Visualizzazione post con etichetta kate hudson. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta kate hudson. Mostra tutti i post

sabato 6 giugno 2015

SOMETHING BORROWED, KATE HUDSON VS BIANCANEVE





Visto che stasera c'è La Partita, faccio come le reti tv che non trasmettono La Partita e vi propongo in modo molto stereotipato una commedia romantica perfetta per chi non guarderà La Partita.

Something Borrowed
(USA 2011)
Regia: Luke Greenfield
Sceneggiatura: Jennie Snyder
Tratto dal romanzo: Something Borrowed di Emily Giffin
Cast: Ginnifer Goodwin, Kate Hudson, Colin Egglesfield, John Krasinski, Ashley Williams, Steve Howey, Geoff Pierson, Jill Eikenberry
Genere: il triangolo sì
Se ti piace guarda anche: Il matrimonio del mio migliore amico, Bride Wars – La mia migliore nemica, La ragazza del mio migliore amico, 27 volte in bianco

Kate Hudson è bella, bionda, ricca e si sta per sposare.
Sì, lo sappiamo: con Matthew Bellamy, il leader della un tempo mitica e oggi parecchio meno mitica band Muse.
No, sbagliato. Alla fine dello scorso anno i due si sono lasciati. Lei poi è stata avvistata insime a Chris Martin dei Coldplay che – non si sa bene perché – si fa tutte le bionde di Hollywood: Gwyneth Paltrow, Jennifer Lawrence e a quanto pare pure Kate Hudson. Ma perché?
Comunque Kate Hudson è prossima a convolare a nozze nel film Something Borrowed, in cui sta per andare all'altare con il bellone Colin Egglesfield, attore visto nella serie The Client List al fianco della bellona Jennifer Love Hewitt.

domenica 9 novembre 2014

WISH I WAS HERE, BUT ZACH BRAFF IS STILL HERE





Wish I Was Here
(USA 2014)
Regia: Zach Braff
Sceneggiatura: Adam J. Braff, Zach Braff
Cast: Zach Braff, Kate Hudson, Mandy Patinkin, Pierce Gagnon, Joey King, Jim Parsons, Josh Gad, Ashley Greene, Donald Faison, Cody Sullivan, Michael Weston, James Avery
Genere: indie
Se ti piace guarda anche: La mia vita a Garden State, Little Miss Sunshine, Una famiglia all'improvviso – People Like Us, Tutto può cambiare

Come viene detto nella puntata pilota della serie tv The Affair: “Tutti riescono a scrivere un libro. Quasi nessuno riesce a scriverne un secondo valido.” La stessa cosa vale per il cinema. Tutti possono fare un film, soldi permettendo. Il difficile viene quando devi farne un secondo.
Zach Braff dentro alla sua pellicola d'esordio come regista e sceneggiatore La mia vita a Garden State c'aveva messo tutto se stesso. Quella era la sua vita, quella era la sua storia, quello era il suo film. Per farne un altro non ha voluto forzare i tempi. Proprio per niente, visto che gli ci sono voluti ben 10 anni. Tante cose da allora sono cambiate. Il cinema indie ha preso quel suo gioiellino di debutto come esempio da imitare, al punto che un decennio dopo quel modello suona ormai abusato. A Zach Braff però questo non importa. Lui ha voluto fare un film come se fosse ancora il 2004 e in questo sta il limite principale di Wish I Was Here. È un lavoro che oggi appare fuori tempo massimo. Fuori moda. In questo sta contemporaneamente pure il suo pregio maggiore. È un film che se ne frega di cosa è cool oggi. Zach Braff prosegue dritto per la sua strada e per la sua idea di cinema che rispetto al suo esordio non è cambiata per niente. Wish I Was Here è un altro film esistenzialista. Un'altra commedia malinconica. Un'altra pellicola che parla di famiglia e del rapporto con il padre. Un'altra colonna sonora super indie che 10 anni fa apriva la strada alla moda neo-folk e oggi sembra accodarsi a essa. Tra l'altro il pezzo più fico risulta essere l'unico non indie-folk presente, ovvero la brasileira e stilosissima “Kilo” dei Bonde Do Role, segno che forse rinnovarsi un po', anche da un punto di vista musicale, non sarebbe stata così una cattiva idea.

