Visualizzazione post con etichetta liam hemsworth. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta liam hemsworth. Mostra tutti i post

lunedì 12 settembre 2016

Independence Day – Degenerazione





Independence Day – Rigenerazione
(USA 2016)
Titolo originale: Independence Day: Resurgence
Regia: Roland Emmerich
Sceneggiatura: Nicolas Wright, James A. Woods, Dean Devlin, Roland Emmerich, James Vanderbilt
Cast: Liam Hemsworth, Maika Monroe, Bill Pullman, Jeff Goldblum, Jessie T. Usher, Travis Tope, William Fichtner, Charlotte Gainsbourg, Joey King, Judd Hirsch, Angelababy, Vivica A. Fox, Sela Ward
Genere: schi-fi
Se ti piace guarda anche: Independence Day, Deep Impact, The Day After Tomorrow – L'alba del giorno dopo


Vi ricordate i tempi del primo Independence Day?
Non intendo il primo Giorno dell'Indipendenza in assoluto. Nessuno in vita è vecchio abbastanza per ricordarselo, forse giusto il mio blogger rivale Mr. James Ford. Intendo il primo film Independence Day. Sì, quello con Will Smith e gli Stati Uniti d'America che salvano tutto il resto del mondo da una fine brutale per mano di una banda di brutti alieni cattivoni. Non si sa bene perché il loro scopo nella vita fosse quello di annientare la razza umana, ma d'altra parte l'approfondimento psicologico non era certo uno dei punti di forza del film girato da Roland Emmerich.
Quali erano i punti di forza del film?

martedì 3 maggio 2016

The Dressmaker – La vendetta è un piatto che va vestito freddo





The Dressmaker – Il diavolo è tornato
(Australia 2015)
Titolo originale: The Dressmaker
Regia: Jocelyn Moorhouse
Sceneggiatura: P.J. Hogan, Jocelyn Moorhouse
Cast: Kate Winslet, Liam Hemsworth, Judy Davis, Sarah Snook, Hugo Weaving, James Mackay
Genere: weird-chic
Se ti piace guarda anche: La morte ti fa bella, She-Devil – Lei, il diavolo, I segreti di Osage County, Priscilla – La regina del deserto


mercoledì 25 febbraio 2015

HUNGER GAMES: IL CANTO DE IL VOLO





Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I
(USA 2014)
Titolo originale: The Hunger Games: Mockingjay - Part 1
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Peter Craig, Danny Strong
Tratto dal romanzo: Il canto della rivolta di Suzanne Collins
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Donald Sutherland, Woody Harrelson, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Natalie Dormer, Willow Shields, Paula Malcomson, Elizabeth Banks, Jena Malone, Stanley Tucci, Jeffrey Wright, Elden Henson, Sarita Choudhury, Stef Dawson
Genere: rivoluzionario
Se ti piace guarda anche: gli altri Hunger Games, le foto di Jennifer Lawrence nuda

Dunque, dove eravamo rimasti?
Proprio non me lo ricordo. Hunger Games fa così tanto... 2012. Prima di passare del tutto di moda, la saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins ha però ancora da sparare il suo gran finale, sdoppiato per l'occasione in due parti. Il classico espediente per raddoppiare gli incassi?
Nooo, ma perché pensate subito male?
A guardare questo capitolo 1 de Il canto della rivolta in effetti a tratti il dubbio viene. La prima parte della pellicola in particolare inizia con ritmi molto bassi, qua e là ci sono poi alcune scene che fanno tanto riempitivo e in più qualche sequenza sembra del tutto superflua. Eppure...
Eppure il film funziona, come d'altra parte già i due precedenti episodi Hunger Games e Hunger Games: La ragazza di fuoco. La sensazione di trovarsi di fronte a un antipasto anziché a una portata principale vera e propria non svanisce quasi mai nel corso della visione, però il tutto risulta piacevole come un aperitivo ben fatto. E neppure troppo bimbominkioso, ci crediate o meno.

martedì 10 dicembre 2013

HUNGER GAMES – LA RECENSIONE DI FUOCO




Hunger Games – La ragazza di fuoco
(USA 2013)
Titolo originale: The Hunger Games: Catching Fire
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Simon Beaufoy, Michael Arndt
Tratto dal romanzo: La ragazza di fuoco di Suzanne Collins
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Donald Sutherland, Philip Seymour Hoffman, Sam Claflin, Jeffrey Wright, Amanda Plummer, Jena Malone, Stanley Tucci, Lenny Kravitz, Paula Malcomson, Willow Shields, Lynn Cohen, Toby Jones
Genere: affamato
Se ti piace guarda anche: Hunger Games, Jumanji, Battle Royale

PREMESSA 1
Attenzione: questo è un post lungo e delirante.
Leggete soltanto a vostro rischio e pericolo!

PREMESSA 2
Non credete a chi vi dice che odia la saga di Hunger Games. Sta mentendo. Perché non fa figo dire che è una figata. Perché è roba da teenagers. Perché è roba da femmine. Perché è troppo commerciale. Chi vi dice che la saga di Hunger Games è una cagata pazzesca, probabilmente però è proprio il primo che in gran segreto si è emozionato a rivedere sullo schermo Katniss Everdeen.
O magari non l’ha mai visto. Mi piacciono proprio, le persone che giudicano qualcosa a priori.
Che merda, Hunger Games!
“L’hai visto?”
No. Ma pare sia peggio di Twilight.
“E quello l’avevi visto?”
“No, però sembra fosse peggio persino dei Take That.”
Ma che c’entrano loro? E comunque, l’hai mai sentiti i Take That? Alcune loro canzoni non erano male.
“No, però mi hanno detto che erano peggio pure dei Duran Duran.”
Ma l’hai mai sentiti i Duran Duran?
“No, ma…”
E così all’infinito. Andando oltre i propri pregiudizi, andando oltre quello che dice la “ggente”, andando oltre anche alla banalità che vi sto per rivelare: nella vita è sempre bene farsi un’opinione propria e si può cambiare idea rispetto a quanto si immaginava per solo sentito dire. A parte su Twilight, che quello vi garantisco che è 'nammerda e basta.

LA STORIA
(ATTENZIONE SPOILER)
Che succede, in Hunger Games – La ragazza di fuoco?
Dopo aver vinto gli Hunger Games e pure un Oscar, Katniss Everdeen/Jennifer Lawrence è ancora la ragazza con i piedi per terra di una volta. Non si è montata la testa e tanto meno Peeta/Josh Hutcherson. Adesso camminano solo in slow-motion e con costosissimi abiti infuocati di Cinna & Gabbana addosso, ma a parte questo per loro è tutto come prima.


