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lunedì 6 giugno 2011

Blog Wars - Una nuova speranza: The Greatest Hits (Parte I)

Nelle ultime settimane ce le siamo date di santa ragione, sul ring musicale. Io Cannibal Kid contro il malvagio, perfido, disgraziato Mr. James Ford abbiamo proposto i nostri dischi preferiti dagli anni ’60 a oggi, scontrandoci in maniera spesso feroce. Ora è arrivato il momento di fare un attimino il punto della situazione, con questo Greatest Hits che raccoglie i nostri due album favoriti di ogni decennio con relativi commenti. Oggi tocca a Ford, che stavolta ha fatto scelte meno peggio del solito (e infatti 4 dei dischi qui sotto erano presenti anche nelle mie liste) e poi domani tocca a me!
Intanto, volendo riassumere la mia opinione generale sulle scelte di Ford: ogni tanto ha voluto fare l’eclettico, ma il suo cuore mi sembra battere in particolare per un certo rock molto maschile, molto cantautorale e molto chitarroso. E soprattutto molto discutibile e spesso molto ma molto noioso.
Tra i dischi da lui proposti che non ho proprio sopportato ci sono: Kid Rock, Francesco Guccini, Captain Beefheart, Weather Report, Lynyrd Skynyrd, Ben Harper, Kiss, Guns n’ Roses… Ma anche molti altri non rientrano certo tra i miei ascolti preferiti. Poi va bene la passione tutta sua per i cantautori, però 4 dischi di Johnny Cash e 2 di Bob Dylan mi sembrano eccessivi. E addirittura ridicola è stata la scelta di Rick Springfield uahaahah!
Artisti che invece mi aspettavo di trovare nelle sue liste, ma alla fine non ho trovato (sarà per la sua sbandierata imprevedibilitahaha) sono stati: Aerosmith, Leonard Cohen, AC/DC, Led Zeppelin, Lenny Kravitz, Poison, Def Leppard, Metallica, Europe, Queen, Ligabue, Vasco e 883. Per questi ultimi credo abbia avuto perlomeno il buon gusto (almeno una volta tanto) di risparmiarceli, forse perché se ne vergognava… Ecco comunque la sua selezione greatest hits, o anche the best of the worst, di dischi.
Cannibal Kid

P.S. Ma i Guns ‘n Roses che c’azzeccano in mezzo a grandi come Beatles, Radiohead e Jeff Buckley??? Maaah, misteri Fordiani…

Come ogni band che si rispetti, anche il sottoscritto Ford ed il suo sempre irritante antagonista Cannibale si è deciso, in un periodo di pausa rigenerante utile per ogni grande gruppo, di fare uscire un bel Greatest Hits di quelli che volano in testa alle classifiche e riempiono clamorosamente le tasche dei musicisti di turno. Sarà perchè ho il sospetto che Cannibale suoni - e pure male - soltanto il clacson della sua macchinetta da Tokyo Drift di provincia, sarà perchè siamo qui al computer e non in un qualche palazzetto gremito di pubblico adorante, ma noi altri non vedremo il becco d'un quattrino.
Eppure, nel continuo scannarsi - anche se solo a parole - tra noi e nei vostri commenti c'è tutto il bello di esserci, nel senso più grande del termine.
Vorrei rispondere al mio rivale, magari citando una canzone degli 883 - ci ho pensato fino all'ultimo a metterli, fosse anche solo per farti incazzare di più, e non mi vergogno affatto degli anni passati a consumare la cassettina di NordSudOvestEst: in fondo, se mi capita di ascoltarli ancora oggi me li canto volentieri, alla facciazza tua! -, ma ho pensato che, almeno in questa occasione, si dovesse sfoggiare l'abito da gentiluomini e fingere di andare tutti d'amore e d'accordo, proprio come fanno i componenti dei grandi gruppi alle presentazioni di raccolte o simili. E intanto rifilargli qualche gomitata in pieno costato mentre si sorride per la foto di rito.
Come vedrete domani rispetto ai GH cannibali anch'io mi sento in dovere di citare alcuni - ma solo alcuni, perchè non li ricorderò mai tutti - artisti che ho escluso nel corso dei vari decenni per decisioni di cuore o semplice mancanza di spazio. In ordine sparso: Black Crowes, Jon Spencer Blues Explosion, Nirvana, Soundgarden, Audioslave, Patti Smith, Ani DiFranco, Marvin Gaye, Stevie Wonder, Ac/Dc, Aerosmith, Notorius B.I.G., Cure, Smiths, Stooges, Ramones, Germs, Social distortion, Bad Religion, Faith no more, Alanis Morrissette, i Police, Sting, Lou Reed, Iggy Pop, David Bowie, Brian Eno, Sepultura, Sex Pistols, Laurie Anderson, Miles Davis, Les Negresses Vertes, Men at work, Manonegra, Madredeus, Loreena McKennit, The Roots, Outkast, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Charles Mingus, Joni Mitchell, Bjork, Peaches e molti, molti altri.
E ora pronti via, con il meglio del meglio delle selezioni fordiane.
Mr. Ford

