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venerdì 28 giugno 2013

DISEDUCAZIONE SIBERIANA


Educazione siberiana
(Italia 2013)
Regia: Gabriele Salvatores
Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Gabriele Salvatores
Tratto dal romanzo: Educazione siberiana di Nicolai Lilin
Cast: Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, John Malkovich, Eleanor Tomlinson, Jonas Trukanas, Vitalij Porchnev, Peter Stormare
Genere: racconto di formazione
Se ti piace guarda anche: C’era una volta in America, Romanzo criminale, La promessa dell’assassino

Chi sa, fa. Chi non sa far niente, insegna. Chi non sa insegnare, insegna educazione fisica. E chi non sa insegnare manco educazione fisica, insegna l’educazione siberiana. In questo caso John Malkovich, il nonno del protagonista del film di oggi.
La recensione è iniziata da appena un paio di righe e io non voglio fare subito il pignolino, ma qualcuno mi spiega perché John Malkovich è considerato un grande attore? Mistero, come direbbe Enrico Ruggeri con la sua vouce fastidiousa.
È dai tempi di Essere John Malkovich, in cui peraltro interpretava se stesso - che fatica! -, che non fa un film decente e anche prima non è che abbia avuto tutti ‘sti ruoli memorabili o girato chissà quali enormi capolavori. Senza offesa, o forse un po’ sì, ma John Malkovich poi ha pure la faccia da scemo come pochi. Oltre a delle orecchie enormi.


Essere John Malkovich?
No, grazie.

Ho attaccato John Malkovich e ora per par condicio attacco me stesso.
Chi non sa fare cinema, fa il critico. Chi non sa fare il critico, mette su un blog di cinema, come me.
Contenti adesso, fans di John Malkovich?

"Cannibal ce l'ha con me solo perché non prego il suo Dio: Kanye West."
E dopo aver attaccato John Malkovich e me stesso, passo ora a prendermela anche con Educazione siberiana. Nessuna pietà per niente e nessuno, oggi.
Educazione siberiana è la versione brutta di un bel film. Tratto dal romanzo omonimo di Nicolai Lilin che pare abbia avuto un discreto successo ma che non ho letto e che, dopo aver visto l’adattamento cinematografico, manco m’è venuta la minima voglia di recuperare, Educazione siberiana è la classica storia di formazione. Allo stesso tempo è anche una vicenda criminale. In pratica, si tratta di una formazione criminale.
In Moldavia, il bimbominkia Kolyma è cresciuto insieme all’amichetto Gagarin dal nonno John Malkovich, che insegna loro i precetti base della comunità criminale siberiana. Secondo la sua particolare visione del mondo, i soldi non vanno mai tenuti in casa. Roba che se passa uno da te e ti regala un milione di euro (fatto che potrebbe realmente capitare) tu devi dire: “I soldi? No, bleah, che schifo. Vade retro Satana.” I soldi sono banditi, ma non la violenza. In pratica è su queste basi, e su qualche altra cacchiata che ora non ricordo, che si fonda l’educazione siberiana.
Bella, eh? Vi è venuta una gran voglia di iscrivervi subito a un corso di educazione siberiana dance, vero?

"Ma tu hai capito cos'è, 'sta educazione siberiana?"
"Macché, io da quella materia e da religione mi sono fatto esonerare..."
La vicenda del film ci viene presentata su due piani temporali. In uno, Kolyma è ormai cresciuto ed è diventato un soldato, nonostante ciò sia contrario ai comandamenti siberiani. Nell'altro, attraverso una serie di flashback, andiamo inoltre a rivivere il passato da bambino prima e ragazzetto poi del protagonista e dei suoi amici. Chi sono, questi amici?
Gagarin è un po’ la mela marcia della band e, da bravo giovane delinquentello qual è, finisce dritto per dritto in galera. Non importa sia solo un bambino. In Moldavia si scherza mica. Vai in galera subito. Non devi aspettare l’appello, in controappello, il via libera del Parlamento…
Gli altri due della baby-gang sono Vitalic (Vitalij Porshnev), quello un po’ indie-nerd con gli occhiali che sembra uscito da un film di Wes Anderson, e Mel (Jonas Trukanas), quello grassottello che sembra uscito da Animal House e che, in teoria, dovrebbe essere il simpa della cumpa. Due personaggi potenzialmente interessanti che invece rimangono sullo sfondo, senza ritagliarsi grossi momenti memorabili, se non una tragedia che riguarda uno dei due. Chissà chi?
Peccato, perché i giovani siberiani avrebbero potuto formare un quartetto di amiconi come gli hobbit de Il signore degli anelli. È anche qua che sta la differenza tra il cinemino italiano attuale e i filmazzi americani. Per quanto stereotipati e ripetitivi possano essere pure questi ultimi, di solito c’è una buona costruzione dei personaggi secondari. Fosse stato un film americano, Vitalic e Mel sarebbero probabilmente diventati degli idoli. Ma vabbè, l’importante è che almeno i personaggi principali siano costruiti al meglio, giusto?

