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mercoledì 28 marzo 2018

Benvenuti nel Jumanji





Jumanji - Benvenuti nella giungla
Regia: Jake Kasdan
Cast: Dwayne Johnson, Jack Black, Kevin Hart, Karen Gillan, Nick Jonas, Bobby Cannavale, Alex Wolff, Madison Iseman, Ser'Darius Blain, Morgan Turner




SELECT PLAYER

The Rock

Punti di forza: forza, muscoli, steroidi
Debolezze: è un wrestler e ha solo due espressioni: una col sopracciglio sollevato e una col sopracciglio più o meno normale

mercoledì 5 novembre 2014

GUIDA GALATTICA AI GUARDIANI DELLA GALASSIA





Guardiani della Galassia
(USA, UK 2014)
Regia: James Gunn
Sceneggiatura: James Gunn, Nicole Perlman
Cast: Chris Pratt, Zoe Saldana, Rocket, Groot, Dave Bautista, Lee Pace, Michael Rooker, Karen Gillan, Benicio Del Toro, Glenn Close, John C. Reilly, Djimon Hounsou, Laura Haddock, Sean Gunn, Gregg Henry, Stan Lee
Genere: galattico
Se ti piace guarda anche: Howard e il destino del mondo, Men in Black, Guerre stellari, Kick-Ass, Misfits

Guardiani della Galassia è il miglior film della Marvel di sempre?
Così sostengono alcuni critici, prontamente ripresi dalla campagna promozionale della pellicola. Sara davvero così? E, se anche lo fosse, è poi tutta questa cosa di cui andare fieri?
Per quanto mi riguarda, essere “il miglior film della Marvel di sempre” è un po' come essere “la migliore auto della Fiat”, oppure il “miglior politico italiano”. Non è che ci vada molto. Personalmente i film di Iron Man non mi sono piaciuti un granché (per usare un eufemismo), The Avengers l'ho trovato una sopravvalutata robetta, le pellicole dedicate a Thor nonostante la magnifica presenza di Natalie Portman fanno pena, Capitan America ho provato 2 volte a iniziarlo e 2 volte non sono riuscito a finirlo e Hulk l'ho incredibilmente (ma nemmeno troppo) evitato alla grande.
Tra gli altri film della Marvel Studios ci sono poi cose orride come I fantastici 4, Ghost Rider, Elektra e Blade, robe modeste come Daredevil e i vari X-Men e gli unici che mi sono piaciuti restano allora i primi due Spider-Man di Sam Raimi, stendendo un velo pietoso invece sul terzo capitolo e un velo di indifferenza sui due poco amazing The Amazing Spider-Man.
Il film della Marvel cui sono più affezionato è pero un altro: Howard e il destino del mondo. Se si escludono le produzioni tv, è stato il primo personaggio della casa fumettistica ad avere un film per il grande schermo tutto suo. E si è rivelato un flop di notevoli dimensioni, sia a livello di pubblico che di critica. Eppure io ad Howard il papero spaziale voglio troppo bene.

Cosa c'entra Howard con Guardiani della Galassia, film che al suo contrario ha riscosso un successo clamoroso?
In apparenza ben poco, in realtà molto.

ATTENZIONE SPOILER
Nella scena dopo i titoli di coda che pure qui, com'è tradizione nelle pellicole Marvel, non manca, abbiamo l'apparizione di due personaggi: il cane astronauta Cosmo (che non so chi sia) e appunto Howard il papero. Si può pensare a una comparsata senza senso e forse è così. Oppure si può pensare che ci sia una ragione dietro. In Un milione di modi per morire nel West ci sono ad esempio due simpatiche citazioni di Ritorno al Futuro – Parte III e Django Unchained, che svelano come siano questi i punti di riferimento di Seth MacFarlane per la sua opera western. Si può pensare a qualcosa del genere anche per Guardiani della Galassia. La fonte di ispirazione principale per il suo cinefumetto, più che i vari Avengers, può essere considerato Howard e il destino del mondo. Lo spunto di partenza è lo stesso, soltanto al contrario: laddove Howard era un papero spaziale arrivato sulla Terra, qui il protagonista Peter Quill (un azzeccatissimo Chris Pratt) è un umano che finisce su un altro pianeta. Il personaggio del mitico procione Rocket non è poi molto distante dallo stesso Howard, benché l'animazione nel frattempo abbia fatto passi da gigante, e i toni costantemente semiseri della pellicola vanno proprio nella stessa direzione del cult/scult anni '80.