The Beatles "White album" (1968)
Mr. James Ford Occorre subito precisare che, a proposito della rivalità Beatles/Rolling Stones io sono e sarò sempre dalla parte dei secondi, per affinità e fordismo galoppante.
Eppure non posso riconoscere l'effetto travolgente dei tre dischi che ho volutamente ed irrinunciabilmente inserito nella lista.
Nel caso del White album, basterebbero Happyness is a warm gun e Helter skelter per definire la portata incredibile di quest'opera titanica.
Cannibal Kid Ah già che negli anni Sessanta c’erano anche dei certi Beatles! Riguardo al loro album preferito ero un po’ indeciso, ma ho escluso il White Album per la presenza di “Ob-La-Di, Ob-La-Da”, uno dei pezzi più scemi di sempre. Alla fine preferiscoc “Abbey Road”, in cui il fantasma dello scioglimento si sente aleggiare nell’aria, come nello splendido intreccio vocale di “Because”.

Kings of noia
King Crimson "In the court of the Crimson King" (1969)
JF Le meraviglie da pura esplorazione psichedelica dei Crimson, che danno anni e anni luce ai pur leggendari Pink Floyd, con questo disco d'esordio raggiungono livelli unici, anche grazie alla straordinaria performance vocale di Greg Lake, più noto forse come elemento degli Emerson, Lake & Palmer.
Una vera e propria odissea in pieno stile 2001, travolgente e quasi incomprensibile: non mi stupisce che un presunto artistoide come il Cannibale non apprezzi il genere. Occorre aprire troppo gli orizzonti di cuore e mente.
CK Scusa, mi sono addormentato alla prima riga... Non si può certo dire che i Burger King Crimson posseggano il dono della suintesi, con le loro suite da minimo 10 minuti che sono (a essere gentili) una palla colossale. “21st Century Schizoid Man” è un buon pezzo, ma campionato dal solo e unico Kanye West in “Power” suona 1000 volte meglio, visto che prende i 10 secondi migliori della canzone (quelli con la voce distorta) e ci risparmia il resto, come l’inutile delirio della parte centrale. Peccato, perché se avessero tolto le pacchianate (“Moonchild” dopo una buona partenza si perde in suoni messi A CASO) e fatto canzoni da 3 minuti 3 ne sarebbe anche uscito un bel disco.

The Clash "London calling" (1979)
JF I ragazzacci inglesi che hanno sbaragliato la concorrenza dei Ramones e gli Stooges di Raw power per rappresentare la rottura che fu il punk nella mia personale decina.
Un disco semplice, eppure ribollente di ispirazioni, citazioni, influenze.
E soprattutto, un lavoro con due palle d'acciaio, che fila dritto come un treno e scoppia dentro e fuori, sbattendosene degli effetti collaterali.
CK L’unico disco della tua lista anni ’70 a suonare attuale ancora oggi (e infatti era presente anche nella mia). Rispetto al puro devasto e sberleffo dei Sex Pistols, o al divertente cazzeggio dei Ramones (che non ho inserito in lista ma che comunque adoro), del punk i Clash hanno rappresentato l’anima più politica e impegnata, ma anche più musicalmente contaminata. E io adoro contaminazioni e sperimentazioni sonore. Sai poi cosa vuol dire Clash, Mr. Bean Ford? Scontro, conflitto, contrasto, e io ormai sono pronto alla guerra!
JF Soltanto una cosa: se sei pronto alla guerra, in pieno stile Clash aspetto il momento giusto per fracassarti una bella chitarra su quella testa piena di Scream e pollici di Megan Fox!


