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martedì 2 dicembre 2014

MAZE RUNNER - IL LABIRINTO DEI RAGAZZI CASTRATI





Maze Runner - Il labirinto
(USA, Canada, UK 2014)
Titolo originale: The Maze Runner
Regia: Wes Ball
Sceneggiatura: Noah Oppenheim, Grant Pierce Myers, T.S. Nowlin
Tratto dal romanzo: Il labirinto di James Dashner
Cast: Dylan O'Brien, Kaya Scodelario, Will Poulter, Ki Hong Lee, Blake Cooper, Aml Ameen, Thomas Brodie-Sangster, Joe Adler, Patricia Clarkson, Don McManus
Genere: bimbominkia
Se ti piace guarda anche: Cube, The Village, Hunger Games

Ci sono film che secondo me dovrebbero farsi pagare i diritti d'autore ogni volta che vengono scopiazzati presi come fonte d'ispirazione. Ci sono in particolare due pellicole che negli ultimi anni sono state saccheggiate alla grande e a cui la Storia del Cinema non ha forse ancora riconosciuto una reale importanza.
Il primo è Cube - Il cubo, secondo me uno dei film più geniali degli ultimi 20 anni. Non ho detto uno dei più belli. Ricordo anzi che la visione mi ha a tratti infastidito parecchio e persino causato dolore. Dolore fisico. Un film che mi provoca una reazione del genere non riesco a considerarlo bello, non nel senso pieno del termine almeno. Ciò non toglie che Cube sia un film assolutamente grandioso. La pellicola diretta da Vincenzo Natali parte da uno spunto fenomenale: un gruppo di persone che non si conoscono tra loro si ritrovano insieme all'interno di un cubo. Nessuno sa come sia successo o il perché. A partire da quest'idea si sviluppa un thriller-horror fantascientifico inquietante come pochi e capace di generare la saga di Saw - L'enigmista, film che ha commercializzato lo spunto di Cube in maniera accattivante e capace di incassare milioni e milioni di dollari, laddove il film di Natali è rimasto un piccolo cult che negli USA non è manco riuscito a raggiungere 1 milione di $ di incasso. Pure la serie Lost, se vogliamo, parte da uno spunto vagamente alla Cube, con degli individui che finiscono loro malgrado insieme in un posto misterioso per misteriose ragioni.

domenica 13 aprile 2014

SPIKE ISLAND, ALLA RICERCA DEGLI STONE ROSES E DELLA… KHALEESI




Spike Island
(UK 2012)
Regia: Mat Whitecross
Sceneggiatura: Chris Coghill
Cast: Elliott Tittensor, Nico Mirallegro, Jordan Murphy, Adam Long, Oliver Heald, Emilia Clarke, Chris Coghill, Matthew McNulty, Michael Socha, Lesley Manville, Antonia Thomas, Paul Popplewell, Ciara Baxendale, Kaya Scodelario
Genere: musicale
Se ti piace guarda anche: My Mad Fat Diary, Not Fade Away, Quasi famosi, The Inbetweeners

Ci sono eventi musicali che segnano una generazione. Woodstock è il primo che mi viene in mente. Oggi ci sono un sacco di festival più fighetti e hipster, come il Coachella attualmente in corso, il South by Southwest o il Bonnaroo, anche se in quanto a notorietà e a impatto culturale niente di paragonabile con il festivalone simbolo degli anni ’60 e della cultura hippie. L’unico che per importanza si è forse avvicinato un pochino è stato negli anni ‘90 il Lollapalooza, l’evento alternative rock diventato pure protagonista dell’episodio dei Simpson Homerpalooza.
Per qualcuno un “pochino” più sfigato, l’eventone musicale pubblico della vita è stato la registrazione di una puntata del Karaoke con Fiorello nella piazza della propria città, mentre per i giovani dei primissimi anni ‘90 delle periferie delle città inglesi, e di Manchester in particolare, l’apice è stato Spike Island. What the fuck is Spike Island?


Spike Island è un’isola. Sorpresi? Per entrare più nello specifico, si tratta di una isoletta nel nord ovest dell’Inghilterra, una zonaccia piena di industrie abbandonate. È in questo luogo simbolo della decadenza post-industriale che gli Stone Roses hanno deciso di tenere un loro mega concerto storico. Who the fuck are The Stone Roses?

