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domenica 13 dicembre 2015

Cotta adolescenziale 2015 - Gli “scarti”





Con la fine dell'anno, giungono anche le classifiche di fine anno di qualunque sito e naturalmente pure di Pensieri Cannibali, che nelle liste ci sguazza.
Pensavate, o forse speravate, che me ne fossi dimenticato?
E invece no. Quest'anno saranno un po' più veloci del solito, anche perché se no rischiavano di durare persino più di 365 giorni, ma ci saranno.
Come da tradizione si comincia con la classifica delle fanciulle (e forse non solo) più amate qui su Pensieri Cannibali nel corso degli ultimi 12 mesi.
Prima di vedere la Top 10, ecco gli avanzi. Non di galera.
Attrice di Orange Is the New Black a parte...

Ana de Armas
(Cuba 1988)
Il suo 2015: Knock, Knock
e
Lorenza Izzo
(Cile 1989)
Il suo 2015: Knock, Knock e The Green Inferno

mercoledì 21 gennaio 2015

BIG EYES, GLI OCCHIONI SONO LO SPECCHIONE DELL'ANIMONA





Big Eyes
(USA 2014)
Regia: Tim Burton?
Sceneggiatura: Scott Alexander, Larry Karaszewski
Cast: Amy Adams, Christoph Waltz, Danny Huston, Krysten Ritter, Jason Schwartzman, Terence Stamp, Jon Polito, Guido Forlani, Elisabetta Fantone, James Saito, Dalaney Raye, Madeleine Arthur
Genere: falso d'autore
Se ti piace guarda anche: Ho sparato a Andy Warhol, Basquiat, Factory Girl, Pollock, La ragazza con l'orecchino di perla

Mi sono sempre piaciute le tette grosse. Questo magari lo potevate già immaginare. Una cosa che credo invece di non aver mai detto è che mi piacciono parecchio anche gli occhi grossi. Chiamatela se volete sindrome da Gatto con gli stivali. Difficile ne rimanga indifferente. Questa è una passione che ho in comune con Tim Burton. Quella per gli occhi grossi, intendo, quella per le tette grosse non lo so. Prendete le sue pellicole d'animazione. In Nightmare Before Christmas, La sposa cadavere così come Frankenweenie incontriamo un sacco di personaggi con gli occhioni. Non stupisce allora che il regista abbia una fissa per la pittrice Margaret Keane, celebre per i suoi ritratti di bambini e soprattutto di bambine con gli occhi enormi.

"Cannibal, se parli male di questo film mi metto a piangere."

venerdì 21 marzo 2014

THIRTY SECONDS TO VERONICA MARS




Veronica Mars – Il film
(USA 2014)
Titolo originale: Veronica Mars
Regia: Rob Thomas
Sceneggiatura: Rob Thomas, Diane Ruggiero
Cast: Kristen Bell, Jason Dohring, Chris Lowell, Enrico Colantoni, Percy Daggs III, Tina Majorino, Francis Capra, Ryan Hansen, Ken Marino, Krysten Ritter, Martin Starr, Gaby Hoffman, Jerry O’Connell, Sam Huntington, Max Greenfield, Jamie Lee Curtis, Dax Shepard, James Franco
Genere: marziale
Se ti piace guarda anche: Veronica Mars (la serie)

A long time ago, we used to be friends. Tanto tempo fa, io e Veronica Mars eravamo amici, ma poi ci si è persi di vista, come spesso capita. Sono arrivate altre persone, altre frequentazioni, altre serie tv. Io e Veronica Mars eravamo molto legati nel 2006, ai tempi in cui Italia 1 trasmetteva le sue prime due stagioni. Era un'amicizia complicata. 8 anni fa, le serie bisognava seguirle ancora in tv, e con tutte le pubblicità in mezzo. Si doveva arrivare all’orario giusto davanti al televisore, altrimenti si rischiava di perdere qualche scena fondamentale e, se proprio non si poteva essere lì “in diretta”, bisognava usare il videoregistratore. Pazzesco. Era una vera fatica seguire le serie tv, una volta. Una volta? Fino a pochi anni fa. Eppure, in qualche misterioso modo si riusciva a frequentarsi comunque, io e Veronica Mars.

