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mercoledì 28 maggio 2014

POLIZIOTTO (E FILM) IN PROVA




Poliziotto in prova
(USA 2014)
Titolo originale: Ride Along
Regia: Tim Story
Sceneggiatura: Greg Coolidge, Jason Mantzoukas, Phil Hay, Matt Manfredi
Cast: Ice Cube, Kevin Hart, Tika Sumpter, John Leguizamo, Bryan Callen, Bruce McGill, Jay Pharoah, Angie Stone, Laurence Fishburne
Genere: buddy film
Se ti piace guarda anche: Arma letale, 48 ore, L’ultimo boy scout

L’altro giorno ho visto un gran bel film.
No, non era Poliziotto in prova. Era così, tanto per dire. Poliziotto in prova invece l’ho visto come film in prova. Ho iniziato a guardare i primi minuti e poi, se non era troppo una minchiatona, avrei deciso se andare avanti o meno.
La prima scena non è stata delle più incoraggianti e mi ha messo a dura prova. C’è infatti soprattutto una cosa che non sopporto in una pellicola.


No, non Tom Hanks!



No, nemmeno Angelina Jolie!



No, sbagliato ancora. Non mi riferisco neppure a Jennifer Lopez!

Sto parlando degli inseguimenti. Io odio gli inseguimenti. Salvo rare eccezioni (nel film The Town di Ben Affleck ad esempio ne ricordo uno notevole), sono la morte della creatività cinematografica. Più inseguimenti ci sono in un film e più so che lo sceneggiatore è una scarpa. Oppure non aveva voglia di lavorare. Quando uno sceneggiatore non sa come riempire tre o quattro pagine di script, ci mette dentro un bell’(bell’ si fa per dire) inseguimento e il problema è risolto. Può anche chiudere il foglio Word, smettere di lavorare e mettersi a giocare ai videogame, tanto sa che i produttori saranno contenti. I produttori adorano gli inseguimenti. Sanno che piacciono ai bambini e ciò che piace ai bambini fa stare zitti i bambini e ciò che fa stare zitti i bambini fa contenti i genitori, quindi al multisala sono tutti felici e contenti e i produttori possono contare i dollaroni incassati felici e contenti pure loro.

"Facciamo un bell'inseguimento?"
"Sì dai, così quel Cannibal Kid si incazza per bene!"

Tutto questo pippotto per dire che Poliziotto in prova inizia con un inseguimento, girato per altro malissimo dal modesto regista Tim Story, quello dei poco fantastici film sui Fantastici 4. D’altra parte una persona che decide di dare a Jessica Alba la parte della Donna Invisibile tanto a posto non può essere.
Sopravvissuto non so come al lungo scenone di inseguimento iniziale (che poi forse non era nemmeno così lungo, ma a me è sembrato durare un’eternità), un po’ come voi siete sopravvissuti a questa mia lunga e inutile intro, sono stoicamente andato avanti. Per fortuna poi il film migliora. Non che si potesse fare di peggio. Il post invece non so se migliora.

"Cannibal ha visto questo filmetto e non ancora il nuovo di Wes Anderson?"
"Ma è scemo?"
A questo punto entra in scena Kevin Hart, comico di colore che fa parte della cricca di Judd Apatow e che negli USA sta vivendo un momento di grande popolarità. Potrebbe essere l’erede di Eddie Murphy?
Nah, mi sa di no, però a suo modo riesce a risultare piuttosto simpatico, sarà per la sua bassa statura o per la sua facia da pirla o per queste due cose combinate insieme, e riesce a rendere gradevole la visione della pellicola. Per il resto, il film è la classica commedia action giocata su un’accoppiata di sbirri uno l’opposto dell’altro. Kevin Hart ha la parte della sprovveduta matricola che è appena stata accettata all’accademia di polizia, un tipo che ha più confidenza con le armi nei videogiochi che non quelle reali. Per il suo giorno di addestramento, un vero e proprio training day, si ritrova a fianco il Denzel Washington della situazione. Essendo una comedy americana commerciale, si tratta del classico duro dal cuore tenero. A interpretarlo c’è Ice Cube, uno che è meglio come rapper che come attore, su questo non ci sono dubbi. Nonostante la sua limitata espressività, il ruolo gli calza a pennello. In fondo lui è un duro passato dal gangsta-rap alle commedie per tutta la famiglia, quindi gli si addice alla perfezione la parte del poliziotto incazzoso che però allo stesso tempo è più umano di quanto vorrebbe far credere e tiene molto alla sua sorellina. La sua sorellina che è una bella sventolona (Fika Tika Sumpter già intravista in Gossip Girl) e che sta insieme proprio a Kevin Hart. Per la gioia del povero Ice Cube.

