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venerdì 31 luglio 2015

Suite francese - Nazi's Creek






Suite francese
(UK, Francia, Canada, Belgio 2014)
Titolo originale: Suite Française
Regia: Saul Dibb
Sceneggiatura: Saul Dibb, Matt Charman
Tratto dal romanzo: Suite francese di Irène Némirovsky
Cast: Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin Scott Thomas, Ruth Wilson, Sam Riley, Tom Schilling, Margot Robbie, Alexandra Maria Lara, Lambert Wilson
Genere: polpettone storico
Se ti piace guarda anche: Storia di una ladra di libri, Fury, Testament of Youth

Suite francese fin dal titolo promette di essere la mia visione ideale.
Il termine suite lascia immaginare una forte componente musicale e ciò per me è sempre un bene. A meno che non si intenda la suite di un hotel, e pure in tal caso la cosa non mi dispiace affatto.
Io poi adoro tutto ciò che è francese.
Oltre al titolo, se a ciò aggiungiamo che la protagonista è la mia adorata Michelle Williams, ancora meglio. Buttiamoci nella visione di questa pellicola!

lunedì 2 dicembre 2013

COTTA ADOLESCENZIALE 2013 – N. 19 KRISTIN SCOTT THOMAS



Kristin Scott Thomas
(UK, Francia 1960)
Genere: MILF
Il suo 2013: sexy mamma di Ryan Gosling in Solo Dio perdona, ma l'abbiamo anche vista Nella casa
Se ti piace lei, ti potrebbero piacere anche: Julia Ormond, Juliette Binoche, Madonna, Vera Farmiga
È in classifica: perché è la MILF dell'anno
Il suo discorso di ringraziamento: "Thank you, pardon... mercì. Sono britannica naturalizzata francese e per questo me la tiro un casino!"

Dicono di lei su twitter
Tetter

Ryan Gosling @Driver80
Mother I'd Like to Fuck... devo aggiungere altro? #KristinMILFThomas



sabato 27 luglio 2013

SOLO DIO PERDIONA




Solo Dio perdona - Only God Forgives
(Francia, Thailandia, USA, Svezia 2013)
Titolo originale: Only God Forgives
Regia: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn
Cast: Ryan Gosling, Vithaya Pansringarm, Kristin Scott Thomas, Tom Burke, Yayaying Rhatha Phongam, Gordon Brown, Charlie Ruedpokanon, Byron Gibson
Genere: refnerenziale
Se ti piace guarda anche: Oldboy, V per vendetta, Kill Bill

Solo Dio perdona, recita il titolo della pellicola di cui parlo quest’oggi.
Non è mica vero. Anche io perdono. Perdono al regista Nicolas Winding Refn di aver creato una delle pellicole più noiose nella storia dell’umanità, Valhalla Rising. L’ho perdonato a tal punto da essere riuscito a dimenticare quella batosta di film e adorare incondizionatamente il suo lavoro successivo, Drive. Così come perdono Ryan Gosling per aver raggiunto la grande fama con uno dei film più smielati degli anni recenti, ovvero Le pagine della nostra vita, e perdono a Kristin Scott Thomas di aver fatto parte di un’altra delle più grandi lagne del cinema mondiale, Il paziente inglese.

"Vuoi che lo indossi io? Dici starà meglio a me che a te???"
Io perdono, sì quel che è fatto è fatto io però chiedo scusa, regalami un sorriso io ti porgo una rosa, su questa amicizia nuova pace si posa, perché so come sono infatti chiedo perdono, sì quel che è fatto è fatto io però chiedo scusa, per quelle rare volte in cui posso aver scritto delle cazzate, o recensito un film frettolosamente, o ancora aver consigliato una pellicola per me bellissima e che voi invece avete poi trovato una schifezza. In questo caso, io consiglio di dare un’occhiata a Solo Dio perdona, però non vi posso assicurare che vi piacerà. È un film particolare, molto ma molto Refn. Se vi aspettate un nuovo cult totale come era stato Drive, resterete inevitabilmente delusi. Anche chi ha apprezzato questo suo ultimo sforzo, non può considerarlo al livello del suo illustre predecessore. Gli manca qualcosa. Gli manca la stessa forza emotiva che guidava Drive. Qui il danese è ritornato alla sua glaciale freddezza abituale. In compenso, dentro Solo Dio perdona ci si può ritrovare tutto il suo cinema. Come nella trilogia di Pusher, abbiamo di nuovo a che fare con uno spacciatore (l’attore feticcio di Refn, Ryan Gosling), sebbene la sua professione venga solamente menzionata a parole ma non esercitata nei fatti. Come nella trilogia che ha lanciato il regista, anche qui abbiamo poi una situazione famigliare particolare e intricata. Il fratello di Ryan Gosling non può essere certo definito una personcina a modo e, dopo aver stuprato e ucciso una ragazzina di 16 anni, viene a sua volta brutalmente fatto fuori dal padre della ragazza, con la complicità di un agente di polizia (l’inquietante e impronunciabile Vithaya Pansringarm).
A questo punto, arriva in città, ovvero Bangkok in Thailandia, la madre dei due ragazzi, una idolesca Kristin Scott Thomas. È lei il personaggio più loquace di un film altrimenti quasi muto ed è lei a tirare fuori le battute più divertenti di un film violento, durissimo, ma che a sorpresa in alcuni momenti sa persino far ridere. Ed è lei a gridare vendetta per la morte del figlio Billy (Tom Burke).

Ryan Gosling: “Billy ha stuprato e ucciso una ragazzina di 16 anni.”
Kristin Scott Thomas: “Avrà avuto le sue ragioni.”

