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lunedì 8 maggio 2017

Cinquanta sfumature di nerd





Cinquanta sfumature di nero

Regia: James Foley
Cast: Dakota Johnson, Jamie Dornan, Kim Basinger, Bella Heathcote, Eric Johnson, Rita Ora, Eloise Mumford, Victor Rasuk, Luke Grimes, Marcia Gay Harden


Volete sapere cosa sogna di notte Christian Grey?
Inutile che fingete di fregarvene o addirittura di non sapere chi è Christian Grey, tanto non ci crede nessuno. Immaginate che sogni chissà quali giochini erotici sadomaso, vero?
E invece no. Sogna di quando era un bambino traumatizzato. Niente fantasie erotiche, insomma. Quelle le mette già in atto quando è sveglio con qualche porcona di turno tipo Anastasia Steele, la finta santarellina. La finta nerd.


venerdì 22 luglio 2016

The Nice Guys, il Buddy Spencer movie





The Nice Guys
(USA 2016)
Regia: Shane Black
Sceneggiatura: Shane Black, Anthony Bagarozzi
Cast: Ryan Gosling, Russell Crowe, Angourie Rice, Margaret Qualley, Kim Basinger, Matt Bomer, Yaya DaCosta, Keith David, Beau Knapp, Murielle Telio, Ty Simpkins, Jack Kilmer, Hannibal Buress, Karrueche Tran
Genere: funky
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The Nice Guys è troppo un buddy movie. Cosa sono i buddy movie?
Sono quei film che raccontano del rapporto di amicizia ai limiti del bromantico tra due persone dello stesso sesso. Due persone che sono qualcosa in più di due semplici amici, ma qualcosa meno di due innamorati. In pratica possono essere definiti scopamici, solo che non scopano. Non tra di loro, almeno. Anzi, in questo film i due scopamici protagonisti Ryan Gosling e Russell Crowe non scopano proprio. Questo nonostante i due siano dei sex symbol e nonostante la pellicola sia parecchio sexy, grazie alle sue atmosfere anni '70 immerse nella Los Angeles del porno e alla partecipazione di alcune fanciulle avvenenti e poco vestite. È un film sexy ed è un film cool, con un bel groove funky. Però non si scopa. No no.

lunedì 2 marzo 2015

I (QUASI) CULT DI PENSIERI CANNIBALI - FUSI DI TESTA





Fusi di testa
(USA 1992)
Titolo originale: Wayne's World
Regia: Penelope Shpeeris
Sceneggiatura: Mike Myers, Bonnie Turner, Terry Turner
Cast: Mike Myers, Dana Carvey, Tia Carrere, Rob Lowe, Lara Flynn Boyle, Lee Tergesen, Mike Hagerty, Alice Cooper, Robert Patrick, Meat Loaf, Ed O'Neill
Genere: buddy idiot movie
Se ti piace guarda anche: Beavis and Butt-head, Scemo & più scemo, Fatti, strafatti e strafighe, American Trip, Tenacious D e il destino del rock, School of Rock, Austin Powers

Benvenuti nel Cannibal's World. Oggi vi voglio parlare di una pellicola che tutti voi già conoscerete se siete stati adolescenti negli anni '90, o di cui probabilmente e bellamente ignorerete l'esistenza se invece siete cresciuti in un'altra epoca, sia anteriore che posteriore. Ho detto posteriore, ahahah.
Sto parlando di Fusi di testa, titolo originale Wayne's World, un film con due protagonisti che sembrano Beavis and Butt-head. Una cosa che mi sono sempre chiesto è se siano nati prima Wayne (Mike Myers) e Garth (Dana Carvey) di Fusi di testa, oppure i due personaggi di Mtv. Una domanda paragonabile a quella: “È nato prima l'uovo o la gallina?”. Andando a guardare le date, Fusi di testa è uscito nei cinema nel 1992, ovvero prima dell'arrivo di Beavis and Butt-head sul piccolo schermo nel 1993. Il cartone animato di Mtv è però stato sviluppato a partire da un cortometraggio di Mike Judge anch'esso del 1992, quindi la domanda su chi sia nato prima resta valida.