Bob Dylan, anzi no: Cate Blanchett
Bob Dylan "Blood on the tracks" (1975)
JF Un disco epocale, senza se e senza ma, e il mio preferito di Dylan.
Tangled up in blue, Lily Rosmary and the Jack of hearts, Shelter from the storm - per gli amanti di Mad men come il mio rivale - sono colpi al cuore che non si dimenticano.
E sono solo la punta di questo iceberg che è un monumento al cantautorato, nonchè un Capolavoro che ognuno dovrebbe custodire gelosamente nella propria discografia.
CK Sentirti citare Mad Men mi ha fatto passare per un momento la voglia di massacrare i tuoi dischi. Per un momento, poiché questo album, anche bello, non mi sconfinfera più di tanto e non mi dà colpi al cuore. Semmai do a te delle mazzate fino a farti uscire il blood on the tracks buahaha!
JF Noto con piacere che nonostante i tuoi tentativi non riesci a sparare a zero contro uno dei più grandi dischi della Storia della Musica. Almeno non sei completamente perduto. ;)

Pixies "Surfer rosa" (1988)
JF I veri innovatori della scena rock, responsabili della fine del sogno degli eighties e traghettatori dei cuori dei fan fin dentro all'oscurità dei nineties già pronti a chiedere dazio dopo un decennio vissuto, per la maggior parte, ottenebrati dal successo e dall'idea che tutto potesse davvero finire bene.
Mostri sacri per un disco sacro, che ogni vero appassionato di musica dovrebbe possedere, ascoltare e diffondere. Una specie di culto.
I Pixies sono come il tramonto sull'oceano che fu dei Beach boys: impossibile non saltare sulla tavola e sperare nell'onda perfetta che ci porti a fondo.
CK Ma appena pochi giorni fa non dicevi che suonavano ormai sorpassati? Cos’è, un ironico tentativo di un cowboy di spacciarsi per indie? Stai solo attento alle frecce…
JF Io le frecce le uso come spiedini per le grigliate, Cannibale. Non ricordo - a meno che non avessi ecceduto nell'alzare il gomito - di aver mai affermato che i Pixies fossero superati. Che fai, modifichi le informazioni a tuo vantaggio come chi sappiamo noi!?
CK In un commento mi dicevi che secondo te i dischi di Nirvana e Pixies sono invecchiati male, cosa che detta da uno che ascolta ancora i Guns con la bandana in testa fa davvero ridere... Ma magari ricordo male e ti riferivi solo ai Nirvana, cosa che è comunque una bestialità da dire!
JF Effettivamente l'ho detto, e continuo a pensare che i dischi di Pixies e Nirvana siano invecchiati male. Questo però non toglie che abbiano prodotto album fondamentali per i loro rispettivi decenni. Ma se io sono la Bestia, tu saresti la bella? O per caso Bella?
CK Tu sei la bestia, I am the best!


Guns 'n roses "Appetite for destruction" (1987)
JF Oltre ad essere una sorta di manifesto del rock e della fordianità, questo album STRATOSFERICO per potenza ed impatto è una sorta di greatest hits, considerato che nella tracklist possiamo trovare cose come Welcome to the jungle, It's so easy, Nightrain, Paradise City e Sweet child o'mine. Scusate se è poco.
Roba come questa è stata, è e sarà sempre troppo per i palati finti e debolucci come quello del Cannibale.
Sarebbe come pensare che un vegano magrolino e denutrito possa apprezzare una bella bistecca alla griglia in salsa chili neanche fosse lo Stone Cold della situazione.
CK Oh, questo è lo scontro che volevo. Finalmente hai finito con le tue menate alla Weather Report-Guccini volendo (senza successo) fare lo chic e viene fuori tutto il vero antagonismo tra il mio mondo e il tuo. Basta cazzate, questa è la sfida: cannibalismo puro VS. fordismo puro.
Smiths dalla mia parte, Guns'n'Roses dalla tua. Molto ma molto simbolico, direi che due band più diverse non si poteva proporle (oddio, forse giusto se mettevi i Metallica...).
Cose che non mi piacciono dei Guns: l'attitudine tamarra, la voce di Axl Rose che fa tanto il macho ma canta con quel miagolio acuto come se gli avessero appena asportato le palle, e soprattutto se c'è una cosa che non sopporto in musica (a parte la evve moscia di Guccini, ma quella nemmeno la considero musica), sono gli interminabili assoli di chitarra: cazzo menefrega di vedere Slash che si fa una sega di 12 minuti con la chitarra, in uno sfoggio di virtuosismo da nessuno richiesto. Kurt Cobain, chitarrista sicuramente meno bravo a un mero livello tecnico, con il solo riff di Smells like teen spirit ha mandato affanculo le ore e ore di pippe virtuosistiche di Slash & company, spedendoli per sempre nel dimenticatoio del trash metal anni '80. Che poi Axl c'ha messo 20 anni per tirare fuori un disco nuovo e se n'è uscito con Chinese Democracy, una robetta che il mio falegname con 30mila delle vecchie lire la fa meglio. Come diceva Kurt riprendendo il tuo amato Neil Young: meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
E comunque dai a me del distruttore e poi hai appetito per la distruzione? L’appetite che ho io è invece per la carne umana e la tua me la sparo giù in un morso manco fosse un happy meal!
JF Il mio appetito, caro Cannibale, è troppo grande per tutti i tuoi happy meal da teen senza speranze. E io mi mangio loro, te e anche il tuo amico Kurt, sempre che non si bruci sulla griglia prima. E finalmente abbiamo uno degli scontri più epici del cannibalfordiano pensiero.

