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venerdì 21 agosto 2015

Il . sulle serie tv 2015: telefilm thriller





Ci sono tante serie tv in giro e ce ne sono un sacco di cui ancora non ho mai parlato. Perché?
Perché non c'avevo voglia, ecco perché. Prima che parta la nuova stagione 2015/2016 e rimanere definitivamente indietro è però meglio fare un recap della situazione su quanto visto nei mesi passati. Perché?
Perché adesso m'è venuta voglia, ok?
La prima puntata di questi post telefilmici è dedicata al genere thriller.

Wayward Pines

Spacciata come serie-evento, venduta come l'erede di Twin Peaks, attesissima e pompatissima, Wayward Pines si è rivelata...

martedì 4 febbraio 2014

I SEGRETI E LE SORPRESE DI OSAGE COUNTY




I segreti di Osage County
(USA 2013)
Titolo originale: August: Osage County
Regia: John Wells
Sceneggiatura: Tracy Letts
Tratto dalla piece teatrale: August: Osage County di Tracy Letts
Cast: Meryl Streep, Julia Roberts, Margo Martindale, Julianne Nicholson, Juliette Lewis, Abigail Breslin, Ewan McGregor, Dermot Mulroney, Sam Shepard, Chris Cooper, Benedict Cumberbatch, Misty Upham, Will Coffey
Genere: famigliare
Se ti piace guarda anche: La mia vita a Garden State, Little Miss Sunshine, I ragazzi stanno bene, Paradiso amaro, Young Adult

Una delle emozioni più belle per me è quella di restare sorpresi.
BOOOOOOOOOOOOOOO!

Ve la siete fatta sotto?
La mia intenzione non era quella di spaventarvi, scusate. Volevo solo sorprendervi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

Cagati adosso di nuovo?
Ma no, era solo per sorprendervi.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!

"E tu saresti Little Miss Sunshine?
A me sembri più la figlia di Marilyn Manson..."
Ok, la smetto, prima che la paura la facciate provare voi a me.
È bello trovare qualcosa che ti sorprenda. Io sono sempre felice quando qualcosa non corrisponde alle mie aspettative. Magari lo sono meno quando questo qualcosa finisce per essere al di sotto delle mie aspettative, ma in ogni caso preferisco una pellicola che mi delude da morire, piuttosto che una che mi lascia indifferente ed è esattamente come me l’aspettavo. Per fortuna non sono questi i casi de I segreti di Osage County.

Partiamo dal titolo italiano. Quanto i nostri titolisti non hanno altre idee, ci mettono un “I segreti di…” davanti al nome del posto e sono a posto. È successo con “I segreti di Twin Peaks”, con “Desperate Housewives – I segreti di Wisteria Lane”, con “I segreti di Brokeback Mountain” e succede ora di nuovo con I segreti di Osage County, titolo originale August: Osage County. I titolisti italiani non stanno bene, questo non è un segreto.
Non è un segreto, né tanto meno una sorpresa. Ci hanno abituati anche a cose peggiori. Il film invece sì che è una sorpresa, una bella sorpresa.
BOOOOOOOOOOOOOOOO!

"Brave, figliole. Pregate affinché io possa vincere un'altra statuetta."
"Ehm, mamma, veramente pregavamo per Amy Adams."
"Brutte figlie di..."
Questa era una brutta sorpresa e ormai non era più manco una sorpresa, visto che è tutto il post che sto andando avanti con questo BOOOOO del cavolo, ma questa è l’ultima volta. Promesso.
Alla fine è sempre tutta una questione di aspettative. Io non partivo troppo convinto, con la visione di questo I segreti di Osage County. Mi attendevo una pellicoletta da tè delle 5 per signore, di quelle magari guardabili ma anche tanto noiose. Invece non mi sono annoiato un solo istante, durante le due ore di film. Se non sopportate le pellicole piene di parole e dialoghi e volete azione, è probabile che vi annoierete. Se invece avete fame di dialoghi brillanti, ficcanti, pure belli cattivelli, di quelli capaci di farti ridere e allo stesso tempo riflettere, affidatevi a Tracy Letts.
Chi è Tracy Letts?
Tracy Letts non è un autore da robe buone per il tè delle 5. Tracy Letts è uno sceneggiatore di cinema, tv e soprattutto teatro. Tra le sue opere ci sono Bug – La paranoia è contagiosa (sempre in lista tra i miei futuri recuperi) e Killer Joe, da cui poi è stato tratto il film di William Friedkin con un allora sorprendente e oggi ormai garanzia Matthew McConaughey e sceneggiato dallo stesso Letts, uno che occasionalmente fa pure l'attore.


