Cast: Vin Diesel, Paul Walker, Jason Statham, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Jordana Brewster, Tyrese Gibson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Kurt Russell, Lucas Black, Elsa Pataky, Djimon Hounsou, Ronda Rousey, Noel Gugliemi, Iggy Azalea, Jocelin Donahue
Genere: fast & fool
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Più che un semplice film, Fast & Furious 7 è un bignamino dell'intera serie.
Fast & Furious 7 è quasi uguale a Fast & Furious 6 che era molto simile a Fast & Furious 5 che era proprio come Fast & Furious 4. In più omaggia brevemente il disprezzato e sottovalutato Fast & Furious: Tokyo Drift. Una cosa che non tutti magari ricordano è che Fast & Furious 4, 5 e 6 sono in realtà prequel del terzo episodio. Il capitolo giapponese era quindi ambientato nel futuro, benché ci fossero auto e musica del 2006 e quindi la cosa non ha molto senso, ma è meglio non farsi troppe domande sulla verosimilità, quando si parla di Fast & Furious.
Inoltre, il settimo episodio dà un maggiore spazio ai siparietti comici di Ludacris e di uno scatenato Tyrese Gibson, che erano tra i protagonisti della seconda pellicola, e soprattutto va a recuperare almeno in piccola parte le atmosfere del primo leggendario capitolo. Se non altro all'inizio, quando finalmente fanno ritorno le sfide in auto, che poi erano l'elemento centrale della prima pellicola, poi purtroppo messo via via sempre più in un angolino. Con la scena di Michelle Rodriguez che sfida in auto la rapper Iggy Azalea si torna finalmente a correre. Broom broom.
Cast: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Jordana Brewster, Elsa Pataky, Ludacris, Tyrese Gibson, Sung Kang, Gal Gadot, Luke Evans, Gina Carano, Clara Paget, Kim Kold, Johannes Taslim, Shea Whigham, Rita Ora, Jason Statham
Genere: tamarro buonista
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Auto veloci, soldi, criminali, tamarri gonfiati, muscoli, figa…
Solo io trovo tutto ciò, a parte l’ultima cosa, molto ma molto noioso?
Sììììììììììììììì
Considerati gli incassi stellari in tutto il mondo di Fast & Furious 6 direi proprio di
Sììììììììììììììììììììììììììì
Quando uno è tamarro, non ce la fa proprio a guidare come una persona normale.
Che poi questo film è pieno più che altro soltanto di tamarri gonfiati. Le auto nella saga di Fast & Furious ormai hanno un ruolo sempre più marginale e inoltre non è che il film sia poi così pieno di figa: Elsa Pataky e Jordana Brewster si vedono appena, Gina Carano è sexy quanto Kim Kardashian incinta ovvero zero e Michelle Rodriguez più che una donna è un uomo fatto e finito. A spiccare allora è tale Gal Gadot che però gli autori non sembrano amare particolarmente, e non aggiungo altro per evitare spoileroni su questa sorprendente pellicola…
Nonostante questo, alla ggente Fast & Furious gli piace. Gli piace assai. Uh, quanto gli piace. E più vanno avanti con gli episodi e più a me fa schifo e più alla ggente gli piace. D’altra parte la ggente si è annoiata con Il grande Gatsby. Io invece all’ennesimo inseguimento della durata di almeno mezz’ora di F&F 6 rischiavo non solo di addormentarmi, ma quasi di riposare in pace per sempre.
E pensare che il primo Fast and Furious a me non era nemmeno dispiaciuto, all’epoca d’uscita, anno di (dis)grazia 2001. Era una pellicola che aveva scomodato paragoni un attimo impegnativi persino con Point Break e Gioventù bruciata. Da Point Break scopiazzava la trama, con un agente della polizia infiltrato in una banda di criminali, solo con la testa in fissa per le auto tamarrate e truccate con il NOS anziché per il surf. Per il resto storia uguale, ma un adattamento perfetto per la Need for Speed & Grand Theft Auto Generation. I riferimenti a Gioventù bruciata, assai più leggeri, riguardavano più che altro le corse clandestine e spericolate, ma vabbè, se non altro in quell'episodio si respirava ancora un minimo l'aria della trasgressione.