Giusto, solo che sono proprio loro ad essere i problemi principali del film. Il protagonista non suscita il minimo di simpatia, né empatia. Perché dovrebbe fregarcene qualcosa di lui? È un personaggio del tutto anonimo, che non ci viene mai mostrato davvero da vicino. Capisco la tipica freddezza dei russi, ma davvero è impossibile affezionarsi a un protagonista del genere. Non aiuta di certo l’interpretazione dell’esordiente lituano Arnas Fedaravicius. Raramente ho visto un attore più inespressivo, action heroes degli anni ’80 esclusi. Va un po’ meglio con l’amico del protagonista, Gagarin (Vilius Tumalavicius), personaggio cattivello che però pure lui non viene sviluppato a dovere.
In mezzo ai due protagonisti, come al solito, ci si mette una donna. Ed è una donna particolare. Una un po’, come dire? In maniera politically incorrect potremmo definirla una “ritardata” mentre nel film viene definita in modo molto politically correct una “voluta da Dio”. Un personaggio singolare che potrebbe dare un tocco di originalità alla pellicola e invece no. A completare un cast pessimo, ma d’altra parte cos’aspettarsi da un regista che come attore feticcio ha Diego Abatantuono?, c’è la nota più negativa: Eleanor Tomlinson, già impalpabile presenza de Il cacciatore di giganti, che nei panni della tipa “voluta da Dio” offre una delle peggiori interpretazioni femminili dai tempi di Keira Knightley in A Dangerous Method.

"Ma come? Fai tanto il duro e poi vuoi che ti tatui il volto angelico di Justin Bieber?"
A proposito del cinema di David Cronenberg, Gabriele Salvatores ha voluto girare un po’ il suo La promessa dell’assassino, così come evoca vagamente anche City of God, Romanzo criminale e I guerrieri della notte. Anche se il riferimento principale del regista italiano sembra essere un altro, molto poco impegnativo: C’era una volta in America di Sergio Leone. In teoria, nelle sue intenzioni è una specie di C’era una volta in Siberia. In pratica, è una copia sbiadita girata a tratti con stile da videoclip anni ’90, perché fa figo, a tratti con stile più classicheggiante. Indeciso su quale direzione prendere, Salvatores ci infila dentro pure la splendida “Absolute Beginners” di David Bowie, in quella che (teoricamente) dovrebbe essere una delle scene emotivamente più forti della pellicola. Ma una bella canzone non basta per fare una bella sequenza, né tanto meno un bel film.
Il risultato finale è una pellicola che non riesce minimamente a lasciare il segno. Laddove probabilmente il romanzo riusciva a far avvicinare il lettore all’esperienza della vita in queste gang criminali post-URSS, provata in prima persona dall’autore Nicolai Lilin, l’adattamento di Salvatores appare del tutto distaccato e non coinvolge. Va bene la freddezza, ma qua tira proprio un gelo siberiano.
(voto 5/10)



venerdì 7 giugno 2013

WARM BODIES, L'ALBA DEI BIMBIMINKIA VIVENTI




Warm Bodies
(USA 2013)
Regia: Jonathan Levine
Sceneggiatura: Jonathan Levine
Tratto dal romanzo: Warm Bodies di Isaac Marion
Cast: Nicholas Hoult, Teresa Palmer, John Malkovich, Rob Corddry, Analeigh Tipton, Dave Franco, Cory Hardrict
Genere: zombie sentimentali
Se ti piace guarda anche: In the Flesh, Benvenuti a Zombieland, Chronicle, Beautiful Creatures



Prima di tramutarsi in uno zombie, da umano Nicholas Hoult era noto per essere stato il bambino dell’ottimo About a Boy (film tratto da un romanzo di Nick Hornby che presto diventerà anche una serie tv, for your information).
"Ciao bambini!"