A un anno di distanza dalla gloria mondiale, Katniss è sempre più vicina a Gale/Liam Hemsworth, il quale non sta più con la sua ragazza storica, Miley Cyrus, che da fan degli oggetti inanimati l’ha mollato per mettersi a limonare il libro di Hunger Games.


In prossimità dei nuovi Hunger Games, Katniss e Peeta devono lasciare la loro nuova casa nel “Villaggio dei vincitori”, che alla faccia del nome sembra Auschwitz, e sono chiamati a partecipare a un tour mondiale di stadi e arene insieme a Vasco e al Liga, che hanno accettato di far loro d’apertura musicale. Ma c'è un problema: all’infuori del Distretto 11, il secondo distretto più povero e sfigato del globo anche noto come Italia, Vasco e il Liga non li conosce nessuno e così prima di procedere con le tappe successive vengono brutalmente giustiziati. Evvai!!!

Scusate per lo slancio d’entusiasmo. Meglio tornare professionali, prima che dall’alto decidano di far fuori pure me. Il distretto più sfigato in assoluto, se ve lo stavate chiedendo, è il Distretto numero 12, anche noto come Grecia. È qui che sono cominciate alcune rivolte e forme di protesta, dopo che Katniss alla fine della precedente edizione del Grande Fratello di Survivor di X-Factor degli Hunger Games aveva osato sfidare le regole del gioco e del sistema oppressivo che domina tutto il mondo.
Ecco un’immagine delle proteste che si sono diffuse pure nel Distretto 11, quello italiano.


Ed ecco un’altra immagine delle proteste, prima che il Liga venisse giustiziato…


"Ragazzi, ora sì che siamo pronti per un ricevimento da Alfonso Signorini!"
Dopo il tour mondiale dei precedenti giochi, è finalmente il momento di uccidere qualcun altro, ovvero iniziare una nuova edizione degli Hunger Games. Visto che si tratta della 75esima edizione, il super cattivone, il Presidente Coriolanus Snow (Donald Sutherland) insieme agli autori del programma, ancora più perfidi di quelli del Grande Fratello, decidono di scopiazzare L’isola dei famosi e organizzare una stagione dedicata ai VIP, cioè i vincitori delle precedenti edizioni.
Ogni Distretto deve partecipare con un concorrente maschio e uno femmina. Per il Distretto 12, come maschio tra Peeta e Haymitch/Woody Harrelson viene estratto Peeta. E' proprio uno sfigato, 'sto ragazzo!

Come femmina, l’ardua scelta è tra Katniss e Katniss. E poi tra i nomi in lizza c’è anche quello di una certa Katniss.
E dall'urna esce il nome di…
Katniss, che sorpresa!
Mentre sale sul palco, scivola però su una buccia di banana messa lì dal perfido Snow.

"Questa me la pagherai cara, dannato Snow!"

Tutti nel Distretto 12 avevano scommesso sull’uscita del suo nome, quindi quando un’emozionata e quasi commovente Lady Gaga Effie/Elizabeth Banks lo legge, in piazza scoppia un boato e i ragazzi cominciano a fare caroselli sulle loro automobili immaginarie, poiché sono troppo poveri per avere auto vere. Prima di rendersi conto che Katniss veniva data dai bookmakers 1 a 1 e quindi non ha fatto vincere manco un euro a nessuno.

"Mi chiedo quante lampade dovrò ancora farmi,
se voglio diventare più scuro di Carlo Conti."
Tornata la calma al Distretto 12, Katniss e Peeta vanno in ritiro per prepararsi agli Hunger Games e Haymitch li convince a stringere qualche alleanza, perché quest’anno i concorrenti sono tutti molto agguerriti, essendo vincitori di precedenti edizioni, non solo degli Hunger Games ma pure di altri reality e talent-show vari. Ci sono nomi “importanti” come quelli ad esempio di Emma Marrone e Leon Cino di Amici, Jonathan e Floriana del Grande Fratello, Marco Mengoni e Chiara di X-Factor.
Nel corso degli allenamenti, Chiara di X-Factor si mette a cantare “Somewhere Over the Rainbow” come nella pubblicità della Tim e viene subito mortalmente trafitta da Katniss con una freccia. Judy Garland dall’alto dei cieli la ringrazia, nel Distretto 12 partono nuovi caroselli su auto immaginarie e i giudici decidono di chiudere un occhio sul fatto che gli Hunger Games non fossero ancora ufficialmente iniziati.
Poco ispirati dai nomi sconosciuti degli altri concorrenti presenti, Katniss e Peeta decidono di allearsi con il bellone Finnick/Sam Claflin e con la sua partner, la nonna dei Croods, una vecchina di 120 anni che, pur di conquistarsi i suoi 15 minuti di celebrità prima della morte, ha deciso di proporsi come volontaria per gli Hunger Games. Iscriversi a un corso di ballo liscio era troppo semplice?


"Mmm... io sono molto più affascinante di quella mummia!"

"Eddai Lenny, sto probabilmente per morire in maniera brutale.
Me lo fai un pezzettino di Are You Gonna Go My Way?"
Dopo più di un’ora di film, ecco che comincia la nuova edizione degli Hunger Games, che promette di essere ancora più esplosiva e letale della prima. Sbucano così fuori nebbie nocive, scimmie urlatrici, ghiandaie imitatrici che replicano la voce di Chiara che canta deturpa “Somewhere Over the Rainbow” e vengono pure loro fatte subito fuori brutalmente da Katniss, che così diventa sempe di più la beniamina del pubblico a casa. Vabbè, anche il fatto che sia una bella sgnacchera la aiuta.
A parte questo, non è che succedano poi grandi cose e così, per animare un’edizione un po’ spenta, Katniss si mette a limonare con Peeta, che è una cosa che fa sempre salire gli ascolti e fa felici tutti. Persino Gale. Se non altro è contento che questa volta la sua tipa non lo tradisca con un martello. Sono piccole soddisfazioni.
Due ore dopo, finito di limonare con un disidratato Peeta, Katniss apre gli occhi e vede in cielo un arcobaleno. Le torna in mente “Somewhere Over the Rainbow” nell’orripilante versione di Chiara e pensa: “Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima? Dev’essere l'arcobaleno la chiave di tutto!”. Scaglia così una freccia “over the rainbow”, sopra l’arcobaleno e il cielo viene giù, mettendo così fine agli Hunger Games – VIP Edition.

Mentre tutto brucia e si sfalda, Katniss viene portata in salvo con Haymich e Finnick, che le comunicano con tatto che il Distretto 12 e tutte le persone che conosce sono: “Morti! Morti stecchiti! Non li rivedrai mai più, Katniss cara, tié!”.
E lei reagisce così...


