Cast: Michael Angarano, Jemaine Clement, Jennifer Coolidge, Halley Feiffer, Hector Jimenez, Josh Pais, Clive Revill, Sam Rockwell, Mike White
Genere: troppo nerd
Se ti piace guarda anche: Fanboys, Napoleon Dynamite, La rivincita dei nerds, Flight of the Conchords, The IT Crowd
Si può fare un film più nerd di Napoleon Dynamite?
Dopo aver realizzato la pellicola simbolo del genere, o quasi, Jared Hess ci prova aggiungendo alla formula un po’ di letteratura fantasy, che fa sempre molto ma molto geek, e una serie di personaggi uno più fulminato dell’altro. Risultato? Un film tanto nerd, persino troppo, quanto poco efficace. E soprattutto, ben poco divertente.
Il protagonista Michael Angarano è un giovane autore di un romanzo fantasy che partecipa a un seminario presieduto dal massimo scrittore del genere, tale Ronald Chevalier, interpretato da Jemaine Clement, uno dei due protagonisti dell’esilarante serie Flight of the Conchords (sempre a proposito di geeks e nerds vari…). Un tipo sbruffone che se la tira come se fosse il nuovo J.R.R. Tolkien (uno che tra l’altro probabilmente viveva talmente nel suo mondo da non tirarsela nemmeno) o una sorta di alter-ego di George R.R. Martin, l’autore di Game of Thrones. Peccato che in realtà sia uno che ricicla di continuo le stesse idee e una volta finite quelle decide di “plagiare” Zucchero-style il romanzo che il giovane protagonista gli aveva consegnato durante il seminario cui lui partecipava in veste di giudice. E così pubblica, il primo volume della saga fantasy “rubata” o meglio “zuccherata”, ottiene un nuovo grande successo e il nostro giovane protagonista si trova fo**uto alla grande, almeno fino a che…
Lascio a voi il piacere, non particolarmente godurioso, di scoprire come va avanti.
La storiella si lascia seguire e regala qualche sorrisino stretto grazie ai suoi strambi personaggi. La vicenda principale viene però intermezzata da alcuni inserti del romanzo fantasy scritto dal protagonista, un’idea sulla carta promettente ma che nella realizzazione risulta invece indigesta e inutile, visto che non aggiunge nulla alla storia principale ma sembra solo una perdita di tempo, rendendo il tutto parecchio confuso e pasticciato. Jared Hess mi sa che a questo giro ha un tantino esagerato e non c'ha preso quasi per nulla.
La visione di questo Gentlemen Broccos Broncos è allora consigliata moderatamente solo ai super appassionati di film nerd, però nessuno si aspetti un nuovo capolavoro del genere, perché Napoleon Dynamite e La rivincita dei nerds rimangono irraggiungibili. Qui incontriamo soltanto dei nerd talmente sfigati da non riuscire nemmeno ad essere i più sfigati tra gli sfigati.
Mi spiace e mi commuove quasi bocciare un film così nerdoso, però per me è un no.
Gli Afterhours sono tornati con un disco che fin dal titolo promette di fare scalpore, soprattutto in quest’ultimo periodo in cui un uragano di proporzioni katrinesche si sta abbattendo sulla Lega Nord. Che sia un complotto della «Roma ladronaaa eeeeh aiutatemi non riesco… più… a parlare… mi sta venendo… un altro… ictus… eeeeh... Roma farabutta...» come dice con un rantolo Bossy?
Che sia tutta una stategia promozionale orchestrata da Manuel Agnelli insieme alla guardia di finanza?
Ma questo disco, poi, è un disco politico?
Per esserlo davvero, io mi sarei aspettato qualcosa di più, magari una cover ironica di “Bossy” di Kelis.
