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sabato 17 ottobre 2015

Magic Mike XXL vs Showgirls





I muscoli al vento di Magic Mike XXL contro le tette al vento di Showgirls: chi vincerà?
La risposta non è così scontata, in questa supersfida tra film di enorme impegno sociale sulla dura vita degli spogliarellisti entertainer qui su Pensieri Cannibali.

I protagonisti

martedì 2 settembre 2014

TRUE BLEAH





True Blood
(stagione 7)

Pensieri (cannibali) sparsi dopo aver visto il series finale di True Blood, che ha posto un paletto nel cuore al telefilm vampiresco andato avanti per sette stagioni tra più bassi che alti.

"Sooka!"
"Ma io mi chiamo Sookie."
"Infatti mica ti stavo chiamando..."

A sorpresa, visto come si erano messe le cose nelle ultime pessime stagioni, non è stato il peggior finale di una serie di sempre. Non fraintendetemi. È stata uno schifo di conclusione, ma di recente Dexter e How I Met Your Mother erano riuscite a fare di peggio.

Nemmeno la settima stagione è stata così terribile. Ha fatto anch'essa schifo, però mi aspettavo ancora di peggio. Rispetto alle orripilanti quinta e sesta stagione, c'è stato un leggero miglioramento. Si è cercato di non inserire troppe linee narrative, un difetto presente in molte serie della HBO (si veda Game of Thrones) e alcuni inutili personaggi secondari sono stati per fortuna fatti fuori, mentre altri sono stati relegati sullo sfondo. Il punto più a favore della stagione è stata la ripresa della love-story migliore dell'intera serie, quella tra Hoyt e Jessica, anche perché le altre coppie dello show, ovvero Sookie insieme a chiunque, hanno fatto pena.
Peccato invece per Lafayette, all’inizio uno dei personaggi più idoleschi, ammosciatosi parecchio in questa settima stagione, per finire addirittura nel dimenticatoio nell'ultimissimo episodio in cui quasi non si è visto.

Bilancio complessivo: le uniche due stagioni davvero riuscite di True Blood sono state la seconda, grazie alla presa per i fondelli dei fanatici religiosi, e la terza, grazie a un grande villain come Russell Edgington. La prima stagione invece è stata troppo introduttiva e c'ha messo parecchio a ingranare, mentre dalla quarta in poi si è assistito a un progressivo declino che ha portato alle ultime agghiaccianti seasons. Un po' poco per un telefilm andato avanti per ben sette lunghi anni.

True Blood è partito come possibile erede di Buffy l'ammazzavampiri, le cui vette non sono mai manco lontanamente state eguagliate nemmeno nel corso dei suoi momenti migliori, ed è finito per diventare una versione più adulta, ironica e porno di Twilight. Non proprio il massimo.


Anna Paquin grazie alla serie ha conquistato una grande popolarità e un marito (Stephen Moyer), ma allo stesso tempo si è sputtanata la sua promettentissima carriera. Fino a qualche anno fa era infatti una delle giovani attrici emergenti migliori di Hollywood, forte di ottime interpretazioni in film come Lezioni di piano, Quasi famosi, Scoprendo Forrester, La 25a ora e Il calamaro e la balena, mentre ora il suo volto e il suo sorriso con tanto di caratteristica spaziatura tra i denti saranno per sempre associati nell'immaginario collettivo a Sookie Stackhouse, uno dei personaggi più insopportabili nella storia del piccolo schermo insieme a Meredith Grey di Grey's Anatomy.