Il suo volto vi pare familiare? No, non si tratta di uno psicopatico ricercato dalla polizia, anche se dalla foto potrebbe sembrare. Probabilmente vi sarà capitato di vederlo nella serie Homeland.

"Meryl Streep di nuovo nominata agli Oscar? Ma basta!"
Dopo Bug e Killer Joe, Letts ha firmato di nuovo l’adattamento di una sua opera teatrale, August: Osage County premiata addirittura col premio Pulitzer, e ha affidato la regia a John Wells, che a livello cinematografico non sembra un fenomeno, però si è occupato dell’adattamento americano della serie Shameless ed è quindi uno che se ne intende di famiglie particolari.
Dietro al film c’è quindi una grande qualità, soprattutto di scrittura. Ma anche davanti alla macchina da presa le cose non sono da meno. Tutt’altro.
Meryl Streep è brava e si sa, lo conferma ancora una volta con la parte della matriarca della famiglia protagonista, i Weston, o dovremmo dire le Weston. Dopo la morte del padre di famiglia in circostanze misteriose, rimangono infatti una Meryl Streep fuori di testa dipendente da droghe e sonniferi e le sue figlie. Solo che Meryl Streep è sempre di quel bravo che te lo fa pesare. Tipo il secchione della classe. Quello che si prende 10, o A, o che cazzo di voti si danno oggi e se lo merita pure. Però che palle. Botte al secchione!

Quanto è brava Julia Roberts invece è una cosa che non tutti sanno o che qualcuno fa finta di non sapere. Io un tempo non la sopportavo, la Roberts. Non la sopportavo tipo ai livelli di una Tom Hanks al femminile. La vedevo solo come la reginetta delle romcom, la fidanzatina d’America, la pretty woman che io non trovavo nemmeno così pretty. Con Erin Brockovich tutto è cambiato. Ho guardato la pellicola partendo dal presupposto: “Hanno dato un Oscar a Julia Roberts? Sono scemi???” e nel corso della visione mi sono ricreduto. Completamente. Di rado ho visto un’attrice mettere tutta se stessa come la Roberts in Erin Brockovich. Grande personaggio, grande interpretazione e da allora ho cominciato a rivalutarla. Un altro film in cui mi ha sorpreso è stato Closer. Lì c’è un Clive Owen pazzesco e c’è una Natalie Portman capace di oscurare persino il sole. Eppure Julia Roberts, con il suo personaggio sotto le righe, è lì e regge un confronto tanto impegnativo. Poi, per carità, la Portman è insuperabile, ma la Roberts non sfigura. Dopo l’ottimo ruolo da regina cattivona nell’altrimenti evitabile Biancaneve, qui Juliona Roberts ci regala una nuova parte bella acidella. Ed è monumentale. Julia Roberts in questo film è monumentale.
Altra sorpresa: io agli Oscar non terrò per Jennifer Lawrence. Nella categoria di miglior attrice non protagonista io tiferò per lei, Julia Roberts. Sì sì. Non è tra le favorite e non vincerà. La migliore interpretazione però è la sua. June Squibb in Nebraska ancora mi manca, Sally Hawkins mi ha convinto parecchio in Blue Jasmine, Lupita Nyong'o in 12 anni schiavo è notevole in una maniera molto sofferta, Jennifer Lawrence in American Hustle si conferma un fenomeno, ma la mia preferita della cinquina in corsa per la statuetta è Julia Roberts che qui è qualcosa di fantastico. È sorprendente quanto sia diventata brava la Roberts, in maniera analoga a quanto fatto da Matthew McConaughey, pure lui ex reuccio delle commedie romantiche oggi riabilitatosi alla grande. E quanto è bella, Julia Roberts.
In questo film, il personaggio di Meryl Streep sostiene che le donne invecchiando non perdono solo fascino, diventano proprio brutte. Julia Roberts è la dimostrazione vivente di quanto questa teoria sia sbagliata. Prima poteva anche essere una pretty woman, ora è davvero una very beautiful woman.