I caschi per proteggersi da quel bruto di Mr. Ford
Red Hot Chili Peppers "BloodSugarSexMagik" (1991)
JF Con un prodigioso balzo in avanti mi ritrovo già quasi ventenne, impegnato nella prima storia "seria" della mia vita, a macinare Give it away, Suck my kiss, Breaking the girl e l'immortale Under the bridge andando avanti e indietro da una parte all'altra di Milano tutte le sere, sognando che i tram e la gente strana collezionata negli incontri di quel tempo potesse diventare lo stimolo per le sceneggiature di fumetti che allora mi dilettavo a scrivere neanche fossi a L. A., guardando la spiaggia all'orizzonte con la tavola sottobraccio.
Il Point break della mia vita musicale, nonchè la scoperta di uno dei produttori più geniali del campo, Rick Rubin.
CK Disco non male, nient’affatto, anche se a parte “Give it away” e “Under the bridge” il resto non è poi memorabile e certo non è invecchiato granché bene, altroché i Nirvana. Il mio unico problema è che non mi hanno mai smosso dentro, Anthony Kiedis e cumpà. Comunque ammettilo che più che per la musica li hai inseriti in lista perché ai tempi si presentavano sul palco senza veli come mammà li aveva fatti.
Scherzo Ford, lo so che tu sei un macho vero e proprio. Anzi, ma mettere una donna nella tua lista proprio no? E sì che nei 90s ce n’erano davvero per tutti i gusti, oltre ai miei nomi di domani mi vengono in mente: PJ Harvey, Courtney Love, Fiona Apple, Tori Amos, Cranberries, Cardigans, Sheryl Crow, Alanis Morissette, Elastica, Liz Phair ecc ecc...
Ah, comunque io preferisco Californication.
JF Donne ce n'erano, e di grandissime. Alcune sono state davvero ad un passo dalla top ten. Ma comunque avresti trovato una scusa qualunque per parlarne male: a proposito, ma PJ Harvey, Tori Amos, Sheryl Crow e la Morrissette - giusto per prenderne alcune da questa tua lista - non sono cantautrici? E i cantautori tutti non erano pallosi?
CK Non tutti, naturalmente, questo non l'ho mai detto: solo quelli da te proposti.
JF Aspetto di scoprire quali sono quelli da te proposti, dunque. Ma forse non innovano abbastanza per un futurista del tuo stampo.

