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sabato 10 novembre 2018

Malanotte: arriva il romanzo d'esordio di Mr Ink





Siamo abituati a leggere i suoi consigli letterari ma ora è arrivato il momento di consigliare un libro scritto da lui. E comunque preciso subito che non sto cercando di rubargli il mestiere. Di chi sto parlando?

Di Michele Del Vecchio, anche noto in rete come Mr Ink del popolare blog sui libri, ma anche sui film e sulle serie TV, Diario di una dipendenza. Di solito recensisce un sacco di romanzi e racconti. Dove trovi il tempo per leggerli tutti, io proprio non lo so. Ed è per questo, solo per questo, che non cercherò di rubargli il lavoro. Fatto sta che, tra una lettura e l'altra, ha trovato pure il tempo per scrivere un romanzo tutto suo. Il titolo?
Malanotte. Lettera aperta a una cara catastrofe.


Il libro si trova in prevendita a partire dal pomeriggio del 12 novembre in versione cartacea (€ 16,00) e in ebook (€ 5,99). Le prevendite saranno aperte sul sito di Bookabook per cento giorni, dopodiché, alla chiusura della campagna, se il buon Michele avrà raccolto un minimo di 250 lettori, il romanzo verrà ufficialmente pubblicato.

Riassumendo: passate dal sito ora e preordinatelo!

martedì 6 marzo 2018

Wild Wild Lake





Oggi parliamo di libri.

Hey, cosa?
Pensieri Cannibali si è per caso trasformato in un sito per intellettualoidi?
Cos'è questa storia?

Tranquillizzo subito tutti: oggi parliamo di un libro che non ho letto.

Ah, figuriamoci. L'avevo detto io che quello non sa leggere!

Non l'ho ancora letto, almeno. Ne parlo per fare una marketta.

Una marketta?
Quel Cannibal Kid da quando fa 2 visualizzazioni al giorno è diventato proprio un venduto!
Speriamo almeno che l'abbiano pagato profumatamente.

Non sono nemmeno stato pagato per farla. È il mio collega blogger Mr. James Ford che me l'ha richiesta.

Mr. Ford???
Il suo arcinemico?!?
Io l'ho sempre detto che quei due in realtà sono amici. Anzi, secondo me vanno pure a letto insieme.

Non si tratta però di una marketta a un noioso libro ambientato nel vecchio West scritto da Ford. C'è un limite a tutto. È una marketta, o più che altro lo chiamerei un “endorsement”, nei confronti dell'esordio letterario di sua moglie, nota in rete come JuleZ del blog Giulia Passione, nella vita privata come Giulia, e da adesso nel mondo della narrativa con il nome d'arte di Bianca Ferrari.

Sua moglie?
Ma allora Cannibal cosa rappresenta per Ford?
È il suo amante?
E comunque Bianca Ferrari sembra più un nome d'arte da escort di lusso che da scrittrice... :)

Il libro si chiama Wild Lake (Un cuore per capello) ed è fondamentalmente una storia d'amore. Un boy meets girl di ambientazione ammeregana – in casa Ford sono proprio fissati – che promette di piacere più a me che a Ford.

martedì 18 ottobre 2016

Sguardo serial, il libro perfetto per tutti i serial lovers. Dico sul serial





Andrea Cinalli “sguardo serial”
(Galaad Edizioni, pp. 224)

Su Pensieri Cannibali si ritorna a parlare di libri. Dopotutto, se a Bob Dylan hanno dato il Nobel per la letteratura, Pensieri Cannibali non può uscire dai suoi soliti confini fatti di film, serie tv e dischi?
Che poi, a dirla tutta, secondo me il Nobel a Dylan è giusto. Lo dico pur non essendo mai stato un suo grande fan. Personalmente non mi piace molto la sua voce né il suo stile musicale per lo più orientato verso il folk, però sui suoi testi nulla da dire. Chi contesta questo riconoscimento soltanto perché il buon vecchio Bob non è uno scrittore, bensì un cantautore, credo dovrebbe allargare un po' i suoi confini mentali. Io intanto sogno già il giorno in cui questo riconoscimento andrà a un rapper. Tra qualche anno, più probabilmente tra qualche decennio, capiterà e allora si ripeteranno le polemiche che ci sono adesso su Dylan.

sabato 18 aprile 2015

SHOTGUN LOVESONGS, UN COLPO DI FUCILE O UN COLPO DI FULMINE?





Nickolas Butler “Shotgun Lovesongs”
(romanzo, USA 2014)
Casa editrice: Marsilio

Shotgun Lovesongs è uno di quei romanzi che ti fanno riflettere sulla vita, su te stesso, su chi eri e su chi sei, e che ti fanno sentire triste e felice allo stesso tempo. Shotgun Lovesongs è in pratica un vero colpo di fucile al cuore.

Ok, la mia sparata anche per oggi l'ho fatta e quindi adesso posso parlarvi del libro come farebbe un critico letterario serio. O quasi.

Winter is coming.
Almeno per l'autore del romanzo Nickolas Butler.

martedì 6 gennaio 2015

DU DEMON IS MEGL CHE UAN





Du Démon di G. Celestino
(romanzo, 2014)
Casa editrice: Edizioni della goccia
Pagine: 228

C'è un nuovo scrittore in città. Si chiama G. Celestino ed è un nome consigliato soprattutto agli amanti del genere noir e delle atmosfere gotiche. Il suo romanzo d'esordio “Du Démon” è infatti ambientato nella Londra di fine Ottocento e ci scaraventa dalle parti dei racconti di Edgar Allan Poe, o anche da quelle di un episodio a caso della serie tv Penny Dreadful. Siamo invece lontani dai thriller fighetti di oggi, quelli dei glaciali autori nordici. “Du Démon” è un giallo dai toni più caldi. Al di là della avvincente vicenda thriller presente, che racconta di una serie di misteriosi omicidi, l'indagine più interessante è quella all'interno dell'animo umano.
Attraverso il punto di vista narrato in prima persona dal protagonista, Jean-Nicholas Alexandre Blake, veniamo scaraventati dentro la sua psiche, dentro i suoi viaggi mentali e temporali. Proprio così. È un noir gotico ma la cosa più figa è che viene affrontato anche il tema dei viaggi nel tempo. La trama del libro parte in maniera semplice, tra morti ammazzati e un'infatuazione del protagonista nei confronti dell'affascinante femme fatale di turno, per poi diventare un racconto dall'intreccio complesso quasi quanto un film di Christopher Nolan, rimanendo comunque nell'ambito della comprensibilità. Tutti i nodi alla fine vengono al pettine, è bene dirlo.

“Du Démon” ha però in mano anche un'altra carta da giocare. Non solo indagini investigative, non solo viaggi nel tempo e nella mente, ma anche... poesia. L'esordio di G. Celestino si contraddistingue dal resto della “concorrenza” thriller per una forte vena poetica. Senza svelarvi troppo della trama, vi dico solo che il killer al centro del racconto lascia sui muri delle scene dei suoi omicidi alcune scritte. Dei versi poetici. Questa componente contribuisce a smarcare “Du Démon” dagli altri gialli in circolazione anche se, a voler trovare un difetto in questa scelta, a tratti rallenta un po' il ritmo della narrazione.

