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lunedì 20 marzo 2017

Collateral Beauty and the Beast





Collateral Beauty
Regia: David Frankel
Cast: Will Smith, Kate Winslet, Edward Norton, Michael Peña, Naomie Harris, Keira Knightley, Helen Mirren, Jacob Latimore, Ann Dowd


Quando un'opinione comincia a diffondersi, non c'è più niente da fare. È come un virus che ha iniziato il suo contagio. È davvero difficile da fermare.
È una cosa che succede spesso anche con i film. Quando qualche critico comincia a dire che una pellicola è una schifezza, poi tutti gli altri si mettono a seguirlo e così quell'opera è spacciata. Bollata definitivamente come una ciofeca.

lunedì 23 novembre 2015

Ain't no mountain high enough, ma forse l'Everest è alto abbastanza





Everest
(USA, UK, Islanda)
Regia: Baltasar Kormákur
Sceneggiatura: William Nicholson, Simon Beaufoy
Cast: Jason Clarke, Keira Knightley, Josh Brolin, John Hawkes, Jake Gyllenhaal, Michael Kelly, Emily Watson, Sam Worthington, Elizabeth Debicki, Martin Henderson, Naoki Mori, Ingvar Eggert Sigurðsson, Chris Reilly, Robin Wright, Mia Goth, Vanessa Kirby
Genere: montanaro
Se ti piace guarda anche: 127 ore, Wild, Into the Wild - Nelle terre selvagge


Una gita in montagna può essere un'esperienza distruttiva, almeno per il sottoscritto.
Una gita in montagna può però anche rivelarsi un'esperienza istruttiva. Ecco ad esempio le numerose cose imparate dalla visione di Everest:

martedì 20 gennaio 2015

THE IMITATION GAME - GUERRA FAI DA TE? NO ALAN TURING? AHI AHI AHI!





Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale non esisteva Internet – l'avreste mai detto? – e i film che non erano strettamente di propaganda bellica, come lo era ad esempio American Sniper, trovavano difficoltà a essere distribuiti. Per gli appassionati di cinema era quindi dura vedere le pellicole e ancora più dura parlarne. All'epoca ci si arrangiava come si poteva. Pensieri Cannibali, che esisteva già dai tempi dei Lumiere battuto a macchina da scrivere, durante il periodo della World War II poteva comunicare con i suoi lettori solo attraverso dei brevi messaggi cifrati che venivano diffusi attraverso le onde radio.
Volete un esempio?
Prendiamo un messaggio cifrato a caso dall'anno 1939.

Ore 6:00
The Imitation Game è una bella giornata. Non una giornata di sole da Oscar. Non un capolavoro di giornata di quelle da ricordare per tutta la vita. Solo una gran bella giornata da godersi dall'alba al tramonto.
Heil Cannibal!

Per anni gli storici si sono interrogati per cercare di capire cosa volessero dire messaggi come questo. Dopo aver arruolato le più brillanti menti e i più fini cervelli di Gran Bretagna e del mondo, credendo contenessero preziose e segretissime istruzioni militari, gli studiosi scoprirono infine che si trattava solo di inutili recensioni cinematografiche mandate da Pensieri Cannibali a quei 3 o 4 lettori che lo seguivano.
La reazione di queste esimie menti a questo punto è stata: “E noi abbiamo buttato le nostre preziose vite nel cesso per decifrare 'ste recensioni fatte con il buco del culo che Alessandro Manzoni al confronto sembra Shakespeare?”.

Per farsi in qualche modo perdonare, Pensieri Cannibali ha deciso di pubblicare oggi una nuova recensione, più completa e approfondita, della pellicola The Imitation Game. Purtroppo molte delle geniali menti che hanno lavorato alla decriptazione dei messaggi ormai sono o decedute oppure sono troppo vecchie per sapere usare un computer/iPhone/tablet, ma Pensieri Cannibali si augura che i loro eredi possano apprezzare un simile magnanimo gesto.


venerdì 19 dicembre 2014

I MIGLIORI ALBUM DEL 2014 DI PENSIERI CANNIBALI – N. 20 - 11





Proseguono le classifiche di fine anno stilate da Pensieri Cannibali. Dopo quelle dedicate ai Men of the Year, alle Cotte adolescenziali e alle serie tv migliori dell'annata, oggi tocca agli album musicali.
Quali sono i dischi ascoltati, apprezzati e amati di più nel corso degli ultimi 12 mesi su questo blog?
Lo scopriremo presto. Prima di vedere la Top 10, ecco i 10 (a dire il vero 11) bei dischetti finiti a un passo dalla cima.


lunedì 20 ottobre 2014

TUTTO PUÒ CAMBIARE, ANCHE I TITOLI DEI FILM





Tutto può cambiare
(USA 2013)
Titolo originale: Begin Again
Titolo di lavorazione: Can a Song Save Your Life?
Regia: John Carney
Sceneggiatura: John Carney
Cast: Mark Ruffalo, Keira Knightley, Adam Levine, Hailee Steinfeld, Catherine Keener, CeeLo Green, Mos Def, James Corden, Aya Cash
Genere: musicale
Se ti piace guarda anche: Once, Nashville (serie tv)

Can a song save your life? Può una canzone salvarti la vita?
Dipende dalla canzone. Se è “E chi se ne frega”, la rilettura italiana di “Nothing Else Matters” compiuta da Marco Masini, più che salvartela, ti convince a farla finire.

sabato 2 marzo 2013

KE KARINA ANNA KARENINA

"Tranquilli raga che è finta pelliccia. Ehm, forse..."
Anna Karenina
(UK 2012)
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Tratto dal romanzo: Anna Karenina di Lev Tolstoj
Cast: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Domhnall Gleeson, Alicia Vikander, Kelly MacDonald, Matthew MacFayden, Michelle Dockery, Emily Watson, Holliday Grainger, Shirley Henderson
Genere: anglo-russo
Se ti piace guarda anche: Jane Eyre, Espiazione, Orgoglio e pregiudizio, Moulin Rouge!

Oggi parliamo di Анна Каренина.
Cooosa?

Eddai, non scappate subito davanti alla prima difficoltà. Mi riferisco ad Anna Karenina, scritto così vi piace di più? Si tratta di un tomo russo realista pubblicato a fine Ottocento.
Coooooooooosa?