Gli Stone Roses
Gli Stone Roses sono stati una delle più grandi band britanniche di tutti i tempi, giusto per non esagerare, sebbene qui in Italia non siano mai stati popolarissimi, ancor meno degli Smiths. Gli Smiths sono stati tra i gruppi più importanti di sempre, eppure se chiedi a qualcuno in strada se li conosce, la maggior parte della gente ancora ti guarda male, mentre tutti, ma proprio tutti, conoscono Vasco, e a molti piace pure. Perché vivo ancora in Italia?

Comunque… Gli Stone Roses sono stati una band fondamentale che avrebbe poi ispirato gran parte del Britpop giunto qualche anno dopo, i concittadini Oasis in particolare, oltre ad aver contribuito a cavallo tra fine 80s e inizio 90s alla nascita della cosiddetta scena di Madchester. Un movimento di cui si è parlato anche nel film 24 Hour Party People e un tipo di musica riecheggiato di recente nella colonna sonora dell’ultimo episodio della Trilogia del Cornetto, La fine del mondo. Nonostante nella loro breve carriera abbiano pubblicato appena un paio di album, l’omonimo The Stone Roses, capolavoro e pietra miliare immediata della musica British, e il travagliato e criticato Second Coming, il segno che hanno lasciato è stato profondo. D’altra parte, anche altri gruppi fondamentali come Sex Pistols, Joy Division e Nirvana non hanno avuto bisogno di decine di lavori per restare impressi nella Storia. Se non conoscete gli Stone Roses dunque è un male, ma potete comunque recuperare guardandovi proprio questo film, Spike Island.

Spike Island racconta il tentativo di andare al concerto degli Stone Roses di un gruppo di 5 ragazzi di Manchester. Gruppo sia nel senso di gruppo di amici che di band musicale in erba. I 5 fanno parte degli Shadow Caster e, nel caso aveste dubbi in proposito, hanno un sound molto simile a quello dei loro idoli Stone Roses. Sono dei ragazzotti tipicamente inglesi, sbruffoni e strafottenti. Dei tipi alla Noel e Liam Gallagher, dei simpaticoni del genere. In quanto sprovveduti cazzari, i 5 si recano a Spike Island sprovvisti di biglietto e sperano di entrare al concerto in qualche modo truffaldino, all’italiana insomma. Ce la faranno?

Una cosa che NON ci mancherà degli anni '90: il taglio a scodella.
Questo è un quesito che ci si pone ma, non essendo un thriller, non è certo una domanda fondamentale. L’importante non è tanto quello, quanto il viaggio, il vivere quest’avventura insieme, come amici, come gruppo. Spike Island è un film fortemente musicale, che ha il suo punto forte nel far respirare l’atmosfera di quegli anni. A livello di colonna sonora è, com’è facile immaginare, un inno d’amore nei confronti degli Stone Roses. Se non sapete chi sono, imparerete ad amarli. Se invece già li conoscete, dopo la visione di questo film sentirete le loro canzoni con ancora maggiore trasporto emotivo. Sotto questo punto di vista, è una pellicola perfetta. Laddove Spike Island non riesce a fare il salto di qualità per diventare un cult cinematografico sta in una sceneggiatura troppo prevedibile. Ognuno dei ragazzi della band porta con sé al concerto il suo bagaglio di vita vissuta complicata, c’è chi viene picchiato dal padre e chi invece ha il papà in ospedale in fin di vita, così come tra un paio di membri della band nascerà un conflitto. I membri della band coinvolti sono naturalmente il cantante da una parte e il chitarrista/autore principale delle canzoni dall'altra. Un classico. Un altro classico è il loro essere in conflitto non solo e non tanto per la leadership del gruppo, quanto per una ragazza. E chi è questa ragazza sfasciaband?
Emilia Clarke.
Scusate se è poco.

"Ma quanto sono pucciosa?"