Da qui in poi, come potete facilmente immaginare, si sviluppano una serie di gag più o meno simpatiche che ci mostrano come i due sbirri poco a poco cominceranno ad avvicinarsi e a rispettarsi a vicenda. Il solito buddy film su un’amicizia tra uomini in stile Arma letale/48 ore e compagnia bella brutta, con una variante; questa volta non ci sono il poliziotto nero e il poliziotto bianco come di consueto, ma due sbirri tutt’e due di colore. Una versione all blacks di un buddy movie che in pratica è uguale a un buddy movie qualunque. Fondamentalmente, niente di più e niente di meno di questo. La trama poliziesca è scontatissima, ma la visione l'ho continuata grazie alle risate, o più che altro ai sorrisini, che Kevin Hart riesce qua e là a regalare. Il segreto del suo incredibile successo americano ($130 milioni a fronte di una spesa di “appena” $25) sta soprattutto nella simpatia del comico, che fa procedere bene quest’action comedy tradizionale ed è riuscito ad accompagnarmi fino ai titoli di coda di questa visione in prova. Anche perché – grazie a Dio – dopo la prima scena non ci sono altri odiosi inseguimenti. Non troppi, almeno.
(voto 5+/10)

mercoledì 2 ottobre 2013

KICK-ASS AND HIT-MEAN-GIRL




Kick-Ass 2
(USA, UK 2013)
Regia: Jeff Wadlow
Sceneggiatura: Jeff Wadlow
Basato sui fumetti: Kick-Ass 2 e Hit-Girl di Mark Millar e John Romita, Jr.
Cast: Aaron Taylor-Johnson, Chloe Grace Moretz, Christopher Mintz-Plasse, Jim Carrey, Clark Duke, Morris Chestnut, Claudia Lee, Lyndsy Fonseca, John Leguizamo, Sophie Wu, Donald Faison, Augustus Prew, Garrett M. Brown, Robert Emms, Lindy Booth, Ella Purnell, Daniel Kaluuya
Genere: sequel
Se ti piace guarda anche: Kick-Ass, Mean Girls, Scott Pilgrim vs. the World

Così come Kick-Ass 1 ha fatto il culo a quasi tutti gli altri film sui supereroi in circolazione, convincendo pubblico e critica, uomini e donne, grandi e piccini, Batman e Superman, questo Kick-Ass 2 è destinato a lasciare scontenti un po’ tutti:

- I fan della prima pellicola, che si ritroveranno di fronte a un film in tono minore e inevitabilmente privo dell’originalità del precedente capitolo.

- Quelli, pochi a dire la verità, a cui già non era piaciuto il primo e che qui figuriamoci se troveranno grandi soddisfazioni.


- I nerd fan dei fumetti di Mark Millar e John Romita, Jr., che quelli non sono mai contenti e che qui si lamenteranno per incongruenze e infedeltà con la versione comic.

- I superpatiti di pellicole sui supereroi, che qui storceranno il naso in più di una occasione, soprattutto nelle parti in cui Kick-Ass 2 mette su la maschera da film teen, in particolare per via del personaggio di Hit-Girl che vive il suo primo anno di liceo in maniera molto simile a quanto fatto da Lindsay Lohan in Mean Girls. La scena con la parodia della boyband in stile One Direction però è spassosa, anche se non sono sicuro si tratti di una parodia, visto che i ragazzetti della pellicola, gli Union J, esistono veramente e sono veramente i nuovi One Direction.



- I superpatiti di film molto teen, che gioiranno per le parti con Hit-Girl al liceo, ma che si annoieranno parecchio con i numerosi combattimenti, spettacolari per carità però alla lunga un po’ ripetitivi, che imperversano soprattutto nella parte finale.

- I fan di Jim Carrey, che si aspettavano un Jim Carrey in grado di fare la differenza e invece si devono accontentare di un Jim Carrey mascherato per tutto il tempo e quindi non in grado di esprimere la sua solita gommosa faccialità. Qual è il senso di avere Jim Carrey e poi usarlo così?
A questo punto tanto valeva resuscitare Nicolas Cage…
No, vabbé, adesso non esageriamo.

"La mia carriera sta colando a picco peggio di quella di Nic Cage? Sì, forse avete ragione..."