Io, Manuel, l’idea te l’ho buttata lì, magari nei futuri concerti potete anche usarla…
Afterhours “Padania”
Genere: cantautorale
Provenienza: Padania
Se ti piace ascolta anche: Marlene Kuntz, Il Teatro degli Orrori, Moltheni, Nine Inch Nails
Lo specifico subito, visto che dopo questo post potrebbe non sembrare, però gli Afterhours sono sempre stati uno dei miei gruppi italiani preferiti. Sempre. O almeno, prima di questo disco. Fin dai vecchi anni ’90 quando li ho ascoltati per la prima volta. Credo fosse con “Voglio una pelle splendida” passata da Videomusic. Sì, allora esisteva una cosa chiamata Videomusic. E dire “Videomusic” mi fa lo stesso effetto di dire “Tirannosauro Rex”.
Questo loro nuovo disco però proprio no. Non ci siamo. Sarò cambiato io, saranno cambiati loro, saremo cambiati entrambi?
O forse il semplice fatto è che questa Padania è una terra talmente brutta che davvero non può ispirare un disco bello.
"Sì, bravo Cannibal! E, nel caso tu non capisca
più la mia ironia, sono ironico!"
Il primo pezzo dell'album presenta un’interpretazione vocale di Manuel Agnelli inconcepibile: va bene che si chiama Agnelli, però quel belato terrificante era davvero necessario? Per il momento, vince il premio di cosa più brutta sentita quest’anno. E sì che quest’anno ho pure seguito il Festival di Sanremo…
Ci sono poche cose che mi scandalizzano, ma la voce di Manuel Agnelli in questo brano sinceramente mi scandalizza. Non è che si sarà fatto troppo come il suo “parente” Lapo Elkann?
Nell’inizio di “Costruire per distruggere”, l’inascoltabilità si ripete con un suono fastidioso… cos’è, un violino stuprato? Ma perché tutto questo? È per ricreare il fastidio della Padania?
Peccato, perché “Costruire per distruggere” per il resto è di gran lunga il pezzo portante dell’intero album, insieme alla title-track “Padania”, che nel ritornello pare una rilettura di “Hurt” dei Nine Inch Nails (“Tu puoi quasi averlo sai” VS. “You can have it all”). Peccato Johnny Cash avesse già fatto di meglio...
Due valide, o quasi, songs. E poi? D’interessante poco, pochino altro. Ci metto dentro pure "Nostro anche se ci fa male", che sembra una outtake da "Non è per sempre".
Le fiammate rock presenti all’interno del disco appaiono invece modeste quanto quella di un accendino scarico, soprattutto se paragonate al fuoco che bruciava nel loro passato e che a quanto pare ha ormai bruciato il presente. Tra i pezzi rockettari, il meglio arriva da “La tempesta è in arrivo”, usata pure come soundtrack della fiction “Faccia d’angelo”.
Uno scatto recente di Manuel Agnelli
Il resto scivola via tra ballate cantautorali, qualche pezzo fastidioso piuttosto che no ("Fosforo e blu", "Ci sarà una bella luce", "Spreca una vita"...) e suoni di violino sigurrossiani di per sé anche belli ma che non si sposano per nulla con il resto del sound. Spiace davvero dirlo, visto che gli After, ribadisco, sono sempre stati tra le mie band italiane preferite. Però questo disco è proprio come la Padania. Una landa desolata in cui vivere.
“Il mondo cui appartengo è già invecchiato”, canta Manuel Agnelli in “Costruire per distruggere”. Proprio così. Un’amara autoriflessione su come la band sia musicalmente rimasta ancorata ancora ai 90s, mentre a livello di testi pare priva della stessa mordente efficace ironia.
Si prenderanno mica troppo sul serio, questi nuovi (?) Afterhours? Ieri sera al Concertone del Primo Maggio, causa problemi di tempo, la loro performance è stata spostata dalle 23 a mezzanotte. Ma loro, offesi, hanno lasciato Piazza San Giovanni.
Calma, Manuel. Non sei mica Trent Reznor. Anche se ti piacerebbe...
