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martedì 19 febbraio 2019

Chi sarà la mia favorita: Rachel, Olivia o Emma?





La favorita
Regia: Yorgos Lanthimos
Cast: Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, Mark Gatiss


Quando mi parlano film o di serie TV in costume, la prima cosa che mi viene in mente, nonché la mia favorita, è questa...

venerdì 22 gennaio 2016

The Lobster: se trovo la donna giusta, me la ciuccio come un'aragosta





The Lobster
(Grecia, Irlanda, UK, Francia, Olanda, USA e poi basta 2015)
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou
Cast: Colin Farrell, Rachel Weisz, Léa Seydoux, Olivia Colman, Jessica Barden, John C. Reilly, Ben Whishaw, Angeliki Papoulia, Ariane Labed
Genere: animalesco
Se ti piace guarda anche: The Leftovers, Black Mirror, Mood Indigo - La schiuma dei giorni, Kynodontas, Alps, Fahrenheit 451

Se vi capitasse, cosa probabile, di dovervi reincarnare in un animale, quale scegliereste?
Io vorrei essere un gatto. Sono i miei animali preferiti. Sono indipendenti. Fanno la pipì e la popò senza aver bisogno di qualcuno che li accompagni. Dormono quasi sempre. Gli piace la pussy. Non combinano un cavolo tutto il giorno e vanno a zonzo per discoteche, bar e locali la notte. Si godono la vita alla grande e, in più, se la godono per 9 volte. Chi se la passa meglio di loro?

sabato 27 ottobre 2012

Morte fai da te? No Alpeis tour? Ahi ahi ahi

Avete visto Kynodontas?
Non vi ricordate se l’avete visto o meno?
Impossibile. Se l’avete visto, lo sapete di certo. Che vi sia piaciuto o vi abbia infastidito, di certo non vi avrà lasciati indifferenti. Kynodontas è un film greco tra i più disturbanti e allo stesso tempo geniali degli ultimi anni. Ci presentava una tipica famiglia come tante: padre, madre, due figlie e un figlio. Solo che non era esattamente la famigliola del Mulino Bianco e i figli non venivano trattati in maniera tanto normale, visto che erano isolati dal mondo e allevati come fossero animali. Una metafora dei regimi dittatoriali, oppure una semplice dimostrazione di sadismo?
Qualunque fosse la risposta, Kynodontas era ed è un film indimenticabile, che ti segna, ti marca nel profondo, ed è assolutamente consigliato. Ma certo non quando avete voglia di una visione leggera e disimpegnata.
Il nuovo film di Giorgos Lanthimos, la mente malata che si cela dietro a Kynodontas, deve quindi inevitabilmente stare a confrontarsi con l’illustre predecessore. E come ne esce?
Se avete intenzione di cimentarvi nella visione della pellicola, attualmente disponibile in rete soltanto in lingua originale greka con sottotitoli in italiano, è meglio che non sappiate nulla. Se invece volete rovinarvi la sorpresa o non avete intenzione di vedere il film, potete continuare a leggere.

Alpeis
(Grecia 2011)
Titolo internazionale: Alps
Regia: Giorgos Lanthimos
Cast: Aggeliki Papoulia, Johnny Vekris, Aris Servetalis, Ariane Labed, Stavros Psyllakis, Erifili Stefanidou
Genere: malato
Se ti piace guarda anche: Kynodontas, Kinetta, Il grande capo

ATTENZIONE SPOILER
La storia è forse ancora più malata e deviante di quella rappresentata in Kynodontas. I protagonisti sono un gruppo di tizi che decide di mettere in piedi un’attività molto particolare, chiamata simbolicamente Alpeis, poiché i monti alpini si reggono l’uno con l’altro: per alleviare il dolore per la perdita di una persona cara, loro si propongono come “sostituti” del defunto. In pratica, rimpiazzano in tutto e per tutto la persona morta.
Se facessero lo spot pubblicitario, potrebbe essere: “Morte fai da te? No Alpeis? Ahi, ahi ahi.”



Il modo in cui compiono questa sostituzione è però molto meccanico, con la ripetizione sempre delle stesse frasi e delle stesse azioni, e se immaginate una cosa già di suo deprimente, questo è ancora più deprimente di quanto potreste mai immaginare. Sebbene a tratti il loro comportamento sfoci nel ridicolo e altre volte semplicemente nel noioso.
Alpeis parte quindi da uno spunto geniale come e forse più di quello presentato in Kynodontas. A livello cinematografico, il film risulta però meno efficace. Nonostante lo stile adottato dal malvagio Lanthimos sia simile, non ha la stessa potenza visiva e le scene non hanno la stessa forza. Se con Kynodontas poi il comportamento della famiglia protagonista poteva essere lo spunto per varie riflessioni politiche e sociali, in questo caso il tema della morte, che poteva far nascere spunti ancora più forti, è affrontato in maniera sì provocatoria, però non si va molto al di là (termine quanto mai azzeccato) di questo.
Interessante e non del tutto approfondita anche la tematica della personalità. Lanthimos gioca come un Pirandello sadico a togliere l’identità ai suoi personaggi: nel precedente Kynodontas i figli erano pupazzi nella mani di un padre burattinaio, qui i personaggi annullano loro stessi per diventare alter-ego di persone scomparse da poco. In un simile gioco perverso possiamo leggere una riflessione sul cinema, sul ruolo degli attori nell’interpretare una parte. Le riflessioni scattano quindi anche qui, ed è questo il bello delle folli pellicole del regista greco. A vederle fanno male, sono un pugno allo stomaco. Ma a ripensarci sono delle opere davvero complesse, sfaccettate e profonde.