Il personaggio messo in scena da Zach Braff, che possiamo immaginare dalle forti connotazioni autobiografiche, è anche in questo caso quello di un attore/aspirante attore non troppo di successo. Questa volta il suo personaggio è cresciuto, almeno anagraficamente, è un uomo sposato con Kate Hudson (dopo la cotta per Natalie Portman nel film precedente, pure qui se n'è presa una brutta) e ha due figli. Uno è quella faccia da sedere (sia detto con simpatia, eh) di Pierce Gagnon, il bambino insopportabile di Looper e della serie tv Extant; l'altra è Joey King, la grande rivelazione del film, una specie di nuova Chloë Grace Moretz pure lei già vista in tv, nella serie di Fargo.


Apriamo il capitolo tv?
Apriamolo. Il capitolo tv è importante, perché Zach Braff deve il suo successo a Scrubs e non l'ha mica dimenticato. In una scena di questo Wish I Was Here possiamo assistere alla reunion con il suo vecchio amico della serie, il Dr. Turk... ehm, intendevo Donald Faison. Il resto del cast vede quindi impegnati Jim Parsons di Big Bang Theory, Mandy Patinkin di Criminal Minds e Homeland, il simpatico Josh Gad della sitcom 1600 Penn, e in un minuscolo ruolo compare pure James Avery, lo zio di Willy, il principe di Bel-Air, qui alla sua ultimissima apparizione prima della morte. Un cast molto televisivo (sia detto in senso positivo), cui si aggiunge pure la bella (ma non Bella Swan) di Twilight, ovvero Ashley Greene.
Fine del capitolo tv.

"Se stai cercando di apparire più ridicola che in Twilight, mi spiace Ashley,
ma non ci riuscirai mai. Manco conciata così."

Torniamo al capitolo film. Nonostante in Wish I Was Here faccia il padre di famiglia, Zach Braff appare pressapoco sempre lo stesso sprovveduto giovincello che era il J.D. di Scrubs, così come l'Andrew di Garden State, giusto un poco più maturo, proprio poco, qui più alle prese con la tematica ebraica e sempre con alle prese con questioni famigliari. Il punto di vista è questa volta leggermente differente, visto che qui ha il ruolo del padre. Un padre che però non si è scordato di essere anche un figlio. Ne è uscito quindi un film molto intimo, molto famigliare appunto, non a caso la sceneggiatura Zach l'ha scritta a quattro mani insieme al fratello Adam Braff.
A mancare rispetto al film precedente è l'aura di cult generazionale, così come, come detto in apertura, il tempismo. La mia vita a Garden State era una pellicola perfetta per il 2004. Wish I Was Here è un progetto del tutto indipendente, finanziato anche attraverso il sito di crowdfunding Kickstarter come già successo con il film di Veronica Mars, ma venendo fuori nel 2014 appare un'opera debitrice di tanto cinema indie passato negli ultimi anni, da Little Miss Sunshine con la sua famiglia disfunzionale alle comedy in stile Questi sono i 40, solo con un piglio meno volgare rispetto a un Judd Apatow, e riecheggia inoltre la positività emanata da film come il recente Tutto può cambiare.

