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domenica 25 marzo 2012

ATM - Il Banco(mat) vince sempre

ATM - Trappola mortale
(USA, Canada 2012)
Regia: David Brooks
Cast: Brian Geraghty, Alice Eve, Josh Peck, Aaron Hughes
Genere: 1 location
Se ti piace guarda anche: Buried - Sepolto, Phone Booth - In linea con l’assassino, Margin Call

Hanno girato un film tutto in una cabina telefonica, l’adrenalinico Phone Booth - In linea con l’assassino con Colin Farrell. Hanno realizzato persino un film interamente dentro una bara, il bruttarello Buried - Sepolto con Ryan Reynolds. Ne hanno fatti persino uno su una funivia e uno su un tizio in mezzo al canyon, volevate per caso che qualcuno non pensasse di ambientarne uno pure dentro un Bancomat?
Eddai, che se no questo si offende.
Se Phone Booth poteva giocare con la tematica delle comunicazioni nell’era della Comunicazione e Buried aveva in mano la carta della claustrofobia portata al più estremo livello, ATM - Trappola mortale ha dalla sua una possibilità (potenzialmente) ancora più interessante: il Bancomat rappresenta l’economia, i soldi che girano, il cash, il capitalismo. In periodo di recessione economica, quale occasione migliore per costruire un thriller-horror ad alta tensione su queste tematiche più che mai attuali?
A ciò aggiungiamo un altro spunto (sempre potenzialmente) interessante: i protagonisti sono 3 tizi che lavorano in una società finanziaria. Dei brokers, dei novelli yuppie, dei perfetti simboli (ancora una volta potenzialmente) di quello che non va nell’economia americana e mondiale degli ultimi anni.

"Bella raga, siamo ripresi come al Grande Fratello! Ché c'ho i capelli a posto?"
La partenza lascia quindi ben sperare e al (potenzialmente) forte tema economico si aggiunge una parte sentimentale. Uno dei protagonisti (l’anti-espressivo Brian Geraghty) trova finalmente il coraggio di farsi avanti con la biondina precaria che sta per lasciare l’ufficio, interpretata da Alice Eve, già vista in Il quiz dell'amore - Starter for 10, carina ma priva di quel “non so che” alla Jennifer Lawrence, per dirne una. La storia romantica, per quanto scontata, ci può stare e aiuta a coinvolgere emotivamente lo spettatore. Tutto bene, quindi. Fino a qui.
Aggiungiamo poi la presenza del terzo protagonista, Josh Peck, il più convincente dei tre a livello recitativo. E se uno che arriva dalla serie Nickelodeon Josh & Nick è il più convincente, figuratevi l’impegno messo dagli altri due. Il suo è il tipico personaggio cazzone, in grado di innestare una componente umoristica. Ancora meglio.

Le premesse per una pellicola di buon livello ci sono. Per un attimo si può immaginare persino di trovarsi di fronte a una versione più virata sull’horror di quel gran filmone sulla finanza di oggi che è Margin Call.
Per un attimo. Nel giro di pochi minuti, però, tutto va rapidamente a farsi fottere. Come in una seduta di borsa in cui le tue azioni vanno alla grande e a un certo punto cominciano a precipitare. Senza ragione apparente. Finita l’euforia del “compra compra!” inizia la depressione del “vendi vendì!”.
Così va con questo ATM, perfetto simbolo della depressione non solo economica, ma pure di idee.
I primi 15 minuti creano delle buone premesse che via via vengono mandate letteralmente in fumo da una sceneggiatura con il fisico da centometrista, che rimane subito a corto di fiato.

"Cari figlioli, io non ho mica intenzione di farvi del male. Volevo solo
consigliarvi di incappucciarvi per bene, che qua fuori fa un freddo porco!"
Lo sviluppo della storia, in breve?
I tre protagonisti rimangono chiusi tutta la notte dentro un Bancomat, perché fuori c’è un tizio incappucciato molto minaccioso. Per evitare di finire vittime di questo psicopatico, stanno lì dentro pensando di essere (potenzialmente) al sicuro. Ma la situazione, è ovvio, si farà ancora più complicata…
Da un possibile film sull’inspiegabilità del male, come il Duel di Spielberg quando Spielberg era ancora un grande regista, presto si scivolerà però nelle solite situazioni da thrillerino horrorino di bassa lega. Poco thriller e per nulla horror, se proprio vogliamo dirla tutta.

La cosa non sorprende quando scopriamo che la sceneggiatura porta la firma di Chris Sparling, stesso autore dello script del sopra citato Buried - Sepolto. Pure quello partiva con buone prospettive e si arenava di fronte all’evidenza: Sparling dovrebbe firmare sceneggiature per cortometraggi, in quello se la caverebbe pure bene. Però al momento non sembra avere le capacità per tenere desta l’attenzione per un intero lungometraggio. Per quanto breve come questo. Dopo pochi minuti, i suoi film infatti sembrano chiedersi e chiedere allo spettatore: “E mo’ adesso che faccio succedere?”. Domanda cui lo stesso Sparling non sa trovare una risposta adeguata e così si affanna in qualunque modo pur di allungare il minutaggio della pellicola. Con l’uso di qualche stratagemma vario che invece di far salire la tensione, fa scendere le palle.

Questo per il film sarebbe stato un finale migliore...
ATTENZIONE SPOILER
La pecca più evidente del film, che per la prima mezz’oretta si lascia anche guardare tranquillamente, è comunque non solo nello sviluppo (modesto), ma soprattutto nella (pessima) risoluzione. Già mi immagino lo Sparling mentre scrive il finale della pellicola pensare: “Sono un genio!”. E invece no, Sparling, non sei per niente un genio. Ti saresti potuto giocare la carta economica. Uno dei personaggi stessi della pellicola ipotizza che possano essere finiti in quella situazione da incubo proprio a causa del loro lavoro. Potrebbe essere un uomo che ha perso tutti i suoi soldi per colpa di qualche investimento finito male per colpa degli avidi yuppie 2.0.
E invece no. A finire male, nel peggiore dei modi, è il film. Non che accadano cose assurde tipo un atterraggio alieno (che a pensarci bene sarebbe stato almeno un modo originale per terminare il film), però è semplicemente una cagata. Con un atroce e didascalico spiegone conclusivo che sa molto di insulto nei confronti dell'intelligenza dello spettatore.
Lo so, uno spettatore intelligente sarebbe stato alla larga da un film del genere, così come una persona intelligente se ne sta alla larga da un bancomat sperso nel mezzo del nulla in piena notte, ma io non ce l'ho fatta a non vederlo...
Peccato, perché questa trappola mortale poteva essere orchestrata molto meglio. Invece di essere mortale per lo spettatore.

E poi adesso basta con tutti questi film girati in un luogo unico giusto per risparmiare i soldi nelle location. Non so, la prossima volta vogliamo ambientare un’intera pellicola all’interno di un cesso pubblico?
Hey, un momento: quest’idea è buona. Questa idea potrebbe essere vincente. Quasi quasi sviluppo la sceneggiatura, la intitolo “Il cesso che uccide”, specifico che il cesso in questione NON è Sarah Jessica Parker e poi vado a Hollywood a venderla.
Sento già l’odore dei soldi. O forse è un altro odore, sempre proveniente dal cesso?
(voto 4,5/10)

P.S. Evvai, sono riuscito a scrivere tutta la recensione evitando di fare qualche battutaccia sulla sigla ATM - Azienda Trasporti Milanesi!

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