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mercoledì 11 ottobre 2017

A Ghost Story, dura la non-vita di un fantasma




A Ghost Story
Regia: David Lowery
Cast: Casey Affleck, Rooney Mara, Will Oldham, Kesha


A Ghost Story non è la classica storia di fantasmi. È la storia di un fantasma, della sua dura vita, o meglio della sua dura non-vita. È una visione non facile. Lenta, mesta, a tratti pesante. È una pellicola che si prende i suoi tempi, che si inventa un tempo tutto suo. A tratti rallenta il ritmo a livelli quasi catatonici, e poi all'improvviso accelera in maniera inaspettata manco fosse la settima stagione di Game of Thrones. Il tempo è un concetto relativo e per un fantasma ancora di più. Per una pellicola su un fantasma, poi, non parliamone.

martedì 29 agosto 2017

La musica per dire addio all'estate – Top e Flop di agosto 2017





L'estate non è ancora finita e la cosa si vede e si sente. Gli ultimi strascichi della bella stagione, che per la musica è spesso la brutta stagione, si fanno ascoltare in particolare nella sezione Flop di questo mese. Attenzione però perché c'è anche qualcosina di niente male. C'è anzi un sacco di roba interessante, tra pop, rock, hip-hop e persino jazz. Quindi non buttate le cuffiette dello Smart Phone a mare e provate a dare un ascolto.

lunedì 14 marzo 2011

Britney baby no more time

Si può restare delusi da un nuovo album di Britney Spears? Quando si è abbastanza fuori da aspettarsi qualcosa da un suo disco, la risposta è sì. Ed è il mio caso. Britney con le sue mise da collegiale teen sul finire degli anni Novanta ha infatti inevitabilmente segnato la mia pubertà deviata, così come le sue melodie sceme hanno inevitabilmente segnato la mia passione per certo deviato pop commerciale di merda.
Britney è stata inoltre autrice (ooops, le sue canzoni non le scrive lei)… Britney è stata inoltre interprete di classe (ooops, della parola classe non ha mai saputo nemmeno fare lo spelling)… Britney è stata inoltre… ah già è statai la cantante di alcune canzoncine perfette nella loro diabolica immediatezza come “…Baby one more time”, “Sometimes”, “Everytime” e un po’ tutti i pezzi con “time” nel titolo, più una serie di brani pop-porno come “I’m a slave 4 you”, “Toxic” e “Gimme more” venduti nella puritana America a un pubblico di adolescenti spacciandoli per pezzi innocui. Che poi tanto innocui non erano: volete farmi credere che negli USA non ci sia una qualche correlazione tra le vendite dei dischi di Britney Spears e l’aumento esponenziale di gravidanze negli ultimi dieci anni tra minorenni?

Ma la Britta, e qui fate le vostre facce tristi perché siamo giunti alla parte drammatica della storia, ha anche attraversato una fase molto dura nella sua carriera e nella sua vita. A un certo punto è infatti uscita del tutto di testa (oppure è finalmente rinsavita?) e si è resa conto di non essere una persona vera, ma soltanto il prodotto di un gruppo di discografici e di esperti di marketing. Britney allora si è ribellata, si è data alla droghe pesanti, è ingrassata, stava forse per uscirsene con un disco metal, si è rasata i capelli a zero ed è diventata un mostro!
La vita delle star infatti non è sempre perfetta e felice come può apparire e come cantava in “Lucky”, struggente parabola di una star in crisi.

She's so lucky, she's a star
But she cry, cry, cries in her lonely heart, thinking
If there's nothing missing in my life
Then why do these tears come at night?

Britney, perché quelle lacrime di notte? Perché?


L’amore per i figli ha però fatto tornare la diva sulla retta via. O forse non è stato l’amore per i figli, ma i discografici che le hanno intimato: “Britney, o ti metti a posto o sono botte!” e allora lei è tornata sulle scene mondiali, prima con un look meno sexy di Mickey Rourke in The Wrestler sul set del video di “Gimme more”, poi poco a poco è ridiventata quella di un tempo cantando “woma-womanizer-woma-womanizer oh womanizer oh you you you are, I (I) know just (just) what you are-are-are”. Detta così può sembrare una che sta avendo un attacco epilettico, per il mondo del pop invece era rinata.
Quello che vi starete chiedendo è: perché tutta questa Britney cronistoria? Un po’ per ricordarvi come sia stata una grande artista (più o meno), un po’ per mettere alla prova la vostra pazienza, ma soprattutto per dire che di aspettative nel nuovo lavoro di Britney ne nutrivo se non parecchie, perlomeno qualcuna. E lei a questo punto cosa mi combina?