In Wish I Was Here tutto appare già visto ed è tutto troppo cariiino, il finale è eccessivamente buonista, oserei quasi dire fabiofaziesco, e manca la cattiveria dello sguardo a Hollywood presente ad esempio in un Maps to the Stars. Allo stesso tempo è anche tutto così genuino e sentito, che non ce la faccio a volergli male. Questo è Zach Braff nel 2014 ed è lo stesso identico Zach Braff del 2004. Oggi può apparire meno cool, si può dire che il suo cinema è rimasto fermo a un decennio fa, che non si è evoluto, che non è cambiato, che quello che aveva da dire l'aveva già detto e meglio in La mia vita a Garden State. Eppure, nonostante tutto questo, a me la sua visione del mondo era mancata. È sempre la stessa, ma è ancora un bel vedere.
(voto 6,5/10)

mercoledì 11 settembre 2013

IL FONDAMENTALMENTE RIBUTTANTE




Il fondamentalista riluttante
(USA, UK, Qatar 2012)
Titolo originale: The Reluctant Fundamentalist
Regia: Mira Nair
Sceneggiatura: William Wheeler
Tratto dal romanzo: Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid
Cast: Riz Ahmed, Kate Hudson, Liev Schreiber, Kiefer Sutherland, Om Puri, Shabana Azmi, Martin Donovan, Nelsan Ellis, Meesha Shafi
Genere: terrorista
Se ti piace guarda anche: La regola del silenzio, Zero Dark Thirty, Homeland

I film sull’11 settembre stanno diventando più letali di quelli sull’Olocausto. Gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono sono una ferita ancora aperta sulla pelle degli americani, questo pare evidente, però bom, adesso basta! Soprattutto quando si tirano fuori filmucoli moralisti di basso livello che non aggiungono nulla di quanto già detto/visto in un’Opera grandiosa come Zero Dark Thirty o in immense serie tv come Homeland o 24 (che tornerà nel 2014 con una nona stagione, yeah!).
Il fondamentalista riluttante non gioca nemmeno nel loro stesso campionato. È meno incentrato sul versante action e spionistico e preferisce concentrarsi sulla vita di un pakistano che ha studiato in una prestigiosa università della Ivy League americana e ha una brillante, brillantissima carriera negli USA presso una grossa compagnia. Il suo lavoro? Difficile da spiegare. È un consulente aziendale un po’ come quelli della serie tv House of Lies. Gente che tira fuori un’idea e per questo viene pagata milioni di dollari. Fortunato al lavoro e fortunato anche in amore. Il protagonista si fa infatti Kate Hudson, nella vita reale compagna di Matt “voglio essere Freddie Mercury ma versione etero” Bellamy dei Muse. Con lei vive una storiella d’amore messa dentro in maniera banale tanto per, con tanto di videoclip/esterna alla Uomini e Donne con i due piccioncini che si fanno le foto, e con tanto di drammoni alla romanzo di Nicholas Sparks.

Per il protagonista va tutto alla grande, quindi. Sta vivendo in pieno l’American Dream. Fino all’11 settembre. In quella data per lui cambia ogni cosa. Dopo quel giorno, la gente intorno a lui lo guarda con sospetto. Se prima era l’esotico esperto finanziario di una grossa compagnia, adesso è diventato soltanto un altro musulmano potenziale terrorista, per quanto ricco, vestito in giacca e cravatta e accompagnato da Kate Hudson.
In aeroporto comincia perfino a essere perquisito fino al buco del culo, letteralmente.