martedì 21 gennaio 2014

IL GRANDE MEH




Il grande match. Sylvester Stallone contro Robert De Niro?
Ma va là, a chi frega più niente ormai di quei due jovanotti?
Il vero grande match, almeno nella blogosfera cinematografica, è quello tra il sottoscritto Cannibal Kid e il suo acerrimo eterno rivale, MrJamesFord. Uno scontro tra differenti generazioni, tra differenti visioni del mondo e tra differenti visioni del cinema. Uno scontro che negli ultimi tempi si è un po’ affievolito. I due grandi sfidanti sul ring della rete hanno progressivamente smussato le loro opinioni, hanno cominciato ad avvicinare le loro posizioni contrastanti, si sono ritrovati sempre più spesso d’accordo.
Questo periodo di relativa quiete è ora finalmente destinato a giungere al termine. Il terreno di scontro?
Naturalmente Il grande match, il film che racconta della rivalità tra due vecchi pugili pure loro eterni nemici: Henry “Razor” Sharp, interpretato da Sylvester Stallone, e Robert De Niro alias Billy “The Kid” McDonnen. La parola quindi a Sylvester Fordone e a Billy The Cannibal Peppa Kid. Che il vero grande match abbia inizio, attraverso questo scambio di pugni verbali!


Cannibal Kid Una cosa che non capisco sono quelli che per tutta la vita riguardano sempre gli stessi film, riascoltano sempre le stesse canzoni e hanno sempre gli stessi miti. Da un certo punto di vista lo capisco. È una cosa rassicurante. Però nella vita credo sia bello, e soprattutto divertente, scoprire anche altre cose. Va bene avere i propri punti di riferimento, ma allo stesso tempo bisogna mettersi di fronte a una tragica verità: anche i tuoi miti, a meno che non li veneri in maniera incondizionata e cieca, sono destinati a deluderti. Io ad esempio ho adorato gli Smashing Pumpkins negli anni ’90, però riconosco come Billy Corgan non ne abbia praticamente più azzeccata mezza da 15 anni. Oppure ho adorato anche e continuo ad adorare Bret Easton Ellis, però il film che ha sceneggiato di recente, The Canyons è una mezza boiata. Lo riconosco.
Con calma, Ford, ma ci sto arrivando al primo pugno che voglio tirarti: possibile che non ti stufi mai di venerare e parlare sempre bene di Sylvester Stallone? Capisco che lui in effetti di grandi film non ne ha mai fatti quindi non può nemmeno peggiorare troppo, però negli ultimi tempi sta sempre più raschiando il fondo, non credi?
MrFord Un primo pugno non troppo convinto, questo, caro il mio Peppa Kid, che forse potrebbe essere paragonato ad uno spento jab. Stallone è stato un grande mito della mia infanzia, un action hero dal cuore tenero che ai tempi riusciva a toccare la parte sensibile nascosta dietro la timidezza e quella spinta dalla voglia di riscatto, che negli ultimi anni ho fieramente recuperato rivalutando pienamente proprio il suo valore "sociologico", un po’ quello che è accaduto agli spaghetti western dopo la sponsorizzazione di Tarantino.
Allo stesso modo sono sempre stato pronto a criticare, ad esempio, il suo lavoro dei tardi anni novanta, che il vecchio Sly ha dovuto faticare parecchio per recuperare: per rendere possibile quest'impresa, ha rispolverato proprio le atmosfere dei cari, vecchi eighties. Se la cosa funziona, dunque, perchè smettere!?
Cannibal Kid Perché un revival 80s ci può ancora ancora stare, se lo fai una volta. Poi diventa una cosa patetica, anche perché gli anni ’80 sono finiti da un pezzo. E, a parte l’Italia che è ancora rimasta ferma al berlusconismo e allo yuppismo, il resto del mondo è andato avanti. Per fortuna.
MrFord A dire il vero a me pare il revival anni ottanta non sia ancora passato di moda, tra remake e film che tu stesso hai molto apprezzato - vedi Take me home tonight -. Senza contare che Sly è immortale e continuerà ad essere giustamente celebrato anche tra mille anni.
Cannibal Kid Take Me Home Tonight è un film del 2011. Sveglia, Ford, siamo nel 2014. Ormai il revival 80s ha rotto!
Senza contare che Sly, a parte da te, è celebrato giusto dai Razzie Awards!
UAHAH
UAAAAHAAAAH
UAAAAAAAHAAAAAAAAAAAH!