Britney Spears “Femme Fatale”
Genere: electro pop porno
Provenienza: Disneyland, USA
Se ti piace ascolta anche: Ke$ha, Rihanna, David Guetta, Black Eyed Peas

Il titolo sembra già una vaccata: Britney è sempre stata carina per non dire gnoccolona (beh, tranne nel periodo droghe pesanti), però femme fatale no, dai. E infatti più che alla femme fatale la nostra (la mia?) eroina gioca a scimmiottare i suoni che più vanno forte oggi, come in una “Till the world ends” scritta da Ke$ha e $i $ente, in pratica è una copia di “We R Who We R” con l’aggiunta di un irritante coro da stadio nel ritornello che non depone certo a suo favore.


Il primo singolo “Hold it against me” picchia come neanche le hit anni Novanta di Gigi D’Agostino suonate allo Studio Zeta, ma nel ritornello scopre una piacevole (e paraculissima) melodia. Purtroppo una delle poche dell’intero disco. Altre robe alla Bob Sinclar come “I wanna go” dimostrano come i suoni della tamarrolandia italo-disco fossero all’epoca davvero avanti (o sono questi suoni oggi che “suono” indietro?). Le cose vanno meglio quando i ritmi si fanno più lenti e ipno come in “Inside Out” e "Criminal" o nelle derive dubstep di “Seal it with a kiss”, però il suo solito pezzo killer manca.
Non male la cura nei suoni della iperproduzione, però questa volta la Britta si è limitata a seguire la corrente, invece di illuminare la via alle altre popstar sgallettate come fatto con “Blackout”, disco del 2007 piuttosto sottovalutato che però ha il merito (o il demerito?) di aver aperto il cancello a molto electro pop porno in voga oggi.
Questo disco sta insomma alla musica un po’ quanto un film di Michael Bay sta al cinema. Solo che qui non siamo dalle parti del primo divertente Transformers ma più da quello dello scadente e plasticoso Transformers 2 – La vendetta della Britney caduta.
(voto 5-)

lunedì 8 novembre 2010

Real Madrid

Hayley Williams dei Paramore alza la coppa al Bernabeu, anzi no alla Caja Magica
Ieri sera alla Caja Magica di Madrid si sono tenuti gli Mtv Europe Awards 2010, ecco tutti i vincitori.

Miglior nuovo artista: Ke$ha (il suo nuovo EP si chiama “Cannibal”, quindi non può che avere tutta la mia simpatia)
Best pop: Lady Gaga (non è presente, ma riceve il premio da Budapest vestita come al solito in maniera sobria)
Best alternative (la categoria più figa): Paramore (certo, sarebbe stato bello veder vincere i Vampire Weekend o gli Arcade Fire, però va bene anche così)
Premio icone: i Bon Jovi (mai piaciuti molto, troppo Bee Hive, però il premio alla carriera ci può stare). Ricevendo il premio, dal palco hanno invitato il presidente del Consiglio italiano a dimettersi. Ah no, quello è stato un altro discorso di ieri…
Miglior video dell’anno: premio consegnato da due illustri sconosciuti spagnoli, probabilmente strafatti. Ha vinto Katy Perry con “California Gurls”. Il video migliore dell’anno? Non credo proprio. Il più sexy? Questo sì.


Qui c’è anche una divertente parodia del video. Giusto un filo meno sexy, direi.


Miglior artista uomo: Justin Bieber. No, stiamo scherzando? Ha 16 anni e somiglia a una fumela (femmina in piemontese) per immagine & voce. Cosa c’entra lui con la categoria “Best male”?? L’unico modo in cui si può ascoltare la sua musica poi è quando viene rallentata all’800% e diventa una roba paurosamente simile ai Sigur Ros!


I Bee Hive premiati?? Ah no: sono i Bon Jovi
Miglior gruppo live: i Linkin Park (non li ho mai visti dal vivo, però credo che il premio ci possa stare)
Best hip-hop: Eminem (io l’avrei dato a Dio Kanye West, però anche Eminem ha avuto la sua bella annata)
Best Push: Justin Bieber (ma basta!)
Premio World Stage: i Tokio Hotel (ci mancavano giusto loro…)
Best European Act: ha vinto Marco Mengoni, ma solo perché è italiano non è che dobbiamo esserne felici. Anzi, è veramente sconfortante.
Free Your Mind awards, premio per l’impegno umanitario: Shakira (bona e brava, applausi per lei però basta con ‘sto “Waka Waka”!)
Best Rock: 30 Seconds to Mars (oh yeah!)
Miglior artista donna: Lady Gaga (e chi se no?)
Miglior canzone: “Bad Romance” di Lady Gaga (sempre e solo lei).