Il peccato principale che fa suonare questa Padania come un’occasione mancata, è che gli Afterhours non sono un gruppo che non ha più niente da dire. In passato magari non avevano niente da dire (l’esaltante Male di miele ad esempio cosa significa?), però lo dicevano bene. Oggi sono un gruppo con (forse) ancora qualcosa da dire, ma che questo qualcosa lo dice male.
Proprio come gli ultimi imbolsiti, spenti, svuotati d’anima e di vita Marlene Kuntz apparsi al Mausoleo di Sanremo. E a proposito del Festival, niente di male che gruppi come i Marlene o gli stessi After vi partecipino. Però poi sentirli fare i duri e puri come nell’interludio di “Messaggio promozionale n. 1” lascia un pochino perplessi:
Un'altro scatto recente di Manuel Agnelli
Tutta la merda che è in tv,
oggi l’ho spenta e non conta più
O in “Messaggio promozionale n. 2”:
Hai mai pensato a quanto spazio in un CD viene occupato da inutili canzoni?
Anche su quello che stai ascoltando.
Potresti occupare questo prezioso spazio con degli spot promozionali per incrementare la tua attività e dare forza al tuo talento…
Pezzi che una volta sarebbero magari suonati divertenti, oggi sembrano un’amara riflessione sulla loro apparizione al Festival di Bonolis. Che se ne siano pentiti?
I giornalisti musicali tipo quelli di XL probabilmente lo saluteranno come la rinascita del rock italiano. Diranno che questo disco è il perfetto specchio del nostro paese e dei nostri tempi. In tal caso: bel paese e bei tempini, quelli in cui viviamo!
"Il mio applauso è sempre ironico, Cannibal!"
Hai paura del buio? Se ascolto questo disco al buio, sì.
I milanesi ammazzano il sabato? E la domenica ammazzano questo album.
Quello che non c’è? Le grandi canzoni.
Germi? Quelli invece ci sono.
Non è per sempre? Eh no, caro Manuel, l’ispirazione non è per sempre.
Cast: Aaron Johnson, Christopher Mintz-Plasse, Chloe Moretz, Lyndsy Fonseca, Mark Strong, Nicolas Cage, Clark Duke, Evan Peters, Xander Berkeley, Sophie Wu
Tratto dal fumetto di: Mark Millar e John Romita Jr.
Genere: supereroi senza superpoteri
Se ti piace guarda anche: Scott Pilgrim vs. The World, Spider-Man, Heroes, Misfits, Kill Bill
Trama semiseria
Nonostante tutti i fumetti e i film, nessuno nella vita reale ha mai provato a essere un supereroe. E ci sarà anche un motivo… ma questo non importa al giovane Dave, un ragazzo non cool ma nemmeno particolarmente sfigato che decide di comprare una tutina verde su Internet e diventare Kick-Ass. Il suo primo tentativo da eroe fallisce miseramente in ospedale, con il secondo però gli va meglio: un tizio infatti lo filma mentre si prende a botte con dei cattivoni e il filmato ottiene più visualizzazioni su YouTube di “Friday” di Rebecca Black. Tutto il mondo a questo punto si chiede: ma kick-asso è?
Recensione cannibale
Kick-Ass è uno degli esempi più limpidi del ritardo (anche mentale) della distribuzione italiana e in generale dell’Italia rispetto al resto del mondo. Uscito negli USA (ma anche in Kazakistan) un anno fa, erano già mesi che l’avevo visto in lingua originale però avevo deciso di aspettare a parlarne in occasione dell’uscita italiana. Poi sono passati i giorni, le settimane, i mesi e il film arriva solo ora, alla buon ora. Ho colto così l’occasione per riguardarmelo in italiano, ché tanto è bello divertente, però mi sono chiesto: “Ma perché tutto questo ritardo?” Pare che il motivo scatenante sia stato il fatto che il film contiene scene troppo violente con protagonista una bambina, una cosa che può scandalizzare giusto nel paese dove le minorenni devono andare ad Arcore se vogliono assicurarsi un futuro decente ma non possono comparire in film violenti. Robe che nemmeno in Kazakistan…
Venendo al film è per me un quasi cult. Tra gli elementi che lo renderebbero un cult assoluto c’è una sceneggiatura scoppiettante, magari non del tutto originale ma in grado di riprendere i modelli supereroistici recenti di Spider-Man o Heroes e riproporli in una chiave ancora più aggiornata, ironica e cattiva.
