Visualizzazione post con etichetta joely richardson. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta joely richardson. Mostra tutti i post

martedì 30 giugno 2015

Contagious - The Walking Dad





Contagious: Epidemia mortale
(USA, Svizzera 2015)
Titolo originale: Maggie
Regia: Henry Hobson
Sceneggiatura: John Scott 3
Cast: Abigail Breslin, Arnold Schwarzenegger, Joely Richardson, Raeden Greer, Bryce Romero
Genere: mortale
Se ti piace guarda anche: In the Flesh, The Walking Dead, Life After Beth

Finalmente Arnold Schwarzenegger ha azzeccato il ruolo giusto: gli fanno fare lo zombie.
No?
Come, no?
È il padre di una ragazza zombie, ma lui recita la parte dell'essere umano al 100%?
Allora non ci siamo. Non ci siamo proprio. Il film Contagious: Epidemia mortale è infatti tutto così: è uno zombie che cerca di essere umano, solo che non ci riesce. Manco lontanamente. Arnold Schwarzenegger se la cava bene solo quando fa la parte della statua. Ecco. Non l'attore, né tanto meno il governatore. Quello è il suo lavoro ideale: la statua di cera.

martedì 10 giugno 2014

UNA SMIELATA SENZA FINE




Un amore senza fine
(USA 2014)
Titolo originale: Endless Love
Regia: Shana Feste
Scemeggiatura: Shana Feste, Joshua Safran
Tratto dal romanzo: Amore senza fine di Scott Spencer
Cast: Alex Pettyfer, Gabriella Wilde, Bruce Greenwood, Joely Richardson, Rhys Wakefield, Anna Enger, Dayo Okeniyi, Emma Rigby, Robert Patrick
Genere: romanticoso
Se ti piace guarda anche: I passi dell’amore, Ho cercato il tuo nome, Safe Haven, Le pagine della nostra vita, The Last Song

Se non vi viene il diabete guardando Un amore senza fine, tranquilli. Siete a posto per tutta la vita. Non vi verrà mai più. Fidatevi, ve lo dice il Dottor Hannibal Kid.
Di rado ho visto pellicole smielate quanto questa e sì che io di stronzate del genere, da buon bimbominkia quale sono, ne vedo spesso. D’altra parte con un titolo del genere, Un amore senza fine, non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso. Oltre a farmi schizzare alle stelle gli zuccheri nel sangue, questo film è però riuscito anche a sorprendermi. È stato davvero uno shock scoprire che NON è tratto da un romanzo di Nicholas Sparks. È incredibile, ma è davvero così. Eppure i classici ingredienti della storiona sparkstica sembrano esserci tutti. Innanzitutto la love story tra due personaggi che sono due fighi della Madonna, lui è il teen idol Alex Pettyfer che scommetto persino Ellen DeGeneres se lo vorrebbe scopare, lei è la tipica biondazza perfetta, tale Gabriella Wilde già vista nel pessimo remake di Carrie e dotata di un’espressività di poco superiore a quella della sua fuck-simile Fiammetta Cicogna. Nonostante siano belli belli in modo assurdo, si sentono comunque sempre in qualche modo fuori posto. Sono tormentati. Lui perché ha un passato oscuro alle spalle, lei perché suo fratello è morto un paio d’anni prima. Morto di cancro, come in ogni storia di Nicholas Sparks che si rispetti.

All’appello non mancano anche vari altri elementi tipicamente sparkstici, come avevo elencato in maniera diligente nel post dedicato a Vicino a te non ho paura – Safe Haven: c’è la scenona di sesso patinato girata in maniera molto pudica, un drammatico incidente d’auto, una tipica ambientazione country-borghese da America di provincia, una colonna sonora romantica, una regia del tutto anonima, dei protagonisti che si conoscono da due ore ma già si giurano un amore, come dice il titolo, senza fine. C’è però una cosa che manca e fa capire come questo film, per quanto sia difficile da credere, per davvero NON è tratto da un libro sparkstico: non c’è una morale cattolica. Un amore senza fine avrà tanti difetti, per esempio è sdolcinato e buonista da morire, ma se non altro non ci propone la solita visione cristiana tipica di Nicholas Sparks, il Manzoni d’Oltreoceano.