"Cos'è tutto questo affetto, Julia?"
"Affetto? Veramente stavo cercando di strozzarti..."
Se la Roberts giganteggia come e più della Streep, pure il resto del cast fa un figurone e ogni personaggio in qualche modo si ritaglia il suo momento, sebbene per dare il meritato spazio a ciascuno servirebbe un’intera serie tv e chissà che, prima o poi, non venga pure realizzata. C’è una svampita Juliette Lewis con una parlata del Sud fantastica, un Benedict Cumberbatch in versione cucciolo indifeso che fa una tenerazza incredibile, c'è un idolesco Dylan McDermott che si dirige a un funerale pompando musica tamarra a tutto volume sulla sua Ferrari, c'è uno Ewan McGregor un po’ sottotono ma probabilmente per esigenze di copione, c'è una ormai cresciuta Abigail Breslin, ex Little Miss Sunshine, pellicola che presenta una famiglia stramba non troppo distante da questa, e c'è una grande Julianne Nicholson, attrice vista soprattutto in tv (Masters of Sex, Ally McBeal e Boardwalk Empire) dal potenziale enorme anche in chiave cinematografica, come qua ci dà ampia dimostrazione.
Tra le altre gradite sorprese c’è un dolce momento musicale che vede protagonista un membro del cast e ci sono i titoli di coda sulle note dei Kings of Leon.
E poi?
Poi basta. Non vi dico altro che se no vi rovino tutte le sorprese della visione. Se già non l’ho fatto.
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
(voto 7,5/10)

lunedì 7 febbraio 2011

Party col folle

Parto col folle
(USA 2010)
Titolo originale: Due Date
Regia: Todd Phillips
Cast: Robert Downey Jr., Zach Galifianakis, Michelle Monaghan, Jamie Foxx, Juliette Lewis, RZA, Danny McBride, Charlie Sheen, Jon Cryer
Genere: road trip
Se ti piace guarda anche: Terapia d’urto, Road Trip, Una notte da leoni

Trama semiseria
Robert Downey Jr. si trova sull’East Coast per lavoro e sta per tornare dritto dritto a Los Angeles dalla mogliettina che di lì a poco partorirà. Peccato che sul volo beccherà un certo Zach Galifianakis che ovviamente gli farà perdere le staffe e lo farà cacciare dall’aereo. Invece di finire in Terapia d’urto come Adam Sandler con Jack Nicholson, Robert Jr. sarà costretto a un road trip in macchina con lo stesso tizio che l’ha fatto entrare in lista non-fly. E questo significa: canne assicurate! Perché avete mai visto Galifianakis in un ruolo in cui non si stona di brutto?

Recensione cannibale
Apertura dedicata al titolo italiano e per una volta non ho da parlarne male. Il titolo originale “Due Date” significa “scadenza”; mantenuto tale e quale da noi avrebbe assunto un significato però del tutto diverso e tradotto letteralmente avrebbe fatto pena. La decisione del doppiosenso di “Parto col folle” appare allora azzeccata e in linea con lo spirito della pellicola, persino più del poco entusiasmante originale, quindi per una volta un plauso ai nostri bistrattati titolisti. Ma che non si abituino troppo in fretta, ché Se mi lasci ti cancello è ancora difficile da cancellare dalla mia memoria.

