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lunedì 28 novembre 2016

Let It Snowden! Let It Snowden! Let It Snowden!





Snowden
(USA, Francia, Germania 2016)
Regia: Oliver Stone
Sceneggiatura: Kieran Fitzgerald, Oliver Stone
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley, Rhys Ifans, Nicolas Cage, Zachary Quinto, Melissa Leo, Tom Wilkinson, Joely Richardson, Timothy Olyphant, Scott Eastwood, Logan Marshall-Green, Ben Chaplin
Genere: informatico informativo
Se ti piace guarda anche: Il quinto potere, The Social Network, S.Y.N.A.P.S.E. - Pericolo in rete

Ho fatto richiesta all'ANSIA (Agenzia Nazionale Sicurezza Italiana Associata) per poter accedere ai dati riservati delle persone su Internet. Ho specificato che mi servivano per condurre “importanti analisi e ricerche per il mio blog Pensieri Cannibali”.
Loro mi hanno risposto: “Uhm... sì, ok, ci sembra una motivazione sufficientemente valida”. E così ora posso controllare in rete chi voglio in qualunque posto del mondo.

Chi guardare?
Diamo un'occhiata a quello che combina il mio blogger rivale, Mr. James Ford.
Vediamo la sua cronologia web: è andato sul suo White Russian, da buon egocentrico narcisista quale è, quindi su WWE.com, che speravo fosse un'associazione animalista e invece come prevedibile è un sito di wrestling, quindi è stato per circa 2 ore su www.beimaschionimuscolosi.org, e anche qui niente di sorprendente, e poi ha fatto un salto su www.bruttifilm.it, che credo sia il sito dove trova le pellicole di cui parlare sul suo blog.
Controlliamo la sua presenza sui social: su Facebook non è iscritto, su Twitter nemmeno, su Instagram figuriamoci, non ha manco WhatsApp sullo smart phone...

Certo che, se fossero tutti come Mr. James Ford, le preoccupazioni presentate da Oliver Stone nel suo ultimo film Snowden sarebbero del tutto vane. Nella pellicola si parla di come il governo degli Usa abbia controllato per anni il comportamento online di qualunque persona volesse. Non solo terroristi. Non solo criminali. Chiunque.

giovedì 10 dicembre 2015

The Walk, la camminkiata





The Walk
(USA 2015)
Regia: Robert Zemeckis
Sceneggiatura: Robert Zemeckis, Christopher Browne
Tratto dal romanzo: Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo (To Reach the Clouds) di Philippe Petit
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Charlotte Le Bon, Ben Kingsley, Ben Schwartz, César Domboy, Benedict Samuel, James Badge Dale
Genere: sospeso
Se ti piace guarda anche: Everest, Forrest Gump

Certo che nel mondo c'è gente che proprio non sa come passare il suo tempo. Anziché - chessò? - giocare a calcio o al tiro delle freccette, mangiare, ubriacarsi, fare all'amore, ascoltare un disco, guardare un film o una serie tv, leggere un libro o magari drogarsi, Philippe Petit nel 1974 decise di camminare su un filo sospeso nel nulla tra le Torri Gemelle.
Mi rendo conto che nel 1974 ancora non c'era il World Wide Web, e di conseguenza non c'erano tutti i dischi, i film, le serie tv, i social network e i porno gratis del mondo a disposizione e quindi la gente doveva arrangiarsi come poteva per passare il tempo, anziché postare meme del Confused Travolta.

lunedì 6 ottobre 2014

SIN CITY – UN PAIO DI TETTE PER CUI UCCIDERE





Sin City – Una donna per cui uccidere
(USA, Cipro 2014)
Titolo originale: Sin City: A Dame to Kill For
Regia: Frank Miller, Robert Rodriguez
Sceneggiatura: Frank Miller
Cast: Mickey Rourke, Josh Brolin, Joseph Gordon-Levitt, Eva Green, Jessica Alba, Bruce Willis, Rosario Dawson, Christopher Meloni, Juno Temple, Powers Boothe, Dennis Haysbert, Jeremy Piven, Ray Liotta, Jamie Chung, Jaime King, Julia Garner, Christopher Lloyd, Marton Csokas, Jude Ciccolella, Alexa Vega, Lady Gaga
Genere: fumettoso
Se ti piace guarda anche: Sin City, Spirit, Gotham



La recensione cannibale

Sin City – Una donna per cui uccidere è stato il super mega floppone dell'estate americana. Costato $60 milioni, in patria sta facendo fatica a raggiungere quota $15 milioni e nel weekend d'apertura è riuscito a mala pena a entrare nella Top 10 dei film più visti, nonostante la totale assenza di grandi concorrenti. Perché un tonfo così clamoroso?
Per prima cosa, va detto che Robert Rodriguez non è che sia sempre una garanzia al box-office. Già la poco riuscita operazione Machete Kills doveva fargli fischiare le orecchie in tal senso.
Un altro motivo va secondo me ricercato anche nel tempismo. Il tempismo è tutto nella vita e questo Sin City 2 è giunto nel momento probabilmente meno propizio. Dal primo capitolo del 2005 è passato troppo tempo per poterne sfruttare l'hype e allo stesso tempo ne è passato troppo poco perché si possa parlare di riscoperta vintage.
Il problema fondamentale sta però probabilmente nella natura intrinseca del film stesso. Sin City 1 era un cult movie wannabe, ma non era un cult movie vero e proprio. A livello visivo rappresentava qualcosa di nuovo e di davvero fico, un modo di usare la computer grafica per realizzare un cine-fumetto folgorante, anni luce più avanti di quanto visto prima di allora e che avrebbe aperto la strada a 300 e cloni vari. Peccato soltanto che nell'anno 2014 una pellicola girata in questa maniera non faccia più notizia e la sua indubbia bellezza estetica finisca di affascinare dopo appena pochi minuti.
Una volta che viene a mancare l'effetto “WOW!” della realizzazione tecnica del film, Sin City – Una donna per cui uccidere lascia di fronte a ciò che è veramente, e che forse già il primo Sin City era: una pellicola vuota. Terribilmente vuota.

domenica 8 dicembre 2013

MAN OF THE YEAR 2013 – N. 10 JOSEPH GORDON-LEVITT



Joseph Gordon-Levitt
(USA 1981)
Genere: pornomane
Il suo 2013: ha debuttato alla regia con uno dei film d'esordio più scoppiettanti e divertenti degli ultimi tempi, Don Jon, di cui è anche protagonista. In più si è visto pure negli evitabili Lincoln, Looper e Senza freni, ma vabbé, nessuno e perfetto. Manco lui.
Se ti piace lui, ti potrebbero piacere anche: Heath Ledger, James Franco, James Deen
È in classifica: perché non era contento di essere solo un ottimo attore, cantante, musicista, adesso ha voluto dimostrare, riuscendoci, di essere pure un promettentissimo regista e sceneggiatore. E ha messo pure su muscoli.
Il suo discorso di ringraziamento: "Grazie Cannibal Kid, ma sto ancora aspettando che Pensieri Cannibali si trasformi definitivamente in Pensieri Maiali..."