FINE SPOILER

Oltre ad Howard e il destino del mondo, l'altro modello di riferimento del film è Guerre stellari. Anche se sarebbe meglio dire che Guardiani della galassia è più una parodia, o comunque una versione con molta più ironia e cazzonaggine, di Guerre stellari. Il regista James Gunn, già autore del dimenticabile Z-movie Slither e del poco super Super, ha così realizzato un film ricco di sense of humour, ben più degli altri Marvel movies in cui di battute ce n'erano sì, ma tipo 1 ogni mezz'ora. Qui si procede invece al ritmo di una battuta/scena divertente al minuto. Persino nei soliti combattimenti e persino nelle sequenze di inseguimenti che in questo genere di film – ahimé – non possono proprio mancare, sono inserite delle gag simpatiche che alleggeriscono la visione. Per la prima volta da anni un film della Marvel non mi ha fatto sbadigliare nemmeno una volta. Evento storico.

Tra le armi vincenti della pellicola ci sono inoltre i personaggi. Dimenticate l'imprenditore miliardario figlio di papà Pier Silvio Berlusconi Tony Stark, il nanetto Brunetta Capitan America, l'irascibile Alfano Hulk e il nordista Salvini Thor, personaggi con cui non sono mai riuscito a entrare molto in sintonia, in Guardiani della Galassia viene subito stabilita una forte connessione emotiva. La prima scena con la madre morente del protagonista Peter Quill in versione bambino è una cosa strappalacrime, persino troppo. E lo dice uno che ha adorato Colpa delle stelle.
Una volta cresciuto, Peter diventa poi un cazzaro di prima categoria anche noto (si fa per dire) come Star-Lord che non può non stare simpatico. A lui e al suo improbabile tentativo di salvare l'intera Galassia si aggiungono una serie di improbabili aiutanti, tra cui l'albero umanoide Groot, che ripete un'unica frase a mo' di tormentone manco fosse un personaggio del Mai dire gol dei tempi d'oro.

"Io sono Brut... ehm, volevo dire Groot, io sono Groot!"

E poi c'è il vero idolo del film: Rocket, un procione antropomorfo dal volto tanto tenero quanto crudele è la sua lingua. Prendete il Gatto con gli stivali di Shrek, moltiplicatelo per mille e neanche allora ci sarete vicino.
Degli altri due guardiani della Galassia invece io avrei anche fatto volentieri a meno: il wrestler Dave Bautista come attore è meno comunicativo di Groot e Zoe Saldana, questa volta passata dal colore blu puffo di Avatar al verde pistacchio, come gnocca del film è credibile quanto Uga nella saga di Fantozzi.

"Gli Avengers si sono tenuti Scarlett Johansson e a me han rifilato te. E poi sono loro gli eroi..."

