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martedì 24 settembre 2013

I PIU’ FIGHI DELLE SERIE TV




Tempo di top 10 anche oggi, qui su Pensieri Cannibali.
Ieri abbiamo visto la topa 10 delle 10 donne più fighe nella storia della tv, quest’oggi vedremo la top 10 dei più fighi. I personaggi di maggior fascino, i più grandi seduttori del piccolo schermo. Sempre a insindacabile giudizio di codesto blog.

10. Chuck Bass – Ed Westwick (Gossip Girl)
C’era una volta una serie intrigante che rispondeva al nome di Gossip Girl e c’era una volta in questa serie un bastardo che più bastardo non si poteva. Ricco da far schifo, ereditiere dell’impero Bass, bello e dannato quasi come il figo numero 1 di questa classifica, Chuck Bass era un idolo totale. Un po’ come la sua controparte femminile, Blair Waldorf. Rapidamente, Gossip Girl si è trasformato in una soap opera della peggior specie, oltre ogni limite del trash e delle decenza televisiva, fino a diventare negli ultimi tempi una cosa risibile. Guardando al passato, pur facendo davvero fatica a cancellare dalla memoria le ultime agghiaccianti stagioni, c’è da riconoscere che Chuck Bass spaccava, con la sua camminata da uomo che non deve chiedere mai, con quel suo sguardo sempre incarognito, con i suoi modi di fare impeccabili e la sua innata cattiveria.
Spaccone.

"Un'altra stagione di Gossip Girl??? Ma non ditelo manco per scherzo!"

9. Tony Stonem – Nicholas Hoult (Skins)
Bello e vuoto. Un contenitore esteticamente curatissimo che dentro non contiene niente. Superficiale come pochi, il Tony Stonem della rivoluzionaria serie inglese Skins sembra uscito dritto da un romanzo di Bret Easton Ellis. Il suo cuore non ha tempo per battere, la sua anima non ha spazio per i sentimenti e quindi, nonostante sia fidanzatissimo, non si lascia sfuggire ogni occasione per andare con qualunque girl gli capiti a tiro. L’attore che lo interpreta Nicholas Hoult non è il tipico bellone, ma possiede un fascino magnetico che nella vita privata gli farà conquistare anche una certa Jennifer Lawrence. Scus’ s’è poco.
Super-ficiale.

"Senza di me, questa classifica sarebbe da spararsi, ah ah ah!"

8. Barney Stinson – Neil Patrick Harris (How I Met Your Mother)
Barney Stinson è un po’ un Fonzie di nuova generazione. Più metrosexual, punta sull’eleganza nel vestire rigorosamente in completi anziché sul chiodo da rocker come il personaggio di Happy Days, ma i risultati in termini di successo con le donne sono simili, a testimoniarlo è anche il suo manuale di rimorchio. Scapolone impenitente, pure leggermente misogino, è allora quasi un Fonzie che si è trasferito a Wall Street ed è diventato uno yuppie. O come un Patrick Bateman senza tendenze omicide. Il suo posto in classifica se l’è inoltre guadagnato perché è uno di noi. Un playboy? No, un blogger.
Piacione.

"Un brindisi a questa classifica!"

7. Fonzie – Henry Winkler (Happy Days)
Il playboy per eccellenza. Quello che le castiga tutte. Quello che ad ogni episodio della serie si presenta con almeno 3 o 4 ragazze diverse a braccetto. Una figura mistica più ancora che mitica, leggendaria, fuori dal tempo e anche, se vogliamo, parecchio maschilista. Ormai passato di moda – andate a spiegarlo a Renzie! – ma comunque un simbolo della televisione de ‘na vorta. Altroché Richie Cunningham/Ron Howard, se c’è un motivo per seguire l’altrimenti poco eccezionale e troppo tradizionalista Happy Days è vedere cosa combina Fonzie.
Senza di lui godi solo a metà.

Uguali identici...