"Khaleesi, sguinzaglia i tuoi draghi e facci entrare al concerto!"
Ecco, se non ve ne frega un cazzo della musica inglese, un più che valido motivo per recuperare questo film è la presenza della Khaleesi, o se preferite ormai Mhysa, sebbene sia qui presente con un ruolo e in abiti del tutto differenti da quelli vestiti e svestiti in Game of Thrones.
Se invece non siete patiti di musica inglese e manco di Game of Thrones, potreste essere interessati a questa pellicola se siete fan delle serie British. Troviamo infatti qui le basi della gang di Rae in My Mad Fat Diary, il bello Nico Mirallegro, qui alle prese con un ruolo più da sfigato, lo scemo Jordan Murphy, che pure qui ha la parte dello scemo di turno, e in una minuscola parte pure la rossa Ciara Baxendale. Inoltre rispondono presente all’appello Elliott Tittensor che è stato per anni interprete del bulletto Carl Gallagher in Shameless UK e inoltre nella vita reale è il fortunello boyfriend di Kaya Scodelario, che pure compare in un cameo. Nel cast della pellicola ci sono quindi anche Antonia Thomas, l’attizzapiselli di Misfits, e Michael Socha, l’amichetto di Alice in Once Upon a Time in Wonderland.

Fan degli Stone Roses, fan di Game of Thrones, fan di My Mad Fat Diary e fan di ciò che è made in UK in generale, ho quindi dato a tutti voi almeno un buon motivo per andare a cercare questo piccolo film inglese. Una pellicola dal forte gusto musicale che, sebbene non possieda lo stesso sapore di un Quasi famosi e sia privo di personaggi, battute o una storia particolarmente originali o memorabili, si lascia guardare con grande piacere e fa venire voglia di scoprire qualcosa di più di quel periodo, i primissimi anni ’90. E, soprattutto, fa venire una gran voglia di mettere su quel primo fenomenale omonimo album degli Stone Roses.
(voto 6,5/10)

martedì 2 aprile 2013

NOW IS GOOD, DEATH IS NOT SO GOOD


Now Is Good
(UK 2012)
Regia: Ol Parker
Sceneggiatura: Ol Parker
Tratto dal romanzo: Before I Die di Jenny Downham
Cast: Dakota Fanning, Jeremy Irvine, Paddy Considine, Olivia Williams, Kaya Scodelario, Edgar Canham, Joe Cole, Josef Altin, Rose Leslie
Genere: moribondo
Se ti piace guarda anche: L’amore che resta, Non è mai troppo tardi - The Bucket List, I passi dell’amore

Pensieri Cannibali non è un blog che persegue scopi culturali.
E qui qualcuno dovrebbe intervenire: “Ma no, ma cosa dici? Certo che è un blog culturale. Certo.”

Nessuno?
Manco mezzo lettore che ha qualcosa da obiettare?

Silenzio di tomba.

Ok, Pensieri Cannibali non è un blog culturale e a quanto pare questo è risaputo da chiunque, ma ciò non significa che sia del tutto inutile. Pensieri Cannibali serve infatti a segnalare delle pellicole teen di cui nessun altro vi parla. Vi sembra una cosa da poco?
Quando arriva un nuovo horror di un misconosciuto autore underground di culto, o una pellicola sci-fi diretta dal figlio del nipote del fratello del conoscente del compagno gay del cognato di Spock di Star Trek, ecco che il web si anima di recensioni e pareri. Ma dei film con protagonisti teen niente.
Silenzio di tomba - Parte seconda.

Now Is Good è una di queste pellicole teen di cui nessuno vi parla (ci sarà un motivo?), ma di cui vi parlo io. E non è nemmeno una pellicola strettamente troppo teen. Se la protagonista anziché una sedicenne malata terminale di leucemia fosse una vecchina malata terminale, tutti a gridare al capolavoro e a lanciargli dietro Palme d’Oro e Oscar, come è capitato con Amour. Invece la protagonista è Dakota Fanning, la bimbetta odiosa de La guerra dei mondi spielberghiana di recente vista anche nella saga di Twilight. Tralasciando quest’ultimo inquietante dettaglio non da poco, Dakota è un’ottima attricetta e ha una sorellina che sta diventando ancora più brava di lei, la cocca coppoliana Elle Fanning vista in Somewhere e Twixt.
In Now Is Good, Dakota Fanning sfoggia un look da malata terminale all’ultimo grido ispirato (credo) ad Alba Rohrwacher. Tralasciando pure quest’altro dettaglio sempre inquietante e sempre non da poco conto, la sua interpretazione è molto intensa e sentita. Sembra che sia davvero in fin di vita, sarà per quel colorito pallido da: – Ragazza, ma il sole tu l’hai mai preso in vita tua? –