"Che tristezza Internet nel 2006. Pensieri Cannibali non esisteva ancora..."
La prima stagione è stata folgorante. Era il telefilm giusto al momento giusto: adolescenziale, ma non troppo. In grado di tirarmi fuori dalle paludi delle serie teen alla Dawson’s Creek, un passo alla volta. Per quanto ambientata in un liceo e pur avendo per protagonista una ragazzina, era una serie con i controcoglioni, con dentro una componente thriller e una robusta dose di umorismo. In più, Veronica non era certo la classica bionda svampita che desidera diventare cheerleader, bensì una giovane true detective che investigava sulla morte della sua migliore amica, la ragazza più popolare della high school. Da qui si sviluppava un intreccio a metà strada tra il crime e il teen drama, una vicenda che guardava come ovvio modello di riferimento a Twin Peaks e allo stesso tempo apriva le porte a un nuovo modo di intendere le serie adolescenziali. Qualcuno ha detto Pretty Little Liars? La seconda stagione riusciva a crescere ancora di più, concentrandosi su nuovi casi crime, ma soprattutto sviluppando maggiormente il personaggio di Veronica e la sua tormentata storia d’amore con Logan, il bullo bello della serie.
La mia amicizia con Veronica procedeva quindi alla grande, quand’ecco che l’idillio si ruppe. La terza stagione fu infatti una schifezza. Difficile spiegare cosa andò storto, fatto sta che le cose non funzionavano più. Il nuovo caso e i nuovi personaggi facevano pena e la serie al terzo anno sembrava già mostrare il fiato corto. Quando arrivò la notizia della cancellazione, non me la presi allora nemmeno più di tanto. Era una di quelle cose che, per quanto spiacevoli, sapevi prima o poi sarebbero arrivate. Io e Veronica Mars prendemmo così due strade differenti e per anni non ci vedemmo e non ci parlammo più. Certi rapporti non sono destinati a durare per sempre.

Quando credevo di aver chiuso il capitolo Veronica Mars una volta per tutte, ecco che lo scorso anno è giunto un annuncio a sorpresa. L’autore della serie Rob Thomas ha pronta la sceneggiatura per un film inteso come proseguimento naturale delle tre stagioni televisive, solo che nessuna compagnia cinematografica sembra intenzionata a produrla e così Thomas si affida alla rete. Chiede ai fan di contribuire al finanziamento della pellicola attraverso Kickstarter, un sito di “crowd funding” per progetti creativi di varia natura. A Rob Thomas e compagni servono 2 milioni di dollari per dare il via alle riprese. I fan di Veronica Mars non sono numerosissimi, dopo tutto la serie è stata cancellata dopo appena 3 stagioni proprio per gli ascolti non esaltanti, ma le sono affezionatissimi. Se qualcuno, come me, l’aveva dimenticata in favore di nuove compagnie, i suoi amici storici si sono invece fatti sentire e hanno raccolto in poche ore ben 5,7 milioni di dollari, molti di più della cifra minima per la realizzazione. E così, il film di Veronica Mars viene girato. Grazie alla rete, grazie ai fan, grazie agli amici. Questa è una rivoluzione che spalanca i portoni a un nuovo modo di produrre le pellicole. Adesso non è che le major cinematografiche spariranno nel nulla, però il caso di Veronica lascia aperta la possibilità per la realizzazione di progetti simili, con altre serie tv, e non solo. Si possono immaginare ad esempio i fan di un libro che uniscono le loro forze economiche per dare vita a un adattamento per il grande schermo. Per contrastare lo strapotere delle major di Hollywood, così come le decisioni dei grandi network televisivi che stabiliscono quali serie devono continuare e quali devono morire, la gente, il popolo ha una nuova risorsa. Non ci sono limiti a questo nuovo comunismo.
Rimanendo soltanto nell’ambito delle serie tv, quali vorreste far rivivere, anche solo per la durata di un film? Non parlo di quei telefilm che hanno avuto una loro fine perfetta, come Breaking Bad, o imperfetta ma comunque una conclusione ben precisa e già stabilita da tempo come Lost. Mi riferisco a quelle serie “sfigate”, nel senso di maltrattate dagli ascolti e dai canali televisivi americani, che sono finite prematuramente. Io vorrei rivedere Dark Angel con Jessica Alba, serie terminata in maniera troppo frettolosa che meriterebbe di essere ripresa per bene.

Tornando alla mia amica, alla mia ex amica Veronica Mars, pur guardando con grande favore a questa operazione di finanziamento così alternativa al sistema tradizionale, avevo qualche dubbio sul risultato finale. Le cose del passato, spesso e volentieri è meglio che rimangano nel passato. Veronica Mars, per quanto una serie di manco una decina d’anni fa, era figlia dello scorso decennio e pensavo ormai avesse fatto il suo tempo. Oppure mi sbagliavo?