Se c'è un pregio che va riconosciuto a True Blood, è quello di essere sempre stata una serie poco politically correct e molto esplicita sia a livello di violenza e di sangue mostrato, arrivando in varie scene a essere persino splatter, che soprattutto sessuale. True Blood è un soft porno e, diciamolo, fondamentalmente è stato per il pubblico femminile quello che Baywatch è stato per il pubblico maschile negli anni ’90. Così come lì c’era stata una gran parata di tette siliconate al vento, qui c’è stata una gran parata di manzi: il vampiro vichingo Alexander Skarsgard, il licantropo muscolato Joe Manganiello, il playboy umano Ryan Kwanten e, per le amanti dei DILF, il vampiro stagionato Stephen Moyer.
Anche il pubblico maschile comunque ha avuto di che tenere impegnati gli occhi, tra una Anna Paquin che con la bocca chiusa e le zinne di fuori la sua porca figura la fa sempre – e con porca intendo proprio porca –, le sexy Anna Camp e Ashley Hinshaw, più la splendida rossa Deborah Ann Woll, che credo sia il motivo principale per cui ho trovato il coraggio di proseguire nel vedere le ultime stagioni. Oltre alla curiosità di scoprire in quale terribile modo avrebbero fatto finire il tutto.


ATTENZIONE SPOILER
Riguardo al finale, la storia tra Hoyt e Jessica è finita con un matrimonio affrettato in una maniera ridicola. Un momento Jessica dice che non è giusto che si sposino, l'attimo dopo decide di convolare a nozze quel giorno stesso.
Quanto ad Eric e Pam (quest'ultima forse il personaggio migliore di tutta la serie), nell'ultimo episodio hanno avuto meno spazio di quanto avrebbero meritato. Il motivo? Concentrare tutta l'attenzione sul terrificante addio a Bill Compton, il quale ha deciso di lasciarsi morire, nonostante vi fosse una cura per il virus vampiresco di cui era malato. Non si sa bene il perché. Nessuno l’ha capito. Nemmeno gli stesso attori che hanno recitato le battute con volti increduli.
Bill si sacrifica perché così Sookie può finalmente avere una vita normale?
Ma per favore!
E poi perché nei film e nelle serie tv americane c'è sempre qualcuno che si deve sacrificare?
Davvero odiosa, questa mania di eroismo buonista.

"Quando mi hanno proposto un'ottava stagione, m'è venuta un'improvvisa voglia di morire."

ATTENZIONE SPOILER DI NUOVO!
Una serie così esplicita ed estrema, anche nell'affrontare la tematica religiosa, ha commesso alla fine il peccato peggiore in assoluto, con un finale che non solo è un happy ending. Dopo la tragicomica e per nulla toccante morte di Bill Compton, si è assistito al tripudio degli happy ending. Persino Jason Stackhouse, il più grande trombatore del piccolo schermo dopo Fonzie e Christian Troy di Nip/Tuck, si accasa. Il series finale di True Blood si è rivelato una clamorosa celebrazione del matrimonio, della famiglia, del focolare domestico, di una vita normale. Una serie partita come trasgressiva ed estrema, finita come credo manco Settimo cielo.
Che true tristezza.
(voto alla serie nel complesso 6-/10
voto alla settima stagione 4,5/10
voto al series finale 4/10)

Settimo cielo True Blood ci saluta così.

mercoledì 4 settembre 2013

FAKE BLOOD




True Blood
(serie tv, stagione 6)

La stagione 6 di True Blood è stata una delle peggiori stagioni in assoluto di una serie che mi sia mai capitato di vedere per intero nella mia carriera di telespettatore. Roba al livello delle ultime di One Tree Hill e Gossip Girl. Ho passato tutti i 10 episodi a chiedermi perché ancora continuo a guardare questa versione scadente di un soft porno, con l’aggiunta di vampiri e altre creature soprannaturali random.
Perché lo sto ancora vedendo, peeeeerché?

Ah già, Deborah Ann Woll vestita da scolaretta!


ATTENZIONE SPOILER (da qui in avanti)
Che pure la Deborah Ann, a dirla tutta, in questa stagione è comparsa pochino, o almeno io l'avrei fatta comparire molto di più, e il suo personaggio è stato trattato da schifo. L’hanno fatta uccidere delle tipe a caso e avere una storia d’amore, ma più che altro di sesso, con un vampiro a caso conosciuto in prigione (perché le prigioni sono la moda dell’anno, nelle serie tv 2013). Un vampirello hippie così buono da far apparire Edward Cullen di Twilight un vero bad ass.
Vogliamo poi parlare di Warlow (Robert Kazinsky)? Quello che doveva essere il temutissimo cattivone più cattivo di tutti i tempi?
Tempo di vedere le tette di Sookie (Anna Paquin) e quello già parlava di matrimonio…


"Sono talmente cattivo che mi mordo da solo!"