- Chi si aspettava qualcosa di un minimo anticonvenzionale e diverso dal solito, come faceva la prima pellicola bella cattivella. Qui, al di là di qualche battutina politically incorrect del cattivone Motherfucker e qualche scena cruenta, si seguono i sentieri del film buonista hollywoodiano tradizionale. Oltre che le regole tradizionali del consueto sequel di routine. Non c’è nessuna sorpresa. L’unica trovata carina e un minimo originale è quella di usare i fumetti al posto dei sottotitoli per i personaggi stranieri. Al di là di questo, siamo ben lontani dalle trovate delle altre pellicole supereroistiche più innovative come Scott Pilgrim vs. the World, Unbreakable, i Misfits dei vecchi tempi o appunto il primo Kick-Ass.

"Ma il Comic-Con non è finito già da un pezzo?"

- Chi come me aveva una voglia matta di parlare con toni entusiastici di questo film. Innanzitutto perché il primo mi era piaciuto parecchio e poi perché, in cambio di un pochino di promozione pubblicitaria, ho ricevuto una fichissima felpa hoodie che si trasforma nel costume di Kick-Ass e che potrebbe tornarmi utile il prossimo Halloween.

Lascerà allora con l’amaro in bocca tutti o quasi, questo Kick-Ass 2, ma una volta detto ciò, non si tratta certo di un film scandaloso. Kick-Ass 2 è una visione divertente, che scivola via senza problemi, senza però lasciare traccia alcuna. È il classico sequel inutile che non aggiunge niente all’originale. Considerando il suo non esaltante successo ai botteghini, il già annunciato terzo e ultimo capitolo della saga potrebbe anche non arrivare e forse sarebbe meglio così. C’è una scena in cui il protagonista Dave/Kick-Ass indossa una maglietta con su scritto: I hate reboots. Ecco, sono d’accordo, ma mi piacerebbe di più averne una con scritto un più generale: I hate sequels.
(voto 6/10)


sabato 25 maggio 2013

MOULIN ROUGE!, LA VERSIONE ITALIANA



Vi siete mai chiesti cosa accadrebbe se realizzassero un remake italiano di Moulin Rouge!?
Io sì.
Non l’avessi mai fatto.
Ecco a voi Mulino Rosso!

Al posto di “Because We Can”, il “Can Can” nella versione remix di Fatboy Slim…
Il ballo del Qua Qua di Romina Power (Gigi D’Agostino remix).



Al posto di “Lady Marmelade” cantata da Christina Aguilera, Pink, Mya e Lil Kim…
“Lady Marmelade” cantata da Anna Tatangelo, Laura Pausini, Giorgia e la “rapper” Baby K.

Al posto di “Children of the Revolution” dei T-Rex…
“Meno male che Silvio c’è” del Popolo della Libertà all-star.

Al posto di "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana...
"Spirito" dei Litfiba.

Al posto di “Material Girl” di Madonna…
“Siamo donne” di Jo Squillo e Sabrina Salerno.



Al posto di Nicole Kidman…
Ruby Rubacuori nella parte di Satine, una ragazza che si prostituisce per arrivare a ballare al prestigioso Chiambretti Night.

Al posto di Ewan McGregor…
Beppe Fiorello. Chi se no? In Italia, quando c’è una parte in cui bisogna saper cantare e recitare, la danno sempre a Beppe Fiorello. Peccato che non sappia cantare, figuriamoci recitare.

Al posto di John Leguizamo…
Morgan nei panni di Toulouse-Lautrec che canta “L’assenzio” dei Bluvertigo.

Al posto di Kylie Minogue…
Luciana Littizzetto nei panni della fatina dell’assenzio cagaminkia che parla con accento piemontese.

Al posto di “One Day I’ll Fly Away”…
“Volare” di Domenico Modugno. E qui ci va bene.
Peccato sia nella versione cantata da Beppe Fiorello. E qui ci va meno bene.

Al posto di “All You Need Is Love” dei Beatles…
“Vattene amore” di Amedeo Minghi & Mietta.

"Magari ti chiamerò: Trottolino amoroso e dudu dadadà."
"Sai cosa, Ewan? Mi sono improvvisamente ricordata di avere un impegno urgentissimo..."

Al posto di “I Will Always Love You” di Whitney Houston…
“Ti amo” di Umberto Tozzi.

Al posto di “Heroes” di David Bowie…
“Si può dare di più/senza essere eroi” di Morandi-Ruggeri-Tozzi.

Al posto di “Your Song” di Elton John…
"Questo piccolo grande amore" di Claudio Baglioni.

Al posto di “Like a Virgin” di Madonna…
“Far l’amore” di Raffaella Carrà (Bob Sinclar Remix), in mash-up con “Tanti auguri” sempre di Raffaella Carrà e “Rewind” di Vasco Rossi.