"Un unico riferimento alle mie tette in tutto il post?
Non è più il Cannibale che conoscevo una volta..."
Veronica Mars – Il film è una piacevole sorpresa. Non che sia qualcosa di rivoluzionario, come è invece stata la raccolta fondi per girarlo. Il suo bello è proprio quello di riuscire a essere fedele al "vecchio" spirito della serie. Trattandosi del prosieguo di un serial parecchio recente, non c’è quel forte alone di malinconia che aleggia spesso in operazioni analoghe. Questa pellicola è come se continuasse in maniera spontanea il discorso che aveva interrotto qualche anno or sono, quando il network The CW aveva deciso di chiusere i battenti delle sue trasmissioni. Dimenticando la pessima terza stagione, l’autore Rob Thomas ha ripescato intatta la Veronica dei primi tempi. Nonostante sia io che lei detestiamo le reunion, in questo caso ritrovarci non è stato affatto spiacevole. È stato come rivedere una vecchia amica che appare un pochino cambiata, ora ha le tette più grosse, eppure è sempre la stessa adorabile canaglia di un tempo. Se proprio vogliamo trovarle un difetto, a questo giro appare meno incazzata. Ha mantenuto intatta la sua ironia e il suo atteggiamento strafottente, soprattutto nei confronti delle autorità e delle tipe popolari del liceo, ma allo stesso tempo sembra aver trovato un maggiore equilibrio personale. È più matura, come ovvio che sia, solo che è anche meno arrabbiata e questa è una cosa di lei che mi manca. Per il resto, Veronica Mars non ha perso un briciolo del suo fascino e della sua forza e questo film è come se fosse un doppio episodio della serie in cui tutti gli elementi funzionano alla perfezione. C’è la parte thriller che, per quanto non troppo imprevedibile, è ben orchestrata, regge per tutta la durata della super puntata e riesce a richiamare lo stile delle vecchie indagini della giovane detective Mars; c’è poi anche una buona dose di umorismo che fa mantenere il sorriso sulle labbra dall’inizio alla fine, e non mancano naturalmente pure un pizzico di sentimenti.

"Tina, sei finita a Grey's Anatomy? Beh, poteva andarti peggio.
Potevi girare True Blood..."
"Ehm, veramente ho fatto pure quello."
Da ex appassionato della serie non ne sono certo, ma credo che la pellicola possa funzionare bene anche per una visione da “babbani”. Nella intro viene riassunto in maniera breve ed efficace un po’ tutto quello che c’è da sapere su Veronica e quindi anche chi non la frequentava ai tempi del liceo può conoscerla per la prima volta ora che è una quasi laureata in legge, e godersi questa nuova storia in maniera indipendente dal telefilm.
Come è ovvio, va detto che a godere in pieno della visione saranno soprattutto gli amici di vecchia data della Mars. Nel corso del film, viene concessa un’apparizione a praticamente tutti gli storici personaggi di una volta: Wallace (Percy Daggs III), Weevil (Francis Capra), Mac (Tina Majorino, poi passata per qualche tempo dalle parti di True Blood e dell’ospedale di Grey’s Anatomy), il padre di Veronica Keith Mars (Enrico Colantoni), Piz (Chris Lowell), Gia (quella topolona di Krysten Ritter), Leo (Max Greenfield ormai noto come Schmidt di New Girl) e Dick (Ryan Hansen), che entra in scena con un rutto e resta il più spassoso di tutti. Si può dire che a molti personaggi non venga offerto un enorme spazio, ma questo è pur sempre un film e non una stagione completa, era difficile concedere di più a tutti. Quello che ha maggior spazio è naturalmente Logan (Jason Dohring), il grande amore di Veronica (Kristen Bell). Tra loro si riaccenderà la fiamma?
Tra le varie chicche, menziono inoltre un musicista ambulante che strimpella la sigla della serie “We Used to Be Friends” dei Dandy Warhols, una divertente micro apparizione di Dax Shepard, nella vita reale marito dell’attrice Kristen Bell, e un cameo autoironico dell’onnipresente James Franco.

