Cast: John Lithgow, Alfred Molina, Marisa Tomei, Charlie Tahan, Cheyenne Jackson, Christina Kirk, Eric Tabach
Genere: strano
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Ve lo ricordate Stranamore?
Io non me ne perdevo una puntata. All'epoca in cui andava forte, che faceva tipo 10 milioni di spettatori o qualcosa del genere, ero un bambinetto e lo guardavo insieme ai miei genitori. Allora non sapevo nemmeno che la sigla fosse un pezzo dei Beatles. Pensavo fosse un jingle realizzato apposta per il programma. Che volete? Avevo 12 anni o giù di lì. Nel corso del programma c'era spazio per storie d'amore di tutti i tipi, ma non credo abbiano mai parlato di una relazione gay. Non nelle prime storiche stagioni. D'altra parte Alberto Castagna, pace all'anima sua, era abbastanza un bigottone. Nelle stagioni più recenti, quelle con la Folliero, magari l'argomento è stato trattato e in tal caso i protagonisti di Love Is Strange avrebbero potuto contattare il programma per farsi aiutare.
Ma no, di quelle frega giusto ai diretti interessati. Le elezioni in questione sono nientepopodimeno che le presidenziali americane. Oh yes.
Democratici contro Repubblicani.
Barack Obama contro Mitt Romney.
Il Bene contro il Male.
Non sarà stato il salvatore della patria o del mondo intero, però Obama ha rappresentato un netto passo in avanti rispetto alla disastrosa amministrazione dell'American Idiot Bush, ha portato a casa una storica riforma sanitaria che Romney non vede l’ora di cancellare e insomma, sapete già da che parte sto io. La stessa parte della girlLena Dunham.
La politica però è un argomento noioso e quindi evitiamo di addentrarci troppo in queste questioni. E allora parliamo di cinema. Se sabato abbiamo discusso di Game Change, sulla corsa alle passate elezioni di Obama contro McCain e Sarah Palin, spazio oggi a una campagna comedy (almeno nelle intenzioni degli autori), con un altro film firmato sempre da Jay Roach.
"Cannibal, da quando collabori con Mr. Ford le visite al tuo blog sono crollate!"
Candidato a sorpresa
(USA 2012)
Titolo originale: The Campaign
Regia: Jay Roach
Cast: Will Ferrell, Zach Galifianakis, Jason Sudeikis, Dylan McDermott, Sarah Baker, Katherine LaNasa, Dan Aykroyd, John Lithgow, Brian Cox, Karen Maruyama, Grant Goodman, Kya Haywood, Josh Lawson
Genere: satira politica
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Nonostante il titolo, non è che ci siano grosse sorprese, in questo Candidato a sorpresa.
Si tratta di una commedia che scorre via piacevole e regala anche qualche sorriso. Non è che ci si rotoli per terra dalle risate, però qualche frecciata fa centro. Se la parte comedy non funziona alla grandissima, però si salva ancora, a convincere meno è la parte politica.
Fare satira politica l’è ‘na bruta bestia. Non è facile, per niente. Qui da noi, era facile quando c’era Berlusconi al centro dell’arena. Con l’austerità del governo Monti, anche la nostra satira è entrata in crisi, in epoca di recessione. Facile ironizzare sulle mille (dis)avventure del Berluska, meno trovare spunti sugli altri. Anche perché il governo Monti è fatto di tecnici, nemmeno di politici, quindi come si fa a fare satira politica su dei tecnici?
Quando la satira è approdata al cinema, poi, abbiamo avuto di recente risultati disastrosi. Tanto per dire un film qualunque, dico solo l’inguardabile Qualunquemente di Antonio Albanese.
"Con questa foto puntiamo a conquistare il pubblico di cinofili.
Dite che Pensieri Cannibali è un blog per cinefili? Sicuri sicuri?"
Per quanto riguarda la satira americana, qui entriamo in un territorio locale minato le cui dinamiche non sono del tutto comprensibili a uno sguardo “straniero”. La serie comedy della HBO Veep, incentrata sulla vita di un’immaginaria vice presidentessa degli Stati Uniti stile Sarah Palin, ad esempio, subito subito non risulta molto divertente. Una volta che si è entrati nei suoi meccanismi, però, comincia a far davvero ridere.