Il mix tra racconto noir e brani di poesia, senza dimenticare anche alcuni inserti teatrali, rende in ogni caso il romanzo di debutto del giovane autore piemontese G. Celestino una lettura parecchio originale. In quanto esordiente ha ancora da affinare il modo di bilanciare queste differenti componenti all'interno di un libro solo, però dimostra già una buona personalità e un suo stile. Classico e molto rispettoso della narrazione gotica da una parte, eppure moderno nell'alternare espressioni letterarie e generi differenti all'interno della stessa opera dall'altra.
La cosa più apprezzabile, almeno qui dalle parti di un blog che si occupa soprattutto di film come Pensieri Cannibali, è la sua forte natura cinematografica. Alcune scene le ho viste nella mia mente già bell'e pronte per essere trasposte in una sceneggiatura per una pellicola, magari girata da David Fincher.
Se volete leggervi un bel thriller-noir-gotico introspettivo e particolare, “Du Démon” di G. Celestino può fare al caso vostro. Lo potete ordinare presso le migliori librerie e lo trovate già presente sugli scaffali di quelle di Casale Monferrato e alla Mondadori di Vercelli. In alternativa, potete fare un salto sul sito della casa editrice Edizioni della Goccia, o richiederlo via e-mail all'indirizzo info@edizionidellagoccia.it, o ancora potete acquistarlo sul sito IBS.it.
Buona lettura e buona caccia di demoni.
(voto 7/10)

giovedì 1 gennaio 2015

CAMING SUN





Quale sarà il grande evento del 2015?
Ieri ne abbiamo visti diversi e di tutti i tipi, dal nuovo capitolo di Star Wars al ritorno dei Radiohead, dalla stagione 2 di True Detective fino all'ultima pellicola di Terrence Malick.
Il vero grande evento dell'annata appena iniziata è però destinato a essere un altro: la pubblicazione di “In bilico. Storie di animali terrestri”.
E cos'è???

Si tratta di una raccolta di racconti curata dall'ottima Angela Leucci, l'autrice del blog Glama.it, in cui sono presenti gli scritti di vari giovani scrittori emergenti: Paolo Colavero, Gianluca Conte, Luigi De Gregorio, Belisario Laveneziana, Valentina Luberto, Paolo Merenda, Antonio Montefusco, Annarita Pavone, Marina Piconese, la stessa Angela Leucci e un certo... Marco Goi.
Sì, proprio me medesimo. L'autore di questo blog. Potete quindi capire bene che questo si preannuncia come uno degli eventoni dell'anno, se non altro dalle parti di Pensieri Cannibali.
Per il momento vi lascio qui sotto con la copertina del libro. Nelle prossime settimane vi terrò informati sulla data di pubblicazione e sulle modalità per comprarlo, ma intanto vi invito già da ora a mettere da parte i soldini per l'acquisto. Ne varrà la pena. Spero.

martedì 25 novembre 2014

DU DEMON, IL ROMANZO CHE SI GUSTA MEGLIO DELLA BIRRA





Buonasera gentili lettori, direttamente dalla splendida – si fa per dire – Casale Monferrato, ecco a voi il resoconto della presentazione di Du Démon, il romanzo d'esordio dello scrittore locale G. Celestino edito da Edizioni della Goccia. Il libro è destinato a diventare un nuovo cult all'interno del genere noir e gotico?
Soltanto il tempo ce lo dirà. Nel frattempo gustatevi tutti i dettagli sulla presentazione avvenuta domenica scorsa, magari sorseggiando una buona Bière du Démon.


Circa trenta presenti alla prima, altrettante copie vendute in una sola giornata, un Celestino che dimostra naturalezza e presenza scenica, alternando la seriosità dell'argomento Dark a simpatici aneddoti sulla costruzione del suo libro, senza risparmiare delle critiche nei confronti della staticità dell'arte in Italia; ottima partenza, dunque, per Du Démon, il primo romanzo di G. Celestino, edito da Edizioni della Goccia e presentato domenica 23 novembre a Casale Monferrato.

L'autore, accompagnato dall’editore Davide Indalezio, ha incontrato i numerosi lettori che hanno affollato la Libreria Coppo di via Roma, potendo così interagire con il crescentinese curiosi di conoscere le prime anticipazioni di un’opera che si presenta come una novità all’interno del panorama noir e gotico nostrano.

Già ospite al 'Casale Carta' in mattinata, assieme agli autori casalesi più rappresentativi, Celestino ha spiegato la genesi dell'opera, sostenendo di aver voluto omaggiare e celebrare con Du Démon la produzione letteraria di fine ‘800, genere a cui è sempre stato molto affezionato. «La letteratura di oggi ci ha abituati a un orrore più visivo, più collettivo – ha spiegato l’autore durante la presentazione - Questo romanzo è invece un ritorno a una paura più introspettiva, un’angoscia che nasce solo dall’oscurità che ci portiamo dentro. Sono sempre stato convinto che ogni piccola vicenda che ci accade durante la nostra esistenza formi il nostro background, le certezze su cui si fonda la nostra stessa vita. Du Démon racconta quello che succede a una persona quando queste certezze cominciano a vacillare e a sgretolarsi tra le dita».

Lo stesso titolo dell’opera, “Du Démon”, rispecchia questo concetto. «In francese, du démon significa “del Diavolo”. Anglicizzando però la pronuncia, si può quasi leggere “do daemon”, ovvero “fare il Diavolo”. Nel libro infatti non si parla del Diavolo in sé, ma del male che c’è in noi e di come ognuno si crei i propri demoni interiori».

Du Démon non è però la prima esperienza letteraria di Celestino, che già aveva in passato aveva pubblicato due raccolte di poesie. Ciononostante, l’autore ha voluto considerare questo romanzo come un vero e proprio esordio. «La poesia è un mezzo di comunicazione più immediato – ha spiegato ancora -, ma il romanzo permette di sviluppare più tematiche, più concetti, e di approfondirli maggiormente. Si può dire che questa opera sia una sorta di spartiacque, con cui ho deciso di lasciarmi alle spalle la poesia e di addentrarmi nel campo della narrativa».

«Du Démon non è il solito romanzo gotico - ha spiegato poi l'editore -, poiché al suo interno si può trovare molto di più delle classiche atmosfere cupe e misteriose, trasformandolo in una storia di formazione psicologica. Du Démon è un libro che può coinvolgere tutti, anche i non amanti del genere, poiché la trama è il pretesto per affrontare tematiche attuali che toccano l’essere umano da vicino, come l’angoscia, la solitudine e l’alienazione».

Du Démon può essere ordinato direttamente dal sito www.edizionidellagoccia.it inviando una mail all’indirizzo info@edizionidellagoccia.it o acquistato presso le librerie Coppo di Casale Monferrato e Montarolo di Crescentino, in attesa che raggiunga a breve anche altre zone, a seguito del tour promozionale ricco di appuntamenti.

giovedì 20 novembre 2014

APPUNTAMENTO COL NOIR





Siete appassionati di letteratura noir/gotica?
Questo weekend pensate, non si sa bene perché, di fare un salto nella zona del Monferrato?
Allora ho l'appuntamento che fa giusto al caso vostro. Domenica 23 novembre alle ore 16:30 verrà presentato in anteprima mondiale presso la Libreria Coppo di Casale Monferrato (AL), via Roma 85, il primo romanzo di G. Celestino, promettente scrittore casalese, anzi più per la precisione crescentinese.
Per l'autore non si tratta dell'esordio letterario assoluto, visto che ha già pubblicato le raccolte di poesie Tempus Fugit nel 2002 e Magnolia (no, non il film di Paul Thomas Anderson) nel 2010, però questo nuovo Du Démon rappresenta il suo debutto come romanziere.
In attesa di poterlo leggere e recensire, faccio intanto un plauso al titolo, a metà strada tra atmosfere gotiche e alcoliche, e vi lascio con l'opinione del mio amico critico Lucio de Monio, che a proposito di Du Démon afferma che: “Non è un libro sul Diavolo, ma sul Male nascosto in ognuno di noi... In più, le pagine quasi si bevono, in effetti, come un buon bicchiere di vino, perché è proprio questa l'attitudine di Celestino: come il vino che si assapora lentamente, l'autore rivela per gradi la vera essenza del suo scritto, tenendo noi lettori sempre più legati alla trama sino a un inaspettato, sorprendente finale”. Non male, che ne dite?
Qui sotto intanto vi propongo la trama di Du Démon.