Assolutamente cult i due personaggi principali: Kick-Ass, interpretato dal promettentissimo Aaron Johnson, è un medioman, anzi un medioboy che non viene morso da un ragno o “fulminato” dai superpoteri come i protagonisti di Misfits, bensì decide di sua spontanea volontà di diventare un eroe; Hit Girl poi è già un mito assoluto, una ragazzina cresciuta dal padre con l’ideale di una vendetta kill-billiana e a suon di proiettili sparati in pancia come neanche in Gomorra, una piccola eroina cazzutissima che è la marcia in più nonché la vera kick-ass del film. E Chloe Moretz che la interpreta a 14 anni è già una delle star più lanciate di Hollywood.
Niente male anche il resto del cast con il mitico McLovin’ di Suxerbad, la gnoccolona di turno (Lyndsy Fonseca, vista anche in Hot Tube Time Machine, Desperate Housewives e la nuova serie Nikita) e un Nicolas Cage che è meglio rispetto ai suoi standard ma è pur sempre Nicolas Cage. Tra l’altro Cage ha finalmente realizzato un suo sogno: quello di prendere parte a una pellicola fumettosa, lui che ha persino rovinato la vita al figlio chiamandolo Kal-El, ovvero il nome kryptoniano di Superman. E stic-ass.
Altro punto di forza del film è una dose insensata di ultraviolenza in grado di esaltare tanto Quentin Tarantino quanto Alex DeLarge, cosa che rende le scene di combattimento molto più cruente e quindi spettacolari di quanto siamo abituati a vedere in molte altre edulcorate pellicole hollywoodiane del genere. Super anche la colonna sonora, con tra gli altri Primal Scream, Prodigy, Ennio Morricone, Elvis e Joan Jett frullati tutti insieme allegramente.
Perché allora l’ho definito solo un quasi cult, a parte il fatto che sono un incontentabile bastardo? Beh, perché comunque perde il confronto fumettistico con una pellicola recente simile e un cult al 100% come Scott Pilgrim vs. The World, in grado di essere più inventiva da un punto di vista registico e visivo. E poi perché alcune parti della storia non sono del tutto convincenti; mi riferisco in particolare ai cattivi, capitanati dal solito boss mafioso italo-americano stereotipato che non regge minimamente al fianco di personaggioni come Kick-Ass e Hit Girl.
Niente di irrimediabile, comunque, e anzi per una volta aspetto più che fiducioso il sequel. Nonostante la pellicola non abbia riscosso un successo travolgente al box-office, si è comunque rivelata un piccolo fenomeno e quindi il numero 2 è già in cantiere. Se di solito preferisco che non vengano realizzati, in questo caso credo che un secondo episodio potrebbe risultare ancora più divertente e spettacolare del primo.
E sono sicuro che ci prenderà ancora di più a kick nell’ass!
Per una volta sono d’accordo con te, Umberto. È arrivata l’ora di dire, anzi gridare:
Föra d’i ball.
Membri del Parlamento italiano che scappano al solo sentire l’Inno d’Italia e si oppongono a festeggiare i 150 anni d’Unità d’Italia?
Föra d’i ball
Politici italiani che Perepè qua qua, qua qua perepè?
Föra d’i ball
Presidenti del Consiglio con a carico processi per qualsiasi tipo di reato manca solo l’omicidio ma tra un po’ sta a vedere che potrebbe spuntare fuori pure quello?
Föra d’i ball
Igieniste dent-anali che pretendono pre-ten-do-no la Farnesina?
Föra d’i ball
Minorati mentali bocciati 40 volte già a partire dall’asilo che prendono pren-do-no 10 mila euro al mese perché figli di politici minorati mentali ?