“Mi perquisite solo perché sono musulmano?”
“No, ti perquisiamo perché ti bombi Kate Hudson e in qualche modo te la dobbiamo far pagare, bombarolo!” 
 (questo dialogo potrebbe non essere effettivamente presente nel film)
"Allora, me lo vuoi portare o no questo kebab?"
Non solo. Un giorno viene addirittura arrestato, soltanto per il suo aspetto da mediorientale. Solita storia degli atteggiamenti xenofobi. Prima dell'11 settembre se la prendevano con gli afroamericani, dopo l'11 settembre con i musulmani, oggi giorno per non fare torti a nessuno sia con gli afroamericani che con i musulmani. Questa è l’America, con tutte le sue contraddizioni che già conoscevamo.
La vicenda sarebbe anche interessante, non fosse piena di stereotipi e non fosse raccontata con uno stile fiction molto patinato da Mira Nair. Tra new-economy, terrorismo, razzismo e love-story, la regista indiana non è riluttante a mettere all’interno del suo film, tratto dall'omonimo romanzo di Mohsin Hamid, di tutto e di più. Il fatto che non riesca ad approfondire un minimo alcuno di questi aspetti non sembra interessarle più di tanto. In più, per accompagnare il racconto della trasformazione del protagonista da fan degli USA! USA! a suo detrattore, viene usata una colonna sonora ributtante che sembra di sentire la musica che c’è quando entri dal kebabbaro.
Maluccio pure il cast, per quanto prestigioso. Se Riz Ahmed (già visto in Dead Set, Four Lions e Ill Manors) come protagonista assoluto è poco convincente e molto riluttante, Kate Hudson non si sforza nemmeno di risultare credibile come sua innamorata e, in più, con i capelli neri non è che stia molto bene, a dirla tutta tutta. In più dal mondo telefilmico ci sono un Kiefer Sutherland per una volta parecchio fuori parte, un Liev Schreiber attuale protagonista di Ray Donovan che sembra pure lui passare di lì per caso e un irriconoscibile Nelsan Ellis, il Lafayette di True Blood.

12 anni fa, chi diceva che gli attentati dell’11 settembre avrebbero segnato gli Stati Uniti per sempre, aveva ragione. Purtroppo, anche a livello cinematografico. Film come Molto forte, incredibilmente vicino, Attacco al potere – Olympus Has Fallen e questo Il fondamentalista riluttante ne sono delle pessime prove.
Osama, perché non hai pensato alle conseguenze per il cinema, perché???
(voto 5-/10)



lunedì 1 ottobre 2012

New Lancia Muse

Muse “The 2nd Law”
Genere: epico
Provenienza: Teignmouth, Devon, Inghilterra
Se ti piace ascolta anche: U2, Queen, Led Zeppelin, Killers

I Muse sono un gruppo che ha fatto dell’epica una ragion d’essere, più che una semplice caratteristica del proprio suono. E come suona allora il pezzo d’apertura del loro nuovo, sesto album The 2nd Law?
Epico, of course. Fin dal titolo, sobrio: “Supremacy”. Intro con chitarrone alla “Kashmir” dei Led Zeppelin, anche se finisce per somigliare più a “Come With Me” di Puff Daddy, e poi arriva l’ingresso della voce di Matt Bellamy, talmente teatrale che persino Carmelo Bene si sarebbe preso Male.
Matt Bellamy comunque se preferite ormai potete chiamarlo anche Mr. Hudson, visto che il fortunello si è sposato la Kate Hudson. Azzon!
Comunque il pezzo è una pacchianata troppo epica: non mi piace. Per niente. Difficile immaginare un inizio d’album più pomposo e inascoltabile. Purtroppo, una parte del resto dell’album procede nella stessa direzione megalomane, come la pessima canzone scritta per le Olimpiadi di Londra, “Survival”. Speravo non sarebbe stata inserita nella tracklist e invece purtroppo eccocela qui, deludente come una medaglia di legno. Damn!

"Azzon, Kate. Ma manco a te è piaciuto questo disco?"
Meglio va invece la parte in cui i Muse sperimentano nuove direzioni, come nel primo pulsante singolo Ma-ma-ma-madness. Ma-ma-ma-ma-ma questi che fanno ma-mamma-ma come Lady Gaga sono proprio i Mu-mu-mu-muse? Si-si-sicuri non siano gli U2 remixati con Sweet Harmony dei Beloved? La canzone comunque non è niente male anche se, certo, Matthew l’assolo in mezzo alla Slash potevi anche risparmiarcelo.
“Panic Station” è un funkettino alla Muse che suonano i Red Hot Chili Peppers che suonano gli Ohio Players. Il risultato è piuttosto figo.
“Prelude” non prelude invece a niente di buono, visto che è la pomposissima intro alla già citata olimpica “Survival”. Quando sento un brano del genere, mi chiedo come ho fatto ad amare così tanto i Muse in passato. Forse perché non suonavano così sboroni, ai tempi del folgorante esordio Showbiz?