"Dakota, andare in moto è bello, ma non pensi sarebbe meglio
cavalcare un War Horse?"
"NO!"
Il film si va dunque a incastonare in quel filone di pellicole melodrammatiche su una persona malata e/o in fin di vita cui fino a qualche tempo fa avrei rinunciato a priori ma che negli ultimi tempi mi sta regalando parecchie soddisfazioni. Per quante soddisfazioni possa regalare il vedere una persona malata e/o in fin di vita. Di recente abbiamo infatti avuto il valido The Sessions ma siamo tutti consapevoli che le soddisfazioni maggiori sono arrivate d’Oltralpe grazie ai vari splendidi Quasi amici, La guerra è dichiarata, Un sapore di ruggine e ossa, Piccole bugie tra amici e compagnia malata.
Come si comportano gli inglesi al cospetto di un tema ‘sì delicato?
Con la loro solita classe e con quel pizzico di British humour che li contraddistingue sempre. Now Is Good è una produzione BBC Films e quindi la qualità è garantita, così come l’alto livello di recitazione: oltre all’americana Fanning senior anzi señora, sfilano dei fuoriclasse britannici come Paddy Considine (Submarine, In America), Olivia Williams (Dollhouse, L’uomo nell’ombra) e Kaya “è sempre un piacere rivederti” Scodelario (Skins, Wuthering Heights, il video di “Candy” di Robbie Williams). Gli occhi dolci delle fanciulle alla visione saranno invece tutti per Jeremy Irvine, recentemente nel Grandi speranze firmato da Mike Newell e sì, purtroppo anche protagonista del pessimo War Horse dello Spielberg, dove con protagonista intendo il ragazzo non il cavallo.

"Dakota, prendila con filosofia: tutti dobbiamo morire. Io probabilmente
tra 100 anni di morte naturale, tu in giovane età tra atroci sofferenze."
"Grazie Jeremy, tu sì che sai essere di conforto nei momenti difficili."
"Piccola, quando vuoi. Sono qui per questo."
La pellicola è tratta dal romanzo Before I Die di Jenny Downham. Preoccupato, sono andato a controllare e ho scoperto che è ancora viva. Si tratta infatti di una storia non autobiografica. Jenny Downham non ha la leucemia e a quanto ne so gode di ottima salute. La storia è quella di una ragazza agli ultimi mesi di vita come la protagonista di L’amore che resta di Gus Van Sant, da cui non è troppo distante, o dalle storie strappalacrime di Nicholas Sparks stile I passi dell’amore, da cui invece è piuttosto distante. Si tratta di un melodrammone sentimentale che riesce a coinvolgere per un semplice fatto: ci sbatte in faccia all’ineluttabile. Tutti moriremo, prima o poi. Magari non di leucemia in così tenera età, però prima o poi toccherà pure a noi.
Di fronte all’inevitabile, la protagonista decide di fare una sua Bucket List con le cose che vorrebbe fare prima di morire. Una lista ben poco politically correct, dopo tutto siamo nella (quasi) sempre scorretta Inghilterra, per una storia che naturalmente va dalle parti del carpe diem! ma che non risulta troppo pesante o stucchevole. Aiutato dalle splendide location di Brighton, uno dei posti che preferisco nell’intero mondo, e arricchito da una buona colonna sonora che comprende Metric, Lana Del Rey remix ed Ellie Goulding, Now Is Good è un film… good. E da guardare… now. O, se non altro, prima di morire.
(voto 6,5/10)


martedì 9 ottobre 2012

Cime di rapa tempestose

Cime tempestose
(UK 2011)
Regia: Andrea Arnold
Cast: James Howson, Kaya Scodelario, Solomon Glave, Shannon Beer, Nichola Burley, Eve Coverley, Amy Wren, Oliver Milburn, Lee Shaw, James Northcote, Jonny Powell
Genere: new Brontë
Se ti piace guarda anche: Bright Star, Jane Eyre, Un gelido inverno

Saltiamo le presentazioni. Cime tempestose (Wuthering Heights) tanto lo conoscete tutti, no?
A dire il vero, io non ho mai letto il primo e unico romanzo di Emily Brontë. Romanzo che tra l’altro non è che fosse stato salutato con grosso entusiasmo dalla critica alla sua pubblicazione nel 1847, mentre oggi è un super classico della super letteratura britannica.
Già qui, possiamo interrogarci sull’effettiva utilità della critica.
Il qui presente Cannibal Kid è un critico?
No, è uno a cui piace criticare. Uno a cui piace criticare pure la critica ufficiale. Un criticone, in pratica. Ma non un critico. C’è una sottile differenza. Una differenza che un critico vero probabilmente saprebbe spiegarvi meglio, ma io no.