Ma avere Sookie tutta per sé non è facile come può pensare. La più grande sgualdrina nella storia dei telefilm, d’altra parte con un nome come il suo non poteva essere altrimenti, lasciato per il momento da parte il triangolo con i vampiri Bill ed Eric, ci riprova persino con Sam Merlotte, non si sa bene perché, e oltre a ciularsi Warlow fa pure i conti con la sua eterna attrazione per il licantropo palestrato Joe Manganiello.
E a proposito di Joe Manganiello, l’attorone Joe Manganiello… beh, lui è la versione al maschile di Pamela Anderson in Baywatch, con i muscolazzi al posto delle tettazze. Le capacità recitative sono le stesse.

"Il paragone con Pamela Anderson? Ne sono lusingato!"

A ciò va aggiunto uno spazio eccessivo a personaggi secondari di cui a nessuno frega nu cazz niente come Sam, Tara, Holly, Arlene e Terry (Todd Lowe). A quest’ultimo fanno fare una brutta fine, forse per sfoltire un cast ormai talmente numeroso da far invidia a Game of Thrones, ma se non altro gli autori gli hanno regalato una sepoltura degna di un episodio di Dawson’s Creek in cui moriva qualcuno. Una cerimonia persino eccessiva per un personaggio che nessuno s’era mai filato prima.

"Hanno dedicato un intero episodio a me? Ma che so' scemi?"

Quanto ai personaggi che in passato hanno riservato le cose migliori: Jason ha deluso, Eric ormai esagera nel fare il figo al punto da essersi trasformato in un Superman vampiro volante (WTF?) e Lafayette è stato davvero sottoutilizzato in questa stagione. Bene invece Pam, la vampira più divertente del lotto, la sexy new-entry Violet (Karolina Wydra) e soprattutto la re-entry Sarah (Anna Camp), la più cazzuta bigottona timorata di Dio che si possa immaginare, insieme alla Taryn Manning di Orange Is the New Black.

"Ti sei tagliato la testa pur di non vedere il finale di stagione?
Perché non c'ho pensato anch'io?"

Inspiegabile invece il modo in cui sono stati fatti fuori brutalmente e in maniera affrettata personaggi promettenti come le figlie fate dalla crescita rapidissima dello sceriffo Andy, a parte una, la più lagnosa, che è sopravvissuta, e il governatore anti-vampiri Truman Burrell che sembrava dovesse spaccare tutto e invece…
Per non parlare di un Billith (la versione remix di Bill + Lilith), inverosimile come villain e interpretato in maniera sempre più agghiacciante dall’antiespressivo Stephen Moyer.

"Ma perché tutti mi dicono che avrei bisogno di una doccia?
E perché tutti mi dicono che dovrei smettere di recitare? Non capisco..."

Che dire poi della scena finale che preannuncia l’arrivo di un gruppo di tamarrissimi vampiri-zombie???
La settima stagione si preannuncia allora ancora più all’insegna del trash rispetto alla precedenti, ma se non altro la HBO ha annunciato anche che sarà la season conclusiva. Siete liberi di esultare.