Dopo averle fatto questo innocente scherzetto, Haymich e Finnick le dicono che in realtà la madre e la sorellina bimbaminkia sono ahinoi ancora vive, così come Peeta, il quale però si trova a Capitol City dove viene torturato in una maniera agghiacciante, con l’ascolto 24 ore su 24 a tutto volume di “Somewhere Over the Rainbow” naturalmente nella versione cantata da Chiara. Sulle note agghiaccianti della sua interpretazione si chiude la pellicola, che ci dà appuntamento il prossimo anno, con la prima parte del capitolo finale: Il canto della rivolta. Brought to you by Tim.



Cosa mi aspetto che capiti, nel gran finale della saga?
Fondamentalmente questo...


IL FILM
Hunger Games – La ragazza di fuoco stilisticamente non è poi molto differente dal precedente capitolo. Il cambio di regia, nel passaggio da Gary Ross a Francis Lawrence, non si è fatto sentire più di tanto. Dopo tutto, per quanto la adori, si tratta pur sempre di una saga commerciale e il nome del regista diventa un optional che finisce per risultare un elemento di secondo piano rispetto ad altre componenti del brand. In questo caso non è troppo un male, visto che Francis Lawrence arrivava da pellicole orride come Io sono leggenda e Constantine, così come da una robettina innocua come Come l’acqua per gli elefanti con Robert Pattinson, e per la prima volta qui è invece riuscito a tirare fuori una regia decente. Miracolo.
Nonostante la sostituzione in cabina di regia, anche questo La ragazza di fuoco mantiene i pregi quanto i difettucci del primo episodio. In entrambi i casi, la parte più convincente e coinvolgente è quella iniziale, con la costruzione di un’atmosfera scurissima, angosciante, senza speranza. Sembra The Walking Dead, solo senza zombie e recitato meglio. Quando cominciano gli Hunger Games e le sequenze più action, lì invece vengono fuori i limiti della pellicola. In questo secondo episodio i pensieri non vanno però più tanto dalle parti di Battle Royale, come per il primo episodio, bensì di… Jumanji.

"Da cosa si capisce che il nostro rapporto è più finto di quello
di Tom Cruise con Katie Holmes?"
Ho capito perché mi piace tanto questa saga di Hunger Games. A parte per Jennifer Lawrence. Non ho ancora parlato di Jennifer Lawrence? Sto facendo un post su Hunger Games e lei l’ho menzionata appena? Un attimo e ci arrivo…
Prima voglio parlare di Jumanji. Al di là dei riferimenti al mito greco di Teseo contro il Minotauro, o a film come Battle Royale, Rollerball e The Running Man, rivisti però in una chiave più moderna, con tanto di sguardo parodistico nei confronti dei vari reality, talent e survival show e con tanto di storie d’amore in bilico tra realtà e fantasia come quelle di Tom Cruise, gli Hunger Games mi hanno fatto tornare in mente Jumanji, pellicola con Robin Williams e Kirsten Dunst tra i miei cult infantili assoluti. Anche qui i protagonisti sono “costretti” a partecipare a un gioco loro malgrado e non c’è niente da fare, devono partecipare fino alla morte o fino alla vittoria, superando una serie di prove assurde con animali pericolosi, avverse condizioni climatiche, persino un clima più secco di quello che ci sarà ai prossimi Mondiali in Brasile, e quant’altro. Un gioco spietato, alla faccia dei film per ragazzi. Certo, la violenza in Hunger Games non è mai esibita in maniera eccessiva, ma se vi aspettate una pellicola splatter potete rivolgervi altrove, perché i film di questa serie non sono horror, e non sono nemmeno tanto robe sci-fi o fantascientifiche. Hunger Games in realtà è soprattutto una saga… politica.

POLITIK
Hunger Games è una saga che, alla faccia degli scettici, ha qualcosa da dire, a livello socio-politico. Insomma, a livello politico ha molte più cose da dire di un – faccio un nome del tutto a caso – Matteo Renzi. Ma lasciamo perdere Renzi, in fondo, come dice la frase simbolo della pellicola: "Ricorda chi è il tuo nemico." E il nemico vero resta sempre BerluSnow.
Con Hunger Games non siamo ai livelli di 1984 di George Orwell, va bene, ve lo concedo, però per essere una serie rivolta prevalentemente agli adolescenti (ma poi mica tanto) è molto più impegnata delle altre saghette fantasy e young adult in circolazione. Harry Potter – tanto per fare un altro nome a caso – di che parla? È la solita favoletta per bambini sul Bene contro il Male, ed è anche caruccia e tutto, ma quali connessioni ha con l’attualità, con la società?
Non vi viene in mente niente?
Vi do un piccolo suggerimento: nessuna.

Hunger Games è inoltre un esempio di moderno femminismo. Come Buffy, come le girls di Spring Breakers, come – massì esageriamo – come le Pussy Riot. Katniss è un’eroina dei nostri giorni che non ha bisogno di essere protetta dagli uomini, come ad esempio la Bella di Twilight sempre in attesa di essere salvata dal vampiro vegano o dal lupacchiotto mannaro a torso nudo. È semmai Katniss a salvare sia Peeta, che vabbè più che un uomo è un derelitto umano, che Gale/Liam Hemsworth, fustigato in una scena quasi sadomaso per la gioia di tutte le sue fans. Persino Miley Cyrus dopo aver visto tale sequenza ha abbandonato per un attimo martelli, libri, vibratori e altri oggetti vari e ha ripreso interesse nei suoi confronti.
Katniss è una moderna Che Guevara, una Salvatrice, un’ispiratrice di una sommossa popolare, persino al di là di quelle che sono le sue intenzioni. Come spesso avviene, com’è accaduto probabilmente anche a Gesù Cristo, la gente tende a mitizzare alcune persone e a prenderle da esempio e loro magari lì per lì non si rendono nemmeno conto di questa enorme responsabilità. È quanto capita a Katniss Everdeen. Lei punta semplicemente a sopravvivere e a far sopravvivere la sua famiglia, più che a sfidare il Sistema, eppure con i suoi gesti diventa un modello da seguire per la popolazione del suo e pure degli altri distretti. È un’eroina, suo malgrado, attuale più di tutti quei bidu mascherati della Marvel o di Superman.
E dopo paragoni con Superman, Gesù, il Che, le Pussy Riot e quant’altro, forse è meglio se la chiudo qui perché sto cominciando a sproloquiare un tantino. Forse.