Chissà se a questo adattamento cinematografico del 2011 firmato da Andrea Arnold non capiti un destino simile a quello del romanzo. Non che la critica l’abbia fatto a pezzi, però ha diviso parecchio fin dalla sua presentazione al Festival di Venezia 2011, tra qualche entusiasta e molti perplessi.
Le intenzioni della regista del pregevole Fish Tank sono davvero pregevoli. Basta con le solite versioni patinate da tipico period drama britannico e proviamo qualcosa di diverso. Le cime tempestose su cui si arrampica la Arnold sono più alte e impervie di quelle tentate da altri registi alle prese con i romanzi delle sorelle Brontë. Allo stesso tempo, il rischio di cadere e spaccarsi l’osso del collo è anch’esso maggiore.
L’idea, la visione della regista è stata quella di tentare un approccio tra il neorealismo del suo precedente Fish Tank, ma con un’ambientaziona bucolica anziché cittadina, e il naturalismo di Terrence Malick.
La Arnold rincorre i due protagonisti Heathcliff e Catherine con macchina da presa a mano, spesso mossa, si concentra sugli animali, sui paesaggi, creando un film più d’atmosfera che di narrazione. Un film poco parlato e molto sensoriale.
L’altro elemento originale è la scelta di avere un Heathcliff di colore, cosa che introduce il tema del conflitto razziale, a dirla tutta nemmeno troppo sviluppato e quindi leggermente sprecato.

"Dicono che assomiglio a una versione giovane di uno dei candidati alla
presidenza USA: eppure io e Mitt Romney non abbiamo molto in comune..."
La pellicola è visivamente molto interessante e singolare, per lo meno se paragonata ad altre troppo tradizionaliste tratte dai classici della British Literature, sarà anche per quel 16/9 verticale scelto. Allo stesso tempo, il suo difetto è quello di apparire a tratti come un’operazione da festival del cinema un po’ fine a se stessa e che dal punto di vista emotivo coinvolge poco. I ritmi lenti contribuiscono a cullare dentro il mondo immaginato dalla Brontë, solo riflesso attraverso lo sguardo particolare della Arnold. Ciò che manca, ciò che io ho sentito mancare, è un coinvolgimento diretto, il passo successivo in grado di trasportare realmente dentro l’anima dei due protagonisti.
Heathcliffe e Catherine si amano, si odiano, si amanodiano fino al punto di distruggersi a vicenda. Una passione bruciante, però perché? Cos'è che li lega in maniera così profonda? Il film ci mostra il conflitto vissuto da questi due personaggi tormentati, ma non ci fa scottare le mani con la loro passione. Ce la fa intravedere, ma non ce la fa vivere fino in fondo, risultando per questo aspetto un poco meno sentito rispetto al più emozionante Jane Eyre di Cary Fukunaga tratto dal romanzo della sister Charlotte Brontë.

Per quanto riguarda gli interpreti, sono stati scelti due attori molto giovani per la prima parte, quella più fanciullesca, i due esordienti totali Solomon Glave e Shannon Beer, e due attori giovani ma un filo meno per la seconda parte, quella con i due protagonisti un po’ più cresciutelli. In questo caso il pure lui esordiente James Howson, bravo ma io ho preferito il ragazzotto più giovane, e poi Kaya Scodelario, che fa fare il salto di qualità al secondo tempo della pellicola.
Chi è Kaya Scodelario?
Ma che domande sono?
È solo una delle migliori giuovani interpreti della scena britannica. Ha fatto la serie tv Skins, un paio di video di Plan B e ora è pronta per conquistare una notorietà maggiore anche all’infuori del Regno Unito, visto che è protagonista del nuovo video di Robbie Williams, “Candy”, quello con il ritornello scritto dai 7 nani. Hey oh!



