Cast: Anna Kendrick, Craig Robinson, John Francis Daley, John Michael Higgins, Ana Gasteyer, Rob Corddry, Tyler Labine, Paul Scheer, Rob Huebel, Thomas Lennon, Ken Jeong
Genere: aporcalittico
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Rapture Palooza è uno dei film più idioti che abbia mai visto. E sì che ne vedo parecchi, sia di film che di idioti. È un film talmente stupido, che non gli si può nemmeno voler troppo male. La sua assurdità è così assurda che fa quasi tenerezza. Al suo confronto, capolavori della demenzialità come Facciamola finita o Fatti, strafatti e strafighe appaiono come pellicole per intellettuali.
Di che parla, siffatto filmone?
Lo spunto di partenza della pellicola è ormai parecchio abusato: i protagonisti si trovano nel bel mezzo dell’Apocalisse, sai che novità! Questa volta però, una volta tanto, niente zombie o eventi paranormali, bensì l’avverarsi delle profezie della Bibbia. I credenti, i fedeli, vengono chiamati su in Paradiso, mentre tutti gli altri rimangono giù sulla Terra che però si trasforma in un mezzo Inferno. Cominciano a piovere meteoriti infuocati, locuste che gridano: “Soffri!”, e altre cose di questo tipo.
Tra i sopravvissuti sulla Terra c’è Anna Kendrick insieme alla sua famiglia (almeno fino a che il padre non schiatta) e al suo boyfriend (l’inconsistente John Francis Daley). Se già in condizioni normali c’è crisi economica, figuriamoci durante un’Apocalisse, e così Anna Kendrick e il fidanzato si trovano costretti ad andare a lavorare per l’Anticristo in persona. Non Marilyn Manson, non il bambino che sta per nascere nel recente La stirpe del male, non i ragazzi metallari di Fino a prova contraria - Devil's Knot o qualcuno del genere, poiché la cosa avrebbe avuto troppo senso, bensì Craig Robinson, attore comico di colore piuttosto noto negli USA mentre da noi un mezzo emerito sconosciuto, anzi un totale emerito sconosciuto. Come Anticristo non è che sia molto convincente, visto che si tratta semplicemente di un gangsta pappone che parla come la parodia di un rapper ed è più arrapato di S. Berlusconi. Appena vede Anna Kendrick, giustamente, se ne innamora e vuole sposarla. La ragazza, anche se già impegnata, può mica rifiutarsi all’Anticristo, benché sia un Anticristo davvero improbabile, e così accetta. Per tirarsi fuori da questa ingarbugliata situazione, insieme a quell’idiota di boyfriend che si ritrova, la bella Kendrick orchestra un piano…
Un piano che è più assurdo di quanto già raccontato finora ed è, un po’ come tutte le altre idee presenti nel film, idiota e senza senso e nemmeno troppo divertente.
Rapture Palooza in pratica è una cacchiata apo(r)calittica. Un film che all’inizio riesce persino a metterti il sorriso sulle labbra, quasi fosse un tentativo di replica di Benvenuti a Zombieland, ma che ben presto scivola nella noia. La vicenda poteva offrire degli spunti anti-religiosi notevoli, invece lo sberletto è limitato e di molto inferiore a qualunque puntata a caso di South Park. L’umorismo presente non è un granché, si punta troppo su una serie di varie volgarità assortite, il linguaggio usato è parecchio esplicito e il film non si tira indietro di fronte a niente. Un po’ poco comunque per affermare che si tratti di una comedy coraggiosa o politically incorrect. Rapture Palooza non riesce a rapire per niente ed è davvero un mistero come Anna Kendrick, dopo la nomination agli Oscar per Tra la nuvole e il grande successo americano di Voices (Pitch Perfect), di cui è in preparazione il seguito, possa accettare di girare robette del genere.
Considerando che è quasi estate, ce lo possiamo far passare come intrattenimento minimo per una afosa e disimpegnata serata? Se non ci si aspetta la fine del mondo massì, può andare giusto per il rotto della cuffia. E poi, a certi film così idioti, come fai a volere troppo male?
Cast: Zach Galifianakis, Bradley Cooper, Ed Helms, Justin Bartha, Ken Jeong, John Goodman, Melissa McCarthy, Heather Graham, Sasha Barrese, Jamie Chung, Gillian Vigman, Jeffrey Tambor, Sondra Currie, Oliver Cooper
Genere: analcolico
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"Bravo Cannibal, anche io odio Liam Neeson!"
Ci sono cose che mi fanno incazzare a prescindere: i film sui supereroi, le pellicole con Liam Neeson e i sequel. Pensate un po’ quindi quanto possa essermi piaciuto Taken 2 – La vendetta, seguito del già pessimo di suo Io vi troverò in cui Liam Neeson si comporta come un supereroe.