JENNIFER LAWRENCE E IL RESTO DEL CAST
Stavo per chiudere il post senza manco parlare di Jennifer Lawrence?
Pensavate veramente che vi potessi tirare un brutto scherzetto del genere?
Per chi mi avete preso, per il perfido Presidente Snow/Donald Sutherland?
Avrei potuto sì, perché per Jennifer Lawrence le parole ormai sono quasi superflue, però non lo farò. Se nel primo episodio già se la cavava bene, questa volta, forte dell’Oscar vinto per il bellissimo Il lato positivo, ha tirato fuori un’interpretazione ancora più positiva. Potete essere fan scatenati delle saghe di Twilight e di Harry Potter fin che volete, però dai, non si può nemmeno paragonare le performance attoriali dei loro protagonisti. Disse uno che ha appena paragonato Katniss Everdeen a Jesus.
Jennifer Lawrence è di un altro pianeta rispetto agli imbambolati (senza offesa per le bambole) Kristen Stewart e Daniel Radcliffe. Per quanto alcuni elementi della saga di Hunger Games possano magari anche essere considerati debolucci, Katniss Everdeen viene fatta vivere su grande schermo da una straordinaria Jennifer Lawrence, come in altri filmoni commerciali non capita spesso mai di vedere. Basta un suo solo sguardo, e ti fa la sequenza da sola. Cito ad esempio ATTENZIONE SPOILER il finale FINE SPOILER, oppure la scena in ascensore.
Non so bene perché, ma negli ultimi tempi l’ascensore sta diventando una location ideale per girare grandi scene. Qui non si raggiunge il sublime come in Drive, però in ascensore avviene il momento più divertente della pellicola, con Jena Malone che si spoglia davanti agli occhi di Woody Harrelson e Josh Hutcherson, scatenando la gelosia di Jennifer che le regala un’occhiataccia impagabile.


Che poi ci sono Jennifer Lawrence, Jena Malone, Woody Harrelson, Josh Hutcherson e c’è pure Philip Seymour Hoffman, l’altro premio Oscar della pellicola Philip Seymour Hoffman. E c’è anche Amanda Plummer che era tipo dai tempi di Pulp Fiction che non la vedevo!!!
Ma Porco Snow, come si può non amare un film con un cast del genere?

LA FINE DEI GIOCHI
Che altro vi posso dire?
Adoro la saga di Hunger Games e se questo mi rende un bimbominkia, lo accetto. Tanto lo ero comunque. E poi zitti voi che magari vi sono piaciuti i robottoni di Pacific Rim ma la quarta elementare l’avete finita da un pezzo…
C’è poco da fare. Chi più, chi meno, siamo tutti bimbiminkia. Sì, anche voi che state leggendo storcendo la boccuccia. E io, io sarò bimbominkia per Katniss Everdeen forever!
(voto 7,5/10)


mercoledì 17 ottobre 2012

I mercenari 2 - Dalle stelle allo Stallone

I mercenari 2
(USA 2012)
Titolo originale: The Expendables 2
Regia: Simon West
Cast: Sylvester Stallone, Jason Statham, Jean-Claude Van Damme, Bruce Willis, Arnold Schwarzenegger, Chuck Norris, Liam Hemsworth, Terry Crews, Randy Couture, Dolph Lundgren, Nan Yu, Charisma Carpenter, Nikolette Noel
Genere: tamarro? no, super tamarro
Se ti piace guarda anche: I mercenari, The Avengers, Mission: Impossible - Protocollo fantasma, Rocky Balboa

Gli Expendables l’hanno fatto di nuovo.
Cosa, un dignitoso film d’azione?
Sì, anche, ma non è quello a cui mi riferivo: sono scappati dal pensionato. Di nuovo. O, più che dal pensionato, sono evasi dal museo in cui dovrebbero stare, come in maniera azzeccata un malinconico Schwarzenegger dice in una delle battute finali.
Mi sono quasi commosso quando l'ha detto.
Mmm, no. Non è vero.

"Dannata artrite!"
Il primo episodio dei Mercenari era stato salutato a sorpresa con una buona, diciamo decente va, accoglienza qui su Pensieri Cannibali. L’idea di un revival degli action heroes anni ’80 letteralmente resuscitati e messi alla prova con una nuova missione era infatti piuttosto azzeccata. Un’operazione nostalgia, dopo tutto, oggi come oggi non la si nega a nessuno.
Anziché partecipare a un reality show sulla danza come molte ex celebrità come lui hanno fatto, Sylvester Stallone aveva così messo in piedi una sorta di The Wrestler personale, complice l’aiuto di Mickey Rourke, e qui ha sostanzialmente ripetuto quell’intuizione pari pari. Solo che il gioco è bello quando dura poco, tanto per usare una di quelle frasi ad effetto che potremmo sentire in un probabile terzo capitolo della saga.

La prima sequenza fa temere il peggio. La scenona d’azione d’apertura è avvincente quanto un discorso di Napolitano, tanto per nominare un coetaneo di Stallone. Per fortuna, dopo il film riesce a risollevarsi come un Rocky al tappeto. Oddio, proprio come un Rocky Balboa magari no, piuttosto come una versione invecchiata di Rocky che ancora prova a tirare qualche colpo. Qualcuno gli andrà a segno, molti andranno a vuoto. Se non altro, diamogli atto di averci provato, anche se il primo episodio dei Mercenari poteva bastare e avanzare, grazie. La differenza tra i due episodi emerge lampante nello sguardo di Stallone. Ancora con un barlume di vitalità nel primo, qui invece spento, assente, come quello di uno zombie. Cosa che dona alle pellicola una sorta di malinconia ancora più accentuata rispetto al capitolo uno. I più tamarri infoiati di cinema action si saranno divertiti un mondo, con questa saga. Io invece c’ho visto una notevole dose di tristezza. Il rimpianto dei begli anni che sono scivolati via.

Hey, e Steven Seagal dove cazzo è?
I mercenari 2 funziona quindi a intermittenza. Non è solo una lunga sequela di sparatorie, scazzottate, inseguimenti, esplosioni old-style. Prova anche a essere qualcosa di più. Ed è un film che non si rivela nemmeno un’apologia completa della tamaraggine. Di scene tamarre ce ne sono, oh se ce ne sono, però in altri momenti si cerca anche la pausa riflessiva. Ed è qui che la pellicola affronta i suoi momenti più deboli e inefficaci. Inventandosi ad esempio dialoghi ai confini con il ridicolo:
“Stai pensando ancora a quel ragazzo?” chiede la tipa orientale a Stallone. “Continuamente,” risponde lui. Te credo, è morto da tipo manco un giorno, meno male che c'è ancora qualcuno che pensa a lui, povero Cristo.
Cosa pretendere? La sceneggiatura, d’altra parte, deve aver richiesto un lavoro di 2 o 3 ore, a dir tanto. Pause caffè comprese.
La storiella è semplice semplice, persino più semplice per gli standard dei film d’azione e ogni “svolta” narrativa è compiuta senza grande fantasia attraverso l’introduzione di uno degli action heroes special guest star a turno: Schwarzy, Bruce Willis, JCVD, Chuck Norris e poi tutti insieme appassionatamente, tanto per non farci mancare niente.