Londra, 1890: il cadavere di un noto psichiatra, coinvolto in pratiche occulte, è rinvenuto in una stanza d'albergo. Sui muri della camera qualcuno ha appuntato undici poesie in stile ermetico. L'ispettore Alexandre Blake, sagace poliziotto dedito alle droghe e all'alcool, viene chiamato a indagare, scoprendo suo malgrado quanto profonde possano essere le radici della follia.
Attraverso omicidi, vortici passionali e differenti forme d'arte, Blake verrà catapultato in un oscuro universo gotico, in cui i fantasmi del passato e le proiezioni di un futuro angosciante lo condurranno faccia a faccia col progresso scientifico e con la verità.

Se siete stuzzicati da questa storia dalle tinte thriller potete fare un salto domenica per la presentazione del libro, altrimenti aspettate che l'autore arrivi anche nella vostra città. Sono infatti previste ulteriori date del suo tour internazionale. Tenete infine d'occhio il sito della casa editrice Edizioni della Goccia, visto che presto Du Démon sarà disponibile pure online, e la pagina Facebook dell'autore G. Celestino, dove c'è spazio non solo per parlare di noir, ma anche per vedere qualche bella fanciulla by Pandora, ottimo e consigliato Photostudio di Vercelli.

martedì 15 aprile 2014

LE LETTURE CON CUI SONO CRESCIUTO




Tempo di Top 10.
Ancora?
Ebbene sì.
La “Serie sulla crescita” di Pensieri Cannibali diventa (quasi) adulta e raggiunge il suo quinto capitolo. A questo punto scatta d’obbligo un riassunto dei capitoli precedenti:

Oggi è invece il turno delle 10 letture con cui sono cresciuto. Precisazione: non le più belle, non necessariamente le mie preferite, solo quelle che nel bene o nel male hanno segnato i miei anni infantili e adolescenziali. Dentro ci sono libri, romanzi, ma anche riviste, giornali e giornaletti.

Volete farlo anche voi?
Partecipate a questo giochino/lista sui vostri blog, social network o qui sotto tra i commenti, e nel frattempo beccatevi la mia Top 10.


10. Alessandro Manzoni “I promessi sposi”
Ai tempi del liceo odiavo I promessi sposi, poi crescendo… l’ho odiato ancora di più. È una schifezza scritta male, con personaggi ridicoli, una trama degna di una fiction di Canale 5 e un’insopportabile e onnipresente morale cattolica. Non so se viene insegnato ancora, credo di sì, ma andrebbe bandito da tutte le scuole. E pure da biblioteche e librerie, già che ci siamo. Io sono stato obbligato a leggerlo al liceo, me lo sono risorbito pure all’università, spero che almeno le nuove generazioni se lo possano risparmiare.
A meno che la scena del matrimonio non sia riscritta da George R. R. Martin...

"Questo post non s'ha da fare!"

9. Topolino e Corriere dei Piccoli
L’anti-Disney Cannibal Kid è cresciuto con Topolino?
Ebbene sì. Alle storie del topo più antipatico del mondo, a parte Geronimo Stilton, ho comunque sempre preferito le vicende dedicate ai paperi.
L’altra rivista con cui il piccolo me è cresciuto è il Corriere dei Piccoli, anche noto come Corrierino. Dentro si potevano trovare cose allucinanti come la Pimpa e il Signor Bonaventura. Ma perché diavolo lo leggevo e perché diavolo mi piaceva pure così tanto?


8. Antoine de Saint-Exupéry “Il piccolo principe”
Un’opera letteraria per bambini, forse.
O forse, probabilmente, uno dei libri più profondi mai scritti.

"Che bello il mio vestitino, me l'ha disegnato Miuccia Prada."

7. Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”
Il romanzo dandy per eccellenza. Un punto fermo nella mia formazione culturale. Troppo chic.


6. Enrico Brizzi “Bastogne”
Il mio primo approccio agli scrittori “cannibali” è stato con questo libro. Mio padre all’epoca aveva un’edicola e, tra i Miti Mondadori usciti che mi potevo leggere a scrocco, c’era l’opera seconda di Enrico Brizzi, che mi lessi quindi ancor prima del suo celebre esordio Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Per quanto anche quest’ultimo abbia segnato la mia adolescenza, Bastogne è Bastogne. Un’Arancia Meccanica ambientato nella Nizza degli anni ’80, con dentro un sacco di sesso, droga, violenza e grande musica del decennio. Per il me quindicenne di allora non poteva esserci niente di più fico. E forse nemmeno per il me di oggi.


5. George Orwell “1984”
Questo è un libro con cui sono cresciuti in tanti. Silvio Berlusconi di certo l’ha letto in maniera attenta, così come gli sceneggiatori del Grande Fratello, l’autrice di Hunger Games e più in generale gli autori del 99% di romanzi, film, serie tv e fumetti distopici/futuristici.
E pure io.


4. Ciak, Duel e Film Tv
Perché ho cominciato a scrivere di cinema?
O, se preferite, chi potete maledire perché Pensieri Cannibali è diventato un sito prevalentemente cinematografico?
Per quanto riguarda la parte più pop e se vogliamo “commerciale”, ma anche per la mania di fare liste e classifiche e per il cercare di rivolgersi a un pubblico più vasto possibile, il mio punto di riferimento è sempre stato Ciak. Per quanto riguarda l’anima più alternativa e se vogliamo “radical-chic”, il modello era invece [duel], diventata oggi duellanti, una rivista che leggevamo in quattro gatti ma che era scritta in maniera di-vi-na. Via di mezzo tra le due correnti è poi il sempre valido Film Tv, pubblicazione nata con la scusa di essere una guida ai programmi tv, ma in realtà soprattutto una rivista di cinema, di grande Cinema.


3. Bret Easton Ellis “American Psycho”
American Psycho mi ha fatto a pezzi. Mai nessun romanzo mi era entrato sotto pelle in una maniera così prepotente e malvagia. Questo romanzo mi ha distrutto, massacrato, mi ha reso più cinico e cattivo.
Ci sono libri che ti fanno diventare una persona migliore. American Psycho non è di sicuro tra quelli.


2. Il Mucchio Selvaggio
Una rivista che è stata un mio riferimento fondamentale assoluto. Sia per la musica consigliata, molto radical-chic e alternativa, sia per lo stile di scrittura. Tra le sue pagine sono poi passate nel corso degli anni grandi penne. Dall’appassionato di musica brit Carlo Villa al politologo Massimo del Papa, dall’electro boy Damir Ivic al tuttologo Luca Castelli, passando per il direttore e factotum Max Stefani. C’era pure un giovane Andrea Scanzi, oggi prezzemolino tv, all’epoca davvero un portento con le parole. Come scriveva lui di calcio, con le sue fissazioni per Rui Costa, Garrincha e Savicevic, non ho letto nessuno mai.
Negli ultimi anni sono successi dei casini, è cambiata la gestione della rivista, alcune ottime firme come Claudia Durastanti sono comunque sempre presenti, però per me Il Mucchio resta un modello esistenziale soprattutto per quanto riguarda i miei anni adolescenziali.