Contro ogni previsione, è stato allora un vero piacere rivederla. In situazioni di questo tipo, è facile provare alla fine un certo senso di delusione. Con Veronica Mars – Il film non è successo. Io odio le rimpatriate, ma questa è stata organizzata davvero bene. Per gli amici di Veronica di una volta, è un party riuscito alla perfezione che difficilmente lascerà qualcuno con l’amaro in bocca e, allo stesso tempo, per tutti gli altri è un buon modo per fare amicizia con lei per la prima volta.
Adesso che la reunion è finita, la promessa è la solita che si fa in queste occasioni: “Non perdiamoci più di vista, mi raccomando!”
Ci vediamo ancora Veronica. Certo, come no?
(voto 7/10)

venerdì 30 agosto 2013

PORCO DIAZ DAY




"Finalmente un post ok, Cannibal!"
Difficile considerare Cameron Diaz una grandissima attrice. È sempre stata una grandissima fig…liuola, ma un’attrice davvero fenomenale no. A differenza di altre belle fig…liuole che per dimostrare la loro bravura e darsi un tono attoriale si sono imbruttite, si veda Charlize Theron versione Monster, Cameron Diaz non l’ha mai fatto. O, se c’ha provato a imbruttirsi, ha fallito miseramente e io non me ne sono neanche accorto.
È il tragico destino di una bella bella in modo assurdo. È difficile essere presa sul serio come attrice. Cameron almeno per il momento se n’è sempre sbattuta di dimostrare chissà cosa a chissà chi e, a parte qualche parentesi autoriale con Spike Jonze in Essere John Malkovich (lì un po’ bruttina forse lo era…), Oliver Stone in Ogni maledetta domenica e con Scorsese nel poco riuscito Gangs of New York, senza dimenticare l’ottimo Vanilla Sky di Cameron Crowe, si è accontentata più che altro del ruolo di reginetta delle comedy. Un ruolo che le si addice splendidamente e con cui ha sfatato il mito che le troppo bone non sanno far ridere.
Dopo essersi rivelata come femme fatale in The Mask e aver fatto (giustamente) srotolare la lingua, fatto battere forte il cuore e ululare Jim Carrey…



"Voglio tè, Cannibal.
Intendo: me lo vuoi portare, 'sto tè, Cannibal, o devo aspettare che si freddi?"
…la Diaz (a cui è stata dedicata persino una scuola) s’è specializzata come party girl, come comedy girl.
Non a caso il suo ruolo più iconico e di maggior successo è quello interpretato, con tanto di sborrata sui capelli, in Tutti pazzi per Mary.
Tra i suoi film meno celebri, però, si nasconde comunque qualche altra chicca che merita di essere recuperata come i perfidi Una cena quasi perfetta e Cose molto cattive o i sottovalutati Una vita esagerata di Danny Boyle e The Box di Richard Kelly.
Nonostante la sua specialità sia la commedia, io per celebrare il suo 41esimo compleanno e questo Cameron Diaz Day pensavo di scoprire un suo lato inedito, quello drammatico, con La custode di mia sorella. Ma dopo i primi due minuti di film mi sono ritrovato scaraventato in un’atmosferà da melò strappalacrime ruffiano alla Nicholas Sparks e ho deciso di puntare su una Cameron Diaz più di routine, quella specialista in comedy del più leggero, leggerissimo Notte brava a Las Vegas.


Notte brava a Las Vegas
(USA 2008)
Titolo originale: What Happens in Vegas
Regia: Tom Vaughan
Sceneggiatura: Dana Fox
Cast: Cameron Diaz, Ashton Kutcher, Rob Corddry, Lake Bell, Jason Sudeikis, Treat Williams, Zach Galifianakis, Queen Latifah, Dennis Farina, Krysten Ritter, Michelle Krusiek
Genere: romcom
Se ti piace guarda anche: Come farsi lasciare in 10 giorni, Oggi sposi… niente sesso, Amici, amanti e…, Il matrimonio del mio migliore amico, La dura verità

Certe volte nella vita capitano delle sfighe davvero micidiali.
Se sei una donna, ti può ad esempio succedere di essere mollata da quel figaccione di Jason Sudeikis e poi subito dopo sposarti con quel bruttone di Ashton Kutcher.
Se sei un uomo, ti può invece accadere di sposarti quel cesso di Cameron Diaz e vincere solo 3 miseri milioni di $ a una slot-machine.
Che sfiga!