Una volta appurato con sconcerto da chi non è tratto, diciamo da chi è tratto. Un amore senza fine è il remake di Amore senza fine, una pellicola di Franco Zeffirelli del 1981 con protagonisti Brooke Shields e tale Martin Hewitt che è anche nota per il tema musicale “Endless Love” cantato da Diana Ross e Lionel Richie, nonché per aver rappresentato l’esordio cinematografico di Tom Cruise e Ian Ziering…
Ian Ziering, chiii?
Lo Steve Sanders di Beverly Hills 90210, naturalmente, e pure il protagonista del memorabile Sharknado, il film trash dell’estate scorsa. L’avrete mica già dimenticato? Meglio per voi di no, perché il 30 luglio sulla tv americana arriva il sequel.

"Dalle immagini di 'sto post sembra che ci baciamo e ci abbracciamo
per tutta la durata del film..."
"Perché, non è forse così???"
All’epoca il film Amore senza fine, a sua volta tratto dall'omonimo romanzo di Spencer Scott, aveva ricevuto ben 6 nomination ai Razzie Awards, gli Oscar dedicati ai peggio film. Come resistere allora alla tentazione di ripescare un capolavorone del genere e realizzarne una versione aggiornata?
Aggiornata poi mica tanto, visto che resta una pellicola dall’impostazione molto anni ’80, e questa è forse la nota più positiva del remake, per via di un amore tormentato tra una lei di buona famiglia e un morto de fame, un po’ in stile Dirty Dancing e cagate del genere di quelle che andavano soprattutto in quel decennio. Per rendere il tutto più politically correct, questa volta c’hanno messo dentro un personaggio di colore, l’amico del protagonista interpretato da Dayo Okeniyi, dandogli però il minor spazio possibile. Un problema questo a dirla tutta comune pure agli altri personaggi minori della pellicola, che si concentra soprattutto sull’amore intensissimo e schifosamente zuccheroso tra i due belloni protagonisti, oltre che sulla rivalità tra Alex Pettyfer e l'insopportabile padre di lei, Bruce Greenwood, un villain psycopatico cattivo cattivo, di quelli molto anni ’80, di quelli che fanno più ridere che paura. Tutto il resto resta invece relegato in un angolino.
Se il film nel corso della prima parte procede in maniera piuttosto decente e guardabile, come una pellicola 80s ripescata dentro qualche vecchio scatolone di VHS abbandonate, nella seconda si scivola su territori da melodrammone eccessivo e (involontariamente) ridicolo. Roba che si finisce quasi per rimpiangere una pellicola ispirata a un romanzo di Nicholas Sparks.
Ho detto quasi, perché peggio di un film tratto da Sparks ci può essere solo un film di Moccia tratto da Moccia.
(voto 5--/10)

mercoledì 14 maggio 2014

VAMPIRE ACADEMY, L’HOGWARTS PER I SUCCHIASANGUE




Vampire Academy
(USA, UK, Romania 2014)
Titolo originale: Vampire Academy: Blood Sisters
Regia: Mark Waters
Sceneggiatura: Daniel Waters
Ispirato al romanzo: L’accademia dei vampiri di Richelle Mead
Cast: Zoey Deutch, Lucy Fry, Olga Kurylenko, Gabriel Byrne, Danila Kozlovsky, Dominic Sherwood, Sarah Hyland, Cameron Monaghan, Sami Gayle, Joely Richardson, Claire Foy, Ashley Charles
Genere: teen fantasy
Se ti piace guarda anche: Percy Jackson, Harry Potter, Shadowhunters, Underworld, Byzantium, Wild Child
Uscita italiana: non ancora pervenuta

Non so voi, ma io stavo proprio sentendo la mancanza di un nuovo film sui vampiri. Negli ultimi anni ne sono usciti solo 3miliardi e io avevo bisogno del 3miliardeunesimo. Dopo Twilight, è stato tutto un proliferare di pellicole sui succhiasangue, con derive persino nel cinema d’autore, con l’intrigante Twixt di Francis Ford Coppola, il soporifero Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch e il più riuscito Byzantium firmato da Neil Jordan, che già aveva partecipato all’ondata vampiresca degli anni ’90, quella andata dal Dracula di Bram Stoker dello stesso Francis Ford Coppola a Buffy – L’ammazzavampiri, con il suo Intervista col vampiro.
A essere contagiato dal successo commerciale della saga di Twilight è stato soprattutto il sottogenere del fantasy teen, che ha dato origine a una serie infinita di pellicole con vampiri e altre creature mostruose assortite, senza dimenticare le incursioni televisivo/trash di The Vampire Diaries e True Blood.