Dicono di lui su
cinguettator
Scarlett Johansson @starlett_johansson84
#JosephGordonLevitt è un vero professionista: per calarsi nella parte di #DonJon guardava porno tutto il giorno. Mai visto qualcuno lavorare così duro.



lunedì 2 dicembre 2013

PORN JON




Scarlett, non lamentarti se poi mettono le foto di te nuda in rete...
Don Jon
(USA 2013)
Regia: Joseph Gordon-Levitt
Sceneggiatura: Joseph Gordon-Levitt
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Scarlett Johansson, Tony Danza, Glenne Headley, Brie Larson, Rob Brown, Jeremy Luke, Julianne Moore, Anne Hathaway, Channing Tatum, Cuba Gooding Jr., Meagan Good
Genere: porncom
Se ti piace guarda anche: 40 giorni & 40 notti, La febbre del sabato sera, Jersey Shore

Io non sono il tipo che guarda i film. Veramente li guardavo spesso, da ragazzino. Prima di scoprire che esistesse il porno.
Jon (Joseph Gordon-Levitt) in Don Jon

Certe volte mi chiedo perché continuo a perdere tempo con i film. I film veri. Che poi cosa sono, i film “veri”? Ce ne sono pure alcuni che una qualità inferiore rispetto alle produzioni a luci rosse.
Certe volte penso che potrei chiudere Pensieri Cannibali. Oppure non chiuderlo chiuderlo, solo trasformarlo. Trasformarlo in un sito porno. Scommetto che le visite decuplicherebbero nel tempo di dire la parola “decuplicherebbero”.
Passare da così…


A così…


$ento già il profumo dei dollari.

Per compiere questo passaggio in maniera graduale e senza traumi, ho deciso allora di offrire, come ultima recensione cinematografica, quella di Don Jon. Perché Don Jon è uno di quei film che potrebbero piacere anche alla gente che di solito non guarda i film, ma solo i porno. Allo stesso tempo, è anche uno di quei film che potrebbero piacere alla gente che guarda un sacco di film. E contemporaneamente, potrebbe piacere sia a quelli che guardano sia un sacco di film che un sacco di porno. Chi l’ha detto che io faccia parte di quest’ultima categoria?

Don Jon ha per protagonista Jon, un bel ragazzo italoamericano, un latin lover, un Don Giovanni come viene ribattezzato dai suoi due amici, il terrunciello Jeremy Luke e il fratello di colore Rob Brown, ottimo protagonista di Scoprendo Forrester poi purtroppo mai esploso del tutto. A interpretare Jon troviamo invece naturalmente lui, Joseph Gordon-Levitt, che di questo film oltre a essere protagonista assoluto è pure regista e sceneggiatore. Al chè uno può pensare questo sia uno di quei pipponi autoreferenziali e invece no. Autoreferenziale non lo è, mentre di pipponi nella pellicola se ne fa parecchi. Si fa anche parecchie fighe, ma soprattutto un sacco di seghe.
Ancor prima che un rubacuori, Jon è infatti un pornomane. Non tanto un erotomane. La sua passione principale, ancor più delle donne o dello scopare, è il porno. Il porno su internet. Quello che presto potrebbe farmi guadagnare un $acco di $oldi con il mio nuovo sito spin-off Pensieri Maiali. Ma per quello non è ancora ora. Torniamo al film.
La tematica del porno, che in rete si trova facilmente, che si trova ovunque, che si troverà presto anche su Pensieri Cannibali Maiali, potrebbe farlo apparire come un The Social Network del porno. Senza raggiungere i livelli del film di David Fincher, la pellicola di Joseph Gordon-Levitt riesce comunque a essere una leggera riflessione su questo aspetto, su come il rapporto con internet, in questo caso il porno su internet, abbia cambiato il mondo delle relazioni personali.

Don Jon è però soprattutto una commedia romantica. Una variante particolare della romcom classica, diciamo che è una porncom. Una porncom che funziona alla grande, di certo rientra tra le visioni più divertenti e frizzanti degli ultimi mesi.
Da una parte, Don Jon segue tutte le regole tradizionali del genere romcom. Nella prima parte ci viene presentato il protagonista, un ragazzo che ha uno stile di vita tutto suo: è un tamarro del New Jersey di quelli pronti a entrare in una nuova eventuale stagione di Jersey Shore al posto di Mike The Situation e, oltre a essere un abbonato fisso alla palestra, è anche molto devoto alla Chiesa. La sua passione numero 1 comunque è un’altra, come abbiamo visto: il porno. Jon più che un novello Don Giovanni è un nuovo Tony Manero, solo non con la fissa per il ballo ma con la fissa per i film XXX. Per lui non c’è niente di meglio del porno, nemmeno il sesso con una donna in carne e ossa. Nemmeno il sesso con Scarlett Johansson.
Proprio così. Davvero. Non ci credete? E invece le cose così stanno. Sì, lo so. Nemmeno io all’inizio pensavo che qualcosa del genere potesse essere umanamente concepibile e invece è quanto capita in questo Don Jon. E no, non si tratta di un film di fantascienza.


Ocio, Scarlett, che poi ti rubano pure queste immagini...
Anche per l’aspetto della vicenda “boy meets girl”, Don Jon segue in maniera abbastanza fedele le regole della romcom tipica. Lui incontra lei, Scarlett, ed è “la cosa più bella su cui abbia mai posato gli occhi.” Scarlett Johansson, la Scarlett Johansson di questo film è davvero l’ottava meraviglia del mondo. Ma diciamo anche la prima. Spettacolare tra l’altro l’uso della fotografia: le prime volte che compare, Scarlett è sempre illuminata più di tutte le altre, quasi come se fosse un’apparizione religiosa. Il rapporto tra sesso e fede cristiana viene tra l’altro anch’esso affrontato in maniera leggera, ma tutt’altro che stupida o superficiale. Come molte altre intriganti pellicole viste quest’anno, da Spring Breakers a Bling Ring, da La grande bellezza fino al meno riuscito The Canyons, anche qui abbiamo un protagonista superficialone e anche qui abbiamo  riflessioni sulla società attuale più profonde di quanto potrebbe apparire a uno sguardo veloce.

