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lunedì 6 agosto 2012

Dream House: che sonno di casa

"Una casa talmente da sogno che è meglio bruciarla, è meglio!"
Dream House
(USA 2011)
Regia: Jim Sheridan
Cast: Daniel Craig, Rachel Weisz, Naomi Watts, Marton Csokas, Elias Koteas, Sarah Gadon, Gregory Smith, Jane Alexander, Rachel G. Fox
Genere: soporifero
Se ti piace guarda anche: Non avere paura del buio, Il sesto senso, The Others, The Orphanage

A volte mi chiedo cosa sia peggio: un film brutto oppure un inutile film nella media?
Una pellicola di quelle che ti fanno incazzare, oppure una di quelle che ti lasciano indifferenti?
Dream House fa parte della folta schiera dei thriller di medio livello, una visione che scivola bene, almeno se non si hanno grosse pretese, che ti conduce dritta nei dreams e che, proprio come i sogni, il mattino dopo è già sparita del tutto dalla tua mente.
Dream House è un film che ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
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RONF RONF
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"Alla faccia di chi dice che i fantasmi non sanno fare all'amore!"
Scusate, devo essermi appisolato. Dicevo… cosa dicevo?
Dicevo che RONF, questo film YAWN…
Ehm, ah sì. Questo film vanta dalla sua la firma prestigiosa (almeno un tempo) di Jim Sheridan, regista irlandese de Il mio piede sinistro, Nel nome del padre e In America, uno specializzato in cose molto Irish, insomma. Solo che il suo tocco verde in questo caso non si sente per nulla, dev’essere stato anestetizzato da Hollywood e RONF io ne approfitto per schiacciare un altro pisolino che poi perché si dice “schiacciare un pisolino” proprio non lo so e chissà che non lo scopra, visto che il sonno porta consig
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Ah, come mi sento riposato! Sono stato anestetizzato anche io? Un’anestesia totale, giacché non ricordo di nuovo di che stavo parlando. Del perché si dica “schiacciare un pisolino” ed ecco che sul prezioso Yahoo! Answers ho trovato una risposta. Non so quanto attendibile, però è pur sempre una risposta.
E poi stavo parlando di altro. Di cosa? Di chi? Di Jim Sheridan? E chi è, Jim Sheridan? L’irlandese? È vero, ora ricordo. Certo che se non ci fosse stato lui, dietro la macchina da presa, ci sarebbe anche potuto essere un qualunque mestierante a caso di Hollywood e il risultato non sarebbe stato nient’affatto differente.

"Ma perché da quando ho fatto quella cosa con la Regina Elisabetta
per le Olimpiadi, tutte le vecchie babbione ci provano con me?"
Prima che mi addormenti di nuovo, facciamo poi un breve cenno al cast, tanto per: il protagonista è il James Bond che odia le donne ma non la nuova Bond Girl Regina Elisabetta Daniel Craig, ancora più anonimo e zero espressivo rispetto al suo solito. La sua recitazione nei (rari) momenti più “intensi” della pellicola è davvero imbarazzante. Imbarazzante a livelli arcuriani.
Difetto non da poco visto che il suo personaggio e la sua sanità mentale sono cruciali per l’economia del racconto e quindi con un interprete più convinto e convincente i risultati sarebbero potuti essere migliori.
Rachel Weisz invece è come al solito splendida e bravissima. Roba da chiedersi come mai faccia film del genere e, cosa più importante, come abbia fatto a sposarsi Daniel Craig. Proprio lei che, tra l’altro, prima stava con Dio Darren Aronofsky. Non un bellone, vero, però ca**o è Dio Darren Aronofsky!
E che cosa ci fa poi Naomi Watts in un film come questo, peraltro in un ruolo da comprimaria? Sia la Weisz che la Watts meriterebbero, oltre che fondare un duo musicale di sgallettate country vista la piacevole assonanza dei loro cognomi, di girare titoli di ben altro livello, invece di finire sprecate nella mediocrità di una produzione standard del genere.
Un film non da sogno, ma da sogni d’oro Bonomelli
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(voto 5,5/10)

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