Solo Dio perdona. Non è vero. Anche Ryan Gosling era pronto a perdonare la morte del fratello, certo non un santo, per mano del padre della ragazza uccisa. Tutti gli altri personaggi della pellicola invece tengono fede al titolo e di perdonare non ne vogliono sapere, tanto da trasformare la vicenda in una faida infinita, per una delle più sanguinarie rassegne vendicative viste su schermo dai tempi del doppio volume di Kill Bill e della trilogia della vendetta di Park Chan-wook.

"Uh, mi sono spezzato un'unghia. Urge manicure im-me-dia-ta-men-te!"
Oltre a questo gioco al massacro, c’è qualcos’altro?
Eh, insomma. Refn ha dipinto la sua pellicola visivamente più bella, Drive escluso, ma a livello di contenuti e di profondità nella costruzione dei personaggi, la sceneggiatura mostra qualche lacuna. Siamo alle solite. Il danese a livello di regia è impeccabile, non gli si può dire niente, come autore di script invece ha ancora ampi margini di miglioramento. Niente che meriti come punizione l’amputazione delle mani, come avviene nel film, però poteva azzardare anche qualcosa in più sulle psicologie dei suoi protagonisti. Il personaggio di Ryan Gosling, in particolare, ci viene mostrato qua e là con qualche sprazzo di umanità, subito dopo negato, cosa che impedisce un vero avvicinamento empatico come invece capitava con l’autista quasi autistico Driver di Drive, probabilmente il più umano, seppure a suo modo, tra tutti i personaggi dell’universo refniano (che poi si dirà refniano o refnaniano?).

Spettacolare senza riserve è invece Kristin Scott Thomas, più sexy e sboccata che mai, una MILFona con i controcazzi che illumina il film e che avrebbe meritato uno spazio ulteriore. Refn però gioca a fare il bastardo, proprio come il personaggio interpretato da Ryan Gosling. Ci fa intravedere attimi di poetica violenza, di brutale bellezza e poi, poi tira indietro la mano. Quando il film sembra dover crescere, raggiungere il suo climax, si spegne. Magari sbaglio io, ma la parte finale, nonostante il suo simbolismo, tra complessi di Edipo e amputazioni mi sembra un po’ affrettata. Forse per questo che a Cannes sono piovuti tanti fischi nei confronti della pellicola, dopo gli applausi per Drive.

Un’accoglienza che ricorda quella riservata a Terrence Malick, passato dalla Palma d’Oro per The Tree of Life agli sberleffi dei critici riservati a Venezia a To the Wonder. Questo Solo Dio perdona è un po’ il To the Wonder di Refn: una pellicola che è quasi un esercizio di stile ed è molto autoreferenziale, anzi refnerenziale. Se Drive era un film indipendente, che poteva essere compreso e amato anche da chi non aveva la più pallida idea di chi Refn fosse, Solo Dio perdona appare più come un tassello che per essere decifrato in pieno va collocato all’interno della sua filmografia. Come detto prima, si ritorna dalle parti della trilogia di Pusher, ma c’è anche qualche lampo di ironia come in Bleeder, c’è la lentezza esasperante di Valhalla Rising, i corridoi, gli spazi claustrofobici e le sequenze visionarie di Fear X, le accelerazioni di ultraviolenza di Bronson e Drive.

"Fighe 'ste luci al neon, devo mettermele anche a casa mia."
Non solo un remix delle sue pellicole precedenti, comunque. Refn tenta inoltre di proporre uno stile differente, più orientaleggiante, ancor più simbolico che in passato, cosa che rende la sua decodificazione un’impresa non semplice. Si tratta di una pellicola da una parte dalla sceneggiatura semplicissima e dai dialoghi minimal quasi inesistenti, dall’altra è un film profondo e complesso, criptico e difficile, proprio come To the Wonder, e che, in maniera analoga, sa accendersi e donarci lampi di bellezza assoluti e di grande cinema, grazie anche alle atmosfere sonore costruite da un Cliff Martinez che ormai si conferma tra i compositori di musica per il cinema più in forma del momento. In aggiunta ai suoi brani, ci sono un paio di canzoni thai al karaoke, che rappresentano i momenti emotivamente più forti di un film anoressico, da un punto di vista sentimentale. Una caratteristica non nuova, all’interno del cinema di Refn. Dimenticatevi quindi la “scena dell’ascensore” di Drive. Qui al massimo potrete trovare la sequenza di una tipa che si masturba davanti a Gosling legato a una sedia. Il vertice del romanticismo di questo spietato Solo Dio perdona.

Il finale non sarà il massimo, non tutto sembra girare al meglio, mancano quei dettagli in grado di trasformarlo in un cult come Drive, l’insieme risulta persino troppo freddo, ma per il resto si tratta di una pellicola visivamente notevolissima, in grado di ritrarre una Bangkok desolata e priva di umanità. Una visione buona, a tratti persino splendida, cui si può anche perdonare qualche difettuccio. Perché non è vero che Solo Dio perdona. Anche io lo posso fare.
O forse ciò significa che io sono come Dio?
(voto 7,5/10)

Recensione pubblicata anche su Wait! Cinema, un nuovissimo blog cinematografico da me curato che vi consiglio di seguire, amare e inserire tra i vostri siti preferiti!

In più, su L'OraBlù il buon C[h]erotto ha dedicato al film un nuovo minimal poster.


