualche modo rende la questione economica molto più semplice e immediata. Ce la racconta come se dovesse spiegarla “a un bambino o a un golden retriever”, così come fa il genietto Zachary Quinto (Sylar di Heroes, Spock dell’ultimo Star Trek e recente guest-star di American Horror Story) con Jeremy Irons, il mega direttore galattico della sua azienda che in realtà pure lui di economia non ne capisce una mazza.

Il film sembra avere un cast della madonna. Dico sembra perché se andiamo a rifletterci bene, i nomi altisonanti che spiccano negli ultimi tempi non hanno certo fatto tutti ‘sti filmoni e anzi stavano annaspando ai margini di Hollywood.
Kevin Spacey? Per lui i bei tempi di 7even, I soliti sospetti e American Beauty erano lontani da un bel pezzo.
Jeremy Irons? Finito a fare il Papa nella serie dei Borgias.
Demi Moore? In grado di far parlare di sé solo per il suo divorzio da Ashton Kutcher più che per i suoi (inguardabili) film recenti.
Paul Bettany? Oh my God, lui era quello passato nel giro di un paio di stagioni dall’essere una delle grandi promesse di Hollywood a robacce come Legion, Priest e The Tourist. Sì, ho detto proprio The Tourist!
Tutti i ruoli di merda da loro interpretati in questi ultimi anni? Cancellati come per magia e tutti sono tornati in forma strepitosa e con dei grandi personaggi, a parte forse giusto quello di Demi Moore che poteva essere approfondito meglio.

Insieme a loro ci sono anche un ottimo Stanley Tucci e qualche volto noto del piccolo schermo, come Simon “The Mentalist” Baker e le due nuova leve già citate: Zachary Quinto e Penn Badgley. Sono loro i due veri protagonisti di questa sorta di Odissea, un viaggio tutto in una notte alla Collateral dentro il più grande collasso della storia economica recente. Loro che sono due pesci piccoli, due poco più che stagisti di cui i pesci grossi, gli squali lupo, non sanno manco il nome, si ritrovano a dover fronteggiare la crisi della loro società che potrebbe portare a una crisi ben più di scala mondiale.

Sono loro i nuovi yuppie. Qualcuno di loro lotta per rimanere umano. Come Kevin Spacey che piange per la morte del suo cane, o uno Zachary Quinto che cerca nella musica un rifugio. Mentre Penn Badgley rappresenta bene lo yuppie zombie di oggi, svuotato del divertimento e del sogno della bella vita che animava i suoi “colleghi” anni ’80 come quelli interpretati da Michael J. Fox e Charlie Sheen per non parlare della variante milanese/berlusconiana/vanziniani degli Yuppies Boldi/Calà/De Sica/Greggio. Del loro edonismo non è che rimasta una pallida ombra e tutto ciò che si chiede il personaggio di Badgley è quanto una persona guadagni in un anno. Solo questo.

Questo film non è un documentario, eppure riesce a spiegare il perché la crisi economica mondiale è iniziata. Quasi come se fosse semplice farlo e lo fa proponendoci un tutto in una notte mozzafiato quanto raggelante, in grado di riportare alla mente lo splendido Collateral di Michael Mann. A firmare la notevole regia, in pieno stile new-american, e la ancora più notevole sceneggiatura, ricca di dialoghi di una profondità pazzesca e scene molto simboliche, è l’esordiente J.C. Chavez, uno che se non si brucia ci riserverà ancora un sacco di belle sorprese. Oh, se ce le riserverà!

C’è crisi dappertutto. Dappertutto c’è crisi. Che poi c’è sempre qualcosa per cui essere preoccupati. Ricordate per caso un periodo in cui potevamo dire: “Oh, adesso il mondo sta andando bene. Possiamo stare tranquilli.”
No, c’è sempre qualcosa. L’11 settembre. Bush. Berlusconi. L’Iraq. L’Afghanistan. Adesso c’è la crisi economica. Monti. La manovra. I sacr...
bueeeeeeeeeeeeh ueeeeeeeeeeh sigh sob
sob sigh

Non si può mai stare tranquilli. Quand’è che vanno bene le cose, nel mondo? Mai.
Guardiamo al passato come il protagonista della Midnight in Paris di Woody Allen e pensiamo che fosse meglio. Era sempre meglio. Magari è davvero così. Magari il mondo continua davvero a peggiorare. È questa la vera recessione. Peggioriamo sempre. Diventiamo esseri umani un pochino peggiori di chi ci ha preceduto. Siamo sempre più disposti a scendere. Scendere di livello, abbassarci ai compromessi, rinunciare a ciò che crediamo giusto perché in un periodo di crisi non si può stare ad ascoltare la propria coscienza e pensare troppo a cosa è giusto e cosa no. Ci dicono che dobbiamo fare in fretta. Bisogna sbrigarsi, correre. Dobbiamo lavorare, produrre, essere “responsabili”. Viviamo in un fottuto mondo di pazzi che si muovono alla velocità della luce, anzi no oggi bisogna dire dei neutrini, e in realtà sono tutti fermi.

I film e le serie tv in circolazione oggi possiamo dividerli in due grandi categorie: quelle che ci mostrano la realtà nuda e cruda e quelle che cercano di farci evadere da essa. Se Margin Call è la punta di diamante della prima categoria, delle seconde abbiamo un sacco di esempi, soprattutto seriali, con le varie saghe cinematografiche che raggranellano milioni su milioni di dollari ai botteghini e con le varie serie a tematica più o meno fantasy. A sorpresa, la definizione più azzeccata per la crisi l’ho trovata proprio in una di queste ultime, in una frase del nuovo telefilm favolistico Once upon a time:

“Noi li derubiamo, e loro derubano qualcun altro. Si chiama economia.”

Questa è la spiegazione breve. Se volete quella un po’ più lunga, guardate questo spettacolare film. Non vi smaronerà con noiosi dettagli economici. Non sarà come un discorso di Draghi o Monti. Vi dirà perché oggi c’è la crisi economica e perché una volta finita questa ce ne sarà un’altra e poi un’altra ancora.
No, non insistete: non ve lo dirò io il perché. Ci penserà Margin Call. Il film da vedere oggi per capire lo ieri e conoscere il domani.
(voto 8,5/10)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com