ATTENZIONE SPOILER
A muovere le azioni degli Expendables in questo nuovo capitolo c’è la sete di vendetta. Sì, avete capito bene. Una cosa inedita per un action movie! Quel cattivone di Jean-Claude Van Damme decide di uccidere Liam Hemsworth. Perché? I motivi possono essere due: o stava recitando troppo bene per gli standard dei mercenari, oppure JCVD tra i fan di Hunger Games fa parte del team Peeta. In maniera davvero accanita e Liam Hemsworth/Gale proprio non lo può vedere.
Ma come lo fa fuori? In quella che si candida a essere una delle scene più scult dell’annata cinematografica, lo trafigge con un pugnale attraverso... un calcio rotante dei suoi, nel caso aveste dubbi.
Va detto anche che Jean-Claude Van Damme come super cattivone è temibile all’incirca quanto Colin Hanks nella stagione 6 di Dexter.

Sulle note della soundtrack de Il buono, il brutto, il cattivo compare invece… Clint Eastwood?
No, Chuck Norris.
Ma perché?
Come se Gigi D’Alessio apparisse su un palco sulle note dei Beatles.
Non potevano farlo entrare con la musichetta della sigla di Walker Texas Ranger?
Ah già, dimenticavo: la sigla di Walker Texas Ranger è una cagata pazzesca.



"Ma de che te lamenti, Cannibal? So' più figa della tipa di The Ring!"
Se le apparizioni delle special guest star non mi sono sembrate un granché, purtroppo anche quella di un Bruce Willis sottotono, il più convincente a sorpresa mi è apparso Dolph Lundgren in versione genio chimico manco fosse Walt White di Breaking Bad. Una roba che è FANTASCIENZA PURA ma allo stesso tempo è una delle trovate più divertenti della pellicola. Bene anche Jason Statham in spassosa versione uomo-zerbino sempre al telefono con Charisma Carpenter/Cordelia di Buffy, mentre il racconto strappalacrime di Liam Hemsworth, futuro Signor Montana, su come si sia unito agli Expendables sembra uscito da un libro di Nicholas Sparks (continuo a citarlo, e la cosa mi preoccupa).
E poi c'è Nan Yu...
Ma chi è?
Non potevano almeno prendere una guerriera gnocca, una tipo Jamie Chung?

Tra i (pochi) momenti migliori cito invece Schwarzenegger che non ci sta sulla Smart e Stallone che sputa (giustamente) sul cadavere di JCVD.
Tra pro e contro, I mercenari 2 finisce per essere un filmetto d’azione che porta a casa il risultato, proprio come i vecchi mercenari, ma che si fa dimenticare già dallo scorrere dei titoli di coda. L’operazione nostalgia di Stallone e soci funziona ancora in maniera dignitosa, però ricordo che il gioco è bello quando dura poco, quindi attenti a non tirare troppo la corda, cari mercenari.
(voto 6/10)

P.S. Avrei voluto chiudere il post con la frasona a effetto: “Rest in pieces. Riposate in pezzi, nonnetti tamarri!” ma, nonostante abbiano un età media di 125,7 anni, i loro muscoli ancora mi fanno paura e quindi preferisco salutarli con un: “Ciao ciao, mercenari. Non picchiatemi, vi scongiuro. Grazie.”

mercoledì 9 maggio 2012

Hunger Games: la recensione (quasi) seria dal Distretto 12

Ieri si è riso e scherzato su Hunger Games, prendendo (più o meno) amichevolmente in giro la trama nel post Hunger Gays.
Oggi invece si fa sul serio. O quasi…


Hunger Games
(USA 2012)
Titolo originale: The Hunger Games
Regia: Gary Ross
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Stanley Tucci, Wes Bentley, Willow Shields, Lenny Kravitz, Amandla Stenberg, Alexander Ludwig, Paula Malcomson, Toby Jones, Isabelle Fuhrman, Jacqueline Emerson, Philip Troy Linger, Donald Sutherland
Genere: giochi senza frontiere
Se ti piace guarda anche: Battle Royale, Atto di forza, Tron: Legacy, Il domani che verrà - The Tomorrow Series

Suzanne Collins “Hunger Games”
(romanzo, USA 2008)
Titolo originale: The Hunger Games
Pagine: 376
Casa editrice italiana: Mondadori
Se ti piace leggi anche: 1984, Il signore delle mosche, Il mito di Teseo, Battle Royale (manga)

Genesis
Cominciamo dall’inizio. Da Suzanne Collins, che un bel giorno si sveglia e ha una bella idea per un romanzo. L’idea di per sé non è delle più originali. L’autrice afferma che le è venuta mentre cazzeggiava e faceva zapping in tv, alternando qualche reality con un reportage dalla guerra in Iraq.
Reality + guerra = Hunger Games.
“Perché non è venuto in mente a me?” si è chiesta Maria de Filippi.
Alla base della storia vi sono inoltre i ricordi personali della Collins di quando il padre combatteva in Vietnam e di come è andato a scovare il colonnello Kurtz. Ah no, quello è Apocalypse Now.
Ma, soprattutto, alla base vi è il mito di Teseo.


"Ma perché nel nostro film non c'hanno messo Jennifer Lawrence?
Almeno morivamo felici..."
La battagliera questione Battle Royale
E Battle Royale? Il romanzo, nonché manga, nonché film giapponese?
È vero, i punti di contatto ci sono, piuttosto evidenti, soprattutto per quanto riguarda i Games veri e propri, però l’ispirazione principale è quella del mito secondo cui gli atieniesi ogni 9 anni mandavano 7 ragazzi e 7 ragazze ad un incontro, amichevole, con il Minotauro.
Quindi okay: Hunger Games è una copiatura. Però non di Battle Royale, bensì di un mito greco. E allora, ecco, lo dico: prima di sparare merda contro i miti di noi ggiovani come Hunger Games, almeno documentatevi, almeno!
Anche perché il tema di un gruppo di ragazzini costretti a scannarsi tra loro non è prerogativa del pur splendido e potentissimo Battle Royale, bensì è presente pure in altre opere come Il signore delle mosche. Ma quello mi sa che è servito più da ispirazione per Lost…
Sicuramente Hunger Games parte da uno spunto simile a quello di Battle Royale, però dire che ne sia la semplice copia americana è molto limitativo. La prima parte di HG, quella di preparazione ai giochi, è del tutto assente in BR, così come HG è parecchio più incentrato su una sorta di parodia estremizzata dei reality-show che non sulla violenza fine a se stessa. La storia è sviluppata poi intorno a un personaggio principale, quello di Katniss, mentre BR è molto più dispersivo e racconta un numero esagerato di sottostorie e di sottopersonaggi, non tutti ugualmente interessanti.
Analogo in entrambi è il senso di critica, però è una critica più politica in BR, dove viene preso di mira il Giappone del periodo fascista, mentre quella di Hunger Games è una critica di stampo orwelliano più sociale e ancora più attuale: agli Stati Uniti del presente, a un sistema capitalistico malato, al pubblico dei reality-show.