Al di là di questo fatto davvero più unico che raro nel mondo della distribuzione cinematografica italiana, Parto col folle non si segnala per alcun altro elemento originale. La trama è infatti un sapiente miscuglio (scopiazzamento?) di Terapia d’urto con la coppia Sandler/Nicholson, più altri elementi dalle pellicole precedenti firmate da Todd Phillips. Il regista specializzato in comedy americane torna, dopo l’enorme successo di Una notte da leoni, sul luogo del delitto del suo esordio Road Trip, una pellicola ispirata da sue vere vicissitudini personali che Phillips evidentemente non ha ancora del tutto rimosso e che continua a tormentarlo nel sonno.

Il suo nuovo Parto col folle però pur seguendo quel modello non ne raggiunge gli stessi effetti comici, anche perché la sequela di gag e sketch sa di già visto in più occasioni. Gli splendidi paesaggi americani sarebbero poi potuti essere stati sfruttati meglio. A funzionare è però l’improbabile coppia formata dal sempre irresistibile Zach Galifianakis e dal divo Robert Downey Jr., un ottimo attore che però nella scelta dei suoi copioni negli ultimi tempi sta occhieggiando più al successo di pubblico che alla qualità: fino a che non fa la fine di Johnny Depp in The Tourist possiamo però ancora considerarlo salvo! Occhio, però. Sono quindi loro due la forza di un film che per il resto propone la solita galleria di personaggi strambi interpretati da una serie di cammeo illustri o quasi: c’è la rockstar Juliette Lewis in versione spacciatrice, il rapper RZA addetto alla security dell’aeroporto, un Jamie Foxx sempre più lontano dai tempi di Collateral e persino un momento Due uomini e mezzo con il bunga-bungattore americano Charlie Sheen.

Ci sono poi alcune gag in teoria politically scorrect, come Robert Downey Jr. che dà un cazzottone in pancia a un bambino e ha un duello con un tizio paraplegico, una scena di sega di gruppo padrone/cane, così come una visionaria sequenza da fattoni sulle note di “Hey You” dei Pink Floyd, però anche queste danno un forte senso di dejavu. Sarà che nell’ultima 15ina d’anni, diciamo dall’avvento di South Park in poi, tali espedienti sono stati usati un po’ da chiunque e quindi non sortiscono più tutta questa ilarità, né tantomeno scandalizzano.

Comunque il film si lascia guardare, a tratti fa sorridere, la coppia di protagonisti suscita simpatia e quindi è la classica sufficienza. Risicata, ma pur sempre un 6 in pagella che ti tiene lontano dagli esami di riparazione (ma, mi chiedo: esistono ancora gli esami di riparazione?) e ti consente di partire tranquillo per le vacanze. Magari insieme a un folle, che così è più divertente.
(voto 6)

Canzone cult: Band of Horses, “Is there a ghost”

domenica 14 novembre 2010

Sperminator

Due cuori e una provetta
(USA 2010)
Titolo originale: The Switch
Regia: Josh Gordon, Will Speck
Cast: Jennifer Aniston, Jason Bateman, Patrick Wilson, Thomas Robinson, Jeff Goldblum, Juliette Lewis, Caroline Dhavernas
Genere: commedia romantica
Links: IMDb, mymovies
Se ti piace guarda anche: Just Friends, Io & Marley, Extract, Non mi scaricare

Stiamo assistendo a una dawsonizzazione del mondo? In questo periodo stanno uscendo (o stanno per uscire) un sacco di commedie più o meno romantiche incentrate su una storia d’amore tra migliori amici. Colpa di una nuova generazione di sceneggiatori cresciuti a Pacey, Joey e “Dawson’s Creek”?