“Follow Me” è dubstep. Finalmente. La tanto strombazzata svolta dubstep dei Muse si palesa. Che poi comunque è la versione Muse della dubstep. Cosa che vuol dire: epic-dubstep, nel caso aveste dubbi. Sembra una “Bliss” per l’anno 2012 e direi che è il mio pezzo preferito dell’album. La produzione non a caso è affidata ai due producer idoli che risondono al nome di Nero. Fare un intero disco insieme a loro non sarebbe stata una brutta idea.

“Animals” cerca di abbassare i toni. Meno epica di altri brani. Era ora. Vagamente radioheadiana. Non male. E comunque un filino epica alla fine lo diventa pure questa, perché non ce la fanno proprio a trattenersi, i Muse.
“Explorers” è una ballatona spaziale. Assomiglia a una versione in slow-motion di “Don’t Stop Me Now” dei Queen o una copia poco riuscita di “No Surprises” dei Radiohead. Pure questa volete sapere com’è? Un po’ troppo epica. E alla fine ci sono pure i campanelli natalizi. WTF?
“Big Freeze” come da titolo lascia parecchio freddi e congelati, tra soliti coretti alla Queen e chitarrine alla The Edge degli U2. Stadium rock, or dunque. E se c’è un genere musicale che proprio a me non va giù, è lo stadium rock. Quando sento robe del genere mi chiedo di nuovo: “Ma come diavolo facevano a piacermi tanto, una volta, i Muse?”. Risposta: “Non suonavano così, una volta.”

"Chris come cantante fa proprio ridere!"
"Ahahah, lo ammetto pure io..."
“Save Me” a sorpresa non è cantata dal vocione di Matt, ma dalla vocina tenue del bassista Chris “cognome facile da pronunciare” Wolstenholme. Apprezzabile tentativo, risultato molto ma molto modesto. Un pezzo che sarebbe già tanto come B-side. La cosa positiva per i detrattori è che un pezzo dei Muse che non sembra per niente un pezzo dei Muse.
Anche il pezzo successivo, “Liquid State”, porta la firma e la voce di Chris. La musica questa volta è più rockettara e musiana, eppure l’effetto è allo stesso modo straniante. Sembra di sentire i Foo Fighters misti a una hair metal band anni ’80. Altro pezzo non cantato da Mr. Hudson Matthew. Altro pezzo dedicato a tutti i detrattori dei Muse. Altro pezzo modestissimo. Va bene il potere della democrazia, va bene voler dare spazio a tutti, però Chris come cantante è credibile all’incirca quanto Cannibal Kid come cantante.

Nel finale spazio pure alla dubstep pura di “The 2nd Law Unsustainable”, il pezzo Skrillex-style che aveva anticipato l’arrivo del disco, lasciando presagire una svolta totale nel sound della band che alla fine se c’è stato, è stato solo parziale. Finale sempre strumentale con “The 2nd Law Isolated System”, pianistica e poco memorabile. Chiusura confusa di un album con-fuso. Più fuso che con.

"Va bene, ragazzi, ci facciamo l'ultima risata su come canto, poi però basta, ok?"
Tirando le somme, direi questo The 2nd Law è una delusione, considerando come la speranza che i Muse possano fare qualcosa al livello dei loro primi tre album rimanga sempre accesa, illuso me. In realtà, più che una delusione è una conferma sui livelli spenti dei precedenti Black Holes and Revelations e The Resistance, con questa volta almeno qualche segnale di vitalità in più.
Matt Bellamy c’ha ‘na voce della Madonna, i Muse tecnicamente sono dei mostri e il potenziale di questa band è enorme. Il problema è che lo sanno. Sanno quanto sono bravi e invece di fare i modesti e scrivere le loro canzoni e proporle così, naturali e scarne e suonarle a bassa voce, esagerano, si fanno prendere dall’eccitazione e si sborranno addosso.