"Dopo avermi massacrata per A Dangerous Method ti prego, Cannibal,
sii buono."
Siete scappati di nuovo? Tornate qui, che non parliamo del libro. Parliamo della trasposizione cinematografica alla portata di tutti. O quasi. È chiaro che se uno è in serata da ridarola, questo non è il film più consigliabile. Sebbene all’inizio un paio di momenti quasi divertenti ci sono anche. Un paio di momenti in cui scappa il sorriso, non la ridarola.
Per il resto, Анна Каренина, volevo dire Anna Karenina è un drammone in costume, una vicenda che narra di intrighi romantici nell’alta società russa, cosa che raccontata così può non rappresentare il massimo dell’interesse. Infatti è così. Eppure l’infelice vita di questi ricconi russi riesce a trasformarsi in un film molto coinvolgente, oserei quasi direi trascinante. Il merito è di una messa in scena spettacolosa, con pochi esterni e diverse scene ambiante a teatro, cosa che però non lo fa apparire un film meramente teatrale e insomma non so come abbia fatto il regista. Joe Wright, come hai compiuto questa magia? Sei un fottuto genio.

"Perché qui sembro uscita da un videoclip anni Ottanta?"
La vicenda principale, quella dell’amore galeotto tra Anna KareKeira Knightley, sposata con un Jude Law in brutta versione da pelatone, e il playboy Aaron Johnson, è bella, intensa e sofferta, però - ammettiamolo - è un po’ la solita storia d’amore galeotto vista e rivista in altri film in costume. E io non ho nemmeno visto così tanti film in costume.
La pellicola riesce però a riempire, se non il cuore, almeno gli occhi di bellezza, grazie alla regia enorme di Joe Wright, insieme a Steve McQueen oggi il più grande talento registico del Regno Unito, e a una realizzazione tecnica strepitosa. Io di solito non mi entusiasmo così tanto per questi aspetti, però in Anna Karenina scenografie, costumi, trucco e parrucco sono davvero sontuosi. Ci troviamo al top dei top dell’anno per quanto riguarda questi ambiti. Persino Les Misérables fa una figura misérabile al confronto.
L’altro valore aggiunto sono le musiche splendide di Dario Marianelli, classico esempio di fuga di cervelli e pure di fuga di talenti compositivi dalla nostra povera, sempre più povera italietta.

Veniamo quindi al reparto attoriale. Keira Knightley è una nota delicata: adorata da alcuni, soprattutto dal pubblico femminile, che la vede icona ideale di un certo tipo di bellezza classico, mal sopportata invece da altri, viste le sue continue smorfiette gne gne e un modo di recitare tutto suo. Io sto un po’ nel mezzo tra i due fuochi. Nelle sue ultime interpretazioni non l’ho sopportata: nella per il resto ottima commedia Cercasi amore per la fine del mondo lei non mi ha convinto, mentre in A Dangerous Method l’ho trovata addirittura agghiacciante. In altri film invece l’ho apprezzata, in particolare in quelli girati da Joe Wright, il valido Orgoglio e pregiudizio e lo stupendo Espiazione. Joe Wright, oltre a essere un fenomeno con la macchina da presa, possiamo allora considerarlo un fenomeno pure perché riesce a far recitare bene Keira, cosa che riesce a pochi registi. Rispetto a O&P e a Espiazione qui Keira è un po’ in ribasso, ma in compenso se la cava parecchio meglio che in A Dangerous Method. Accontentiamoci.

Il resto del cast se la comporta alla grande, a partire dal kick-ass Aaron Johnson, che adesso si chiama Aaron Taylor-Jonhson perché si è sposato con la regista Sam Taylor-Wood, donna di 23 anni più anziana di lui. Che uno pensa, vabbè se è una MILF come Demi Moore, ha fatto bene. Benone. E invece lei non è proprio Demi Moore. Comunque oltre ad Aaron Johnson fa un figurone anche Jude Law, uno che di solito fa il figo, mentre qui è parecchio imbruttito e ciò nonostante riesce a essere particolarmente convincente. Sorprendente pure il roscio de cavei Domhnaal Gleeson, visto finora nella saga di Harry Potter ma pure in un episodio di Black Mirror, e attenzione alla giovane svedese Alicia Vikander, quella sgnacchera di A Royal Affair, uno dei candidati all’Oscar di miglior film straniero. Sono una garanzia poi le varie comprimarie, Kelly MacDonald di Boardwalk Empire e Michelle Dockery da Downton Abbey su tutte, ed è proprio questo un problema, diciamo un problemino del film.
Si tratta di una vicenda russa, molto russa, pure troppo, eppure l’atmosfera è parecchio British. Colpa proprio dell’eccessiva bravura del cast quasi interamente britannico. Vedere questi russi che parlano un inglese fluente da perfetti baronetti è un po’ straniante. Dettaglio che potrebbe sparire nella versione doppiata in italiano. Oppure diventare ancora più straniante, dipende chi hanno scelto come doppiatori…
Questo comunque si chiama fare i precisetti, voler andare a trovare il pelo nell’uovo. Un uovo costruito in maniera sontuosa e impeccabile, cui manca giusto un pochino di calore in più per diventare un uovo cotto alla perfezione, volevo dire un film da portare con sé nel cuore. Ma d’altra parte da una vicenda russa raccontata dagli inglesi troppo calore sarebbe risultato inappropriato.
Da conservare nel cuore resta comunque soprattutto una sequenza: la scena del ballo di Keira Knightley con Aaron Johnson vale da sola la visione del film e vale anche 92 minuti di applausi. Una scena davvero Karina. Di più, una scena davvero Karenina.
(voto 7,5/10)





Post pubblicato anche su L'OraBlù, accompagnato da un poster particolarmente splendido realizzato da C(h)erotto.




venerdì 21 dicembre 2012

Le parole che non leggerete mai se arriva la fine del mondo

Secondo qualcuno oggi, 21 dicembre 2012, il mondo dovrebbe finire. Non secondo una o due persone, ma secondo un intero popolo. Il fatto che tale popolo si sia estinto oltre 1000 anni fa dovrebbe comunque farci riflettere sulla veridicità di tale posizione.
Comunque, se adesso state leggendo questo post, può significare che il mondo non è realmente finito. Oppure può significare che non è ancora finito e per una manciata di ore siamo ancora qui. Questo blog è ancora qui.
Quale film migliore per il giorno in cui il mondo è destinato a finire, allora, se non un film sulla fine del mondo?