Qualche anno più tardi, è ritornato in vita (artistica) tra i protagonisti della grandiosa serie inglese Skins, nelle prime due stagioni, le migliori, dove vestiva i panni del bello stronzo Tony Stonem.

"Ciao zoccole!"

Ma soprattutto, Nicholas Hoult da umano era noto per essersi sbattuto Jennifer Lawrence.

"Ciao Jennifer Lawrence!"

Poi lei l’ha mollato e lui è diventato uno straccio o, più propriamente, è diventato uno zombie. Reazione normale a una rottura con Jennifer Lawrence.
È così che lo ritroviamo in questo Warm Bodies. Un giovane zombie bimbominkia. Uno zombie con una coscienza, consapevole della sua zombietudine. Cosa che provoca un sacco di risate, in una prima parte del film davvero ironica e frizzante. Se la pellicola procedesse così per tutta la durata, ci troveremmo di fronte a un nuovo zombie cult movie spassoso come Benvenuti a Zombieland o L’alba dei morti dementi. Così non è, perché il film, dopo una partenza a razzo, si adagia su una camminata lenta, più in stile zombie.

"Teresa, lo sapevi che io prima stavo con Jennifer Lawrence?"
"Sì, certo. Come no?"
La seconda parte del film frena inoltre sui ritmi blandi da pellicola romanticosa e dudu dadadà. Da tipico boy meets girl movie. Magari non proprio tipico tipico, visto che qui ci troviamo di fronte a uno zombie meets girl movie, ma la sostanza non cambia molto. I due protagonisti all’inizio sembrano parecchio differenti, sarà perché lui è morto mentre lei è viva, ed è pure una gran bella sventola:  Teresa Palmer, che già faceva battere forte il cuoricino ai protagonisti di Take Me Home Tonight e L’apprendista stregone, così come i nostri. Questa volta Teresa ha vita un po’ più dura, a provare a far battere il cuore a un morto vivente, ma ci riesce pure in questo caso. Mai sottovalutare il potere della gnocca. Poco a poco, i due naturalmente finiranno per avvicinarsi l’uno all’altra. In questo aspetto, lo zombie meets girl movie non è molto differente dal classico boy meets girl, ve l’ho detto.

Fino a qui tutto bene. Warm Bodies si presenta come una fiaba dark, quasi una versione zombie di Pinocchio, con un pizzico di Romeo + Giulietta che non guasta. Romanticismo e umanità, non proprio ciò che si aspetteranno i puristi degli zombie movie tradizionali, ma tant’è. Se cercate un film horror, qui di brividi non ne troverete e quindi è meglio se vi rivolgete altrove. Warm Bodies non è per fortuna però nemmeno una versione zombie di Twilight, come i produttori $ucchia$oldi hanno cercato di venderlo. La dose abbondante di ironia (volontaria) riesce infatti a far chiudere un occhio sui momenti più puccettosi e zuccherosi, e soprattutto su una parte finale non all’altezza del resto.

Il film è diretto in maniera diligente da Jonathan Levine, che aveva fatto di meglio con 50 e 50 e All the Boys Love Mandy Lane (il film che ha lanciato Amber Heard!) ma che pure qui porta a casa la pagnotta evitando di finire invischiato troppo nelle paludi dei teen fantasy. Un po’ però ci scivola anche lui, con una conclusione troppo buonista e priva di quell’ironia che aveva contraddistinto la prima parte del film.
Tra le note liete, va messa dentro anche la variegata colonna sonora, che vanta “Patience”, la mia canzone preferita dei Guns’n’Roses, “Hungry Heart” (canzone perfetta per uno zombie innamorato), una delle mie preferite di Bruce Springsteen di cui per il resto non sono certo un gran fan, ma anche cose più recenti come M83, Feist, The National, oltre alla super hit anni ’80 “Missing You” di John Waite e un uso hilarious di “Pretty Woman” di Roy Orbison.