Una scena di Settimo Cielo Fast & Furious 6
Non che ci trovassimo di fronte a un capolavoro cinematografico, però il primo capitolo resta un cult della tamarraggine a quattro ruote. Tutto questo, ahimé, è solo un lontano ricordo. La saga di Fast & Furious si è ormai trasformata in un Jersey Shore in versione action, ma senza nemmeno il valore sociologico che il reality di Mtv a suo modo aveva. In alternativa, si può considerare anche un Twilight con dei tamarri buonisti al posto dei vampiri buonisti. O, peggio ancora, è diventato il Settimo Cielo delle pellicole d'azione. Una serie rassicurante, famigliare, con le auto al posto della chiesa. Non si può più manco considerare una buona tamarrata, ma solo una tamarrata piena di buoni sentimenti. Una pellicola in cui il valore assoluto è la famigghia, manco fossimo nel Padrino. Famigghia e criminalità, il film perfetto per la Corona Generation. Corona intesa come birra onnipresente nella pellicola grazie a un costoso product placement e Corona intesa come Fabbbrizio Corona, il Dom Toretto de ‘noantri.
"Gliel'ho detto anch'io a Vin che è fuori a preferire me a Elsa Pataky..."
Il personaggio che con gli anni ha perso più fascino è proprio lui, Vin Diesel alias Dominic Toretto. All’inizio su schermo aveva una carica fisica quasi da Marlon Brando in versione Playstation, adesso s’è trasformato nella caricatura di un action hero. La scena in cui Vin afferra Michelle Rodriguez al volo (letteralmente al volo) è una roba di un’assurdità che manco in un film con Will Smith s’era mai osato tanto. Posso solo immaginare quanto Willy abbia rosicato nel vederla. E forse pure Superman.
La cosa più nonsense della pellicola non è comunque questa, ma il fatto che Vin Diesel preferisca Michelle Rodriguez a quella patatona di Elsa Pataky. Cos’è? Siamo improvvisamente finiti in un film di Buñuel o in uno di Zulawski?
Con un Vin Diesel che ormai ha perso sempre più velocità, e non credo il caro carburante abbia influito più di tanto in questo, a rimediare ci pensa allora il resto del cast.
Ehm, come non detto…
Vedere il wrestler The Rock e la lottatrice di arti marziali Gina Carano recitare è come vedere Al Pacino e Meryl Streep. Al Pacino e Meryl Streep su un ring. Immagino non sia un gran bello spettacolo.
The Rock e Gina Carano. Alle loro spalle, i resti della casa di Cannibal Kid.
Quanto alla regia di Justin Lin, il suo punto di riferimento principale sembra essere il cinema di Michael Bay. Esplosioni, scazzottate come se fossimo in un film di Bud Spencer e Terence Hill, scontri epici (almeno nelle intenzioni) e inseguimenti interminabili in una sprecatissima Londra non solo tra auto ma persino tra carri armati! Perché alla ggente gli piacciono i carri armati. Più che due ore di intrattenimento, a me sono sembrate due ore di vuoto esistenziale. Oltre che una noia micidiale.
Il tutto accompagnato da una colonna sonora composta dal peggior hip-hop commerciale che poi uno dice: “A me l’hip-hop fa schifo”. Te credo, sta roba sta all’hip-hop così come i Negramaro stanno al rock alternativo o Bob Sinclar sta alla musica elettronica. O come Fast & Furious 6 sta al cinema.
L'appuntamento con il film cult della settimana lo potete leggere anche sul blog L'orablu. Questa settimana è dedicato a una pellicola di tema vagamente fantascienti-fico e vagamente catastrofista.
The Faculty
(USA 1998)
Regia: Robert Rodriguez
Cast: Elijah Wood, Josh Hartnett, Jordana Brewster, Clea DuVall, Laura Harris, Shawn Hatosy, Robert Patrick, Famke Janssen, Salma Hayek, Bebe Neuwirth, Piper Laurie, Christopher McDonald, Usher Raymond, Jon Stewart, Jon Abrahams, Summer Phoenix, Danny Masterson
Genere: invasione aliena
Se ti piace guarda anche: Mars Attacks!, L’invasione degli ultracorpi, La guerra dei mondi, Super 8, Scream
Ispirato al classico fordiano L’invasione degli ultracorpi, The Faculty è una rielaborazione divertita del tema “invasione aliena” in perfetto stile Kevin Williamson.
Dopo aver destrutturato ma più che altro preso per il culo il genere horror con Scream e dopo aver riletto in chiave personale il filone teen con la serie Dawson’s Creek, nel 1998 allo sceneggiatore viene affidato il compito di rivedere e correggere alla sua maniera addirittura il genere fantascientifico.