Volete recuperare tutte le altre recensioni cannibali dedicate ai film di Nicolas Winding Refn?
Eccole qui:

Drive

E per adesso è tutto.
Dichiaro ufficialmente finita la Refn Week.




venerdì 26 aprile 2013

OGGI TEMA SUL FILM NELLA CASA


Tema
Parla dell’ultimo film che hai visto


Svolgimento di Jessika
Cioè Prof, ieri sera dovevo andare a ballare con la Kikka al Fangtasia ma poi quella stordita m’ha tirato un pakko ke più pakko non si può perkè i genitori nn l’han più fatta uscire e le han gridato qualkosa tipo: “Se stasera esci, al koncerto dei 1Direction non t facciamo + andare, sgualdrinella!” e allora m’è tokkato far skattare il piano B: kiamare il Gianlu, ke è troppo il mio migliore amico e lui x per me c’è sempre e lo so ke sono una stronza xkè lo kiamo solo quando non c’ho un kazzo di meglio da fare e… oops, sorry Prof, m’è skappata 1 parolaccia e cmq lui m’ha detto: “Andiamo al cinema?” e io: “Sì, ma cioè non farti strane idee cioè nn siamo una koppia, te kapì?” e lui “Sì, sì, certo,” e m’ha portata a vedere un film francese ke parla di questo ragazzo karino che io cioè gliela darei anche se mi korteggiasse con solo tipo 2 o 3 SMS e ‘sto tipo va a kasa di un altro tipo ke invece è più cesso e a lui non gliela darei manko dopo 2 o 3 mila SMS ma forse per 2 o 3 mila euri sì e questi 2 fanno i kompiti assieme e quello + karino aiuta quello + stupido a prendere dei bei voti a scuola e magari avessi anch’io un amiko fiko kosì ke mi aiuta invece di quello stordito del Giukas che viene a farmi ripetizioni e al massimo mi fa prendere 5-- e poi tutto quello che succede nella kasa dell’amiko il ragazzo + karino lo rakkonta al suo prof d’italiano attraverso dei temi e insomma è un po’ quello ke sto facendo io adesso con lei Prof, ma non si faccia strane idee Prof, che io non le racconto tutto quello ke mi kapita Prof e le parlo solo del film Prof e a un certo punto i 2 si baciano, intendo i 2 del film Prof mika io e il Gianlu ma ke Prof è scemo? e forse il bacio non c’è stato x davvero e forse era solo una kosa immaginaria e a dirla tutta non c’ho kapito bene molto anke xké la Kikka kontinuava a mandarmi un mex dietro l’altro e diceva ke Selena Gomez era tornata con Justin Bieber e io le ho risposto ke secondo me era tutta una bufala e kosì mi sono persa nella trama e nn è nemmeno tutta colpa mia e della Kikka è anke xkè è troppo strano kome film e dovevo immaginamelo visto ke il Gianlu pure lui è strano forte ed è fissato con tutti ‘sti film d’autore e tutte ‘ste kazzate che io non kapisco e… sorry Prof, m’è scappata di nuovo 1 parolaccia e adesso mi skappa la kakka e quindi konsegno ke devo andare in bagno e questa volta non faccia lo stronzo e mi dia almeno un 6, ke c’ho preso pure il congiuntivo, bang!

XOXO
Jessika 


Svolgimento di Kikka detta Kikka
L’ultimo film che ho visto non è che l’ho proprio visto. Me l’ha raccontato la Jessika. Parla di un ragazzo che racconta il rapporto di amicizia con un suo compagno di classe attraverso una serie di temi scolastici che consegna al suo prof di italiano e se devo essere proprio sincera non mi ha fatto venire una gran voglia di vederlo. Però sa che c’è, Prof? Glielo consiglio. A lei, sì, a lei. Perché parla di un prof di italiano come lei e quindi lei si divertirà un mondo. Ma quanto sono brava? Do’ pure i consigli ai prof e i miei genitori m’hanno messa lo stesso in punizione e spero che per il concerto dei One Direction di maggio gli sia passata altrimenti la mia vita è troppo finita.


Svolgimento di Giucas
Film?
Io l’unico sport che seguo è il calcio, mica ‘ste robe da effeminati come il Gianlu.
Forza Juve! Campioni d’Italia!


Svolgimento di Gianluca detto Gianlu
L’altra sera me ne stavo a casa tranquillo a vedermi un episodio di Game of Thrones. Questa terza stagione non è che mi stia convincendo del tutto, però lo guardo comunque in religioso silenzio e quando m’è arrivato un messaggio sul cellulare ero già pronto a spegnerlo o peggio a scaraventarlo contro il muro, quand’ecco che ho letto il nome sul display: Jessika. La mia Jessika. Beh, mia non proprio. Work in progress. Sto lavorando per voi. Mi chiede di andare fuori con lei e io penso che questa sera devo fare la grande mossa. Devo uscire dalla friend zone e farle capire ciò che provo veramente.
Amore?
Ma và, prof, ma in che epoca vive, porca zoccola?
Ho solo voglia di scoparla, questo è ciò che provo veramente per lei. Le propongo allora un cinema, così avremo la possibilità di stare vicini al buio. Cosa andare a vedere, però?
Iron Man 3? No, ci sarà la sala piena di gente. Troppo poco intimo.
Decido allora di andare a consultare il blog Pensieri Cannibali. L’ultimo film di cui si parla si chiama Nella casa e viene osannato come “Una nuova perla di cinema francese da non perdere” e come “Una visione sorprendente, intrigante, stimolante per gli occhi e per il cervello” e a cui viene assegnato il voto di 17/20. Di solito i voti sono in decimi, ma dev’essere una citazione del film o che so io. Se Pensieri Cannibali ne parla così bene, significa che è uno di quei film che NESSUNO andrà a vedere, cosa che significa anche: sala vuota tutta per me e per la Jessika.