6. James “Sawyer” Ford – Josh Holloway (Lost)
Nessun riferimento al mio blogger rivale che gli ha selvaggiamente scopiazzato il nome, già di suo copiato all’uomo che aveva truffato sua madre. James Ford, per gli amici (quali amici?) Sawyer, è stato forse il personaggio più figo di una serie che ci ha regalato un sacco di personaggi fighi, ovvero Lost. Ne avete già sentito parlare? Ha avuto un discreto successo, qualche annetto fa…
Diviso tra una cotta per il fascino criminale di Kate e l’amore per la più rassicurante Juliet, Sawyer è uno stronzo, uno di quelli con una battuta perfida sempre pronta contro chiunque, ma anche lui, sotto sotto, come un po’ tutti i villain, alla fine nasconde un cuore tenero.
Cucciolone, ma con ironia.

"Mi hai messo in classifica di tua spontanea volontà, vero Cannibal?"

5. Hank Moody – David Duchovny (Californication)
Il fascino dello scrittore dallo stile di vita bohèmienne e rock’n’roll. Il fascino dello scapolo impenitente che non vuole mettere la testa a posto. Il fascino dell’uomo che non vuole concedersi a una donna sola.
Sto parlando di Fabio Volo?
Certo che no, anche perché, ma Fabio Volo è davvero uno scrittore?
Sto parlando di Hank Moody, il protagonista di Californication che, in attesa di dare un seguito al suo primo best seller, passa da un letto all’altro. Anche se il suo cuore, cucciolone che non è altro pure lui, in realtà appartiene solo alla sua ex mogliettina.
Intellettual-playboy.

"Il mio libro ero indeciso se chiamarlo così
oppure Va' dove ti porta il culo..."

4. Damon Salvatore – Ian Somerhalder (The Vampire Diaries)
I vampiri tirano un casino fin dai tempi di Dracula, negli ultimi anni poi sono diventati più di moda della musica dubstep. I succhiasangue negli ultimi due decenni hanno spopolato non solo al cinema, ma anche nelle serie tv e io ne ho scelto solamente uno. Tra il bellone e impossibile Angel e il duro dal cuore tenero Spike di Buffy, tra il glaciale Eric Northman e l’insopportabile Bill Compton dell’ormai sempre più trash True Blood, io sono andato a pescare da The Vampire Diaries. Non il troppo molliccio Stefan, né il troppo maligno Klaus, bensì Damon. Un villain con i fiocchi nelle prime stagioni che poi si addolcisce sempre più per amore di Eleeeina, la donna di suo fratello, che lo trasforma da seduttore senza scrupoli ad agnellino. In attesa che torni a tirare fuori di più i canini, si becca una comunque più che rispettabile quarta posizione. Alla faccia di tutti gli altri vampirelli. E pure di un sacco di umani e licantropi vari.
Salvato, più che Salvatore.

"In realtà non sono poi così figo, ho solo una buona truccatrice..."

3. Don Draper – Jon Hamm (Mad Men)
Don è una vera macchina da guerra. Non importa che sia sposato con Betty o con Megan. Per lui vale il motto: ogni lasciata è persa, e così se le tromba tutte.
Tormentato da un passato oscuro, pubblicitario geniale e di successo, Don Draper rappresenta l’intramontabile stile old fashioned per eccellenza. Un uomo vecchio stampo, dai valori tipicamente anni ’50, che si ritrova catapultato suo malgrado nel fermento dei favolosi 60s. Come reazione al periodo storico in cui si ritrova, lui dà il via alla sua personale rivoluzione sessuale, scopando a più non posso.
Trombatore, ma di classe.

"Ma cosa diavolo sono i blog? Io sto ancora facendo fatica ad accettare l'arrivo dei Beatles..."

2. Dr. Christian Troy – Julian McMahon (Nip/Tuck)
Come Don Draper, anche Christian Troy ha un passato oscuro che lo ossessiona. Come Don Draper è un uomo affascinante, sempre impeccabile nella scelta d’abiti (sebbene lui preferisca uno stile più 80s kitsch rispetto all’eleganza classica del mad man) e di successo nel lavoro. Troy non fa però il pubblicitario a New York, bensì il chirurgo plastico nella plasticosa Miami prima, e poi nell’ancora più plasticosa L.A. nelle ultime stagioni della serie dopo. Rispetto a Don Draper che tromba il più possibile, ma tratta sempre le donne con grande rispetto, lui è un figlio di buona donna traditore e zingaro e non lo nasconde, (mal)trattandole tutte come… avete capito come.
Bastardo randagio, ma di classe.