"Non ti posso sposare, Cameron. Sei troppo giovane per me!"
Notte brava a Las Vegas racconta sotto forma di commedia queste terribili tragedie che capitano ai due protagonisti. Ashton Kutcher è il classico tipo cazzaro, che non ha la testa e la voglia di impegnarsi, né con una donna sola, né con la carriera. Finisce così licenziato dal suo stesso padre, perché non siamo mica in Italia. Oh, negli USA se non sai fare bene il tuo lavoro, se non ti impegni, anche paparino ti manda in mezzo a una strada. Ma Ashton Kutcher cade in piedi e non finisce in mezzo a una strada. Per consolarsi, decide anzi di andare a Las Vegas con il suo BFF, il simpatico Rob Corddry, visto in un sacco di particine in un sacco di film e serie tv e che con il suo umorismo bello cattivo potrebbe presto sfondare veramente, se solo gli dessero qualche ruolo più in primo piano.
Nella città del peccato, Ashton Kutcher si imbatterà in Cameron Diaz che, toh, l’avreste mai detto? È un po’ il suo esatto opposto: precisina, a modo, tutta concentrata sulla sua carriera professionale. Scaricata dal boyfriend, pure lei cercherà consolazione in quel di Las Vegas insieme alla sua BFF, la simpatica Lake Bell, attrice pure lei come Rob Corddry avvistata da un sacco di parti e pronta a fare presto il grande botto. Oppure a passare direttamente nel dimenticatoio senza mai manco essere diventata famosa, ma queste sono cose che capitano, a Hollywood.

"Ah, è per via del fatto che sei stato sposato con Demi Moore.
L'ho capita adesso! Ma perché sto ridendo? Non è così divertente..."
"Forse perché sei totalmente ubriaca? Ma è il tuo compleanno, ci può stare."
Quello che può capitare invece a Las Vegas è di ritrovarsi sposati dopo una notte brava passata a ubriacarsi come le merde, per dirla in un modo che Ashton Kutcher gradirebbe, o a bere come se non ci fosse un domani, per dirla in maniera più fine alla Cameron Diaz. Il giorno dopo, i due si ritroveranno leggermente pentiti dell’avventata decisione presa e così, tornati a casa in quel di NYC, chiedono il divorzio immediato. Ma il giudice toga rossa dice: “NO!” e li condanna a passare 6 mesi insieme per provare a far funzionare il loro matrimonio, se vogliono intascare i $3 milioni guadagnati insieme a Las Vegas.
Solite cose che succedono in una commedia romantica americana. Come prosegue lo sapete già. Come?
Come al solito. Lui e lei all’inizio si odiano e si fanno i dispetti, lui fa di tutto per farsi disprezzare, lei è (f)rigida come un ghiacciolo e poi…
Poi che volete succeda?

Tocca a voi scoprirlo, passando una notte breve a Las Vegas in compagnia di Ashton & Cameron, oltre che a una serie di comprimari di lusso come Zach Galifianakis, che di lì a poco diventerà famoso grazie a un’altra ben più da leoni notte nella Sin City, e alla sempre sexy Krysten Ritter della serie Non fidarti della str**** dell’interno 23. Una notte che scivola via veloce, in maniera abbastanza divertente, anche se non troppo, e il giorno dopo, finiti gli effetti dell’alcool, è già dimenticata.
Quello che succede quindi non ve lo dico, perché quello che succede in una romcom, resta in una romcom.
(voto 5+/10)


Partecipano alle celebrazioni del Cameron Porco Diaz Day anche i seguenti blog Amici di Maria de Filippi Pensieri Cannibali:

Coocking Movies
Montecristo

mercoledì 5 dicembre 2012

COTTA ADOLESCENZIALE 2012 - N. 16 KRYSTEN RITTER

Krysten Ritter
Genere: bitch
Provenienza: Bloomsburg, Pennsylvania, USA
Età: 30
Il passato: Veronica Mars, Una mamma per amica, Breaking Bad, Gravity, I Love Shopping, Killing Bono
Il suo 2012: protagonista della sitcom Don’t Trust the B---- in Apartment 23
Il futuro: Refuge, BuzzKill, Vamps
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Perché è in classifica: perché è la più bitch, o per dirla in maniera politically correct b----, della tv americana

I'm a bitch, I'm a lover
I'm a child, I'm a mother
I'm a sinner, I'm a saint
I do not feel ashamed
I'm your hell, I'm your dream
I'm nothing in between
You know you wouldn't want it any other way
Meredith Brooks, "Bitch"

Krysten Ritter è un nome che ai meno telefilmici non dirà molto. Probabilmente non dirà nulla. Per i patiti della serialità americana, invece, Krysten con la y ha cominciato a farsi notare in Una mamma per amica, dove se non ricordo male era già allora una stronzetta compagna di scuola di Rory, ha avuto una particina in Veronica Mars e quindi è stata una tossica pesante che stava con Jesse Pinkman in Breaking Bad.
Ora invece è una irresistibile stronza, la bitch di cui non fidarsi dell’appartamento 23 di Don’t Trust the Bitch in Apartment 23, la spassosa sitcom in cui recita al fianco di James "Dawson" Van Der Beek nella parte di se stesso. Chiamatela pure bitch, quindi, o chiamatela b---- se volete proprio fare i politically correct, ma non chiamatela escort, che quella è una parola che ormai ha perso ogni dignità. A meno che non stiamo parlando di auto... mmm no, anche in quel caso l'ha persa.