La passo a prendere in scooter e ce ne andiamo fino al multisala Michelangelo Antonioni in cui nella saletta più minuscola che Jessika ha definito “sala house” proiettano questo benedetto Nella casa. Siamo quasi soli, c’è solo una coppietta di vecchietti, avranno almeno 35 anni, ma per il resto non c’è nessun altro. Come immaginavo. Pensieri Cannibali è sempre affidabile, per le pellicole che non si fila nessuno.
Inizia il film ed è più interessante di quanto immaginassi. È una riflessione profonda sul rapporto tra professore e studente, sull’insegnamento, che si domanda: “Chi insegna a chi? Chi è il vero insegnante? Il prof o l’alunno?”.
Non solo, parla anche dell’importanza del narrare, dell’importanza delle storie nella nostra vita. Allo stesso tempo ha una componente thriller, una tensione costante che accompagna dall’inizio alla fine della visione, al punto che mi sono perso talmente nel film da dimenticarmi la vera missione per cui ero lì al cinema con Jessika. Quella lì intanto invece di stare a guardare questa magnifica pellicola che sembra un Woody Allen più inquieto e francese era lì che messaggiava con quella scema della sua amica.
Questo mentre sullo schermo si susseguiva una visione che come diceva Pensieri Cannibali è “Sorprendente, intrigante, stimolante” e per una volta c’aveva preso in pieno. E oltre a tutto quello che ho già detto è anche un film sulla famiglia, sulla borghesia francese, sull’iniziazione sessuale, sulla voglia di evadere dalla proprie vite e andare a ficcanasare dentro le case degli altri, come faceva James Stewart ne La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, vecchio film recentemente scoperto sempre grazie a Pensieri Cannibali. Solo che qui il protagonista partecipa in maniera più attiva.
Il ragazzino protagonista, il giovane quasi esordiente Ernst Umhauer, che Pensieri Cannibali consiglia “vivamente di tenere d’occhio”, si va a infiltrare nella casa di un suo compagno di classe. Prima gli dà lezioni di matematica e poi diventa il suo migliore amico e quindi diventa quasi un secondo figlio per i suoi genitori, interpretati da Denis Ménochet, che avevo già visto nella scena d’apertura di Bastardi senza gloria, e da una Emmanuelle Seigner splendida desperate houseMILF. Tutto quello che succede nella casa del suo nuovo amichetto lo racconta al suo professore d’italiano. Prima in un tema, quindi attraverso una serie di testi che scrive apposta per lui e poi…
E poi succedono altre cose che mi hanno fatto del tutto dimenticare di Jessika. Fino ai titoli di coda, in cui ha soprannominato il regista "Buco nell'Ozon". Mentre la riaccompagnavo a casa le ho chiesto se il film le era piaciuto e lei, dopo una pausa un po’ troppo lunga, mi ha risposto con un: “Sì” non troppo convinto e quando si è tolta il casco mi ha subito salutato e se n’è andata in fretta prima che potessi provare a baciarla e chissà, forse lei avrebbe voluto che ci provassi al cinema ma è tutta colpa di questo maledetto film, davvero troppo “Sorprendente, intrigante, stimolante”, dannato Pensieri Cannibali che c’aveva ragione e la prossima volta la Jessika la porta a vedere un film con Enrico Brignano o Alessandro Siani che così sono sicuro di non distrarmi nella visione. Però forse è meglio di no, in quel caso a quella stordita potrebbero piacere e quindi mi tocca continuare a tenere d’occhio Pensieri Cannibali che tanto di solito non ci prende con i consigli e questo Nella casa è stata la classica eccezione che conferma la regola.


Nella casa
(Francia 2012)
Titolo originale: Dans la maison
Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon
Tratto dall’opera teatrale: El chico de la última fila di Juan Mayorga
Cast: Ernst Umhauer, Fabrice Luchini, Kristin Scott Thomas, Denis Ménochet, Emmanuelle Seigner, Bastien Ughetto
Se ti piace guarda anche: La finestra sul cortile, La classe, Afterschool
(voto 17/20)


mercoledì 27 giugno 2012

Il pescatore di sogni: Salmon F***ing in the Yemen

Il pescatore di sogni
Titolo originale: Salmon Fishing in the Yemen
(UK 2011)
Regia: Lasse Hallstrom
Cast: Ewan McGregor, Emily Blunt, Amr Waked, Kristin Scott Thomas, Tom Mison, Rachel Stirling, Conleth Hill, Tom Beard
Genere: pescaiolo
Se ti piace guarda anche: Beginners, Big Fish, In mezzo scorre il fiume

Il pescatore di sogni non mi ispirava per nulla. Pensavo che i miei sogni li avrebbe pescati sì, mentre finivo tra le braccia di Morfeo dopo pochi minuti di visione. Oppure mi aspettavo una di quelle pellicole tutte buoni sentimenti e belle azioni trasformate per magia in realtà. Una di quelle favolette nate sulla scia del favoloso mondo di Amélie. Quanti danni ha fatto, quel film!
In parte è anche così. Il pescatore di sogni non è infatti certo una pellicola “cattiva”. In nessun senso. Né nel senso di perfida, né nel senso di inguardabile. È un film giocato proprio sui bei propositi e sul trovare un senso alla propria vita e in questo un po’ paraculo lo è. Però sa fino a che punto tirare la canna (da pesca, non un altro genere di canna) senza diventare troppo zuccheroso o irritante.
Non per essere razzisti, però fosse stata una pellicola americana probabilmente sarebbe caduta facilmente tra le pericolose acque della stucchevolezza. Invece è un film britannico che ha dalla sua un pizzico di sempre piacevole sense of humor, infila dentro anche un minimo di satira nei confronti dei meccanismi della politica e non si concede troppo, non del tutto almeno, a facili sentimentalismi pucci pucci.