Jeff Buckley "Grace" (1994)
JF Più di Cobain, meglio di Cobain.
Jeff Buckley, talento incredibile, voce divina - quasi una controparte dei demoniaci Slipknot -, un disco rivoluzionario acclamato in tutto il mondo, se ne andò perchè travolto dalla voglia inarrestabile di nuotare nel fiume mentre viaggiava in macchina verso casa.
L'ironia del destino, il mistero di una delle morti più celebri del rock - amplificato da quella del padre Tim, grande interprete degli anni settanta, anch'egli mancato giovanissimo -, la crudeltà di una Natura che, per dirla come Herzog, non ha occhi per i meriti o la bellezza, il talento o la passione. È una predatrice.
E quale vittima migliore di Jeff, giovane cantautore libero dai tormenti del leader dei Nirvana eppure in grado di regalare attimi di struggente malinconia come nella magnifica Halleluja coheniana?
La leggenda dice che, nuotando verso la morte, il giovane Buckley cantasse Whole lotta love dei Led Zeppelin.
Rock fino alla fine. La fine del rock.
Non per nulla, siamo negli anni novanta.
CK Questa è la leggenda, ma se un giorno si scoprisse che in realtà Jeff si è buttato volontariamente nel fiume tu cosa faresti? Lo spediresti nel girone dei suicidi del tuo personale Inferno musicale insieme a Kurt Cobain, a Ian Curtis e (forse, pure quello non è stato accertato) anche al padre Tim Buckley?
JF Assolutamente sì. Senza neppure un accenno di pentimento.
CK Questo dice tutto sulla tua limitatezza mentale. Ma te prima di ascoltare un disco quindi devi sapere tutto quello che ha fatto l'autore in vita ed eventualmente come è morto? Non puoi goderti la musica e basta?
JF Io ascolto i dischi, ma questo non mi vieta di contestare le scelte dei suoi autori. Dato che la tua memoria latita, ti ricordo che ho criticato - e non poco - Bono nella decina degli anni ottanta, ma questo non mi ha impedito di inserire un disco degli U2. Semplicemente, nel caso di Cobain e dei Nirvana ho inserito album che emotivamente parlando mi danno di più e sono maggiormente legati alla mia esperienza personale.


I Radiohead si nascondono: hanno vergogna
di stare in una classifica dove ci sono i Guns n' Roses
Radiohead "Kid A" (2000)
JF Per inserire questo disco nella lista del nuovo millennio ho rinunciato a Ok Computer nella rappresentativa degli anni novanta.
Del resto, se una nuova frontiera musicale è stata tracciata tra quello che era il rock prima del "bug" e dopo, questo è il disco da day after per eccellenza.
Ricordo un concerto magnifico visto al Lazzaretto di Bergamo nell'estate del 2001, e nottate a piedi con Idioteque a manetta a scuotermi fin dentro i sogni.
Il 2001 musicale capace di rivoluzionare gli ascolti di una vita, per passare dal grigio al bianco quasi senza rendersene conto.
CK Con tutto il rispetto per Mr. Johnny Cash, ma sei hai inserito 4 suoi dischi, 2 epocali dei Radiohead ci potevano anche stare... Ma considerando quanto sei vecchio inside è già un piccolo miracolo tu ne abbia inserito 1! Inserendo Radiohead, Daft Punk e Gorillaz nella sua lista, Ford comunque ha chiaramente voluto giocare a fare il Cannibale. Lui dirà che così dimostra quanto è eclettico e bla bla bla, ma per me è una vittoria: con questa sfida l’ho trasformato, almeno un pochino, in un piccolo Cannibale. Poi, per carità, spero che la trasformazione completa non avvenga mai, altrimenti perderò uno sfidante (quasi) agguerrito.
JF Stai tranquillo, Cannibale, che la trasformazione è quanto di più lontano dal sottoscritto possa esistere. Un pò come pensare che un giorno, preso da fervore gibsoniano, io possa entrare in CL.
Detto questo, Cash i Radiohead - pur se grandissimi ed epocali - se li mangia sul pane a colazione manco fossero il fantasma formaggino di Elio, quindi i quattro dischi a uno ci stanno alla grande.
E comunque caro antagonista mister so tutto io, i testadiradio li conoscevo - grazie alla mia età - quando tu ancora ti affacciavi nel magico mondo delle scuole superiori.