mercoledì 22 agosto 2012

Nell’ombra di Bono Vox (Chris Martin non ce l’ho con te)

Killing Bono
(UK, Irlanda 2011)
Regia: Nick Hamm
Cast: Ben Barnes, Robert Sheehan, Krysten Ritter, Pete Postlethwaite, Martin McCann, Luke Treadaway
Genere: quasi famosi
Se ti piace guarda anche: Almost Famous, Nowhere Boy, 24 Hour Party People, The Runaways, In viaggio con una rockstar

Ragioni per vedere questo film:
- È ambientato a Dublino e Londra
- È ambientato a Dublino e Londra, tra gli anni ’70 e ‘80
- C’è Robert Sheehan, (l’ormai ex) Nathan di Misfits
- Ultimo, e non meno importante: il protagonista odia Bono Vox degli U2

Perché, andiamo, chi non odia, almeno un pochino, Bono degli U2?
Vuoi per la musica, in progressivo calo nel corso degli ultimi anni ma, precisiamolo, per fortuna ancora lontana da cadere nello schifo assoluto vaschiano.
Vuoi per il personaggio che si è creato: quello da mezzo guru che sembra reggere sulle sue spalle il peso del mondo intero, quello che fa tanto l’alternativo e l’uomo del popolo e poi va a cena con i potenti della Terra, quello che insomma è sempre in mezzo ai coglioni!
Vuoi perché uno che sceglie di chiamarsi Bono Vox (Buona Voce) un po’ presuntuosetto lo sembra e probabilmente lo è.

Il protagonista di questo film però ha qualche ragione in più per non sopportarlo e per volerlo vedere addirittura morto. Protagonista della storia è Neil McCormick, oggi giornalista e scrittore, autore del libro autobiografico Killing Bono: I Was Bono's Doppelgänger da cui il film è tratto (nota a margine: è la prima volta che vedo la parola Doppelgänger usata all’infuori della serie The Vampire Diaries, pensavo l'avessero inventata lì).
Per quanto ispirata a fatti reali, credo la vicenda sia stata un po’ romanzata, ma in ogni caso questo Neil McCormick andava a scuola con Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen, in quel di Dublino naturalmente, e aveva un gruppo musicale insieme al fratello. Quando il batterista Larry si è messo in testa di mettere su una sua band, il fratello di Neil, Ivan, si è proposto come chitarrista ed è stato ingaggiato insieme agli altri futuri U2. Neil però non ha voluto “cedere” loro il fratello e allora ha intimato a Bono di rifiutarlo. E così, mentre i quattro diventeranno gli U2, venderanno milioni di copie, si faranno modelle, finiranno sulle copertine delle riviste di musica e non solo, suoneranno ovunque, nuoteranno nell'oro e diventeranno stra-famosi persino oltre i loro reali meriti artistici, il povero Ian McCormick è rimasto a suonare, ignaro di tutto, insieme alla sfigatissima band del fratello.
Una vicenda in stile Pete Best, il quinto Beatle nonché il più famoso non-famoso nella storia della musica.
A interpretare questo povero ragazzo, o se preferite questo sfigatissimo ragazzo, ritroviamo l’ex Misfits - la serie tv, non la band - Robert Sheehan, la cui verve comica appare però decisamente sotto tono. Tra questa intepretazione non particolarmente eccezionale, il non memorabile Cherrybomb e il disastroso L’ultimo dei templari, sembra che pure lui non abbia fatto così bene a lasciare Misfits. Farà il destino del suo personaggio cinematografico? Gli auguriamo di no, però se in tv era già diventato un idolo ASSOLUTO nei panni di Nathan, al cinema deve ancora dimostrare parecchio. E al momento non lo sta facendo.