2 ORE DOPO...
State ancora in estasi, manco vi foste bevuti del sangue di fata?

5 ORE DOPO...
Ok, adesso potete anche smetterla di festeggiare.

Per concludere, True Blood ha vissuto una stagione pasticciatissima, quasi quanto questo post. Ma adesso io dico basta! Voglio il sangue vero. Il Tru Blood ormai mi dà la stessa soddisfazione di bere birra analcolica al posto della birra vera, porca Lilith e porco Billith!
(voto 4/10)


mercoledì 26 settembre 2012

È quasi magia Mike

Magic Mike
(USA 2012)
Regia: Steven Soderbergh
Cast: Channing Tatum, Alex Pettyfer, Matthew McCounaghey, Cody Horn, Joe Manganiello, Matt Bomer, Adam Rodriguez, Olivia Munn, Camryn Grimes, Riley Keough, Reid Carolin
Genere: strippone
Se ti piace guarda anche: 8 Mile, Le ragazze del Coyote Ugly, Erin Brockovich

Avevo sentito delle voci strane in giro su questo film. Dicevano che faceva impazzire le donne. Dicevano che rischiava di far diventare gli uomini etero gay e gli uomini gay ancora più gay. Avevo sentito di organizzazioni religiose bigotte che volevano boicottare la visione del film per il pubblico maschile. Una cosa analoga a quanto successo, al contrario, una decina d’anni fa con Le ragazze del Coyote Ugly. All’indomani dell’uscita di quella pellicola, si era assistito nel mondo a un incremento pazzesco nel numero di lesbiche.
Voci vere, voci false?
Questo film di certo è un buon test sui propri gusti sessuali. Se non m’è venuto duro durante la visione di Magic Mike, direi che sono irrimediabilmente etero. O magari è solo che non mi piacciono gli uomini muscolosi. In ogni caso, rivolgo un invito: uomini, guardate questo film e mettete alla prova le vostre preferenze.
L’invito alle donne invece non lo rivolgo nemmeno, che quelle sono già corse a vedersi il film almeno 3 o 4 volte.

Al di là dell’aspetto sessuale, tra una chiappa di Channing Tatum e un six-pack di Joe Manganiello, Magic Mike comunque non è solo una parata dell’orgoglio muscoloso, ma è anche un film di tutto rispetto.
Steven Soderbergh is back. Se si sposta l’attenzione dagli strip degli strapponi alla regia, Steven chiappe Sode-rbergh ha fatto un gran bel lavoro, ancor più degno di nota del fisico sfoggiato dal 42enne Matthew McCounaghey.
Dimenticate l’ultimo modestissimo Contagion, il flop Knockout (che mi sono fatto il favore di risparmiarmi considerando i pareri tragici sentiti in giro) o le sue recenti prove troppo sperimentali. Alle prese di nuovo con una signora sceneggiatura, il signor Soderbergh è tornato a essere un signor regista. Splendide riprese, montaggio preciso, il tutto accompagnato da una fotografia coi fiocchi. La mente ritorna allora ai tempi di Erin Brockovich, per via anche di una storia ispirata a un personaggio reale. Là la Erin Brockovich del titolo, appunto, qua il Channing Tatum auto proclamatosi protagonista della pellicola.
"Sono 2 minuti che nessuna tipa sta sessaggiando con me.
Starò mica perdendo la mia figosità?"
Ebbene sì, lo script molto ben scripto da Reid Carolin è basato proprio sulle esperienze del giovane Tatum il quale, prima di diventare un attore, prima ancora di diventare un modello, faceva lo spogliarellista. In questa parte si è quindi calato alla perfezione. E poi s’è pure calato le mutande.
Un film sui suoi esordi, un po’ come 8 Mile con Eminem. E a proposito…

Magic Mike è un film che racconta un ambiente particolare, quello degli spogliarelli maschili, come 8 Mile faceva con le rap battles, come Fast & Furious faceva con le corse clandestine di auto tuningate, come Point Break faceva con il surf o come le prime puntate della serie The O.C. facevano con il mondo dei party di lusso di Los Angeles.
Magic Mike è quindi un’immersione nella vita di questi belli belli in modo assurdo, in particolare del Magic Channing e del novellino Alex Pettyfer. È attraverso i suoi occhioni verdi che vediamo la vicenda e ci introduciamo nell’intimo e soprattutto nella biancheria intima degli spogliarellisti di Tampa, Florida.