Cercasi amore per la fine del mondo
(USA, Singapore, Malesia, Indonesia 2012)
Titolo originale: Seeking a Friend for the End of the World
Regia: Lorene Scafaria
Sceneggiatura: Lorena Scafaria
Cast: Steve Carell, Keira Knightley, Connie Britton, Mark Moses, Nancy Carell, Adam Brody, Rob Corddry, Melanie Lynskey, Tonita Castro, Patton Oswalt, William Petersen, T.J. Miller, Gillian Jacobs, Martin Sheen
Genere: fine del mondo
Se ti piace guarda anche: Perfect Sense, Deep Impact, Melancholia, Nick & Norah - Tutto accadde in una notte
Uscita italiana prevista: 17 gennaio 2013

Arriva la fine del mondo.
Ancora? Ma che palle!
Quanti film abbiamo già visto su questo tema? Un sacco. Un sacco tra questi per di più lasciano alquanto a desiderare, in particolare i super catastrofici firmati dai Roland Emmerich e Michael Bay di turno. Tanto per non far nomi.
Per fortuna, negli ultimi anni abbiamo assistito anche a una variante parecchio più interessante per questo genere di pellicole. La grande svolta si è avuta con Donnie Darko, il più singolare tra gli end of the world movies. Ma ultimamente ci sono state altre sorprendenti storie che si sono sviluppate attorno alla fine del mondo, diventata quasi un pretesto per raccontare qualcosa di altro.
"Nessuno provi a togliermi i miei dischi di
Justin Bieber, The Wanted e One Direction!"
Ci sono stati ad esempio Perfect Sense, più virato sul lato drama, e Melancholia, di cui questo è quasi un opposto più umano e toccante. Propro come le pellicole sopracitate, Cercasi amico per la fine del mondo, la cui uscita italiana è prevista per il 17 gennaio 2013, non è solo e non è tanto un film apocalittico. È più che altro un film sul trovare se stessi, sul trovare l’amore, un on the road movie dalle tinte comedy eppure dal retrogusto amaro costantemente presente. Dopo tutto, il mondo sta pur sempre per finire.
Una comedy non-comedy piacevole e intimista, che per questi aspetti mi ha ricordato film come Garden State o Young Adult, mentre per la componente on the road mi ha fatto pensare ad Elizabethtown di Cameron Crowe. Tutti film con cui ha in comune una notevole passione per la musica (qui la protagonista femminile non riesce ad abbandonare i suoi dischi preferiti in vinile) e un’attitudine da commedia indie.

Non a caso a firmare questa piccola perla di cinema apocalittico è Lorene Scafaria, al suo esordio come regista ma già sceneggiatrice di un’altra piccola perla, il romantico indie movie Nick & Norah - Tutto accadde in una notte, con i due padalini del cinema indipendente americano Michael “togli la” Cera e Kat “tette grosse” Dennings, oggi irresistibile protagonista della sitcom 2 Broke Girls. Lorene Scafaria che a questo punto si candida di diritto non ad avere la candida, né si candida in politica, bensì si candida a essere la nuova Diablo Cody. E Diablo Cody per me è la Shakespeare al femminile del cinema indie odierno, tanto per scomodare un paragone poco impegnativo.

Un gioiellino, questo film, che funziona perché riesce a trattare un argomento abusato, come quello della fine del mondo, in maniera estremamente delicata e personale. La pellicola non è mai sopra le righe, non è mai urlata, è leggera e profonda al tempo stesso come un disco dei The XX. O come la splendida canzone dei Walker Brothers che accompagna il finale, “The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore”.



"Speriamo lo sciopero della fame di Pannella funzioni, altrimenti siamo fregati..."
Tutto è bene quel che finisce bene?
Se lasciamo da parte il pensiero che il mondo sta per finire, per quanto riguarda la pellicola sì. Tutto procede ottimamente. Regia non fenomenale, ma comunque puntuale e precisa, sceneggiatura ottima che sa alternare il sorriso (non la risata) a momenti (quasi) da lacrimuccia, un protagonista perfetto nella sua apatia come Steve Carell e una bella serie di comprimari di lusso provenienti per lo più dal piccolo schermo: Connie Britton, la MILF per eccellenza della tv americana grazie alle sue partecipazioni a Friday Night Lights, American Horror Story 1 e oggi Nashville, William Petersen per anni e anni il Grissom di CSI, Gillian Jacobs di Community, Mark Moses di Desperate Housewives, Tonita Castro di Go On e Adam Brody, leggendario in The O.C. nella parte di Seth Cohen, probabilmente il primo vero e proprio indie geek (e non nerd) nella Storia della tv USA.

"Chissà se almeno con 'sta cosa in bocca non la smetti con le tue faccette, Keira."
Tutto perfetto, a parte la protagonista femminile: Keira Knightley. Io ho rapporto conflittuale con Keira. Prima non mi piaceva, poi ha cominciato a piacermi, per un breve periodo mi è piaciuta parecchio, quando l’ho vista in Espiazione, Domino, Orgoglio e pregiudizio, La duchessa e Last Night, e quindi l’ho vista in A Dangerous Method, una delle intepretazioni più agghiaccianti a memoria d’uomo. Una di quelle intepretazioni che ti fanno desiderare che il mondo finisca veramente. In questo film la sua performance non è - grazie al Cielo - a quei livelli, però continua a fare tutte queste smorfiette davvero inquietanti. Perché?
In pratica, se al posto di Keira Knightley ci fosse stata un’altra attrice, non dico Natalie Portman, ma almeno un’attrice dotata di espressioni facciali umanamente normali, questo film sarebbe stato davvero la fine del mondo. Così com’è resta pur sempre un gran bel film. Guardatelo assolutamente. A meno che il mondo non finisca prima.
(voto 7,5/10)

Post pubblicato anche su L'OraBlù, con tanto di spettacolare locandina minimal realizzata per l'occasione dal mio grafico di fiducia C(h)erotto.