"Solo secondo? Ma m'hai visto, Cannibal?"

1. Dylan McKay – Luke Perry (Beverly Hills, 90210)
Il James Dean della mia generazione, e pure di quella prima di me. Non importa che Luke Perry all’infuori di Beverly Hills, 90210 non si sia praticamente più visto. Semmai, è una dimostrazione di come la sua parte fosse così iconica da non essere riuscito a staccarsene. Mai.
Con quel suo ciuffo ribelle, con quel suo fascino da bello & dannato, con quel suo onnipresente male di vivere che faceva molto grunge, Dylan McKay è stato uno dei simboli più efficaci degli anni ’90. Inoltre, ha il merito (o demerito?) di aver dato il via insieme a Brenda e Kelly alla moda dei triangoli amorosi che poi sarebbero stati immancabili in ogni telefilm o saga teen (e non solo teen) venuta in seguito.
Troooppo figo.

"Sono felice per il primo posto, ma soprattutto
perché Renzi non s'è messo in testa di imitare anche me!"


giovedì 15 agosto 2013

SHARK 3D O LA MORTE DEL TETTE-HORROR




"In questo film le tette sono vietate? Me le copro subito!"
Shark 3D
(Australia 2012)
Titolo originale: Bait
Regia: Kimble Rendall
Cast: Xavier Samuel, Sharni Vinson, Julian McMahon, Phoebe Tonkin, Alex Russell, Cariba Heine, Lincoln Lewis, Alice Parkinson
Genere: tette-horror senza tette
Se ti piace guarda anche: Sharknado, Shark Night 3D, Piranha 3D, Lo squalo7

Leggendo il titolo del film, vengono in mente alcune cosette.
La prima: ancoooora con ‘sto 3D? A parte a casa di James Cameron, non ha già strapazzato i maroni?
La seconda: i titolisti italiani devono sempre metterci del loro, non ce la fanno a trattenersi. Il titolo originale del film era Bait, che significa “esca”, solo che esiste già un film con Jamie Foxx intitolato Bait – L’esca e allora loro hanno fatto la furbata di richiamare alla mente un altro film: Shark Night 3D, togliendo il night. Risultato? Shark 3D, titolo fantasiosissimo!
La terza: nonostante il titolo, Shark 3D non è come Shark Night 3D o Piranha 3D o Piranha 3DD, perché NON è un tette-horror.
Ragazzi, potete sfollare. Lentamente, grazie. Non spingete. Dai, non spingete, come devo dirlo?

Niente tette. Proprio così. Nemmeno mezza.
Una manciata di fighette il film ce le propone anche, per carità, però tette zero. Questo Shark 3D in pratica è come la Coca-Cola Zero, solo che invece di essere privo di zuccheri è privo di tette. Checché ne dicano i pubblicitari che cercano di vendercela, la Coca Zero non ha lo stesso gusto della Coca normale, altrimenti ciao, la berrebbero tutti. Invece è una balla, una balla che non ci beviamo. In maniera analoga, un tette-horror senza tette non ha lo stesso gusto di un tette-horror. È un pacco. Tolte le tette, ci rimane solo uno pseudo horror acquatico la cui attrattiva principale è lo squalo.
Ma chissenefrega dello squalo! Dietro la macchina da presa non c’è mica Spielberg, quello dei vecchi tempi non quello che filma i cavalli e i presidenti barbosi, e allora: noi vogliamo le tette!

"Cammina dietro di me. Guai a te se fai anche solo intravedere le tette!"
Lo spunto da cui parte questa pellicola australiana Shark 3D sarebbe anche un filo più originale, rispetto agli altri tette-horror di cui come abbiamo visto è comunque solo un parente alla lontana.
Dopo la scena di partenza in cui il solito squalo si sbrana un tizio…
ATTENZIONE SPOILER
…le cose procedono in maniera differente da quanto ci si poteva aspettare all’inizio. A sconvolgere la vita dei protagonisti arriva infatti uno tsunami!
In teoria, potremmo trovarci di fronte a una trashata assoluta come il recente orripilante quanto godurioso Sharknado. In pratica, il film si trasforma nel solito survival movie con un gruppo di tizi che si ritrova dentro un supermarket, con ai piedi un sacco di acqua e, naturalmente, pure l’immancabile squalo rompicojoni di turno. Perché non era già abbastanza difficile sopravvivere a uno tsunami. Dovevano metterci dentro pure uno squalo. Ed è qui che sta l’errore del film, quello che lo trasforma nel solito horrorino poco horror e molto banale, con una sequela di scene di morte sull’idiota andante stile saga di Final Destination. Ed è così che Shark 3D, per quanto australiano, si trasforma in un’americanata, di quelle mal riuscite e per di più parecchio noiose.