"Certo che se Taricone era ancora in vita, due colpi davanti alle telecamere
non si sarebbe fatto problemi a darmeli. Mica come te, Peto..."
Reality-show o (pulp) fiction?
Al di là del semplice gioco al massacro cui sono costretti a partecipare i 24 giovani Tributi dei vari Distretti, l’aspetto più interessante degli Hunger Games è il loro riflettere i meccanismi dei reality-show televisivi. La storia in tal senso è perfettamente giocata sul non far capire i veri sentimenti di Katniss e Peeta. Sono innamorati per davvero o è solo una messinscena per ottenere i favori degli sponsor e del pubblico? Un rapporto realtà/finzione mai svelato del tutto, perché è proprio così che funzionano i reality. Se Katniss sottostà alle regole del gioco non è per cambiare il sistema dall’interno. I suoi intenti, almeno in questo primo capitolo della saga, non sono tanto politici. A lei interessa soltanto l’unica cosa che ha conosciuto da quando è in vita: sopravvivere.
Se non uccide brutalmente gli altri concorrenti, non è tanto per un senso di buonismo in lei del tutto assente. È solo perché quella è la tecnica migliore che ha escogitato insieme al suo tutor Woody Harrelson. Aspettare che gli altri si scannino, scappare e solo dopo diventare lei stessa cacciatrice.

Il segreto del suo successo
Hunger Games è un blockbusterone assolutamente atipico. C’è una componente fantascientifica, ma gli effetti speciali non hanno mai la meglio sulla storia e sui personaggi. La vicenda sentimentale non viene caricata troppo e, anzi, ricopre un ruolo ancora minore rispetto al libro. In entrambi i casi, romanzo e pellicola, siamo comunque lontani anni luce dalle smancerie twilightiane. Non ci sono poi nemmeno vampiri, licantropi, maghetti, supereroi o altri personaggi tipici dei successoni degli ultimi anni. Non ci sono grosse scene d’azione, a parte il combattimento finale, e questo è il motivo per cui probabilmente qualcuno l’ha bollato come “noioso”. E non è nemmeno un film uscito in 3D!
Allora, perché è diventato un fenomeno globale?
Forse perché, come abbiamo visto, nasce come un mix di influenze dal passato anche molto remoto dei miti greci quanto dal presente di Battle Royale in versione occidentalizzata ed è una critica alla reality tv che ha imperversato negli ultimi anni. Uno dei motivi del successo di questa saga sta quindi tutto qui, nel riuscire a riflettere la società di oggi attraverso archetipi di stampo classico.
Un altro motivo del suo successo?
Forse anche lei, Jennifer...


Suzanna tutta panna
L'autrice della saga letteraria Suzanne Collins non è una virtuosa della parola. Non è una scrittrice sopraffina. Il suo stile è molto semplice e di immediata comprensione. Suzanne Collins ha però una dote rara: sa tenerti incollato alla pagina. Quando mi sono addentrato nella lettura di Hunger Games ho pensato: “Mi leggo il primo capitolo, poi se non mi prende aspetto di vedermi il film per sapere come avanti la storia.”
Invece mi ha preso, cazzo se mi ha preso.
Ogni capitolo si chiude in una maniera diabolica, con un colpo di scena, una rivelazione che ti costringe ad andare avanti nella lettura. Uno stratagemma che ricorda la costruzione degli episodi delle serie tv più avvincenti, come Lost, dove si accumula e si accumula la tensione, fino a che sul più bello parte lo stacco pubblicitario. Il suo stile di scrittura è quindi molto moderno, molto televisivo, molto young adult, visto che il pubblico di riferimento è quello ggiovane, ma la sua fruibilità risulta universale. E il suo stile è anche molto cinematografico.

"Potrei aver aggiunto del Roipnol al tuo cocktail. Però bevi tranquilla, Katniss."
Lost in translation
Il pregio, e anche il limite, dell’adattamento per il grande schermo è quello di aver preso il libro pari pari e averlo semplicemente trasposto in immagini. Opinione personale: gli adattamenti migliori dei film sono quelli infedeli, almeno in parte, all’originale, perché il mezzo letterario e quello cinematografico sono parecchio differenti e quindi se ci si limita a una semplice traduzione da un media all’altro, qualcosa inevitabilmente va “lost in translation”.
Gary Ross e Billy Ray, unendosi nella sceneggiatura a 6 mani con Suzanne Collins, si sono quindi mantenuti molto fedeli all’originale, e lo si può accettare, però avrebbero potuto osare qualcosa di più. Una scelta piuttosto azzeccata, e per nulla scontata, che hanno fatto è comunque stata quella di NON adottare la voce fuori campo.
Il romanzo è scritto in prima persona e tutti gli eventi li viviamo attraverso lo sguardo di Katniss Everdeen. La scelta più facile sarebbe stata quindi quella di inserire la voce off della protagonista per spiegarci il suo punto di vista e tutto quello che succede. Così non è e credo sia un bene. La voce fuori campo può portare a risultati straordinari, come in Viale del tramonto, American Beauty o nei film di Terrence Malick, soprattutto quando viene usata per dare voce all’interiorità dei personaggi, però il più delle volte si rivela uno stratagemma pigro per raccontare a parole ciò che può essere raccontato con le immagini.
Optando per una scelta del genere, nel film di Hunger Games molte cose non sono spiegate e per chi non ha letto il libro possono risultare di difficile comprensione. La storia a grandi linee arriva a tutto il pubblico, però ci sono un sacco di piccole finezze che possono essere colte solo da chi ha letto il romanzo. Ad esempio, Gale che chiama scherzosamente la protagonista Katnip, storpiando il suo nome, o il gesto di rispetto che le rivolgono le persone del Distretto 12 quando decide di prendere il posto di tributo di sua sorella, o ancora la scena da brividi con il saluto di Katniss alla gente del Distretto 11 dopo la morte della loro Rue. Il momento emotivamente più forte della pellicola.
Questo è un pregio come anche un difetto della pellicola: un pregio perché comunque in un film non può essere spiegato tutto in maniera didascalica, altrimenti anziché 2 ore dovrebbe durarne 4, un difetto, perché sono delle piccole (ma nemmeno troppo) chicche che aggiungono significato e spessore alla storia, ma soprattuto alla figura di Katniss che emerge come personaggio molto più tridimensionale su carta che non su pellicola.