"Grazie per avermi concesso l'onore di questa esterna, Costantino!"
La storia raccontata dal film è di quelle più rischiose. Uno sceicco riccone ha la stralunata idea di pescare salmoni nello Yemen. Operazione costosissima di cui viene incaricato un funzionario del governo britannico, per una serie di questioni politico-burocratiche che in questa sede risulterebbe troppo lungo e noioso da spiegare e che sinceramente non ricordo più nemmeno bene, quindi proseguiamo oltre.
La vicenda è quella di un sogno impossibile fatto da un megamiliardario che evidentemente nella vita non ha trovato un modo migliore per dilapidare il suo gruzzolo. Finanziare un piccolo sito come Pensieri Cannibali gli faceva proprio schifo?
Eppure dietro vi è qualcosa di più di un semplice capriccio. Vi è la ricerca di andare controcorrente, sfidare le convenzioni comuni, lottare contro i mulini a vento, andare a caccia, o meglio a pesca, dell’impossibile.
Una bella storia che diventerà l’occasione per scoprire un nuovo modo di vedere le cose e banalità assortite varie, però raccontate in maniera brillante e non così banale. La narrazione mi ha anzi ricordato un pochino il libro che sto leggendo al momento, Libertà di Jonathan Franzen, sebbene il film non raggiunga gli stessi enormi livelli. Lì troviamo, tra le varie vicende raccontate, anche quella di un uomo che si occupa della salvaguardia di una specie rara di uccello per conto di una società multimiliardaria, qui invece abbiamo un tizio che dovrà cercare di portare i salmoni in Yemen contro il parere di tutti. Il suo prima degli altri. E insomma, alla fine non c’entra nulla, però era solo per consigliarvi un libro per l’estate, oltre naturalmente al mio.

"No, non puoi sederti lì. Quello è il nuovo trono di Costantino.
Se ti becca Maria de Filippi, si incazza!"
Se vi piace la pesca, troverete un motivo in più per vedere questo film. Se non ve ne frega niente di pesca, potete comunque guardarlo tranquillamente, visto che la pesca è usata più che altro come metafora per innescare riflessioni più profonde ed esistenziali. Tra i fan dell’argomento potrebbe esserci Ewan McGregor, che dopo Big Fish infilza con la sua lenza un secondo titolo ittico, e pure in Sogni e delitti di Woody Allen se ne andava in barca. Ma magari è solo una coincidenza…
Tra i fan della pesca invece di certo non ci sono io. Sono andato una volta, tra l’altro in un laghetto artificiale, ne ho pescati alcuni, non mi sono divertito un granché e li ho subito ributtati dentro. Se posso dare il mio parere tecnico: è una palla, la pesca. Forse persino più del golf.



"Non credevo che in un blog solo potessero starci dentro tante stron..."
Tornando sulla terra ferma, la pellicola è girata diligentemente e senza guizzi fuori dall’acqua dal mesteriante svedese Lasse Hallstrom, regista dei bei Buon compleanno Mr. Grape e Le regole della casa del sidro così come di ruffianate come Hachiko e Dear John. Il punto di forza sta però nell’ottimo cast. Se lo sceicco mediorientale interpretato dall’egiziano Amr Waked sembra una versione espressiva di Costantino Vitagliano, ma chiunque è più espressivo di Costantino Vitagliano, in una parte minore fa la sua bella figura nelle per lei piuttosto inedite vesti ironiche Kristin Scott Thomas. La cosa più convincente è soprattutto la coppia di protagonisti: Ewan McGregor dopo un periodo appannato continua ad azzeccare una pellicola via l’altra, pum pum, come ai tempi il Renton di Trainspotting si sparava una pera dietro l’altra. Dopo aver fatto coppia, sulle schermo intendo, con Melanie Laurent in Beginners ed Eva Green in Perfect Sense, la sua dolce metà cinematografica qui è Emily Blunt: ne I guardiani del destino non mi aveva convinto molto, Wolfman e I fantastici (???) viaggi di Gulliver facevano cagare anche se ci fosse stata la migliore attrice del mondo (Natalie Portman, nel caso aveste dubbi), ne Il diavolo veste Prada era luciferina ma nemmeno fino in fondo, qui invece finalmente mi ha convinto al 100%.

Non sarà il colpo dell’anno, però se pescando tirate su questa guizzante commediola romantica ma non troppo, potrete tornare a casa soddisfatti. Io no. Io odio la pesca. Però questo film è riuscito comunque a prendermi all’amo.
(voto 6,5/10)

lunedì 30 aprile 2012

Robert Pattinson - Storia di un puttano in saldo

"Con sto sguardo vi trombo tutte, vi trombo!"
Bel Ami - Storia di un seduttore
(UK, Francia, Italia 2012)
Titolo originale: Bel Ami
Regia: Declan Donnellan, Nick Ormerod
Cast: Robert Pattinson, Uma Thurman, Christina Ricci, Kristin Scott Thomas, Colm Meaney, Holliday Grainger, Natalia Tena, Pip Torrens
Genere: in costume scostumato
Se ti piace guarda anche: Albert Nobbs, Come l’acqua per gli elefanti, A Dangerous Method

In Bel Ami non ci sono vampiri.


