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martedì 2 aprile 2013

NOW IS GOOD, DEATH IS NOT SO GOOD


Now Is Good
(UK 2012)
Regia: Ol Parker
Sceneggiatura: Ol Parker
Tratto dal romanzo: Before I Die di Jenny Downham
Cast: Dakota Fanning, Jeremy Irvine, Paddy Considine, Olivia Williams, Kaya Scodelario, Edgar Canham, Joe Cole, Josef Altin, Rose Leslie
Genere: moribondo
Se ti piace guarda anche: L’amore che resta, Non è mai troppo tardi - The Bucket List, I passi dell’amore

Pensieri Cannibali non è un blog che persegue scopi culturali.
E qui qualcuno dovrebbe intervenire: “Ma no, ma cosa dici? Certo che è un blog culturale. Certo.”

Nessuno?
Manco mezzo lettore che ha qualcosa da obiettare?

Silenzio di tomba.

Ok, Pensieri Cannibali non è un blog culturale e a quanto pare questo è risaputo da chiunque, ma ciò non significa che sia del tutto inutile. Pensieri Cannibali serve infatti a segnalare delle pellicole teen di cui nessun altro vi parla. Vi sembra una cosa da poco?
Quando arriva un nuovo horror di un misconosciuto autore underground di culto, o una pellicola sci-fi diretta dal figlio del nipote del fratello del conoscente del compagno gay del cognato di Spock di Star Trek, ecco che il web si anima di recensioni e pareri. Ma dei film con protagonisti teen niente.
Silenzio di tomba - Parte seconda.

Now Is Good è una di queste pellicole teen di cui nessuno vi parla (ci sarà un motivo?), ma di cui vi parlo io. E non è nemmeno una pellicola strettamente troppo teen. Se la protagonista anziché una sedicenne malata terminale di leucemia fosse una vecchina malata terminale, tutti a gridare al capolavoro e a lanciargli dietro Palme d’Oro e Oscar, come è capitato con Amour. Invece la protagonista è Dakota Fanning, la bimbetta odiosa de La guerra dei mondi spielberghiana di recente vista anche nella saga di Twilight. Tralasciando quest’ultimo inquietante dettaglio non da poco, Dakota è un’ottima attricetta e ha una sorellina che sta diventando ancora più brava di lei, la cocca coppoliana Elle Fanning vista in Somewhere e Twixt.
In Now Is Good, Dakota Fanning sfoggia un look da malata terminale all’ultimo grido ispirato (credo) ad Alba Rohrwacher. Tralasciando pure quest’altro dettaglio sempre inquietante e sempre non da poco conto, la sua interpretazione è molto intensa e sentita. Sembra che sia davvero in fin di vita, sarà per quel colorito pallido da: – Ragazza, ma il sole tu l’hai mai preso in vita tua? –

"Dakota, andare in moto è bello, ma non pensi sarebbe meglio
cavalcare un War Horse?"
"NO!"
Il film si va dunque a incastonare in quel filone di pellicole melodrammatiche su una persona malata e/o in fin di vita cui fino a qualche tempo fa avrei rinunciato a priori ma che negli ultimi tempi mi sta regalando parecchie soddisfazioni. Per quante soddisfazioni possa regalare il vedere una persona malata e/o in fin di vita. Di recente abbiamo infatti avuto il valido The Sessions ma siamo tutti consapevoli che le soddisfazioni maggiori sono arrivate d’Oltralpe grazie ai vari splendidi Quasi amici, La guerra è dichiarata, Un sapore di ruggine e ossa, Piccole bugie tra amici e compagnia malata.
Come si comportano gli inglesi al cospetto di un tema ‘sì delicato?
Con la loro solita classe e con quel pizzico di British humour che li contraddistingue sempre. Now Is Good è una produzione BBC Films e quindi la qualità è garantita, così come l’alto livello di recitazione: oltre all’americana Fanning senior anzi señora, sfilano dei fuoriclasse britannici come Paddy Considine (Submarine, In America), Olivia Williams (Dollhouse, L’uomo nell’ombra) e Kaya “è sempre un piacere rivederti” Scodelario (Skins, Wuthering Heights, il video di “Candy” di Robbie Williams). Gli occhi dolci delle fanciulle alla visione saranno invece tutti per Jeremy Irvine, recentemente nel Grandi speranze firmato da Mike Newell e sì, purtroppo anche protagonista del pessimo War Horse dello Spielberg, dove con protagonista intendo il ragazzo non il cavallo.