La cosa positiva dell’album, la sua varietà e il suo tentativo di provare cose differenti, è anche quella più negativa: anziché un album unitario, suona come un’opera confusionaria, senza senso, che non sa verso quale direzione dirigersi. Ne prova alcune, ma non è convinta, torna indietro sui suoi passi e poi prova un’altra strada ancora. Finendo per incartarsi e per rimanere bloccata prigioniera di un labirinto. Una band un tempo grande, ormai persa dentro il suo stesso talento, destinata a fare la stessa fine di Jack Nicholson/Jack Torrance in Shining?
Ma-ma-ma-ma Mu-Mu-Mu-Muse che-chechecche-che co-co-co-continuate a co-co-co-combinarmi? Vi siete pe-pe-persi del tutto nella Ma-ma-ma-madness?
(voto 4,5/10)

Potete ascoltare l'album in streaming sul sito di La Repubblica.


lunedì 11 luglio 2011

New Born

La almost famous ormai stra-famous attrice Kate Hudson e il leader dei Muse Matthew Bellamy hanno dato alla luce il loro primo figlio insieme (ma lei, adultera, aveva già avuto un bambino dal precedente matrimonio).
Non si conosce ancora il nome del maschietto appena nato, ma sembra che i due si stiano impegnando in tutti i modi a cercare un nome più ridicolo dell'ultima nata in casa Beckham: Harper Seven
aaaaaaaargh! *__*

A tempo di record Matt ha intanto composto, inciso e realizzato un video dedicato al bimbetto appena nato: New Born, che vi presento in anteprima mondiale solo su Pensieri Cannibali.


OkNotizie

martedì 24 agosto 2010

Visioni estive

Di solito non guardo i film in tv, per un paio di ragioni:
1) quando passano sono ormai già stravecchi e stravisti (cinema, dvd, internet, pay-tv…)
2) le pause di 7-8 minuti di pubblicità mettono alla prova la pazienza di un monaco tibetano, oltre a rompere totalmente l’atmosfera del cine (e pure le palle).
Però nelle notti maggiche di un’estate italiana (quest’anno per me vacanze inaspettatatamente e totalmente tricolori, tra Ostia, Roma e Rapallo, non per spirito nazionalistico o per far girare l’economia nostrana, ma solo per puro caso) insieme agli amici magari prima di uscire è capitato di vedere qualche filmazzo (non porno) regalatoci dalla programmazione Mediaset (che tra parentesi è meglio della programmazione invernale, visto che almeno danno spazio a qualche films vero anziché le solite ridicole fiction “interpretate” da Manuelona Arcuri o Ettore Bassi, “interpretate” nel senso che ci va un interprete per capire le intenzioni degli “attori”). Quindi ecco una manciata di queste visioni estive…

Quando meno te lo aspetti
Avevo già visto questo film, ma me lo sono risparato fondamentalmente perché ci sono in un sol colpo sia Kate Hudson che una giovane Hayden Panettiere. In maniera analoga a quanto succede nella serie tv Summerland, alla morte della desperate housewife Felicity Huffman i figli passano nelle poco esperte mani della sgarruppata Kate Hudson, una party girl che lavora nel settore della moda, sembra uscita da The Hills e all’improvviso si ritrova con tre figlioletti: la già citata Panettiere (chi non la vorrebbe come figlia?), un ragazzino grassottello che in un locale ordina un vodka e assenzio (idolo!) e una Abigail Breslin pre-little miss sunshine.
Il filmetto scivola carino tra commozione e qualche risata, ma la morale buonista presentata nel finale è piuttosto difficile da digerire: Kate Hudson smette di fumare, abbandona il suo stile di vita fashion e rock’n’roll e si mette con un noioso pastore degno di Settimo Cielo (attention please: non è un complimento)… ecchepalle!
(voto 6)