Video carinissimo e super simpatico, ma cancellatelo subito dalla vostra mente. Difficile immaginare qualcosa dalle atmosfere più lontane di Wuthering Heights. Un film cupo, con una notevole forza visiva ma con qualche carenza a livello di sceneggiatura. Una visione sicuramente interessante che però lascia anche con l’amaro in bocca, perché poteva rappresentare un nuovo standard assoluto nella rilettura dei classici British e invece si ferma a un passo dall’impresa. Una pellicola che conquista gli occhi, non del tutto il cuoricino.
Kaya Scodelario? Lei invece conquista gli occhi, il cuoricino e pure un’altra parte del corpo…
(voto 7/10)

P.S. No, il video di “Wuthering Heights” di Kate George W. Bush non ve lo metto. Troppo scontato.


lunedì 27 dicembre 2010

Le meglio serie tv 2010 - n. 5 Skins

Skins
(stagione 4)
Rete inglese: E4
Reti italiane: Mtv, Mya
Creato da: Jamie Brittain e Bryan Elsley (padre e figlio)
Cast: Kaya Scodelario, Luke Pasqualino, Jack O’Connell, Ollie Barbieri, Lily Loveless, Megan Prescott, Kathryn Prescott, Lisa Backwell, Marveille Lukeba, Klariza Clayton, Matt King

Genere: UK teen spirits
Perché è in classifica: è la migliore serie adolescenziale mai creata e continua a rinnovarsi in maniera impressionante a livello di stile, tematiche, personaggi e attori. Già pronto il remake americano che proverà a rubarne le brillanti idee
Se ti piace guarda anche: Misfits, Fish Tank

In pillole
Le vicende di un gruppo di vari teenager a Bristol, Inghilterra. Tematiche come suicidio, droga, omosessualità, integrazione razziale e pazzia sono trattate in maniera esplicita, con uno sguardo all’adolescenza fuori da tutti i soliti stereotipi e buonismi e senza peli sulla lingua come non capita da altre parti. Non certo nella puritana America o nella vaticana Italia. Nella quarta stagione ne succedono di tutti i tipi, da Effy che finisce in manicomio, a Cook che va in galera

Pregi: puntate sempre varie (ogni episodio è dedicato a un personaggio diverso alla Lost), colonna sonora da sballo, giovani attori più che promettenti
Difetti: troppe poche puntate
Personaggio cult: Cook, teppista inglese cocky, strafottente, rissaiolo, mitico




sabato 11 dicembre 2010

Cotta adolescenziale 2010 - n. 8 Kaya Scodelario

Kaya Scodelario
Genere: rebel girl
Provenienza: Londra, UK
Età: 18
Nel 2010 vista in: “Skins”, “Scontro tra Titani” e nei video “Stay too long” e “She Said” di Plan B
Il passato: “Skins”, “Moon”
La vedremo in: “Cime tempestose”
Perché è in classifica: perché è la ragazza che ti porteresti a un concerto rock. E non solo.
Sul suo stile: Emma Stone, Kristen Stewart, Taylor Momsen

Chi segue la spettacolare serie inglese "Skins" la conoscerà bene, tutti gli altri lo faranno a breve. Kaya Scodelario è l’unica attrice ad essere apparsa in tutte le stagioni del telefilm UK che ogni due stagioni rivoluziona completamente il suo cast, per riuscire a parlare sempre in maniera credibile dei giovani senza dover ricorrere ad attori giunti all’età di 40 anni (ogni riferimento a Dawson’s Creek e Beverly Hills 90210 è puramente voluto). Nelle prime due season aveva solo un ruolo marginale come sorella di uno dei protagonisti, mentre nella terza e quarta diventa la regina della serie con il personaggio di una ragazza, diciamo, tossica e dai costumi facili e con in più anche dei seri problemi mentali.
Dopo un paio di video di Plan B, una parte in quella menata che non ho avuto il coraggio di vedere che è “Scontro tra Titani” e una particina piccola piccola nello splendido film di fantascienza “Moon” (interpreta la figlia cresciuta del protagonista), ora è però pronta a conquistare anche le grandi masse con la nuova versione di “Cime tempestose”. A Nicholas Hoult (“A Single Man” e “Scontro tra Titani” pure lui) e al “The Millionaire” Dev Patel, si aggiunge quindi un’altra Skin (non ho detto skinhead) alla conquista del mondo.


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