Föra d’i ball
Vecchi politici paralitici che quando parlano non si capisce nemmeno cosa cazzo dicono tranne quando sparano cazzate in dialetto?
Cast: Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Ellen Wong, Kieran Kulkin, Jason Schwartzman, Anna Kendrick, Alison Pill, Johnny Simmons, Chris Evans, Brie Larson, Brandon Routh, Aubrey Plaza, Mark Webber, Mae Whitman, Erik Knudsen, Bill Hader
Genere: indie nerd
Se ti piace guarda anche: Juno, Benvenuti a Zombieland, American Splendor, Se mi lasci ti cancello, (500) giorni insieme, Sky High – Scuola di superpoteri, Zoolander, Kick-Ass, Misfits
Trama semiseria
Scott Pilgrim (Michael Cera) è un ragazzo che suona in una band indie nerd (gli spettacolari Sex Bob-omb) e fondamentalmente cazzeggia in giro con le magliette degli Smashing Pumpkins. Nonostante le fattezze vagamente da sfigato, Scott è un playboy geek che si ritrova in un triangolo amoroso con una groupie asiatica e la sua nuova cotta suprema: Ramona Flowers (Mary Elizabeth Winstead), una tipa coi capelli viola, poi rossi, poi verdi, poi blu, poi chi ci capisce più. Per conquistare il suo cuore però dovrà prima eliminare i suoi 7 ex ragazzi (e ragazze)… eliminarli fisicamente. Ce la farà?
Pregi: visiviamente è qualcosa di davvero nuovo, originale, fresco, mischia il cinema con il fumetto con il videogame con la cultura indie con qualunque altra cosa possa venirvi in mente. E poi è IL film nerd per eccellenza, un cult da tramandare di generazione in generazione per tutti i secoli nei secoli amen.
Difetti: la struttura narrativa dei 7 ex è leggermente ripetitiva
Personaggio cult: Julie, una tipa perennemente incazzata interpretata da Aubrey Plaza
Scena cult: i titoli di testa in 8-bit, l’arrivo della polizia vegana… ma in quanto film cult per eccellenza è un po’ tutto cult
Canzone cult: “By Your Side” di Sade qui fatta dai Beachwood Sparks. In versione indie, of course
Altro giro, altra corsa. Ovvero una nuova classifica, questa volta dedicata alle mie serie televisive preferite degli ultimi 12 mesi. Parlo di tv, quindi, sebbene perlopiù le abbia viste quasi tutte su pc. Per la serie: i metodi di fruizione cambiano, i telefilm restano.
Prima però potete dare un'occhiata alla CLASSIFICA 2009
Flight of the Conchords
(stagione 1)
Rete americana: HBO
Rete italiana: Mtv
Creato da: James Bobin, Jemaine Clement, Bret McKenzie
Cast: Jemaine Clement, Bret McKenzie, Rhys Darby, Kristen Schaal
Genere: indie musical
Perché è in classifica: perché a due indie nerd è facile affezionarsi, ma soprattutto perché le loro canzoni sono folli e irresistibili
Se ti piace guarda anche: The It Crowd, The Big Bang Theory, Beavis & Butthead, Bored to Death, Scott Pilgrim vs. The World
In pillole: i due stralunati cantanti neozelandesi della band Flight of the Conchords alle prese con la vita a New York, tra concerti, lavoro precario e una vita a metà strada tra il neorealismo e il videoclip
Pregi: le esilaranti (ma anche orecchiabili) canzoni in stile Elio e le Storie Tese sull’emisfero australe
Difetti: dal punto di vista narrativo non tutte le puntate sono così riuscite
Personaggio cult: Mel (Kristen Schaal), la loro unica fan/groupie maniaca che li segue ovunque
Vista in: The Social Network, Nightmare, Youth in Revolt
La vedremo in: Uomini che odiano le donne
Perché è in classifica: perché è la causa per cui è nato Facebook, almeno in The Social Network
Sul suo stile: Kate Mara, Natalie Portman, Noomi Rapace, Neve Campbell
Rooney Mara non è una bellona. Anzi, forse non è proprio bella, però ha un notevole fascino magnetico di probabile origine nerd. Sua sorella maggiore Kate Mara (molto simile a lei) ha collezionato una serie di particine in “Nip/Tuck”, “Brokeback Mountain”, “Iron Man 2” e ora sembra destinata a fare il salto in “127 Hours” di Danny Boyle. La sorellina Rooney però rischia di oscurarla alla grande, visto che ha già avuto due film al numero 1 del botteghino americano: il primo è una stronzata, il remake ben poco riuscito di “Nightmare” in cui comunque tiene testa a Freddy Krueger, il secondo è un capolavoro, “The Social Network” e anche qui tiene testa a un personaggio mica da poco. È infatti nella notte della rottura con lei che Jesse Eisenberg/Mark Zuckerberg getta le basi per Facebook e per la sua personale rivoluzione.