L’evoluzione della storia con Scarlett prenderà poi pieghe non del tutto prevedibili, che deragliano un po’ dal solito percorso delle commedione romantiche, quelle per dire con Anne Hathaway e Channing Tatum, che con autoironia compaiono in un film all’interno del film. Quindi Don Jon riesce a essere non solo una riflessione sociale e pornografica, ma anche una romcom sui generis, una porncom appunto. La cosa più bella della pellicola, Scarlett Johansson a parte, è  quella di riuscire a tenere tutte queste componenti diverse insieme ed essere una visione veloce, esaltante, esilarante, senza un attimo di tregua e con un’attenzione particolare pure ai personaggi più piccoli. Grande in tal senso l’uso di Brie Larson, la sorellina del protagonista che in OGNI scena in cui è presente ha lo sguardo fisso sul cellulare, a parte un paio in cui si ritaglia due momenti notevoli.
Se proprio vogliamo trovare un difetto alla pellicola che le impedisce di diventare un cult assoluto, diciamo che la colonna sonora non è proprio fenomenale, nonostante l’uso simpatico di “Good Vibrations” di Marky Mark, l’un tempo rapper oggi conosciuto come Mark Wahlberg, però per il resto Joseph Gordon-Levitt dietro la macchina da presa è riuscito a realizzare un botto d’esordio, con una sua cifra stilistica piuttosto personale. Dovrà ancora affinarla, dovrà ancora maturare come regista, ma per il momento va più che bene così. Per dire.

Don Jon è una pellicola profonda mascherata da pellicola leggera ed è anche uno di quei film che potrebbero piacere alla gente che di solito non guarda i film, ma solo i porno. E potrebbe far loro persino venir voglia.
Voglia di altro porno?
No, voglia di vedere altri film e magari leggere pure recensioni di film. Prima che Pensieri Cannibali si trasformi definitivamente in Pensieri Maiali.
(voto 8/10)

"Ma quando sarà online, questo Pensieri Maiali?"
"Non lo so, ma è già il mio nuovo sito preferito!"



giovedì 28 novembre 2013

HUNGER GAMES – LA POTTAZZA DI FUOCO



Questa settimana c’è un film che va a infuocare le sale italiane, dopo aver già conquistato i botteghini americani e di mezzo mondo. Si tratta di Hunger Games – La Jennifer Lawrence di fuoco, secondo episodio della saga tratta di romanzi di Suzanne Collins. Se ai tempi del primo episodio arrivavo alla visione già preparato dalla lettura del libro, questa volta ammetto di non aver fatto i compiti a casa, non avendo recuperato, non ancora almeno, La ragazza di fuoco il libro.
Ma pazienza. La cosa importante non è tanto il romanzo, non è nemmeno il film, ma solo lei: Jennifer Lawrence. Capace con la sua fiamma di oscurare tutte le altre uscite della settimana e, con facilità imbarazzante, pure i commenti forniti in questa rubrica dal mio blogger-rivale MrFord.

"Heil Ford!"
Hunger Games – La ragazza di fuoco di Jennifer Francis Lawrence
Il consiglio di Cannibal: Ford, la tua casa va a fuoco e sì, sono stato io!
Hunger Games – La ragazza di fuoco merita il successo che sta avendo nel mondo e merita di essere visto per un paio di semplici motivi. Nell’ambito del cinema hollywoodiano commerciale e per teen, il primo episodio rappresentava una bella boccata d’aria fresca. Un film basato non tanto su azione ed effetti speciali, quanto una pellicola lenta, riflessiva e persino politica. Ok, non sarà Orwell, ma meglio di niente.
L’altro motivo è naturalmente lei, la Jennifer Lawrence di fuoco, giovane attrice e giovane donna straordinaria. Le uniche riserve sono sul fatto che si tratta di un secondo episodio ed è pur sempre una saga fantasy commerciale, quindi è difficile aspettarsi un capolavoro, anche considerando che alla regia è stato chiamato il pessimo Francis Lawrence di Constantine e Io sono leggenda, uno che con Jennifer ha in comune solo il cognome, non il talento.
Ford, sappi che ogni parola che dirai contro questo film è un insulto diretto nei confronti della magnifica
Jennifer Lawrence. Non sto nemmeno a perdere tempo a prendere le difese di questa saga, perché tanto la mitica Katniss Kid sa farlo da sola ed è pronta a trafiggerti con le sue frecce!

Il consiglio di Ford: Katniss Kid - La ragazza di fuoco
Ed ecco finalmente sugli schermi il secondo capitolo della biografia del Cannibale, interamente girato a Casale e dedicato agli anni bui dell'adolescenza della gracile protagonista.
Non è un film sul passato di Peppa Kid, dite!? Peccato, perchè sarebbe stato sicuramente più interessante del secondo capitolo della saga più sopravvalutata del passato recente nell'ambito teen, una robetta pseudo commerciale che già con il primo film era riuscita a farmi davvero cagare.
Neppure la sempre splendida Jennifer Lawrence potrà risparmiare a questa roba le peggiori delle bottigliate.

"AAAH! I commenti di Ford mi fan scoppiare la testa!"

"Bello, questo Lost in Translation. Non l'avevo mai visto..."
Don Jon di Joseph Gordon-Levitt
Il consiglio di Cannibal: viva Don Jon, abbasso Don Ford
Attenzione a Don Jon!
Anche in questo caso, il motivo per vederlo è duplice: da una parte c’è la curiosità di vedere Joseph Gordon-Levitt, grandissimo attore e unico vero erede di Heath Ledger, non solo davanti alla macchina da presa ma per la prima volta anche dietro. E poi vabbè, c’è una Scarlett Johansson che in questo film appare in una forma fisica strabordante. Doppie congratulazioni quindi a Joseph Gordon-Levitt: per l’esordio alla regia e per aver ingaggiato come partner femminile la Scarlettona.
Congratulazioni anche a Ford!
Per cosa?
Boh, me lo sono dimenticato…
Il consiglio di Ford: my pimp, my ride, my Ford!
In ritardo di oltre un mese, esce finalmente in sala anche in Italia l'interessante esordio da regista di Joseph Gordon Levitt, senza dubbio il titolo più interessante della settimana - e non solo -.
Se le premesse saranno mantenute, ci troveremo probabilmente di fronte ad una delle commedie romantiche parzialmente indie più interessanti dell'anno, nonchè all'ennesimo trampolino di lancio per uno dei volti più importanti della nuova generazione di attori made in USA.