Sylvester Stallone arrestato. Per recitazione in stato di ebbrezza.

Cannibal Kid Entrando nello specifico di questo ultimo Il grande match, Sylvester Stallone è ormai sempre più la parodia di se stesso. Io non ho visto tutti i suoi film come hai fatto tu, Ford, e manco ci tengo a farlo, ma quelli che ho visto mi sono sufficienti per capire che fa sempre la stessa identica parte. Si può considerare una cosa del genere recitare?
E cos’è successo poi alla sua faccia?
MrFord Probabilmente l'unione tra botulino e anni che passano non stanno facendo un gran bene al buon Silvestrone, anche se, per avere quasi settant'anni, direi che si mantiene fisicamente molto più in forma di te, finto giovane!
Poi, quella che tu chiami parodia di se stesso, io la chiamo grande autoironia!
Cannibal Kid Dubito che l'unico uomo al mondo più rifatto di Serena Grandi nella Grande bellezza sia più in forma di me. Vado a correre tutti i giorni, io. E senza manco ascoltare “Eye of the Tiger”! Sono in forma come l’Oscar Pistorius dei tempi migliori, escluse le protesi e gli istinti omicidi. Ok, in pratica non c’entro un cazzo con Oscar Pistorius. E forse non è nemmeno un così grosso male…

"Forza Sly, con 'sta forza non riusciresti a mettere K.O. manco quel peso piuma di Peppa Pig, figuriamoci Jake LaMotta!"

Cannibal Kid Complessivamente, il film Il grande match non è nemmeno realizzato così malamente. Anzi, nella sua paraculaggine è un discreto prodotto commerciale. Se solo fossimo ancora negli anni Ottanta uahahah.
Oggi appare invece come una pellicola nemmeno brutta, solo giunta fuori tempo massimo. Un film che nel suo essere così esplicitamente fuori moda e fuori dal mondo, proprio come te Ford ahah, non si fa nemmeno odiare troppo. Da una parte fa un po’ tenerezza, dall’altra un pochino di tristezza. E poi va detto, che, sullo stesso genere di vecchietti moribondi alla riscossa, film come Di nuovo in gioco con il tuo altro idolo Clint Eastwood e il recente Uomini di parola mi sono sembrati più riusciti.
MrFord Di nuovo in gioco e Uomini di parola, in effetti, sono pellicole molto simili a questa, e se dovessi metterle in scala Il grande match sarebbe sicuramente il terzo in graduatoria, eppure me lo sono goduto proprio con quel mix di dolceamaro che queste pellicole devono necessariamente ispirare allo spettatore. Parliamo di vecchi miti ormai sul viale del tramonto, dunque perchè non regalare agli stessi una grande - e prolungata, perchè no!? - uscita di scena?
Cannibal Kid Perché, appunto, è ormai troppo prolungata.
Più che un’uscita di scena, sta diventando un accanimento terapeutico.
Forse sarebbe ora di prendere in considerazione l’eutanasia uahahah!
MrFord Stai tranquillo, che Sly seppellisce anche noi. Soprattutto te! Ahahahahah!

"Puoi sforzarti quanto vuoi, Sly, ma non sarai mai capace a recitare, ahah!"