E ora Rooney è pronta per diventare una megastar globale, visto che tornerà a lavorare con David Fincher nel remake americano di “Uomini che odiano le donne”, dove sarà la cyberpunk-bisex Lisbeth Salander. Adesso tutti a dire che Noomi Rapace sarà sempre la sola e unica eroina uscita dalla penna di Stieg Larsson e bla bla bla, ma sono convinto che la versione di Fincher farà scomparire del tutto il film svedese e probabilmente anche il libro e tra 12 mesi la sola e unica Lisbeth sarà lei, Rooney Mara.
Cast: Michael Cera, Mary Elizabeth Winstead, Ellen Wong, Kieran Kulkin, Jason Schwartzman, Anna Kendrick, Alison Pill, Johnny Simmons, Chris Evans, Brie Larson, Brandon Routh, Aubrey Plaza, Mark Webber, Mae Whitman, Erik Knudsen, Bill Hader
Se ti piace guarda anche:American Splendor, Se mi lasci ti cancello, Juno, Zoolander, (500) giorni insieme, Sky High – Scuola di superpoteri
Frase cult del film: “I’m in lesbian with you”
Già prima della sua uscita, “Scott Pilgrim vs. The World” si candidava prepotentemente come film indie-nerd dell’anno. Dopo averlo visto posso dire che è di più: è il film indie-nerd per eccellenza di tutti i tempi. Una vera goduria per gli occhi e per le orecchie.
“Scott Pilgrim” è una serie a fumetti creata da Bryan Lee O’Malley poco conosciuta in Italia ma un cult assoluto dall’altra parte dell’Oceano, però Scott Pilgrim non è certo uno di quei supereroi Marvel/DC alla Clark Kent o Bruce Wayne. O meglio, in qualche strambo modo un supereroe lo è (ma più alla Peter Parker) visto che per amore si ritrova a combattere e lo fa anche senza esclusione di colpi. Però fondamentalmente lui è ben altro: cazzeggia in giro (per non dire che è disoccupato) è un bassista nella fichissima rock band dei Sex Bob-omb ed è una sorta di versione nerd di un playboy che indossa le t-shirt degli Smashing Pumpkins.
Dopo aver rotto con la sua ex storica, la biondazza bonazza rockstar Envy Adams, Scott si ritrova invischiato in un triangolo amoroso tra una ragazzina liceale groupie della sua band e una nuova misteriosa ragazza ganza dai capelli viola arrivata in città: Ramona Flowers è il suo nome. Per mettersi insieme a lei dovrà però prima affrontare 7 suoi folli, diabolici, maligni ex ragazzi (e ragazze): lo spunto geniale del fumetto e del film è infatti quello di trasformare le relazioni sentimentali in una sorta di videogame a livelli.