1. J.D.Salinger “Il giovane Holden”
Il giovane Cannibal è cresciuto con Il giovane Holden. Una pietra miliare che ha cambiato per sempre il mio modo di scrivere, e forse anche il mio modo di vedere il mondo.

venerdì 20 dicembre 2013

VIAGGIATE NELLA NOTTE




Viaggiatori nella notte è un libro blues. Ci sono tipi di scrittura rock’n’roll oh yeah, altri hip-hop urban di strada yo, altri electro unz unz unz, altri pop come il più delle volte scrivo io, anche se non sempre, certe volte preferisco lo stile electro unz unz unz. Viaggiatori nella notte invece è un libro scritto in stile blues. Ma facciamo un passo indietro.
Viaggiatori nella notte è un libro che nasce da un blog, Dustyroad di Bartolo Federico, i cui post hanno dato vita a questo progetto curato dal mitico collega blogger pure lui Evil Monkey, con l’aggiunta preziosa delle illustrazioni curate da Giovanni Lo Re del blog Badit.
Racconti e musica, musica e racconti. Questo fondamentalmente è Viaggiatori nella notte e fin dal titolo potete già immaginare anche qual è il momento della giornata migliore per avventurarsi dentro le sue avvolgenti pagine. Quando calano le tenebre, esatto.
Un progetto bloggaro tutto da leggere, ma dove?
Se volete una copia cartacea, la potete ordinare a questo indirizzo.

Altrimenti potete scaricare l’ebook aggratis a quest’altro indirizzo.

La lettura di Viaggiatori nella notte è fortemente consigliata, meglio se dopo la mezzanotte. Perché così vi trasformate in Gremlins?
No, solo perché è soprattutto allora che le parole blues di Bartolo Federico vi trasporteranno in un altro mondo. Un mondo molto blues.

Vi lascio così, senza manco un assaggio?
Eh no, dai. Ecco qua un brano estratto dal libro. La parola all'autore.


Bartolo Federico
Rock in un mondo libero
Da: Viaggiatori nella notte

L’altra notte non riuscivo a dormire. Invece di continuare a girarmi nel letto, decisi di accendere la tele per vedere se riuscisse a conciliarmi il sonno.
Girando i canali, incappai in un vecchio filmato d’epoca in cui rividi Lelio Luttazzi. Un flashback improvviso mi afferrò. Di Luttazzi conservo il ricordo indelebile dei miei giorni spensierati, quando la sua voce attraverso la radio entrava in tutte le case perché lui era il presentatore di Hit Parade, un programma radiofonico sui dischi più venduti in Italia. Una trasmissione seguitissima, allora, da tutte le famiglie italiane e che andava in onda intorno alle 13 su Radio Due. Fu un attimo e mi rividi in quella piccola cucina con quella faccia da furbetto smaliziato, vestito con i pantaloni alla zuava, la camicia celestina e i capelli cortissimi stile militare, le gambe piene di graffi e di sangue incrostato. Me ne stavo seduto con il braccio appoggiato al tavolo e mi reggevo la testa sbuffando e tenendo il broncio a mia madre perché avevo una fame da lupo ed ancora non era pronto. Lei, rivolta di spalle, intenta a preparare il pranzo, mi zittiva perché voleva ascoltare le canzoni e non i miei piagnistei.
Me lo ricordo perfettamente quel radio registratore sulla mensola della cucina. Era di colore grigio scuro con i tasti neri. Mia madre adorava ascoltare le voci di Barry White e Demis Roussos, due cantanti melodici che a me facevano venire il sonno ma guai a dirglielo perché, come minimo, ci si beccava un colpo di scopa. Era la metà degli anni settanta e in quel periodo mia sorella più grande, che possedeva un mangiadischi color arancio regalatole per il compleanno dai miei nonni, ascoltava i 45 giri dei Santo California, di Afric Simone, dei Goblin, di Wess e Dori Ghezzi, di Drupi, dei Rubbets, di Berto Pisano, dei Soleado, dei Cugini di Campagna, di Claudio Baglioni, di Riccardo Cocciante, di Mina, di Carl Douglas, Claudia Mori.
Ci litigavo sempre con lei perché quella musica mi stava sulle palle cosi tanto che per dispetto gli nascondevo il raccoglitore dei dischi. Ma da lì a poco non gli avrei dato più importanza, correo Carmelo, un ragazzo più grande di parecchi anni. Avrei scoperto il mio mondo, ma tutto accadde in maniera casuale. Si vede che in qualche modo ero un predestinato.
Era estate ed insieme ai miei amici giocavamo con le figurine dei calciatori nell’androne del palazzo, dove c’era sempre una bella frescura. Ad un tratto i nostri schiamazzi furono sovrastati da una musica dura, suonata ad alto volume ed era la prima volta che sentivamo una cosa del genere. Per un momento quella novità spostò la nostra attenzione ma, mentre gli altri ripresero quasi subito a giocare, io restai in ascolto. Quella musica strana proveniva dal terzo piano dove abitava Carmelo. Alla chetichella mi allontanai e salii le scale e, per ascoltare meglio, mi sistemai dietro la porta. Quello che udivo mi sconvolgeva e mi incuriosiva ad un punto tale che mi feci coraggio e suonai il campanello. Quel dì Carmelo era solo. La durezza educativa dei suoi genitori non gli avrebbe mai permesso di tenere il volume dello stereo cosi alto. Quando la musica finì, suonai nuovamente e lui venne ad aprirmi. Dapprima mi guardò imbarazzato, poi mi chiese cosa desideravo. Gli dissi la verità, che volevo sentire da vicino ciò che stava ascoltando. Lui spalancò la porta e mi fece accomodare nel salone, raccomandandomi di stare molto attento a non rompere nulla sennò i suoi gli avrebbero impedito di usare ancora lo stereo e suo padre lo avrebbe pure picchiato. Mi sedetti sul divano e mi diede le copertine dei suoi dischi. Provai un emozione fortissima a tenere in mano quegli lp, che non erano molti, ma che a me parvero tantissimi. Quel giorno per me si aprirono le porte della percezione, quel giorno fu come se avessi spalancato un forziere pieno d’oro e in un botto avessi scoperto di essere diventato ricco. Conobbi i Led Zeppelin, i Deep Purple, i Vand Der Graaf Generator, i Genesis, i Gran Funk Railroad, gli Uriah Heep, Joe Cocker e, mentre guardavo le copertine imbambolato, ascoltai quella musica senza capirci nulla. Restava il fatto che mi attraeva e mi attraevano quei tipi con i capelli lunghi e i pantaloni a zampa e mi piaceva un sacco quel suono selvaggio delle chitarre elettriche. Tornai a casa con la promessa di Carmelo che mi avrebbe registrato quei dischi su cassetta. Non stavo più nella pelle per l’eccitazione.
Dopo qualche giorno, Carmelo venne a portarmi le cassette registrate di Made in Japan e Machine Head dei Deep Purple, Led Zeppelin I, Sweet Freedom degli Uriah Heep, H to He, Who Am the Only One dei Van der Graaf Generator e Foxtrot dei Genesis. Ero gasatissimo da quella musica e, anche se l’ascolto mi era difficoltoso, stavo tutto il tempo attaccato al radioregistratore. I miei amici mi reclamavano per andare a giocare, ma io non mi muovevo da casa, dovevo rompere quel muro immaginario che ancora non mi consentiva di passare dall’altro lato del mondo. Dovevo vedere quella luce a tutti i costi. Il volume di quella radio, di certo, non era granché per il rock duro dei Purple e degli Zepp, che del lotto divennero i miei preferiti. Sentivo che per godere in pieno di quel suono avevo bisogno di ascoltare ad un volume più alto. Nella discarica trovai un vecchio televisore a cui smontai l’altoparlante e con una scatola di scarpe feci una “cassa acustica”, ne riempii l’interno di cotone, la nastrai con del nastro adesivo nero, collegai il filo all’uscita della cuffia e, magicamente, la musica suonò un po’ più forte di prima.
Chiuso nella mia stanza, con il battipanni suonavo la chitarra e con i fustini del Dash, che allora erano rotondi, e i coperchi delle pentole formai una batteria. Mia madre, che un giorno entrò mentre accompagnavo un solo di Ian Paice, mi disse che ero andato fuori di testa. Non aveva ancora visto niente. Dopo di allora non mi tagliai più i capelli ed assunsi l’aria da rocker. Quando l’anno seguente andai al primo per geometri, ero alto e magrissimo e con quei capelli lunghi, a pensarci adesso, sembravo Joey Ramone. Alla fermata dell’autobus conobbi Piero, anche lui più grande di me di un paio d’anni, che mi parlò di Neil Young, dei Doobie Brothers e di Bob Dylan, ma anche di De Gregori, Dalla, Guccini, De Andrè, Claudio Lolli, ma quest’ultimi per la verità, non catturarono molto la mia attenzione. Poi, non ricordo come accadde, incontrammo Fulvio, uno più grande di tutti e due, e fu allora che il rock diventò qualcosa di imprescindibile dalla mia vita. Quando ci portò a casa sua a vedere la sua collezione di dischi, restammo a bocca aperta. Su quegli scaffali c’ era un mondo nuovo. Sistemati rigorosamente in ordine alfabetico c'erano i vinili degli Allmann Brothers, Quicksilver Messanger Service, Grateful Dead, Marshall Tucker Band, Ry Cooder, Taj Mahal, Cream, Traffic, gli Stones di Exile, The Band, Little Feat,Lynyrd Skynyrd, The Outlaws, Henry Paul Band, David Essig, John Renbourn, i Pentangle, Stefan Grossam, NRBQ, Commander Cody, New Riders of the Purple Sage, i Flying Burrito Brothers, i Doors, Jefferson Airplane, Hot Tuna, Janis Joplin, Animals, David Blu, Eric Andersen, Tim Buckley, Jackson Browne, Leonard Cohen, Joni Mitchell, Laura Nyro, Van Morrison, Randy Newman, Simon &Garfunkel, Lou Reed, Mott The Hopple, i Byrds, Fleetwood Mac, Canned Heat, Mike Bloomfield, Tim Hardin, Phil Ocks, Dave Van Ronk, Nick Drake, Fairport Convetion, Frank Zappa, Miles Davis, John Coltrane, Art Ensemble of Chicago, Muddy Waters,B.B.King, John Mayall, Ten Years After.
Fulvio era davvero un pazzo scellerato, per la musica organizzava concerti di folk e jazz,ci coinvolse anche nell’organizzazione, non so più quante cassette registrai nei mesi seguenti. Ricordo solo che la mia stanza era invasa da TDK C60 e C90 , che allora erano il mezzo più economico per ascoltare musica. Poi, pian piano nel tempo, comprai tutti quei dischi che amavo di più. Aveva ragione mia madre, ero proprio andato fuori di testa.
Quando la mattina mi alzai, mi sentivo più stanco di quando ero andato a dormire. Feci una doccia, bevvi un caffè e, prima di andare a lavoro. cantai e suonai con la mia chitarra acustica Rockin' In The Free World.
Rimango pur sempre un fuori di testa, no?
Bartolo Federico