Con questo film le risate fornite da Will Ferrell e Zach Galifianakis sono invece poche dall'inizio alla fine, ma a non convincere è soprattutto una certa timidezza della pellicola nel voler davvero pigiare sull’acceleratore del politically incorrect. Una cosa capitata di recente anche al comunque più riuscito Il dittatore con Sacha Baron Cohen: entrambi i film partono bene, sembrano davvero intenzionati ad attaccare il sistema politico americano e poi alla fine si tirano indietro e non danno il colpo di grazia.
Candidato a sorpresa purtroppo non sorprende. È una visione piacevole e carina, ma un film di satira politica, di vera satira politica, non può e non deve essere piacevole e carino. Deve essere scomodo, urtante e urticante. Come sapeva essere Daniele Luttazzi nei suoi interventi migliori. Quando gli permettevano di andare in tv, almeno.
Un aspetto comunque interessante del film è che in questa campagna non c’è un buono e un cattivo. Se ci si poteva aspettare un candidato democratico integro e dai forti valori morali contrapposto al solito repubblicano malefico. Le cose non sono così. Anzi, è quasi il contrario.
"Ma secondo te Renzi batterà Berlusconi alle primarie del PDL?"
"Guarda che il primo è in quelle del PD e il secondo non si candida più."
"Certo, certo..."
Will Ferrell è il candidato democratico senza scrupoli che farebbe di tutto per vincere, campagne contro l’avversario costruite su menzogne comprese: ad esempio, accusa il povero Galifianakis di essere in combutta con al-Qaeda, mossa che qualche repubblicano aveva cercato di fare nella passata campagna elettorale contro Obama. La caratteristica principale del democratico Will Ferrell è però la sua passione per le donne e il sesso, che lo portano a essere una versione estrema di Bill Clinton, o anche una versione soft di Silvio Berlusconi.
All’altro angolo del ring, in questa campagna elettorale per conquistare un posto nel governo americano, troviamo l’improbabile repubblicano Zach Galifianakis, un tipo ingenuo e bonaccione piazzato in maniera strategica da due miliardari senza scrupoli interpretati da Dan “Ghostbuster” Aykroyd e John “Trinity” Lithgow. Ma man mano che la campagna entrerà nel vivo, anche Galifianakis scoprirà il suo lato oscuro…
Tra i due, non c’è quindi un buono in senso assoluto. Perché nella politica reale, un buono in senso assoluto è davvero difficile da trovare. Peccato che nel film alla fine non ci sia nemmeno un cattivo in senso assoluto e quindi la critica al sistema mossa dalla pellicola risulta essere un bagno nell’acqua di rose.
Per concludere questo dibattito più cinematografico che politico, Candidato a sorpresa è un film carino. Peccato solo che Hello Kitty o i Barbapapà possono essere carini. La satira politica deve essere spietata.
Dopo aver visto il trailer del remake di Footloose ho pensato: cazzo, ma non ho mai visto Footloose originale. E così, nonostante il trailer della nuova versione sia tutt’altro che eccezionale e nonostante il fatto che qualunque altra persona normale a un pensiero del genere sarebbe comunque andata tranquillamente avanti con la sua vita, ho deciso di riscoprirmi la pellicola mitica degli anni ’80. Scoprendo che non è poi così mitica. Ma sono sicuro che il remake riuscirà a fare di peggio…
Da notare le narici dilatate: poteva girare questo film non strafatto?