Astutamente la campagna marketing italiana, così come quella americana, cerca di vendere questo “Due cuori e una provetta” come un film dai “creatori di Juno e Little Miss Sunshine”, ma è una balla colossale visto che la vera autrice di “Juno”, Diablo Cody, qui non c’entra nulla, né i registi hanno qualcosa a che fare con quei film. Giusto la casa produttrice è quella di “Juno” e “Little Miss Sunshine”, solo che stavolta siamo dalle parti di una romantic comedy mooolto tradizionale, alla Julia Roberts dei vecchi tempi o alla Jennifer Aniston dei tempi odierni. Lungi da me dire qualcosa di male sulla Aniston, per cui ho una passione invereconda dai tempi di “Friends”, però rischia di fare solo questo genere di pellicole e come attrice io personalmente sarei curioso di vederla in qualche ruolo diverso e magari più coraggioso.
Tornando agli esili punti di contatto con “Juno”, c’è il simpa Jason Bateman e c’è la tematica della maternità. Fine -purtroppo- dei punti di contatto con “Juno”.

Due cuori e una provetta, la trama presto è detta: Jennifer Aniston inspiegabilmente non riesce a farsi mettere incinta da nessuno e allora giunta alla soglia dei 40 decide di ricorrere all’inseminazione artificiale. Alla “festa di inseminazione” (sì, gli Americani fanno una festa per qualunque cosa), il suo migliore amico Bateman, deluso dal fatto che lei non abbia scelto il suo seme bensì quello di un tizio biondo e atletico (Patrick Wilson di “Hard Candy” e “Little Children”), si ubriaca di brutto e fa un casino con le provette di sperma…

Punti di forza del film sono la simpatia (almeno per quanto mi riguarda) della coppia di protagonisti e del figlioletto della Aniston che grazie a Dio per una volta non è il solito bimbominkia justin bieber da prendere a schiaffi o da massacrare in maniera cruenta, vedi qui


Debolucci invece i personaggi secondari, con un Jeff Goldblum (“La mosca”, “Jurassic Park”) imbolsito e una Juliette Lewis mia idola rocknroll sprecata in un ruolo troppo piccolo.
Un film caruccio, totally guardabile, ma troppo prevedibile e che (non fatevi ingannare dalle campagne promozionali) non è certo il nuovo “Juno”.
(voto 6-)

giovedì 22 luglio 2010

flash, 22 luglio (Juliette Lewis, Skunk Anansie, Erykah Badu...)

Uh Huh, nuovo video per la sempre idola (sia come attrice che come cantante) Juliette Lewis
"Uh Huh", si chiama ed è più catchy pop del solito


Rimanendo in tema di personaggi femminili tosti, arriva lanciato come un'auto in corsa il nuovo video dei ricostituiti Skunk Anansie "My ugly boy", che anticipa l'album settembrino tutto nuovo. Video molto Crash e canzone incazzusa al punto giusto


Se ormai fanno i trailer anche per i libri, non deve certo stupire che escano pure i remix dei trailer dei film. Questo è quello sognante e splendido per l'atteso Scott Pilgrim Vs. The World, probabile cultissimo dei prossimi mesi!



Bella operazione del Fabri Fibra nazionale, che permette di scaricare il suo nuovo mixtape album "Quorum" gratis dal suo sito. In attesa del suo album vero e proprio previsto per settembre.

Per chi avesse voglia di farsi un bell'Erykah Badu ripasso, è arrivato il Greatest Hits bignamino, neanche troppo -ino visto che sono 2cd pienipienidirobagiusta. Per l'occasione vi rispolvero il suo pezzo che preferisco: "On & On"


I miei idoli Mystery Jets hanno fatto un pezzo con il duo electro/club Count & Sinden: "After Dark", piacevole pezzo party pop


Chiudiamo in bruttezza con Roberta Bonanno (una uscita da Amici...) e la sua obbrobriosa "Sorelle d'italia". Se non danno l'esilio nazionale per cose del genere, per cosa lo danno?

martedì 27 aprile 2010

Rollergirls

Whip It
(USA, 2009)
Regia: Drew Barrymore
Cast: Ellen Page, Kristen Wiig, Juliette Lewis, Drew Barrymore, Marcia Gay Harden, Alia Shawkat, Eve, Zoe Bell, Landon Pigg