mercoledì 18 dicembre 2013

STORIA DI UOMINI INVISIBILI, UNA STORIA CHE NON PUO’ PASSARE INOSSERVATA




C’è un libro d’esordio che merita visibilità. Come si intitola?
Storia di uomini invisibili.
Eh vabbé, ma allora è proprio un azzardo, quello dell’autore, cercare visibilità con una storia di uomini invisibili. La cosa non stupisce però troppo, andando a scoprire che è il suddetto autore: Giacomo Festi.
Il Festi è già noto, almeno dalle parti di noi bloggers (pseudo) cinematografici per il sito Recensioni ribelli. Che sia un amante del rischio lo si può notare dalle sue opinioni spesso mooolto discutibili sui films. Ahahah, scherzo!
Anzi no.
Adesso il nostro Festi ha aperto pure un nuovo blog, Fermo alla partenza, e ha pubblicato giusto ieri il suo primo libro, disponibile su Amazon in versione ebook formato Kindle. Non è che si starà montando un po’ la testa?
Per scoprirlo, andiamo tutti quanti a leggerci questa sua opera d’esordio, “Storia di uomini invisibili”.
Di cosa parla?
E che ne so, io? Il libro è uscito appena ieri, non ho ancora fatto in tempo a leggerlo. Per saperlo vi lascio allora con la sinossi del romanzo, che promette parecchio bene…


Sinossi di “Storia di uomini invisibili” di Giacomo Festi
Tommaso Bernini è un trentenne di successo: un bel lavoro, una bella fidanzata, una bella casa. Eppure, un giorno qualcosa in lui si rompe.
Tommaso impazzisce, tutte le sue certezze si sgretolano e finisce in un centro di igiene mentale, dove si rende conto che la sua vita non tornerà mai la stessa. Qui prende una decisione: non vuole tornare in una società che ignora e disprezza "quelli come lui". Meglio diventare invisibile. E così, la gente smette davvero di vedere Tommaso, che vaga nudo e indisturbato per la città.
Il suo punto di contatto col mondo è un altro "invisibile", Franco, un ragazzone affetto da disturbi mentali e ignorato dalla gente, l'unico che lo può vedere e che lo ospita a casa sua, instaurando con lui una bizzarra amicizia.
A turbare la pace di Tommaso è però ancora la società, rappresentata dagli altri inquilini del condominio, anche loro costretti dai propri errori a rimanere bloccati in un'esistenza incolore e frustrante. Tra violenze, trasgressioni e tradimenti, quale sarà il destino di questi uomini e donne invisibili?
"Storia di Uomini Invisibili", opera d'esordio del ventitreenne Giacomo Festi, è un romanzo che dietro a una patina fantastica racconta la crudeltà della nostra società e le sofferenze degli uomini dei nostri tempi. La storia di Tommaso, Franco e degli altri "invisibili" appassiona e fa riflettere: non siamo in fondo un po' tutti invisibili, a modo nostro?


martedì 20 agosto 2013

IL TRANQUILLO CASO ELMORE LEONARD




Elmore Leonard è morto. Fossimo dentro uno dei suoi romanzi noir, la sua scomparsa sarebbe un caso da risolvere. Invece no. Se n’è andato per complicazioni in seguito a un ictus. Nessuna indagine. Nessun mistero.
Il mondo del cinema lo adorava e spesso e volentieri lo saccheggiava. Oltre al genere western con film come Quel treno per Yuma del 1957, poi rifatto anche 50 anni dopo, e la serie Justified, ha ispirato alcuni dei migliori e più frizzanti crime movies degli anni ’90 come Get Shorty e soprattutto Out of Sight di Steven Soderbergh e Jackie Brown, se non erro l’unica sceneggiatura di Quentin Tarantino tratta da un romanzo.
Elmore Leonard è morto, in maniera ordinaria. Forse gli sarebbe piaciuto morire in modo più pulp. O forse no, perché, in fondo, a chi piace morire?


Elmore Leonard (1925-2013)

mercoledì 10 luglio 2013

PORNO SUBITO




Irvine Welsh “Porno”
(libro, 2002)
Casa editrice: Guanda
Pagine: 540

Sono un ritardato.
Con i libri, sono un ritardato.
Se per quanto riguarda cinema, musica e serie tv cerco sempre di stare dietro alle ultime novità, persino in maniera maniacale, in campo letterario non riesco a essere altrettanto attento. E così ho recuperato soltanto adesso il sequel di uno dei miei cult letterari adolescenziali, Trainspotting. Porno riprende a una decina d’anni di distanza le avventure dei tossici che avevamo lasciato “scegliere la vita” e io ho deciso finalmente di aggiornarmi sui loro “nuovi” sviluppi, nonostante il libro fosse uscito già nel lontano 2002.
No, non c’ho messo 11 anni per leggerlo tutto. Non sono così ritardato. L’ho recuperato soltanto nelle ultime settimane e ho infine deciso di sapere che cosa succede a questi disperati scozzesi. E cosa succede?