"Un tette horror senza tette? Il Dr. Troy sarebbe molto deluso da me!"
Se la sceneggiatura avrebbe potuto regalarci qualche spunto originale e invece naufraga miseramente, meritandosi di finire sbranata da uno squalo, 3D o meno che sia, a tenere un minimo a galla il film è un cast di livello non eccellente, ma almeno decente.
Il protagonista del film è Xavier Samuel, uno dei giovani attori australiani più in ascesa del momento, anche perché: conoscete altri giovani attori australiani?
Xavier Samuel l’abbiamo già visto in Tre uomini e una pecora. Là come qua è un ragazzo in procinto di sposarsi, solo che il mondo animale in entrambi i casi prova a mettersi tra lui e le nozze. Là una pecora, qua uno squalo. Non proprio la stessa cosa…
E poi c’è l’ex mitico Dott. Troy di Nip/Tuck, ovvero Julian McMahon, meno imbolsito rispetto alla sua ultima uscita cinematografica nel thriller Faces in the Crowd - Frammenti di un omicidio. E poi ancora c’è la promettentissima Phoebe Tonkin, idola della ormai defunta serie The Secret Circle e oggi in The Vampire Diaries e nell'imminente The Originals, una che per essere in un horroretto di infimo livello e con una parte pessima, riesce nella non semplice impresa di essere convincente.

Però a Phoebe, per quanto brava e per quanto bella e per quanto bellaebrava, manca una cosa: le tettazze. Così come all’altra fighetta presente nel film, la sconosciuta Sharni Vinson. E questa è una cosa che non va bene. No no. Fare un tette-horror senza tette non va davvero bene.
Shark 3D, un film insipido. Come la Coca Zero.
(voto 3D/10)


domenica 8 aprile 2012

Il senso di Milla per le facce

Faces in the Crowd - Frammenti di un omicidio
(USA, Francia, Canada 2011)
Regia: Julien Magnat
Cast: Milla Jovovich, Julian McMahon, Sarah Wayne Callies, Marianne Faithfull, Valentina Vargas, David Atrakchi, Michael Shanks, Adam Harrington, Sandrine Holt
Genere: thrilla
Se ti piace guarda anche: Occhi nelle tenebre, Octane, Final Destination, Red Eye, Prigione di vetro
Uscito in Italia direttamente in DVD

Non mi piace Milla Jovovich.
GAAAAAAAY
Specifico: non è che non me la farei. Però non mi fa impazzire.
OMOSESSUAAAAAAAAALE
Oh, che vi devo dire? Non mi sta sulle palle come ad esempio una Angelina Jolie, è solo che boh, non so, non mi sconfinfera. Non mi fa scattare la scintilla.
QQQQQQQQQ+
"Com'è che a noi 2 ci fanno recitare sempre con degli zombie?
Staranno mica insinuando qualcosa sulla nostra recitazione?"
Vabbè, comunque: volete continuare a parlare di figa oppure parliamo di cinema?
FIIIIIIIIIIIIIIIGA

Ok. In questo film oltre alla Milla c’è pure Sarah Wayne Callies. In irriconoscibile versione imparrucata. Pure la Sarah Wayne non mi sconfinferava molto, ai tempi di Prison Break. Adesso però in versione MILF di The Walking Dead mi ispira parecchio sesso, sebbene o forse proprio perché il suo personaggio all’interno della serie sia a dir poco odioso. Odioso del tipo che finisci per tifare per gli zombie!
Come sia o come non sia, la Sarah Wayne in questo film comunque appare in un piccolo piccolo ruolo e vi dico solo di non affezionarvi troppo al suo personaggio...
Vogliamo poi parlare dell’interpretazione della Jovovich?
Avete presente tutti i peggiori pregiudizi nei confronti delle modelle che non dovrebbero fare le attrici? Beh, a vedere questo film, come non dare ragione a quei pregiudizi?
Ora possiamo parlare di cinema?
NOOOOOOOOOOOO