"Queste banconote saranno anche finite sul manganello di Manganiello,
ma io me le intasco lo stesso!"
Ci sono film che funzionano e film che non funzionano. Non sarà un capolavoro, Magic Mike, non dirà niente sui massimi sistemi, eppure funziona. Ha tutte le carte giuste in mano e sa quando giocarle. In particolare, a funzionare alla grande è tutta la prima parte, quella in cui ci presenta i personaggi. Personaggi che poi non verranno sviluppati del tutto però attenzione: non è una scelta sbagliata. Questi spogliarellisti non è che abbiano una profondità intellettuale ed emotiva enorme, quindi scavare troppo a fondo sarebbe stata, quella sì, una scelta sbagliata. Alcuni personaggi, come quelli di Joe Manganiello from True Blood, di Adam Rodriguez from CSI: Miami o di Matt Bomer from WhiteRussian Collar, parlano unicamente attraverso i propri corpi, più che a parole. Inutile scavare sotto, si rischiava solo di non trovare niente.
Un ulteriore approfondimento l’avrebbe invece meritato il personaggio di un sorprendentemente bravo Matthew McCounaghey, che nel monologo iniziale mi ha ricordato il Tom Cruise (ancor più fenomenale) di Magnolia. Solo che laddove Cruise là era un motivatore che si rivolgeva ai peni, qui McCounaghey è uno spogliarellista sul viale del tramonto che sussurra alle vagine.

"Senti come pompa questa nuova hit dall'Italia: Pulcino Pio!"
Magic Mike segna un curioso ribaltamento di ruoli, con gli uomini ridotti a un mero oggetto sessuale. Ed è proprio qui che la pellicola gioca la sua carta migliore.
Mettendo in campo il dream-team dei manzi attualmente al pascolo tra le colline di Hollywood?
No, anche se le donne non saranno d’accordo, non mi riferisco al cast, comunque davvero ben assortito nel realizzare ogni fantasia femminile possibile, dal novellino Pettyfer all’anzianotto Tarzan intepretato dal wrestler Kevin Nash, che non a caso sembra Mickey Rourke proprio in The Wrestler.
Mi riferisco al senso dell’umorismo sfoggiato ancor più delle ignudità dei protagonisti. C’è ad esempio una esilarante scena con l'ex numero 4 Pettyfer che si fa la ceretta alle gambe mentre la sorella gli parla attraverso la porta. Questa è vera comedy, molto più divertente di tanti film comici in senso stretto.
"Hey, ma allora c'è anche della figa in questo film."
"Sì però ora dobbiamo smammare, stiamo togliendo spazio a voi manzi e
c'è già qualche spettatrice indispettita che sta lasciando il cinema."
Spassoso poi anche l’uso delle musiche, con l’immancabile “It’s Raining Men” per il numero di gruppo e una “Like a Virgin” suonata per lo stripper debuttante.

I film sugli strip al femminile, fatta eccezione per qualche eccezione tipo Exotica di Atom Egoyan, si sono rivelati più che altro delle autentiche ciofeche, oltre che dei flop clamorosi: cito solo Showgirls e Striptease. Terribili. A sorpresa, ma non troppo, le pellicole dedicate agli strip maschili sono invece più riuscite e si sono rivelate anche dei notevoli successi. Full Monty è stato un autentico caso e questo Magic Mike ha spopolato prima negli Usa e ora anche da noi.
Perché, questa differenza?
Proprio per la presenza di un forte humor, che invece manca alle pellicole sullo strip femminile.

Poteva essere solo un film di manzi, muscoli e dollari infilati in mezzo alle natiche, invece Magic Mike è una bella storia di iniziazione a un mondo, quello dello spogliarello maschile, visto in maniera ironica ma non stupida. Visto attraverso i suoi lati positivi così come pure quelli negativi. Perché anche la vita dei belli belli in modo assurdo può essere dura.
E comunque se non sono diventato gay guardando questo film, mi sa che non lo diventerò più...
(voto 7,5/10)

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