"Dakota, prendila con filosofia: tutti dobbiamo morire. Io probabilmente
tra 100 anni di morte naturale, tu in giovane età tra atroci sofferenze."
"Grazie Jeremy, tu sì che sai essere di conforto nei momenti difficili."
"Piccola, quando vuoi. Sono qui per questo."
La pellicola è tratta dal romanzo Before I Die di Jenny Downham. Preoccupato, sono andato a controllare e ho scoperto che è ancora viva. Si tratta infatti di una storia non autobiografica. Jenny Downham non ha la leucemia e a quanto ne so gode di ottima salute. La storia è quella di una ragazza agli ultimi mesi di vita come la protagonista di L’amore che resta di Gus Van Sant, da cui non è troppo distante, o dalle storie strappalacrime di Nicholas Sparks stile I passi dell’amore, da cui invece è piuttosto distante. Si tratta di un melodrammone sentimentale che riesce a coinvolgere per un semplice fatto: ci sbatte in faccia all’ineluttabile. Tutti moriremo, prima o poi. Magari non di leucemia in così tenera età, però prima o poi toccherà pure a noi.
Di fronte all’inevitabile, la protagonista decide di fare una sua Bucket List con le cose che vorrebbe fare prima di morire. Una lista ben poco politically correct, dopo tutto siamo nella (quasi) sempre scorretta Inghilterra, per una storia che naturalmente va dalle parti del carpe diem! ma che non risulta troppo pesante o stucchevole. Aiutato dalle splendide location di Brighton, uno dei posti che preferisco nell’intero mondo, e arricchito da una buona colonna sonora che comprende Metric, Lana Del Rey remix ed Ellie Goulding, Now Is Good è un film… good. E da guardare… now. O, se non altro, prima di morire.
(voto 6,5/10)


lunedì 20 febbraio 2012

War Horse: non aprite quel cavallo

"Sono un tipo all'antica, io: quindi niente
sesso selvaggio equino fino a dopo il matrimonio, ok?"
Terminata l’atroce settimana sanremese, inizia la Oscar Week. Una settimana di programmazione speciale per Pensieri Cannibali, con alcuni recensioni dei film in corsa per l’ambita stutuetta, una speciale Blog War, pronostici, toto-awards e altro…
Apriamo però la settimana in bruttezza, tanto per dare un segno di continuità con l’ultimo Festival di Sanremo, con il peggio film candidato agli Oscar 2012: War Horse, of course...

Se c’è una cosa che non sopporto è chi sfrutta i bambini o gli animali per far provare compassione. Capisco usarli per rimorchiare qualche MILF al parco, però al cinema non si fa.
Steven Spielberg è era uno specialista nei film con protagonisti bambini. Cosa che non significa che facesse film infantili. Sa Sapeva fare pellicole ad altezza di bimbo (odio questa espressione, però rende l’idea) come il suo sommo capolavoro E.T., ma allo stesso tempo sapeva farlo senza parlare ai bambini come se fossero dei ritardati mentali. Per questo, non credo che il vecchio Spielberg abbia mai sfruttato i bambini, ma li abbia usati per raggiungere livelli cinematografici notevoli. E lo dice uno che ha apprezzato anche suoi film che hanno diviso parecchio la critica come A.I. con Haley Joel Osment e La guerra dei mondi con Dakota Fanning.
Ben diverso il discorso per quanto riguarda gli animali, dove lo Spielberg con War Horse raggiunge livelli persino peggiori di questi…


War Horse
(USA 2011)
Regia: Steven Spielberg
Cast: Cavallo Joey, Jeremy Irvine, Peter Mullan, Emily Watson, David Thewlis, Niels Arestrup, Tom Hiddleston, Benedict Cumberbatch, Celine Buckens, Toby Kebbell, Eddie Marsan, David Kross, Matt Milne, Robert Emms
Genere: equino
Se ti piace guarda anche: Babe, Free Willy, Furia cavallo del West, Luck, Seabiscuit, L’uomo che sussurrava ai cavalli, Mio Mini Pony

Un film su un cavallo?
Già mi sento male. Ancora mi devo riprendere dall’idea malsana di ambientare un’intera serie (Luck con Dustin Hoffman) nel mondo delle corse dei cavalli, ma ecco che dopo Seabiscuit, Furia cavallo del West, Black Stallion e Il ritorno di Black Stallion, pure Steven Spielberg, uno che ormai non sa più davvero cosa inventarsi per passare il tempo e fare soldi, si mette in sella e decide di diventare l’uomo che sussurrava ai cavalli.
Attenzione però, perché qui ci troviamo di fronte non a un cavallo da trotto, ma a un cavallo da tro…ia?!
Oops. No, scusate. Ho sbagliato traduzione. Pensavo che il titolo del film fosse Whore Horse.
Un cavallo da guerra, quindi, nientepopodimenoche un cavallo da guerra. Mizzega, ma dove le trovi certe idee, Steven, nel Dixan?
Ok, questa battuta è davvero vecchia. Quasi quanto il cinema di Spielberg e i monologhi di Celentano.