Con Una notte da leoni 3 per fortuna non mi sono trovato alle prese con un film sui supereroi, Liam Neeson non è presente, però si tratta di un sequel. Di più, del terzo e, se Dio ce la manda buona, conclusivo capitolo di una trilogia. Che poi non doveva essere una trilogia. Una notte da leoni era un film unico e tale doveva restare, era uno spasso totale, una commedia a suo modo originale e con dei personaggi esilaranti e particolari, su tutti il folle (nel senso proprio di malato di mente) Alan, interpretato da un folgorante Zach Galifianakis, per cui si sono subito scomodati paragoni con John Belushi e che probabilmente invece farà la fine dell’altro “nuovo John Belushi”, ovvero Jack Black. Che comunque è pur sempre una fine migliore di quella del vero povero John Belushi.
Considerato il clamoroso successo di quel primo episodio, a Hollywood hanno sentito l’esigenza di farne un secondo, che si limitava ad essere una brutta, stantia e ridicola (ma non divertente) copia carbone del primo, soltanto ambientata a Bangkok anziché a Las Vegas.
"MMMbop, questo Justin Bieber non mi convince. Meglio gli Hanson."
Dopo quel disastroso episodio, ero già intenzionato a mettere una pietra sopra a questa saga, che non doveva essere una saga. L’avventura numero 3 non mi ha fatto certo cambiare idea, ma se non altro va dato atto agli autori un minimo di coraggio in più rispetto al numero 2. Se quello era uno scopiazzamento senza vergogna, in pieno Zucchero style, qui almeno si cerca di variare un minimo la formula.
Attenzione però, perché il cambiamento è più apparente che reale. Questa volta l’avventura non parte con il solito hangover, con i tre protagonisti che si risvegliano in uno stato pietoso dopo una notte di bagordi. Cosa positiva, perché così si evita di fare una copia della copia del primo episodio. Cosa negativa, perché si perde un po’ l’identità e il senso della serie, che si chiama in italiano Una notte da leoni e in originale The Hangover.
In Una notte da leoni 3 non c’è né una notte da leoni, né un hangover, e allora questo film che ca**o l’avete fatto a fare?
Bella domanda, a cui non ho ancora trovato una risposta.
"Cannibal, io pel vendetta svaligiale tua casa."
Todd Phillips a questo giro ha allora avuto le palle di provare a fare qualcosa di diverso? Come detto, apparentemente sì. La prima parte della pellicola promette quasi bene. Sembra concentrarsi soprattutto sulla figura di Alan, quello psicopatico di Alan, l’unico personaggio davvero interessante di questa serie, visto che Mr. Chow (Ken Jeong) non lo si regge più e si spera per tutto il tempo che venga fatto fuori in maniera brutale. I will let you down, I will make you hurt.
A morire è invece il padre di Alan e ciò sembra portare una maggiore introspezione al film. Ci troviamo forse dentro una versione più matura delle altre due notti da leoni?
No. È solo un’illusione. Dopo i primi minuti, Una notte da leoni diventa la solita notte da leoni, solo senza droghe, alcool, figa, deliri, tatuaggi e insomma mica tanto una notte da leoni. Una versione annacquata, analcolica di Una notte da leoni. La struttura narritava sembra cambiata, ma non lo è molto. Come al solito, ci ritroviamo con Bradley Cooper, Ed Helms e Zach Galifianakis chiamati a salvare il loro amico sfigato Justin Bieber Bartha. E pure qui a non mancare è la solita razione di avventure più o meno criminali, con John Goodman chiamato questa volta nella parte del cattivone di turno. In pratica, in questo terzo capitolo manca il meglio del primo episodio, ma non manca il peggio del secondo. Per fortuna almeno le scenette con gli animali questa volta sono contenute al minimo, giusto nella primissima evitabile scena di decapitazione di una giraffa, ma almeno non c’è più la scimmietta cagaminkia della notte in Thailandia. Baby steps. Piccoli progressi.
"Dici che lo vinciamo il Cannibal Award per la scena più sexy dell'anno?"
A livello di risate, siamo lontani dal primo episodio e le cose vanno giusto un cicinin meglio rispetto all’Hangover II. A livello di figa, qui siamo messi invece peggio, visto che Jamie Chung compare in appena mezza scena per circa cinque secondi. Io comunque non ho ancora capito dai tempi del precedente capitolo come fa Ed Helms a stare con Jamie Chung. Capirei stesse con Bradley Cooper, ma con lui no.
A rendere questo terzo episodio un filo migliore del secondo è allora il tentativo, seppure solo abbozzato, di variare un minimo la formula, oltre al fatto di dare maggiore spazio ad Alan e al ritornare sui passi del primo episodio, apparizione di Heather Graham compresa, riuscendo a dare una chiusura al cerchio sulle note di “Dark Fantasy” di Kanye West. Il + del voto se lo merita però + che altro per la divertente partecipazione di Melissa McCarthy, la cui carriera era iniziata come personaggio minore nella serie Una mamma per amica e oggi dopo Le amiche della sposa è una delle attrici comiche più lanciate di Hollywood.
Questo Una notte da leoni 3 è allora un film perfettamente inutile, che non cambia niente. Continuo a pensare che la prima pellicola dovesse rimanere un unico da non replicare, e le cose che mi fanno incazzare a prescindere rimangono le stesse di sempre: i film sui supereroi, le pellicole con Liam Neeson e naturalmente i sequel.
(voto 5+/10)
P.S. Grazie alla scena dopo i titoli di coda il voto cambia. In peggio.
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