"Ma 'ndo stiamo? Ad Arcore?"
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
Com’è bello far l’amore da Trieste al Moulin Rouge
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
L'importante farlo sempre con chi hai voglia tu
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
La la la la la la la, fammi vedere
Ahaaah ahaaah a far l’amore comincia tu
La la la la la la la, fammi godere

Al posto di “El tango de Roxanne” di Sting…
“La tarantella di Laura non c’è” di Nek.

Al posto di “The Show Must Go On” dei Queen…
“Il più grande spettacolo dopo il Big Bang” di Jovanotti.

E al posto di “Nature Boy” di Nat King Cole…
“Vorrei avere il becco” di Povia.

Considerato il suo gusto per il kitsch, a Baz Luhrmann questo remake potrebbe non dispiacere nemmeno troppo.
Noi però forse è meglio se ci teniamo la sua versione.

Moulin Rouge!
(USA, Australia 2001)
Regia: Baz Luhrmann
Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Craig Pearce
Cast: Nicole Kidman, Ewan McGregor, John Leguizamo, Jim Broadbent, Kylie Minogue, David Wenham, Richard Roxburgh, Kiruna Stamell, Tara Morice
Genere: musical post-moderno
Se ti piace guarda anche: Across the Universe, Chicago, Romeo + Giulietta, Ballroom - Gara di ballo
(voto 8,5/10)

venerdì 24 maggio 2013

ROMEO + ULIEEEEEEETTA




Romeo + Giulietta
(USA 1996)
Titolo originale: Romeo + Juliet
Regia: Baz Luhrmann
Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Craig Pearce
Tratto dall’opera teatrale: Romeo e Giulietta di William Shakespeare
Cast: Leonardo DiCaprio, Claire Danes, John Leguizamo, Harold Perrineau, Paul Rudd, Miriam Margolyes, Pete Postlethwaite, Paul Sorvino, Jesse Bradford, Brian Dennehy, M. Emmet Walsh, Jamie Kennedy, Dash Mihok
Genere: romantico
Se ti piace guarda anche: Moulin Rouge!, 10 cose che odio di te

Nella bella Verona Beach, dove noi collochiam la nostra scena, Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann è stata una bella botta di bucio de culo per l’istruzione anglosassone.
Come render cool il Bardo per le nuove generazioni?
Impresa mica facile, possiam dire. Qui da noi per far diventar figo I promessi sposi, il massimo a cui potrebbe pensare il nostro ministero dell’istruzione sarebbe una versione riscritta da Moccia, ambientata a Roma anziché su quel ramo del lago di Como e con protagonisti Matteo Branciamore + Alessandra Mastronardi.
A William Shakespeare per fortuna è andata meglio. Grazie alla rilettura postmoderna, pulp, ultra-pop e allo stesso tempo fedele nei dialoghi al testo originale, il Bardo a metà anni ’90 era diventato lo sceneggiatore più popolare di Hollywood, se escludiamo Quentin Tarantino. Dopo il Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann, hanno cominciato a proliferare le revisioni in chiave moderna + postmoderna delle sue opere, come la piacevole teen comedy 10 cose che odio di te ispirata a La bisbetica domata, il trascurabile O come Otello o il non troppo riuscito Hamlet 2000.
Da lì in poi tutti a dire quanto Shakespeare fosse attuale, al passo coi tempi eccetera, e insomma nessuno lo mette in dubbio, bravo Shakespeare, bravo, clap clap. Grande parte del merito è però di Baz Luhrmann, capace di svecchiare le ambientazioni classiche e l’impostazione teatrale con cui erano state fino a quel momento portate nei cinema, in tv e a teatro le sue opere, per proporre il celebre drammone romantico Romeo + Juliet in una confezione nuova. Una confezione sfavillante + scintillante.

"Baci come un Dio."
"E tu come fai a saperlo?"
"Cosa credi vada a fare tutte le domeniche, in chiesa?"
Come appare, rivisto oggi, codesto Romeo + Giulietta?
È ancora moderno. Postmoderno. Un film postmoderno d’altra parte può apparire antico o postantico? Una storia del genere, poi, potrà mai invecchiare?
Romeo + Giulietta, a oltre 400 anni dalla sua composizione, ancora oggi non è una storia d’amore, è LA storia d’amore. Perché? Cosa la rende così eterna? Forse il fatto che ogni volta che la vediamo rappresentata, ogni singola volta, speriamo che il destino dei due sfortunati protagonisti cambi. Anche se sappiamo già come andrà a finire, anche se la tragica conclusione ci viene ricordata fin dall’inizio, ogni singola volta speriamo che il finale sia differente. Speriamo che il messaggio del prete arrivi a destinazione a Romeo. Ma vi volete muovere, maledette Poste Italiane?
E allo stesso tempo speriamo che quella stordita di Giulietta si ridesti dal suo sonno di bellezza un secondo prima, in modo da fermare Romeo in tempo, impedirgli di bersi il veleno e spararsi al suo posto uno shottino rhum + pera. Invece ogni volta va a finire così, come già sapevamo, come già sappiamo ma non vogliamo rassegnarci ad accettar simil sciagurato destino. E lo guardiamo un’altra volta ancora e ci crediamo, ci crediamo sempre che la fine possa cambiare, che ci possa essere un happy ending per quanto odiamo gli happy ending. Però niente cambia. Ogni volta fa male come la prima ed è questo il potere delle grandi storie. Emozionare sempre e per sempre, anche se cambia il contesto, l’epoca, il modo di rappresentazione.