sabato 11 febbraio 2012

A Dangerous Method? No, A Dangerous Movie

Qui giace Keira Knightley. Un tempo attrice.
Lettera aperta a Keira Knightley
Keira, ti posso chiedere una cosa?
Perché?
Perché hai deciso di fare questo film?
Sei impazzita? Non parlo del tuo personaggio, che al confronto è parecchio sano di mente, ma proprio di te.
Chi te l’ha fatto fare di demolire la tua carriera finora piuttosto impeccabile (a parte quella menata commerciale dei Pirati dei Caraibi) con un’interpretazione di questo tipo? O dovrei dire, del terzo tipo?
Avevo sentito dire in giro che la tua recitazione in A Dangerous Method faceva alquanto pena. Però non volevo crederci. Andavo in giro, vagando come un’anima in pena, chiedendo alla gente: “Ma chi, Keira? State parlando di Keira ridicola in un film? Dai, smettetela di scherzare, per favore. Smettetela che non è divertente.”
La gente mi guardava come fossi pazzo. Forse lo ero. Volevo solo gridare: “AAAAAAAAAAAH”.
Pensavo non potesse essere vero.
E invece non solo lo era, ma ci sono andati giù pure leggeri.
Keira: in questo film fai davvero, davvero, ma davvero pena!
Cosa ti è successo? Hai giocato a Freaky Friday con Manuela Arcuri?

Devo dire, ebbene sì, oggi lo confesso a cuor leggero, che all’inizio della tua carriera non mi facevi impazzire più di tanto.
The Hole, Sognando Beckham, La maledizione della prima Luna, King Arthur…
Keira, ma PEEEEEEEEEEEEERCHE'?
Sì sì, eri caruccia, però mi sembravi una spilungona secca come tante. Pure un pochino smorfiosetta e antipatica, a dirla tutta.
Poi è successo qualcosa e hai cominciato a piacermi. Credo sia stato Espiazione. Sì, con quel film hai espiato le tue colpe passate e mi hai finalmente convinto. Quindi tra Love Actually, La Duchetta Duchessa, Last Night e Non lasciarmi hai cominciato a stregarmi al di là di quelli che potessero essere i tuoi reali meriti, diciamolo pure. Ma le tue prove migliori le hai date in veste di kick-ass girl in Domino e di kick-ass Victorian girl in Orgoglio e pregiudizio. Lì eri davvero perfetta.
E allora, vuoi dirmelo cosa ti è successo?
Confidati con me come se fossi il tuo psicanalista.
Hai avuto dei traumi infantili?
Hai pensato: “Mi ha chiamato David Cronenberg e non posso mica dire no a David Cronenberg. Anche se mi ha dato il ruolo della pazza spastica balbuziente e io una parte del genere non credo di saperla reggere. Chi può dire no a David Cronenberg? Solo un folle!”.
"Keira, per la tua intepretazione ti sei meritata una sculacciata. E non solo quella"
Poi ti sarai pure autoconvinta di poterla sfangare, con una parte del genere: “Massì, non sarà poi così difficile fare la psicopatica e se mi va bene ci scappa pure una bella nomination agli Oscar.”
Peccato che non sia andata bene.
Peccato che non potesse andare così lontano dall’andare bene.
Cioè, Keira, io ancora non voglio crederci. Farò finta che questo terribile film non sia mai esistito e proverò a guardarti ancora come ti guardavo prima. Ci proverò, questo te lo prometto, ma non so se ce la farò.
Credo mi rivolgerò anche a uno strizzacervelli. Farò fare a lui il lavoro sporco. Ma dovrà essere uno davvero bravo per rimuovere il trauma di questa visione dalla mia vita.
In un certo senso, per diversi aspetti, forse è anche un film riuscito, perché questa è la pellicola più inquietante che David Cronenberg abbia mai girato. Altroché mosche, scanners, pasti nudi e zone morte. A Dangerous Method non te lo levi più dalla mente.
"Ho fatto un sogno: ero in un film di Cronenberg con un ottimo cast,
però la pellicola faceva davvero pena: cosa può significare?
Ah, dite che non era un sogno? Ma nemmeno un incubo?"
Keira, in questo film con i tuoi versi e le tue facce agghiaccianti raggiungi livelli talmente tragici di recitazione, che riesci a coinvolgere nel tuo dramma persino Michael Fassbender. Nella parte dello psico-analista Carl Jung riesce a salvare la faccia, a differenza tua, ma è ben al di sotto degli standard recitativi superiori cui ci aveva abituati ad oggi. Viggo Mortensen è un discreto Sigmund Freud, ma certo che gli scambi epistolari tra lui e Jung sono quanto di meno cinematografico e più noioso si possa immaginare.
La messa in scena è davvero troppo teatrale, va bene che il film è tratto da una piece. Però qua ci troviamo di fronte a una vera piece of shit.

Le cose sembrerebbero andare un pochino meglio quando tu Keira ti fai un attimo da parte, e non sai quanto mi costi dire una cattiveria del genere nei tuoi confronti, ma cazzo: levati dalle palle!
Ecco, quando sei meno presente fa il suo ingresso in scena, termine appropriato visto il carettere appunto teatrale dell’operetta, il sempre ottimo Vincent Cassel, nei panni dello psicoanalista con problemi psichiatrici Otto Gross, in grado di liberare la carica sessuale di una pellicola che fino a quel momento si era repressa dopo aver visto il mento deforme di Keira.
Peccato che il suo personaggio sia poco più di una macchietta di breve durata e ci distolga appena per un momento dalla pochezza della restante pellicola, che di pericoloso non ha il metodo, ma solo la sua bruttezza.
Riguardo ai riferimenti alla fase anale della psicoanalisi freudiana, Keira, almeno una battutaccia concedimela, visto che io ti ho dovuto sorbire per un’ora e mezza mentre cercavi di fare la pazza e sembravi solo una che è pazza a credere di aver fatto una bella interpretazione:
Keira, lo sai che in questo film hai davvero recitato con il buco del culo?