"Mi sento più sicura sulla metro di Milano
...e l'ultima volta sono pure stata stuprata!"
Ok, allora parliamo della solita discutibile scelta del titolo nostrano.
C’era già il film di Michael Mann: Manhunter - Frammenti di un omicidio.
Adesso pure a questo Faces in the Crowd i titolisti italiani hanno fatto la plastica facciale e l’hanno trasformato in Faces in the Crowd - Frammenti di un omicidio.
Tra un po’ arriveranno a intitolare pure l’ultimo film di Winnie the Pooh come Winnie the Pooh - Frammenti di un omicidio.
Adesso parliamo di cinema? Tanto non è che sia proprio cinema impegnato. Non è che si discuta sui massimi sistemi…
ALLORA OOOOOOOOOOKAY

Faces in the Crowd è un thrillerino che scorre via tranquillo, una perfetta visione notturna per scivolare senza troppi patemi dalla veglia al mondo dei sogni. Una pellicola guardabile ma per nulla memorabile. Fate voi se può fare al caso vostro.
La trama in breve: la protagonista Milla vede un losco figuro mentre stupra e uccide una sventurata. Non è la sua prima vittima. Si tratta di un pazzo già ricercato dalla pula. Il maniaco strupratore si accorge di Milla per il solito cazzo di cellulare che squilla (trovata credo mai usata in un film o in una serie tv negli ultimi anni) e la insegue. Milla con il suo fisico da atleta riesce a sfuggire, però cade giù da un ponte e batte la testa.
SFIGAAAAAATA

"ChristianTroy! Hai messo su peso, neh?"
"Tu Milla invece sempre bulimica, neh?"
Quando si sveglia, sembra ok. Tranne per un piccolo, minuscolo dettaglio: non riconosce le facce delle persone. Ogni volta che gira lo sguardo vede un volto differente, anche delle persone a lei più vicine. E tra i mille volti che Milla e noi spettatori intravediamo nella folla del cast della pellicola, ci sono anche quelli di Julian McMahon, il grandissimo Dr. Troy di Nip/Tuck, e di Marianne Faithfull, grandissima cantante ma soprattutto grandissima groupie, negli ultimi tempi riciclatasi in maniera riuscita al cinema, tra una Marie Antoinette e una Irina Palm.
Ma oltre ai volti degli altri, Milla non riconosce più nemmeno se stessa. Quando guarda lo specchio, dall’altra parte vede qualcuno sempre diverso. Una patologia medica parecchio rara che sprigiona un effetto cinematografico potenzialmente notevolissimo.
Si può solo immaginare cosa avrebbe prodotto uno spunto del genere in mano a un David Lynch o a un Darren Aronofsky. Di certo una figata pazzesca.
Il più difettoso (che soffra della stessa patologia della Jovovich nel film?) occhio del francese Julien Magnat, già regista di Bloody Mallory (?!), offre uno spettacolo invece decisamente meno notevole. C’è qualche visione qua e là, qualche apparizione, qualche volto modificato dal trucco, ma si poteva fare molto di più da un punto di vista cinematografico. Da uno spunto del genere si sarebbe potuto realizzare un thriller davvero memorabile.

Invece si finisce a guardarlo come Milla Jovovich guarda i volti delle persone nel film: li vede, ma non li riconosce. Lo stesso vale per questo thriller confondibile con tanti altri, su tutti Occhi nelle tenebre con Madeleine Stowe, mooolto simile a questo.
Poteva essere un thrillerone. Invece è solo uno dei tanti film tra la folla.
(voto 6-/10)

domenica 29 maggio 2011

Porco rosso

Red
(USA, Canada 2010)
Regia: Robert Schwentke
Cast: Bruce Willis, Mary-Louise Parker, Morgan Freeman, Helen Mirren, John Malkovich, Karl Urban, James Remar, Richard Dreyfuss, Brian Cox, Julian McMahon
Genere: CIA da ridere (più o meno)
Se ti piace guarda anche: Mr. & Mrs. Smith, Killers, Innocenti bugie, Poliziotti fuori