"Lenny, ma ti sembra questo il momento per fare del sesso selvaggio?
Comunque forza, prendimi su questo lettino, sarò la tua American Woman!"
Katnip
Sia il romanzo che il film sono divisi nettamente in due parti. La prima è quella costruita meglio, quella in cui il senso di ineluttabilità circonda la vita della protagonista. Un aspetto che nel film forse non è del tutto comprensibile a chi non ha letto il libro è l’incapacità, quasi totale, di amare o di provare emozioni da parte di Katniss. La sua non è un’apatia esistenziale, né una cattiveria intrinseca. È nata in un mondo privo di bellezza e soprattutto di speranza. Ogni cosa capita e bisogna accettarla. Ci sono i cazzo di Hunger Games? Seguiamo le estrazioni degli Hunger Games. Bisogna partecipare agli Hunger Games? Partecipiamo agli Hunger Games.
Panem è un mondo anestetizzato, in cui i Distretti più poveri non hanno niente, sono stati del tutto annientati e non hanno nemmeno la forza di ribellarsi. A questo servono gli Hunger Games. A privare la gente della capacità di immaginare un futuro diverso. “Non voglio avere figli” dice Katniss, perché questo non è un mondo in cui sente che una nuova creatura meriti di vivere, un po' come pensa Lori Grimes nella terra post-zombie di The Walking Dead.
Il suo atteggiamento non è comunque per nulla passivo: quando, con un colpo di sfiga totale, viene estratta la sorellina Prim come Tributo (ma sarebbe meglio dire Sacrificio) per gli Hunger Games, lei si offre per prendere il suo posto. E quando durante la competizione/show muore la sua amichetta Rue, lei le porge dei fiori come saluto funebre prima che vengano a rimuovere il cadavere, sebbene sia una cosa proibita. Ma l’affronto più grande Katniss lo compie nel finale, quando minaccia di suicidarsi in diretta insieme a Peeta. Questo è un aspetto poco approfondito nel film, che rimane fedele a grandi linee al romanzo, tranne proprio nella cruciale conclusione. La pellicola si chiude con un lieto fine, il trionfo dei due eroi che tornano a casa. Nel libro invece, per quanto trionfatori, si sentono entrambi sconfitti. Peeta, che viene rifiutato dalla sua amata, ma anche Katniss, incerta dei suoi sentimenti per Peeta e per Gale e convinta che, a causa dell’umiliazione inflitta agli autori degli Hunger Games, il peggio per lei debba ancora venire.
Un peccato che il finale del film addolcisca una pellicola che per il resto è decisamente scura e riflette bene prima l’atmosfera deprimente del Distretto 12 e poi quella surreale e kitsch dei preparativi agli Hunger Games in quel di Capitol City.

"Rosica, Gaga, rosica."
Dalle stalle alle stelle
Come dicevamo, la storia è divisa in due parti distinte. Se la seconda parte, quella degli Hunger Games veri e propri, segue le trame del survival in maniera avvincente (soprattutto nel romanzo) ma comunque piuttosto tradizionale, a convincere di più è tutta la grandiosa prima parte. È qui che Katniss si ritrova catapultata all’improvviso dalla sua vecchia vita nel Distretto 12, apparantemente grigia e priva di soddisfazioni, eppure anche piena di piccoli piaceri quotidiani, agli sfarzi di Capitol City.
Un contrasto stridente in cui le sue emozioni sono combattute. La vita vera per lei è sempre stata dura, nel Distretto più merdoso di Panem, dove ogni giorno deve andare a caccia per provvedere alla famiglia, visto che il padre è morto in un incidente in miniera. I piccoli piaceri sono però dati dall’andare a caccia in compagnia dell’amico e forse qualcosa più che amico Gale, o dal vedere il sorriso sul volto di quella cagacazzo di sua sorella dopo averle regalato una capretta.
Da quando entra tra i concorrenti degli HG, tutto invece diventa più facile: il cibo è buonissimo e sempre a disposizione, la sua stanza è piena di ogni comfort e anche il suo aspetto cambia. Da ragazzetta mascolina si trasforma in un gran figone. Quella però non è lei. La vera Katniss è la Katniss cacciatrice, quella dei boschi. C’è una scena molto bella e simbolica, nel film, in cui Katniss sceglie cosa vedere alla finestra della sua lussuosa camera: alle immagini della bella vita a Capitol City, lei preferisce gli alberi del distretto 12, la sua sola e unica casa.

Jennifer’s Body
La scelta di Jennifer Lawrence come protagonista era la più ovvia, almeno per chi ha visto Un gelido inverno - Winter’s Bone. Il personaggio di Katniss è infatti molto vicino alla Ree di quel film. Entrambe sono costrette a crescere senza il padre e a occuparsi della famiglia, vista l’incapacità delle madri. Entrambe sono in qualche modo cacciatrici. Entrambe vivono in due mondi (più reale uno, più immaginario ma nemmeno troppo l’altro) desolati, dove non c’è speranza di un miglioramento di vita effettivo. Entrambe vanno avanti con grandi dignità e senza mostrare mai le proprie emozioni, eppure mantengono sempre anche un certo senso di positività, di coraggio. Per quella parte, Jennifer Lawrence s’era beccata una meritata nomination agli Oscar e pure qui si conferma assolutamente perfetta.
Se proprio vogliamo trovarle un difetto, si può dire che è persino troppo gnocca per il ruolo, visto che nel libro la figura di Katniss sembra esteticamente meno dirompente. Però, oh, è un difetto che possiamo accettare.

"La smetti di chiamarmi Brunetta,
Anno Montano?"
I trombamici di Katniss e tutti gli altri
Nella parte di Peeta, il ragazzotto apparentemente ingenuo e sprovveduto che si trova suo malgrado a dover affrontare gli Hunger Games, è stato ingaggiato un altro mio idolo personale: Josh Hutcherson. Josh Hutcherson della commedia indie I ragazzi stanno bene e soprattutto dello splendido, commovente, fondamentale Un ponte per Terabithia, insieme a questo Hunger Games uno dei prodotti teen più interessanti e intelligenti degli ultimi anni. Con quella faccia da cane bastonato, quasi una versione al maschile di Carey Mulligan, è pure lui ideale per la parte. Azzeccato, in fin dei conti, pure il piuttosto inespressivo Liam Hemsworth (finora noto per essere il boyfriend di Miley "Hanna Montana" Cyrus e il fratello di Chris "Thor" Hemsworth) nei panni del pane e salame Gale, al momento piuttosto ininfluente nella storia ma in attesa di ricoprire un ruolo maggiore nei prossimi due capitoli della saga.
Grandioso, ma non è una sorpresa, Woody Harrelson come tutore e mentore ubriacone dei due Tributi del Distretto 12 e bene pure Lenny Kravitz, che dopo Precious si conferma credibile anche come attore. A lasciare un po’ più perplessi è una irriconoscibile Elizabeth Banks nei pitturatissimi panni di Effie Trinkett/Lady Gaga 2.0, personaggio che con la sua bonaria stupidità risultava più divertente all’interno del romanzo.
"Ti faccio diventare orphan di nuovo,
cara Katniss!"
Ampliati all’interno della pellicola, sebbene non in maniera del tutto convincente, i ruoli del presentatore Stanley Tucci con tanto di capello blu che sembra uscito da una band di J-pop, del perfido Donald Sutherland e di un Wes Bentley cui è stato regalato un ruolo nemmeno menzionato nel libro. Un po’ in ombra anche gli altri Tributi, tra cui c’è la bambina del film Orphan Isabelle Fuhrman e un Cato somigliante a Joffrey di Game of Thrones. Questa comunque è una scelta precisa di Suzanne Collins che nel libro mantiene il punto di vista sempre puntato sulla protagonista ed è questa per me una delle caratteristiche vincenti di Hunger Games, laddove in Battle Royale con tutta la sua marea di personaggi si fa più fatica a empatizzare con uno in particolare tra loro.