A tradurre un fumetto del genere, il rischio era però quello di finire per fare il solito cine-videogame fracassone idiota e visivamente inguardabile. Per fortuna il regista Edgar Wright (il fenomeno già dietro al super cult comedy-horror inglese “L’alba dei morti dementi” e alla parodia degli action-movies “Hot Fuzz”) utilizza uno stile che ruba dal mondo dei fumetti e dei videogame in maniera davvero creativa e originale, senza dimenticarsi comunque che sta pur sempre facendo un film e non giocando alla Playstation: a livello visivo direi che quindi questa è tra le pellicole più innovative e particolari viste negli ultimi 150 anni. Mica esagero.
Stupenda già la sigla iniziale con musica e grafica in 8-bit, più l’uso creativo dei baloon e di altri espedienti fumettistici in varie scene, ma tutta la pellicola è un vero luna park di invenzioni stilistiche e narrative ge-nia-li! Roba che uno non fa in tempo a rimanere stupito per una trovata che subito ne spunta un’altra che ti lascia ancor più senza fiato.
Senza tralasciare una notevole colonna sonora (ovviamente indie, anzi indieissima) che va da Beck ai T-Rex, con il momento più emozionante sulle note della cover di “By Your Side” di Sade firmata Beachwood Sparks. E naturalmente ci sono anche loro, i mitici Sex Bob-omb di Scott Pilgrim.
Assurdo poi quanti giovani talenti riesca a racchiudere un film solo. Il protagonista ovviamente non poteva essere che lui, il volto degli indie sfigati per eccellenza: il Michael Cera di “Juno”, chi se no? La ragazza dei suoi sogni (letteralmente, visto che la vede prima in sogno e poi nella realtà) è interpretata da quello schianto di una Mary Elizabeth Winstead, una delle Grindhouse girls di Tarantino nonché figlia di Bruce Willis nell’ultimo Die-Hard, una che nel film passa con disinvoltura dai capelli rosa, al blu e al verde senza perdere mai fascino, una che al solo pronunciare il suo lungo nome ci si fa in tempo ad innamorarsene.
La sorella impicciona (e pure stronza) di Scott che sa tutto ancor prima che una cosa succeda è la mia super preferita Anna Kendrick di “Tra le nuvole”, ancora una volta stellare seppure in una piccola parte, mentre l’ex storica Envy Adams è interpretata dalla Brie Larson della serie cult “United States of Tara”.
Sul fronte malvagi ex di Ramona Flowers troviamo invece: il macho Chris Evans (“I fantastici 4”) nell’ironica parodia di se stesso, un superficiale e idiota vegano Brandon Routh (“Superman Returns”) davvero esilarante, il solito immenso divertentissimo Jason Schwartzman (quello della serie “Bored to Death” e dei film di Wes Anderson e della cuginetta Sofia Coppola) e la ex lesbo Mae Whitman dall’ottima serie tv “Parenthood”.
Spassoso pure il miglior amico gay di Scott, interpretato da Kieran Culkin (fratello di quello che aveva perso l’aereo) e da tenere d’occhio la batterista Alison Pill (già segnalatasi in “Milk”) e la scatenata cinesina Ellen Wong, mentre un altro piccolo ruolo cult che fa morir dal ridere è quello della rompiballe Julie interpretata da Aubrey Plaza.
Tutti i personaggi sono assolutamente fumettistici e idealizzati e le situazioni sono talmente assurde che niente in questo cine-fumetto potrebbe sembrare reale o anche solo con un minimo di senso logico. Eppure dietro la scintillante e divertentissima patina della strabiliante costruzione citazionista-registica c’è tutto il fascino dell’infatuazione, dell’innamoramento, della disillusione di una storia d’amore vera, che come sottolinea il buon Mr. Ford è “l'amore di Alta fedeltà, Se mi lasci ti cancello, (500) giorni insieme, Juno”.
Il film indie-nerd-sfigato definitivo di tutti i tempi e di tutte le galassie, quindi. Ma con dentro un cuoricino che pulsa.