Con affetto, ma non troppo, un tempo tuo
Cannibal Kid

A Dangerous Method
(UK, Germania, Canada, Svizzera 2011)
Regia: David Cronenberg (ma ne siamo sicuri?)
Cast: Keira Knightley, Michael Fassbender, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sarah Gadon
Genere: psic-anal-itico
Se ti piace: fatti curare da uno bravo, ché nemmeno Freud fosse ancora vivo mi sa che ti potrebbe aiutare
(voto 2/10)


giovedì 1 dicembre 2011

Keira Knightley: Cotta adolescenziale 2011 n. 20

Insieme a dicembre, arrivano anche le classifiche cannibali di fine anno: yeah!
Un modo per ripercorrere il 2011 e andare a riscoprire le chicche degli ultimi 12 mesi e, soprattutto, cazzeggiare un po' in allegria.
Ad aprire le danze è la lista che potrebbe sembrare più superficiale e maschilista, ma non è affatto così.
Quella delle “cotte adolescenziali” è la classifica delle 20 donne che mi sono piaciute di più nel corso dell’anno a un livello fisico, certo, però anche il talento artistico ha la sua importanza…
“Sì, certo Cannibal, a chi la racconti?”

Quanto al maschilismo, non è affatto così, anzi direi che questa è la migliore celebrazione possibile della bellezza più bella al mondo: la bellezza femminile.
“Sì, certo Cannibal, a chi la racconti di nuovo?”

Ok, va bene. Lo ammetto: è semplicemente la classifica delle tipe più fiche del 2011 secondo il mio modesto parere.
Se avete voglia, potete sbirciare le liste del 2009 e del 2010, ma quest’anno ci saranno molte novità… Dopo Zooey Deschanel e Carey Mulligan, chi sarà la nuova regina?
Cominciamo il conto alla rovescia dalla numero 20...


Keira Knightley
Genere: grissino
Provenienza: Teddington, Londra, Inghilterra
Età: 26
Il passato: The Hole, Sognando Beckham, Pirati dei Caraibi, Love Actually, Orgoglio e pregiudizio, Domino, Espiazione, La duchessa, Last Night…
Il suo 2011: Non lasciarmi, A Dangerous Method, London Boulevard, spot Chanel Coco
Il futuro: Anna Karenina, Seeking a friend for the end of the world,
Perché è in classifica: perché è una, nessuna e centomila
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Keira Knightley è uno splendore e tra le giovani attrici è una di quelle con la carriera più solida e ogni volta che appare riesce con lo sguardo e con la sua presenza magnetica a bucare lo schermo. Quest’anno ha girato lo splendido Non lasciarmi, ha lavorato con un certo Cronenberg in A Dangerous Method (che non ho ancora visto, my bad), illuminato film più di routine come London Boulevard e brillato persino nelle campagne pubblicitarie.
Keira insomma è perfetta. O quasi. Anche lei infatti ha un difettuccio…
È troooppo magra.
Abbella: e fatteli ‘du spaghi, ‘na volta!


lunedì 20 giugno 2011

Colin Farrell + Keira Knightley = un film imperdibile qualunque sia il vostro orientamento sessuale

London Boulevard
(USA, UK 2010)
Regia: William Monahan
Cast: Colin Farrell, Keira Knightley, Anna Friel, David Thewlis, Ray Winstone, Ben Chaplin, Eddie Marsan, Stephen Graham, Ophelia Lovibond, Jamie Campbell Bower
Genere: criminale
Se ti piace guarda anche: In Bruges, Lock & Stock, Notting Hill

Trama semiseria
Colin Farrell è un criminale appena uscito di galera che prova a rigare dritto e a mettere la testa a posto. Nonostante le vecchie compagnie tra cui un certo Beppe Signori provino a reinserirlo nel giro della mala, lui si trova un lavoro serio, o quasi: va a fare il “buttafuori” nella dimora dell’attrice super celebrità Keira Knightley, la cui vita è martoriata dai paparazzi. Lo so, miei cari sporcaccioni, della trama ve ne frega ben poco. Quello che volete sapere davvero è: ma Colin e Keira scopano?
Che domande…

Recensione cannibale
London Boulevard merita di essere visto anche solo per una delle coppie cinematografiche più fighe mai viste di sempre o se non altro di questi malati tempi recenti: Colin Farrell e Keira Knightley. E so che tutti, ma dico tutti, lo vedrete per questo.
Comunque il film, lungi dall’essere un indimenticabile capolavoro, è pure piuttosto godibile e piacevole da guardare. Il merito principale va naturalmente ai due protagonisti, che oltre ad essere supercool sono anche parecchio bravi a recitare, cosa che non sempre è così scontata. Se Colin ha tutte le occasioni per gigioneggiare alla grande con il ruolo (già abusatissimo) del criminale pseudo redento che prova a cambiare vita, peccato però per Keira, sacrificata in un ruolo tenuto un po’ marginale e non sfruttato a dovere come sarebbe stato lecito immaginarsi. Notevolissimo anche il cast di contorno, tra gli emergenti promettenti Ophelia Lovibond (Amici, amanti e...) e Jamie Campbell Bower, la promessa mancata Ben Chaplin (La sottile linea rossa e Formula per un delitto, poi il vuoto...), la lanciata Anna Friel (Limitless, la serie Pushing Daisies), il potteriano David Thewlis, il cattivissimo Ray Winstone e le ormai garanzie british Stephen Graham (This is England, Boardwalk Empire) ed Eddie Marsan (l’attore con la faccia da tasso di La felicità porta fortuna).

La trama cade in qualche (qualche? diciamo più di qualche) stereotipo del genere. Si tratta di una vicenda criminale già narrata, con la solita parabola del delinquentello che una volta uscito di prigione vuole mettere la testa a posto e lo farà anche grazie all’amore. Scontato, è vero, ma comunque London Boulevard non appesantisce troppo questa abusata vicenda, grazie al buon humor britannico presente qui magari non in dosi massicce ma pur sempre presente. La storia d’amore tra Colin e Keira è anch’essa inevitabile e non va troppo distante da altre love story analoghe come quelle di Notting Hill o Guardia del corpo (and aaaaaaaaiaaaaaai will always looove you… l’orrore, l’orrore!), però quando hai Colin e Keira insieme in un film sarebbe stato criminale, questo sì davvero criminale, non farli stare insieme.
Splendida of course anche la cornice londinese che ci scaraventa dritti in mezzo alle streets, l’atmosfera perenna da pub e una perfect soundtrack. Tutto troppo cool per rimanere indifferenti, ma paradossalmente anche tutto troppo cool e perfectino per coinvolgere davvero, sarà per via di una regia troppo derivativa e in pieno Guy Ritchie style di William Monahan, esordiente dietro la macchina da presa ma già sceneggiatore da Oscar per The Departed.
London Boulevard è insomma un cinema medio britannico piacevole e che dà qualche soddisfazione, a differenza di molto cinema medio italiano. Ma poi basta parlarne, tanto lo so già che lo vedrete solo e unicamente per Colin + Keira…
(voto 6,5)

domenica 3 aprile 2011

Quando m’han detto "film in costume" immaginavo delle tipe in bikini

La duchessa
(UK, Francia, Italia 2008)
Titolo originale: The Duchess
Regia: Saul Dibb
Cast: Keira Knightley, Ralph Fiennes, Hayley Atwell, Dominic Cooper, Charlotte Rampling
Genere: storico
Se ti piace guarda anche: Marie Antoinette, Elizabeth, L’altra donna del re