Cannibal Kid Come dicevo poc’anzi, il film è comunque abbastanza ben orchestrato, visto che al suo interno mescola un po’ di tutto. C’è la parte comica, che è quella che funziona di più. Le battute sulla vecchiezzitudine dei due protagonisti funzionano, anche se dopo qualche minuto cominciano a stufare. Come io quando piglio Ford per il culo sulla sua mentalità da vecchio. Posso dire che Giorgio Napolitano al suo confronto è il nuovo che avanza, però poi basta. Finisce lì. Il film invece va avanti per 2 ore con battute tutte dello stesso tipo. A provare a vivacizzare un po’ la situazione smorta dei cadaverici Stallone/De Niro ci pensano allora Kevin Hart e soprattutto uno scatenato Alan Arkin. Stendiamo un velo pietoso invece sulle terrificanti scene sui titoli di coda, che non fanno ridere manco per sbaglio.
Poi c’è la parte action, davvero penosa. Il regista Peter mezza Segal dirige in maniera blanda, facendosi contagiare dalla lentezza dei movimenti dei due protagonisti, e il combattimento finale è teso quanto una gara di velocità tra lumache.
La parte che funziona meno è però quella più drama, quella più famigliare. Qui il film finisce per somigliare a una versione buonista di The Wrestler, con tanto di Kim Basinger che vorrebbe ripetere l’exploit di Marisa Tomei, peccato le abbiano regalato un personaggino dello spessore di una sottiletta. È la fiera dei buoni sentimenti, del volemose bene, e il grande match tanto atteso (ma da chi?) finisce in farsa. E poi Ford hai pure il coraggio di accusare Hunger Games di buonismo… Ma per favore, qui ci manca solo che Stallone e De Niro si diano i bacini e si regalino orsacchiotti, e poi Il grande match si trasforma davvero nel film più puccioso e cuoricioso dell’anno.
MrFord Nonostante i tuoi sforzi, Coniglione, direi proprio che sul ring non riusciresti neppure a mettere al tappeto un arzillo vecchietto come l'incontenibile Alan Arkin di questo film, senza dubbio il migliore del cast. Invece sai come rispondo a questo tuo blando mettermi all'angolo? Abbassando la guardia sbeffeggiandoti come il miglior Alì, invitando il prossimo colpo prima della mia offensiva decisiva: Il grande match è un prodotto artigianale, un blockbuster con tutti i topoi di genere, buonismo compreso, cui manca il mordente ed il ritmo dei migliori Rocky o la meraviglia autoriale di Toro scatenato, eppure va bene proprio per questo.
E' un film da Saloon, di pancia, carne e sangue, una versione popolare e di categoria decisamente più "leggera" del peso massimo The wrestler: ma va bene così. In fondo tutti sanno che invecchiando si diventa più spigolosi ma anche più buoni.
Senza contare che, come nella sequenza del confronto con il lottatore di MMA, l'intramontabile Sly è ancora in grado di mandare al tappeto tutte le Katniss Kid che dovrebbero - e il condizionale è d'obbligo - essere il futuro del Cinema d'intrattenimento.
Cannibal Kid Il cinema d’intrattenimento e i blockbuster dovrebbero essere rivolti al grande pubblico. O comunque a un pubblico. Considerando come questo Grande match all’infuori del tuo Saloon l’abbia visto giusto io e quattro gatti pensionati in croce, mentre Hunger Games ha giustamente spopolato in tutto il mondo, direi che Sly è bello che tramontato e Katniss Kid è – senza condizionale – il futuro nonché il presente del cinema d’intrattenimento.
È un mondo ingiusto?
No, è così che vanno le cose, a parte in Italia. Il ricambio generazionale è cosa buona e giusta. Quindi adesso tu, Sly, De Niro, Alan Arkin e pure Kim Basinger godetevi il vostro meritato (eterno) riposo e levatevi dalle palle, buahahah!
SBEM, piaciuto questo colpo sotto la cintola, Sylvester Fordone?
MrFord Ci leveremo dalle palle soltanto quando potremo essere sicuri di aver affidato il mondo a qualcuno almeno vagamente responsabile, cara la mia Katniss Kid Breaker!

Billy the Cannibal Kid De Niro mette al tappeto Sylvester Fordone!