Warm Bodies è in conclusione un intrattenimento leggero, persino troppo, e il suo difetto principale è quello di non riuscire a uscire dalla categoria del “carino”. È un film carino, pochi dubbi su questo, ma quel che c’è da chiedersi è: è giusto che un film di zombie sia cariiino?
(voto 6+/10)



venerdì 31 maggio 2013

CH-CH-CH-CH-CHANGELING


Changeling
(USA 2008)
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: J. Michael Straczynski
Cast: Angelina Jolie, Jeffrey Donovan, Jason Butler Harner, Colm Feore, John Malkovich, Michael Kelly, Gattlin Griffith, Denis O’Hare, Joshua Logan Moore
Genere: estenuante
Se ti piace guarda anche: Mildred Pierce, J. Edgar

Certi film lo so già che dovrei evitarli. Me lo sento a pelle. Ho un presentimento. Come Angelina Jolie in questo Changeling, che ha un sesto senso per tutto. Quando suo figlio scompare, lei sa che è ancora vivo e infatti è così. Quando le dicono che hanno trovato suo figlio, vivo, e le mostrano davanti un ragazzino che non è suo figlio, lei dice: “Questo non è mio figlio!”. E infatti è proprio così. Uh, che sesto senso. Sono cose che solo una mamma può sapere. Ma non è finita, perché Angelina Jolie in questo film c’ha i superpoteri, c’ha, e riesce a prevedere persino che Accadde una notte avrebbe battuto a sorpresa il favorito Cleopatra alla notte degli Oscar del 1935. A questo punto voglio portare Angelina al video poker che così mi consiglia in quali macchine sperperare tutti i miei soldi e in quali no.

"Hey, quello non è mio figlio! Però se ti pago me lo fai adottare?"
Angelina però doveva dirmelo che Changeling l’avrei detestato. Doveva avvisarmi che mi avrebbe fatto venire sonno, e poi il nervoso, e poi ancora sonno, e poi ancora il nervoso. C’è una critica che viene avanzata spesso ai film di Clint Eastwood recenti, come Hereafter e J. Edgar, cioè che sono lenti e noiosi. Molto noiosi. Benché non intenda sostenere che si tratti di pellicole chissà quanto divertenti, io non li ho trovati particolarmente soporiferi. Hanno i loro difetti, non sono molto riusciti, però non mi hanno fatto cadere in coma. Con Changeling invece devo avanzare anche io questa critica: Changeling è una pellicola tragicamente lenta e fa sbadigliare a ripetizione. Roba che, in una trilogia ideale della noia, al momento lo metterei a fianco de La talpa e Valhalla Rising, per dire quanto mi ha entusiasmato. Pure io che ho sempre negato che i film del vecchio Clint fossero noiosi, adesso mi sono dovuto ricredere. Ma è colpa tua, Angelina, tu dovevi saperlo. Tu sai già tutto. Tu ti sei fatta persino togliere le tette per prevenire il cancro al seno. E Brad Pitt ti ha supportato in tutto e per tutto in questa scelta. Ha annunciato che tra voi due è finita per sempre, però l’ha presa davvero bene, il caro Brad.

"Non è vero che sono lagnosa in questo film..."
Lo sapevo che non dovevo vederlo, questo maledetto Challenging. Ne avevo sentito parlare male persino da quelli che “Clint Eastwood è Dio” e persino da quelli che “Non è vero che Clint Eastwood ha solo 2 espressioni come diceva Sergio Leone”. Fosse solo noioso, avrei risolto la visione con una bella ronfata e il mattino dopo chi s’è visto s’è visto. Invece mi sono dovuto pure incazzare. Perché la storia di Madre Coraggio Angelina Jolie sarebbe anche bella e straziante e tutto quanto, peccato che vedere Angelina Jolie recitare per me è un supplizio come sentire Vasco Rossi che canta ubriaco. Ovvero Vasco Rossi che canta in condizioni normali. Angelina con quei suoi occhi impallati qui ancor più che in altri film sembra Mara Carfagna e a me Mara Carfagna fa paura. Tutti a dire “Mara Carfagna è la politica più bella del mondo”, ma a me mette solo un gran terrore. Lei e quei suoi occhi giganti che tutto osservano e che, credo, possano trasformarti in pietra in un attimo come quelli di Medusa. Pure Angelina Jolie in questo film mi fa paura. Sempre a gridare “Quello non è mio figlio!” e “Ritrovate mio figlio!” e “Non smettete di cercare mio figlio!”. E l’abbiamo capito, la situazione è davvero drammatica, però questa Angelina Jolie nevrotica è insopportabile peggio della truccatrice Genny della serie tv Mario e te credo che la rinchiudono in manicomio. Non se ne poteva più. E poi, cara Angelina, ma di cosa ti disperi tanto? Perso un figlio, te tanto ne adotti un altro.