Footloose
(USA 1984)
Regia: Herbert Ross
Cast: Kevin Bacon, Lori Singer, John Lithgow, Dianne Wiest, Chris Penn, Sarah Jessica Parker
Genere: danzereccio
Se ti piace guarda anche: Dirty Dancing, Flashdance, Save the last dance, La febbre del sabato sera
Da dove è partito il filone dei film sul mondo della danza? Tutto ha origine, almeno credo, con la nascita del fenomeno della Disco music e con la pellicola, quella sì davvero mitica, La febbre del sabato sera con uno scatenato John Travolta. Poi è stata la volta degli anni Ottanta con il successo di Fame (il vero padrino di Amici di Maria de Filippi, grazie davvero tante!), Flashdance, Footloose e Dirty Dancing e dopo un periodo (per fortuna?) senza grossi film di questo genere, il ballo bello sballo è tornato a a conquistare i botteghini, questa volta declinato in salsa hip-hop con il carino Save the last dance, che ha però il grosso difetto di aver generato tutta una serie di “mostri” come Step Up, Stomp the yard, Honey (di cui è in arrivo il sequel e pure senza Jessica Alba!), etcetera etcetera.
Naturalmente Il cigno nero, per quanto sempre ambientato nel mondo della danza, lo considero tutta un’altra musica…
Si sono drogati tutti durante le riprese? Certo che sì!
Ma adesso concentriamoci su questo Footloose, una pellicola guardabile, girata con divertente stile very 80s, quanto allo stesso tempo a tratti inevitabilmente e involontariamente ridicola quando non addirittura trash.
La storia è quella di un ragazzo fico (almeno fino a che non perde ogni dignità ballando come un cretino) interpretato da Kevin Bacon che si trasferisce da Chicago in una piccola merdosissima cittadina nel cuore degli Stati Uniti, un posto dimenticato da Dio ma purtroppo non dimenticato dai fanatici di Dio; a seguito di un incidente d’auto in cui due ragazzi hanno perso la vita per colpa dell’accoppiata micidiale alcool + sesso, il reverendo locale ha deciso di bandire qualsiasi cosa possa incoraggiare i giovani a bere e fornicare, in primis musica e ballo. Insomma: niente radio e bandita persino Radio Maria!
A casa mia questo si chiama karate, non ballare...
Il povero Kevin McBacon si trova quindi catapultato così dallo sballo di una grande città a un luogo di timorati bacchettoni. Dite che gli va bene così? No, certo che non ci sta e così viene posseduto dallo spiritello porcello della danza e balla, balla come un tarantolato, in una scena cult del film che è davvero ridicola. Mai visto danzare uno in maniera così fuori di testa, nemmeno la tipa di Kynodontas! Balla che ti passa… sì, la dignità.
(anzi no, mi correggo: sabato sera alla notte bianca della mia città ho visto uno che ballava ancora più spiritato!)
Grazie alle sue doti da grande ballerino (?!?), Kevin Bacon alias Kenny Loggins riesce a conquistare la ragazza zoccola della scuola, che non a caso è anche la figlia rebel rebel del reverendo.
Se il film si pone quindi l’obiettivo di raccontare la sana ribellione contro uno stupido divieto musicale, in realtà il bigottismo viene in parte giustificato, visto che uno dei due ragazzi morti nell’incidente stradale era il figlio dello stesso reverendo che a causa della sua perdita ha iniziato la lotta contro le streghe danzerecce. Nella parte del reverendo stile Settimo Cielo troviamo un grande e come sempre inquietante John Lithgow, qui in un ruolo più spaventoso persino del Trinity di Dexter! E in un ruolo (per fortuna) minore c’è pure una giovane ma già inguardabile Sarah Cessica Parker, futura Carrie naso di Satana in Sex and the City.
Ma questo è un horror, altroché film sulla danza!
Cosa è dovuto allora il successo di un film che affronta una tematica sulla carta forte e sempre interessante, come la lotta tra generazioni e contro i pregiudizi, ma che alla fine annacqua tutte le buone intenzioni in un cattivo buonismo?
Credo che il motivo principale sia il pezzo che dà il titolo al film: uno dei più paraculi e allo stesso tempo irresistibili motivetti mai composti da mente umana, una canzone dalla forza quasi satanica e in cui quindi il reverendo forse non fa poi così male a vederci dentro il Male assoluto…
Cast: Michael C. Hall, Jennifer Carpenter, Julie Benz, David Zayas, Lauren Vélez, James Remar, Desmond Harrington, C.S. Lee, Keith Carradine, Jimmy Smits, John Lithgow, Courtney Ford, Jaime Murray, Christian Camargo, Mark Pellegrino, Christina Robinso, Julia Stiles
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Chi l’avrebbe detto che anche i serial-killer, come il buon vino, migliorano invecchiando?