E fu così che la sala si svuotò.

Robert Pattinson ha una carriera, e soprattutto una vita, anche all’infuori di Twilight?
Può riuscire a crearsi un futuro cinematograficamente credibile, cancellandosi di dosso l’etichetta di teen-idol Dash, che più bianco non si può?
Farcela può farcela. In tanti prima di lui ci sono riusciti, vedi il DiCaprio passato dalle magliette delle teenagers ai tempi del Taitanic al cinema d’autore grazie a Scorsese. E forse capiterà anche a Pattinson con il suo prossimo Cosmopolis, diretto da David Cronenberg. Sperando di non trovarci di fronte a una nuova ciofeca alla A Dangerous Method.
Per il momento però il Pattinson deve ancora attendere, visto che l’etichetta tuailaids ce l’ha ancora ben attaccata addosso e questo Bel Ami non fa certo nulla per scollargliela. Nemmeno un pochino. Oltre a essere artisticamente una porcheria, il film, almeno in Italia, è stato un bel floppone, con appena 1 milione di euro incassati nonostante l’uscita in numerose sale.
I motivi del flop?
"Ma che du' cojoni sto film! Almeno Twilight faceva ride..."
In Bel Ami non ci sono vampiri.


E la sala si svuotò. Di nuovo.

Non ci sono vampiri, ma allora che ce sta, in questo Bel Ami di ‘sta cippa?
La storia si basa sull’omonimo libto di Guy de Maupassant, un romanzone classico ambientato nella Parigi di fine ‘800. Spiacenti, fan del Pattinson: non è ambientata a Forks. Il protagonista Georges Duroy non è un vampiro e non è nemmeno un licantropo e non ha manco un mezzo potere soprannaturale. È un giovane affascinante che ha combatutto in Algeria un paio d’anni per l’esercito francese, tutto qui, e ora rientrato in patria si arrampica. Cioè, fa l’arrampicatore sociale. Ad aiutarlo nella sua scalata sui gradini dell’alta società parigina ci pensano le donne. Sono loro infatti a controllare i destini della città, mica i loro mariti, e saranno loro ad aiutare il Georges ce l’ho sempre duro Duroy a diventare ricco e potente. Perché lo fanno? Perché il Pattinson le attrae come teenager emo in calore.
Possiamo definirlo arrampicatore sociale, oppure in altri termini possiamo dire che fa il puttano? Sì, in pratica fa il mantenuto. Figata.
Perché lui sì e noi no?
Perché lui è Robert Pattinson. Ma che gli fa, alle donne? Che gli fa?

"Con tutto il rispetto per Guy de Maupassant,
ma il libro del Cannibal è molto più interessante!"
C’è una scena con Pattinson col culetto ignudo che si inchiappetta una prostituta che manderà in solluchero tutte le sue fans e un po’ in tutto il film il corpo di Pattinson è trattato come di solito vengono trattati i corpi delle attrici donne. Come meri oggetti sessuali. Pattinson in questo film è un po’ come Sharon Stone in Basic Instinct.
Senza la scena dell’accavallamento di gambe, grazie a Dio!
La rivincita del femminismo, o solo la mercificazione del Pattinson?

Fondamentalmente questa roba che dovrebbe essere una grande storia di discesa negli abissi dell’avidità umana, finisce per somigliare a una versione in costume di Gossip Girl. Pattinson troieggia alla grande e passa da un letto all’altro. Da Christina Ricci a Uma Thurman fino a Kristin Scott Thomas. Una serie di scene di sesso iper patinato vicine a quelle di Breaking Dawn. Fate voi quanto sexy possano essere…


"Wow, Christina, hai le tette più grosse di Kristen Stewart!"
"Embè, grazie al cazzo, chiunque... pure tu!"
Se come seduttore il potere del Pattinson funziona, eccome, come attore invece come se la cava?
Nella prima parte regge il personaggio ancora discretamente bene. Quando la situazione si fa drammatica, quando entrano in gioco le scenone urlate manco Muccino fosse passato in cabina di regia e quando il suo personaggio sprofonda nel suo lato più oscuro, anche la recitazione del Pattinson sprofonda e si fa drammatica. Ma non intendo in senso positivo. Complici dialoghi non proprio memorabili e situazioni da raffinata soap-opera in costume, girata con stile di poco superiore alle fiction italiane, Pattinson non convince. È lui stesso il primo a non credere nella sua intepretazione. E anche Christina, Uma e Kristin fanno poco meglio di lui.
Fino a che c’è da fare il piacione, gli riesce anche. Quando si tratta di fare il serio e il melodrammatico, non ci siamo. Sarà per Cosmopolis...
Ma anche lì, care fan del Pattinson, sembra che non ci siano vampiri.


Avete di nuovo lasciato la sala-ala-ala-ala  ala  alaaa   alaaaaaa?
(voto 4,5/10)


mercoledì 11 aprile 2012

Non dirlo a nessuno. Dillo a tutti!