L'amore tra il cavallo Joey e l'attore Jeremy Irvine è proseguito anche
all'infuori del set... Ormai sono una delle coppie più invidiate di Hollywood.
Avete presente la commedia In & Out?
All’inizio, quando fanno vedere i filmati-parodia dei classici film da Oscar?
Ecco, War Horse utilizza dall’inizio alla fine tutti quegli espedienti enfatici tipici del classico film da Oscar. E io già al primo minuto mi son frantumato le palle, tanto per dirla in maniera delicata, con tutte queste riprese dall’alto di paesaggi immensi che tanto piacciono allo SfigSpielberg.
Al peggio però non c’è mai fine. Anzi, non siamo che all’inizio!
Subito dopo si passa al primo piano toccante (?) di un ragazzino che invece di stare a guardare dallo spioncino la Edwige Fenech o la Lory Del Santo di turno che fanno la doccia come in un film con Lino Banfi, è lì che si tocca mentre guarda un cavallo. Pervertito d’un pervertito!
Il culmine dell’amore interspecie si raggiunge però solo dopo, con uno scambio di sguardi ultra romantico tra il ragazzetto e il cavallo. E prendetevi una camera! O ancora meglio: prendetevi una stalla.

Steven, starai mica per addentrarti in un nuovo genere che mai hai esplorato fino a ora: quello del porno uomo/cavallo? Già Cicciolina ci aveva provato con discreti risultati, ma da te non me l’aspettavo.
Grande Spielberg che ancora mi sai sorprendere. Certo, se facevi un E.T. 2 ero più contento, per quanto io odi i sequel, ma invece hai lasciato il compito al tuo nuovo figlioletto J.J. Abrams con il suo riuscito Super 8. E tu sei finito a fare i porno con gli animali, che pure alla Ilona Staller riuscivano un po’ meglio. Ebbravo il vecchio sporcaccione!


Ma cos'ha di speciale questo cavallo che è più conteso di Bella in Twilight?
La storia d’amicizia (o dovremmo dire d’amore??) tra il ragazzo e il cavallo per quanto è troppo ruffiana per essere vera e i dialoghi (o meglio monologhi, ovviamente) tra i due sono una roba talmente fastidiosa che si finisce per invidiare Gesù Cristo quando è finito in croce.
Ma Joey, il cavallo protagonista, oltre che l’oggetto dell’interesse sentimentale di turno, è anche l’eroe della vicenda. La fattoria e l’intera famiglia del ragazzo sono infatti messe nelle mani, o meglio negli zoccoli, di questo cavallo inespressivo che dovrebbe imparare ad arare la terra, altrimenti so’ cazzi.
A completare il quadro da lacrima facile ci mettiamo dentro pure un padre alcolizzato. Cos’altro manca per rendere il tutto ancora più toccante ed epico? Ma la guerra, naturalmente.
Il film è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, ovvero la versione noiosa della Seconda Guerra Mondiale, senza scene con eroine tarantiniane che danno fuoco ad Alemanno, pardon ai nazisti.

Il cavallo Joey in un'espressione felice
L’idea geniale (chiamiamola così) del film è quella di seguire non le vicende dei personaggi umani, bensì di seguire le avventure e disavventure del cavallo Joey attraverso tutti i suoi passaggi di padrone in padrone. Quindi dal ragazzino piagnone si passa al soldato che lo usa in guerra, poi passa ai tedeschi (che non erano tanto stereotipati nemmeno in Sturmtruppen) e quindi a una ragazzina francese che vive in una cascina insieme al nonno, in un quadro che più strappalacrime non si potrebbe immaginare: la tipa in seguito a un incidente infatti non può più cavalcare. Siete già in lacrime? Riuscite a pensare a qualcosa di più patetico di questo?
Quindi c’è qualche altro passaggio di proprietà che non ricordo, fino al finale che non vi rivelo, ma tanto se siete un attimo svegli già lo sapete come va a finire.
Eddai, che lo sapete…
ATTENZIONE SPOILER
Il primo proprietario, il ragazzino ormai cresciuto, corona finalmente il suo sogno d’amore insieme al suo ritrovato cavallo, i due si sposano e hanno tanti bei bambini interspecie, dei Centauri metà uomo e metà cavallo. Belli di mamma.
Il film non va a finire proprio in questo modo? Nella mia testa sì.