“Un uomo o è libero oppure non lo è. Il concetto di libertà è un assoluto. Del resto non si può essere moderatamente morti, o moderatamente amati o moderatamente liberi. Dev’essere una cosa o l’altra.”
Georgiana Cavendish

Trama semiseria
La storia della duchessa del Devonshire Georgiana Cavendish, uno di quei nomi alla Valeriana & Katiana di Uomini & donne solo che per fortuna siamo alla fine del Settecento e quei mostri Maria de Filippi non li aveva ancora partoriti. Anzi, non era ancora nata la televisione e, pensate, nemmeno Mediaset. Comunque non è che fossero tempi molto belli pure allora, perlomeno se non eri un uomo e perlomeno se non eri almeno un duca.
La giovane & cool duchessa Georgiana/Keira Knightley si sposa infatti con quello stronzo di Ralph Fiennes e lui la tradisce in ogni occasione possibile persino inculandosi delle scimmie. Ok, forse quest’ultimo dettaglio me lo sono inventato scrivendo in pericolosa fase post-alcolica, però la povera Georgiana viene usata davvero soltanto per dargli un figlio maschio. Peccato che prima arrivi una femmina, poi un’altra femmina, quindi una femmina illegittima e l’erede maschio tardi a nascere… Quando infine arriverà lo chiameranno Claudiano?

Recensione cannibale
Con i film in costume ho un rapporto conflittuale, anzi diciamo non sono proprio il mio genere. Il mio pollice va su quando ci sono dei lavori in grado di innovare e rinnovare la tradizione come la Marie Antoinette con tanto di Converse e colonna sonora new-wave partorita dai sogni di Sofia Coppola (e dai miei), mentre per quanto riguarda il resto preferisco starmene seduto in un angolino a guardare distaccato e impaurito. A questa Duchessa ho comunque voluto concedere una possibilità, vuoi per Keira Knightley, vuoi per un trailer che mi ha convinto o per il post di Silvia aspirante personaggio austeniano, vuoi ancora per Keira Knightley. E sì, fondamentalmente se l’ho visto penso sia stato per Keira Knightley.

La Duchessa presenta una vicenda non molto dissimile da Marie Antoinette e comunque dalla maggior parte dei film in costume ambientati a fine ‘700, se vogliamo dirla a tutta, o almeno così immagino visto che non è che ne abbia visti molti, epperò è in grado di farsi apprezzare anche da un anti-storico come me per la grande eleganza e cura formale; non a caso nel 2009 è stato premiato con l’Oscar per i migliori costumi e ha avuto una nomina pure per la miglior scenografia. Un film visivamente molto curato non solo nei dettagli delle ambientazioni e dei costumi, ma anche nella fotografia e nella bellezza delle immagini. O forse è solo un’impressione dovuta al fascino emanato da Keira Knightley in ogni singola scena.
Il suo marito cinematografico è invece quell’odioso di Ralph Fiennes in un ruolo odioso per cui è quindi perfetto. Fiennes è un attore di quelli che non capisco, fatta eccezione per Strange Days, l’unica occasione in cui l’ho trovato ottimo. Per il resto mi risulta davvero insopportabile, anche se peggio ancora è suo fratello Joseph Fiennes, un attore che ha il dono di rovinare ogni cosa che tocca, ultima in ordine di tempo la serie FlashForward: lanciata come nuovo “Lost”, con lui come protagonista le buone intenzioni si sono ben presto volatilizzate.

Tornando al film in costume, nella seconda parte della Duchessa affiora un filo di noia, ma può benissimo essere colpa mia più che del film di per sé, visto che comunque faccio fatica a coinvolgermi totalmente in vicende e personaggi così lontani nel tempo (per quanto nella protagonista compaiano parecchi barlumi di modernità), ma soprattutto faccio fatica a non trovare ridicole quelle parrucche che persino un trans si vergognerebbe a mettere.
Nel complesso un’ottima pellicola storica, con alcuni momenti parecchio intensi, diretta con talento dal promettente Saul Dibb e interpretata alla stra-grande da Keira Knightley. Ma questo ormai è un fatto praticamente scontato.
Comunque avrà anche ricevuto l’Oscar per i migliori costumi, ma a Keira non hanno fatto indossare nemmeno un bikini... Stiamo scherzando?
(voto 7-)

lunedì 21 marzo 2011

Momento Keira


Per una volta lascio ogni commento a Jerry Calà:

"Libidine... doppia libidine... libidine coi fiocchi."

Chanel Coco Mademoiselle
Regia: Joe Wright (Espiazione, Orgoglio e pregiudizio)
Cast: Keira Knightley, Alberto Ammann (Cella 211)
Soundtrack: Joss Stone "It’s A Man’s Man’s World"

venerdì 4 marzo 2011

Last night she said: "Oh, baby, I feel so down. Oh it turns me off, when I feel left out"

Last Night
(USA, Francia 2010)
Regia: Massy Tadjedin
Cast: Keira Knightley, Sam Worthington, Guillaume Canet, Eva Mendes, Griffin Dunne, Stephanie Romanov, Anson Mount
Genere: coppie scoppiate
Se ti piace guarda anche: Closer, London, Blue Valentine

Trama semiseria
Keira Knightley e Sam Worthington sono la giovane coppia sposata protagonista del film. Perché Keira si mette insieme all’Avatar umano (o più o meno umano)? Non lo so, me lo sto chiedendo ancora pure io, ma quando lui finalmente si leva dalle palle per un viaggio di lavoro insieme alla collega Eva Mendes, una gran puta, Keira si rivede con l’ex francese Guillaume Canet. Esatto, una coppia alle prese con due tentazioni esterne al loro matrimonio: chi cederà? Lo scopriremo tutto in una notte.