"Hey, se trovi Ford ti pago bene. Lo riconosci facilmente: è più tamarro di te!"
Non dirlo a nessuno
(Francia 2006)
Titolo originale: Ne le dis à personne
Regia: Guillaume Canet
Cast: François Cluzet, Marie-Josée Croze, André Dussollier, Kristin Scott Thomas, François Berléand, Nathalie Baye, Jean Rochefort, Marina Hands, Gilles Lellouche, Guillaume Canet, Thierry Neuvic
Genere: thriller
Se ti piace guarda anche: Piccole bugie tra amici, Il segreto dei suoi occhi, Crime d’amour, La donna che visse due volte

Non dirlo a nessuno.
Cosa?
Che il cinema francese è in uno stato di forma di gran lunga superiore a quello italiano.
Lo sanno già tutti.
Non dirlo a nessuno allora che il cinema francese sta messo meglio pure di quello americano.
Sanno già tutti pure questo.
Non dirlo a nessuno allora che mi stai rovinando il post. E dammi un attimo di tregua.
Lo sanno già tutti anche questo. Tutti sanno già tutto di tutto.
E allora in tal caso non dirò a nessuno che questo Ne le dis à personne è un gran bel thriller. Non è un capolavoro, non è perfetto, è troppo prolisso soprattutto nella parte finale, eppure riesce a dimostrarsi una delle pellicole più interessanti all’interno del genere degli ultimi tempi.

"E tu, per caso l'hai visto?"
Ne le dis à personne, arrivato in Italia credo solo in DVD, è l’opera seconda da regista di Guillaume Canet, attore di The Beach, Last Night e Amami se hai coraggio, e sul set di quest’ultimo film ha pure incontrato la sua bella mogliettina Marion Cotillard. Canet per altro attualmente nelle sale italiane (miracolo di Pasqua, altroché la Resurrezione) con il suo nuovo (almeno da noi) Piccole bugie tra amici.
In questo Non dirlo a nessuno, il Canet dimostra di non essere affatto un regista cane, ma anzi di avere una buona padronanza del mezzo filmico e di saper come raccontare una storia. Gli manca giusto un tocco stilistico distintivo più marcato, però già dimostra di possedere una buona personalità.

La vicenda, piuttosto hitchcockiana, è quella di un uomo che si ritrova in un incubo, e da ben 8 anni. Tanto tempo è passato da quando la moglie è stata trovata morta e il suo omicidio da allora non è ancora stato chiarito, impedendo all’uomo di andare avanti con la propria vita. O con ciò che di essa gli rimane. In seguito al ritrovamento di altri due cadaveri nella stessa zona, il caso viene però riaperto. Buona notizia? No, perché il protagonista diventerà proprio il sospettato numero 1…
"Meglio chiedere aiuto a Cannibal Kid, ne sa sempre una più del diavolo!"
Basata sull’omonimo romanzo dell’americano Harlan Coben, quella di Non dirlo a nessuno si rivela una storia a tinte thriller affascinante, eppure la pellicola di Canet si gioca le sue carte migliori su altri territori. La parte “gialla” è infatti persino troppo contorta e la spiegazione finale, il classico “spiegone” risulta un po’ troppo didascalico. Perfetto probabilmente sulle pagine del romanzo, meno da un punto di vista cinematografico. La tensione poi per gran parte della visione è molto lieve, non è uno di quei thriller tesi come la corda di un violino. E allora, cos’ha di tanto speciale?

A convincere di più è il contorno, è la vicenda umana, è il dramma del protagonista portato in scena da François Cluzet, attore oggi popolarissimo grazie a Quasi amici. Uno che con quella faccia un po’ così, un po’ Dustin Hoffman un po’ Renato Pozzetto, non gli daresti due franchi, invece è un ottimo attore.
La pellicola non è solo gialla, ma è anche rosa, una storia romantica melodrammatica e disperata. Inoltre, riesce a inserire bene la sua vicenda thriller all’interno del contesto sociale, con alcune efficaci scene ambientate nelle banlieue, come negli ultimi tempi (solo?) ai francesi riesce davvero benissimo, sia che facciano commedie o drammi o thrilla.

"Aaah, aiuto! Ma perché lo stavo cercando? Meglio fuggire, è spaventoso!"
Una nota di merito va alla colonna sonora, che riesce almeno in un caso a farsi anche colonna portante: capita con l’uso stupendo di “Lilac Wine” di Jeff Buckley. Non basta prendere una bella canzone e metterla come sottofondo alle immagini per avere un effetto riuscito. Canet usa la canzone perfetta nel momento perfetto per una sequenza ricca di significati. Insomma, non utilizza un pezzo di Jeff Buckley così solo per fare il figo, ma riesce a valorizzare il brano all’interno del giusto contesto.
È da queste (neanche) tanto piccole cose che si nota un talento registico che vedremo se avrà sviluppato o meno parlando del successivo Piccole bugie tra amici. Tutto a suo tempo.
Guillaume Canet stesso fa una brevissima apparizione, nei panni di un cavallerizzo deceduto che compare in un video tributo. Un macabro cameo per un personaggio che comunque rivelerà una sua importanza all’interno del film…
Adesso però non voglio svelarvi troppo. In fondo si tratta pur sempre di un thriller, anche se non è solo un thriller e, soprattutto, non è il solito ennessimo thrillerino inutile. Qualche difetto ce l’ha, è troppo lungo e cerca di condensare al suo interno troppi aspetti diversi, però è una visione stimolante. Cosa che non capita spesso di dire, soprattutto con i gialli recenti realizzati in serie peggio degli omicidi di un serial killer.