Il grande match
(USA 2013)
Titolo originale: Grudge Match
Regia: Peter Segel
Sceneggiatura: Tim Kelleher, Rodney Rothman
Cast: Sylvester Stallone, Robert De Niro, Kevin Hart, Alan Arkin, Kim Basinger, Jon Bernthal, LL Cool J, Anthony Anderson, Mike Tyson, Evander Holyfield
Genere: vecchietti anziani alla riscossa
Se ti piace guarda anche: Uomini di parola, Di nuovo in gioco, The Wrestler, Last Vegas
(voto cannibale 5,5/10)


(voto fordiano 6,5/10)

martedì 30 novembre 2010

Bret Easton Ellis e gli anni 80 che non finiscono mai che non finiscono mai che non finiscono

Bret Easton Ellis “Imperial Bedrooms”
(romanzo)
Genere: Ellis, what else?

Bret Easton Ellis gioca a fare il Patrick Bateman della situazione. Come il serial-killer uscito dalla sua mente malata torna sulla scena del crimine e 25 anni dopo il suo primo romanzo “Meno di zero” ci ripropone gli stessi giovani superficiali personaggi che oggi sono ancora più superficiali ma non sono più tanto giovani. L’impressione è però che questo sia solo un pretesto per parlare di se stesso: Bret ritorna a narrare con la voce di Clay, il protagonista del suo esordio ora diventato uno sceneggiatore di Hollywood, ma il confine tra Clay (l’apparente protagonista del libro) e Bret (il vero protagonista del libro) è infatti davvero sottile. A tratti forse inesistente.

Se nel precedente “Lunar Park” lo scrittore aveva il coraggio di mettersi in gioco in prima persona come personaggio del suo stesso romanzo, qui lo fa sotto mentite spoglie, ma neanche più di tanto visto che si parla di un romanzista finito a scrivere sceneggiature a Hollywood, come quella per “The Informers” (vedi sotto) cui Ellis stava veramente lavorando mentre scriveva questo “Imperial Bedrooms”. E allora il colpo azzeccato di questo romanzo è riuscire, ancora una volta, a cogliere in pieno lo spirito dei tempi.

Ellis l’aveva fatto alla perfezione con “Meno di zero” e “Le regole dell’attrazione” negli 80s, fotografando meglio di chiunque altro una Mtv Generation svuotata di ideali e di sentimenti che passa il suo tempo a scopare e cazzeggiare in giro tra un videoclip musicale e l’altro.
E “American Psycho” cos’altro era se non la metafora di come gli yuppie stessero uccidendo la società umana, cosa che tra l’altro stanno facendo ancora oggi, vedi alla voce crisi economica?
Negli anni 90 Ellis ci ha regalato giusto un “Glamorama” che tra alternative rock e modelli terroristi anche in questo caso caso riusciva a rendere bene un periodo segnato dall’indecisione tra forma e sostanza, tra apparenza e contenuti, tra glamour e drama.
Con “Lunar Park” Ellis ci ha quindi regalato un perfetto spaccato dell’America post 11 settembre, camuffato da thriller-horror ambientato nel periodo di Halloween (e tra l’altro parecchio riuscito anche in questo senso) e per la prima volta lo scrittore si è allontanato dalle patinate realtà di L.A. e New York per andarsi a sprofondare nei sobborghi della provincia americana, in un’inedita versione desperate housebret.

“Imperial Bedrooms” resetta però quella (poca) umanità svelata nel lavoro precedente. Nel suo essere totalmente svuotato di sentimenti ed emozioni è talmente disarmante che quasi si comincia a pensare che persino l’Ellis degli anni 80 fosse un sentimentalone al confronto. Eppure anche questa volta fa centro, per quanto sia finora il suo romanzo meno riuscito, dando una immagine tragicamente realistica della società attuale e mischiando fiction e realtà come nei telegiornali che vediamo tutti i giorni. A tratti Ellis spinge a fondo sul pedale della cronica dipendenza da alcool & droghe, della violenza, della prostituzione minorile (Silvio ti fischiano le orecchie??), ma niente ormai ci può più sconvolgere, niente ci può più toccare, niente ci può più dare emozioni.