"Non è vero che noi giovani non leggiamo.
Io sto finendo la saga di Twilight, vedi?"
Insomma, si sentiva davvero il bisogno di un nuovo film sui vampiri… peccato che questo non sia un film sui vampiri. Non fatevi ingannare dal titolo. I personaggi di Vampire Academy non gradiscono essere chiamati vampiri, e manco vampirli.
La protagonista è Rose Hathaway, una Dhampir. Cosa cacchio è un Dhampir?
È un essere metà uomo e metà donna? No. Quello si chiama Conchita Wurst. Un Dhampir invece è metà umano e metà vampiro e lo scopo della sua inutile vita è quello di fare da guardia del corpo a un Moroi. Cosa cacchio è un Moroi?
È un vampiro, che però non vuole essere chiamato vampiro ma Moroi e in più è un vampiro buonista, uno che convive in pace con gli umani e si contrappone agli Strogoi. E cosa cacchio sono gli Strogoi?
Allora non sapete proprio niente, vi devo dire tutto io! Gli Strogoi non sono miei parenti stronzi (il mio nome è Marco Goi nda), ma sono dei vampiri cattivoni che pure loro non gradiscono essere definiti vampiri, anche se a tutti gli effetti lo sono visto che uccidono gli umani per nutrirsi del loro sangue. Almeno qualche ciucciasangue vecchio stile esiste ancora, in questo malato mondo ripieno di vampiri vegani, pacifisti e, ma solo secondo Berlusconi, pure comunisti.

"Non sono un mostro, GRRR!"
Raccontato così può sembrare un gran casino e un pochino lo è. Alcuni passaggi non sono spiegati benissimo e si ha come l’impressione che possano essere compresi appieno soltanto da chi ha letto i libri della saga teen fantasy scritta da Richelle Mead cui il film si ispira. Se però avete più di 12 anni è probabile che siate oltre la fase romanzi young adult e potete accontentarvi della versione cinematografica. Una versione che negli USA si è rivelata un flop e quindi difficilmente proseguirà, sebbene il finale della pellicola sia fatto apposta come collegamento per un secondo episodio.
Nonostante la confusione generale della trama si riesce comunque a entrare in questo mondo fantasy, sarà che è simile ad altri mondi fantasy, non solo vampireschi, come quelli di Pirla Jackson Percy Jackson e Harry Potter. Solo che l’ambientazione della pellicola è quella di una scuola non di magia, come Hogwarts, bensì un’accademia per addestrare sia i vampiri buoni, pardon i Moroi, sia i loro aiutanti/schiavetti, ovvero i Dhampir.
È qui che sta la particolarità, o se non altro la minima variante rispetto alle altre saghette vampiresche viste in abbondanza di recente. La protagonista è fedelissima alla sua vampirella Moroi che protegge, ma allo stesso tempo è una simpatica combina guai dalla battuta sempre pronta, e allo stesso tempo è pure un po’ una bimbaminkia superficiale style Hanna delle Pretty Little Liars. È lei il personaggio che rende gradevole la visione di questo fantasyno girato in maniera alquanto anonima da Mark Waters, il regista del cultissimo del 2004 Mean Girls, una delle pellicole che più hanno lasciato il segno nella pop culture americana degli ultimi 10 anni.

"Mi sembra proprio di essere in una puntata di The Vampire Diaries.
Per i vampiri?
Ma va, perché c'è un ballo studentesco!"
La protagonista mezza vampira e mezza umana è interpretata da una a sorpresa convincente Zoey Deutch.
Chi cacchio è Zoey Deutch?
Scommetto che non sapete nemmeno questo. Va beh, come al solito ve lo dico io. Zoey Deutch aveva la parte della figliastra di Sarah Michelle Gellar (ex Buffy, sarà un caso?) nella pessima serie Ringer e lì mi era sembrata un’attrice davvero cagna. Forse era solo colpa di quell’oscenità di serie, perché qui Zoey Deutch, per quanto non sia diventata all’improvviso una fenomena, è piuttosto convincente e riesce a reggere alla grande l’intera pellicola che, per il resto, vanta un cast abbastanza di prestigio, quanto svogliato. In ruoli-macchietta ci sono l’affascinante Olga Kurylenko e un pessimo Gabriel Byrne, mentre sono abbastanza sprecati i giovani Cameron Monaghan della serie Shameless US e Sarah Hyland della Modern Family, così come Sami Gayle già vista nel film Detachment – Il distacco. A non funzionare proprio del tutto è invece l’altra protagonista principale, la bionda Lucy Fry, che dovrebbe essere la vampirona gnoccona di turno e invece appare parecchio scialba.