Fosse per loro sarebbe un piccolo gioiellino di film...
Recensione cannibale
Last Night è un film notturno, e questo lo capivate dal titolo anche senza la mia illuminante recensione, ma a parte questo è anche una di quelle pellicole tutte giocate sulla recitazione dei suoi pochi personaggi principali, in cui i dialoghi rivestono un ruolo fondamentale.
Come siamo messi allora ad attori? Guardando questo film ho avuto una serie di conferme:

  • Keira Knightley è una grande, grandissima attrice
  • Sam Worthington ed Eva Mendes sono dei pessimi, pessimissimi attori
  • Keira Knightley nonostante sia più piatta e scheletrica di un ragazzino maschio del Biafra è dannatamente sexy
  • Eva Mendes non è dannatamente sexy come dicono e sembra la sorella maggiore di Belen Rodriguez, solo che recita anche peggio


...peccato ci siano anche 'sti due storditi qua
Riguardo a Sam Worthington, l’Avatar umano è talmente poco espressivo che avrei preferito vedere in questo ruolo Steven Seagal (e io odio Steven Seagal quasi quanto odio Al Bano). Riguardo alla mentirosa Mendes chiamatemi razzista ma io non sopporto praticamente tutte le cose latino-americane (se solo sento due note di rumba o di salsa o di quelle cose lì comincio a incazzarmi) e quindi escuchame Eva ma anche tu rientri nella categoria, comprendes? Qualcuno sa poi spiegarmi perché è famosa? Il suo film più memorabile è Hitch e con ciò penso di aver detto tutto sulla sua brillante carriera.

Rientrando a parlare di Last Night, il confronto tra i due protagonisti Knightley/Worthington è impari: Keira riesce a cambiare espressione 3 o 4 volte nella stessa inquadratura, Sam nemmeno in un 1ora emmezza di film riesce a fare 1 espressione che sia 1. Che poi non ho nulla di particolare contro Sam Worthington: è un bel ragazzo, per carità, e come modello potrebbe anche fare la sua figura, ma come attore non c’è. Non esiste proprio. La Sfinge riesce ad esprimere una gamma di emozioni più vasta di lui.
Per fortuna allora che quando calano le tenebre Keira lascia la faccia catatonica di Sam e si incontra con Guillaume Canet, ottimo attore e regista francese visto nel delizioso Amami se hai coraggio dove ha conosciuto Marion Cotillard e i due adesso stanno aspettando un bambino (parentesi gossip aperta e chiusa).
Da una parte abbiamo quindi la storia molto interessante Knightley/Canet, dall’altra quello zero gusto Worthington/Mendes: la disparità si palesa quando la regista impietosa si ostina a fare primi piani su questi ultimi e la situazione diventa disarmante.

Dicevamo dunque che per un film del genere gli attori rivestono un ruolo fondamentale e in questo caso 2 su 4 fanno il loro lavoro. Stesso discorso per i dialoghi: per lo più sono banalotti ma ogni tanto si accendono con qualche fiammata interessante. Per il resto non si segnala certo una colonna sonora pianistica anonima e un montaggio che io con Premiere lo so fare (quasi) meglio.
Visto che la notte volge al termine, concludo dicendo che il film si fa guardare con interesse, con la curiosità di scoprire chi dei due cadrà in tentazione e se la coppia scoppierà. Soprattutto però è un film che va visto per la performance di Keira Knightley, davvero strepitosa e in grado di accendere la luce in un film di routine. A questo punto l’aspetto solo alla prova del fuoco con un ruolo bello estremo: come allenamento questi filmetti vanno anche bene, ma ora mi sembra pronta per il grande salto e la trasformazione in uno splendido cigno nero.
(voto 6+)

sabato 5 febbraio 2011

Akeira Kurosawa Knightley balla la Domino dancing

Domino
(USA 2005)
Regia: Tony Scott
Sceneggiatura: Richard Kelly
Cast: Keira Knightley, Mickey Rourke, Edgar Ramirez, Lucy Liu, Mo’nique, Brian Austin Green, Ian Ziering, Delroy Lindo, Christopher Walken, Jacqueline Bisset, Mena Suvari, Macy Gray, Peter Jacobson, Tom Waits
Genere: cacciatori di taglie
Se ti piace guarda anche: Crank, I mercenari, The Losers, Smokin’ Aces, Natural Born Killers

Trama semiseria
La vera storia, magari appena un filo romanzata, di Domino Harvey modella e… cacciatrice di taglie, scomparsa per overdose proprio nell’anno di uscita del film. Sotto interrogatorio con Lucy Liu, Domino ripercorre la strana vicenda che l’ha portata dalle passerelle glamour all’andare in giro alla ricerca di brutti ceffi insieme a Mickey Rourke. Sempre meglio che sfilare insieme a Naomi “miss simpatia” Campbell e a Carlà “mi credo la regina di Francia” Bruni.

Recensione cannibale
Non avevo mai visto Domino. Perché? Non so perché. Per una serie di coincidenze che nemmeno Raz Degan dall’alto della sua saggezza spiccia saprebbe spiegare: al cinema l’avevo mancato, da Blockbuster c’era sempre un film che all’ultimo gli passava davanti, è andato persino in tv ma era troppo tardi oppure lo perdevo per un soffio. Poi è arrivata l’epoca dei film facili con Internet, me lo sono scaricato ma ancora giaceva lì in un angolino dell’hard-disk spaesato come un bimbetto al primo giorno d’asilo. Tutto questo nonostante una sceneggiatura firmata dal mio eroe personale Richard Kelly, il paparino di Donnie Darko. E nonostante questo non avevo mai visto Domino. Perché? Non so perché.