"Cannibal, smettila di insultare il mio amico James Cameron!"
Come ha rappresentato codesto dramma il regista australiano?
Baz Luhrmann ha girato semplicemente il migliore Romeo + Giulietta che potesse essere fatto negli anni Novanta. Ha incasellato ogni pezzo al posto giusto. Per prima cosa, un cast perfetto. Leonardo DiCaprio appare sulle note di “Talk Show Host” dei Radiohead ed entra nella leggenda cinematografica, prima ancora di salire a bordo del Titanic capitanato dallo Schettino del cinema, James Cameron. Claire Danes è bella ma non troppo, teatrale ma non troppo, shakespeariana ma non troppo, in pratica è troppo giusta per la parte. Poi c’è un grande John Leguizamo con quella faccia da cattivo Tebaldo, Miriam Margolyes che fa morir dal ridere quando urla “ULIEEEEEEEETA” e quindi uno strepitoso Harold Perrineau nei panni di un Mercuzio trans scatenato sulle note gaie di “Young Hearts Run Free”.
E qui veniamo all’altra nota lieta del film, la colonna sonora. Una delle soundtrack più ganze - mi si conceda il termine postmoderno o forse semplicemente superato - mai concepite dall’umanità, con dentro chicche di ultra romanticismo anni Novanta di Cardigans (con il tormentone “Lovefool”), Garbage, Craig Armstrong, etc., con un tocco epicità classica fornito da Mozart, Orff e Wagner, e l’aggiunta della canzone forse più bella mai sentita su dei titoli di coda cinematografici: “Exit Music (For a Film)”, composta appositamente dai Radiohead per la pellicola e poi giustamente riproposta anche sul capolavoro Ok Computer.
Evitabile giusto quella lagna di “Kissing You” di Des’ree, promosso con grande generosità a tema d’amore della pellicola, onore che per quanto mi riguarda sarebbe dovuto toccare all’irresistibile “You and Me Song” degli svedesi Wannadies.



"Grande Baz! Stilosissimo Baz! Le camicie fiorate però erano proprio necessarie?"
Arruolato un gran cast e scelta una selezione musicale adeguata, mica l’ha risolta tutta qui, la faccenda. Il Baz nostro gira il tutto utilizzando uno stile a tratti videoclipparo, ma che sa rallentare all’occorrenza, come nel drammatico finale. Quindi ci piazza pure zoommate spaghetti western alla Sergio Leone, inserisce sane dosi di violenza spettacolarizzata alla Tarantino, tiene insieme l'insieme con un montaggio clamoroso e fa esprimere i personaggi attraverso l’epicità fuori dal tempo dei dialoghi shakespeariani. Raccontato così potrebbe sembrare un calderone schizzato di ingredienti messi insieme a caso, in realtà tutto funziona per magia, quasi come se Shakespeare nel 1500 l’avesse concepito per essere rappresentato così e solo così.

Si può accusare Baz Luhrmann di non essere realista. Nemmeno Quentin Tarantino lo è. Ci sono cose che per loro funzionano diversamente. Nel mondo tarantinato ad esempio la vendetta si abbatte feroce sugli Hitler e sugli schiavisti (sorry, DiCaprio) di turno. Nel mondo di Baz Luhrmann, invece, i bambini del coro della chiesa cantano “When Doves Cry” di Prince o “Everybody’s Free” di Rozalla, il passato si mixa col presente, tutti i personaggi sono sopra le righe e l’amore è il valore assoluto. Quello mostrato dai suoi film non è il mondo reale. È il suo mondo. È il magico mondo del Cinema.
Ed ora andiamo via da questo blog, per ragionare ancora tra di noi di tutti questi tristi accadimenti. Per essi, alcuni avranno il mio perdono, altri la loro giusta punizione; ché mai post fu più doloroso di questo di Giulietta e del suo Romeo.
(voto 9/10)



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