Inizio spazio preghiera a Robert Sheehan
Robert Sheehan, ti prego ascoltami: ritorna a Misfits. Andandontene ci hanno rimesso loro, visto che la serie è peggiorata. Ci hai rimesso tu che stai recitando - per di più male - in filmetti tutt’altro che eccezionali. Gli americani usano l’espressione “win win” quando tutti vincono, quando entrambe le parti ottengono ciò che vogliono. Qui invece possiamo parlare di “lose lose”. Una perdita per i Misfits e una perdita per te, Nathan, e per la tua carriera che, anziché decollare, potrebbe essere costretta a un rapido atterraggio d’emergenza. Ma non è ancora troppo tardi. Torna per la stagione 4 di Misfits e così siamo tutti contenti. Win win, right?
Fine spazio preghiera a Robert Sheehan



"Mio Dio, ragazzi, ma come diavolo vi siete vestiti?
Così mi fate morire ah ah ah!"
Questo comunque non è tanto un film sulla tragedia del povero Ian e non è nemmeno tanto un film sugli U2, che compaiono in versione sbarbatella a inizio film e ogni tanto qua e là. Questa è più che altro una storia su chi nel mondo della musica che conta non è entrato. Di chi c’è andato vicino, ma non è riuscito a lasciare il segno. È soprattutto la storia come detto di Neil McCormick, interpretato da un non del tutto convincente Ben Barnes (Le cronache di Narnia, Dorian Gray), un cantante carismatico, bello, affascinante, di talento e tormentato al punto giusto per diventare una rockstar venerata in tutto il mondo. Ne era convinto lui e tutto sembrava andare nella direzione giusta. Peccato che di mezzo ci fosse il piccolo Bono; anche se all’inizio non sembrava possedere il physique du rule da leader, a sorpresa decolla con la sua band, fa il pieno ai concerti, trova un contratto discografico, mentre Neil con il suo gruppo non riesce a sfondare. E da lì in poi è costretto a vivere sempre con l’ombra di Bono alle spalle, il fantasma di uno che ce l’ha fatta, ce l’ha fatta davvero, e il cui viso adesso sta appeso sulle pareti delle grandi città di tutto il mondo e persino sulle spille.
“Vuoi una spilla di Bono?” gli chiede un amico.
“Ti sembro un coglione?” risponde lui, perseguitato da questo confronto improponibile con una delle rockstar più famose e celebrate del globo intero.
C’è da dire però che pure lui certe sfighe se le va a cercare e, per orgoglio personale, rifiuterà l’aiuto dell’amiconemico Bono, che in questo film non ne esce nemmeno come uno stronzo colossale. Sarà che gli U2 hanno dato il loro benestare alla pellicola…

Che altro? La non fenomenale regia è di Nick Hamm, già dietro la macchina da presa per il discreto thrilla-horror The Hole. Le musiche fanno un po’ il verso a quelle degli iuciù, ma in realtà sono canzoni originali composte da un certo Joe Echo. Nel cast c’è Krysten Ritter, attrice già vista in Una mamma per amica e Breaking Bad e ora nella sitcom Don’t Trust the B**** in Apartment 23 nella parte della B**** del titolo, ed è sempre un bel rivedere. E c’è pure Pete Postlethwaite, attore scomparso nel gennaio 2011, che ci regala la sua ultimissima apparizione su schermo nei divertenti panni di un signore gay che affitta la casa ai due sfigati fratellini irlandesi.
Detto tutto questo, Killing Bono, per quanto un film caruccio che si lascia guardare con simpatia, è anche una visione che non travolge del tutto. Per essere una storia rock’n’roll non ha un gran ritmo, è eccessivamente lungo e alcune parti inutili si sarebbero potute tagliare senza traumi. Alla fine, piuttosto ironicamente, il film suona insomma un po’ come gli U2. Non quelli in forma dei primi tempi, né quelli ancora abbastanza interessanti degli anni Novanta, ma piuttosto come quelli degli ultimi album. Ovvero? Una bella delusione.
(voto 6/10)


martedì 15 maggio 2012

Non fidarti del Dawson nell’appartamento 23

Don’t Trust The B---- in Apartment 23
(serie tv, stagione 1, episodi 1-5)
Rete americana: ABC
Rete italiana: non ancora arrivata
Creata da: Nahnatchka Khan
Cast: Dreama Walker, Krysten Ritter, James Van Der Beek, Liza Lapira, Eric André, Michael Blaiklock
Genere: sitcom
Se ti piace guarda anche: Happy Endings, Girls, 2 Broke Girls, Scrubs, I Griffin, Episodes

Un motivo per vedere Don’t Trust The Bitch in Apartment 23?
James Van Der Beek nella parte di se stesso! Sì, proprio lui. Il Dawson Leery di Dawson’s Creek.
Anche noto soprattutto per questa scena…


Mentre in Le regole dell’attrazione, James Van Der Beek diventava un personaggio ellissiano, Sean Bateman il fratellino di Patrick Bateman per la precisione, ed era in tutt’altre faccende affaccendato…


"Oh-mio-Dio, questa scena V.M. 18 di Joey con Pacey
era meglio se non la vedevi...
Fondamentalmente sono i due ruoli principali interpretati nella sua irrisolta carriera, però già solo per questi per me è un attore davvero pazzesco: è riuscito a dare vita in maniera del tutto credibile a due personaggi che più opposti non si potrebbe immaginare. E adesso il Van Der Beek torna alla ribalta interpretando se stesso, o almeno una versione ironica di se stesso, in questa nuova, folle, esilarante sitcom.

