(USA 2013)
Regia: David Lowery
Sceneggiatura: David Lowery
Cast: Rooney Mara, Casey Affleck, Ben Foster, Keith Carradine, Jacklynn Smith, Kennadie Smith, Nate Parker, Rami Malek, Charles Baker
Genere: country 70s
Se ti piace guarda anche: La rabbia giovane, I giorni del cielo, Shotgun Stories, Un gelido inverno, Re della terra selvaggia
Ormai è sempre più difficile scoprire delle nuove chicche, delle novità di cui nessuno tra i sempre più preparatissimi colleghi blogger abbia già parlato. Magari questo Ain’t Them Bodies Saints è stato segnalato in lungo e in largo ovunque, ma nel caso io non c’ho fatto caso e in ogni caso credo sia comunque un film di cui si è parlato pochino. Perché?
Forse perché Ain’t Them Bodies Saints non è uno di quei film che fanno notizia. Non è glamour, non è cool, non è ruffiano, eppure è un’altra cosa: è una bella visione. Non un capolavoro, non un film fondamentale, niente di rivoluzionario, semmai una pellicola il cui potenziale non è stato sfruttato in pieno dall’acerbo regista David Lowery. Eppure è una bella visione. Sa come pizzicare nella maniera giusta le corde dell’anima (non escludo che quest’ultima frase potrebbe essere contenuta anche in un qualche romanzo di Moccia).
Terrence Malick.
Cosa sarebbe il cinema di oggi, soprattutto il cinema indie americano ma non solo, senza Terrence Malick?
Una merda, ecco cosa sarebbe.
Questo Ain’t Them Bodies Saints va in particolare a ripercorrere i sentieri selvaggi de La rabbia giovane, l’esordio di Malick. La vicenda è ambientata negli anni ’70. Degli anni ’70 anche in questo caso non “urlati”. Non sono dei 70s scintillanti come quelli di American Hustle. Non c’è in colonna sonora qualche pezzone di David Bowie o dei Sex Pistols o di Blondie o dei Bee Gees o di musica Disco che ci scaraventa subito boom in quel decennio. Non ci sono i pantaloni a zampa di elefante, i freakkettoni, o i discorsi sul Vietnam o i capelli impomatati alla John Travolta. Sono degli anni ’70 ricostruiti in maniera più sottile, meno appariscente. I richiami sono più che altro al cinema di quel decennio e soprattutto a lui, a Terrence Malick e al suo Texas.
Ain’t Them Bodies Saints è una storia d’amore, fondamentalmente. Una storia d’amore tra due criminali, ma non è una roba alla Bonnie e Clyde o alla Natural Born Killers. Subito a inizio film, i due vengono arrestati. Lui finisce in galera, lei, incinta, la mandano fuori per occuparsi della figlioletta, ma lui da dietro le sbarre non smetterà di pensare a lei, pensare a lei e alla figlia che non ha mai visto, e le manderà delle lettere piene di poesia. Il loro rapporto si limiterà a questo, fino a che…
Fino a che non ve lo dico. Non fate i pigri e scopritelo da soli, concedendo a questo film una visione, che se le merita.
"Bella questa lettera arrivata dal futuro da un certo Joaquin Phoenix del film Her." |
Oltre alla presenza dell'ottimo Ben Foster, le due splendide interpretazioni dei protagonisti: Casey Affleck, il fratello più bravo a recitare dell’Affleck più bravo a dirigere, Ben, e soprattutto Rooney Mara, la sorella più brava a recitare della Mara più porcellina, Kate.
Rooney Mara che brava è?
Bella anche, ma soprattutto brava. E sì che è bella forte, però la sua bravura forse è persino superiore. Tra l’altro qui ci regala un’ottima parlata del Sud, cosa non semplice per una come lei cresciuta negli ambienti hipster fighetti di NYC. La sua recitazione appare del tutto naturale, senza forzature, senza eccessi, senza scene madri da Oscar. Rooney Mara è un tutt’uno col personaggio, fine. Un’interpretazione splendida ma troppo poco sopra le righe, così come l’intero film. Non un film che sbarlicca le chiappe ai membri dell'Academy, quanto piuttosto un film da Sundance, dove infatti ha ricevuto un paio di premi lo scorso anno, o da Gotham Awards, i premi al cinema indipendente americano, dove infatti ha ricevuto la nomination come miglior film dell’anno insieme a 12 anni schiavo, Before Midnight, A proposito di Davis e Upstream Color.
Ain’t Them Bodies Saints è un piccolo gioiellino, una di quelle pellicole dal ritmo lento, che puzzano di country, di America de ‘na vorta, di cinema de ‘na vorta rivisitato con moderna sensibilità indie. Non sarà il nuovo Un gelido inverno (Winter’s Bone) o il nuovo Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild), film di cui in qualche modo è parente, però una visione vi ho convinto a concedergliela sì o no?
(voto 7/10)