Certo, va anche detto che non tutto funziona in questa camere da letto imperiali e l’impressione di trovarci di fronte a un esercizio di stile, per quanto splendidamente scritto, è spesso dietro l’angolino. A volte si ha persino l’impressione che Bret ci voglia prendere per il culo proponendoci un’autoparodia di se stesso. L’intreccio thriller/complottistico che sta alla base del pretesto narrativo è poi piuttosto deboluccio e non all’altezza di “Glamorama”, quasi ci trovassimo in un film di serie B di quelli cui Ellis ora lavora per arrotondare lo stipendio.

La sensazione però è che quella noir non sia la vera storia che Bret ci vuole raccontare. Ciò che ci vuole raccontare davvero è il nostro mondo e la nostra vita di oggi, arrivando a una semplice tragica conclusione: siamo fottuti.
(voto 7)


The Informers
(USA 2008)
Regia: Gregor Jordan
Sceneggiatura: Bret Easton Ellis, Nicholas Jarecki
Cast: Jon Foster, Amber Heard, Austin Nichols, Billy Bob Thornton, Kim Basinger, Mickey Rourke, Winona Ryder, Mel Raido, Chris Isaak, Brad Renfro, Lou Taylor Pucci, Rhys Ifans, Cameron Goodman
Genere: revival 80s
Links: IMDb, mymovies
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“The Informers” è un film tratto dalla raccolta di racconti adolescenziali di Bret Easton Ellis uscita in Italia con il fantasioso titolo “Acqua dal sole”. Lo stesso Ellis qui in versione sceneggiatore è partito da quelle storie sconnesse per cercare di costruire un film mosaico alla Magnolia ambientato nella Los Angeles anni Ottanta.
La pellicola è riuscita in parte: l’attacco funziona alla grande, tra sesso, droga, scintillante musica Eighties ed edonistico male di vivere. It’s Bret Easton Ellis, bitch. I personaggi sono i soliti bastardi ellissiani con i Ray-Ban Wayfarer perennemente su, zombie tanto belli fuori quanto vuoti dentro, impegnati in varie storie più o meno collegate tra loro: un triangolo sessuale tra amici, una coppia di genitori in crisi, una rockstar sul viale del tramonto che ancora va a letto con ragazzine/ragazzini, un padre e un figlio che vanno a fare una vacanza insieme alle Hawaii, un tizio che rapisce un ragazzino (quest’ultima è la storia più sconnessa dal resto e poteva tranquillamente essere lasciata fuori).

Memorabile la scena del funerale di uno dei ragazzi, in cui viene suonata la straniante “Shadows of the night” di Pet Benatar e il rinfresco post-cerimonia è un sushi bar, mentre gli i suoi “amici” commentano:

“Non possiamo farci niente. È successo, fine. Bisogna passare oltre.”
“Ha ragione, è roba di una settimana fa.”

La cornice è impeccabile, eppure non si riesce a rendere del tutto in immagini (come avviene nel capolavoro di Roger Avary “Le regole dell’attrazione”) la cattiveria e l’ironia delle parole di Ellis impresse su carta, anche perché il materiale di partenza non è già tra le cose migliori dell’autore. Il regista Gregor Jordan è comunque in splendida forma visiva e il cast sfodera alcune star come Billy Bob Thornton, Winona Ryder, il cantante Chris Isaak (quello di “Wicked Game”), Brad Renfro alla sua ultima prova (l’attore è morto di overdose il 15 gennaio 2008), due icone 80s come Kim Basinger e Mickey Rourke (ma i loro personaggi non si incontrano mai, quindi non aspettatevi un rendez-vous alla 9 settimane e ½); a spiccare prepotente in tutto il suo splendore è però soprattutto la giovane Amber Heard, meravigliosa creatura che sembra uscita direttamente dalla penna di Ellis.

Ai “babbani” ignari di Ellis sembrerà una pellicola superficiale e sconnessa, senza alcun senso e forse è veramente così. Ma per gli appassionati dello scrittore americano, “The Informers” è un bel tuffo dentro il suo mondo, dentro i suoi personaggi, dentro un grande vuoto esistenziale che negli ultimi 30 anni anziché colmarsi non ha fatto altro che ingigantirsi. Sono gli anni 80 che non hanno mai fine. È il nulla che avanza.
(voto 6/7)

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