"Fermi! La nuova Blog War non è ancora iniziata!"
Free Birds – Tacchini in fuga di Ash Brannon
Il consiglio di Cannibal: Free Kids – Cuccioli in fuga da Ford
Pellicola d’animazione che ha il sapore di country e l’odore di bambinata fordianata. Ma questa è la settimana per regredire alla fase da bimbominkia teen per la saga di Hunger Games, non per tornare indietro fino all’infanzia. Lascio quindi ‘sta roba che nel trailer cita persino quell’atrocità di Braveheart a Ford. Io intanto fuggo a gambe levate. Dal film e soprattutto da lui.
Il consiglio di Ford: Free Kid - Un tacchino per il Ringraziamento di Ford
Filmetto d'animazione senza troppe pretese che ricorda - grazie al colpo di genio consueto dei distributori italiani - l'ottimo Galline in fuga di una quindicina d'anni or sono.
Non credo, purtroppo, che si raggiungeranno quei livelli, ma se dovesse capitarmi un'occhiata la darò, non fosse altro che per avere un riempitivo da serata senza impegno.
Per il Cucciolo, invece, non dovrò impegnarmi più di tanto: ormai si è così ammansito da non costarmi neppure lo sforzo di una Blog War come si deve.

"Pizza + film consigliato da Cannibal: questa sì che è vita!"

"Guida Ford...
Non arriverò mai vivo alla prossima estate."
C’era una volta un’estate di Nat Faxon, Jim Rash
Il consiglio di Cannibal: c’era una volta Ford, e purtroppo c’è ancora
Con un tempismo degno del mio blogger rivale, la distribuzione italiana ha scelto il periodo più indicato per fare uscire il super estivo film C’era una volta un’estate! Questa storiella di formazione che racconta le vacanze estive di un ragazzino impreziosito da un discreto cast rappresenterebbe in un altro momento proprio una visione gradevole. Mentre sta arrivando il freddo polare, non sembra invece il massimo.
Magari finirò per guardarlo comunque, anche se potrei preferire aspettare fino alla prossima estate, anche perché per me non ha molto senso vedere un film estivo d’inverno. È un po’ come guardare un film natalizio in piena estate. O come sentire parlare Ford di cinema, in qualunque momento dell’anno.
Il consiglio di Ford: c'era una volta Cannibal. Che un brutto giorno (per lui) incontrò Ford.
Se c'è una cosa che ho sempre detestato è guardare i film completamente fuori stagione.
Sarebbe un delitto guardare Fargo a ferragosto o Point break sotto natale, una cosa senza senso almeno quanto la programmazione delle uscite in sala.
E dunque cosa hanno architettato per noi i consueti, geniali distributori? Fare uscire un film da solleone proprio per festeggiare l'arrivo dell'inverno. Bene, bravi, bis.
La prossima volta deciderò di spararmi Bob Marley o i Mano Negra a dicembre e Berlin di Lou Reed mentre sono in spiaggia.

"Il fratello di James Ford?
Ah sì, Harrison, è una persona molto alla mano."
La mafia uccide solo d’estate di Pif
Il consiglio di Cannibal: …mentre i consigli di Ford uccidono anche d’inverno
Non sono un gran fan dei film sulla Mafia, credo di averlo già detto ma che ci volete fare? L’arterio di MrFord sta ormai contagiando pure me. Quando un personaggio televisivo italiano poi fa il grande salto nel mondo del cinema, un minimo, ma anche non solo un minimo, di diffidenza è necessario. In questo caso si tratta però di una commedia-inchiesta firmata da Pif, l’ex Iena Pif oggi autore del programma documentaristico di Mtv Il testimone, un personaggio intelligente e divertente, quindi il risultato potrebbe anche essere dignitoso. Difficile che si tratti di qualcosa di grandioso a livello cinematografico, ma chissà che non si riveli una sorpresa piacevole e originale all’interno dello stantio panorama nazionale.
Intanto sembra che Pif con il suo prossimo film punti a toccare un tema ancora più scottante della Mafia: il Fordismo.
Il consiglio di Ford: ... mentre le bottigliate piovono su Cannibal trecentosessantacinque giorni l'anno.
Pif mi sta simpatico. Dai tempi de Le iene a Il testimone, l'ho sempre trovato un tipo curioso e sveglio.
Lo ha confermato anche mio fratello, che lo ha intrattenuto da ubriaco - sempre mio fratello, non Pif - una sera alle Colonne di San Lorenzo.
Non mi dispiacerebbe che il suo lavoro si rivelasse una sorpresa, davvero.
Anche se è meglio non nutrire troppe speranze.
Un po’ come quando si apre Pensieri cannibali confidando di avere buoni consigli.

"Invio una lettera di protesta a Ford, che quello le email
non ha ancora capito che non ci vanno le chiavi per aprirle."
Come il vento di Marco Simon Puccioni
Il consiglio di Cannibal: fuggite veloci come il vento
Se il film di Pif potrebbe, e il condizionale è più che mai d’obbligo, essere qualcosa di differente dal solito, ecco che questo Come il vento si presenta invece fin dal trailer come il classico film italiano: pesante, pretenzioso, noioso. Il cast che comprende Valeria Golino, Filippo Timi e Francesco Scianna non è nemmeno male, ma la mia voglia di vedere una cosa del genere è pari a quella di seguire un incontro di wrestling amatoriale con Ford sul ring vestito come Jack Black in Super Nacho.
Il consiglio di Ford: come il vento. Provocato dal movimento rotatorio del braccio che mena bottigliate.
Se c'è una cosa che detesto, ultimamente, è il Cinema italiano.
E se ce n'è una che detesto ancora di più, è il Cinema italiano pretenzioso.
Poi, certo, nel novero potrebbe entrare anche Peppa Kid, ma dato che è la mia spalla per questa rubrica, farò finta di niente.
Per questa volta.
Il film in questione, invece, temo sarà ignorato per sempre.

Lunchbox di Ritesh Batra
Il consiglio di Cannibal: chiudete Ford in una box
Pellicola indiana che ha vinto il premio del pubblico alla Settimana della Critica all’ultimo Festival di Cannes. Devo ammettere che non conosco granché la cinematografia indiana, un po’ come Ford dovrebbe ammettere di non conoscere granché la cinematografia in generale, e questo film potrebbe allora rappresentare l’occasione buona per saperne qualcosa in più. Peccato solo che il trailer mi abbia fatto addormentare, e per una volta non ho avuto manco bisogno di leggere il commento di Ford prima…
Il consiglio di Ford: sono sicuro che sarebbe divertente rubare il pranzo al Cucciolo eroico. Dopo averlo malmenato, ovviamente.
Ammetto di non essere troppo ferrato sul Cinema indiano, se si escludono il Maestro Ray e la pretenziosa Deepa Metha.
Certo, spesso e volentieri le pellicole anglofone con richiami alla patria di Gandhi mi hanno piacevolmente intrattenuto, adoro la cucina locale nonchè molte delle varietà di the prodotte da quelle parti.
Dunque penso mi dedicherò ad una serata culinaria a tema, piuttosto che buttarmi nella visione.
Ovviamente evitando di portarmi dietro Cannibal, che probabilmente ha lo stomachino troppo delicato per le spezie.