Preso bene da un trip favorevole nei confronti di Keira Knightley dopo la visione di Non lasciarmi, mi sono allora deciso infine a vederlo. Non è che mi abbia cambiato la vita e non sono nemmeno da lontano raggiunti i livelli di spettacolarità di un Crank, però è un film dannatamente fico. E Keira offre un’intepretazione davvero sorprendente. E con la storia della modella coinvolta in traffici assurdi sembra di stare quasi dentro Glamorama di Bret Easton Ellis, ma a livelli per quanto fighi, non così fighi. E ha anche il merito di aver rilanciato la carriera (e la vita) di Mickey Rourke (insieme a Spun e a Sin City) persino prima di The Wrestler. E Richard Kelly c’ha messo il suo zampino infarcendo una storia action non troppo originale con una serie di riferimenti e citazioni pop molto anni Ottanta che danno alla pellicola quel tocco in più. E ci sono Brian Austin Green e Ian Ziering ovvero David Silver e Steve Sanders di Beverly Hills 90210 nella molto ironica parte di loro stessi. E direi che così è già abbastanza.
Certo, la fotografia ipersatura, il montaggio più serrato delle gambe di Taylor Swift e la regia dopata e pompata di Tony Scott ogni tanto rischiano di far venire il mal di mare (una durata inferiore alle 2 ore avrebbe giovato), però danno pure loro un onesto contributo alla figosità del tutto. Perché è di questo che si tratta. Un film più di apparenza che di sostanza in cui si segnala soprattutto una Akeira Kurosawa Knightley più cazzuta di sette samurai messi insieme.
Un film che non vi cambierà la vita, ma vi renderà più fighi.
Forse.
(voto 6,5)

giovedì 20 gennaio 2011

Non lasciarmi - Never Let Me Go: L'amore clonato

Non lasciarmi
(USA, UK 2010)
Titolo originale: Never Let Me Go
Regia: Mark Romanek
Cast: Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins, Domnhall Gleeson, Izzy Meikle-Small, Charlie Rowe, Ella Purnell
Genere: fantascienza sentimentale
Se ti piace guarda anche: Gattaca, Espiazione, Kynodontas, An Education
Uscita italiana: 25 febbraio (per IMDb), 25 marzo (per MYmovies)

Trama semiseria
Tre ragazzini in un collegio privato britannico, Kathy, Tommy e Ruth divisi nel più classico dei triangoli amorosi, proprio come in Twilight New Moon, solo che stavolta ci sono due ragazze e un ragazzo, zero vampiri e zero licantropi e insomma per fortuna questo film non c’entra niente con New Moon. Però pur non essendoci creature fantasy palestrate, questi tre non sono ragazzi normali. Sono cloni umani…

Recensione cannibale
Non lasciarmi è uno di quei film che probabilmente non entusiasmeranno molto la critica e i duri e puri. Uno di quei film che bisogna fermarsi a guardare più con il cuore che con il cervello. Uno di quei film tipo Amabili resti, insomma (ma senza componenti new-age), in grado di dividere gli spettatori e inevitabilmente qualcuno dirà: sì carino, ma ci sono dei buchi nella sceneggiatura, sì ma il libro era meglio, sì ma il film illude e poi non decolla, sì ma tutte le complesse tematiche etiche e sociali tirate in ballo dovevano essere sviluppate e approfondite meglio per danzare come Natalie Portman in Black Swan.
Tutte obiezioni vere, questo è un film del tutto imperfetto, forse anche una mezza occasione mancata, eppure… eppure si fa amare, come una figlia femmina quando tu volevi un maschio, come un cucciolo con una zampa monca che ti sei ritrovato in casa senza sapere come, come una ragazza bruttina dall’inspiegabile fascino di cui finisci inevitabilmente per innamorarti.

Never let me go allora non lo lasci. La prima parte è molto classica, con il solito ambiente perfetto di un college britannico, uno di quelli apparentemente per figli di privilegiati o qualcosa del genere. La verità è però diversa, visto che i ragazzini dell’istituto sono segregati in una realtà idilliaca ma fasulla quanto quella dell’inquietante Kynodontas. Perché questi ragazzini e ragazzine non diventeranno un giorno medici, insegnanti, cassiere all’IperCoop, lavoratori precari, escort nella villa di Arcore. Per loro il destino è un altro, è già stato scritto e non può essere cambiato: sono cloni umani e lo scopo unico delle loro vite è quello di donare gli organi agli originali che li hanno ordinati.

Per essere un film di fantascienza è comunque molto anomalo: privo di effetti speciali, esplosioni, complotti e inseguimenti perdifiato. Insomma, se non vi piacciono i film fantascientifici guardatelo tranquillamente che qui di omini blu, spade laser o vulcaniani con le orecchie a punta non ce ne sono.
I cloni sembrano non voler cambiare il loro destino, non c’è una vera lotta per opporsi al fato. Sembra di stare in Italia: tutti rassegnati a ciò che ci è toccato. La storia preferisce allora concentrarsi sul rapporto che lega i tre protagonisti, dall’infanzia fino alla pubertà, in un passato alternativo distopico alla Lost. Le vicende infatti sono ambientate tra gli anni ’70 e i ’90, ma essendo un mondo alternativo sembra di stare piuttosto dentro gli anni ’50. Vi sembra una cosa troppo complessa? Prendetevela con il nippo-britannico Kazuo Ishiguro, autore del celebrato romanzo da cui il film è tratto.
La regia di Mark Romanek (“One hour photo”) fa il suo compito con diligenza, utilizzando un tono classico forse leggermente senza brio e privo di particolari guizzi; osando di più a livello visivo si sarebbe potuto immaginare non solo un gioiellino, ma un vero e proprio filmone alla “Gattaca”, la storia c’era tutta.

Il valore aggiunto del film sono allora un'avvolgente atmosfera desolante e le interpretazioni dei tre protagonisti. Andrew Garfield, l’amichetto fottuto da Mark Zuckerberg in The Social Network nonché prossimo Spider-Man, è ormai una garanzia non solo per il futuro ma già per il presente, Keira Knightley l’hanno un po’ imbruttita rispetto al suo solito (il che significa che è comunque una gran figa) e forse per questo sembra più brava rispetto al suo solito (che comunque se l’è sempre cavata bene).
Su Carey Mulligan ve l’avevo già menata abbastanza con “An Education” e anche stavolta non posso fare a meno di continuare ad esaltarla. Sarò onesto: senza di lei penso che il film mi sarebbe piaciuto probabilmente di meno, perché con quel suo volto triste e imbronciato riesce a rendere nella maniera più poetica e immediata possibile tutta la difficoltà di un amore contrastato, di una vita infelice già segnata e scritta da altri, perché la vita dei cloni non è libera. La nostra d’altronde lo è veramente?
(voto 7/8)

Scena e canzone cult: la versione bambina di Carey Mulligan (interpretata dal suo piccolo clone Izzy Meikle-Small) che ascolta “Never let me go”


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