Non dirlo a nessuno.
Cosa?
Che Guillaume Canet è un fortunato fils de pute. Però è anche così bravo in tutto ciò che fa, che come fai a volergli male? E poi non dirlo a nessuno...
Cos’altro?
Non dirlo a nessuno di vedere questo film. Dillo a tutti.
(voto 7+/10)

lunedì 8 agosto 2011

Ludivine... doppia Ludivine... Ludivine coi fiocchi

Swimming Pool
(Francia, UK 2003)
Regia: François Ozon
Cast: Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier, Charles Dance, Jean-Marie Lamour, Marc Fayolle, Lauren Farrow
Genere: vacanze alternative
Se ti piace guarda anche: Crime d’amour, Shining, Paper Man, La piscina

Charlotte Rampling è una donna inglese di mezza età, autrice di best-sellers gialli con protagonista il solito detective. Un po’ una Camilleri al femminile. Stanca del personaggio e di scrivere sempre le stesse cose, va a starsene per qualche tempo in una villetta in Francia prestatale del suo editore/amante. Appena arriva in casa sistema le sue cose, vede un crocifisso appeso e lo toglie dalla parete. Solo per questo mi sta già simpatica. Peccato che per il resto sia una inglese vecchio stampo con un orrido gusto nel vestire e una “scopa piantata nel culo”.
Il film sembra procedere nella direzione di una commedia romantica in cui la protagonista è destinata a ritrovare il senso della vita e il piacere delle piccolo cose stile Sotto il sole della Toscana, solo che sarebbe sotto il sole della Francia, con la Rampling pronta a farsi montare da un qualche giovane stallone locale. Solo che i francesi, si sa, sono notoriamente frou frou e così no Raoul Bova, no party. Sorry, Charlotte.
In compenso però a sorpresa le piomba in casa la figlia del suo editore, una delle più grandi fighe (e attrici) della Francia e forse del mondo intero: Ludivine Sagnier. La giovine inevitabilmente le sconvolge la sua routine quotidiana, piantando casino al telefono, facendo il bagno nuda nella swimming pool e scopandosi ogni notte un qualche vecchiazzo rimorchiato giù in paese.
Pensieri Cannibali vi ricorda che l'uso di droghe & alcool è male. Forse...
Se all’inizio la donna rimarrà inorridita e sconvolta dal suo comportamento, con il passare del tempo si affezionerà a Ludivine e alle generosamente sue esibite tette da capolavoro botticelliano. Come in Crime d’amour, un altro rapporto/scontro tra donne, per una pellicola dai ritmi lenti, ma dal coinvolgente e sensuale fascino.
Firmato da François Ozon, uno dei più chic tra i molti registi chic francesi, un tuffo nei meandri della psiche femminile. O forse solo nella psiche femminile immaginata da una psiche maschile, ma è meglio se mi stoppo qui comincio a parlare come Alfonso Luigi Marra, famigerato autore de Il labirinto femminile. E ciò non è bene per la mia, di psiche.
(voto 7,5)


Crime d'amour
(Francia 2010)
Regia: Alain Corneau
Cast: Ludivine Sagnier, Kristin Scott Thomas, Patrick Mille, Guillaume Marquet, Gérald Laroche, Julien Rochefort, Olivier Rabourdin, Marie Guillard
Genere: donne contro
Se ti piace guarda anche: Swimming Pool, Uomini che odiano le donne, Kill Bill

Cat fight. Battaglia tra donne. In questo caso non ci troviamo di fronte a dei combattimenti veri e propri, come in Kill Bill o nel soft porno Bitch Slap, bensì in una sfida a un livello più sottilmente psicologico. È affascinante ed eccitante vedere un conflitto del genere quasi quanto guardare una battaglia nel fango. Se gli uomini infatti di solito si danno a gara per “chi ha il cazzo più lungo”, ovvero buttando la competizione su un piano di ostentazione superficiale su chi è più ricco, chi ha l’auto/l’aggeggio tecnologico più fico o chi tromba di più, qui la situazione si fa maggiormente complessa. Le donne, almeno quelle di queste due pellicole francesi, sembrano sfidarsi su terreni più sottili, se vogliamo più profondi, come chi è più felice o chi è più amata. Ma soprattutto: le donne tra di loro sanno essere davvero diaboliche.

Protagonista di questa mini rassegna sul cinema francese, la cui visione è nata su assist dell’ottimo blog Chicken Broccoli, è Ludivine Sagnier: una meraviglia, bastano le immagini e i video più di mille parole. Una sorta di incrocio tra Blake Lively e Melanie Laurent, con un pizzico di Chloë Sevigny. E scusate se è poco. Ma a parte questo è anche un’attrice pazzesca che qui offre un’interpretazione a dir poco strepitosa.
"Davvero fico questo blog, com'è che si chiama? Ah, Pensieri Cannibali!"
Il suo personaggio è quello di una giovane donna in carriera che viene sfruttata dalla sua capa, una perfida Kristin Scott Thomas, che usa le sue idee per farsi figa e per di più la umilia pubblicamente. Una situazione che sconfina spesso e volentieri anche nel mobbing, però il rapporto tra le due è più complesso di quanto potrebbe sembrare. Tra loro c’è una certa attrazione, oltre alla rivalità. Sono due figure enigmatiche e in qualche modo simili, ma preferisco non svelare altro e suggerirvi piuttosto la visione del film, diviso nettamente in due parti: la prima percorsa da un teso crescendo psicologico in cui l’odore della vendetta si stende nell’aria, la seconda attraversata da una spinta da giallo più tradizionale. Se vogliamo la spiegazione del caso è un po’ troppo didascalica, ma il mistero vero è un altro e rimane avvolto nell’incertezza insieme al volto della protagonista fino all’ultimo fotogramma.

Un gran bel film, un thriller sottile tra i migliori visti quest’anno, con una colonna sonora usata con grande parsimonia ma in maniera ottima e una Kristin Scott Thomas che tiene testa a una Ludivine Sagnier superbe, tres bien, charmant e con questo direi che ho finito il mio francese e pure il post.
(voto 7/8)

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