Dopo aver parlato dell’esordio cinematografico dello stilista Tom Ford, passiamo a un’altra prima volta. Drew Barrymore l’attrice è diventata Drew Barrymore la regista. Che fosse appassionata (per non dire fissata) con gli anni Ottanta ne avevamo già un presentimento. Ha interpretato, a volte anche prodotto, film come “Donnie Darko”, “Mai stata baciata”, “I ragazzi della mia vita”, “Scrivimi una canzone”, “The Wedding Singer” etc. tutti in qualche modo legati a quel colorato decennio.
Anche “Whip It”, per quanto ambientato nel presente, guarda come modello proprio alle storie di formazione (da “Karate Kid” a “Rocky”) e soprattutto alle commedie adolescenziali targate 80s. Se allora c’erano i film a firma John Hughes con Molly Ringwald (“Breakfast Club”, “18 Candles – Un compleanno da ricordare”, “Pretty in Pink”), oggi ne abbiamo una versione indie con Ellen Page. Il suo personaggio in “Whip It” non è infatti molto distante da Juno.
Bliss Cavendar è pure lei una ragazza in cerca della sua identità. Sua mamma la fa partecipare a degli stupidi concorsi di bellezza insieme alla sua sorellina little miss sunshine. Ma lei sogna di entrare in una squadra femminile di pattinatrici. Non una roba tipo le Winx che danzano sul ghiaccio o cazzate del genere, ma una roba da dure e pure. Uno di quegli sport made in USA un poco sfigati alla Dodgeball dove ci si fa anche del male fisico.

Di Ellen Page cosa dire? È un’autentica eroina indie nonché la dimostrazione di come si possa dare una rappresentazione dei gggiovani d’oggggi lontana anni luce sia dal buonismo degli Amici di Maria, sia dalle prostitute minorenni tossiche allo stato terminale proposte come casi umani dagli speciali di Studio Aperto. Per lei la prova di maturità arriverà quest’estate con il thriller “Inception” di Christopher Nolan, al fianco di Leonardo Di Caprio, Marion Cotillard e Joseph Gordon-Levitt. Inutile dire che è uno dei film che attendo di più nella Storia del Cinema.
Il cast di “Whip It” è prepotentemente femminile ma la pellicola non è comunque di quelle per “sole donne”. Pur lontana anni luce dalla cattiveria tarantiniana, c’è qualcosa qui dentro che ricorda “Grindhouse – A prova di morte” e la rende quindi gradevole assai anche per noi maschietti e non solo per un fatto puramente estetico. Sarà la presenza di Zoe Bell, solitamente controfigura di Uma Thurman poi promossa dal magnanimo Quentin ad attrice vera e propria proprio in “Grindhouse”. Sarà perché queste ragazze non hanno peli sulla lingua e parlano sboccate come uno scaricatore di porto.
Come si fa poi a non amare un film con quell’altra eroina indie che risponde al nome di Juliette Lewis, perfetta nella parte della perfida bad-girl Iron Maven. Nel variegato cast si sono infilati anche la rapper Eve, il giovane cantautore country Landon Pigg e pure la Barrymore si è ritagliata uno spassoso ruolino tutto per sé.
Per chi conosce la Barrymore (viste le sue pellicole e vista la sua collezione di boyfriends indie-rock) era poi lecito attendersi una signora colonna sonora e anche qui non ci ha certo delusi. Tra Ramones, Radiohead, Raveonettes, Jens Lekman e qualche bella tamarrata anni Ottanta, c’è robba giusta per tutti i gusti.
Abbiamo celebrato Ellen Page, abbiamo celebrato la Juliette Lewis, e allora diciamolo: anche Drew Barrymore è a tutti gli effetti un’eroina indie, dotata di un gran talento, forse più che come attrice, come regista e produttrice (le sarò grato in eterno per essere stata una delle principali finanziatrici di “Donnie Darko”). Insomma, la bambina che giocava con E.T. cazzo se ne ha fatta di strada!
(voto 7,5)

Il film, non (ancora) uscito in Italia è disponibile in inglese con sottotitoli in italiano. Lo potete trovare QUI

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