Anche qui, così come in Scream, i protagonisti vivono l’invasione aliena in maniera post-moderna, tenendo ben presente le regole imparate dalle pellicole cinematografiche, il citato L’invasione degli ultracorpi in primis. Ma i riferimenti vanno anche al romanzo Il terrore della sesta Luna, a La cosa di John Carpenter, a E.T. ai Men in Black e quant’altro arrivando persino alla Bibbia. Un menù Gran Gourmet servito in tavola dallo chef Williamson con la sua solita abbondante dose di ironia.
Il tutto è poi guarnito da una colonna sonora troppo ’90, davvero troppo ‘90, con Garbage, Offspring, Creed e addirittura titoli di coda con un pezzo degli Oasis.
"Alieni? Chissene, io ne approfitto per toccare! So' mica Frodo..."
Con una sceneggiatura citazionista del genere servita su un piatto d’argento, uno come Robert Rodriguez s’è divertito un mondo a trasformare le parole di Kevin Williamson in immagini e ad aggiungere la sua piccante dose di salsa messicana.
Per prima cosa, l’amichetto intimo di Q.T. (per rispetto, ho deciso che d’ora innanzi chiamerò Quentin Tarantino solo con le iniziali) si è scelto un cast pure questo un sacco 90s e soprattutto un sacco variegato: Elijah Wood, futuro Frodo qui per la prima volta chiamato a salvare i destini del mondo, la fighetta fast & furious Jordana Brewster, la dark-goth pre-emo Clea DuVall, la M.I.L.F. Famke Janssen, la sua amichetta latina Salma Hayek (purtroppo neanche lontanamente caliente come in Dal tramonto all’alba), la biondina ambigua Laura Harris, il quarterback intellettuale-wannabe Shawn Hatosy, Robert Patrick (reduce da X-Files e Terminator 2), nei panni di un allenatore di football severissimo che verrà parodiato in maniera esilarante in Non è un’altra stupida commedia americana.
Non è mica finita: ci sono pure la sempre inquietante Piper Laurie recuperata da Twin Peaks e Carrie - Lo sguardo di Satana, il cantante R&B Usher, persino il conduttore tv Jon Stewart e poi Josh Hartnett.
Josh Hartnett è uno dei più grandi misteri recenti di Hollywood. Ha fatto il filmetto horror sequel ideale per iniziare a farsi conoscere, Halloween 20 anni dopo, ha interpretato il tipo più figo del mondo per eccellenza ovvero Trip Fontaine ne Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola, ha fatto la marketta nel blockbusterone di turno, Pearl Harbor, la commedia giusta per rivelare la sua versatilità anche in campo comedy, ovvero il sempre divertente 40 giorni & 40 notti, è tornato con Rodriguez per Sin City, ha fatto uno pseudo-cult criminale come Slevin, un thriller sottovalutato come Appuntamento a Wicker Park e poi una puntata dritta nel cinema d’autore, con Black Dahlia di Brian de Palma, sul cui set ha pure conosciuto Scarlett Johansson, con cui ha vissuto una breve quanto paparazzata e glamour liaison. Insomma, è figo, è bravo, recita con i registi giusti e finisce su tutti i magazine mondiali. E poi?
Poi gira 30 giorni di buio e sulla sua carriera cala letteralmente il buio. Non solo per 30 giorni.
Colpa di una serie di scelte poco fortunate, o magari di un pessimo agente che gli consiglia i film sbagliati, ma il buon Josh Hartnett negli ultimi tempi si è visto davvero poco e solo in robe del tutto evitabili con titoli come Stuck Between Stations e Bunraku (?!?).
Josh, come ti sei ridotto in questo stato?
Pazzesco: allora gli emo esistevano ancor prima dei Tokio Hotel!
Misteri di Hollywood…
Ritornando alla misteriosa invasione aliena di questo The Faculty, dicevamo di quanto Robert Rodriguez si dev’essere divertito a girarlo, con un entusiasmo contagioso e godurioso che è riuscito a trasmettere anche alla pellicola.
The Faculty è un ultracorpo che visto oggi appare così 90s e proprio per questo lo si guarda con un filo di nostalgia. Quando una volta guardavi i film anni ‘80 pensavi: “Cazzo, quanto sono anni ’80!”, adesso capita che guardi una pellicola come The Faculty e pensi: “Cazzo, che film anni ’90!”.
Ti rendi così conto che il tempo passa, le invasioni aliene pure, ma il divertimento resta. E quello regalato da un film come The Faculty è rimasto (quasi) del tutto intatto.
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