Johnny Cash "The man comes around" (2002)
JF Il Man in black torna, più potente che mai, negli ultimi due grandi dischi di studio prima della morte.
Con Rick Rubin in regia, Cash mostra al mondo quanto un grande interprete possa riuscire a rendere sue anche canzoni che non lo sono facendo quasi dimenticare da dove vengono.
E la sua versione di "Hurt" dei Nine inch nails da strada verso la perdizione diviene il viatico per la salvezza al termine delle fatiche della vita. Il Gandalf della mia Compagnia che grida al Cannibale: "Tu non puoi passare!".
Irraggiungibile.
CK Grandissimo Johnny Cash, però forse inserendo 4 suoi dischi in queste Blog Wars non è che hai esagerato un tantinello, Ford? Si chiamano Blog Wars, non Johnny Cash Wars! Per quanto la serie delle American Recordings sia strepitosa, si tratta poi comunque di album di cover e, così come per i live, non sono un grandissimo fan dei dischi di cover… E comunque questo è un post musicale, la smettiamo con tutte 'ste citazioni del signore degli anelli?
JF Evidentemente cominci a soffrire la potenza del Man in black, che ti ricaccia indietro negli abissi dai quali sei stato originato.
Johnny Cash è il mio Clint Eastwood della musica, quindi caro piccolo Cannibale, rassegnati, se devono essere Johnny Cash Wars, lo saranno! E le sue cover sono sempre meglio degli originali, anche quando si tratta di pezzi mitici come la tua "Hurt".

E domani il Greatest Hits delle sfide bloggari prosegue con i favolosi di Cannibal Kid…

giovedì 5 maggio 2011

BLOG WARS: L'ATTACCO DEI SIXTIES (PARTE II)

Dopo la parte I con i mitici dischi 60s dell'ancor più mitico Cannibal Kid (che sarei io in un momento di esaltazione in cui parlo di me in 3a persona), spazio ai suoni di Mr. James Ford. Eh sì, purtroppo vi tocca sorbirvi anche questi. Ma diamo (vado pure di pluralis maiestatis) direttamente la parola a lui, il mio blogger antagonista.

Come nelle migliori eclissi, in grado di sconvolgere campi gravitazionali, civiltà e assetti cosmici, ma soprattutto se stesse, si incontrano in questo ring le due filosofie antagoniste fordcannibaliane, impattando sulla scia di scontri epici come quello tra greci e troiani o tra Rocky e Apollo Creed - o preferisci essere Ivan Drago, Cannibale!? -.
Un'occasione per incrociare guantoni e bottiglie ma anche per approfondire conoscenze e punti di vista su uno dei carburanti culturali più importanti che si possa desiderare di buttare nel proprio motore: la musica.
E da musicista molto scarso nonché ex commesso di negozio di dischi in piena Alta fedeltà non posso che tuffarmi a capofitto in un'impresa di questo genere, rischiando la mia vecchia pellaccia di cowboy con questo squilibrato dai gusti lecteriani.
Mr. James Ford

I 10 dischi 60s preferiti di Mr. James Ford
Ho fatto la stessa faccia dopo averlo ascoltato per intero
1. King Crimson “In the court of the Crimson King” (1969)
Mr. James Ford Le meraviglie da pura esplorazione psichedelica dei Crimson, che danno anni e anni luce ai pur leggendari Pink Floyd, con questo disco d'esordio raggiungono livelli unici, anche grazie alla straordinaria performance vocale di Greg Lake, più noto forse come elemento degli Emerson, Lake & Palmer.
Una vera e propria odissea in pieno stile 2001, travolgente e quasi incomprensibile: non mi stupisce che un presunto artistoide come il Cannibale non apprezzi il genere. Occorre aprire troppo gli orizzonti di cuore e mente.
Cannibal Kid Scusa, mi sono addormentato alla prima riga... Non si può certo dire che i Burger King Crimson posseggano il dono della suintesi, con le loro suite da minimo 10 minuti che sono (a essere gentili) una palla colossale. “21st Century Schizoid Man” è un buon pezzo, ma campionato dal solo e unico Kanye West in “Power” suona 1000 volte meglio, visto che prende i 10 secondi migliori della canzone (quelli con la voce distorta) e ci risparmia il resto, come l’inutile delirio della parte centrale. Peccato, perché se avessero tolto le pacchianate (“Moonchild” dopo una buona partenza si perde in suoni messi A CASO) e fatto canzoni da 3 minuti 3 ne sarebbe anche uscito un bel disco.





2. The Doors "The doors" (1967)
JF Ad una scelta di questo tipo potrebbe essere mossa la stessa critica fatta a Louis Armstrong (vedi post di ieri), ma l'idea è che, se qui ci fosse in ballo una figlia in coma, si starebbe percorrendo un viaggio ai limiti della coscienza in pieno stile Enter the void.
Basterebbe il solo "The end" per rendere immortale questo disco che è stato, più di tanti altri, il simbolo di una ribellione che stava esplodendo.
CK Scelta fin troppo banale, Mr. Ford Fiesta. Io preferisco gli strani giorni del secondo album.