Succede che l’eroina è stata sostituita da altre dipendenze, soprattutto quella per la cocaina. Pensavate che i nostri (anti)eroi si fossero ripuliti? Andiamo, siete davvero così ingenui? I trainspotters continuano a bere e a farsi alla grande, anche a 30 anni suonati, solo non vanno più di pere. Come cantavano quegli altri drugà dei Dandy Warhols in “Not If You Were the Last Junkie on Earth”, ormai “Heroin is so passe”.
Come si può intuire dal titolo di questo nuovo lavoro di Irvine Welsh, il filo conduttore è però un altro. Non la droga, il porno. E Sick Boy, un po' a sorpresa, è diventato il vero protagonista principale di questo libro, comunque pur sempre corale.


Tornato a Edimburgo dopo la sua non troppo fortunata parentesi londinese, Simon "Sick Boy" Williamson gestisce un bar e si ritrova pure a fare il regista. Il regista non come Malick, Tarantino e manco come Michael Bay, ma il regista di una pellicola per adulti amatoriale, però con ambizioni professionali. Poco a poco, oltre a lui entreranno in gioco in qualche modo anche tutti gli altri protagonisti di Trainspotting.

Il più fattone di tutti, Spud?


Presente.
Credete si sia ripulito? Andiamo, continuate a essere così ingenui?

Il pazzo criminale Begbie, o meglio Franco Frank Francois Begbie?


Presente pure lui. Ancora più pazzo, violento e pericoloso di un tempo. Appena uscito di galera e assetato di vendetta.
Nei confronti di chi cercherà la vendetta Begbie, così come pure Sick Boy?
Verso di lui, naturalmente: Mark Renton. Quello che li ha fottuti alla fine di Trainspotting, ricordate?


Rents è finito in quel di Amsterdam, fa il proprietario di un disco locale fighetto e sembra ormai lontano miglia, se non anni luce, dalla vita dei suoi ex amichetti tossici. Fino a che Edimburgo non lo richiamerà a sé e a un inevitabile confronto/scontro con Sick Boy e Begbie…

Porno è un libro divertente, ma anche molto amaro. Tornare a seguire le vicende di questi disperati, più qualche nuovo personaggio aggiunto come la disinibita zoccoletta Nikkie, è come ritrovare delle vecchie conoscenze. Non degli amici simpatici di cui non potevi fare a meno, piuttosto come dei tizi che conoscevi e che pensavi avessero fatto una brutta fine e invece sono ancora lì, vivi e (più o meno) vegeti, e la curiosità di sapere che stanno a combinare è troppo forte. Nonostante la lunghezza oltre le 500 pagine, Porno si legge con grande velocità e impressionante facilità, una più che piacevole lettura per ingannare l’attesa di vedere cosa ne uscirà dal sequel cinematografico di Trainspotting, diretto ancora da Danny Boyle. Il cast della nuova pellicola vedrà il ritorno dei vari Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller, Ewen Bremner, così come anche Kelly MacDonald, l’interprete di Diane che pure nel romanzo fa di nuovo capolino. A quanto pare, la versione cinematografica sarà un adattamento molto libero del libro e in ogni caso ci sarà da aspettare ancora parecchio, visto che l’uscita nelle sale è prevista tipo per il 2016. Evidentemente a Danny Boyle e soci piace prenderla con calma, persino più di me.

Poster fan-made trovato in rete, non troppo indicativo di come sarà davvero il film.

Si potrebbe pensare a Porno come a un libro fuori tempo massimo, a un revival degli anni Novanta, e invece no, sbagliato. Così non è. Non è neanche un nuovo cult assoluto, intendiamoci, Trainspotting resta irreplicabile, eppure la scrittura di Irvine Welsh ha mantenuto la freschezza e l’ironia di un tempo e allo stesso tempo ha aggiunto una ulteriore punta di cattiveria e, sì, di amarezza. I protagonisti non hanno più la sfrontatezza dei ventenni. Sono ancora dei disperati affamati di vita, tossicodipendenti magari non più tanto tossici (beh, Spud sì) ma ancora dipendenti. Dipendenti della coca, dell’alcol, della figa, del successo, soprattutto della voglia di dimostrarsi superiori l’uno all’altro e di fottersi a vicenda. History repeating, la storia si ripete e Irvine Welsh ce li ripropone cresciuti, un pochino maturati, ma alla fine fondamentalmente sono sempre gli stessi stronzi di un tempo.
E cazzo se mi erano mancati.
(voto 7,5/10)

mercoledì 10 aprile 2013

UN LIBRO DA MANGIARE A MERENDA


Paolo Merenda “Dodici”
(romanzo, 2013)
Casa editrice: Giovane Holden Edizioni
Pagine: 127
Libro acquistabile sul sito di Giovane Holden Edizioni
Oppure in versione ebook su Amazon

“Dodici” è la prima raccolta di racconti di Paolo Merenda, giornalista e scrittore classe 1979 che ho conosciuto sul web tramite un'amica.
Vengo contattato per recensirlo, dico: “Ok”, ricevo a casa il pacco con il libro, non è un pacco bomba lo dico per rassicurarvi, e dentro c’è veramente il libro, lo dico sempre per rassicurarvi, quindi comincio a leggere il primo racconto e…
Non mi piace.
Oh mio Dio. E adesso cosa faccio? Scrivo una recensione in cui fingo di averlo adorato? Mi eclisso nel nulla e nego di aver mai ricevuto il manoscritto?

Il problema per fortuna si è risolto da solo. Nel senso che il primo racconto ammetto con sincerità di non averlo apprezzato: troppo breve, troppo frammentario, non mi ha comunicato granché. Dal racconto numero 2 le cose sono però andate per il verso giusto e quindi ho riposto da parte tutti i problemi che mi ero fatto all’inizio. “L’ultimo falò” è infatti una storia di paura di quelle che ti fanno sentire come se fossi davvero in mezzo a un bosco, con tutti riuniti attorno a un falò a raccontarsi storie dell’orrore. Non sono mai stato in campeggio (o forse giusto da bambino piccolissimo, non ricordo), non ho mai fatto il boyscout né la Giovane Marmotta (quello di sicuro no), però immagino che la sensazione sia questa.
Da qui in poi ho cominciato a entrare nella testa dell’autore, nella sua visione del mondo, nel suo modo di raccontare. Un modo di narrare ancora acerbo, lo dico non come critica ma come constatazione. Come chi ha del potenziale, ha delle idee, ma ancora deve saperle sfruttare e farle maturare a dovere. Situazione che può essere vista come un limite, però da un'altra angolatura può essere considerata come un pregio, poiché l’ispirazione di Paolo Merenda attraverso questa variegata collezione di scritti corre via in maniera anarchica, facendosi trascinare dall’intuizione del momento, in maniera non troppo mediata e meditata. I suoi racconti brevi scorrono che è un piacere. Dopo la difficoltà incontrata all’inizio, il menù di storie, per lo più dalle atmosfere notturne e avvolgenti, inquiete e visionarie, ti entra nella testa come le voci di Tony Montana, Paperino, Homer Simpson e Tyler Durden che sente il protagonista del racconto “Voci”.

L'autore Paolo Merenda
Le fonti di ispirazioni del Merenda sono molteplici e si possono intravedere tra i vari riferimenti che lui stesso infila dentro i racconti: dalla musica metal al wrestling (“L’eroe” dedicato a Eddie Guerrero), dalle notizie captate su giornali e telegiornali alla cronaca nera (nel poco rassicurante, nonostante il titolo, “Tutto in famiglia”), dal calcio visto in chiave sci-fi (“L’illusione”) alla mania di protagonismo sui social network (“L’abito adatto per l’eterno nulla”), fino alla guerra (“Lago nero”). Nei due racconti, i più lunghi della tracklist, scritti a quattro mani con Angela Leucci, autrice di Café des artistes, ho inoltre ritrovato lo stile della collega blogger, ed è sempre un piacere.
Il brano che ho preferito dell’intera raccolta arriva però solo all'ultimo, in zona Cesarini: “Estinzione di massa” è un breve frammento di fantascienza intelligente dallo spunto molto originale che sviluppato potrebbe portare a qualcosa di davvero grosso.
L’impressione generale di questa raccolta “Dodici” è allora quella di un work in progress, di una serie di idee che unite regalano un autore pieno di spunti intriganti ancora da modellare ma che alla fine, proprio allo scadere, è riuscito a siglare il goal della vittoria.
(voto 6,5/10)

martedì 5 marzo 2013

#TEAMLIBRO O #TEAMFILM?