Kanye West con una t-shirt dedicata a Gesù, cioè a se stesso
Ecco invece i miei premi personali della serata, giusto un filo meno prestigiosi di quelli ufficiali di Mtv.

I più tamarri: vincono facile Snooki e Pauly D dal reality-show “Jersey Shore
La più gnocca: Katy Perry
La più gnocca ma non posso dirlo perché fa 18 anni solo a fine mese e io di cognome non faccio Berlusconi: Miley Cyrus
La più regina dei morti: Rihanna
I più fuori posto (e fuori dal tempo): Kings of Leon
La più fattona: Ke$ha
La più darkona: Taylor Momsen
La collaborazione più figa: 30 Seconds to Mars + Kanye West



La desperate conduttrice Eva Longoria in versione Lady Gaga
Il più Padrino: Plan B
La più “Natale in Sudafrica”: Shakira
La più sposata: Katy Perry con quel fortunello di un Russell Brand
Il più bimbominkia: Justin Bieber
La più rossa: Hayley Williams dei Paramore
I più fuoriditesta: quei jackass di "Jackass", ma anche i Dudesons non scherzano
Miglior resuscitati dalla cripta: i Bon Jovi
Migliori performance della serata: il rapper B.o.B insieme alla cantante dei Paramore Hayley Williams con “Airplanes”.

lunedì 8 marzo 2010

Mimose

In occasione della festa della donna, consegno una mimosa virtuale a tutte le mie lettrici (lo so, sono un ruffiano) e la consegno ai più diversi tipi di femminilità, ognuna qui rappresentata da alcune delle artiste musicali più interessanti in circolazione.

La donna strana
Joanna Newsom
Una voce storta, disturbante, pazzesca. In una parola sola: strana. In un’altra parola: bellissima. Tanto per essere ancora più strana, di solito si accompagna con un’arpa e il suo ultimo recentissimo disco è addirittura un triplo album di due ore che sfida ogni legge contemporanea dell’ascolto veloce.



La donna classica
Diane Birch
Novella Carole King, Diane Birch canta l’amore come si faceva in altri tempi. Un gran bel sentire, oggi più che mai.

La donna moderna
Ellie Goulding
Una delle grandi tendenze del mondo di oggi è la contaminazione. La giovane Ellie arriva dalla musica folk eppure propone un pop molto elettronico. Tra l’altro fa centro al primo colpo. Il suo album d’esordio è entrato giusto oggi alla numero 1 in Gran Bretagna e lo trovate QUI.

La donna confusa
Marina & the Diamonds
“Oh my God, you look just like Shakira. No no, you’re Catherine Zeta. Actually, my name’s Marina” canta lei con uno stile musicale che oscilla tra Bat For Lashes, Florence & the Machine e Lily Allen, mentre l’amico Euterpe la paragona a Lene Lovich. Crisi d’intentità?



La donna di classe
Malika Ayane
Apparire di classe al confronto di Antonella Clerici e delle altre demoniache presenze sanremesi, si dirà, è poca cosa. Però più la sento cantare e più la vedo muoversi, più mi sembra una Mina versione 2.0



La donna d’altri tempi
Nina Zilli
Sempre a proposito di classe e sempre a proposito di Sanremo, la seconda cosa bella.


La donna indipendente
Kesha
“Non ho un solo affetto al mondo, ma ho con me un sacco di birra. Non ho nemmeno un soldo in tasca, eppure sono qui lo stesso,” canta Kesha nel singolo tormentone “Tik Tok”. Nonostante sia una hit allegra e da cazzeggio, questi versi mi fanno riflettere e ogni volta mi gettano addosso una certa tristezza. Questo è il suo nuovo tormentone, tutto il resto è solo blah blah blah



La donna con la chitarra
Amy MacDonald
Cantante country per le nuove generazioni. Ho parlato del suo nuovo disco QUI.

La donna strafatta
Courtney Love
Tornata è tornata. Ripulita? Questo non lo giurerei, ma il nuovo delle Hole si preannuncia un disco rock coi controcazzi di una riot grrrl diventata riot wwwoman.



La donna androgina
Lou Rhodes
Già cantante dei Lamb (che forse torneranno), il suo ottimo nuovo album solista “One Good Thing” ce la propone nelle vesti della cantantessa acustica. Potremmo definirla una Damien Rice in gonnella, non fosse che per il suo aspetto androgino probabilmente preferisce indossare i pantaloni…



La donna sorprendente
Kate Nash
Al primo disco proponeva un pop piacevole. I nuovi pezzi in assaggio nella rete ce la propongono invece oscillare tra rock’n’roll di ispirazione Sonic Youth/Yeah Yeah Yeahs, elettronica e atmosfere retrò. E nel nuovo album credo che di sorprese ce ne riserverà anche altre…





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