"...non è per niente verooooo!"
Non sarò un veggente come Angelina, non avrò i suoi superpoteri, ma lo sapevo che sarebbe andata a finire così. Lo sapevo che questo si sarebbe trasformato in un anti-Angelina Jolie post e non volevo succedesse. Non volevo perché Angelina è un’eroina per l’umanità soprattutto adesso che si è sottoposta a una duplice mastectomia per ridurre le possibilità di sviluppare il cancro al seno e applausi per questa scelta coraggiosa. Così a pelle Angelina mi è stata sempre antipatica, ma sono sicuro sia invece una splendida persona, un modello da seguire eccetera. Soltanto, vorrei che non recitasse. Non è capace. Non è capace così come Vasco Rossi non è capace a cantare. C’avrà anche i suoi fan, c’avrà quelli che la ritengono la migliore attrice del mondo e forse della storia, così come c’è gente che pensa che Vasco sia la più grande rockstar del mondo e forse della storia. Se poi queste stesse persone guarda caso vengono rinchiuse nei manicomi, non si lamentino poi con me.

Sapevo che sarebbe successo, ma non sono riuscito a fermare questo post. Anche se dalle mie parole può sembrare, oggi non è l’anti-Angelina Jolie Day, bensì si celebra il Clint Eastwood Day. Il texano dagli occhi di ghiaccio oggi festeggia 83 anni, auguri!, e noi blogger cinematografici abbiamo deciso di festeggiarlo a dovere, recensendo i suoi film realizzati sia in veste di attore che di regista. Io ammetto di non essere un fan totale del buon Clint. Troppo western, troppo repubblicano, troppo vecchia scuola, troppo classicheggiante (e con la sua immobile regia di Changeling lo conferma alla grande) per i miei gusti. C’è una cosa che comunque provo per Clint: respect. Non ho mai considerato qualcuno dei suoi film tra i miei cult movies personali, ma ce ne sono diversi che mi sono piaciuti, alcuni anche parecchio. I miei due preferiti sono Un mondo perfetto e Mystic River. Altri li ho apprezzati di meno, ma comunque ho sempre trovato avessero un loro perché, persino un film come il recente Di nuovo il gioco, dove figura solo in veste di attore e non di regista.
Qui di seguito trovate l'elenco dei blogger che partecipano alla celebrazione, con le recensioni di alcuni dei suoi lavori più importanti:

50/50 Thriller - Fino a prova contraria
500 film insieme - I ponti di Madison County
Bette Davis Eyes - J. Edgar
Bollalmanacco di cinema - Mezzanotte nel giardino del bene e del male
Combinazione Casuale - Per un pugno di dollari
Director's cult - Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo
Era meglio il libro - Assassinio sull'Eiger
Ho voglia di cinema - Mystic River
Il cinema spiccio - La recluta
In central perk - Invictus
Montecristo - Cacciatore bianco cuore nero
Movies Maniac - Gran Torino
Scrivenny - Gli spietati
Triccotraccofobia - Un mondo perfetto
Viaggiando (meno) - Fuga da Alcatraz
White Russian Cinema - Space Cowboys


E qui c'è anche il video trailer realizzato da Pio!



"Sei davvero una grande attrice, Angelina."
"Ahahah, e tu sei davvero un mattacchione, Clint."
E ora mi rivolgo direttamente a te, caro vecchio Clint. C’è una parte di me che non riesce a non volerti bene, però questo strazio infinito di Ch-Angelina me lo potevi risparmiare. Lo so che la colpa non è tutta tua. O meglio, è tua la colpa di aver dato la parte di protagonista ad Angelina Jolie. Con un’altra attrice (un’attrice vera) al suo posto, non dico ne sarebbe uscito una figata di film, ma magari la vicenda, di suo parecchio straziante, mi avrebbe emozionato di più, anziché farmi venire i nervi. Prova a immaginare come sarebbe stato con Jessica Chastain al suo posto. Prova a immaginare…
(voto 4/10)

Senza rancore, Clint, e per te sempre e comunque respect.
Per augurarti un buon compleanno come si deve, dopo le critiche che ho ficcato al film, ti dedico allora una canzone. Spero ti piaccia. Almeno il titolo...