È la domanda più vecchia nella storia dell’uomo, forse giusto dopo l’evergreen: “È nato prima l’uovo o la gallina?”. La domanda è: “Meglio il libro o il film?”. Un quesito che forse non troverà mai risposta, quindi è inutile cercarla.
Quello che sta cercando di fare Daniela alias Dalailaps del sito Inchiostro Bianco è piuttosto una riflessione a 360° gradi del rapporto tra i due mezzi: letteratura e cinema, carta stampata e celluloide, libri e film.
Daniela ha chiesto anche a me, dall’alto delle mie non-conoscenze, di partecipare a questa sua indagine, attraverso una specie di intervista, o chiacchierata, che potete leggere sul suo sito Inchiostro Bianco, dove trovate anche le interviste e i pareri degli altri partecipanti al Progetto Libri & Film.
Dopo attente riflessioni, alla fine l’unica risposta che sono riuscito a trovare all’annosa domanda: “Meglio il libro o il film?” è che, se il libro è scritto da Moccia e il film è diretto dallo stesso Moccia, nessuno dei due è meglio.


mercoledì 24 ottobre 2012

L'ultimo autunno di Joan

Visto che alcuni lettori mi hanno segnalato problemi nello scaricarlo dal sito di Lulu, vi propongo ora il download semplice della mia raccolta di racconti "L'ultima estate di Joan e altri racconti".
Basta andare QUI e clickare sulla scritta grande a destra "DOWNLOAD NOW" e il gioco è fatto. Non bisogna registrarsi, né altro. Semplice e indolore.
Se vi va, quindi, potete scaricarlo gratis e in pochissimi secondi.
Non vorrei creare aspettative esagerate, ma questo libro è persino meglio di Cinquanta sfumature di grigio. Non aggiungo altro.
Buona lettura!


venerdì 19 ottobre 2012

Bella Zio

C'è chi lo conosce come Zio Scriba del blog il linkazzo del skritore (titolo oltremodo geniale!), chi come Nicola Pezzoli. Chiamatelo come volete, la sostanza non cambia. Oggi Nicola "Zio Scriba" Pezzoli ha pubblicato il suo secondo romanzo, "Quattro soli a motore", che giunge a quattro anni di distanza dall'esordio "Tutta colpa di Tondelli".

"Quattro soli a motore" si preannuncia come un romanzo di formazione, a partire dalle parole del suo stesso autore:

"Avevo una voglia matta di leggere un bel romanzo di formazione italiano, ambientato negli anni della mia infanzia, che fosse un avvincente romanzo pieno di enigmi e di misteri, ma al tempo stesso divertente, originale, profondo, irriverente, spiazzante. E in cui riecheggiassero, con la loro forza e le loro suggestioni, le grandi storie adolescenziali della narrativa americana, da Twain a Salinger, da La sottile linea scura di Lansdale a Panino al prosciutto di Bukowski, fino al racconto di King The body, da cui venne tratto il meraviglioso Stand by me. Avevo una voglia matta di leggerlo. Così me lo sono scritto da solo."

Lo trovate a partire da oggi nelle librerie, oppure potete ordinarlo anche online sul sito di Neo Edizioni.
Questo era un post marketta?
Sì, era un po'(st) marketta, però lo Zio se lo merita. Perché è un grande skritore.

mercoledì 10 ottobre 2012

Cosmico!

Cosmopolis
(Francia, Canada, Portogallo, Italia 2012)
Regia: David Cronenberg
Cast: Robert Pattinson, Sarah Gadon, Paul Giamatti, Juliette Binoche, Jay Baruchel, Kevin Durand, Emily Hampshire, Samantha Morton, Mathieu Amalric, Patricia McKenzie, K’Naan
Genere: on the road (limo version)
Se ti piace guarda anche: Crash, eXistenZ, American Psycho, Shame

Don DeLillo “Cosmopolis”
(romanzo, 2003)
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 180


"Vai tranquilla, Kristen. Ti ho perdonata al 100%!"
Trama semiseria
Cosmopolis è ambientato nel futuro. Nel futuro prossimo. Un futuro in cui Robert Pattinson e Kristen Stewart si sono lasciati per sempre. In maniera definitiva.
Coraggio, Twi-hards accanite, ci penso io a consolare voi e le vostre tettine pallide perché da brave rispettabili vampirelle il sole manco sapete cos’è. RPattz e KStew si sono mollati, ma non tagliatevi le vene. Fare gli emo è una cosa passata di moda da almeno 2 barra 3 anni. Trovate un altro modo per passare il tempo.
In questo futuro prossimo, Robert Pattinson non ce l’ha fatta a perdonare Kristen Stewart per i cornoni che gli ha messo. Dopo che sono uscite le foto di lei insieme a Rupert Sanders, il regista di Biancaneve e il cacciatore, l’hanno insultata tutti. Le hanno dato della zoccola, di quella che la da via in giro, però io mi sento in dovere di prendere le sue difese. Di fare l’avvocato del Diavolo. Chiamatemi pure Ghedini, please. Insomma, questa ragazza ha interpretato Biancaneve e manco s’è fatta tutti e 7 i nani e i loro minuscoli peni. S’è fatta solo il regista. E che sarà mai?
Le hanno pure dato della sfasciafamiglie, perché lui è un uomo sposato e con figli (non nel senso che è sposato con i suoi stessi figli), e pure di quella che va con i vecchiardi, perché lei ha 22 anni e lui 41. Accuse arrivate dalle stesse tipe che hanno sognato a occhi aperti con tutti i (pessimi) libri della saga di Twilight in cui la bimbominkia Bella Swan si fa succhiare da e lo succhia a un vampiro che ha 150mila anni, precisiamolo.
E poi Kristo, povera Kristen, dovrà pur allenarsi. Nell’ultimo (Dio grazie!) film della serie di Twilight, l’imminente Breaking Dawn Parte 2, la Stewart interpreta infatti per la prima volta la parte della succhiasangue. Quindi doveva tenersi in forma a succhiare e lì nei paraggi Pattinson non c'era e capitava giusto il povero Rupert Sanders, e così è andata…

"L'importante è che elimini ogni traccia delle cornazze..."
In questo futuro prossimo, dicevamo, Robert Pattinson, dopo aver pianto come un vitellino alla 100esima visione del Titanic, ha deciso di darsi una sistemata e andare avanti con la sua vita.
In Cosmopolis è diventato così un riccone di Wall Street, uno yuppie 2.0 che non dorme ancora la notte, ripensando a Kristen che fa le sporcellate insieme a Rupert Sanders, però si è risposato, con la bella bionda Sarah Gadon, e la sua giornata è piena di impegni.
Il principale? Farsi fare un taglio di capelli. Ciulare in giro delle tipe varie, ma principalmente andare a farsi fare un taglio di capelli.
Sui siti di gossip viene infatti spesso accusato di essere un po’ sciatto e di lavarsi i capelli una volta al mese e lui allora vuole dimostrare alle malelingue che si sbagliano. Che hanno torto. Lui è un tipo curato e deve farsi dare una sistemata al taglio. Costi quel che costi, visto che ancora si intravedono le corna spuntare. Anche se ciò significa attraversare tutta New York City sulla sua limousine bianca, la sua vera casa, mentre fuori scoppia la rivoluzione e il Presidente degli Stati Uniti (quale presidente ci sarà, in questo futuro prossimo? ancora Obama oppure Romney?) è a rischio attentato.
L’economia sta collassando, anche e soprattutto a causa sua e di gente come lui, la gente è incazzata nera, il mondo è sull’orlo del baratro e a lui interessa soltanto attraversare la città per farsi aggiustare il taglio.
Ce la farà il nostro eroe, oppure dovrà tenersi le corna per tutta la durata della pellicola?