"Valeria Golino? Ma chi è e che vuole da me? Mi sa che ha sbagliato indirizzo..."

"Però! Lo insulta proprio per bene, questo vecchio cowboy wrestler di nome James Ford. Ahahah."


sabato 2 febbraio 2013

SENZA FRENI - MEDIASET PREMIUM RUSH

Senza freni - Premium Rush
(USA 2012)
Titolo originale: Premium Rush
Regia: David Koepp
Sceneggiatura: David Koepp, John Kamps
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Dania Ramirez, Michael Shannon, Jamie Chung, Aasif Mandvi, Christopher Place
Genere: scavezzacollo
Se ti piace guarda anche: Freerunner, Crank, Fast & Furious, Fuori in 60 secondi
Uscita italiana: dal 23 gennaio direttamente per il mercato home-video

A volte partendo da un presupposto assurdo può nascere una pellicola sorprendente. Spesso anzi sono proprio le idee più strambe quelle che portano alle soluzioni più originali e imprevedibili. Senza freni - Premium Rush nasce proprio da uno di quegli spunti particolari e folli: è la storia di un fattorino che fa commissioni in giro in bicicletta per New York City. Un’idea valida per un videogame in stile Paperboy più spericolato.
Se non avete mai giocato a Paperboy, significa che siete o troppo giovani, o troppo vecchi.


Un’idea valida per un videogame, ma che pare assurda per un film. Quanti soldi avreste il coraggio di scommettere voi, su una pellicola del genere? Personalmente, io non molti. A Hollywood che è il regno dell’irrazionale e dove i presupposti più idioti si possono trasformare in delle gran figate, c’hanno invece investito $35 milioni. Non un budget di quelli strepitosi, ma nemmeno noccioline.
Se io non c’avrei puntato granché, una volta sentiti i nomi coinvolti nell’operazione ho invece preso fiducia.
Regia e sceneggiatura firmata da David Koepp, uno che da regista ha fatto Secret Window e soprattutto gli interessanti Ghost Town ed Echi Mortali, uno che da regista non è mai apparso un fenomeno ma nemmeno uno sprovveduto totale, uno che da sceneggiatore è invece un pezzo grosso e ha lavorato su blockbusteroni come Jurassic Park, Mission: Impossible, Spider-Man e La guerra dei mondi, senza dimenticare La morte ti fa bella e Carlito’s Way.

"Io non sono pazzo, è che mi disegnano così."
I due protagonisti poi sono due degli attori più richiesti e più in forma del momento: Joseph Gordon-Levitt e Michael Shannon.
Joseph Gordon-Levitt sì, è l’idolo indie di (500) giorni insieme e 50/50 diventato grazie a Christopher Nolan un nome quasi famoso anche al grande pubblico con film come Inception e Il cavaliere oscuro - Il ritorno, ed è attualmente nei cinema nostrani con Looper e pure con Lincoln. E poi Michael Shannon, quello con il volto da pazzo che fa sempre parti da pazzo e le fa sempre in maniera pazzesca, da Revolutionary Road al recente stupendo Take Shelter, passando per la tv con Boardwalk Empire. Pazzo pure lì.
Con dei nomi così in bella mostra, decido di giocare a questo Premium Rush, uscito in Italia in questi giorni direttamente per il mercato DVD e Blu-ray con il titolo Senza freni.










E premiamo PLAY, allora. Che aspettiamo?

"No, questi soldi non li ho fatti con i massaggi. Perché me lo chiedete tutti?"
La prima parte del film scorre bene, leggera ma veloce. Joseph Gordon-Levitt corre rapido e spericolato sulla sua bicicletta, con una missione da compiere, come in ogni buon videogioco che si rispetti. Peccato solo che questo sia un film e non un videogioco. Gordon-Levitt interpreta la parte di Wilee, un fattorino che in bici deve consegnare un pacco molto importante affidatogli dalla gnocca coreana Jamie Chung. Il tutto mentre cerca di riconquistare il cuore della sua ex, pure lei una fattorina ciclista interpretata dalla gnocca latina Dania Ramirez, la Maya della serie tv Heroes, e il tutto mentre un detective folle cerca di fregargli il pacco, per ragioni sconosciute. Detective folle ovviamente interpretato dal volto folle del folle Michael Shannon.
Tutto bene, per i primi minuti. Gli inseguimenti sono ben realizzati e la regia di Koepp scivola agevole per le strade di New York City. Dopo un po’, ci si aspetterebbe però che il film si evolva in qualcosa di più. Un minimo. Invece resta fondamentalmente un videogame, piuttosto che una pellicola vera e propria, buona per un intrattenimento disimpegnatissimo, nulla di più. E da Koepp + Gordon-Levitt + Shannon era lecito attendersi qualcosina di più.










A un certo punto, sembra che quel qualcosina di più tanto atteso possa arrivare. L’intreccio del film si fa più complesso, Koepp gioca con i flashback, i ritmi rallentano un attimo e sembra esserci un maggiore sviluppo nei personaggi e nella trama. È solo un’illusione. Presto il film ricomincia a correre, in un inseguimento continuo tra Wilee e il detective. Nonostante il nome, Wilee scappa come Beep Beep e il detective lo insegue come Willy il coyote, ma fondamentalmente la trama del film non è molto più complessa di uno dei mini episodi dei Looney Tunes. Al massimo, quello che Premium Rush offre è una leggera critica al sistema capitalista, a una vita in ufficio dietro a una scrivania, e in più accenna persino al tema dell’immigrazione…
Okay, forse era meglio se il film faceva






"Ok, bella la bici. Però adesso mi date un'auto con il NOS?"







e si limitava unicamente a correre Senza freni. I momenti che vorrebbero essere più profondi sono infatti quelli meno convincenti. Siamo allora più che altro dalle parti di un action in stile Fast & Furious o Fuori in 60 secondi, con le bici al posto delle auto e - sarà per questo - tonnellate di figosità in meno. A meno che non siate patiti totali delle bici, e in tal caso questo Premium Rush vi sembrerà molto più figoso.
Nonostante i nomoni coinvolti, non bisogna aspettarsi niente di più di una visione da far scorrere veloce veloce e da dimenticare altrettanto rapidamente.



