3. Captain Beefheart "Trout mask replica" (1969)
JF Altro disco ostico e terribilmente difficile da affrontare. Ma del resto, questo è il prezzo della meraviglia, a volte.
Dunque cercherò di essere il più semplice e diretto possibile: senza il Capitano e questo apparentemente improvvisato caleidoscopio di suoni, non sarebbero esistiti artisti del calibro di Tom Waits o dei Primus, e anche i più recenti e noti Devendra Banhart e Vinicio Capossela. Se esiste un genere "circense" come questo, il suo big bang è proprio qui.
CK E figurati se non ci rifilavi una roba da grande Lebowski… Captain Beefheart è il gran visir de tùch i freakettòn, mentre per tutti i babbani il suo “Trout mask replica” resta ancora oggi a 40 anni di distanza un gran calderone di suoni incomprensibili e spesso (volutamente?) fastidiosi, con alcuni brani che, per citare il titolo di una canzone qui presente, fanno proprio “Pena”. A suo modo geniale, ma non a mio modo geniale. Inserendolo nella tua lista altrimenti piuttosto impeccabile, tu Mr. Ford Focus mi vuoi far passare per il cattivone di turno, ma evito di aggiungere altre bastardate visto che il Capitano è scomparso da poco. Chiudo allora dicendo semplicemente che è un disco inascoltabile. E, comunque, qualcuno al mondo sente davvero il bisogno di un genere circense, Moira Orfei a parte?
JF Andrò a fare il bruto insensibile al Cirque du soleil, così farò un sacco di soldi e verrò a comprare il posto in cui lavori giusto per licenziarti.

4. The Velvet Underground & Nico "The Velvet Underground & Nico" (1967)

5. The Rolling Stones "Aftermath" (1966, edizione Usa con “Paint it black”)
JF Gli Stones erano, sono e saranno l'anima casinara, cattiva e cazzuta del rock delle origini, e ancora oggi restano una delle grandi band dell'epoca d'oro dei miei genitori che sono stato fiero e felice di avere modo di vedere dal vivo.
Con Aftermath si infiamma tutta la loro anima, per la prima volta, forse, davvero lontana dal dualismo/rivalità con i "cugini" Beatles.
Una roba da fuochi d'artificio.
CK I Rolling Stones sono sempre stati il lato cattivo, malvagio, satanico del rock e degli anni Sessanta. È quindi quasi ovvio che la mia preferenza vada a loro, seppure di poco, sui baronetti ma comunque non certo angioletti neppure loro Beatles. Tra i loro tanti dischi notevoli scelgo Aftermath per la presenza della devastante “Paint it black”: this is rock’n’roll!


6. The Beatles "The white album" (1968)
JF Occorre subito precisare che, a proposito della rivalità Beatles/Rolling Stones io sono e sarò sempre dalla parte dei secondi, per affinità e fordismo galoppante.
Eppure non posso riconoscere l'effetto travolgente dei tre dischi che ho volutamente ed irrinunciabilmente inserito nella lista.
Nel caso del White album, basterebbero Happyness is a warm gun e Helter skelter per definire la portata incredibile di quest'opera titanica.

7. The Beatles "Abbey road" (1969)
JF Devo ammettere, e non senza una punta di dispiacere - considerata l'affinità con il mio antagonista - che considero Abbey road il mio disco preferito dei quattro baronetti di Liverpool: delicato, intimo, leggero eppure incredibilmente capace di metterti una mano sul cuore e strizzarlo come uno straccio.
I Fab Four erano ormai alla fine, e la percezione dello scioglimento si sente quasi fosse una profezia di morte contro la quale si lotta già convinti di non farcela. Magico.
CK Ah già che negli anni Sessanta c’erano anche dei certi Beatles! Riguardo al loro album preferito ero un po’ indeciso, ma ho escluso il White Album per la presenza di “Ob-La-Di, Ob-La-Da”, uno dei pezzi più scemi di sempre. Alla fine ho preferito “Abbey Road”, in cui il fantasma dello scioglimento si sente aleggiare nell’aria, come nello splendido intreccio vocale di “Because”.