Er Direktor
Quando parliamo di un franchise, il nome del regista ha un peso relativo. Non ci troviamo ad avere a che fare con un’opera d’autore. Non d’autore a livello cinematografico, almeno, visto che il peso come autrice sembra essere rimasto saldo tra le mani di Suzanne Collins. Per quel che può valere, quindi, dietro la macchina da presa di questo primo capitolo della trilogia collinsiana è stato messo Gary Ross. Gary Ross che io voglio ricordare per quello splendido incanto di Pleasantville e non per il successivo Seabiscuit che, essendo allergico alle pellicole con i cavalli, ho sempre evitato di vedere. E poi… basta, ha diretto solo questi due film.
Pleasentville che pure era un’acuta riflessione sul potere della televisione: in quel caso ci si concentrava su una vita da sitcom anni ’50, mentre in Hunger Games i riflettori sono accesi su un reality-show portato alle estreme conseguenze.
Quasi quasi me lo rivedo, Pleasantville, che era poesia allo stato puro…


"Hai finito di cercare di inquadrarmi il culo?"
Trattandosi pur sempre di un franchise, i poteri di Gary Ross sulla pellicola sono in qualche modo limitati. La sua regia si mantiene sul tradizionale andante e prova giusto a inserire qualche momento più movimentato con la camera a mano nelle scene action, però il film sa convincere soprattutto nei momenti più tranquilli e riflessivi.
Per il prossimo episodio della saga, pare che Ross volesse più soldi e allora l’hanno rimpiazzato. La scusa ufficiale è che non aveva abbastanza tempo per preparare adeguatamente la pellicola, visto che è prevista in uscita per il novembre 2013 e in “solo” un anno e mezzo non ce la faceva… E così per La ragazza di fuoco (Catching Fire) hanno chiamato Francis Lawrence, non proprio una sceltona illuminata visto che ha diretto i modestissimi Constantine, Io sono leggenda e Come l’acqua per gli elefanti. Perché hanno scelto proprio lui? Probabilmente hanno fatto estrarre a Effie Trinket un nome a caso tra quelli del Distretto 12 dei registi.

Arcade Fire VS. Taylor Swift
Una grande cura al progetto Hunger Games è stata riposta anche nei dettagli, nonostante il budget relativamente contenuto per una grande produzione del genere (“appena” $78 milioni, fonte IMDb). Dai costumi molto kitsch della gente di Capitol City (a metà strada tra un video di Lady Gaga e quello di “Black Hole Sun” dei Soundgarden), alla notevole fotografia di Tom Stern (abituale collaboratore di Clint Eastwood), per arrivare alle musiche, orchestrate dall'esperto nel settore James Newton Howard (Il sesto senso, Il cavaliere oscuro, Collateral e un sacco di altre robe), autore di uno dei suoi score più riusciti degli ultimi anni.
Il fischio di Katniss che viene riprodotto in stereo dalle ghiandaie imitatrici, nella sua semplicità è poi una delle melodie che più mi rimarranno impresse di quest’annata cinematografica. Davvero inquietante.


Ottima anche la soundtrack uscita in accompagnamento al film, per quanto le canzoni dal Distretto 12 non vengano effettivamente utilizzate all’interno della pellicola, a eccezione del grandioso pezzo degli Arcade Fire “Abraham’s Daughter” suonato sui titoli di coda.


Le canzoni dal “Distretto 12 and Beyond” comunque fanno la loro bella figura come ascolto a parte e riescono a rendere bene l’atmosfera della pellicola. La proposta è parecchio varia e passa dal rap-rock di Kid Cudi al folk dei Decemberists, dal country di Neko Case e Miranda Lambert alla ballatona di Birdy, più dei Maroon 5 sorprendentemente (e irriconoscibilmente) riflessivi. E persino Taylor Swift riesce a fare la sua porca figura in inedita versione (all'incirca) rockeggiante con “Eyes Open” e nella sua più consueta veste virgin-pop-country con “Safe and Sound”.


"Nessuno riuscirà a fermarmi. Nemmeno mio figlio Jack Bauer!"
In the end
Per chiudere (in)degnamente questo post fiume, quello di Hunger Games è un mondo parecchio sfaccettato e complesso, che la pellicola è riuscita a ricreare in maniera per forza di cose più stringata rispetto al romanzo. Il personaggio di Katniss non viene fuori nella sua interezza, visto che si è scelto di evitare l’uso della voce fuori campo, eppure prende vita grazie allo sguardo freddo e impassibile di una Jennifer Lawrence perfetta. Per quanto nell’adattamento si potesse osare qualcosa in più, l’unico scivolone della pellicola risulta comunque il finale, in cui si sceglie l’happy ending e la tipica americanata di chiusura con il cattivone, anziché l’amarezza della conclusione del libro di Suzanne Collins. Decisamente meno “commerciale”, ma più efficace e malinconico.
In attesa di scoprire i prossimi due capitoli, nel complesso ne esce un primo episodio di una teen saga, anzi young adult saga, che poco o nulla ha a che fare con le altre serie fantasy in circolazione. E allora dopo questo post (quasi) serioso, permettemi una chiusura da perfetto bimbominkia: Hunger Games dà un sacco di merda a Twilight ed Harry Potter. Tiè, vampirelli e maghetti, io faccio parte del Team Katniss!
(voto al libro: 8/10
 voto al film: 7,5/10)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile. Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali pubblicati sono tratti direttamente dal Web. Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il diritto d'autore si prega di Contattarmi per la loro immediata rimozione all'indirizzo marcogoi82@gmail.com