No basta, mi sono stufato. Cambio gioco film.
(voto 5,5/10)



mercoledì 30 gennaio 2013

LINCOLN, A LEZIONE DAL PROF. SPIELBERG

"Meno male che la foto l'hanno tagliata, perché mi
trovavo sulla tazza del cesso quando l'hanno scattata."
Lincoln
(USA, India 2012)
Regia: Steven Spielberg
Cast: Daniel Day-Lewis, Tommy Lee Jones, Sally Field, Lee Pace, Joseph Gordon-Levitt, Jared Harris, James Spader, Hal Holbrook, Jackie Earle Haley, John Hawkes, Michael Stuhlbarg, Joseph Cross, David Strathairn, Tim Blake Nelson, Gulliver McGrath, Boris McGiver, Walton Goggins, Lukas Haas, Dane DeHaan, Stephen Spinella, David Costabile, Adam Driver, Gregory Itzin
Genere: lezione di storia
Se ti piace guarda anche: J. Edgar, Invictus, Schindler’s List, The Help

Lincoln è una gran bella lezione di storia americana?
Sì.
Lincoln è un gran bel film?
No. Lo dico subito. Un film ben realizzato, sì. Un filmone da Oscar e da consegnare alla memoria, no.

Steven Spielberg negli anni ‘80 era come Elliott. Un bambino capace di credere nella magia delle cose. Poi il bambino è cresciuto, ha dimenticato cosa la fantasia è, si è preso troppo sul serio e ormai sforna solo film prevedibili. Lincoln è esattamente come me lo immaginavo prima di vederlo. È un filmone pieno di retorica, ricco di enfasi, moralmente anche condivisibile, ma nient’altro. Non c’è una sola sorpresa, non c’è una singola scena che mi abbia davvero colpito. Il classico prodotto impeccabile, senza sbavature, quanto allo stesso tempo privo di una vera anima. C’è una splendida storia, una delle più avvincenti della Storia americana, che ci racconta di un personaggio coraggioso come Abraham Lincoln. Paradossalmente, a mancare al film è proprio il coraggio.
Lincoln il Presidente osava.
Lincoln il film se la fa sotto.

In ogni sequenza la macchina da presa è messa al posto giusto, fa i movimenti giusti (di solito si avvicina lentamente al protagonista mentre parla, anch’egli molto ma molto lentamente) ed è girata con la fotografia giusta. Tutto bello, tutto preciso, tutto vuoto. Un film realizzato con in testa gli applausi dei giurati dell’Academy, pronti a incoronarlo con l’Oscar, ma sarebbe davvero ingiusto. Lincoln non è affatto un brutto film, però non sposta di una virgola il cinema così come lo conoscevamo. Non sposta nemmeno il cinema di Spielberg di una virgola. È un lavoro molto classico, per fortuna meno paraculo rispetto al precedente melenso War Horse, che ci racconta in maniera impeccabile una vicenda che tutti dovrebbero conoscere. Una pellicola necessaria, ma che nessuno parli di Capolavoro.
"Il mio ultimo discorso era talmente interessante che mi sono annoiato da solo."
Per favore.

Ad impreziosire il lavoro da precisetti dello Spielberg c’è un’interpretazione anch’essa impeccabile di Daniel Day-Lewis. Eppure, pure in lui non c’è quasi mai un vero trasporto emotivo. Una grande performance attoriale, una fusione totale con il suo personaggio, ma io non c’ho visto la stessa intensità e passione messa ne Il petroliere o ne L’ultimo dei Mohicani.
Riguardo ad Abraham Lincoln il personaggio è stato un grande, si è battuto per fare passare il XIII emendamento, però i suoi discorsi non si possono davvero reggere. Quando inizia a parlare lui non la finisce più. Grazie al film, comunque, ho finalmente capito perché Abraham Simpson si chiama così.



"Hey, ma tu non sei il cavallo Joey di War Horse?
Chissà cos'hai fatto per diventare il nuovo pupillo di Spielberg, eh?"
Tra le cose interessanti della vicenda va evidenziata l’apertura mentale di Lincoln, primo presidente Repubblicano nella storia degli Stati Uniti, nonostante promuova il XIII emendamento più per interessi politici che per altro, mentre il ruolo dei conservatori lo ricoprono i democratici. Curioso come poi la Storia abbia invertito i ruoli.
La vicenda politica, tra un soporifero monologo di Lincoln e l’altro, funziona anche, almeno per chi è un minimo interessato alla Storia americana, altrimenti ciao, finirete dritti nel mondo dei sogni. Laddove la pellicola non trasporta del tutto è invece nel privato, nell’intimo dei personaggi. Che uomo era, davvero, Lincoln? Il film ci dice che era uno che parlava davvero un sacco, uno che sapevi quando iniziava un discorso ma non sapevi quando lo finiva. Il resto non ce lo dice. Da questo punto di vista, ho trovato più riuscito un film di per sé non del tutto riuscito come J. Edgar, che riusciva a scavare, almeno un pochino, all’interno della vita e della mente di un altro personaggio cruciale nella Storia americana, risultando invece troppo intricato e poco incisivo nella parte più storica.
Non che adesso voglia a tutti i costi fare l’avvocato difensore di Clint Eastwood, ma non ho capito perché ad esempio un altro suo film come Invictus, vicino per spirito e per tipo di vicenda raccontata a questo però più intenso da un punto di vista emotivo, sia stato snobbato da Academy e critici americani, mentre Lincoln sia stato tanto lodato. Qualcuno me lo spieghi, per favore. Perché quello non era incentrato su un Presidente americano, forse?

Se Lincoln è una lagna, i personaggi di contorno rimangono sempre in secondo piano. Ed è un enorme peccato, perché possiamo soltanto intravedere le potenzialità di alcuni attori che offrono brevi ma notevoli interpretazioni. Su tutti Joseph Gordon-Levitt, il figlio di Abraham, ma anche un sorprendente James Spader (quello di Stargate), un valido ma comunque non da Oscar Tommy Lee Jones, e qualche interessante volto telefilmico, da Lee Pace (Pushing Daisies) al mad men Jared Harris, da Walton Goggins (The Shield) ad Adam Driver (Girls), senza dimenticare Michael Stuhlbarg (Boardwalk Empire) e David Costabile (Breaking Bad). Persino il personaggio della moglie di Abraham, interpretata da Sally Field, viene molto sacrificato e anche la storia umanamente più coinvolgente, quella della perdita di uno dei figli di Lincoln, rimane sullo sfondo come un’eco lontana.