8. The Beatles "Sgt. Pepper's lonely hearts club band" (1967)
JF Dire qualcosa a proposito di Sgt. Pepper sarebbe superfluo almeno quanto dire qualcosa a proposito di Pet sounds.
Uno dei dischi fondamentali di tutta la musica moderna.
L'unica differenza rispetto al lavoro dei Beach Boys è che questo, per me, è anche un vero e proprio tuffo al cuore.
CK Grandissimo gruppo, i Beatles, fondamentali, sicuramente la band dal maggiore impatto socio-culturale nella Storia, musicalmente hanno scritto canzoni stupende e fatto cose molto avanti, però volendo fare un’insinuazione provocatoria: non è che sono un tantino sopravvalutati? Non tanto, solo un tantinello. Anche perché il vero genio della band per me era John Lennon, gli altri bravi, per carità, ma certo hanno avuto una bella botta di culo a finire insieme a un fuoriclasse così puro. Quindi 3 album in lista non ti sembrano un po’ troppi, Mr. Ford Escort?
JF Ho notato numerosi riferimenti automobilistici, ma ti dico che l'unica Ford che mi si addice è la Gran Torino.

9. Bob Dylan "Blonde on blonde" (1966)
JF Ok, devo ammetterlo. Nonostante l'impareggiabile tracklist, Blonde on blonde non è il mio disco preferito di Dylan, che arriverà con i seventies.
Ma non me la sono proprio sentita di non celebrare un artista che, malgrado gli evidenti limiti vocali e una marcata antipatia - personalmente lo prenderei selvaggiamente a bottigliate -, ha segnato la storia del cantautorato mondiale sfornando pezzi di disarmante potenza e semplicità. One of us must now e Rainy day women per me su tutte.
CK Grande Bob Dylan. Se non fosse per quella voce monotona mi piacerebbe anche. A parte la voce nasale, comunque, c’è sempre qualcosa che mi è sfuggita, di un personaggio come il Bob Dylan Snoop Doggy Dog: è uno, nessuno e centomila, come nel film Io non sono qui, ma chi è veramente? Niente da dire sulla scelta, però: Blonde on Blonde è il mio disco preferito della sua produzione e ci sono una manciata di canzoni magnifiche. Poi certo, come si vedrà nei prossimi post, io a Blonde on Blonde preferisco Blondie… E quindi ammetti di aver inserito Dylan giusto per fare il Dylan di Beverly Hills della situazione?
JF Effettivamente Dylan era il personaggio di Beverly hills che più mi affascinava.

10. Johnny Cash: Live at Folsom Prison (1968) e Live at San Quentin (1969)
JF Una sostituzione dell'ultimo minuto (al posto degli Stooges) che sa tanto di colpo basso dovuta alla crescente perdita di memoria di questo vecchio cowboy, ma che non potevo assolutamente non fare: il man in black per eccellenza, il Clint Eastwood della musica nei due storici concerti che rilanciarono la sua carriera dopo i fasti degli anni cinquanta e il precipitare nelle dipendenze dei sessanta.
Se il primo è una pietra miliare per importanza storica e sociale, il secondo è una vera bomba, con le incredibili performance di "A boy named Sue" e "San Quentin": sentire Cash cantare "San Quentin may you rot and burn in hell" e le ovazioni dei detenuti mi fa venire i brividi ad ogni ascolto. Intramontabile.
CK Io odio i dischi live! Per me il concerto è un evento unico che va vissuto in presa diretta, live appunto, e quindi l’ascolto di una registrazione di solito mi fa lo stesso effetto di una partita vista in differita e conoscendo già il risultato. Ci sono però delle eccezioni, quando un appuntamento live può rivelare una band in una veste insolita, come l’Mtv Unplugged dei Nirvana, oppure un evento straordinario e che fa Storia come Johnny Cash che si esibisce in prigione per i detenuti. Per il man in black rispetto assoluto anche se tu sei il solito sborone e non ti accontenti di un disco ma ne devi mettere due.
Comunque te la passo, anche perché con i prossimi decenni “I’ll shot a Ford in Reno, just to watch him die”.


A presto, con un nuovo scontro sul ring con i dischi degli anni '70 presentati apposta per voi da Cannibal Kid e Mr. James Ford...
Buona giornata, buona notte e buone botte!

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