Se il forte senso dell'umorismo e i personaggi accattivanti (o almeno 3 su 5) sono tra i punti di forza principali del film, Guardiani della Galassia sfoggia inoltre un uso divertito e divertente della pop culture (si veda il riferimento a Footloose con Kevin Bacon), ma il suo vero asso nella manica è un altro ancora: la colonna sonora.
Guardiani della Galassia non è il solito film sci-fi che sfoggia le musiche epiche e pompose del John Williams di turno, ogni riferimento alle pellicole di George Lucas e Steven Spielberg è puramente voluto, bensì ha una grande soundtrack di pop-rock-soul anni '70 che tra l'altro non è messa così, a caso. Il protagonista Peter come unico legame con la Terra, con la sua parte umana, con la sua famiglia possiede una musicassettina di brani con cui la madre è cresciuta e che lui si ascolta in continuazione. Dentro questo mixtape ci sono tra le altre la splendida “Moonage Daydream” di David Bowie, le sempre contagiose “Ain't No Mountain High Enough” di Marvin Gaye e Tammi Terrell e “I Want You Back” dei Jackson 5 suonate nel finale, la fichissima “Cherry Bomb” delle Runaways, la romantica “Fooled Around and Fell in Love” di Elvin Bishop e l'irresistibile “Hooked on a Feeling” dei Blue Swede. Quest'ultimo pezzo non è stato certo scelto a caso: “Hooked on a Feeling”, “Attaccato a un sentimento”, proprio come il protagonista resta attaccato alla sua umanità. Proprio come questo Guardiani della Galassia che, per quanto ambientato nello spazio e quasi del tutto privo di personaggi al 100% terrestri, appare come il più umano tra i film supereroistici/commerciali usciti di recente.
Ed è pure “il miglior film Marvel di sempre”?
Sì, per quanto mi riguarda sì. Ma per quanto mi riguarda non è che ci andasse molto...
(voto 7/10)

mercoledì 4 giugno 2014

OCULUS CULUS, CULUS CHI NON LO DICE




Oculus – Il riflesso del male
(USA 2013)
Titolo originale: Oculus
Regia: Mike Flanagan
Sceneggiatura: Mike Flanagan, Jeff Howard
Cast: Karen Gillan, Brenton Thwaites, Rory Cochrane, Katee Sackoff, Annalise Basso, Garrett Ryan, James Lafferty, Miguel Sandoval, Kate Siegel
Genere: horrorino
Se ti piace guarda anche: La madre, Paranormal Activity

Sono appena uscito dal manicomio. O, per essere più politically correct, dal centro di salute mentale o come altro preferite chiamarlo, tanto la sostanza non cambia. Mi sono fatto anni lì dentro perché ho avuto un trauma da ragazzino. Non mi sono mai ripreso dalla visione di Shining di Stanley Kubrick e sono andato del tutto fuori di testa. Non c’è stato altro da fare che rinchiudermi. Chi devo ringraziare per questo? Mia sorella, che me l’ha fatto guardare quando avrebbe dovuto immaginare che ero troppo piccolo per una visione del genere. Invece lei che all’epoca era una teenager se l’è visto tranquilla e io, che ero solo un bimbettominkia, ho avuto gli incubi per anni. Adesso però tutto questo non importa più. È tutto alle mie spalle. Finalmente sono fuori dal manicomio e sono pronto per iniziare una vita nuova. Una vita senza traumi.

"Abbracciami, figlia mia!"
"Ma col cazzo! Con quella faccia di sicuro mi stai preparando un brutto scherzetto..."
Chi mi viene a prendere fuori dal centro di salute mentale? Eccola lì, mia sorella. Tranquilla come al solito. La prima cosa che mi dice è che posso stare a casa sua per un po’. Lì per lì mi sembra una buona idea, peccato che non immaginassi ciò che mi aspettava. Una volta entrati nel suo appartamento, mia sorella chiude la porta a chiave e accende la televisione. Schiaccia il tasto play sul telecomando di un vecchio videoregistratore che mi sembra stranamente famigliare. Pensavo che nessuno avesse più ancora un videoregistratore in casa. Persino io al manicomio i film ormai li vedevo direttamente in streaming sul computer, anche se lì l’accesso a internet era limitato e tutti i siti porno bloccati. Sono dovuto crescere senza mai andare su YouPorn. Grazie tante anche per questo, sorellina!
Il rumore preistorico del nastro del VHS che gira innesta subito nella mia testa antichi ricordi. Quando vedo partire le immagini sullo schermo di quell’auto in mezzo alle montagne accompagnate da quella musica inquietante, sono di nuovo un bambino spaventato. È come se tutti quegli anni di terapia e di incontri con gli strizzacervelli fossero stati spazzati via in un attimo. Mia sorella ha intenzione di farmi vedere Shining di nuovo, dopo tutto quel tempo, e non è uno scherzo. Dice che è l’unico modo per poter andare avanti con la mia vita. Se lo dice lei che la mia vita finora me l’ha rovinata, come darle torto?