Apartment 23, per chiamarla in breve, Don’t Trust The B---- in Apartment 23, per chiamarla con il suo nome completo, Don’t Trust The Bitch in Apartment 23, per chiamarla con il nome completo non censurato da quei soliti bacchettoni di americani. Chiamatela come volete, si legge così J
Perché Apartment 23 è una comedy che fa ridere. Punto. Possiamo stare a menarla tanto, ma alla fine lo scopo di una sitcom è quello e se non ci riesce i personaggi possono essere favolosi, le interpretazioni possono essere incredibili, la trama può essere da Golden Globe o da, mi sbilancio, Telegatto. Però l’obiettivo principe di una buona comedy è divertire e questa ci riesce. Punto. Basta. Fine recensione.

"Joey, con me quelle robe sadomaso però non le volevi mica fare..."
No?
Andiamo avanti…
Risolta questa questione fondamentale, Apartment 23 ha pure dell’altro. James Van Der Beek l’ho già menzionato e le sue scene da sole valgono l’intera visione. L’altro personaggio fenomenale della serie è poi la Bitch del titolo.
L’ingenua biondina di provincia June (Dreama "che nome è?" Walker) si va a trasferire nella Grande Mela sperando di mangiarsela in un sol boccone, invece rischia di finire inghiottita. La vita come l’aveva pianificata non va secondo i suoi piani: il fidanzato con cui pensava di passare il resto della vita la tradisce, trovare lavoro e mantenersi a NYC è meno facile del previsto e, soprattutto, la sua coinquilina non è esattamente la ragazza d’oro che sperava fosse, ma è una total biatch!
Krysten Ritter nei panni della stronza psicotica di turno è davvero grandiosa. Krysten Ritter che i più attenti ricorderanno in Una mamma per amica, dove era una delle amichette snob (e pure lì stronze) della dolce Rory. E Rory era una sorta di Dawson in gonnella, tanto per sottolineare come tutto torna, soprattutto nel mondo dei serial tv. Dopodiché in vesti decisamente più mature e ancor più decisamente tossiche l’abbiamo vista in Breaking Bad dove se la faceva (in tutti i sensi) con Pinkman. Krysten Ritter che è una che con quella faccia è perfetta nei panni della bella stronza, come direbbe un certo cantante che preferisco non nominare perché porta sfiga e questa serie è partita con ascolti decenti ma non esaltanti e quindi rischia di non essere confermata per una seconda stagione e così preferisco non nominarlo quello lì che è meglio.
Non l’ho nominato… e infatti la serie è stata confermata per una stagione 2. Hurrah!
E se volete sapere tutte le altre serie tv che sono state rinnovate, e quali non lo sono state, leggete il mio post di ieri cliccando QUI.

"Hey, piccola. Me la fai avere una particina in Mad Men?"
"Hey, Dawson. Te lo puoi giusto sognare!"
Aparment 23 ha un umorismo sconclusionato, piuttosto folle e anarchico (ma non rivendica attentati), che ricorda quello di serie come Scrubs o I Griffin. E a proposito… l’autrice della serie è una certa Nahnatchka Khan e se riuscite a pronunciare il suo nome corretto e tutto in un fiato vincete una copia omaggio autografata da me del mio libro L’ultima estate di Joan e altri racconti.
Nahnatchka Khan (non ce l’avete fatta a pronunciarlo in maniera corretta, vero? anche perché chi lo sa qual è la maniera corretta per pronunciarlo?) è una delle producer di American Dad, serie creata dall’american dad dei Griffin Seth MacFarlane, e infatti il tipo di comicità qui presente è simile al suo...

Ma comunque perché avete continuato a leggere? Tutto quello che ho detto dopo il primo paragrafo fondamentalmente è inutile, perché il motivo per vederlo era già presente lì chiaro e tondo e, almeno se siete cresciuti con Dawson’s Creek, questo nuovo Apartment 23 non potete proprio perdervelo. Altrimenti lui si mette a piangere… di nuovo.


(voto 7/10)

"Evvai, Pensieri Cannibali ci ha dato il suo okay!"

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