"Cannibal Kid è l'unico al mondo che non massacra del tutto il nostro film."
"E' proprio un bimbominkia!"
A questo punto, so già che avrete un’altra domanda e questa volta non riguarda più Damphir, Moroi, Strogoi o qualche altro diavolo di assurdo modo hipster in cui vogliono essere chiamati i succhiasangue al giorno d’oggi. La domanda che vi starete ponendo è: ma questo Vampire Academy un’occhiata la merita, si o no?
La risposta è no, se di filmetti sui vampiri non ne potete più. Questo non dice assolutamente niente di nuovo sul tema e non è certo un capolavoro imperdibile. Se poi cercate una pellicola dai risvolti anche solo vagamente horror, tenetevi alla larga. Questo è un teen fantasy, non un film dell’orrore.
La risposta è invece sì se cercate una pellicoletta adolescenziale scema di discreto intrattenimento. Rispetto a porcherie assolute come Shadowhunters, questo si fa guardare con discreto piacere e, grazie alla simpatia della protagonista, con il sorriso sulle labbra. E poi dai, avete già visto 3miliardi di film sui vampiri, volete perdervi proprio il 3miliardeunesimo?
(voto 5+/10)

giovedì 9 febbraio 2012

Millennium - Uomini che odiano le donne senza sopracciglia

"Cannibal, attento a quello che dici.."
Millennium - Uomini che odiano le donne
(USA 2011)
Titolo originale: The Girl with the Dragon Tattoo
Regia: David Fincher
Cast: Rooney Mara, Daniel Craig, Christopher Plummer, Stellan Skarsgard, Robin Wright, Joely Richardson, Steven Berkoff, Goran Visnjic, Yorick van Wageningen, Geraldine James
Genere: thrilla
Se ti piace guarda anche: Uomini che odiano le donne (Swedish version), Se7en, Let Me In

Durante la visione del film, mi sono sentito per tutto il tempo come Neo di Matrix.
No, purtroppo non quando impara il kung fu. E per fortuna (soffro di vertigini) nemmeno quando salta tra i grattacieli.
Ho avuto semplicemente un deja vu. O meglio: due ore e 40 minuti di deja vu.


"Trinity, sei vicina a un'uscita..."
Lo sapevo gia che dietro a una produzione come quella di Millennium c’era una sola motivazione principale.
L’arte?
Macchè arte, sto parlando dei soldi. Per quale altra ragione girare nella stessa Svezia la versione cinematografica di un best seller che già aveva avuto il suo primo adattamento svedese su grande schermo appena nel 2009?
Soldi, non c’è altra risposta. Gli americani non vanno a vedere i film sottotitolati, ma solo quelli in inglese. Da questo punto di vista, le cose sono andate benino, anche se il film non è che abbia poi fatto uno sfracelli di incassi.
Sotto altri punti di vista, Millennium è un film (quasi) del tutto inutile.

"Quante volte ti devo dire che non sono Trinity, anche se un po' le somiglio...
La pellicola del 2009 Uomini che odiano le donne era girata con una produzione più povera che non poteva contare sui mezzi hollywoodiani, però a differenza dei due meno riusciti seguiti La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta, era realizzata piuttosto bene, nonostante una regia non eccelsa. Alla fine riusciva a convincere grazie allo sguardo rapace della Noomi Rapace e alle sue atmosfere molto anni ’90, molto da thriller alla… David Fincher.
Se guardando la versione svedese del romanzo di Stieg Larsson l’impressione era quella di trovarsi dalle parti di Se7en, non stupisce certo che dietro alla macchina da presa per la versione high-budget made in USA si sieda proprio lui, fresco reduce da quel capolavoro dei nostri tempi che è The Social Network.
È questo che mi ha fregato, che mi ha creato aspettative per quella che già sapevo essere un’astuta operazione di marketing e basta. Speravo però che Fincher mi avrebbe saputo contraddire, che avrebbe trovato una chiave di volta nuova per rileggere questi Uomini che odiano le donne.
E invece, deja vu.