Dexter Morgan, per chi non lo sapesse, lavora nella squadra omicidi di Miami, ha una fidanzata, un rapporto splendido con la sorella poliziotto, una vita del tutto normale. A parte il fatto che è una specie di serial-killer buono. Buono nel senso che ha una specie di “codice” personale, ereditato dal padre poliziotto ora defunto (ma che rivede attraverso visioni), e quindi uccide solo persone che secondo lui meritano la morte (assassini, stupratori, maniaci), come fosse una specie di eroe vendicatore senza super poteri e (quasi) senza umanità.
(a seconda delle stagioni che avete visto: ATTENZIONE SPOILER)
La prima stagione della serie è valida, soprattutto per la storia del killer del camion frigo e del rapporto malato con il fratello altrettanto fuori di testa, però Dexter sembra ancora un American Psycho alla Patrick Bateman in cerca della sua vera identità. Gli episodi sono poi troppo divisi in singoli casi, quasi si trattasse di un crime alla CSI, visto che gli autori della serie non si sono ancora resi conto che la cosa interessante non sono tanto gli omicidi presentati, ma l’uomo che si cela dietro di essi.
(voto 7,5)
La stagione 2 allora si concentra maggiormente su Dexter-l’uomo, ma prende una non troppo originale piega alla Fight Club. Dex infatti si mette a seguire degli incontri per narcotici anonimi, con il piccolo dettaglio che la dipendenza contro cui trova a combattere non è la droga, né l’alcool, bensì la voglia di uccidere. Qui conosce una tipa pure lei con qualche disordine mentale, la caliente Lila, con cui comincia una relazione sessuale. Ma Dexter nelle vesti di sex machine non è molto credibile e la stagione prende una piega confusa.
(voto 6,5)
E allora solo dalla terza stagione che Dexter diventa secondo me davvero una grande, grandiosa serie. Il protagonista si trova infatti da qui sempre più diviso tra una vita-copertura normale, con tanto di fidanzamento che si fa serio e addirittura un matrimonio bambino in vista. Ma sarà pronto per mettere la testa a posto e dedicarsi alla famiglia? Dex si fa anche il suo primo vero amico, Miguel Prado, un procuratore distrettuale che pure lui rivelerà un lato omicida non da poco e porterà i due allo scontro.
(voto 8)
Ma Miguel Prado non è niente rispetto a quello che lo aspetta con la quarta stagione. Mentre Dex è ormai un perfetto desperate househusband con tanto di villetta nei suburbi, a Miami infatti sbarca Trinity, il più longevo serial killer figlio di puttana a piede libero nella storia degli Stati Uniti, interpretato da un John Lithgow oltre ogni ragionevole soglia dell’inquietante. Tutti gli danno la caccia, ma solo Dex, con il suo fiuto da assassino, scopre la sua vera identità. E decide di farselo amico. Tra i due inizia un rapporto ambiguo e malato, da cui Dex non riesce a prendere totalmente le distanze. Gli autori della serie questa volta decidono di non tirare il freno a mano, spingono la tensione a livelli altissimi in ogni puntata e portando la storia fino alle estreme conseguenze, con un finale di stagione tra i più shock e sconvolgenti nella storia della tv.
(voto 8,5)
La stagione 5, appena arrivata negli Stati Uniti, è iniziata come meglio non potrebbe, con il poco umano Dex che si trova ad avere a che fare con i più umani tra i sentimenti: la perdita e il senso di colpa. Il primo episodio resta congelato in una dimensione sospesa che ricorda la magnifica puntata di Buffy il giorno che ritrova sua madre morta. Davvero notevole la scena in cui Dex (interpretato da un Michael C. Hall ormai diventato un tutt’uno col suo personaggio) annuncia la morte di Rita ai suoi figli con in testa le orecchie da Topolino.
Dex is back e la nuova season promette quindi scintille, con un sacco di new-entries nel cast a partire da Julia Stiles. Dopo Save the last dance, sarà lei che riuscirà a salvare the last killer?
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