Il cavallo Joey in un'espressione triste
L’unica nota positiva sarebbe il cast di umani, che si comporta anche decentemente. Il problema è però che il film non è tanto su di loro, ma è tutto incentrato sul cavallo Joey. È lui il protagonista assoluto.
Avete presente quei film in cui gli animali recitano ai livelli o persino meglio degli animali?
Avete ancora fresco il ricordo dei cani divi di The Artist e Beginners?
Perfetto, non è questo il caso. Per niente. Perciò, caro Spielberg, almeno i primi piani sul cavallo ce li potevi risparmiare, visto che è del tutto inespressivo. È un po’ lo Steven Seagal dei cavalli! Anzi è la Elisabetta Cavallis dei cavallis.

Quanto al resto della confezione del film, tutto appare finto e stucchevole.
L’odore della guerra non si sente mai. Qui sembra che stiamo dentro un (brutto) film della Disney. Ogni cosa è in ordine, precisa e pulita. Praticamente tutti i soldati sono buoni e amorevoli nei confronti degli animali e pure dei nemici. La guerra non dovrebbe essere sporca, cattiva, violenta? Non esistono i cattivi?

Il cavallo Joey in un'espressione arrabbiata
Parentesi colonna sonora.
Il fatto che le scontatissime musiche composte da un imbolsito John Williams, ma più che composte ripescate a caso da uno qualunque dei suoi vecchi lavori, siano state preferite tra le nomination delle migliori soundtrack a quelle spettacolari dei Chemical Brothers per Hanna o a quelle di Alex Turner degli Arctic Moneys per Submarine la dice lunga sull’età media dei membri dell’Academy Awards. Roba che al confronto persino Sanremo fa la figura dello spettacolo innovatore. O quasi.
E a proposito di Chemical Brothers e cavalli, beccatevi la loro spettacolare Horse Power, con cui almeno ci rifacciamo un po’ le orecchie, alla facciazza di quei babbioni dell’Academy e dell’Ariston…


Tanto per non farsi mancare nulla, nel film c’è pure un dialogo tra due soldatini tedeschi offensivo nei confronti delle donne italiane. Così, totalmente gratuito:

“Il cibo in Italia è ottimo.”
“E le donne?”
“Non buone come il cibo.”
“Perché... hanno mangiato troppo?”

Tra i numerosi momenti scult, scultissimi del War Horse spielberghiano, segnalo poi la scena della fugona del cavallo dal campo di guerra, talmente esagerata e inverosimile che manco in un film con Will Smith s’era mai visto osare tanto.
Il limite massimo dell’inverosimile e del patetico si tocca però nel momento in cui un soldato inglese e uno tedesco depongono le armi e uniscono le forze per salvare il povero piccolo mini Pony rimasto intrappolato in un filo spinato. Sì va bene, e magari si sono presi pure una tazza di tè Earl Grey e hanno giocato alle bambole insieme.
"Vai pure con quel Jeremy Irvine che sarà più giovane e bello, ma ricorda
che senza di me non saresti nessuno, sgualdrino d'un whore horse!"
Spielberg, altroché Incontri ravvicinati del terzo tipo e Minority Report: il film più di fantascienza della tua intera carriera è questo!
Al peggio però non c’è mai fine, lo dicevo già prima, visto che la scena conclusiva è talmente scontata e smielata che secondo me andrebbe VIETATA alle persone diabetiche. Persino Winnie the Pooh soffrirebbe una crisi.

Tanto per citare Nancy Olson in Viale del tramonto, dopo che ha letto un copione scritto dal protagonista: “È una vera boiata. È un vero intruglio di melensaggine, non c’è che da gettarlo via.”
E War Horse è così: è la pellicola più disgustosamente buonista, paracula, ruffiana mai concepita, girata e ahimé realizzata. Roba da mattatoio del Cinema.
Se non si fosse capito fino ad ora, riassumo dicendo che questo film è la perfetta rappresentazione di tutto ciò che per me un film NON deve essere. Una pellicola che oltre a scadere nel facile pietismo, è pietosa e basta. Mentre tu, Steven, più che da cavallo, sei caduto davvero in basso.
Eppure War Horse è anche un film seriamente candidato. All’Oscar? Purtroppo sì, ma anche al titolo di pellicola più ridicola nella Storia del Cinema.
"Vooola mio Mini War Horse, vooola, quante avventure tu vivrai!"
E adesso da buon Kid faccio come i bambini, metto su il broncio, e con te Spielberg non ci gioco più.
(voto 0/10)

Nessun animale è stato maltrattato durante la scrittura di questo post.
Soltanto Steven Spielberg, considerabile dopo questo film non un ex grande regista ma proprio un ex regista e basta, cui ogni tanto ho dato qualche violenta frustata sulla schiena.

Di seguito il trailer ufficiale del film.

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