Trama semiseria
Bruce Willis è un agente della CIA ormai in pensione. Ritornerà in azione?
Ma certo che sì, visto che questo film è già stato girato 3miliardi di volte…

Come bisogna ridursi oggi per guadagnarsi la pagnotta: parte I
Recensione cannibale
Quest’anno nominati ai Golden Globe tra i migliori film nella categoria commedia/musical c’erano The Kids Are All Right, pellicola carina ma non fenomenale che ha vinto con facilità, Burlesque (che non ho visto, ma chi l’ha fatto o si è suicidato o ha pensato seriamente di farlo), l’orribile Alice in Wonderland di Tim Burton (e lo dico da fan di lunga data di Tim Burton), quella schifezza immonda di The Tourist e questo Red.
E com’è Red?
‘Na struunzata.
Se volete vedere un film disimpegnato, ma molto disimpegnato, allora può anche andare bene, ma comunque considerando che questi erano i nominati dei Globes, viene da farsi qualche domandina sullo stato di salute attuale delle commedie americane. O forse solo quelle prese in considerazioni da grandi competizioni come i Golden Globes…

Come bisogna ridursi oggi per guadagnarsi la pagnotta: parte II
Red è una commedia d’azione di quelle che ne abbiamo già viste un sacco negli ultimi mesi/anni. O almeno, io ne ho già viste un sacco e mi chiedo perché continuo ancora a farlo. La colpa la possiamo dare forse a Ocean’s 11, una pellicola piacevole con un super cast di divi che ha sbancato i botteghini e s’è beccata pure il plauso della critica. Da lì in poi sono arrivati una miriade di altri prodotti più o meno clonati che bilanciavano un umorismo cool con il genere action. Non dico sia un’idea inventata da Ocean’s 11, però il suo incredibile successo ha portato un sacco di produttori e di attori hollywoodiani verso pellicole di questo tipo, con la variante spy alla Mr. & Mrs. Smith, fortunata al botteghino ma di qualità alquanto discutibile. Negli ultimi tempi ci sono poi stati Killers, Il cacciatore di ex, Salt, Innocenti bugie (il mio preferito del gruppo) e un milione di altre cose del genere (un sacco di serie tv come Alias, Covert Affairs e Undercovers comprese), cui adesso si aggiunge numericamente anche questo Red, che però alla categoria non apporta nulla ma proprio nulla di nuovo.

C’è Bruce Willis, certo, e questo basta per renderla una pellicola se non altro non sgradevole, però questa non è forse la milionesima volta in cui interpreta il ruolo di un agente pensionato e/o ormai prossimo alla pensione? E poi soprattutto c’è una divertente Mary Louise Parker (quella della serie tv dopata Weeds), l’unica variante imprevista di questo altrimenti telefonato action comedy. La sua non è infatti una di quelle presenze femminili che servono giusto da contorno alle avventure del protagonista e non è nemmeno una donna action pronta a dare cazzotti a destra e manca; la Parker è in pratica una tizia che si trova suo malgrado fiondata in mezzo ai casini spionistici del Bruce. E fondamentalmente si diverte un mondo ad evadere così dalla monotonia della sua tradizionale vita.
Di serie A anche il resto del cast, seppure tutti in ruoli molto macchiettistici: John Malkovich strappa una risata per la sua paranoia esagerata, Helen Mirren è la classica killer a sangue freddo nascosta dietro le sembianze da impeccabile lady britannica, Morgan Freeman è il vecchio braccio destro di Bruce Willis gigione, Karl Urban è il cattivone ma poi non così cattivo e un Julian McMahon (il mitico dr. Troy di Nip/Tuck) che purtroppo non brilla.
Gli ingredienti per una perfetta sceneggiatura hollywoodiana senza sbavature ci sono anche tutti, in un mix ben congegnato di umorismo, azione, intreccio spionistico e parte sentimentale. Se solo non avessi già visto altri 3589 film praticamente uguali l’avrei anche potuto apprezzare. Se solo
(voto 5)

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