"Cannibal, se ti becco ti stronzo... volevo dire ti strozzo!
Scusa, non parlo tanto bene l'italiano..."
Volendo azzardare un rischioso discorso razziale, che uscirebbe meglio dalla penna di un blogger americano di colore, rispetto a quella di un fottuto muso pallido blogger piemontese, si parla tanto di XIII emendamento, di abolizione della schiavitù, di uguaglianza, ma dove sono i personaggi black? Li vediamo nella primissima inquadratura, poi via via nel corso della pellicola sono ben pochi, non si ritagliano altro che uno spazio molto marginale. L’intera pellicola sembra più che altro offrire uno sfoggio di alta moralità e uno sfoggio di uno dei cast più ricchi di strepitosi attori bianchi che la Storia del cinema ricordi. Però, Spielberg, i neri dove li hai nascosti nella tua storia?
Sulla tematica razziale, ho trovato allora molto più convincente e intelligente, pur nella sua apparenza cazzona, un film dall’anima black come Django Unchained di Quentin Tarantino, naturalmente, e un altro film “da bianchi che parlano di neri” come The Help. Anch’esso registicamente molto classico e tradizionalista, anch’esso pensato con in testa gli Oscar, ma se non altro parecchio più intenso a livello emotivo. Non che Lincoln non ci provi a emozionare, con un evitabilissimo finale ricco di retorica o con le solite barbose banali musiche del solito barboso banale John Williams che sottolineano i momenti più enfatici. Quelli in cui ci si dovrebbe emozionare, quelli in cui mi sono quasi emozionato, quelli in cui non mi sono mai davvero emozionato.

Steven Spielberg era un bambino ricco di fantasia. Uno che credeva che le bici potessero levarsi in cielo e volare. Adesso è solo un bravissimo, preparatissimo quanto noioso professorone di Storia. Le cose cambiano e le persone invecchiano. E purtroppo spesso dimenticano cos’è la magia.

DRIIIN
È suonata la campanella. La lezione di Storia è finita. Tutti via di corsa, prima che Lincoln attacchi di nuovo con un altro sermone dei suoi!
(voto 6-/10)

Questo post è stato pubblicato anche su The Movie Shelter, nuovissimo rifugio per appassionati di cinema che ha aperto i battenti giusto ieri e che vi consiglio di leggere, seguire, aggiungere tra i Preferiti o almeno buttarci un'occhiata.


domenica 9 dicembre 2012

MAN OF THE YEAR 2012 - N. 13 JOSEPH GORDON-LEVITT

Joseph Gordon-Levitt
Genere: jolly
Provenienza: Los Angeles, California, USA
Età: 31
Il passato: Una famiglia del terzo tipo, 10 cose che odio di te, Mysterious Skin, Brick - Dose mortale, Sguardo nel vuoto, Stop-Loss, (500) giorni insieme, G.I. Joe - La nascita dei Cobra, Inception
Il suo 2012: 50 e 50, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, Hesher è stato qui!, Senza freni - Premium Rush, Looper
Il futuro: Lincoln
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Perché è in classifica: perché scrive, canta, dirige e recita in qualsiasi ruolo

Come per Tom Hardy, questo poteva essere l’anno dell’esplosione totale di Joseph Gordon-Levitt come superstar globale, invece lo è stato, ma solo in parte. Anche lui ha avuto come grosso trampolino di lancio l’attesissimo e poi piuttosto deludente Il cavaliere oscuro - Il ritorno, dove ha la parte dell’unico poliziotto dotato di un minimo di intuito in grado di sgamare che Bruce Wayne è Batman dopo 5 secondi. Il detective Gary Oldman invece è ancora lì a chiedersi: “Ma chi sarà mai codesto cavaliere oscuro?”.
Eppure il boom totale per lui non c’è ancora stato. Che pure lui un’interpretazione strepitosa l’ha fornita quest’anno, anzi due: quella del giovane malato di cancro in 50 e 50 e quella del metallaro senza freni  in Hesher è stato qui!. Peccato che grande pubblico e awards vari non l'abbiano notato più di tanto.
Scarso successo ha avuto pure il modesto action Senza freni - Premium Rush, un flop che da noi arriverà direttamente in home-video a inizio 2013, mentre dovrebbe arrivare nelle sale italiane verso l’avvio del nuovo anno Looper, film fantascientifico sui viaggi nel tempo purtroppo parecchio deludente e in cui Joseph, truccato da giovane Bruce Willis, non brilla come al solito. Lo vedremo anche nei panni del figlio di Daniel Day Lewis nel Lincoln di Steven Spielberg e quindi alle prese con l’esordio alla regia e alla sceneggiatura con Don Jon’s Addiction, che lo vedrà pure protagonista al fianco di Scarlett Johansson (mica scemo).
Se per lo sguardo e per il modo di recitare appare l’unico degno erede di Heath Ledger, chissà che come regista Joseph non si riveli il nuovo Ben Affleck…



sabato 24 novembre 2012

Oompa Looper doompadee doo

Joseph Gordon-Willis
Looper
(USA, Cina 2012)
Regia: Rian Johnson
Sceneggiatura: Rian Johnson
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt, Jeff Daniels, Noah Segan, Paul Dano, Piper Perabo, Qing Xu, Tracie Thoms, Pierce Gagnon
Genere: viaggi nel tempo
Se ti piace guarda anche: In Time, Memento, Gattaca, L’esercito delle 12 scimmie, Terminator

Oggi parliamo di viaggi nel tempo.
Di nuovo? Ma non ne avevo già parlato molto di recente, per via di Sound of My Voice e Safety Not Guaranteed? Pensate di essere tornati indietro nel tempo e leggere un vecchio post cannibale?
No, perché oggi si parla di un’altra pellicola sui viaggi nel tempo, Looper. Perché il Looper perde il pelo, ma i produttori hollywoodiani non perdono il vizio di riciclare gli argomenti. E così oggi come non mai i viaggi nel tempo sono tornati ad essere cool. Di sicuro più dei viaggi in crociera…
Quando si ha a che fare con la tematica temporale, un po’ come per i film su vampiri e zombie, c’è subito qualcuno che a torto o a ragione grida subito al: “Cult!”. Io per primo sono tra i primi a farlo. In questo caso no. Nel caso di Looper, qualcuno ha gridato al: “Cult!”, mentre io al massimo posso gridare al “Finto cult!”, perché Looper parte in maniera eccitata ed eccitante, ma si ammoscia progressivamente fino a un finale che non sta né in cielo né in terra. Procediamo comunque con ordine e torniamo back in time.