"E mo' adesso con sto tatuaggio chi mi scrittura più
per interpretare una Bridget o una Jennifer?"
Il film si lascia vedere. Magari è giusto un filino lungo: 2 ore e 40 minuti (!), roba che io se mi fossi trovato in sala montaggio avrei fatto un taglio bastardo giusto di quella mezzora abbondante di troppo. Millennium è un thriller molto basic (pure un po’ instinct, viste le scene di sesso) e molto ben congegnato, ma questo già si sapeva. È girato in maniera impeccabile, ma d’altra parte da David Fincher non ci si può mica aspettare una schifezza. La fotografia è splendida, le musiche non sono davvero niente male anche perché la firma è quella di Trent “Nine Inch Nails” Reznor e di Atticus Ross, già accoppiata da Oscar proprio per il lavoro sul precedente The Social Network. E Rooney Mara nei panni di Lisbeth Salander è una bomba, ma considerata l’immedesimazione totale con cui l’avevamo ammirata nelle foto promozionali non ci aspettavamo niente di meno.
E allora cosa c’è che non va?
Ah, già: quel senso di deja vu. Costante, opprimente, proprio non se ne vuole andare via, come questa ca**o di neve!

Rooney Mara compie una performance davvero notevole, a livello recitativo e ancor di più a un livello fisico. Non parlo solo dei piercing ai capezzoli, ma proprio dell’espressione da hacker-nerd-incazzata appiccicata sul suo volto. Eppure pure per lei scatta un senso di deja vu. Nei confronti di Noomi Rapace, l’interprete svedese, certo, ma non solo. La Rooney Mara nonostante il nome non mi rimanda a un incrocio tra Mickey Rooney e Mara Venier, bensì alla cantante con frangetta e senza sopracciglia (o sopracciglia decolorate che dir si voglia) Yo-Landi Vi$$er, cantante dei Die Antwoord, gruppo hip-hop electro sudafricano molto cool per cui sto in fissa al momento e che a loro volta mi ricordano un po’ i Prodigy.
(la prima volta che sentirete questa canzone magari direte: "Che schifo!", ma al terzo o quarto ascolto non potrete più vivere senza...)


"Oh, ke ce l'avete 'na pasta?"
A sua volta, lo stesso personaggio di Lisbeth Salander, l’hacker cyberpunk bisessuale, non è che rappresenti poi ‘sta novità assoluta, visto che fa molto personaggio uscito dritto sempre dagli anni ’90. E se le mie parole vi suonano anch’esse con un senso di deja vu è perché Chicken Broccoli sul suo blog ha rimarcato con decisione il concetto, da buon uomo che odia Lisbeth Salander.

Il resto del cast?
Daniel Craig a questo giro è più convincente del solito. Di solito è un attore che mi fa pena, vedi il recente Dream House in cui fa davvero cascare le braccia e pure qualcos’altro. Eppure qui la parte sembra fatta apposta per lui. Anche lui però mi ricorda qualcuno… l’attore svedese Michael Nyqvist che se me li mettessero vicini non saprei dire chi è chi. Monoespressivi come sono, uno vale l’altro.
E poi c’è Stellan Skarsgard nel ruolo che gli riesce meglio: quello del tipo inquietante, per l’occasione pure misogino e nazi cosa che, da fido attore vontrieriano, suona pure questa come un deja vu. O anche un cliché. A completare il quadro svedese altri attori che con la Svezia non c'entrano una cippa e già deja visti qua e là come il canadese Christopher Plummer, l'inglese Joely Richardson e il croato Goran Visnjic.