Paralizzato dalla paura, forse più di mia sorella che del film, non oppongo resistenza e mi siedo sul divano. Devo affrontare la visione di Shining, ancora una volta, e questa volta non doveva andare come tanti anni fa. Ma cos’era successo, poi, quella prima volta che lo guardai?
La mia mente ha rimosso tutto e ora, man mano che il piccolo Danny con il suo triciclo percorre nuovamente i corridoi inquietanti dell’Overlook hotel, io ripercorro quanto capitato a me allora. All’improvviso mi rendo conto di ciò che era successo. Capisco perché quel momento ha cambiato la mia vita. Durante la visione di Shining da bambino me l’ero fatta addosso dalla paura. Mi ero cagato nelle mutande, letteralmente. Da allora, mi sono sempre considerato un cagasotto e non sono mai riuscito a superare ciò. Fino ad ora. Adesso ho rivisto Shining e sì, qualche brivido me l’ha fatto venire ancora, più che altro per i ricordi legati al passato. Però sono riuscito ad arrivare a fine visione con le mutande pulite. Evvai, ce l’ho fatta. Mia sorella aveva ragione. Questo era l’unico modo per superare quanto capitato. L’unico modo per lasciarmi il passato alle spalle.

"Questa foto di me senza trucco forse è meglio se non la carico su Instagram."
Per provare che sono diventato un uomo, che non sono più il cagasotto di un tempo, dopo Shining mia sorella mi ha proposto la visione di un altro horror, questa volta una pellicola recente, Oculus – Il riflesso del male, considerato da alcuni uno dei film di paura più terrorizzanti degli ultimi tempi.
Le cose durante la visione non sono andate bene. La pellicola mi ha fatto cagare. Questa volta però non dalla paura. Mi ha fatto cagare, perché mi aspettavo un filmone e invece è solo un horrorino medio come tanti, interpretato bene dalla parte femminile del cast, con la rivelazione Karen Gillan e un'inquietante Katee Fuckoff Sackoff, e maluccio dalla parte maschile, con i modesti James Lafferty della serie One Tree Hill e Brenton Thwaites che sembra il fratello di Elena di The Vampire Diaries ma ancora meno espressivo. E ce ne va.
Oculus è un film che ci mette parecchio a carburare e la prima parte è piuttosto banalotta. Man mano che la visione procede, a un certo punto l’alternanza tra presente e passato si fa avvincente e il film cresce. L’impressione però dura poco, poiché nella parte finale l’intreccio si risolve in maniera scontata e deludente. Peccato, perché l’inquietudine dello specchio poteva essere realizzata in maniera più efficace e l’alternanza presente VS. passato, per quanto realizzata attraverso un buon montaggio, avrebbe meritato un maggiore approfondimento psicologico. E soprattutto serviva più tensione. Lo dice uno che dai film horror, dai buoni film horror, è rimasto traumatizzato a vita e che invece, con questo Oculus, si è trovato di fronte a una pellicola incapace di provocare anche solo mezzo incubo. Non sono queste le visioni dell’orrore cui sono abituato. Io voglio un film horror in grado di traumatizzarmi al punto da farmi finire al manicomio di nuovo. Un film horror capace di farmela fare addosso. Letteralmente.
(voto 5,5/10)

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