Alpeis è una visione interessante, parecchio interessante, eppure sembra quasi come se Lanthimos dopo Kynodontas si sia trovato “obbligato” a fare qualcosa di ancora più estremo. Il greco maligno c’entra l’obiettivo di essere disturbante e provocatorio come soltanto pochi altri registi al mondo riescono a essere, mi vengono in mente Michael Haneke e Lars Von Trier. Adesso resta da capire se il suo particolarissimo lavoro di provocazione riuscirà ad elevarsi più in alto delle Alpi, oppure se Kynodontas è destinata a essere la sua opera più rappresentativa e il vertice della sua, chiamiamola così, “poetica”.
Per il momento, questo Alpeis appare come una pellicola transitoria, ancora molto legata al film precedente, vuoi per la presenza della fenomenale Aggeliki Papoulia come protagonista, vuoi perché i momenti più emotivamente forti anche qui sono rappresentati dalle scene di danza, che però non toccano i vertici del sirtaki andato a male di Kynodontas.
Alpeis ha quindi la “colpa” di arrivare dopo un capolavoro tanto geniale quanto riuscito e riesce a sua volta ad essere geniale, ma non altrettanto riuscito.


Da uno spunto del genere, quello dell'impresa che sostituisce i morti, mi immagino già che negli Usa possano tirarne fuori una intera serie tv, un incrocio tra un Six Feet Under più malato e un Ghost Whisperer meno sentimentale. Alpeis invece va di cattiveria pura, sebbene non sfrutti la strepitosa idea fino in fondo, con una rappresentazione che si incarta un po’ nella ripetitività. Resta comunque un’opera da vedere per farsi del male, cinema per nulla d’intrattenimento ma di “disturbamento”. Sapevatelo.
(voto 7+/10)

Post pubblicato anche su L'orablu.


domenica 11 settembre 2011

Ostregheta!

Michael Fassbender con la Coppa delle Coppe
Breve commento sul Festival di Venezia, premettendo che non ero presente, non ho visto i film in Concorso, non ho visto sfilare Keira Knightley sul red carpet (questa è la cosa che rimpiango di più) e quindi il mio breve commento non vale praticamente una mazza.
Comunque...
Il presidente di giuria Darren Aronofsky, o meglio il Genio Darren Aronofsky, Leone d’Oro al radical-chicchismo, ha confermato la sua natura di gran figlio di buona donna ignorando totalmente i film più applauditi e i favoriti della vigilia. Niente per gli americani. Niente per Cronenberg, Friedkin, Polanski, Clooney (ma almeno quest'ultimo si rifarà probabilmente agli Oscar). Niente nemmeno per Kate Winslet.
In compenso ha consegnato il Leone d’Oro al russo Aleksander Sokurov per il suo Faust, una di quelle pellicole monumentali che si preannuncia come un mattonazzo pazzesco, dunque un film che paradossalmente potrebbe essere amato dal mio blogger nemesi Mr. Ford. Chi è il radical-chic, adesso, chi?
Aronofsky dall’alto della sua magnanimità ha però pensato anche al cinema italiano, con il premio speciale della giuria assegnato a Crialese e al suo Terraferma.
Per quanto mi riguardo sono felice, ricordando sempre che non ho visto i film quindi parlo così a vanvera (ma se qualcuno il prossimo anno volesse farmi avere gli accrediti stampa non disdegnerei), per la coppa Volpi di miglior attore a Michael Fassbender, la cui grandezza è stata finalmente riconosciuta, e per i premi andati al greco Lanthimos, già autore dello spettacoloso quanto agghiacciante Kynodontas e ora vincitore della miglior sceneggiatura per Alpis, al Wuthering Heights (Cime tempestose) di Andrea Arnold (la regista di Fish Tank) e ai giovani attori del nuovo film del fenomeno giapponese Sion Sono.
Ma visto che il mio commento alla cieca wale quel che wale e cioè pressappoco quanto una canzone dei Dari, meglio far parlare l’elenco ufficiale dei premi.

- Leone d'oro: Faust di Aleksandr Sokurov
- Leone d'argento miglior regia: Cai Shangjun per Ren shan ren hai
- Premio Speciale della giuria: Terraferma di Emanuele Crialese
- Coppa Volpi migliore attrice: Deanie Yip per Tao Jie (A Simple Life)
- Coppa Volpi miglior attore: Michael Fassbender per Shame
- Leone del Futuro - Premio Venezia Luigi De Laurentiis: La-Bas - Educazione criminale di Guido Lombardi
- Osella migliore sceneggiatura: Efthymis Filippou e Yorgos Lanthimos per Alpis
- Osella miglior contributo tecnico: Robbie Ryan per la fotografia di Wuthering Heights
- Premio Marcello Mastroianni giovane attore/attrice emergente: i protagonisti di Himizu, Shòta Sometani e Fumi Nikaido
- Premio Orizzonti per il miglior lungometraggio: Kotoko di Shinya Tsukamoto
- Gran Premio Speciale della Giuria della Sezione Orizzonti: Whores' glory di Michael Glawogger
- Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio: In attesa dell'Avvento di Felice D'Agostino e Arturo Lavorato
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