Quel nano infame
I fratelli Wayans sono stati interpreti e autori dei primi due scompisciosi Scary Movies, dopodiché non hanno fatto altro che scivolare giù giù nella pena più totale. Dopo la parodia ancora guardabile delle svampite alla Paris Hilton in White Chicks, ecco che tirano fuori un nano criminale che ruba un gioiello preziosissimo e poi per non farsi beccare lo infila nella borsa di una sgnacchera che passa di lì per caso. Per riprenderselo dovrà fingersi un neonato che verrà adottato dalla sgnacchera in questione e dal suo boyfriend fissato con la paternità. Tutto ciò crea una serie di situazioni più ridicole che divertenti, con tanto di nano che si slingua la bionda di Sweet Valley High e si ciula la “mammina” adottiva. Idee che solo Neri Parenti o i fratelli Vanzina potrebbero invidiare.
Filmetto davvero infame (e no, se ve lo stavate chiedendo il titolo non fa riferimento al presidente del consiglio italiano)
(voto 3)

Aquamarine
Una sirena finisce sulla terra ferma però non è Daryl Hannah. Per una ragione che adesso mi sono già dimenticato, ma sicuramente non è poi così importante, deve dimostrare a suo padre che l’amore esiste e ha un paio di giorni per farlo, con l’aiuto delle due amichette: la cantante Jojo ed Emma Roberts, nipote di Julia e tra le più promettenti attrici della nuova generazione. Ah ecco, nel frattempo mi sono ricordato della ragione: se non lo fa suo padre le organizza un matrimonio combinato con un suo simile… Filmino teen (o pre-teen?) senza pretese, quindi non pretendete di più nemmeno da questa breve rece.
(voto 4,5)

Un sogno per domani
Kevin Spacey in versione post American Beauty e Haley Joel Osment in versione post Sesto senso, più Helen Hunt in versione spogliarellista (ottima con la parrucca blu pre Katy Perry) e Jim Caviezel non ancora finito in croce. Cast notevole insomma per la bella storia di un’utopia lanciata da un ragazzino delle medie: passa il favore, cioè fai tre favori disimpegnati a tre persone e dì loro di ricambiare aiutando qualcun altro. Una rete social per creare un mondo migliore. Bella idea per un film che a tratti si perde e si dilunga, ma che tuttavia riesce a coinvolgere quel minimo che basta. E fa sognare un domani davvero migliore.
(voto 6+)

Panarea
A tratti esilarante, persino geniale (la ragazza schifata da tutto e tutti) a tratti solo scemo, in ogni caso un super classico estivo italiano. Con un grande Guido “cumenda” Nicheli, taaac.
(voto 6,5)

martedì 6 luglio 2010

flash, 6 luglio (Muse, Kate Hudson, Incubus...)

Gossip story rock dell'estate: come apprendo con sorpresa dal blog di Maurizio Pratelli, Kate Hudson e Matthew Bellamy dei Muse adesso sembra che stiano insieme! Dopo Gwyneth Paltrow e Chris Martin, un'altra coppia strana, no?

Brandon Boyd, il cantante degli Incubus, a sopresa (o almeno, io non ne sapevo nulla) ha fatto un disco solista: "The Wild Trapeze". Non ho ancora avuto tempo di sentirlo, quindi non so dirvi come diavolo possa essere, però lo potete scoprire da soli cliccando QUI. Nel frattempo, ecco il primo (piacevole) singolo



Video con Emma Watson (Ermione di Harry Potter) per i One Night Only. Canzone e clip carucci.


Video di drammatica poetica bellezza per i super british Maccabees, con "Young Lions"

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com