"La smettete di dire che assomiglio a Neo di Matrix anziché a Bruce Willis?"
Looper è ambientato nel 2044, in un’epoca in cui il viaggio nel tempo non è ancora stato inventato. Sarà inventato solo una trentina d’anni più tardi. Cominciate già a non capire nulla? Normale.
Direttamente dal 2074, comunque, un’associazione criminale manda indietro nel tempo dei tizi, in modo da ucciderli, farli sparire nel passato poiché nel presente (ovvero il 2074) è diventato impossibile eliminare qualcuno fisicamente senza attirare sospetti. Joe è uno di questi killer del passato. Qualcuno ha detto Killer Joe? No, questa è tutta un’altra storia rispetto al film con Matthew McCounaghey. Purtroppo.
Il destino di ognuno di questi killer è però quello di chiudere il suo loop, chiudere il cerchio eliminando il sé stesso del futuro. Ma per Killer Joe, facciamo che chiamarlo Joe il killer per non confonderci, le cose andranno diversamente…

Continuato a non capire nulla? Normale, normalissimo. Raccontato così è un po’ complicato da capire. Il film però spiega tutto perfettamente, almeno all’inizio. Uno dei problemi del film è proprio questo: c’è troppo spiegone. Lascia poco spazio all’immaginazione, al mistero. Fin dai primi minuti il protagonista ci racconta per filo e per segno cosa succede e come è regolato il suo lavoro, senza nemmeno concederci un attimo per chiederci: “Cosa sta succedendo?”. L’altro problema del film è che invece nella parte finale abbandona ogni logica e diventa sconclusionato e assurdo. Tanto che nemmeno il regista e sceneggiatore Rian Johnson è riuscito bene a spiegare la logica seguita dal suo script (leggete qui la sua spoilerosa intervista solo se avete visto il film).

Le intenzioni iniziali di Rian Johnson, che all’esordio aveva ben impressionato con Brick - Dose mortale (sempre con Joseph Gordon-Levitt), sono buone. Il film sembra essere il classico thrillerone fantascientifico di quelli che andavano più negli anni ’90 che oggi. Qualcosa che oggi appare non troppo distante dall’Andrew Niccol più di In Time che di Gattaca. Tra riprese roteanti alla Donnie Darko, riferimenti estetici a Matrix e un’atmosfera da noir futuristico ma allo stesso tempo retrò, la prima parte del film intriga e fa ben sperare. Sebbene ci sia fin da subito qualcosa che non torni…

"Un po' più di rossetto, grazie!"
ATTENZIONE SPOILER
Il protagonista Joseph Gordon-Levitt ha la faccia strana, in questo film. Uno si chiede: “Ma perché gli hanno modificato la faccia?”. E dopo un po’ capisci perché l’hanno fatto, sebbene questo perché non è che abbia molto senso.
Joseph Gordon-Levitt a un certo punto invecchiando si trasforma in Bruce Willis e la cosa non è molto credibile. I due attori non si somigliano per niente, per quanto il primo sia geneticamente modificato e truccato in modo da cercare di farlo apparire come la versione giovane di Bruce. Con risultati così così. Io adoro entrambi, sono miei due idoli personali sia chiaro, però a livello di casting avrebbero potuto scegliere due attori che si assomigliano di più, anziché cercare di trasformare (in maniera vana) uno nell’altro.
Se Joseph Gordon-Levitt per la prima volta non mi ha convinto molto, sarà proprio per la sua faccia “finta” più che per la sua interpretazione, Bruce Willis ormai sembra finito in un looper, in un cerchio ripetitivo: ormai continua a fare sempre la stessa parte. Non recita più, si limita a “fare il bruce willis”. E comunque i viaggi nel tempo li aveva già fatti nel parecchio, ma parecchio parecchio superiore L’esercito delle 12 scimmie, e con il fantascientifico ha già dato in varie altre pellicole, da Il quinto elemento fino a Il mondo dei replicanti, cui in qualche modo questo Looper finisce per somigliare.

Il doppio Joe il killer interpretato dai due miei idoli non convince quindi un granché, così come i dialoghi ai limiti dell’assurdo tra i due. Quanto agli altri che ruotano intorno al loro loop, ci sono personaggi troppo abbozzati: l’amico Paul Dano, cui potevano regalare qualche momento in più di una sola fluttuazione telecinetica di monetine, o la femme fatale Piper Perabo.
L'ex ragazza del Coyote Ugly Piper Perabo ha le pere davvero piccole. Minuscole. Al confronto, Kristen Stewart è Pamela Anderson. Sarà per questo che non le hanno riservato troppo spazio?

"Piper, le tue perabo sono talmente piccole che mi giro dall'altra parte per non vederle!"

Il cattivone interpretato da Jeff Daniels è poi poco convincente, sarà che Jeff Daniels ha la faccia troppo da buono per riuscire credibile come cattivone.

"Devo dirti qualcosa di cattivo... devo dirti qualcosa di cattivo...
Ti posso portare un lecca lecca o preferisci un bon bon?"

"Volete truccare anche me da Bruce Willis? Ma peeerché?"
Nonostante non convinca del tutto, comunque, all’inizio Looper ci dà l’illusione di trovarci di fronte a un film di solido intrattenimento. Nella seconda parte, la pellicola invece si sgretola, con una struttura da Memento mal riuscito che lo fa diventare un Christopher Nolan for dummies.
A un certo punto, la storia rallenta improvvisamente il ritmo. Joe il killer si ferma in una fattoria con Emily Blunt. Per farsi Emily Blunt, e fin qui niente di male, ma anche per proteggere un bambino, che nel futuro diventerà il “rainmaker”, lo stregone dotato di poteri telecinetici assurdi che dominerà il mondo. Joe il killer ha quindi un compito alla Terminator, però dovrà proteggere non il salvatore dell’umanità, bensì il distruttore dell’umanità. E poi, già da bambino è davvero odioso! Perché proteggerlo?
Al di là di questo, nella seconda parte è tutto un altro film, noioso e pretenzioso, e giunge a un finale come già detto buttato lì a casaccio, giusto per chiudere il cerchio.

"La prossima volta chi truccherete come me da giovane? Justin Bieber?"
Non posso quindi fare a meno di gridare al “Finto cult!”, oltre che gridare alla “Cocente delusione!”, perché all’inizio Looper ti prende la manina e ti fa immaginare di poterti trovare di fronte a una figata, mentre dopo prende il Valium e ti fa quasi addormentare.
Com’è possibile? Come si fa a gettare così al vento delle premesse tanto buone? Perché questo Looper non è un film riuscito? Credo sia perché fa una cosa che qualunque buon film sui viaggi nel tempo non dovrebbe mai fare. Mai. Viola palesemente la regola numero uno del Doc Brown di Ritorno al futuro: evitare di incontrare il se stesso del futuro.
(voto 6/10)

Post pubblicato anche su L'orablu.


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