"Con tutti i soldi che ti sei fatto con Twilight, vieni pure a scroccarmi una siga?"
Recensione cannibale
Capita spesso di vedere film che non sono all’altezza dei romanzi da cui sono tratti.
Ogni tanto capita anche di assistere a trasposizioni cinematografiche più che degne. Mi vengono in mente Trainspotting, Le regole dell’attrazione o Fight Club, giusto per citare film/libri che amo particolarmente.
Una cosa che capita molto di rado è invece vedere una pellicola che supera, anche piuttosto nettamente, il romanzo a cui si ispira. Cosmopolis è uno di questi rari casi.

Il merito è per lo più tutto di un David Cronenberg tornato in buona forma, dopo le cazzate psicanalitiche e i ridicoli spasmi muscolari di Keira Knightley nel terrificante A Dangerous Method. Chiusa quella sfortunata parentesi si spera forever, Cronenberg leggendo il romanzo di Don DeLillo si è trovato di fronte a una storia che sembra scritta apposta per lui, in cui si fondono alcune sue ossessioni, come quella per la tecnologia o il rapporto carnale uomo/macchina, insieme a una serie di complotti misteriosi e a dialoghi nonsense.
Il romanzo di Don DeLillo come romanzo non è granché riuscito. È scritto molto bene, scivola che è un piacere, ma non comunica nulla. È aria fritta. Aria fritta di pregevole fattura. Aria fritta gustosa. Eppure pur sempre aria fritta. Leggenda narra che David Cronenberg abbia scritto la sceneggiatura del film in appena 6 giorni e non si stenta a credergli. Il libro di DeLillo era bell’e che servito lì, appetitoso più per uno script cinematografico che non per una lettura a sé stante.

"Sicuri si tratti di una torta e non di un'altra sostanza?"
Il grande merito di David Cronenberg è stato quello di aver spremuto le (poche) idee presenti nel libricino, il cui pregio principale è quello di essere una lettura veloce, ottenendo un succo gustoso. Non un succo di quelli che non dimenticherai mai per il resto della tua vita, ammesso che esistano succhi di questo tipo. Però un succo gustoso. Di quelli magari non ricchissimi di vitamine, ma se non altro dissetanti.
Cosmopolis è un succo che disseta chi ha voglia di cinema. A livello visivo ha una splendida fotografia e una notevole cura formale. A livello di tematiche, nell’assurdità delle parole e dei numerosi dialoghi del protagonista Robert Pattinson con una serie di svariati personaggi, Cronenberg ci sguazza alla grande e realizza il suo film più cronenberghiano dai tempi di eXistenZ. Nonsense puro che vuole trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha. E non è nemmeno una canzone di Vasco.
Cronenberg è riuscito infatti a dare una forma compiuta e a fornire una dimensione quasi logica, per quanto sempre molto enigmatica, alla materia prima che aveva a disposizione. Ovvero al confuso romanzo di Don Camillo DeLillo. Il regista canadese è rimasto del tutto fedele al libro, eppure è riuscito a dare una lettura sua, una lettura maggiormente politica e in linea con i tempi di crisi economica che viviamo. Ha messo a frutto gli spunti suggeriti qua e là dal DeLillo, vedendo levitare i guadagni come si fa quando si gioca in Borsa e si è fortunati. Ha acquistato dei titoli a rischio e ha visto raddoppiare il loro valore.
Come ha fatto?

"Visto che roba, David? In confronto a Keira sembro uno da Oscar!"
Magia. Una di quelle magie che i grandi registi sanno fare. Ha preso dei dialoghi che su carta apparivano per lo più astrusi ed è riuscito a farne uscire qualcosa non dico di sensato al 100%, eppure in grado di rendere in maniera parecchio azzeccata la confusione del mondo in cui viviamo. Quello all’infuori della insonorizzata e anestetizzata limousine sensoriale del protagonista. Dopo quell’autentica tragedia che si era rivelato A Dangerous Method non era così scontato ci riuscisse. Invece David Cronenberg, nonostante qui voli al di sotto dei vertici dei suoi film migliori, ha realizzato un’opera viva e intrigante.
Non tutto funziona alla perfezione, alcuni personaggi e alcune scene lasciano il tempo che trovano, la verbosità del romanzo è stata mantenuta in maniera eccessiva pure nella pellicola e per la conclusione Cronenberg si sarebbe anche potuto sbattere a inventare qualcosa di maggiore impatto, un crescendo finale più avvincente, anziché mantenersi troppo fedele alle parole del DeLillo. Eppure c’è del cinema, dentro questa limo.
Se questo film ha un difetto, è allora quello di essere rimasto troppo ancorato al romanzo. Laddove quello risultava una bella confezione con dentro poco o niente, la visione di Cronenberg riesce ad essere una splendida confezione con dentro tutto il contenuto del libro condensato e arricchito.

E Robert Pattinson? Come se la cava, l’incognita Robert Pattinson?
Sono tutti bravi, a sbeffeggiarlo. Me compreso, lo ammetto. D’altra parte la sua performance nella parte del vampiro teen idol Edward Cullen è qualcosa di indifendibile. Diretto però da un autore, un grande Autore, Pattinson ha tirato fuori le palle e pure un’interpretazione di buon livello. L’inespressività sfoggiata in molte delle sue pellicole precedenti qui si rivela un’arma in suo favore. Perché è il personaggio del miliardario Eric Packer da lui intepretato a richiederlo. Un giovane bello e ricco da far schifo impassibile a tutto, quasi fosse uscito da un romanzo di Bret Easton Ellis ancor più che da uno di Don DeLillo. Un giovane uomo, un non-giovane vecchio dentro, un vampiro più vampiresco dell'inverosimile Cullen in cerca di emozioni forti. Una disperata ricerca di un qualcosa che nemmeno il (continuo) sesso riesce a placare, come capita pure ai protagonisti di Crash, pellicola cronenberghiana nient’affatto distante da questa. O come capita al Michael Fassbender di Shame.

"Aaah, questa recensione m'ha fatto godere più di un
succhia succhia che mai si consuma di Kristen Stewart."
Plauso quindi a Pattinson, non da Oscar però per la prima volta in grado di convincermi del tutto. Mentre il resto del prestigioso cast sfila non lasciando troppo il segno, con una serie di apparizioni troppo fugaci: Juliette Binoche, Paul Giamatti, Samantha Morton, Kevin Durand, Jay Baruchel, Mathieu Amalric… L’unica che si fa ricordare è la rivelazione Sarah Gadon, già intravista in A Dangerous Method e possibile nuova musa cronenberghiana.
Plauso al Pattinson, a sorpresa, plauso alla soundtrack messa in piedi dal buon Howard Shore insieme alla indie-band Metric (con l’apparizione del rapper K’naan in un brano), ma plauso soprattutto al Cronenberg. È lui che, guidando la limo bianca imbrattata, forse la vera protagonista della pellicola, torna sui sentieri più affascinanti del suo cinema e ci regala un nuovo intrigante viaggio. Un on the road molto sui generis. Un sogno dei suoi. O, per meglio dire, un incubo tra le vie della società e dell’economia odierna.
(voto cannibale al libro: 5,5/10
voto cannibale al film: 7+/10
voto del guest-giudice Fontecedro a film e libro: Cosmico!)


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