Michael Cera ormai è praticamente una garanzia, anzi è un brand. Se ti imbatti in un suo film, a grandi linee puoi già sapere a cosa andrai incontro: un film indie leggero e godibile ma con dentro qualche riferimento culturale alto (in questo caso Nouvelle Vague e Fellini).
Come nella serie Arrested Development e nei film Juno, Nick & Norah Tutto accadde in una notte e nel nuovissimo Scott Pilgrim vs. the World (in uscita in Italia a novembre), Cera è anche in questo Youth in revolt un nerd, un geek, un loser: chiamatelo come volete, ma fondamentalmente ha sempre la parte dello sfigato.
Stavolta però il suo personaggio ha anche un doppio, un pericoloso alter ego ispirato a Jean Paul Belmondo di nome Francois Dillinger che vive solo nella sua testa e gli permetterà di ribellarsi al suo vecchio modo di essere (da qui la personale “revolt” del titolo), portandolo verso avventure incredibili, il tutto of course per amore di una ragazza: la protagonista femminile Portia Doubleday, molto simile a Hilary Duff (prima degli interventi di chirurgia plastica). Nel cast ci sono anche Zach Galifianakis (quel fenomeno di Una notte da leoni) e Rooney Mara, prossima Lisbeth Salander nel remake americano de Uomini che odiano le donne e nel cast di The Social Network e Nightmare.
Una pellicola indie fino al midollo, con qualche inserto animato che oggi fa tanto figo ah yeah, ma che fondamentalmente può essere incassellata in un nuovo genere a sé stante: il Michael Cera movie.
Dov'era la Lega quando la 'ndrangheta si infiltrava in Lombardia?
Non si è fatta attendere la risposta dalla Lega Nerd di Castelli
Saviano è accecato e reso sordo dal suo inopinato successo e dai soldi che gli sono arrivati in giovane età. [...] Da noi atti amministrativi precisi, non libretti. Non ci siamo limitati a scrivere quattro cose e a partecipare a quattro conferenze.
Riguardo alla possibile conduzione di Belen del prossimo Festival, il sindaco di Sanremo ha affermato
Reputo Belen una grande artista.
Da tutto questo blob di dichiarazioni miste, si evince facilmente come in Italia se sei uno scrittore che produce arte, cultura e denuncia delle verità scomode, allora sei solo un perditempo comunistoide sfigato drogato e, diciamolo, pure un pochino ricchione che non merita di fare neanche un euro con i suoi miseri inutili libri. Se invece sei una bella figa che ha fatto qualche spot telefonico e una manciata di programmi per ritardati mentali, allora sì che sei considerata una vera artistona.
Beh, ma allora anche le due ragazze di Ostia sono indubitabilmente delle grandissime artiste
Sucker Punch si posiziona già ora in cima alla lista dei film più fighi (che non significa necessariamente più belli) previsti per il 2011. Regia di Zack Snyder, quello di 300 (e si vede, fin dal trailer) e cast con Jon Hamm di Mad Man e una band di bad girls talmente variegata che sembra uscita da un cast tarantiniano: Emily Browning (The Uninvited, Lemony Snicket), Abbie Cornish (Bright Star, Paradiso + Inferno), più l'indie Jena Malone (Donnie Darko, Into the Wild) e la popstar Vanessa Hudgens appena uscita da High School Musical.
E intanto arriva la conferma ufficiale che Daniel Craig sarà il Mikael Blomqvist della versione americana firmata David Fincher di Uomini che odiano le donne. Ancora non è stata scelta invece la novella Lisbeth...
Gruppo da pub alla Fratellis (quelli del primo mitico album) barra Babyshambles barra Arctic Monkeys , questi irresistibili Postelles, con una "White Night" che ricorda "Alright" dei Supergrass ed è quindi perfettamente estiva. Il piacevolissimo omonimo album d'esordio lo trovate QUI (imperdibile per i fan del suono british)
Film molto bello, pardon videoclip di qualità cinematografica molto bello per i The Roots insieme al compare John Legend, con l'incendiaria "The Fire". Mi ha ricordato L'uomo che verrà...
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