"Mark Zuckerberg, sono più nerd di tè. Tié!"
E poi ci sono le musiche. Le musiche sono ‘na figata. Però anch’esse, per chi è da praticamente da tutta la vita che si ascolta i Nine Inch Nails, non è che suonino proprio inedite e mai sentite. Certo, fa piacere ascoltarle all’interno di un film, ma allora il senso di deja vu, oltre che ai dischi della band di Trent Reznor, direttamente al già citato The Social Network, in cui tra l’altro erano decisamente molto più ispirate, mentre qui appaiono giusto come una copia sbiadita realizzata per commissione.
Quanto ai pezzi d’apertura e di chiusura del film, anche lì è tutto giocato sul senso di deja vu, o se preferite di deja senti, considerando come si tratti delle cover di Immigrant Song dei Led Zeppelin cantata da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs e di Is Your Love Strong Enough di Bryan Ferry, reinterpretata dagli How to Destroy Angels, che poi altri non sono che il gruppo messo insieme dallo stesso Trent insieme alla mogliettina Mariqueen Maandig e all’immancabile Atticus Ross. Compagno ormai così onnipresente di Trent che a questo punto credo lo filmi anche mentre fa sesso con Mariqueen.


"Vabbé, il film non viene osannato, ma almeno io ne esco bene.
Cannibal, per questa volta ti sei risparmiato un tatuaggio sulla pancia!"
Se la tensione in questo film è pressoché inesistente, sarà che racconta una storia ormai più nota della fiaba di Cappuccetto Rosso, le chicche del film allora quali sono?
Oltre a una Rooney Mara che per quanto dejavuosa offre comunque una prova mostruosa, c’è un momento divertente quando il misterioso (ma chi sarà mai?) killer suona l’odiosa “Sail Away” dell’odiosa Enya in un momento non a caso di tortura. Il meglio arriva però con il nerd che indossa la maglietta dei NIN, in un omaggio metatestuale a Trent Reznor. Roba da mandare in cortocircuito l’intero tessuto narrativo.
Come si chiede Anita Caprioli in Santa Maradona: “Quando in un film c'è il protagonista che va a vedere un film, il problema è: che cosa va a vedere? In Leon, Jean Réno, che fa Leon, va a vedere Cantando sotto la pioggia... e se in quel cinema davano, che so, I Visitatori, sempre con Jean Réno? Sarebbe stato possibile?”
Ecco, se il personaggio nerdoso di Millennium scoprisse che è il personaggio nerdoso che indossa una maglietta dei NIN nella colonna sonora di un film musicato da Trent Reznor, che cosa succederebbe? Probabilmente niente, perché è solo un personaggio minore che compare all’interno del film per circa 10 secondi. Oppure potrebbe diventare un serial killer e ispirare una nuova saga letteraria nordica da milioni e milioni di copie vendute…

"Ed eccolo il vero motivo per cui siete finiti in questo post:
i capezzoli di Rooney Mara. E poi non dite che non vi accontento..."
In tutti questi omaggi, citazioni e soprattutto deja vu, si respira quindi una fortissima aria anni Novanta. Potremmo quasi dire che è un omaggio revival di Fincher a quel decennio cui, con film simbolo come Se7en e Fight Club, è inevitabilmente legato. Però al di là di questo, Millennium (titolo deja vu tra l'altro di una serie tv anni '90) resta un thrillerone efficace quanto non necessario. Se anche non l’avessero realizzato, ci saremmo accontentati della versione svedese senza sentire la mancanza di una rilettura-molto-poco-riletta americana. Che tra l’altro fa di tutto per essere meno americana possibile.
L’intera operazione poi ricalca da vicino quanto fatto molto di recente da Let Me In, il remake yankee del 2010 di Lasciami entrare del 2008, anch’esso svedese e anch’esso tratto da un romanzo di successo. Un altro film impeccabilmente realizzato, ben girato, interpretato, fotografato e musicato, quanto inutile.

Millennium è comunque un film consigliato a chi non ha mai visto l’altra versione, o in alternativa ai super patiti della saga di Stieg Larsson. Per i fan di Fincher, invece, meglio sperare che il regista non realizzi i due eventuali sequel e ci regali qualcosa di nuovo e di possibilmente più originale. Qualcosa che non ci faccia stare per tutto il tempo come Neo di Matrix.
No, purtroppo non quando impara il kung fu. E per fortuna (soffro di vertigini) nemmeno quando salta tra i grattacieli.
Ho avuto semplicemente un deja vu. O meglio: due ore e 40 minuti di deja vu.

Avete avuto anche voi un deja vu?
È normale. L’avevo già scritto a inizio post.
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
Scusate: mi sono fatto contagiare dal film!
(voto 6/10)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com