domenica 29 maggio 2011

Porco rosso

Red
(USA, Canada 2010)
Regia: Robert Schwentke
Cast: Bruce Willis, Mary-Louise Parker, Morgan Freeman, Helen Mirren, John Malkovich, Karl Urban, James Remar, Richard Dreyfuss, Brian Cox, Julian McMahon
Genere: CIA da ridere (più o meno)
Se ti piace guarda anche: Mr. & Mrs. Smith, Killers, Innocenti bugie, Poliziotti fuori

Trama semiseria
Bruce Willis è un agente della CIA ormai in pensione. Ritornerà in azione?
Ma certo che sì, visto che questo film è già stato girato 3miliardi di volte…

Come bisogna ridursi oggi per guadagnarsi la pagnotta: parte I
Recensione cannibale
Quest’anno nominati ai Golden Globe tra i migliori film nella categoria commedia/musical c’erano The Kids Are All Right, pellicola carina ma non fenomenale che ha vinto con facilità, Burlesque (che non ho visto, ma chi l’ha fatto o si è suicidato o ha pensato seriamente di farlo), l’orribile Alice in Wonderland di Tim Burton (e lo dico da fan di lunga data di Tim Burton), quella schifezza immonda di The Tourist e questo Red.
E com’è Red?
‘Na struunzata.
Se volete vedere un film disimpegnato, ma molto disimpegnato, allora può anche andare bene, ma comunque considerando che questi erano i nominati dei Globes, viene da farsi qualche domandina sullo stato di salute attuale delle commedie americane. O forse solo quelle prese in considerazioni da grandi competizioni come i Golden Globes…

Come bisogna ridursi oggi per guadagnarsi la pagnotta: parte II
Red è una commedia d’azione di quelle che ne abbiamo già viste un sacco negli ultimi mesi/anni. O almeno, io ne ho già viste un sacco e mi chiedo perché continuo ancora a farlo. La colpa la possiamo dare forse a Ocean’s 11, una pellicola piacevole con un super cast di divi che ha sbancato i botteghini e s’è beccata pure il plauso della critica. Da lì in poi sono arrivati una miriade di altri prodotti più o meno clonati che bilanciavano un umorismo cool con il genere action. Non dico sia un’idea inventata da Ocean’s 11, però il suo incredibile successo ha portato un sacco di produttori e di attori hollywoodiani verso pellicole di questo tipo, con la variante spy alla Mr. & Mrs. Smith, fortunata al botteghino ma di qualità alquanto discutibile. Negli ultimi tempi ci sono poi stati Killers, Il cacciatore di ex, Salt, Innocenti bugie (il mio preferito del gruppo) e un milione di altre cose del genere (un sacco di serie tv come Alias, Covert Affairs e Undercovers comprese), cui adesso si aggiunge numericamente anche questo Red, che però alla categoria non apporta nulla ma proprio nulla di nuovo.

C’è Bruce Willis, certo, e questo basta per renderla una pellicola se non altro non sgradevole, però questa non è forse la milionesima volta in cui interpreta il ruolo di un agente pensionato e/o ormai prossimo alla pensione? E poi soprattutto c’è una divertente Mary Louise Parker (quella della serie tv dopata Weeds), l’unica variante imprevista di questo altrimenti telefonato action comedy. La sua non è infatti una di quelle presenze femminili che servono giusto da contorno alle avventure del protagonista e non è nemmeno una donna action pronta a dare cazzotti a destra e manca; la Parker è in pratica una tizia che si trova suo malgrado fiondata in mezzo ai casini spionistici del Bruce. E fondamentalmente si diverte un mondo ad evadere così dalla monotonia della sua tradizionale vita.
Di serie A anche il resto del cast, seppure tutti in ruoli molto macchiettistici: John Malkovich strappa una risata per la sua paranoia esagerata, Helen Mirren è la classica killer a sangue freddo nascosta dietro le sembianze da impeccabile lady britannica, Morgan Freeman è il vecchio braccio destro di Bruce Willis gigione, Karl Urban è il cattivone ma poi non così cattivo e un Julian McMahon (il mitico dr. Troy di Nip/Tuck) che purtroppo non brilla.
Gli ingredienti per una perfetta sceneggiatura hollywoodiana senza sbavature ci sono anche tutti, in un mix ben congegnato di umorismo, azione, intreccio spionistico e parte sentimentale. Se solo non avessi già visto altri 3589 film praticamente uguali l’avrei anche potuto apprezzare. Se solo
(voto 5)

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